Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-8
Dopo decenni che se ne parlava, finalmente delle armi pesanti sovietiche si è riusciti ad ottenere, negli anni '90, particolari inediti che hanno gettato molta luce e sconfitto molte certezze. Per esempio, che i Mi-35 e i Su-25 avessero un cannone bicanna da 23 mm, o che i MiG-27 avessero un'arma gatling a canne rotanti da 23 mm. In realtà, per ottenere sufficiente potenza anche contro i carri armati, questi velivoli erano stati equipaggiati con una ben più potente arma da 30 mm. Non ci sono state altre nazioni come l'URSS che hanno sviluppato così tanti cannoni automatici, anche senza considerate calibri superiori al 30 mm, differentemente si potrebbe arrivare fino al 57 mm incluso (diciamo che i cannoni automatici o mitragliere sono tali fino a quando vi è un sistema d'alimentazione a nastro o a caricatore, senza elevazione di proiettili dal sottostante magazzino, altrimenti si dovrebbe arrivare a calibri ben superiori).
Per quanto riguarda la nostra storia, una figura importante quanto quella di Kalahsnikov è qui tale Vassily P. Gryazev, incaricato assieme a Shipunov di progettare quasi tutte queste armi sovietiche. Bisogna dire che si tratta di armi pensate per mezzi terrestri e aerei piuttosto piccoli, quindi sono armi leggere, piccole, compatte, che potevano essere messe per esempio dentro un MiG-21 e assicurare ancora una cadenza di tiro paragonabile a quella di un aereo armato di Vulcan. Naturalmente c'era un prezzo d pagare, quello di una ridotta dotazione di munizioni, anche per via del calibro usato, e quindi, con la cadenza di tiro elevata, una ridotta autonomia di fuoco. In ogni caso, lo sviluppo iniziò dopo la II Guerra mondiale basandosi sulle mitragliere aeronautiche ShVAK da 20 mm camerata per il 20x99 mm, ottima arma della sua epoca, ma per attacco al suolo e anti-bombardiere si scelse poi la NS-23, da 23 mm con maggiore potenza, progettata da Nudelmann e Souranov, omologata nel '44 e poi usata anche per i primi jet, come i MiG-9 e 15. La potenza necessaria per affrontare i corazzati era però maggiore, e così si studiò l'VYa-23 di Volkov e Yeartsev del KPB Bureau di Tula. C'erano delle differenze importanti tra le due armi paricalibro. La prima delle due era una versione ridotta del cannone da 37 mm NS-37, la seconda una versione ingrandita della 12,7 mm (o forse l'esatto contrario, o forse ancora rispettivamente derivate dal 20 e dal 37 mm, a seconda delle fonti usate; il sottoscritto ritiene che la derivazione della prima dalla 12,7 o 20 mm, e della seconda dal 37 mm, siano le ipotesi più plausibili). L'NS-23 era una buona arma da 550 c.min, ma era una cadenza di tiro troppo bassa, e così la velocità iniziale. Per migliorare le cose, a scapito dell'autonomia di fuoco, venne presto approntata nel 1949 l'NR-23 (di Nudelmann-Richter) da 850 c.min, impiegata nei MiG-15bis. Quest'arma usava proiettili da 23 mm, cartuccia di 198,6 mm di lunghezza totale, peso 300 gr. Il diametro del bossolo alla base era di 26,97 m.
Ma le VYa23 erano ben più potenti: lunghe 236,2 mm, le loro munizioni erano da 23 x 152 mm; il diametro della base del bossolo era marcatamente 'a bottiglia', da ben 33,2 mm e peso del colpo di ben 443 gr. I proiettili erano di circa 190 gr in entrambi i casi; il sovrappiù era costituito da polvere da sparo, e la velocità iniziale era di circa 960 m/s.
Nel dopoguerra entrambe vennero mantenute. E se la 23x115 divenne poi l'arma usata da tutti i velivoli sovietici armati di tale calibro, la 23x152 divenne una potente arma per la difesa antiaerea, usata quindi da ZU-23 e ZSU-23. Nel frattempo, vennero usati anche altri cannoni.
I cannoni antiaerei erano armati con la 2A7/AA14 di Aphanasiev, in servizio dal '63 e usati a decine di migliaia di esemplari per i cannoni antiaerei. I cannoni TKB-513 erano armi interessanti, utilizzanti il principio dell'impact free ramming, di Gryazev e Shipunov, che riuscivano a raggiungere i 2.000 c.min, ma non pare ebbero mai impieghi pratici. Erano armi di tipo tradizionale, non quindi del tipo con camere di sparo multiple, tipo a revolver come i tipi tedeschi e poi occidentali. Così quest'eccezionale arma, che era forse persino oltre i livelli della tecnologia possibile. Così i sovietici ripescarono un'altra idea tedesca, la mitragliatrice bicanna Gast, che funziona come una specie di biella di motore, con le canne che sparano alternativamente mentre l'altra si ricarica. È un sistema dal funzionamento molto morbido, sfruttando bene il principio del movimento rotatorio degli alberi che connettono le due canne. L'unico problema è che quando si ferma il tiro, una delle canne resta con la cartuccia nella camera di scoppio, il che con i cannoni surriscaldati potrebbe causare spari improvvisi e indesiderati. Ma a quanto pare non è un problema molto preoccupante nella pratica. Omologata nel 1965, quest'arma poteva arrivare ad oltre 3.000 c.min, chiamata GSh-23 era molto piccola e poté essere messa dentro la fusoliera dei caccia MiG-21 (in verità in un contenitore semi-conforme) e vari altri sistemi, inclusi poderose torrette difensive come quelle dei Bear-H e Backfire C e forse anche B.
Ma alla fine anche i Sovietici divennero interessati ai cannoni revolver, di cui l'M39 americano era il primo esempio operativo al mondo, dagli inizi degli anni '50. Tuttavia il sistema SIBEMAS non ebbe impiego pratico dopo la sua realizzazione nel '65. Alla fine, i vari problemi, soprattutto quelli della vita utile della canna, vennero risolti con la GSh-23-6, capace di sparare fino ad oltre 8-12.000 c.min, molto superiore a quella del Vulcan.
Quanto ai 23 mm antiaerei, essi erano destinati ad integrare le armi DShK 38/46 o KPV da 14,5 mm, ma Aphanasiev nella metà degli anni '50 cominciò a progettare una potente arma contraerei. La designazione industriale era 2A14 per il complesso binato ZU-23 e la 2S7 per lo Shilka semovente, capace di sparare meglio grazie al raffreddamento ad acqua e a caricatori da 500 colpi anziché 50 dei tipi trainati (con un volume di fuoco pratico di 400 c.min anziché 200). I proiettili da 23x152B, con bossolo in acciaio laccato, avevano proiettili HEI-T da 188,5 gr o API-T da 190 gr, v.iniziale 970 m/s e propellente di ben 76 grammi. Gli ZU-23 vennero ampiamente distribuiti nell'esercito; pesanti appena 950 gr, erogavano un forte volume di fuoco. I parà avevano 24 sistemi di cui 4 per reggimento di fanteria e 12 per quello di difesa aerea della divisione aeroportata. Era trainato da mezzi come i GAZ-69 o UAZ-469. Quanto allo ZSU-23-4, esso venne sviluppato dall'Astrov DB su base del carro leggero PT-76, producendolo in oltre 6.000 esemplari tra la fine degli anni '50 e il 1983, e vari miglioramenti progressivi, come il tipo 'M' con computer digitale. Ben oltre 800 vennero esportati in 27 Stati. Semplice e robusto, dalla potenza di fuoco micidiale a breve raggio e largamente descritta come superiore ai coevi sistemi occidentali, fino all'arrivo dei Gepard tedeschi, peraltro ben più pesanti e complessi. Recentemente i francesi hanno prodotto proiettili FAPDS decalibrati, capaci di arrivare a 1.180 m/s, tempo di volo 2,1 s su 2 km.
- NS-23: designazione di fabbrica 115P; cadenza 550 c.min; v.iniziale 690 m/s; peso 37 kg; proiettile 23x115 mm; in servizio dal 1944
- NR-23: designazione di fabbrica 261P; cadenza 850 c.min; v.iniziale 690 m/s; peso 39 kg, stesso proiettile di cui sopra; servizio dal 1950
- AM-23: designazione di fabbrica TKB-495; cadenza 1.200 c.min; produzione dal 1953
- TKB-513: cadenza di tiro 2.000 c.min, produzione dal '58
- YV-23: cartuccia 23x152B, omologato 1942
- 2A7/14: 23x152 mm, omologato 1963, v.iniziale 970 m/s (gittata max a.a. 2,5 km), cadenza 800-1.000 c/min
- GSh-23: 23x115 mm, bicanna, 1965, peso 51 kg, cadenza 3.200 c.min; usato su MiG-21, 23, Tu-95, Tu-22, L-39ZO ecc
- GSh-23-6: 23x115 mm, 6 canne, 1970, peso ?, cadenza fin oltre 10.000 c.min; usato per i Su-24 e MiG-31.
Come si vede, quasi ogni aereo era stato equipaggiato con cannoni di vario tipo. Questa ottimizzazione passò poi per il 30 mm. La Marina sovietica ebbe anche un'arma da 25 mm, la M-110 da 25x218 mm, un cannone eccezionalmente potente (si pensi che i tipi occidentali hanno un bossolo da 145 mm). 'In media stat virtus' e così tra il 23 e il 37 mm dei MiG si scelse il 30 mm, abbastanza leggero, veloce, efficace ecc. ecc. Prima apparve la 30x154 mm, della prima metà anni '50. Una specie di evoluzione della 23x115 mm basata sulle esperienze coreane. Semplice, robusta, potentissima, quest'arma sostituita così i cannoni N-37 e gli NR-23. Pesava 66 kg e sparava 900 c.min, velocità iniziale 780 m/s, da subito installato su MiG-19, Su-7, J-6 ecc. Il suo proiettile era forse più lento dei DEFA, ma il proiettile pesava 390 gr con una potenda distruttiva enorme, e circa 70 gr di esplosivo interno. Poi apparve la cartuccia 30x213 mm, per la mitragliera NN-30 del sofisticato cannone a controllo radar asato sulle torrette telecomandate KL-302 associate ai radar 'Drum Tilt', in genere uno ogni due torrette. Essa è stata usata soprattutto dalle cannoniere 'Osa' e 'Shershen'. La lunghezza della canna era di 65 calibri e l'arma era a raffreddamento liquido.
Il KBT di Tula, fondato nel 1927, autore di armi come le mitragliatrici da 12,7 mm, cannoni B-20 da 20 mm, e così via. Oltre l'80% del totale degli aerei sovietici avevano armi di questo tipo durante la guerra. Si pensò poi ad unificare le armi: ne venne fuori la munizione da 30x165 mm. Alla fine venne fuori una munizione molto potente, forse troppo per impiego aeronautico. Essa è simile in potenza alla KCA da 30 x170 mm HSS-831 della Oerlikon, e ha un proiettile molto efficiente per aerodinamica.
Molto di questo si dovette all'attività dell'Arsenale di Tula, a 190 km di Mosca, che dal 1915 iniziarono la loro produzione, iniziando con l'MP-1 da 23 mm nel 1940, poi le armi da 25 mm e anche un cannone da 57 mm per caccia intercettori, sistemi d'arma e affusti inclusi gli AK-630 e Kashtan, mentre i missili erano pure parte della loro produzione, come i missili controcarri 9M117 per carro armato.
Quanto alle armi da 30 mm, si iniziò con le monocanna: la GSh-301 e le armi 2A42 e 2A72 terrestri o per elicotteri. La prima è stata usata dai MiG-29 e Su-27, si tratta di un'eccellente e precisa (anche se inizialmente non molto affidabile, ma dopo pochi colpi tutti i bersagli venivano abbattuti in ogni caso). Con un peso di appena 43,5 kg era eccezionalmente leggera, tirando colpi a 860 m/s. La 2A42,sempre di Gryazev, era per il BMP-2. Pesa 115 kg, come il vecchio cannone da 73 mm a bassa pressione, ma molto più preciso e con capacità anche anti-elicottero, era lungo 3,027 m, capace di arrivare a 960 m/s, alimentazione a doppia via, cadenza 200-300 o 500 c.min, gittata fino a 4 km. La più piccola 2A72 è del 1985, pesante appena 84 kg di cui 36 della canna, lunga 3,006 m totali, cadenza 330 c.min, venne usato nel BMP-3, BTR-80A e altri ancora.
A parte questo, c'erano le Gast: le GSh-30 da 3.000 c.min. Essa divenne l'arma del Su-25 e con canne allungate e parafiamma, sui Mi-35. La 2A38 ebbe invece impiego per impiego a.a. sul Tunguska, cadenza di tiro fino a circa 2.500 c.min, lunghezza 3,5 m e pesante non 105, ma ben 195 kg. Anche lo STROP 8x8 cecho ha quest'arma, presentata nel 1993.
Le gatling, però erano le migliori. Il coefficiente di perfezione è infatti di 0,4 per le gast, 0,5 per le armi singole, e 0,6 per le gatling. Primo passo, la GSh-6-30K o AO-18, in produzione fin dal 1967. Un armamento potentissimo, con peso di 205 kg, v.iniziale 890 m/s, cadenza di tiro iniziale di circa 3.000 c.min, ma con il Kasthan si è arrivati almeno a 5.000. Prima è stato usato dalle compatte torrette AK-630, pesanti a vuoto appena 1.000 kg, più 1.918 kg di munizioni (ben 2.000 o 3.000 colpi), alzo -12/+88°, corrente 200 V e 400 Hz. Per le navi minori è stata introdotta un'arma nel '77, la AO-18L, lunga 2,166 m, 155 kg, cadenza ridotta ad appena 750-1000 c.min (stranamente, è praticamente quanto la monocanna NN-30, che ha anche un maggiore potenza), che permette una vita utile della canna di non meno di 18.000 colpi. La versione per il Kasthan è invece la 6K30GSh raffreddata ad aria.
Quindi i sovietici sono stati i primi al mondo a realizzare dei CIWS, non solo con gli AK-630, ma anche con gli AK-230 precedenti, anche se questi non erano specificamente adatti al ruolo antimissile, dato che non c'erano equivalenti di questo tipo (torrette automatiche, senza equipaggio e controllate da radar e computer di tiro) in Occidente. Del resto i sovietici furono anche i primi a realizzare i cannoni da 76 'super rapidi' da 120 mm, anni prima dell'OTO-Melara.
Infine l'arma aeronautica di maggiore potenza, degna contraltare dell'Avenger americano: la GSh-6-30 prodotta dal '70, e destinata peraltro ai soli MiG-27. Era un'arma -designazione industriale 9A621- da 160 kg, spesso data (ma incorrettamente) anche a bordo dei Su-27, lunga 2,04 m e con un volume di fuoco di 6.000 c.min. Era appena meno potente come proiettili, ben più come cadenza, dei cannoni degli A-10. Ma è stato un insuccesso sostanziale. In effetti, era semplicemente troppo grossa per un caccia monomotore. Lo sparo causava danni all'aereo, faceva persino allentare il cruscotto e in generale la potenza di fuoco necessaria per distruggere un carro armato era pagata cara. In effetti, è difficile spiegare come mai il Su-25 abbia avuto per lo stesso compito il bicanna, che assieme alla maggiore massa del velivolo, non ha dato problemi di rilievo. Eppure i proiettili sono gli stessi: per quel che vale, un bicanna o addirittura un paio di monocanna sarebbero stati adattissimi allo scopo senza sovraccaricare il MiG, tanto che nemmeno la riduzione della cadenza di tiro a 4.000 c.min è stata sufficiente. Uno dei problemi era il fatto che il cannone era sotto la fusoliera, non nel muso, quindi l'onda d'urto affliggeva la struttura del ventre del velivolo. La manutenzione, nonostante la struttura aperta, era molto complessa. Nell'insieme un diavolo di cannone, ma da usare praticamente solo in caso di guerra: i piloti erano addestrati a sparare solo brevi raffiche (del resto non c'erano che 260 cp a bordo) di 30-40 colpi, e la cadenza era ridotta, anche a vantaggio della durata; ma anche così era difficile non causare danni all'aereo durante lo sparo. Indubbiamente, il precedente bicanna da 23 avrebbe trovato migliore sostituto in un cannone come quello del Su-25, ma per qualche ragione la cosa non è mai stata rettificata. Buon per i MiG e i piloti se davvero il '27 fosse stato equipaggiato, come la NATO credeva, di una gatling da 23 mm.
- NR-30: progettato Nudelmann-Richter, 30x154 mm, 1955, 66 kg, 900 c.min, usato su MiG-19, 21, Yak-9, Su-7-22
- NN-30:, 30x213 mm, impiego navale (granate 0,9 kg totali)
- GSh-301: Gryazev e Shipunov, 30x165 mm, 43,5 kg, 1.600 c.min, MiG-29 e Su-27
- 2A42, Gryazev, 30x165 mm, 1975, 115 kg, 200-500 c.min, BMP e BMD
- 2A72, idem, idem, 1985, 84 kg, 330 c.min, BMP-3 e altri mezzi leggeri
- 2A38, Gryazev, idem, 1980, 195 kg, 2.500 c.min, Tunguska
- GSh-30: Gryazev e Shipunov, 30x165 mm, bicanna, 105 kg, 3.000 c.min, per Mi-24P e Su-25
- GSh-630: Gryazev, Shipunov, 30x165 mm, 1967, 205 kg, 3.000-5.000 c.min, AK-630
- GSh-6-30L: idem, idem, 1977, 155 kg, 1.000 c.min
- 6K30GSh, idem, idem, 1990, Kasthan e Palma
Le armi sovietiche si sono caratterizzate nel concentrare il massimo della potenza di fuoco in pesi e volumi limitati, ricorrendo a principi di funzionamento forse azzardati, ma a quanto pare, funzionali, come il sistema Gast. Se i cannoni americani sono stati per lo più gatling, quelli sovietici hanno quasi raggiunto lo stesso livello di potenza di fuoco con appena due canne anziché sei e di tipo rotante: il Vulcan, per esempio, ha una cadenza di tiro di 6.000 c.min, ma il tempuscolo d'accelerazione fa sì che in una raffica di 1 secondo riesca difficilmente a superare i 3.600 c.min, ovvero quanto riesce a fare un bicanna da 23 mm. Quest'ultimo ha una velocità iniziale più bassa, ma un proiettile quasi due volte più pesante, il che gli dà una notevole potenza distruttiva (sebbene, forse, né così eclatante nel tiro aria-superficie, né così preciso balisticamente nel tiro aria-aria). Questo con un cannone molto più piccolo e pesante meno della metà. Quando i Sovietici sono passati al gatling a 6 canne, sono riusciti a raggiungere non meno di 8.000 c.min, persino troppi per la ridotta riserva di munizioni di bordo, in genere 260 colpi. Questo significa circa 3 secondi di fuoco, se non meno. Data la compattezza di molti aerei sovietici, se sulle armi si è fatto molto, sui proiettili (voluti di grande potenza e calibro), non si sono potuti fare miracoli: essendo di calibro rilevante, se ne sono installati pochi. Il problema non ha riguardato invece molte installazioni navali e terrestri. Tra queste ultime, gli ZU-23 e ZSU-23 sono tra i cannoni di maggior successo di ogni epoca, probabilmente inferiori storicamente solo agli Oerlikon e ai Bofors.
I cannoni sovietici non hanno mai avuto un tipo 'revolver', e nessun tipo ad alimentazione esterna, come i cannoni 'a motore' (chain gun) americani, che in cambio di una affidabilità di funzionamento data da una fonte esterna, sono però più pesanti, ingombranti, costosi e con minore cadenza di tiro. C'é mancato poco che il GSh-301 non diventasse il cannone del JSF, facendo risparmiare preziosi chili, specie per nella versione VSTOL, che poi ha ottenuto il BK-27 tedesco, altro ottimo cannone, ma pesante 100 kg anziché 42.
Vi sarebbe da parlare anche delle armi pesanti di minor calibro; queste sono mitragliatrici, pertanto non rientrano in questa sezione. In ogni caso vale la pena ricordare come, sebbene non vi siano stati sistemi diffusi come i 'minigun' americani, i sovietici hanno realizzato una valida arma da 12,7 mm a 4 canne per i Mi-24, capace di circa 4.000 c.min, anche se inevitabilmente meno potente del Vulcan da 23 mm dei Cobra americani, almeno contro bersagli corazzati e forse in duello aereo. Il fatto che i Mi-24 sono presto diventati utenti di gunpod da 23 mm e poi del potente cannone bicanna da 30 mm, con notevole soddisfazione dei piloti (il GSh-302 era chiamato 'Singer' per la sua affidabilità ed efficienza), pur senza torretta brandeggiabile, dà l'idea di come la ricerca della potenza sia stata esasperata. Forse l'unico limite della munizione da 30x165 mm è stato proprio il fatto che, per un elicottero, essa sia un po' troppo potente e pesante, almeno per una torretta mobile. Così, il fatto che il Mi-28 abbia un 30 mm mobile, come l'AH-64, non deve ingannare, perché nel caso dell'arma americana essa è un debole 30x113 mm, rivitalizzato dall'impiego di munizioni speciali con capacità HEAT, dato che balisticamente sarebbero state troppo deboli per perforare i mezzi corazzati. Gli sforzi di rinculo che il Mi-28 deve sostenere sono molto maggiori. Forse l'unica installazione davvero sbagliata è stata quella sul MiG-27, che ha causato troppi problemi. Stranamente, nessuno ha pensato di rimpiazzarla con una ragionevole bicanna da 30 oppure due cannoni singoli dello stesso calibro. Questo, specialmente dopo la necessaria riduzione della cadenza da 6 a 4 mila c.min, che aveva reso poco conveniente la soluzione gatling. Quanto ai cannoni da 30 mm navali, essi sono stati i primi veri CIWS navali, fin dai tipi AK-230 delle motocannoniere missilistiche, armi molto potenti per il calibro e con un sistema automatizzato concettualmente molto avanzato. Le navi sovietiche, riccamente armate di artiglierie, hanno poi ottenuto gli AK-630 a sei canne rotanti, che dall'inizio degli anni '70 hanno costituito dei CIWS di alta potenza, superati solo dai Goalkeeper (armati con il cannone dell'A-10) anni dopo. Ogni caccia e incrociatore sovietico era armato di 4 torrette, alle volte 6, mentre le navi americane avevano solo 2 CIWS Phalanx, molto precisi ma pur sempre solo da 20 mm. Lo sviluppo finale, il Kasthan, è diventato il sistema CIWS più potente del mondo, paragonabile al Myriad, che però non è mai entrato in servizio e che, pur tirando 10.000 colpi, sparava con munizioni da 25x137 mm, balisticamente dotate di circa la metà dell'energia dei 30 mm sovietici. Inoltre il Kasthan, nato per gli stessi compiti, integrava anche radar, optronica e una batteria di missili a corto raggio iperveloci. Con lo stesso criterio nacque il Tunsugksa, solo con armi bicanna anziché gatling e anche in questo caso, si tratta della più potente realizzazione della categoria (anche qui c'era un concorrente, l'OTOMATIC, che nonostante le tante buone promesse non è mai stato posto in produzione). Il massimo livello di difesa antimissile-ravvicinata lo ha raggiunto la portaerei Kutzetsov, che tra Kasthan e AK-630 ha totalizzato 132 canne da 30 mm, un valore mai avvicinato da nessuna nave moderna e comparabile solo con realizzazioni della II GM, come l'armamento previsto per la portaerei 'Aquila', con 22 impianti sestupli aventi funzione analoga, ma si trattata di HS-404 da 20 mm; o come la 'Shinano' giapponese, armata con 145 armi da 25 mm. Tale attenzione sovietica per la difesa non era del resto ingiustificata, e come nel caso dell'Asse, dovuta alla superiorità aeronavale americana; da qui la necessità di proteggere il più possibile le proprie navi, specie se si poteva fare con sistemi relativamente semplici e compatti.
Ecco una breve storia dell'equivalente russo, sovietico e poi ancora russo dei cannoni di medio calibro americani, quelli da 5 pollici. I cannoni sovietici in genere sono di calibro maggiore rispetto a quelli occidentali e qui non si fa eccezione. I pezzi da 130 mm iniziarono a concretizzarsi nel Mod .1913 da 130/55, per le corazzate dell'epoca, nonché incrociatori e difese costiere. Ne vennero prodotti 147 più 100 dalla Vickers britannica, che era l'autrice del progetto. Nel '29 iniziò la progettazione del B-13 Mod. 36, in produzione dal '35 e poi usato su molte navi: il veloce (39 nodi ) supercaccia 'Taskhent' prodotto a Livorno, i conduttori 'Leningrad' (6 esemplari singoli), i 28 'Gordy' del 1938-43, i 19 'Silny' del 1940-43, i monitori SB-70 'Shilka', e ancora navi ausiliari e treni armati. La torre binata era stata introdotta nel 1940 come B-2, nelle versioni LM da 49 t, LMT da 90,9 t, B-28 da 83,7 t; esser rimpiazzarono i cannoni singoli sul Tashkent, ma non vennero mai completati i 4 conduttori 'Kiev'; piuttosto i caccia 'Ognevoy', 12 costruiti nel 1943-47 li ebbero. Soprattutto, il primo grande programma di cacciatorpediniere postbellico vide ben 70 'Skory' prodotti, ciascuno con 2 torri binate. Essi erano noti originariamente come 'Project 30 bis' ed entrarono in servizio dal 1949. Il numero di questi cannoni era enorme: 378 nel '41, 1.199 prodotti entro il 1954. Non si trattava di un'arma a doppio ruolo, con alzo di appena 45°; anche la velocità di alzo e brandeggio erano di appena 5° al secondo per il tipo singolo B-13, aumentati a un decente 10° al secondo per il binato B-2, seppure più pesante.
Erano in compenso cannoni potenti e se non altro potevano fare del tiro di sbarramento, magari senza molto affidamento contro bersagli veloci. La versione doppio ruolo della B-2, la B-2U, aveva cannoni nuovamente da 55 calibri anziché 50, e soprattutto velocità di brandeggio di 20°/s e alzo di 12°/s. La cadenza di tiro era di 13 c.min, ed era da installare su corazzate ammodernate, caccia conduttori Progetto 47, incrociatori leggeri MK, ecc. Ma con la guerra dovette essere abbandonato. Almeno per il momento. Nel 1948, anche grazie alle tecnologie cedute dai Tedeschi prima dello scoppio della guerra per i sistemi di stabilizzazione e per la configurazione generale della torre, venne ripreso il concetto con il tipo SM-2 Mod 57, da 130/58 mm. Essa pesava 57,33 t con caricamento assistito con motore elettrico, per ottenere 15 c.min oppure sopra i 30°, 11-12. Aveva alzo tra -7,4 e 81,5° brandeggio di 18°/s e alzo 17,4°/s. Stabilizzazione triassiale e sistema di puntamento ottico erano la sua caratteristica; quest'ultimo consentiva di ingaggiare aerei fino a 1.000 km/h circa e con una portata utile di 22 km. C'era sempre sulla torre anche un radar di tiro apposito, con capacità di telemetria di 15 km. Nonostante che in Occidente si pensasse che questa torre fosse la stessa da 100 mm degli Sverdlov, era così in realtà ben più pesante. Il sistema di controllo tiro era uno tipo chiamato SFERA 56, portata 24 km e quota di 15 contro bersagli volanti a 1.100 km/h. Questi cannoni ebbero due installazioni ben più voluminose dei precedenti B-32, per ciascuno dei caccia Kotlin (27) e l'unico Progetto 41; inoltre i Cinesi la copiarono per i loro 17 caccia 'Luda'. Il cannone da 130 mm di nuovo tipo è chindi un armamento piuttosto diffuso, cone peso di 4,99 t, lunghezza di 7,49 m di cui 7,05 per la canna e 28 rigature che corrono per una lunghezza di 5,927 m. La camera di scoppio è di 19,6 dm3. La gittata è brillante: con la munizione semi-AP PB-42 da 33,4 kg, arriva a 27.760 m; con la ZS-42 antiaerei a 23.775 m. Ma questo cannone divenne ben più famoso e temibile come arma terrestre: era infatti il padre diretto dell'arma da 130 mm nota come M-46, un formidabile cannone campale a lungo raggio.
Dopo questi cacciatorpediniere i Sovietici rimasero meno interessati ai cannoni di medio calibro. I Kildin (Pr 56M), Kanin (Pr 57), Kashin (Pr 61) avevano solo torri binate da 57 o da 76 mm, anche perché il sistema SA-N-1 era a doppio ruolo, anche antinave. La marina sovietica tese a ridurre l'interesse per i cannoni, ma del resto anche l'USN aveva ridotto al minimo indispensabile le artiglierie sui 'Leahy', per fare un esempio. La situazione cambiò successivamente, e nel '67 si decise di costruire un nuovo cannone DP. A dire il vero i pezzi da 100 mm erano già piuttosto soddisfacenti in tal senso, ma si volle di più, persino armi adatte al tiro antimissile. Così nacque una generazione nuova: cannoni da 76 mm super-rapidi, pezzi da 100 e da 130 mm, questi ultimi erano gli unici ad essere binati nonostante il peso elevato che il loro calibro comportava. Questo era dovuto proprio al fatto che non c'era modo di ottenere i 60 c.min necessari per farne delle valide armi antimissili, così si decise di assemblarne un paio in un unico affusto, visto con maggiore interesse rispetto a due installazioni singole. Così l'Arsenale di S. Pietroburgo, che aveva approntato un nuovo cannone da 130/54 mm e la torre singola A-217, vide quest'ultima mollata in favore di una coppia di armi in una nuova torre. Venne fuori il complesso noto come designazione industriale ZIF-94 e in servizio come AK-130. Esso ha avuto il sistema di direzione tiro MR-184 dell'Ametyst DB e ha visto, nonostante l'evoluzione delle tecnologie (CIWS, SAM, ECM) ancora un layout del tutto simile a quello dei vecchi caccia. Ma l'arma è più pesante e quindi i Sovrenemny hanno un dislocamento maggiore, per ospitare ben 2 torri binate, una a prua e l'altra a poppa. 21 navi realizzate e attualmente le unità Pr 956 sono in servizio anche nella Marina Cinese. Impieghi minori sono arrivati anche per i 4 'Slava' (Pr.1164), con una torre l'uno, i due 'Kirov-Kalinin' (1 torre), il caccia Udaloy II (Pr.1155.1) rimasto esemplare unico.
Per ottenere capacità di tiro antimissile, per quello che è il cannone di maggiore calibro a possenderne, è stato necessario usare dei meccanismi molto 'estremi' come apparati di controllo del tiro, meccanica, riduzione rinculo, precisione ecc. I due cannoni sono a raffreddamento ad acqua, come si vede dal tubo esterno che gli corre nella canna. Sono sistemati in una rotonda torretta, dall'aspetto ancora aggressivo grazie anche a delle vistose scale per raggiungerne la sommità; la culla unica li vede distanziati di 86 cm. I cannoni, circondati da un manicotto con il liquido di raffreddamento al loro interno, hanno un funzionamento altamente automatizzato e una giostrina di alimentazione per ciascuno. A bordo della torretta c'è un operatore, che è a destra della stessa e gestisce il sistema ottico diurno-notturno della stessa, chiamato Kondensor. Essendo una torre pesante ben 98 t, la sua velocità di alzo e di brandeggio non è eccezionale, essendo di 25° in entrambi i casi (l'OTO da 127 ha 30 e 40° rispettivamente); L'alzo è di-12/+80 (-15/+83), la cadenza di tiro è di 43 cp per canna (40-45). Dato che il calibro è maggiore, ma di poco, e che la lunghezza della canna in calibri è uguale, le prestazioni nell'insieme sono appena superiori rispetto ai 127/54 mm. La convinzione che si trattasse di armi da 70 calibri infatti si è rivelata infondata. V.iniziale di 850 m/s, per una quota di 17 km e gittata di 24. Munizioni del tipo A-3-UZS-44 anti-superficie, 52,8 kg totali di cui 33,4 di proiettile e 3,56 di HE, per una lunghezza totale di 1.369 mm; A3-UZS-44R antiaerea, stesso peso ma lunghezza di 7 mm inferiore e spoletta radar AR-32, raggio antimissile 8 m, antivelivolo 15 m; A-3-UF-44 antinave, perforazione 80 mm a 45°, non noto a che distanza. In tutto i colpi pronti sono ben 180, contro i 66 del Compatto italiano, l'arma più simile in Occidente a questo formidabile complesso automatico sovietico. A livello di nave, esiste un sistema radar MR-184 'Kite Screech'. Si tratta di un complesso decisamente grosso per gli standard occidentali, ma se non altro funziona in banda I/K, tra 10 e 40 GHz, con portata max di 75 km, precisione di 5 metri e 0,5 millirad, peso di ben 8 t. Ha anche una telecamera (ma forse solo diurna), telemetro laser aggiuntivo ed ECCM. La potenza di emissione è di 300 kW in banda I, e 25 in banda K. Certo che è un'antenna grande, al punto che ha un solo esemplare sui caccia, lasciando così il cannone di poppa senza sistema radar di tiro dedicato, a meno di non poter essere diretto contro bersagli comunque visibili dal radar di prua e compresi nell'arco di ingaggio del cannone. Per far funzionare il sistema MR-184 sono necessari ben 4 operatori. Esiste anche un sistema da difesa costiera per sfruttare il possente cannone da 130 mm, l'A-222 Bereg su scafo di autocarro MAZ-543, con freno di bocca ed estrattore di fumi.
Il cannone da 130 mm AK-130 pesa, con tanto di munizioni, ben 109 t. Non c'è da stupirsi quindi che il successo sia stato in pratica limitato. L'idea primigenia di un sistema singolo però non era peregrina e così una nuova torretta, la A-192M con canna singola, guscio stealth, peso di appena 25 t a vuoto o 27 con 40 colpi, è un degno rivale dei cannoni da 127 americani ed italiani, anche se ancora non ha la canna allungata di questi tipi ammodernati. Esso è un sistema molto più automatizzato e moderno, soprattutto è molto più leggero e non compromette più di tanto la nave per peso e consumo di elettricità. Non ha più controllo locale, ha una cadenza di tiro ridotta a 30 c.min per essere più leggero, grossomodo come il LW OTO ma ben più dell'Mk 45. In ogni caso, il pezzo da 130/54 è dotato di una minore gittata rispetto al predecessore, rendendo quindi ottimistica la previsione NATO di 28 km. La minore lunghezza della canna è stata necessaria per ridurre i problemi per sparare ad alta cadenza di tiro. Ora però le tendenze moderne sono di ottenere per i cannoni di calibro elevato solo capacità, o in larga misura capacità limitate, al settore anti-superficie, meglio se con una lunga gittata con tanto di proiettili di tipo speciale. Ma ai tempi dei Sovietici, la minaccia di attacchi aerei era molto sentita data la pericolosità della NATO e se i Sovrenemny volevano approssimarsi abbastanza per lanciare i loro veloci SS-N- 22 avrebbero avuto il loro bel daffare: anche i cannoni da 130 dovevano dare una mano e restano nella loro configurazione binata un sistema d'artiglieria possente, forse l'ultimo tipo 'classico' come concezione, anche se non certo come tecnologie. Il controllo locale era superabile naturalmente dal tiro centralizzato, ma se l'operatore di bordo era un problema per la prontezza operativa, dall'altro lato era anche possibile, in caso di problemi, sparare in controllo locale, cosa che i cannoni moderni occidentali non fanno, eccetto che in certi CIWS interamente autocontenuti, come il Phalanx.
L'URSS è l'ereditiera delle tradizioni dell'artiglieria russa, con una potenza di fuoco che non ha fatto altro che incrementare durante gli anni, portandola di gran lunga al primo posto tra tutte le armi d'artiglieria mondiali.
Nondimeno, forse per la stessa grande massa che inevitabilmente portava eccessiva inerzia, l'Armata Rossa è stata assai lenta a dotarsi di semoventi d'artiglieria campali, invece adottati in massa dagli occidentali già dagli anni '50.
Ma se spesso questa deficienza viene fatta notare dai commentatori militari, va anche detto che i sovietici erano interessati ad altri 2 tipi di sistemi d'arma mobili.
La principale preoccupazione era quella degli attacchi aerei occidentali, e la conseguenza fu di sviluppare armamenti adatti per difendere le truppe sul campo di battaglia. Questo significava sistemi semoventi, spesso assai complessi e costosi.
Dall'altro lato, le artiglierie campali erano viste con un certo livello di compromesso tra mobilità e gittata utile. Vi erano artiglierie trainate a lungo raggio come i cannoni M-46, come anche obici a media gittata dotati di elevate caratteristiche di mobilità, come il D-30. Ma soprattutto vi erano i lanciarazzi campali Katjusha, in vari ed evoluti modelli, che erano tutti armi semoventi, in quanto montati su di un autocarro a trazione integrale. Questo stato di cose cominciò a cambiare negli anni '70, quando i sovietici si modernizzarono con l'arrivo di una serie di artiglierie semoventi ricavate da armi trainate e scafi di vario genere, mettendoli insieme con un sistema comparabile agli analoghi occidentali. La dotazione di armi d'artiglieria, 25.000 pezzi oltre i 100 mm nel 1975, arrivò a 62.000 nel 1989. La percentuale dei pezzi trainati passò da meno del 10% al 40% in appena 14 anni, con un massiccio programma di aggiornamento che era ovviamente decisamente oneroso.
I semoventi d'artiglieria antiaerei erano invece un problema affrontato presto, con una serie di veicoli di ottime caratteristiche dagli anni '50 in poi. L'ultimo e migliore, ancorché anche il più pesante e costoso, è il 2S6 Tunguska.
In generale la concezione sovietica era: 'il fuoco conquista, la fanteria occupa', tanto per dare un'idea dell'importanza fondamentale dell'artiglieria (per gli occidentali si potrebbe quasi dire lo stesso dell'aviazione tattica). In effetti per la filosofia sovietica 'fuoco' non era solo artiglieria, poteva anche essere quello nucleare delle armi atomiche, ma in generale l'azione degli aerei era quella di 'interdizione del campo di battaglia' con attacchi dietro le prime linee, o anche in profondità. Per l'artiglieria, la definizione di Stalin: 'Bog Voiny', ovvero il Dio della guerra, diceva molto, e ancora di più se si considera che questo dio nefasto sia stato capace di causare oltre il doppio di perdite tedesche sul fronte orientale (il 70%) di tutti gli innumerevoli T-34, Sturmovik e fanti messi insieme. La stessa difesa della fanteria sovietica era fatta con cannoni portatili, se si vuole considerare così i fuciloni da 14,5 mm, armi eccellenti sia del tipo a colpo singolo che i più complessi e meno affidabili semiautomatici, capaci però di fornire un volume di fuoco maggiore sia per perforare con più colpi un veicolo a tiro utile in rapida sequenza, sia persino di ingaggiare bersagli aerei. In tutto l'artiglieria sovietica mise in campo 67.000 pezzi, compresi i mortai pesanti e i lanciarazzi Katijusha. La sola quantità utilizzata a Berlino, solo in minima parte (differentemente dai veicoli e corazzati) di fornitura alleata, ammontava a 41.000 pezzi e illimitate scorte di munizioni. E anche così la difesa della capitale tedesca vide un massacro da entrambe le parti di proporzioni impressionanti. Le artiglierie erano tanto vicine che vennero schierate su file continue, ruota contro ruota, tante erano e tanto sicura era l'azione di copertura dell'aviazione tattica.
I razzi d'artiglieria sono la specialità sovietica più nota, ma in verità i primi razzi, propulsi da una carica di polvere nera, erano nati già in Cina e portati poi dagli Arabi in Europa. Come si sa, sono diventati presto elementi decorativi per feste, e questo sia ad Oriente che ad Occidente. Ma non sfuggì il valore potenziale di questi ordigni anche come armi da guerra, né tanto meno la potenza garantita dalla polvere da sparo. Nondimeno, non è che di queste armi si sia fatto un grande uso, e la polvere da sparo divenne presto importante, soprattutto in Occidente, per i ben più pesanti, ma anche più precisi cannoni, oltre che per i fucili (per i 'bazooka' bisognerà aspettare parecchio, le armi a razzo portatili non erano pratiche all'epoca anche se teoricamente realizzabili). I razzi erano stati utilizzati anche dagli inglesi con il breve esperimento dei Congreve, ma nonostante la loro estrema economicità e leggerezza, per motivi difficili da capire (forse collegati all'imprecisione e alla scarsa gittata) era finita presto. I sovietici furono capaci, finalmente, di costruire un sistema d'arma adatto con razziere multiple su autocarro. I sovietici sorpresero anche i tedeschi con un'altra arma, il mortaio pesante da 120 mm, tanto efficace che rimpiazzò gli enormi cannoni di fanteria da 149 mm per quanto fu possibile dai tedeschi.
Tornando all'impiego in azioni di sfondamento, nel 1944-45 i sovietici erano riusciti a costruire divisioni d'artiglieria con oltre 250 armi l'una, da usare come riserva dell'alto comando, da usarsi come carta 'pesante' nei momenti cruciali, per assicurare lo sfondamento o distruggere centri di resistenza.Il fronte di sfondaento era spesso di appena 10 km o meno per ciascuna divisione. Dopo Berlino i sovietici dimostrarono contro gli sventurati giapponesi ancora una volta la loro artiglieria, con un massimo di 20 battaglioni per km, pari a circa 250 artiglierie 'ruota-a-ruota'.
Poi certo, contro un'aviazione tattica avanzata e truppe mobili la cosa era meno facile, o addirittura impossibile. Serviva una maggiore flessibilità d'uso e gittata. Serviva una maggiore mobilità e soprattutto serviva di non farsi distruggere dagli aerei interi schieramenti d'artiglieria nell'arco di minuti. Gli anni '50 non passarono invano: 6 nuovi pezzi d'artiglieria erano stati introdotti in servizio solo considerando il calibro superiore a 100 mm, mentre i trattori cingolati AT, lenti ma con una forte capacità di movimento e trazione, rendevano possibile un impiego di maggiore validità. Ma i semoventi? A parte i cannoni d'assalto SU-122 e 152, e i SU-76 che erano efficaci anche come artiglieria indiretta,i sovietici non realizzarono altro che giganteschi cannoni da 310 mm d'assedio, con capacità nucleare, per ruolo d'assedio. Erano mezzi immensi e del tipo 'tutto cannone' tipo gli M110 e M107, ma più costosi e lenti. Non erano intesi come armi divisionali o di corpo d'armata.
MA, come detto prima, i sovietici furono invece molto attenti a: dotarsi di cannoni a lungo raggio da 130 mm o anche tipi diversi, oppure tipi molto mobili come gli obici da 122 mm; sofisticati sistemi antiaerei mobili d'artiglieria e missilistici; e soprattutto i lanciarazzi. I BM-13 avevano gittata di 8 km e scarsa precisione, ma i BM-21 raggiungevano, con maggiore precisione, 20 km. La massa totale era di 800 kg di peso per la testata, contro circa 200 kg. Le artiglierie erano diverse e migliori: gli D-30 o M1963 da 122 mm avevano gittata di 15 km contro 11 degli M1938 (tra le migliori e nondimeno meno note artiglierie del tempo di guerra a livello divisionale), e a parte questo potevano essere brandeggiati sui 360 gradi, utile certo per un impiego rapido controcarri con munizioni HEAT. Infine la precisione: a 10.6 km era di 24 m contro 35, dimezzando l'area probabile d'impatto. Inoltre 20 m sono un raggio utile per coprire in maniera letale con le schegge un bersaglio, cosa molto meno vera per i 35 m. Aumentando la precisione, sempre che fondamentale dato che spesso i bersagli sono areali piuttosto che di punto, le munizioni richieste diminuiscono e calano la quantità di munizioni disponibili.
In ogni caso, dai primi anni '70 iniziarono finalmente a manifestarsi i risultati dei semoventi tattici, armi potenti anche se con gittata limitata dati i problemi posti da una torretta mobile e chiusa. Dal 1973 o anche prima iniziarono a comparire i semoventi 2S1 e 2S3 per le armi divisionali. Erano la versione, basata su scafi già disponibili, degli obici divisionali da 122 e 152 mm. In tutto vennero messi in produzione, in appena 9 anni, altri 6 tipi di obice da 152 mm, mortai da 120 e 240 mm, semoventi da 122, 152 e 203 mm. Il programma di semoventizzazione dell'artiglieria si dimostrò difficile e costoso: era già molto con i carri armati e con i mezzi per la fanteria, per non parlare poi dei semoventi antiaerei (i lanciarazzi sono molto meno costosi, ma pur sempre semoventi), figuriamoci pure l'artiglieria. Ma il problema era un altro: le artiglierie non erano più mobilitate da animali da traino, ma da trattori cingolati oppure dai più rapidi ed economici autocarri 6x6, con sistema di regolazione della pressione degli pneumatici (sistema tipico dei sovietici e molto efficace per migliorare la mobilità sui tipi di terreno). L'artiglieria trainata era quindi mobile, e non tanto meno costosa di un singolo sistema semovente: la differenza maggiore era la protezione, specie contro agenti NBC, cosa non certo rara nell'epoca della Guerra fredda. Continuò anche l'introduzione dei cannoni trainati da 152 mm, ovvero i Mod. 1976 e 1986, in rimpiazzo degli eccellenti cannoni da 130 mm (granata da circa 45 kg a 28 km contro 33 e 27 km). Venne anche introdotto l'obice M1966 da 76 mm, someggiabile.
Non si trattava solo una questione di qualità, ma anche di quantità: nel 1973 le artiglierie sovietiche erano, solo considerando quelle di oltre 100 mm, ben 25.000, all'epoca della Guerra del Kippur; ma nel 1989 queste erano arrivate a 62.000! E questo mentre i semoventi passarono nello stesso tempo dal 10% (anche così erano poco meno numerosi di quelli americani), ad oltre il 40%.
Nel frattempo erano arrivati anche altri tipi di migliorie: proiettili a submunizioni, per esempio. Il livello di neutralizzazione o di distruzione delle forze nemiche era stimato nel 25 e 60% rispettivamente.
Quanto ai sistemi di controllo, i reparti di comando di battaglione e reggimento artiglieria avevano radar d'acquisizione di controbatteria 'Big Fred' su scafo di MT-LB e curiosamente, un simile ma più piccolo sistema chiamato 'Small Fred' in ambito NATO equipaggiava i più potenti BMP (forse perché meno spaziosi?). Per l'osservazione e direzione del tiro d'artiglieria questi sistemi erano formidabili rispetto ai precedenti metodi 'tradizionali': dagli anni '60 i radar di controbatteria, capaci di rilevare le traiettorie dei proiettili e stabilire il punto di partenza hanno reso l'artiglieria non solo arma efficace per azioni offensive, ma anche per il contrasto di similari unità. Per misurare precisamente la distanza di questi bersagli, gli ACRV M1972 avevano il telemetro laser 'Sage Gloss' e visori notturni usabili anche a terra, radar di rilevazione mortai 'Long Trough' radar meteo 'End Tray', sistemi fototelemetrici PZK, sistemi ESM 'Pole Dish' che si occupano di rilevare i radar e i sistemi radio avversari, e altro ancora. Autoblindo BRDM-2 e BRM potevano fornire altre utili informazioni. A parte questo, onde sfruttare effettivamente le informazioni rilevate, erano disponibili i sistemi di distribuzione dati, come i PUO-9 su autocarri leggeri GAZ-66 o i corazzati BTR-60PU, MT-LB e ACRV.
Invece non erano molto presenti altri sistemi oramai disponibili in Occidente, come piccoli RPV e visori ad immagine termica, ma anche velivoli da osservazione artiglieria. Questi avrebbero potuto essere anche usati, per esempio usando jet leggeri L-29 e 39, elicotteri Mi-2 o altri tipi. Ma di fatto non erano assegnati simili apparecchi alle divisioni. In compenso parziale, i Mi-24 apparvero ad un certo punto in una versione da ricognizione, realizzata con tecnologie sofisticate anche se in numero relativamente ridotto e dopo parecchio tempo dall'inizio della sua produzione. Insomma, non v'era traccia delle frotte di aerei leggeri tipo Bird Dog e Bell 206 occidentali, fondamentali per l'esplorazione aerea ravvicinata anche se non necessariamente per compiti di osservazione tiro d'artiglieria.
La distribuzione dell'artiglieria sovietica era basicamente in battaglioni su 3 batterie di 6 o 8 pezzi l'uno. Le tabelle di tiro erano rigide ma sofisticate: una batteria, in genere da 122 mm, era capace di eliminare un singolo sistema d'arma missilistica controcarri in 10 minuti, tempo che poteva dare modo ai difensori di scappare. Ma concentrando il fuoco di un battaglione era invece possibile fare lo stesso in 2 soli minuti. Con i lanciarazzi era possibile farcela anche in meno tempo. La tecnica del fuoco d'artiglieria era diventata quella di un impiego coordinato con brevi azioni di fuoco per evitare il tiro di controbatteria che si sarebbe manifestato in circa 4 minuti.
IN offensiva, per tenere sotto tiro il bersaglio erano previste non più di un terzo delle batterie in movimento contemporaneamente. Un battaglione di obici da 122 mm D-30 o 2S1 era assegnato a ciascun reggimento fanteria o carri, con i semoventi distribuiti con precedenza a questi ultimi e ai reparti di BMP che strettamente vi cooperavano. A livello divisionale v'erano invece un battaglione (o gruppo) di artiglierie da 152 mm, possibilmente 2S3 semoventi, e una batteria da 122 mm BM-21 su 18 armi. Le brigate d'artiglieria avevano impiego sotto il controllo dell'armata con armi tipo obici o cannoni da 152 mm, su diversi battaglioni, mentre un reggimento lanciarazzi aveva il BM-22 da 220 mm, quello che originariamente era noto come BM-27 (a quanto pare v'è stato un momento in cui i sovietici avevano disgiunto la sigla del lanciarazzi dal calibro in cm, e avevano invece inteso utilizzare la gittata: BM-21 non era un errore di battitura con le cifre invertite, ma si riferiva grossomodo alla gittata, come del resto altri razzi).
Per trovare le armi più potenti bisognava salire fino al livello d'armata, con le divisioni d'artiglieria, di cui ne vennero realizzate 16. Avevano obici D20 da 152 mm, semoventi 2S3 (con la stessa bocca da fuoco), ma soprattutto i 2S5 Gyantsit che raggiungevano la gittata di 28 km anziché 17-18, ma privi di una torretta protettiva. Poi v'erano i semoventi 2S7, successori degli S-23 da 180 mm e degli BM-4 da 203 mm e semoventi 2S4 da 240 mm con mortai pesanti da circa 10 km di gittata. Le brigate speciali RVGK erano grandi unità di riserva dipendenti dallo Stavka, ovvero il comando supremo sovietico. Le artiglierie sovietiche di calibro superiore al 122 mm disponevano di munizioni anche di tipo nucleare, ma in pratica solo i semoventi 2S7 da 203 mm, i vecchi pezzi da 180 mm, i 2A36/2S5 da 152 mm avevano di fatto impiego con armi nucleari. I sovietici prevedevano di usare le armi nucleari tattiche in maniera molto diffusa ma non erano interessati a distribuire oltremodo diffusamente tali munizioni. In ogni caso le divisioni sovietiche potevano spesso contare su un gruppo FROG o SS-21. Le armi nucleari sarebbero state utilizzate primariamente contro i vettori nemici di armi similari eventualmente scoperti (per esempio lanciamissili Lance), posizioni difensive avanzate sulle direttive di sfondamento, forze nemiche bloccate in zone determinate. Le batterie e i battaglioni avevano un posto di comando corazzato che serviva anche come quartier generale e centro di calcolo. Infatti il comandante delle unità era responsabile di tutti i calcoli di tiro, quindi una cosa molto accentrata, gli ufficiali osservatori non comandanti non avevano la possibilità di intervenire direttamente nei comandi delle azioni di fuoco. La linea di comando era quindi poco flessibile ma aveva il vantaggio di essere incentrata sull'ufficiale più anziano ed esperto e di ridurre il numero di comunicazioni e maglie radio necessarie.
Quanto alle azioni di fuoco nell'offesa ve n'erano previste 4: fuoco di protezione, in realtà si potrebbe definire di preparazione o soppressione; fuoco di preparazione, per ammorbidire le difese e creare varchi nei campi minati (una poco nota capacità dell'artiglieria, ma fondamentale come mezzo di 'sminamento rapido'); fuoco di supporto all'attacco; fuoco in profondità contro le difese, dopo che la prima linea nemica è stata sfondata; gli obiettivi erano in ordine d'importanza: armi con capacità nucleare, centri comando e controllo, posti osservazione, centri radar, centri comunicazione, unità contraeree, schieramenti d'artiglieria, truppe di riserva, reparti logistici, capisaldi e strutture difensive.
Artiglieria semovente
modificaIl primo dei semoventi d'artiglieria campale moderni (non contando né i cannoni d'assalto né i semoventi da 400 mm su scafo Stalin per sparare granate nucleari) sovietici, capace di sparare soprattutto in tiro indiretto, era l'2S1 da 122 mm, con uno scafo simile a quello dell'MT-LB e con un obice da 122 mm ricavato dal D-30. Esso è stato introdotto in quantità enormi, con 18 mezzi per reggimento su 3 batterie. Essi hanno una potenza di fuoco relativamente bassa a causa del calibro, ma sono anfibi senza preparazione.Identificati dal 1974
I semoventi 2S3, simili agli M109 americani, hanno avuto una diffusione minore, con 18 mezzi per divisione sistemati in un reggimento d'artiglieria. I 2S3 sono ricavati anche essi da artiglierie e meccanica già disponibili. Identificati dal 1973
Il 2S5 è una sorta di semovente tipo M107 o meglio ancora, del prototipo non passato alla produzione da 155mm (sullo stesso scafo dell'M107). Non ha avuto molta diffusione, ma la gittata di 28km lo ha reso interessante. Questo vantaggio però era compensato dalla mancanza della torretta protettiva, così l'2S5, nonostante potesse colpire più lontano di 10km rispetto al 2S3, non ha avuto larga diffusione. Inoltre ha subito verosimilmente la concorrenza del potente 2S7 (M1976), da 203mm. e con gittata di 40km. Identificato dal 1975
Il 2S7 'Maltka', soprannominato anche Pion, è un obice semovente pesante entrato nella seconda metà degli anni '70. La designazione ufficiale da parte sovietica era SO-203 (semovente da 203 mm), e venne realizzato dal Transmash Bureau di Leningrado. Lo scafo, enorme, sarebbe stato usato poi anche con l'S-300V ovvero l'SA-12 Gladiator[4].
Designato dalla NATO M1975 dall'anno della sua identificazione, fu sviluppato come risposta agli obici semoventi M-107 e M-110. Come tale, non ha una torretta ma un lungo cannone la cui gittata si suppone sia sufficiente per mantenerlo al sicuro dal tiro di controbatteria e dagli attacchi aerei nemici. Questo è un concetto discutibile, soprattutto se si deve poi operare in ambiente contaminato NBC. Ma è un dato di fatto che all'epoca la NATO fosse parimenti interessata allo stesso concetto, aggiornando gli M110 e M107 allo standard M110A2. Inoltre, l'esperienza pratica ha dimostrato quanto le artiglierie a lunga gittata siano difficili da controbattere, come l'impiego dei cannoni M46 in Vietnam dimostrò ampiamente. Specie se poi vi è un affusto capace di un'elevata mobilità tattica e di uscire rapidamente dalla scena dell'azione.
Il semovente si caratterizza per uno scafo allungato in acciaio, con cabina anteriore corazzata che contiene l'equipaggio (pilota e 3 uomini), il motore da 781 hp (un diesel 12V) subito dietro e il cannone montato posteriormente, in posizione non protetta e, differentemente dall'M110A2, senza freno di bocca. Evidentemente, e nonostante la potenza del cannone, la massa di oltre 46 t è sufficiente per attutire la forza del rinculo, a maggior ragione considerando la presenza di un grosso vomere metallico, una specie di pala meccanica posteriormente, che viene abbassato per fornire una piattaforma di tiro più stabile, così come le due ruote tendicingolo posteriori. Il vomere posteriore è utile anche per scavare postazioni di tiro e rimuovere ostacoli. Inoltre, un freno di bocca per un'arma di questa potenza sarebbe capace di un'onda d'urto decisamente 'sgradevole' per l'equipaggio.
Le sospensioni sono a barra di torsione, con 7 ruote e con cingoli da 58 cm di larghezza, a doppio asse di articolazione, simili a quelli dei T-64 e 80, completando il tutto con ben 6 ruotini reggicingolo (per lato). La mobilità è quindi di tutto rispetto, con una pressione sul terreno di appena 0,8 kg/cm2 e un rapporto potenza peso di 16,8 hp/ton, ben maggiore anche di quello dell'M110A2, che in effetti doveva essere superato in ogni aspetto, cosa in sé facilitata dal fatto che i Sovietici avevano avuto tempo (nel senso che erano arrivati in ritardo a questo tipo di mezzi) per realizzare l'equivalente. Gli ultimi tipi, i 2S7M degli anni '80, avevano motori da 840 hp.
Il cannone da 203/60 ha ovviamente un'enorme potenza, tanto che lo sforzo di rinculo raggiunge le 135 t, 3 volte il pur cospicuo peso del semovente, con una corsa di rinculo di 1.400 mm. Questo causa l'uso del vomere e quindi una minore rapidità di messa in batteria e uscita, peraltro in tempi accettabili visto che la prima è fattibile in 5 minuti, la seconda in 3-5 minuti. Non molte artiglierie sarebbero in ogni caso in grado di raggiungere tale arma, persino quando spara proiettili standard. Il suo cannone/obice è designato 2A44 e da solo pesa 14,6 t con una canna da circa 12 m. Alla massima carica di lancio, raggiunge una velocità iniziale di ben 960 m/s per la granata ZOF43 da 110 kg, corrispondenti a 37,5 km di gittata massima. La gittata con proiettili con razzo aggiuntivo da 103 kg di peso, è di 47 km, forse addirittura 55 con i tipi migliorati.
Le munizioni sono del tipo a proietto e carica separata. 8 sono trasportate direttamente dal veicolo. Sul lato destro dello scafo è presente un apposito dispositivo per assistere l'equipaggio nel caricamento del pezzo e tra le dotazioni vi è anche un carrellino porta-munizioni per aiutare i serventi a mobilitarle dal mezzo portamunizioni, indispensabile per cooperare con il 2S7.
Il cannone ha un brandeggio di 15° per lato e un'elevazione massima di 60°. La gittata massima è di 37,5 km, che possono arrivare a 47 con speciali proiettili a razzo ausiliario. La cadenza massima di fuoco è di 2,5 colpi al minuto, quella pratica di 1. Questo valore è elevato (l'M110 riesce a tirare solo un colpo al minuto) ma è possibile perché si può caricare l'arma a qualunque alzo, con un sistema automatizzato di ricarica che segue un programma di tiro già prestabilito e che ha un braccio articolato alla destra della culatta, mobile in maniera tale da rendere possibile la carica senza intervento umano diretto. Serve solo qualcuno che metta le munizioni sulla cucchiaia del braccio, visto che non esistono sistemi di rifornimento automatico per un calibro del genere. Il risultato è che si possono sparare fino a 50 colpi in un'ora (il picco è però maggiore, come si è detto sopra), corrispondenti a 5,5 t di granate, ciascuna delle quali efficace anche contro bersagli duri e resistenti. Un sistema di raffreddamento dell'arma è installato alla base del blocco di culatta, e consente di tenere alte cadenze di tiro per un massimo di 3 ore senza problemi. Inoltre l'equipaggio necessario è piuttosto contenuto rispetto al solito (almeno rispetto all'M110). Si tratta quindi di un cannone che ben sostituisce anche il precedente pezzo S-23 da 180 mm, l'arma d'artiglieria trainata più potente del mondo. Il 2S7, per l'insieme di tutte queste caratteristiche è senz'altro, a sua volta, il semovente d'artiglieria con la maggiore potenza balistica mai immesso in servizio, almeno entro i 203 mm di calibro. Basti dire che l'M110A2 ha una granata da 778 m/s lanciabile a 22,9 km, 29 se con razzo aggiuntivo.
Particolare interessante, il cannone può in emergenza sparare anche in movimento e a tiro diretto, ma ovviamente, usando una carica di lancio ridotta (forse previsto come mezzo di difesa da eventuali carri, i quali avrebbero certamente di che rischiare con un cannone capace di tirare proiettili di tale potenza). Capopezzo e puntatore sono a sinistra del blocco di culata, e dispongono di display digitali (presumibilmente introdotti con gli anni, difficile pensare a tali sistemi in servizio già negli anni '70) con i dati di tiro trasmessi con sistemi cavo o radio, più il sistema di puntamento ottico PG-1M e cannocchiale di mira OP4M-97. Le radio originariamente erano le R-123M, poi rimpiazzate dai tipi digitali R-173. Essendo un sistema d'artiglieria essenziale, ma nondimeno avanzato, ha anche un sistema di autodiagnosi per il cannone, i sistemi di caricamento nonché i due motori, in quanto oltre a quello principale esiste anche una APU, molto utile per fornire energia in maniera efficiente con il mezzo fermo.
Il 'Maltka' è quindi un sistema molto avanzato, anche se poco noto, il massimo realizzato nel settore delle artiglierie pesanti semoventi, anche se pagato con un sistema privo di torretta e con una canna dalla vita utile relativamente breve. Ma del resto è anche vero che non capita spesso di sparare estesamente con armi di questo calibro, solitamente in dotazione all'artiglieria d'Armata o alle divisioni d'artiglieria. C'era un semovente da 203 mm con torretta, l'enorme G7 ruotato sudafricano, ma non è mai passato in produzione.
Dagli anni '70 si sono stati prodotti oltre 1.000 2S7, anche se fino agli anni '90 si pensava fossero stati solo 400. Invece con il CFE si è visto che nella zona dall'Atlantico agli Urali (ATTU) ce n'erano 770, ripartiti 4 regioni.
2S7 vs M110A2:
- Peso: 46,5 t(28,35)
- Dimensioni: 13,2x 3,38x 3 m (10,7 x3,2 x 3,14 m)
- Equipaggio: 7 (10)
- Gittata e peso granata: 37 km x110 kg (29x 90? kg)
- Motore: 780 hp (550)
- Colpi a bordo 8 (2)
- Sistema ricarica: automatico (assistito)
- Mobilità arma: 30°, 0-60° alzo (60°, +2/65°)
- Prestazioni: 50 km/h (55), autonomia 500 km (523), trincea 2,5 m (2,36), guado 1,2 m(1,066)
Come si vede, l'unico aspetto in cui l'M110A2, del resto molto più semplice e meno costoso, in cui vanta una certa superiorità è, malgrado la minore potenza, la mobilità oltre che dimensioni e ingombri generalmente più contenuti (tranne che in altezza).
Il Maltka ha avuto una limitata diffusione estera. Si sa che attualmente ve ne sono 800 in Russia, 48 in Bielorussia, 12 in Georgia (comprati all'Ucraina nel 2005), 99 in Ucraina. La Cecoslovacchia li aveva in servizio, ma li ha ritirati nel 1990, mentre la Polonia lo ha fatto più di recente, nel 2006[5].
I semoventi 2S9 Nona erano mezzi tra i più specializzati. I sovietici avevano una grande forza di truppe aviotrasportate e previdero di supportarla con un semovente su scafo BMD, che avrebbe dovuto avere la stessa funzione, e una potenza simile, del 2S1. Anche questo era abbastanza leggero da essere trasportato da aerei, ma i sovietici hanno nondimeno sviluppato un veicolo con la stessa meccanica degli altri mezzi in uso nelle truppe aviotrasportate, e utilizzante le munizioni da mortai pesante, anch'esso già in uso in quelle truppe.
Il 2S19 o, più precisamente il 152 mm 2S19 Msta, è l'ultimo dei semoventi sovietici, successivamente utilizzato dalle forze armate russe. Venne progettato per sostituire i preesistenti semoventi sovietici da 122 mm e da 152 mm, ma, essendo entrato in servizio nel 1989, la sua distribuzione fu limitata praticamente alle unità di addestramento. Comunque è stato utilizzato dalle forze armate di diversi stati nati dalla disgregazione dell'Unione Sovietica, principalmente la Federazione russa. Dati le note difficoltà economiche dell'Unione Sovietica nel corso di quegli anni, i primi esemplari furono pronti solo nel 1989, praticamente in concomitanza con il crollo dell'Unione.È un mezzo potente e ben protetto, non molto diffuso a causa della fine della Guerra fredda e del crollo dell'URSS, e notevolmente più pesante e costoso del precedente 2S3, ma all'altezza delle necessità riscontrate negli anni '80.
Lo scafo viene costruito nelle officine Uraltransmash di Ekaterinburg, mentre il cannone è costruito nello storico stabilimento Barrikady di Volgograd. Lo scafo è ricavato da quello del carro T-72, modificato con alcune migliorie introdotte nello scafo del carro T 80, il che comporta alcune cose interessanti. Una è la corazza piuttosto spessa, anche se probabilmente si tratta di uno scafo a pareti ridotte (sembra che la corazza sia di circa 15 mm), in ogni caso in acciaio anziché in alluminio, come nel caso dell'M109. Il veicolo, per quanto pesante (non è anfibio), ha buona mobilità e può disporre della pala apripista dei carri sovietici moderni, per poter scavare rapidamente posizioni di tiro. Sebbene queste siano vulnerabili agli attacchi aerei e non combacino con la teoria delle artiglierie usate con rapidi cambiamenti di posizione; ma nondimeno è una caratteristica non presente in nessun semovente occidentale, e in molte situazioni di conflitti 'a bassa intensità' come le azioni di peacekeeping o di presidio del territorio, questa capacità è al contrario assai apprezzata per scavare i necessari rifugi ed eventualmente eseguire lavori di escavazione e bonifica del territorio, oltre che proteggersi dallo scoppio delle mine (abbassando la pala e avanzando lentamente). Il treno di rotolamento tipo Christie è su sei grosse ruote, con la ruota folle in fronte e la ruota motrice posteriore. Il motore è il diesel V-84A policombustibile ad iniezione diretta, con una potenza massima compresa fra 780 e 840 HP, nominale di 800 HP. Quindi l'architettura del mezzo prevede il guidatore ed i sistemi di guida nella parte frontale, la torretta al centro e la motorizzazione nel retro del veicolo.
La torretta è di notevoli dimensioni, permettendo quindi una sistemazione relativamente confortevole per l'equipaggio. L'energia elettrica per il movimento della torretta, nel caso che il motore principale sia spento, è fornita da una turbina ausiliaria da 21 HP. Questa torretta è molto interessante, perché si tratta della stessa soluzione usata per mezzi come i GCT, i Palmaria, e l'SP-70, al quale ultimo il 2S19 somiglia molto. La concezione del semovente su scafo di carro da battaglia è allettante per evidenti ragioni logistiche e di comunanza; ma avere lo scafo posteriore libero (con il motore anteriore) è considerato più utile per l'arma d'artiglieria, vedesi come la soluzione modello M109 è riproposta anche per sistemi più moderni come l'AS-90, il Crusader e il PHz-2000. L'SP-70 venne invece abbandonato attorno al 1987, nonostante fosse a guida dei principali interessati (Germania) e avesse la stessa b.d.f. dell'FH-70 da 155/39 mm. Invece il 2S19 appare un mezzo che, forse per una migliore automazione, ha ottenuto un maggiore successo e credibilità. In ogni caso, concentrare tutto il sistema d'artiglieria sulla torretta è una sfida tecnica notevole, anche se dà il vantaggio di modificare qualunque carro armato compatibile (con la relativa corazza dello scafo più spessa e pesante) ricavandone un semovente campale. Il cannone è dotato di un sistema di caricamento automatico per i proiettili, semiautomatico per le cariche di lancio. Questo consente di sparare anche 8 colpi al minuto. Il semovente moderno d'artiglieria non solo deve essere a lungo raggio e con alta cadenza di tiro, ma anche rapido nell'entrare e uscire dall'azione. Per questo, le sospensioni sono bloccabili automaticamente in una determinata posizione. Assieme al peso, questo rende possibile sparare senza usare il tradizionale vomere posteriore (che volendo si potrebbe anche usare come pala meccanica vera e propria, ma in genere serve solo per scaricare la forza di rinculo nel terreno), il che rende molto rapido l'abbandono del luogo da cui si spara. Considerando che il tempo di controbatteria è di circa 2-3 minuti e che i sistemi moderni sono armi di saturazione come lanciarazzi e artiglierie ripiene di submunizioni, quando non addirittura proiettili di tipo 'intelligente', è estremamente aleatorio sperare di salvarsi restando ancora nella stessa posizione di tiro. Il semovente 2S19 non ha una grande gittata, almeno rispetto alle ultime realizzazioni da 155/45 o 155/52, ma è accettabile, specie con le munizioni base bleed da 29 km o quelle RAP da 36 km. Siccome la potenza di fuoco sarebbe insufficiente senza un'adeguata autonomia, a bordo vi sono 50 granate (l'SP-70 ne portava 42, l'M109 28-39, il 2S3 46 e il 2S5 30), il che consente azioni di fuoco molto efficaci e ripetibili. In generale, la batteria di 2S19 può inviare verso il bersaglio 70 proiettili in circa un minuto prima di abbandonare l'area di fuoco e spostarsi rapidamente a distanza di sicurezza. Se è possibile sparare a lungo dalla stessa posizione, allora tornano utili i convogliatori di munizioni (2, collegati alla parte posteriore della torretta con uno speciale nastro trasportatore), che consentono di caricare anche 6-7 colpi al minuto.
L'armamento principale è il cannone da 152 mm 2A64, con canna lunga 48 calibri, analogo ad un coevo pezzo trainato. Esso ha un grosso freno di bocca e un estrattore di fumi. La sua gittata è tuttavia inferiore rispetto ai 28.400 m del paricalibro 2S5. Tra la panoplia di munizioni utilizzabili c'è il proiettile standard (155 mm Frag HE OF 72) a frammentazione, quindi essenzialmente antipersonale, ad alto esplosivo, di peso superiore a 43 kg ha una velocità alla bocca di 864 m/s e gittata con tiro indiretto di 24.700 m. Per il tiro diretto può usare il proiettile Krasnopol-M, a guida laser. Questa munizione si è dimostrata efficace, degna pariclasse del primo proiettile 'intelligente',il Chopperhead da 155 mm (con funzionalità controcarri), un proiettile peraltro costoso e soggetto a parecchie critiche. Il Krasnopol è stato in grado di colpire un bersaglio a 14 km in movimento a 36 km/h, mentre in un altro test è stato possibile colpire con lo stesso designatore laser 3 bersagli in 30 secondi. A parte il costo, questo tipo di munizioni appare dunque decisamente temibile. Molto particolare è il munizionamento 3RB30, destinato alla guerra elettronica, in quanto disturba le frequenze da 1,5 a 120 MHz in un raggio di 700 m, con una gittata di 22 km. Il caricamento è automatico, per una cadenza di fuoco di 8 colpi al minuto. Il munizionamento di pronto impiego è di 50 colpi sul veicolo.
L'esercito russo attualmente lo utilizza nei seguenti reparti, essenzialmente i migliori di cui dispone:
129ª Divisione artiglieria, 268ª Brigata artiglieria, 2ª Divisione motorizzata della Guardia Tamanskaya, 3ª Divisione motorizzata Vislenskaya, 4ª Divisione carri della Guardia Kantemirovskaya, 10ª Divisione carri della Guardia Uralsko-Lvovskaya, 4944° Deposito logistico, 275° Reggimento artiglieria, 6° Reggimento motorizzato, 744° Reggimento artiglieria, 5968° Deposito logistico, 135°Reggimento motorizzato indipendente.
Le versioni più moderne sono il 2S19M, con controllo di tiro computerizzato e 2S19M1 con il cannone ssotituito dal 155 mm standard NATO Ne sono stati costruiti circa 500 esemplari, di cui più di 300 ancora in servizio nel 2008.
- Equipaggio 5 + 2 con il trasporto munizioni
- Dimensioni: 11,91 x 3,58 x 2,98 m
- Peso: 42 t
- Corazzatura: 15 mm
- Armamento: cannone 2A64 da 152 mm e NSVT da 12,7 mm; 3 lanciafumogeni per ogni lato della torretta
- Sistema di tiro indiretto 1P22 e diretto 1P23.
- Motore V-84A da 800 hp, velocità 60 km/h, autonomia 500 km.
Apparati di tiro tiro indiretto Panoramico 1P22
Utilizzatori: Bielorussia: 13, Eritrea, Etiopia, Georgia: 3 (2 ricevuti in dono dall'Ucraina), Russia 800 (??), Ucraina 40[6].
Lanciarazzi d'artiglieria
modificaIl BM-21 Grad (БМ-21 "Град"), progettato dalla SPLAV (Società di stato per la ricerca e produzione) nel '59, sotto la guida del capoprogettista Ganichev, è stato introdotto nelle forze armate sovietiche nel 1961 e da allora si è diffuso come il più importante lanciarazzi d'artiglieria moderno, tanto che le munizioni realizzate, pur se assai sofisticate, hanno totalizzato milioni di esemplari prodotti. La distribuzione tipica nelle unità del Patto di Varsavia era di un gruppo lanciarazzi con 3 batterie su sei veicoli l'una.
La sua dotazione di quaranta razzi per veicolo lo ha reso un sistema effettivamente capace di un fuoco di saturazione micidiale anche a lunga distanza, compatibile con la relativa imprecisione dell'arma.
Paragonato al già potente sistema BM-13 del periodo bellico (usato fino agli anni '80 per compiti addestrativi e riserva), il BM-21 è molto più preciso, una gittata 2,5 volte maggiore, una testata più potente, un numero di armi per veicolo 2,5 superiore e protette da tubi metallici. La sua complessiva leggerezza e semplicità ne rende possibile la sistemazione su qualunque autocarro 6x6; esso può lanciare entro i 20,5 km 790 kg di testate in meno di 30 secondi, con un effetto distruttivo e di shock micidiale. Dato l'avvento di questo tipo di artiglieria semovente a basso costo, le batterie di cannoni ed obici tradizionali hanno subito un duro colpo. Non è stato più possibile per la maggior parte di esse sparare da fuori tiro dei lanciarazzi multipli, né aprire il fuoco in pochi minuti e poi rapidamente ripiegare in un'altra posizione. Anche se il Grad ha bisogno di circa 10 minuti (con 5 inservienti)per essere ricaricato, la potenza che può scatenare in 20-30 secondi è paragonabile a un'artiglieria convenzionale può fare nel suo tempo di ricarica, ma il volume di fuoco di cui è capace tale MRL (Multiple Rocket Launcher) è tale da causare una distruzione pressoché certa per una batteria propriamente inquadrata (e senza vento laterale ad alta quota, che rende imprecisi i tiri dei razzi). Così, una batteria di artiglieria trainata non ha più quei minuti in cui poteva dileguarsi prima che un numero di granate sufficiente gli venisse sparato addosso, e persino i semoventi tipo l' M-109 devono essere estremamente veloci nelle loro azioni di fuoco, necessariamente brevi. Per contro, i BM-21 possono lanciare il loro carico di armi in pochi secondi, e dileguarsi quasi sempre prima dell'arrivo del fuoco di controbatteria (almeno 2-3 minuti). Da questo si può ben capire quanto letale fosse il Grad; questa pericolosità aumentava con munizioni chimiche, sia nebbiogene-incendiarie che con aggressivi agenti chimici, per le quali l'MRL è in generale un vettore ideale, data la letale concentrazione che può essere raggiunta in tempi brevissimi.
Il razzo base ha una lunghezza di 3,23 m per un peso di 77 kg, da qui l'elevata gittata dato che si tratta di un'arma molto lunga e pesante per il suo calibro. La versione 'ridotta', spesso usata per addestramento, pesa solo 45,8 kg e ha una lunghezza di 1,91 m, da qui una gittata di circa 11 km. È possibile aggiungergli un razzo ausiliario trasformandolo in bistadio, nel qual caso arriva a 17 km.
Il suo successo ha causato il diffondersi di innumerevoli sue copie cinesi, romene, tedesche, e persino italiane (anche il FIROS è un'arma esattamente da 122 mm x 40 colpi, sebbene per il resto del tutto diverso) ed egiziane (SAKR). Tra le tante: Tipo 81 cinese, 40 colpi; Egitto, copia da 40 colpi, versioni ridotte da 21 o 30, e famiglia SAKR 18 e 30; India, il lanciarazzi LRAR da 40 colpi; Romaina, copia da 21 colpi su autocarro SR-114; la Cecoslovacchia ha invece realizzato l'RM-70 con scafo corazzato 8x8 e salva di ricarica pronta dietro il lanciarazzi vero e proprio. La piattaforma tipica è per il BM-21, l'Ural-375 D (peso totale 11,5 t) o più di recente lo ZIL-131, entrambi 6x6 da 3,5 t, ma quest'ultimo con un numero di razzi ridotto a 36, eliminando una delle 10 colonne di 4 armi l'una. Il piccolo lanciarazzi noto in ambito NATO come M-1975 ha scafo 4x4 e 16 razzi, è per le truppe aviotrasportate in sostituzione dei sistemi BM-140. Infine, da ricordare come nel 1982 l'OLP usò un sistema da 30 colpi su autocarro giapponese Isuzu 6x6, simile a quella usata anche dai Nord Coreani come BM-11. L'OLP spesso ha usato anche tubi di lancio singoli, come armi per sparare contro i kibbutz e i centri abitati di confine. Lo stesso ha poi fatto Hezbollah e Hamas, spesso con sistemi provvisti di timer per scappare prima del tiro. Era anche possibile assemblare vari tubi per fare un MLR rudimentale.
Molte le versioni aggiornate dei razzi proposte nel tempo, incluse quelle con testate EFP, micidiali ordigni autoforgianti anticarro: una carica cava 'modella' un disco di rame, sparandolo ad altissima velocità sul tetto dei veicoli (lo scoppio avviene in aria, con un sensore termico). Le armi SAKR sono capaci di raggiungere già negli anni '80, gittate di circa 30 km con un nuovo motore a razzo, mentre i tipi più recenti ancora, co-prodotti con una ditta francese, del BM-21, arrivano a ben 36 km, per cui il problema più che la gittata è la precisione e il targeting. Le testate a submunizioni usate arrivano fino ad oltre 30 bomblets per ciascuna arma.
Il BM-22 Uragan (Ураган), conosciuto originariamente come BM-27,designato 9P140, è un lanciarazzi d'artiglieria che ha sostituito MRL più vecchi come il BM-24, ma a differenza di questo ha una potenza che non compromette la gittata massima.
Esso venne introdotto nel 1976, e basato su di una piattaforma ruotata (autocarro 8x8) può essere considerato l'unificazione delle esigenze di gittata e potenza che nei precedenti MRL non erano del tutto accordate (nonostante l'eccellenza complessiva del BM-21). Per almeno 6 anni esso è stato il sistema MRL più potente e sofisticato a livello mondiale.
Le sue caratteristiche comprendono un'elevata gittata, potenza, mobilità, con l'uso di testate da 90 kg sia ad alto esplosivo che chimiche e, soprattutto, a submunizioni. La testata HE ha un carico di 53kg di esplosivo. La gittata raggiunge i 35 km, distanza alla quale la salva intera può essere lanciata in 20 secondi, ma i razzi più recenti arrivano anche a 40 km.
- Peso: 20 t
- Equipaggio: 4
- Scafo: ZIL- 135 8x8, 2 motori diesel da 180 hp (uno per gruppo laterale di ruote), velocità 65 km/h, autonomia circa 500 km
Il mezzo è protetto da agenti NBC e può essere fatto entrare e uscire entro i 3 minuti dall'azione di fuoco vero e proprio. Esiste un sistema periscopico panoramico PG-1, ma non un sistema di visione notturna, eccetto che per il guidatore.
Le munizioni pesano 280,4 kg e il peso della testata è di 90-100 kg. Il tiro della salva di 16 colpi è possibile in appena 20 secondi. I razzi stessi sono di nuovo tipo, essendo stabilizzati sia per governale che per rotazione, il che è necessario data la lunghezza della gittata per quelli che pur sempre sono ancora sistemi non guidati. Tra i suoi tipi di testata, una estremamente temibile è quella con 312 mine antiuomo PFM-1 'Green parrots', spesso usate in Afghanistan. La testata HE ha una carica interna di 51 kg (è il razzo 9M27F). Un'altra è costituita da 24 mine controcarri, e infine vi è una testata con 30 grosse cariche antipersonale. È possibile, con una singola salva, saturare un'area di ben 426.000 m2. La ricarica è possibile con un altro ZIL-135 dotato di gru, designato 9T452, in un tempo di circa 20 minuti.
Il principale equivalente del BM-22 è lo statunitense MLRS, ed un confronto tra i 2 sistemi mostra molte similitudini ma anche molte differenze:
- Mobilità: gli statunitensi hanno deciso per l'impiego di uno chassis cingolato, sulla meccanica dell'IFV M2 Bradley. Si tratta di una soluzione estremamente costosa, complessa e pesante (27t.), oltre che molto rara tra le armi di questa categoria. In genere, la scelta è per la mobilità su gomma, con l'impiego di veicoli a trazione integrale come migliore compromesso tra la velocità su strada e la mobilità fuoristrada. La corazzatura, in genere, viene considerata poco efficiente se comparata con la velocità. I Paesi che hanno acquistato l'MLRS sono nella quasi totalità prive di veicoli della famiglia Bradley, cosicché hanno dovuto istituire una linea logistica specifica per un numero ridotto (nel caso dell'Italia, 22 veicoli) di mezzi. Il BM-22, al contrario, ha un vettore di lancio che è un veicolo molto diffuso tra gli autocarri pesanti dell'Est, lo ZIL-135, adeguatamente mobile fuoristrada e adeguatamente veloce su strada, oltre che di facile manutenzione. Sia in termini assoluti che relativi al resto del parco mezzi, è una scelta molto meno dispendiosa.
- Armi: L'MRLS ha 12 tubi di lancio per razzi calibro 227 mm. Il BM-22 ne ha 16 da 220 mm, leggermente meno potenti, ma non è chiaro se la potenza della salva sia maggiore in totale
- Testate: entrambi usano testate chimiche (gas letali della famiglia dei nervini), ma le submunizioni sono, nel caso statunitense, costituite da un gran numero di bombette con capacità anticarro (nell'ottica della distruzione dei veicoli corazzati sovietici, che erano in gran superiorità numerica sui mezzi NATO), mentre sono di impiego generale anti-materiale nel caso dei razzi sovietici/russi, con meno cariche ma più pesanti. Una grande differenza è che l'MLRS non ha una testata HE, cosa assolutamente necessaria quando si tratta di colpire obiettivi protetti o interrati, nascosti sotto la vegetazione (capace di ridurre l'efficacia delle submunizioni) o dentro edifici. Le submunizioni da 0,23kg, nonostante una penetrazione di 100 mm di acciaio, sono molto degradate se non totalmente annullate appena il bersaglio ha una sorta di copertura. Il razzo HE, che è il disegno più semplice ed economico di un proiettile d'artiglieria, compare invece nella dotazione del lanciarazzi sovietico, che può pertanto battere ogni sorta di obiettivi.
- Gittata: MLRS, razzo standard, 31,8 km; BM-22 35, il 10% maggiore.
- Tempo di fuoco: MRLS, 55 secondi; BM-22 20 secondi.
- Entrata in servizio: MLRS, 1982; BM-22, 1976.
Da tutto questo, a prescindere dalla validità assoluta dell'arma statunitense, si evince come il sistema sovietico è nell'insieme caratterizzato da un miglior rapporto costo-efficacia. Esso ha una gittata e una velocità maggiore, è più economico, e ha un razzo HE capace di distruggere praticamente ogni tipo di obiettivo tattico. Inoltre, è entrato in servizio circa 6 anni prima del sistema americano. Tuttavia, esso è rimasto in servizio in larga misura solo nelle forze armate sovietiche-russe, mentre tra i pochi (forse l'unico) successi nell'esportazione vi è un certo quantitativo fornito all'esercito siriano. Il BM-22 ha costituito anche la base per il successivo BM-300 Smerch.
Attualmente, i suoi utenti sono le ex-Repubbliche sovietiche, tra cui l'URSS con 500 e passa sistemi e l'Ucraina con 139, mentre al di fuori vi sono lo Yemen con 13 e la Siria.
Il BM-24 è un lanciarazzi pesante per le artiglierie di corpo d'armata, entrato in servizio dai primi anni cinquanta.
Esso è costituito da un autocarro Zil-151 6x6 da 2.500 kg con 12 razzi pronti al lancio, in rampe tubolari (una via di mezzo tra tubi e rotaie di lancio), 2 file sovrapposte di 6 l'una, sistemate su di un elevatore brandeggiabile e mobile. Quando viene usato, è necessario abbassare sia le persiane corazzate sui parabrezza, che, soprattutto, i martinetti di stabilizzazione, due nel settore posteriore. Questo lo rende un po' più lento da far entrare ed uscire dall'azione di fuoco, ma è necessario data la potenza dei razzi, con stabilizzazione basata su alette, che vengono lanciati: 1.18 m di lunghezza, 240 mm. di calibro, 112.5 kg per una testata da 46.9 nebbiogena, chimica o esplosiva. La gittata è tuttavia assai ridotta, 11 km, troppo poco per non rischiare di essere localizzati e colpiti dalla reazione nemica. Anche per questo, i BM-24, un modello dei quali venne installato su cingolati AT-S, sono stati sostituiti dai più leggeri BM-21 o dai ben più prestanti BM-22.
Nondimeno, quando si trovò contro questi ordigni nel 1967 con gli effetti spaventosi che creavano combinati alla semplicità del loro disegno, Israele ne rimase impressionato a tal punto da riprodurne una copia da parte della IMI (Israeli Military industries), onore che nemmno il BM-21 è riuscito ad avere: il nuovo proiettile ha un peso di 10,5 chilogrammi, 1,29 m di lunghezza e 48,3 chilogrammi di testata HE, un poco più potente di quella originaria pagata al prezzo di una gittata (10,7 km) minore. Anche lo chassis è diverso; venne usato già nella guerra del Kippur e nelle operazioni successive, inclusa l'Operazione 'Pace in Galilea' del 1982.
Il BM-30, o 9A52, più comunemente noto come Smerch, è un lanciarazzi multiplo equivalente dell'MLRS, e nonostante la sua entrata in servizio risalga al 1986, è il più potente lanciarazzi d'artiglieria a livello mondiale, progettato e realizzato per essere capace di prestazioni assolutamente fuori dagli standard di qualunque altra arma della categoria.
Con esso, le scelte fatte dai sovietici riguardo all'importanza dell'artiglieria campale raggiungono il massimo risultato possibile.
Tra le caratteristiche salienti, l'uso di una piattaforma ruotata 8x8 MAZ-543, più potente di quella del BM-22 (la stessa del FROG-7) con un motore da 500 hp a 2.100 g.min, velocità di 60 km/h, introdotta originariamente nel '65 come autocarro pesante dell'Armata Rossa. Esso è lungo 11,7 m, largo 3,02, alto 2,65. Pesa in tutto circa 40 tonnellate. Dietro il motore, alla cui sinistra v'é la cabina di pilotaggio, c'è la sala controllo, e dietro questa (quasi si trattasse del torrione di una nave), l'armamento, un fascio di tubi lanciatori comprendente 12 bocche da 300 millimetri di calibro, un sistema d'arma organico e completo per l'uso in campi di battaglia moderni. Nonostante la sua mole,il sistema ha un'ottima mobilità fuoristrada. La sala controllo ha 3 membri ed è climatizzata tra -40 e +50°. Il mezzo può passare dalla configurazione di marcia a quella di combattimento in 3 minuti e in emergenza parte dal punto di lancio in appena un minuto dalla fine dell'azione di fuoco. La ricarica avviene in 15-20 minuti con il veicolo di supporto 9T234-2.
Il razzo, l'elemento fondamentale di ogni MLR, ha un peso di 800 kg, ben 220 dei quali costituiti dalla testata, che può essere HE (alto esplosivo), ICM (submunizioni) o gas nervino. In tutti i casi la potenza della testata è tale da provocare un effetto di saturazione su singoli bersagli devastante. Il carico utile è recapitabile fino a 70 km di distanza, con ragionevole precisione, considerando che si tratta pur sempre di un sistema d'arma non guidato. La capacità del sistema infatti è tale da consentire anche azioni di difesa costiera, come se fosse un'artiglieria costiera di grosso calibro. Ogni razzo porta 9 gruppi di 8 submunizioni antipersonale e a frammentazione, ciascuna capace di produrre 1.368 schegge e di saturare 672.000 m2 con il lancio dei 12 razzi disponibili. Il progresso della tecnologia ha fatto sì che ciascuno di questi razzi sia capace di una gittata e una capacità di carico paragonabile ai razzi FROG-7.
Una munizione particolare è il SPDE-D 'Bazalt', una submunizione controcarri guidata, da 1 kg di testata autoforgiante. È simile ad una versione di minor calibro sviluppata per il GRAD, al SADARM americano e al BONUS franco-svedese e scendendo con un paracadute apposito, esplora nel movimento a spirale un'ampia zona lanciando. La testata apposita è la 9N152. Quando caricato con aggressivi chimici lo Smerch può portarne, pare, addirittura 280 kg. La lunghezza del razzo arriva a 7,6 m.
Anche il sistema di controllo del fuoco e coordinamento tra le batterie è stato oggetto di particolare attenzione, essendo automatizzato con computer tattici e terminali appositi sui vari veicoli. Il nome dell'apparato, basato su di un computer da 288 Kb di RAM, è denominato VIVARI ed è entrato in servizio nel 1990. Persino la precisione dei razzi una volta in volo è stata ad un certo punti incrementata, grazie ad una guida intermedia per la correzione della rotta, eseguita via radio dalla centrale di tiro, assoluta innovazione che comporta l'assimilazione dello Smerch quasi ad un missile balistico leggero.
Con un tempo di fuoco pari a 2/3 di quello dell'MLRS (38 sec contro 55), una testata molto più pesante, la disponibilità di un'ogiva HE capace di demolire obiettivi di qualunque tipo, una gittata rispetto al razzo statunitense standard più che doppia (70 km contro 32) e un sistema digitale di controllo del fuoco, anche se probabilmente non del tutto all'altezza della controparte, lo Smerch, che è entrato in servizio solo un paio d'anni dopo l'MLRS, si è ritrovato ad essere praticamente un sistema d'artiglieria senza rivali. La sua installazione su telaio ruotato rende oltretutto più semplice ed economica la sua operatività di quanto sarebbe altrimenti.
La prima 'uscita pubblica' dello Smerch fu all'IDEX 93 e suscitò una notevole impressione. Mai come in Cecenia, dove alcuni vennero usati per bombardare obiettivi come il palazzo presidenziale di Grozny. Essi costituiscono la componente più moderna dei 7.500 MLR dell'Esercito Russo (dati 1997)[7].
Ecco i dati del sistema: testata 9M55K cluster, razzo con testata da 243 kg con 72 munizioni, con tempo di autodistruzione di 110 sec.
- 9M55K1 con 5 munizioni guidate controcarri, peso 243 kg
- 9M55K4, 243 kg di testata per 25 mine da 5 kg, tempo di autodistruzione 24 ore
- 9M55K5, tipo 'MLRS' con peso di 243 kg e 646 granate da 250 grammi, capaci di perforare 120 mm e con tempo di autodistruzione di 260 sec
- 9M55F e 9M528, carica HE da 258 e 243 kg
- 9M55S, con testata termobarica da 243 kg. Per le altre munizioni il peso è di 800 kg, la gittata utile è 20-70 km. Qui invece 815 kg per 25-90 km.
Notare che il razzo ha almeno un limite, stando alla dichiarazione in termini di gittata, quella di una portata utile minima davvero elevata, che richiede il suo schieramento molto indietro nel campo di battaglia. La sua diffusione ha visto l'Algeria con 18 sistemi comprati nel '99, l'India con 38 consegnati entro il 2008 e 24 entro il 2010 per una spesa di 750 milioni di dollari, il Kuwait con 27 sistemi consegnati entro il 1996. Dentro l'Ex-URSS ve ne sono in Azarbaijan, Turkmenistan, Bielorussia, Ucraina e Russia, quest'ultima con 300 sistemi (contro 100 in servizio nel '95).
Semoventi contraerei
modificaTra i semoventi antiaerei i primi degni di nota erano gli ZSU-57-2 su scafo T-54 e cannoni S-60. In servizio dagli anni '50 come equivalente di sistemi quali l'M42 Duster americano. ZSU significa Zenitnaja Samokhodnaja Ustakoza, cannone contraerei semovente, il 57 è il calibro in mm e il 2 sta per il numero delle canne. Il Pr.500 è stato sviluppato dal 1947 in poi, con i cannoni e lo scafo più moderni disponibili all'epoca. Ha avuto un nome suo: "Sparka" che vuol dire 'paio', come i due cannoni che svettano dalla sua torre. I cannoni semoventi per la protezione delle colonne mobili erano diventati una importante priorità durante la II guerra mondiale, che i Sovietici tentarono di soddisfare usando carri leggeri come il T-60 armato con una binata da 12,7 mm che non venne posto in produzione, poi arrivarono al pezzo da 37 mm K-61 su base SU-76M (a sua volta su base T-70), rimasto in produzione dal '45 fino al '48. Tuttavia quest'arma era priva della potenza di fuoco e della manovrabilità richieste per contrastare i velivoli moderni e per muoversi assieme ai carri da battaglia più recenti, pur essendo il meglio praticamente realizzabile. Tant'é che dopo la guerra apparvero per primi i semoventi 6x6 ZTPU-2 e ZTPU-4, oltre che i 4x4 BTR-40A (ZTPU-2), ma erano tutti ruotati e con armi di piccolo calibro. Si studiava nel frattempo persino una torre da 37 mm quadrinata su scafo T-34, ma quest'ultimo era obsoleto e si pensò al nuovo T-54 come base. L'Istituto N.58 di Kaliningrad o NII-58, con la direzione di V.G. Grabin, iniziò a quel punto a sviluppare il cannone S-68 in impianto binato, nato dagli S-60 singoli, dalla primavera del '47, tanto che venne approntato nel '48 e installato nel rimorchio S-79 a 4 ruote come prima applicazione, ma pur passando i test non andò in produzione. Il successivo passo avanti fu per l'appunto l'Oggetto 500, stavolta su scafo T-54, costruito in due prototipi nel '50 e sperimentato nel '51, con numerosi interventi di miglioramento e ritardi nelle consegne dei cannoni da 57 mm appositi. Nel test finale del dicembre del '54 le cose andarono bene e alla fine questo nuovo cannone semovente entrò in servizio, in occasione del S.Valentino del '55.
La sua genesi è stata dettata dalla stessa logica che ha visto la trasformazione dei T-34 cinesi in semoventi binati da 37 mm, ma qui si è ottenuto un risultato tutto sommato assai superiore. Le due lunghe canne da 76 calibri sono raggruppate nella torre, nella sua parte centrale. La corazzatura è stata ridotta rispetto al T-54 originale e così il peso è calato, tanto da fare a meno a sua volta di una ruota per parte (peso di quasi 200 kg l'una). Inoltre sono stati guadagnati preziosi cm di spazio interno. Il pilota è spostato a sinistra dello scafo e ha visori IR per il movimento notturno.
Alla fine il mezzo ha ridotto il peso a circa 28,2 t e ha aumentato il rapporto potenza peso ad oltre 18 hp/tonnellata. La pressione è di appena 0,63 kg/cm².La velocità, nondimeno, è rimasta ufficialmente analoga. Questo semovente è comunque un mezzo strano a vedersi, infatti, a differenza di tanti altri tipi, sembra mantenere la compattezza tipica dei carri armati; non si nota nemmeno, per esempio, che la sua grossa torretta ha cielo aperto, mentre è appena visibile il raccoglitore di bossoli usati nella sua parte posteriore. L'equipaggio, piuttosto ben protetto rispetto a quanto accade con il Duster (la cui torretta appena scudata ha tutt'altro aspetto ed è priva di protezione eccetto che nel quadrante frontale), alimenta i due cannoni con i clip di 4 colpi e poi i bossoli vengono portati con un nastro nella parte posteriore della torretta, 'ripulendo' facilmente l'ambiente di lavoro senza buttare materiali strategici (leghe di metallo). La torretta ha un diametro dell'anello di 185 cm e un tetto asportabile di plexiglas in 16 pezzi per gli spostamenti, non un semplice telone quindi ma una struttura non dissimile da una specie di 'tettuccio'. Esso è ripiegabile sui lati. Per la mira dei cannoni vi è un sistema di mira nella parte sinistra, in fondo, della torretta. Esso calcola i dati in base alle stime del cannoniere su velocità, angolo, quota ecc. del bersaglio, eventualmente con l'ausilio di un telemetro ottico. Ogni cannone ha un caricatore apposito con i clip di colpi pronti al tiro, che viene fatto con comando unificato elettrico oppure a pedale, uno per ciascun cannone, oppure ancora si usano comandi manuali che impegnano anche comandante e assistente di tiro. Il generatore di bordo è il G-74 da 3 kW a 2.100 rpm e 6 batterie da 24V. Il sistema di tiro è capace di seguire, con il suo sistema di tiro automatico che può seguire bersagli fino a 350 m/s, fino a 5,5 km e con elevazione fino a 90° e un sistema più semplice per il tiro contro bersagli a terra. Una radio 10RT-26E ha portata fino a 20 km con mezzo fermo e 15 in movimento, poi sostituita con la R-113 o R-123; l'intercom è il TPU-4-47, poi l'R-120 e l'R-124. Le armi di bordo non comprendono mitragliatrici per la difesa ravvicinata, ma solo due AK-47 e una pistola da segnalazioni da 26 mm.
I cannoni S-68 sono lunghi 4,365 m o 76,6 calibri. Quindi si tratta di armi piuttosto impegnative e ad alte prestazioni per il loro calibro e il peso dell'installazione binata arriva a 4.500 kg, più di un cannone da 120 mm. Il rinculo è di 325-370 mm, alzo -5/+85°, sistema idropneumatico tra 0,2 e 20°/s in alzo, fino a 30° nel caso di rotazione. Quando anziché l'uso del sistema idrodinamico con un motore elettrico può essere usato quello meccanico fino a 4° al secondo in rotazione e 4,5 in alzo. Il volume di fuoco arriva a 240 c.min teorici, 140-200 pratici, con una v.iniziale di 1 km/s. Le munizioni sono pesanti 6,6 kg di cui 2,8 di proiettile; le munizioni hanno 1,2 kg di carica (nitrocellulosa), la spoletta è a contatto, oppure a 12-16 secondi a tempo. La gittata utile è 4 km in superficie e 4,5 in quota. La gittata teorica è di 8,8 km, quella pratica, a seconda del tempo di attivazione, è di 6,5-7 km. La munizione BR-281 è un tipo AP, e può perforare una corazza di 96 mm a 1.000 m, ben 110 a 500 m, e ancora a 2.000 m 70 mm di acciaio, sempre con angolo d'impatto ideale (0 gradi). Questi cannoni sono reputati capaci di distruggere ogni bersaglio aereo monoreattore, mentre un Camberra è distruggibile con 1,7 colpi in media. Si può fermare il cannone anche con il colpo in canna. Le numerose munizioni sono tali da pesare complessivamente circa 2 tonnellate: 176 sono in torretta in clip da 4 colpi, 72 nella parte anteriore dello scafo, 52 'sciolti' sotto il pavimento di torretta. Ovviamente non è stato facile aggiustare nello scafo del T-54 tutte queste munizioni e un equipaggio di sei persone.
Gli spessori delle corazze, anche per questo, sono limitati e molto inferiori rispetto a quelle di un carro armato standard, sufficienti per fermare i proiettili AP da 7,62 da 250 metri: corazza frontale inferiore 13,5 mm, superiore 15 mm a 60 gradi; lati 13,5 mm inferiore, 15 mm superiore; scafo posteriore 8-10,6 mm; tetto 15 mm, pavimento 13,5 mm; lato torretta 13,5 mm e mantello torretta 15 mm.
Del carro armato ha senz'altro la potenza di fuoco, con dei cannoni lunghi circa 3,5 m e capaci di perforare ben 96 mm d'acciaio anche a 1 km di distanza, quando usati con proiettili AP. Questo valore, grossomodo equivalente a quello ottenibile con i 35 mm KDA armati con proiettili APDS, è sufficiente per minacciare i fianchi di gran parte dei carri armati, specie all'epoca (basti dire al riguardo che lo scafo di un M47, e con ogni probabilità anche dei suoi successori 'Patton', era spesso solo 76 mm) e distruggere ogni AFV leggero incontrato sul campo di battaglia, persino usando proiettili HE (da 2,4 kg). Molto efficace come mezzo d'appoggio al suolo, e ben disegnato e solido, piuttosto veloce, lo ZSU-57-2 era tuttavia limitato dalla mancanza di un radar, tanto che i cannoni S-60 in versione trainata, ma abbinati ai loro radar di tiro, sono risultati tutto sommato più soddisfacenti, essendo capaci di fare fuoco con precisione e contro bersagli in condizioni ognitempo. Così una batteria di 4 ZSU con 8 cannoni finiva per essere considerata meno valida di una batteria di 6 S-60 con radar SON-9 o la PUAZO-6. Anche la velocità di movimentare queste pesanti armi non era del tutto accettabile: 20 gradi di alzo al secondo, 30 di direzione erano di qualcosa insoddisfacenti per ingaggiare aerei ad alte prestazioni, a meno che non si riuscisse a vederli in volo ad alta quota o distanze elevate, che non richiedono forti accelerazioni angolari per seguirli (ovvero: se ruoti la torretta a 10°/s, puoi seguire un bersaglio in movimento a 100 m/s o 360 km a circa 1 km; se lo inquadri a 3 km, allora puoi seguirlo fino a 1.100 km/h; lo ZSU aveva 4 km di gittata utile). A tale proposito l'M42 Duster era capace di un fuoco rapido e preciso, al confronto, pur con due cannoni da 40 mm meno efficaci (a meno che non avessero adottato proiettili con spoletta di prossimità, che il mezzo russo non aveva), tanto che era capace di movimentarsi a 25 e 40°/s rispettivamente (del resto, aveva anche armi dalla gittata minore, quindi ne aveva bisogno). Quanto al Tipo 63 cinese, come nel caso sovietico ben corazzato per l'equipaggio, aveva sfortunatamente la torretta ad azionamento manuale, senza cioè il congegno idrodinamico, almeno per il brandeggio. Con quale effetto sulla capacità di inseguire bersagli aerei moderni, è facile da immaginare (in effetti, benché apparso molti anni dopo, questo sistema ha una tecnologia del tutto analoga a quella della II GM, accoppiando lo scafo T-34 con i cannoni M1939, entrambi già disponibili all'epoca, ma non realizzati in tale abbinamento). In ogni caso, lo ZSU-57-2 era arrivato solo dopo circa 10 anni di sviluppo e quindi era nato piuttosto vecchio, passando dai tempi degli AD-1 a quelli degli F-104. La modernizzazione è avvenuta con l'impianto N.174 ma nel '57 questo sviluppo venne terminato perché c'era in cantiere il successivo ZSU-23-4. La torre aperta rendeva il mezzo privo di protezione NBC e in generale agli attacchi aerei o di artiglieria. Però era possibile guardare tutt'attorno al mezzo molto meglio che con una torretta chiusa.
Date le sue limitazioni, pur disponendo di una notevole potenza bruta, esso è stato ben presto sostituito dal più piccolo ZSU-23-4 Shilka. Nondimeno, come mezzo d'appoggio al suolo è risultato altamente efficace e se soltanto gli fosse stato dato un munizionamento moderno e un radar di tiro con annesso computer, avrebbe potuto esplicare una validità tutt'altro che disprezzabile. Per esempio, la gittata massima (4 km pratici, 8,8 teorici, max sull'orizzonte 12 km) è tale da poter ingaggiare facilmente anche un elicottero con missili c.c. o un aereo in volo a media quota con armi guidate, due cose che di fatto sono impossibili per il suo successore. Anche gli americani del resto hanno avuto lo stesso problema con l'M163 Vulcan, che tra l'altro, pur avendo un radar di tiro non era un mezzo ognitempo, il che ha condotto al successivo M47 Divad, che ritornava -ma con tecnologia molto più moderna- ai due cannoni da 40 mm Bofors (del tipo L/70). Invece i sovietici avevano adottato per quell'ulteriore passo un sistema combinato cannone-missili, forse perché un'artiglieria a lunga gittata avrebbe richiesto uno chassis un po' troppo pesante e grande per essere facilmente adottato (oltre 40 t). Lo ZSU-57-2, che fu presente anche durante la disastrosa ritirata egiziana verso il Passo di Mitla (senza riuscire a contrastare in maniera efficace gli aerei israeliani), ha avuto qualche modifica locale. Pare che gli Egiziani abbiano dotato i loro di radar (forse quelli degli Shilka?) mentre vari mezzi jugoslavi ebbero una copertura superiore in lamiera aggiuntiva, un po' come fecero molti utilizzatori con i cacciacarri M36 Jackson, anch'essi dotati di uno scafo da carro ma una torretta aperta superiormente.
La produzione in massa iniziò nel '57 con i primi 249 mezzi nell'mpianto di Krasnoyarsk, il N.946, e in tutto, in pochi anni, ne vennero completati ben 5.300 fino al 1960, con l'assemblamento allo stabilimento N.174. Altri 250 vennero costruiti in Corea del Nord su scafo Type 59. L'entrata in servizio è avvenuta nel '55, cominciando a rimpiazzare i BTR-40 e 152 dei reggimenti carri, partendo nel '57 e pubblicizzato per la prima volta nella parata del 7 novembre 1957, a Mosca, quando venne mostrato questo semovente binato, un veicolo indubbiamente impressionante e spesso definito come 'carro con due cannoni'. Eppure, già all'inizio degli anni '60 questo mezzo era considerato obsoleto, anche se c'era una batteria per reggimento carri o fanteria corazzata, oppure 6 sistemi trainati binati da 23 mm. Questa impasse venne superata gradualmente dalla metà degli anni '60 con gli ZSU-23-4, e dall'introduzione dei primi SAM mobili. Gli ZSU divennero presto ospiti delle infrastrutture della riserva, fino ad essere rimpiazzati negli anni '80 e usati per vari compiti ausiliari, come bulldozer o anche come bersagli da tiro a segno.
Il primo operatore estero fu la Germania Est dal '57, che entro il 1961 ne ebbe 129, poi sostituiti dagli Shilka nel 1967-74 e messi fuori servizio nel 1979; alcuni vennero modificati come carri guida FAB 500U, alcuni sopravvissuti anche alla riunificazione delle Germanie. La Polonia ne ha avuti anch'essa 129 nello stesso periodo; 7 sono conservati nei musei (uno sovietico è a Kubinka, URSS), mentre l'offerta di produzione in serie non è stata accettata dall'industria polacca. Tra il Patto di Varsavia la Cecoslovacchia ha rifiutato di accettarlo usando piuttosto il suo impianto binato da 30 mm, anche se è meno potente e mobile. La Jugoslavia ne ha ottenuti 100 nel '63, di questi alcuni vennero usati con copertura blindata in Bosnia, nel '99 ce n'erano ancora 54 e 36 fino al 2003, poi vennero finalmente ritirati. La Finlandia ne ha ottenuti 24 nel '60 e sono rimasti in servizio fino alla fine del XX secolo; ne venne anche realizzato, grazie all'ingegnosità dei Finlandesi, un prototipo con radar di tiro, ma non venne adottato per via dell'alto costo. Esso era lo ZSU-57-2M. Localmente questi grossi cannoni a.a. erano designati ItPsv SU-57.
La Cina è rimasta relativamente interessata dal mezzo, visto che non lo importò prima della rottura, ma ne ottenne uno dall'Irak nei primi anni '80 e realizzò in pochi esemplari un clone su scafo Type 69, con peso aumentato a 30 t; l'obiettivo era soddisfare le richieste irakene, ma vennero anche messi in servizio nella PLA in pochi esemplari. L'esportazione del sistema, già obsoleto 20 anni prima, non andò bene, non così per le munizioni con spoletta di prossimità, molto migliori in efficacia rispetto a quelle standard a impatto o tempo, sia dello ZSU che dell'S-60. Gli Irakeni già nei primi anni '70 ottennero 100 esemplari del tipo originale, ma assieme anche agli ZSU-23-4. Attualmente gli unici semoventi sono i BRDM-2 con una KPV-2 al posto della torretta. L'Iran ne ebbe altri 100 esemplari nei tardi anni '70, in servizio fino al 2002. L'Egitto ha ordinato questi mezzi e li ha tenuti in servizio fino al 2003, usando anche spolette di prossimità. Alcuni sono stati anche modificati con un radar.
Cuba ha ottenuto nel '63 25 semoventi, lascito dei sovietici durante la Crisi dei missili. Il Vietnam del Nord usò queste armi nelle offensive e per proteggere la pista di Ho Chi Minh, fino al '75, specie per proteggere i reggimenti carri 201 e 202 durante l'offensiva del '72. Furono usati come armi contraerei, ma soprattutto ebbero un'alta efficacia come armi di supporto contro bersagli a terral Il problema era che il costo di questi mezzi era alto, per questo è stato sviluppato il Type 63 da 37 mm su scafo T-34. Gli ZSU-57-2 erano davvero molti in Vietnam, a causa della loro gittata, valida per contrastare gli aerei in volo a media quota, e alla fine della guerra, nonostante le perdite, ne sopravvivevano 500 esemplari, e a tutt'oggi ve ne sono in servizio 200. I cannoni irakeni erano linkati ai radar dei sistemi ZSU-23 o gli SA-9/13 e questo li rendeva un po' più efficaci, spesso usati proprio contro un valido bersaglio, l'AH-1J Cobra con missili TOW (e capace di tirare da 3 km distanza). Il 16 gennaio pare che un Tornado IDS inglese venne abbattuto da uno di questi semoventi. Questi mezzi semoventi vennero usati anche nel 2003 contro gli americani.
In Jugoslavia questi mezzi vennero usati anche in Croazia, dove due mezzi vennero anche catturati. Altri vennero usati nella guerra del '99.
- Motore: V-46 diesel, da 520 hp da 38,88 litri con 4 cilindri a V, raffreddato ad acqua, peso di 895 kg; 830 litri in tre serbatoi, altri due da 95 litri dietro lo scafo; cambio manuale 5 marce; cingoli lunghi 12,33 m, larghi 58 cm e con 90 elementi l'uno.
- Dimensioni: 6,22-8,48 m x 3,27 m x 2,71 m
- Prestazioni: 50 km/h, fuori strada 30 km/h; 420-595 km di autonomia, fuori strada 320 km; pendenza 60%, gradino 0,8 m, trincea 2,7 m, guado 1,4 m
- Blindatura: 10-15 mm
- Armamento: 2 cannoni da 57/60 mm del tipo S-60 modificato, con 300 colpi; gittata pratica 4 km, cadenza teorica 100-120 c.min, pratica 60-70.
Lo ZSU-23-4 Shilka era armato di una installazione di 4 cannoni di 23mm e radar di tiro. Con la sua cadenza di tiro e il radar di scoperta e inseguimento 'Gun Dish' esso ha costituito un'arma efficace e una minaccia temibile per gli aerei in volo a bassa quota.
I limiti di gittata utile dello Shilka (lo ZSU-23-4) hanno comportato di cercare di ritrovare la gittata del vecchio ZSU-57-2. Al posto dei cannoni da 57 mm venne scelto un sofisticato apparato misto cannoni da 30 mm-missili SA-19, e il risultato è stato il migliore semovente della categoria entrato in servizio, il 2S6 Tunguska[8], che porta con sé il nome della famosa località dove nel 1908 un oggetto celeste distrusse una vasta foresta.
- Equipaggio: 4
- dimensioni: 7,93 x 3,24 x 3,36 (4,02 con il radar esteso) m
- Peso: 34 t
- Corazza:leggera, in lega d'alluminio e acciaio.
- Motore: V-64-4 da 709 hp
- Prestazioni: 65 km/h su strada, 500 km di autonomia
Tutto nacque dalla richiesta fatta già l'8 giugno 1970 dal Ministro della Difesa al Tula KPB. Si voleva un semovente più potente dello ZSU-23-4, efficace ma un po' troppo a corto raggio. Inoltre, dalle indiscrezioni sullo sviluppo dei nuovi aerei d'attacco sembrava che l'A-10, fosse poco sensibile ai pur potenti proiettili da 23 mm. Non si volle tornare al calibro maggiore, come le armi da 37 o 57 mm, ma continuare con proiettili con spoletta ad impatto, e come per altre applicazioni venne trovato che il 30 mm era ideale per combinare potenza e cadenza di tiro (basi vedere a come gli NR-30 avessero sostituito sia le armi da 23 che da 37 mm sui MiG). Era infatti possibile abbattere un velivolo (tipicamente espresso da un MiG-17) con 2-3 volte meno colpi da 30 mm vs i 23 mm (che del resto pesavano circa la metà). Ma non era solo questo: la distanza di tiro aumentava da circa 2-2,5 km a 3-4 km, un vantaggio importante, specie contro gli elicotteri con missili c.c., mentre i proiettili AP (se non anche HE) sarebbero stati micidiali contro i blindati leggeri, e anche contro i fianchi dei carri armati (esempio, il Leopard 1 era previsto come resistente al 20 mm, il che significava che i 35 mm di acciaio del fianco erano altamente vulnerabili al 30 mm AP). Inoltre, si voleva che il tempo di reazione fosse inferiore a 10 secondi. E siccome non si era ritenuto che un 57 mm con spoletta di prossimità fosse adatto (non vi sono state mai munizioni da 57 mm sovietiche con tale spoletta, applicata solo dal 76 mm in sù) si pensò di integrare al 30 mm una batteria di missili per le maggiori distanze. Il tutto era sofisticato e richiese molta partecipazione da parte delle migliori industrie del settore: per esempio lo scafo da parte della fabbrica trattori di Minsk, i sistemi radar da parte della fabbrica di Ulyanovsk, e così via.
Poi, però, vi fu un contrattempo: attorno alla metà degli anni '70 comparve il missile 9K33 Osa, ovvero il SA-8. Questo era simile in caratteristiche al sistema 2S6, e non sembrava sensato sviluppare entrambi. Ma i cannoni erano armi a migliore rapidità di risposta (8-10 s contro anche 30 secondi) dei missili e quindi, più utili per contrastare bersagli improvvisamente apparsi sui radar, come aerei a bassa quota, missili, elicotteri ecc. Per non dire del fatto che i cannoni erano anche utili per difendere il mezzo da avversari terrestri e per ingaggiare un avversario in presenza di forti ECM. Alla fine lo sviluppo venne riavviato. Il disegno iniziale venne già completato nel 1973 (proprio l'anno della guerra del Kippur, dove sarebbe stato ottimale), i primi test vennero condotti nel 1980 e già l'8 settembre 1982 il mezzo venne accettato in servizio, ma inizialmente aveva solo 4 missili, considerati comunque sufficienti visto che la ricarica era facile (non erano particolarmente pesanti e grandi, differentemente dagli SA-8). Il servizio venne iniziato attorno al 1984, giusto in tempo per anticipare l'AH-64 Apache (che entrò in servizio nel 1986).
Praticamente nello stesso tempo, falliva ignominiosamente il sistema M247 DIVAD studiato dall'US Army per compiti analoghi, anche se molto meno ambizioso. Non solo, ma gli americani fallirono nell'intelligence: mentre credevano che gli elicotteri e i Su-25 avessero cannoni bicanna da 23 mm, al contempo pensavano che i nuovi ZSU fossero senza missili: se si fosse saputo come stavano le cose, forse gli A-10 Thunderbolt, già criticatissimi per la bassa velocità, sarebbero stati rottamati anche prima di Desert Storm (dove invece mostrarono la loro utilità).
La prima versione del Tunguska era la 2K22, mentre attorno al 1990 arrivò la 2K22M o 2S6M, che tra l'altro aveva 8 missili a bordo ed era in generale più affidabile in servizio. Il Tunguska, dunque, inizialmente ha avuto lungaggini di sviluppo e durante gli anni '80 è stato prodotto in quantità relativamente ridotte. Nel 2003 il sistema è stato ulteriormente migliorato come 2K22M1 o Tunguska M1, con i missili 9M3311-M1 con spoletta radio anziché laser (a 8 diodi) e varie altre migliorie come un faro IR anziché un flare per marcare la posizione del missile (rendendosi visibile al sistema FCS), e un raggio di 10 km. Il tutto dà almeno il 30-50% in più di efficienza rispetto al tipo precedente.
Infine, nel 2007 è entrato in produzione il Pantsir ruotato, simile ma più avanzato ed economico come piattaforma.
La batteria tipica è con 6 mezzi e fino a 3 rifornitori 2F77, il veicolo manutenzione 1P10M, il similare 2B110-1, il 2B110 per la manutenzione, e il veicolo di prova 9B921. Il mezzo di per sé ha uno chassis GM-352M, con sei ruote per lato e sospensioni idropneumatiche, per una valida mobilità fuoristrada, inclusa una trincea di 2 m e un gradino di uno. A bordo c'è anche una APU da 220 V per generare potenza ausiliaria col motore spento (molto importante per un mezzo da sorveglianza aerea, costretto a stare 'acceso' per molto tempo); è a destra del guidatore, sul davanti del mezzo. Nello scafo esiste anche un sistema di navigazione inerziale, un apparato di riscaldamento per climatizzare fino alle temperature di -50 gradi, un apparato di protezione NBC GO-27NC, e altre attrezzature.
Ovviamente, per un mezzo contraereo la vera parte difficile da realizzare è la torretta, che deve ospitare i sensori, le armi e l'equipaggio, sistemati in maniera tale da non ostacolarsi e disturbarsi a vicenda. A maggior ragione se si considera che in questo caso esistono ben 2 tipi diversi di armi, 2 radar, un sistema optronico per il controllo del fuoco, tutti con le loro peculiarità, e tutti concentrati nei pochi metri cubi della torre e nelle sue immediate vicinanze, sopra, ai lati e davanti. La torretta ha un nome proprio, 2A40M. Essa è un basso parallelepipedo metallico, ripiena e circondata di attrezzature e armi, nonché con dentro 3 dei 4 uomini di equipaggio.
Il capocarro ha una piccola cupola di osservazione, 3 consolles, la PUIM -controllo computer di bordo 1A26M-, la OK1M, per radar e IFF, la PK per le armi. Vi è anche un interfono, un pannello per la radio V-173 da 30-76 MHZ, un mouse di puntamento. L'operatore radar ha un apparato di controllo che verte su 3 consolles, la SI2M per i test funzionali, la SI1M per selezione di modalità operative e la SU5M per altri compiti operativi. Il cannoniere ha un congegno ottico di mira stabilizzato 1A29M (8x), e 2 consolles, la PN per i cannoni e la PP per i missili e il sistema NBC.
È possibile usare il sistema di guida ottica per controllare i missili SA-19 Grison ovvero i 9M311. Essi sono armi a guida SACLOS (come i vari Rapier, Gepard ecc), con spoletta laser a 8 diodi oppure radio. La testata pesa 9 kg e ha una struttura 'continous rod' come tutti i missili moderni: vi sono barre del diametro di 6-9 mm e lunghe 60 cm, che si frammentano allo scoppio in frammenti di 2-3 gr formando un anello completo a 5 m di distanza dal missile, proprio quella entro cui la spoletta si attiva. La Pk è indicata in 0,6. La velocità del missile è di 900 m/s e la possibilità di ingaggiare bersagli veloci arriva a 500 m/s o mach 1,5 circa. Il sistema è capace di sparare in movimento, ma solo con i cannoni. Idem per gli ingaggi in cattive condizioni meteo. I due radar in banda E e J formano il sistema 1RL244 ('Hot Shot'), con IFF e portata di 18 km (il radar d'inseguimento, sul davanti della torre, si limita a 13) e capacità di vedere oggetti in volo anche a 15 m, ingaggiando così anche gli elicotteri (lo ZSU-23-4 aveva difficoltà sotto i 60 metri, nonostante il circuito MTI), e offrendo una valida resistenza alle ECM (mentre il radar dello Shilka era piuttosto sensibile, essendo di tipo a scansione conica, al disturbo). Abbinato al computer di bordo 1A26M, l'apparato consente elevate possibilità di inquadrare e distruggere ogni tipo di bersaglio aereo. Le modalità di funzionamento principali sono 5, che vanno dall'ingaggio totalmente automatico con la scelta dell'armamento delegata all'equipaggio, all'impiego del sistema ottico per ovviare a guasti, disturbo elettronico, o semplicemente per inquadrare bersagli a terra. Per ottenere una 'picture' maggiore è necessario un sistema di data-link, con un posto di comando a terra che a sua volta è collegato alla rete radar o ad un AWACS.
Le prestazioni sono state poi incrementate: il 2K22M ha un raggio di scoperta di 38 km e i missili arrivano a ben 18 km di gittata massima.
Quanto ai cannoni, i due 2A38 sono bicanna e hanno un volume di fuoco di circa 2.000-2.500 colpi al minuto l'uno, con la capacità di tirare raffiche fino a 250 colpi a seconda del tipo d'ingaggio su distanze tra 200 e 4.000 m, mentre i proiettili, in genere HE, hanno spolette A-670 a tempo-impatto. L'alzo è di -10/+87°, e i cannoni sono utilizzabili sia con la mira ottica che radar. Il Pk è di 0,8 per raffica (è un numero che può variare, del resto: lo ZSU aveva a sua volta il 53% di probabilità di colpire un bersaglio a 1 km).
I primi sono armi bicanna, raffreddate ad aria; hanno un misuratore di velocità all'uscita di una delle canne, sono sistemati sui fianchi della torre onde lasciare spazio agli apparati elettronici. Si tratta del tipo di funzionamento GAST, già applicato al GSh-23 aeronautico, e in seguito replicato con un bicanna da 30 mm destinato ai Mi-24 e ai Su-25 (originariamente si era pensato che fosse il 23 mm, ma tale calibro era reputato troppo leggero dai sovietici, per penetrare i carri armati occidentali, sia pure sparando ai fianchi).
In tale principio di funzionamento una delle canne inizia l'azione di fuoco con un colpo in canna, dando inizio alla reazione, tramite un meccanismo simile all'albero di un pistone, che comporta il cameramento e lo sparo da parte dell'altra canna, raggiungendo istantaneamente alte cadenze di tiro, non molto inferiori a quelle dei cannoni a canne rotanti Gatling, e senza il tempuscolo d'accelerazione che li affligge. L'arma spara quindi a canne alternate, è compatta e ragionevolmente leggera. In alternativa, per il peso che richiede, potrebbe essere sostituita da un paio di cannoni monocanna, ma essi presenterebbero il problema aggiuntivo di un'alimentazione più complessa. Il vero inconveniente è che l'azione di fuoco è chiusa con un colpo in canna, il che in caso di surriscaldamento può essere molto pericoloso, almeno in teoria.
Quanto ai missili, essi sono parenti stretti dei tipi usati dal Kasthan navale, e in generale i due sistemi sono simili solo che per il mezzo di terra, con torretta necessariamente abitata, non è stato possibile usare le armi gatling. i missili 9M3119, disegnati negli anni '70, sono armi molto veloci, bistadio, con propengolo solido. Progettate dal KBP Instruments DB, sono presenti in diverse varianti, come le 9M311, 9M311K (navale), 9M311-1, 9M311M, 9M311-M1 (10 km, spoletta RF), 57E6.
Pesano 57 kg e sono lunghi 2,56 m (versione base), raggio 8 km e altitudine max di 3,5, velocità di 900 m/s, grazie anche al fatto che il booster si stacca appena terminata la combustione, lasciando libero il piccolo missile di volare con il secondo motore a razzo.
Alla fine degli anni '90, la batteria completa di 6 2S6, 6 autocarri rifornimento, 4 veicoli supporto, all'export veniva offerta a circa 60 milioni di dollari. Molto costoso rispetto alle realizzazioni precedenti, questo sistema antiaereo ha rappresentato in ogni caso il non plus ultra della difesa aerea a corta gittata.
Il Tunguska è entrato in servizio negli ultimi anni '80, prodotto in quantità dell'ordine dei 100 sistemi all'anno. Esso è molto più grosso e costoso dello Shilka e non ha certo avuto lo stesso successo commerciale, anche perché è arrivato alla fine della Guerra fredda. Nondimeno, ha accumulato vari ordini dall'estero, come quelli passati dall'India e dal Perù, e anche esperienza di guerra in Cecenia.
L'India ha comprato nel 1996 il primo lotto di questi sistemi, di cui in tutto ha ordinato, fino al 2005, tra 66 e 92 esemplari. Altri utenti sono la Russia con 256, l'Ucraina e anche il Marocco con 12. Il 2S6 è stato impiegato nelle varie guerre del Caucaso, inclusa l'ultima, del 2008. Spesso è stato usato, come anche il ZSU-23-4, come mezzo di supporto di fuoco, dove la sua terrificante potenza è stata impiegata contro obiettivi localizzati a terra. Il tutto non senza inconvenienti, perché anche con 1.904 proiettili, a quel ritmo di fuoco è facile terminare le munizioni (da notare che i colpi da 30 mm sono il doppio pesanti rispetto a quelli da 23, e che nondimeno il 2S6 ne porta quasi altrettanti dei 2.000 dello Shilka, tirandoli in meno tempo), perché il 2S6 è un veicolo assai poco 'sfuggente' come sagoma e perché ha una corazzatura leggera. Nondimeno, si è dimostrato utile per combattere i nidi di fanteria, come accaduto in Cecenia.
Un curioso esempio di evoluzione parallela, per combattere lo stesso tipo di minaccia ma con metodi diversi, è avvenuto con l'OTOMATIC italiano. Questi 2 sistemi sono entrambi stati studiati come semoventi antiaerei di 3a generazione, con l'obiettivo è stato quello di raggiungere gittate maggiori, onde contrastare i velivoli di elevate caratteristiche, in special modo gli elicotteri con missili a lunga gittata, prima ancora che lanciassero le loro armi.
L'OTOMATIC, più pesante, ha una robusta corazzatura protettiva, insolita per un semovente 'di seconda linea', un cannone capace di operare anche in funzione controcarro con granate APDSFS sufficienti per minacciare non solo veicoli corazzati leggeri, ma anche i carri nemici, eccetto che la protezione frontale dei mezzi di ultima generazione, ha capacità anche come sistema di difesa costiera e semovente d'artiglieria, e si basa poi su di un'arma che è estremamente diffusa a livello mondiale, anche se nel settore navale e non in quello terrestre.
Come quello russo, anche il sistema italiano ha 2 radar, per la ricerca e per il tiro e sistemi ottici vari; ma ha anche armi per la difesa vicina, come lanciagranate e una mtg. da 7,62 mm in torretta. Per giunta, la torre sarebbe adattabile, oltre allo scafo del semovente Palmaria o quello del carro OF-40, anche ad altri tipi.
Il Tunguska, concettualmente più avanzato, manca di sicuro di molte di queste qualità, ma è anche vero che le sue armi hanno una gittata a.a. utile maggiore, 8 km contro 6-7, e una maggiore efficacia (cannoni) a corto raggio, anche se né i cannoni né i missili che possiede possono intervenire alle quote massime di cui è capace il pezzo da 76 mm.
Dal momento che uno dei sistemi è entrato in servizio e l'altro no, è difficile dire se l'OTOMATIC, altrettanto costoso e potente, avrebbe avuto un'efficacia analoga a quella del mezzo russo, ma di fatto i sovietici, pur avendo per primi i cannoni da 76 ad alta cadenza di tiro (120 c.min), non si sono interessati di un 'Otomaticovsky' e hanno preferito sia in ambito navale che terrestre la combinazione cannoni e missili. Al contrario, nell'impiego navale, in Occidente, il pezzo da 76 è ben diffuso (a maggior ragione con i nuovi proiettili guidati) e di fatto ha unificato i requisiti tra artiglierie di medio calibro e CIWS. Come si vede, si tratta di situazioni che si prestano a valutazioni discordanti. Ma con armi come l'ADATS (micidiale come SAM entro gli 8 km e come arma c.c. entro i 6) che possono essere ospitate anche in veicoli come gli M113 da 11 t, è chiaro che l'era dei grossi semoventi cingolati specializzati per compiti contraerei era al capolinea anche negli anni '80, e nemmeno l'OTOMAT riuscì a far cambiare idea, specie dopo che l'E.I. ordinò un gran numero di SIDAM (basati sul volume di fuoco, 4 armi da 25 mm) preferendo investire i soldi disponibili in un sistema d'arma chiaramente inferiore, ma più numeroso ed economico. Senza cliente di lancio non c'è stata carriera per il 76 mm semovente e così è rimasta accademia compararlo alla soluzione del 2S6, sebbene in ambito navale il confronto sia invece molto concreto.
Dato che lo Shilka era un valido sistema, ma a corto raggio, era giocoforza volere qualcosa di meglio per il futuro, onde contrastarare la minaccia mortale degli aerei NATO; ci si basò sul principe dei semoventi c.a., il GEPARD, il cui sviluppo era iniziato nel 1966, e gli studi addirittura nel '63. Per contrastare gli aerei a bassa quota serviva una cadenza di tiro elevata, e allora venne obbligatoriamente studiato un sistema con cannoni tra 20 e 40 mm, che per i russi, salomonicamente, significava adottare il 30 mm, con due poderose armi bicanna di buona portata, eccellente precisione ed elevata letalità. Ma c'era un altro problema, l'avvento dell'elicottero d'attacco, il che consentiva di sparare da distanze sempre maggiori restando al di fuori del raggio di tiro dei sistemi a più corto raggio. Così i sovietici avevano due possibilità: o ritornare al concetto dei sistemi di grosso calibro, come lo ZSU-57-2, che però erano ritenuti poco efficienti contro aerei apparsi improvvisamente a bassa quota, e per giunta, con tutte le esigenze moderne in termini di FCS, alimentazione automatica, velocità di brandeggio, sarebbero finiti per costare una cifra e pesare altrettanto. Questa fu la strada seguita in Italia con l'OTOMATIC, ma i sovietici, pur avendo a loro volta un eccellente cannone da 76,2 mm a tiro rapido (precedettero di diversi anni gli italiani nel realizzare il primo pezzo da 120 c.min, apparso con le 'Tarantul' negli anni '70, mentre i SR ebbero come prima applicazione nota proprio l'OTOMATIC, e solo verso la fine degli anni '80 vennero installati sui caccia 'Audace'), non vollero sentirci da quell'orecchio, e si limitarono ad aggiungere un sistema missilistico relativamente piccolo e compatto al loro progetto iniziale. Essi ebbero successo, e realizzarono un sistema capace di raddoppiare la distanza d'ingaggio, portandola a 8 km, seppure non senza limitazioni per l'uso dei missili (che richiedevano buone condizioni meteo, essendo a guida ottica); inoltre questi non erano utili per tiri d'artiglieria e altre cose che un cannone da 76 poteva fare, ma non si può avere tutto: il peso, limitato in 34 t anziché le 45+ dell'OTOMATIC, era senz'altro una buona notizia, richiedendo meno sforzi logistici e un motore meno potente, e un costo generale meno elevato almeno per quel che comporta la piattaforma. Da notare che, se avessero voluto, non ci sarebbero stati molti problemi ad adattare il 76 al mezzo terrestre: le giostrine dei carri e dei BMP/BMD sono infatti concettualmente analoghe a quelle delle torri d'artiglieria navali, e sono state implementate da decenni nei mezzi corazzati.
Ad ogni modo, nonostante il potente armamento di cannoni 2A38 e missili 9M311, il 2S6 Tunguska, che pare sia entrato in servizio già nel 1984 (ma certo non a pieno ritmo, inizialmente per esempio aveva solo quattro missili anziché otto), i sistemi di controllo del tiro non erano del tutto accettabili (troppa sensibilità alle ECM e vulnerabilità ai missili ARM), anche se come al solito, ogni sistema è 'il migliore' fino a quando non appare il sostituto (vedi i modelli di automobile), infatti è stato senz'altro con sollievo che non vi fossero i 'Tunguska' (nome evocativo, vedi l'esplosione in Siberia del 1908) in giro nel 1991, o altrimenti i casi 'Cocciolone' (il Tornado abbattuto da un semplice Shilka nda.) si sarebbero moltiplicati.
Ma il progresso andava avanti e lo Shipnov OKB, già realizzatore del sistema d'arma del Tunguska, si interessò di un nuovo modello. Simile al precedente, ma al contempo, notevolmente diverso. Anzitutto la piattaforma era più leggera, essendo su autocarro 8x8; inoltre la torretta era più piccola e priva di equipaggio, come sul Kasthan navale, il sistema più simile al Tunguska; il sistema di acquisizione e inseguimento radar e ottico erano del tutto rinnovati, e in larga misura, era così anche per le armi.
Alla fine, nell'ottica del dopo-guerra fredda, che significava il tramonto delle grandi unità campali quasi interamente cingolate, il nuovo 96K6 PANTSIR era un sistema concepito per essere impiegato da una vasta serie di piattaforme (essendo gli autocarri facilmente 'sostituibili' dai modelli che si fosse voluto), con due operatori e il conducente; venne presentato ufficialmente al MAKS del '95, su autocarro URAL 5323.4 8x8. Esso aveva un armamento missilistico notevolmente rinforzato, essendo basato su ben 12 missili 9M335, mentre le armi da fuoco erano men che dimezzate, essendo solo due 2A72 da 30 mm, quelle del BMP-3 per intenderci; radar di ricerca in banda decimetrica, con antenna Cassegrain ribaltabile in condizione di marcia, e con portata di 30 km; sistema radar addirittura bi-banda, sia centimetrica che millimetrica, per l'inseguimento, con antenna parabolica-circolare, mobile solo sul piano verticale e coperta da un radome conico, con 24 km di portata; camera termica NPO GIPO 1TPP1 in banda 8-14 micron, un sensore IR da 0,8-0,9 micron per l'inseguimento dei missili, e sistema di guida con una piccola antenna parabolica. Un sistema davvero poderoso e completo, con una capacità d'acquisizione e inseguimento che andava dall'IR basso, al radar decimetrico, e capace di funzionare anche senza i radar; un incubo per i cacciabombardieri tattici, accentuato dalle armi impiegate.
Queste erano le 9M311 migliorate, con portata passata a 8 (o forse 10) km a ben 12.000 metri, e quota operativa che passava da 10-3.500 m a 5-8.000 m, quindi anche contro bersagli a media quota. Comandato con segnali radio e sensore IR (che serve per il rilevamento dal mezzo di lancio, non per l'acquisizione autonoma nda), arrivava a velocità di 1.100 m/s (contro i 900 del tipo precedente), quindi era un missile iperveloce classe VT-1 Crotale. Sebbene pesasse 65 kg anziché una trentina, 90 kg compreso il tubo di lancio sigillato, poteva arrivare a 10 km in appena 14 secondi dopo il lancio, competendo in velocità d'intervento con i proiettili di cannone; la testata da 14 kg (spoletta prossimità e di contatto) era altamente distruttiva. Il diametro era di 170 mm, la lunghezza di 3,2 m e la costruzione, al solito per queste armi ad alta velocità, era bistadio.
Le mitragliere 2A72, invece, servivano più per proforma che per altro, essendo armi in produzione dal 1985, dopo che le precedenti 2A42 (del BMP-1 e vari tipi di elicotteri) avevano dimostrato qualche problema, non ben noto; non solo erano però meno potenti di queste (330 c.min anziché 500), ma soprattutto, pur impiegando sempre le munizioni 30x165, erano molto meno potenti delle 2A38 bicanna (2.500 c.min), di buono avevano solo che erano affidabili e pesanti solo 84 kg, di cui 36 per la canna. Nonostante tutto, però, sebbene si siano adottate queste armi poco potenti, le prove di tiro vennero giudicate positivamente: ma a dire il vero, i semoventi 2S6 erano capaci di ben altro, come dimostrato nelle IDEX degli anni '90, e così non sorprende che l'esercito russo preferì confermare il Tunguska, che oltretutto, essendo corazzato (sia pur leggermente) era adatto a missioni anti-guerriglia, come in Cecenia.
IL PANTSIR era per certi versi un passo indietro rispetto al 2S6, anche se tecnologicamente era più avanzato, e così non sorprente che non fosse adottato. ma il KBP non si perse d'animo e col tempo, lavorò ad una riprogettazione del concetto originale, migliorando ulteriormente i sensori (e le consolle di presentazione) e adottando il nuovo 57E6, un missile iperveloce addirittura più potente del precedente. Un forte stimolo in tal senso, venen dato dal solito ordine degli Emirati Arabi Uniti, che già buoni clienti dei Russi (vedi il BMP-3) nel 2000 piazzarono un contratto per 50 PANTSIR dal valore di ben 734 mln di dollari (pur sempre meno della stima iniziale dei 2S6, una cui batteria da sei mezzi costava indicativamente 60-80 mln), 24 su piattaforma ruotata, ma gli altri su chassis GM-352, da consegnarsi dalla fine del 2004; solo che il radar Shlem, della Phazatron-NIIR, era in ritardo e i tempi non vennero rispettati; arrivò quindi un contratto addizionale di 66 mln, ma nel frattempo gli EAU volevano solo i mezzi ruotati con base autocarro MAN 8x8 tedesco. Finalmente, il primo PANTSIR S1E venne assemblato, ma era il novembre del 2006; fu un anno fortunato, perché la Siria richiese altri 50 mezzi. Che non erano solo per Damasco, perché almeno 10 vennero vettorati in Iran, il quale ovviamente ha provveduto a clonarli il più fedelmente possibile, ottenendo così (finanziando la Siria per la commessa) le tecnologie di cui ha bisogno, in vista di ottenere almeno 50 mezzi. del tipo PANTSIR S1E. Non bastando nemmeno questo, l'Algeria quello stesso anno ordinò altri mezzi, nell'ambito di un contratto di 2,6 mld di dollari. All'inizio del 2007 vi sono stati dei test di prova, e i primi 12 mezzi vennero finalmente consegnati agli EAU nel 2007, altri 24 erano attesi nel 2008 e infine 14 nel 2009.
Ma com'é il PANTSIR dell'attuale generazione? Si tratta di un sistema contraerei modernissimo, con cannoni e missili, collegati da un sistema multibanda per il controllo del tiro, strettamente integrato, con tempo di reazione di 4-6 secondi (degno di un CIWS navale) e la capacità di interagire con altri sistemi della batteria; può intercettare armi nemiche fino a 1 km/s di velocità (in teoria, persino missili balistici o razzi d'artiglieria) con angolo fino a 70 gradi, aerei manovranti fino a 1.800 km/h, UAV, blindati leggeri e ogni altra cosa che gli capiti a tiro, ovvero da distanze tra 200 m (in pratica, anche a bruciapelo se si punta in manuale) fino a 18-20.000 metri, con quote tra 5 e 15.000 metri. Esso è quindi un sistema completo: può 'beccare' un elicottero in hovering dietro una siepe, come un F-16 in volo a 10.000 metri. Ha tre componenti, il sistema integrato radar-elettroottico, le armi balistiche e i missili. Cominciamo dal primo, si tratta di un sistema ognitempo, con frequenze UHF, EHF e infrarosse per la guida dei missili; ha un radar di acquisizione 3D con IFF incorporato, portata di 32-36 km, capacità di seguire fino a 20 bersagli contemporaneamente, calcolandone direzione, quota e velocità radiale; un radar multifunzione ad onde millimetriche, con antenna piatta di tipo a scansione elettronica, inseguendo fino a tre bersagli in simultanea e guidando fino a quattro missili; un sistema optronico con camera termica per uso indipendente, capace anche di vedere, ovviamente, bersagli a terra: in realtà le camere termiche sono due, una delle quali è della francese SAGEM (per i sistemi degli EAU), segno che i tipi russi continuano a non essere all'altezza della migliore tecnologia occidentale, e che funziona un banda 3-5 micron, inseguendo i bersagli; l'altra funziona nella banda 0,8-0,9 micron per seguire il missile antiaereo; infine vi è il computer centrale con due moderni schermi multifunzione, in una cabina esterna alla torretta (che resta senza equipaggio), per altrettani operatori; a tutto questo è asservito il computer centrale di controllo.
Le armi sono rivoluzionate anche rispetto al primo PANTSIR, e in particolare, si nota il ritorno prepotente delle 2A38, qui nel tipo M migliorato: alzo -6/+80 gradi, elevabili a 30 gradi al secondo, portata 4 km e cadenza di 2.000-2.500 c/min, omologazione nel 1980 (per il tipo originale); le due armi sono alimentate da nastro e sono intercambiabili l'una all'altra, malgrado siano orientate in maniera diversa rispetto alla fonte d'alimentazione (che viene dalla torretta,rispetto a cui sono esterne); una canna ha un solenoide per misurare la velocità effettiva di sparo e correggere l'equazione balistica teorica; l'altra ha un cilindro aggiuntivo per non falsare la misurazione della prima delle due. La riserva di colpi, nella parte posteriore della torre, è di 1.400 colpi, assai di meno del 2S6; il peso delle armi è di 230 kg l'una e la vO è di 960 m/s per i soliti proiettili 30x165 mm. È possibile sparare raffiche da no a tre secondi, e affidare al computer la scelta (che significa tirare tra 83 e 250 colpi totali); le munizioni sono HE-T e HEI, entrambe con sistema di autodistruzione dopo un tempo che corrisponde a circa 4 km (ovviamente, per le armi c.a. anche di piccolo calibro, è tassativo avere proiettili autodistruggenti: cosa succederebbe se migliaia di proiettili a.a. venissero sparati durante un'incursione e non esplodessero in aria? finirebbero per bombardare gli stessi obiettivi da difendere, facendo altro danno, per questo tutti i proiettili a.a. esplosivi hanno sia la spoletta a impatto, che a tempo e per quelli più grandi, di prossimità).
I missili 57E6 sono della famiglia SA-19 Grison. Vi è stata comunque una crescita consistente, infatti i lmissile attuale pesa 74,5 kg e 94 con il tubo di lancio. Ma il raggio di tiro è aumentato in maniera spettacolare rispetto agli 8 km dei primi SA-19: si parla di 20.000 metri, mentre la quota effettiva varia tra 15 e 15.000 metri; il primo stadio da 170 mm brucia per 2,5 secondi, e questo dà una velocità di ben 1.300 m/s, più di qualunque proiettile a.a. inclusi i sistemi DAVIDE da 76 mm della OTO, che arrivano a 'solo' 1.200 m/s. Una volta accelerato, il primo stadio si stacca e prosegue solo il secondo, calibro 90 mm, tuttavia primo di motore proprio: la soluzione è insomma simile all'ASTER, ma dati i pesi in gioco, non c'è un secondo stadio 'attivo' (del resto è così anche con i missili Starstreak inglesi, che di 'secondi stadi' ne hanno addirittura tre), ma solo i sistemi di controllo, testata e sistema di radicomando; comunque, la velocità persa è solo 40 m/s per km di percorso, e così si può arrivare presto e lontano; inoltre la testata pesa ben 20 kg, oltre il 25% del peso al lancio, e in questo, simile allo Starstreak, i cui 'dardi' senza motore hanno un peso elevato relativo alla testata di guerra. Il sistema di guida è un sistema MCLOS un po' come nei tipi europei quali il Roland, con radioguida che porta l'ordigno sulla linea di mira; gli ordini vengono fatti passare in onde, ma non le vulnerabili onde radio, ma quelle radar centimetriche, a fascio stretto; anzi, nella più recente edizione si è andati addirittura oltre, eliminando il radar di guida centimetrico prima presente tra le due camere termiche, e dando gli ordini direttamente con il radar di tracking. Uno, perché così si elimina un sistema semplificando il tutto; due perché le onde millimetriche sono più difficili non solo da disturbare, ma persino da rilevare da sistemi RWR nemici, o da apparati ECM, che in genere sono 'settati' contro onde tra il centimetrico e il decimetrico (2-40 cm). Certo, che il missile così realizzato è necessariamente un'arma particolare: esso procede a zig-zag, come i tipi controcarri, e data la velocità elevatissima, le sue correzioni di rotta sono necessariamente risultanti in fortissime accelerazioni, capaci di mandare in pezzi un aereo pilotato (decine di g) e con una certa perdita di energia per attrito. Ma anche così, il vantaggio è di fare un missile molto più economico rispetto ad ordigni con sistemi di autoguida IR o radar; in pratica, l'SA-19 funziona come una specie di proiettile radiocomandato.
In tutto vi sono 12 missili, su quattro colonne; ma scendono a otto se si usano piattaforme più leggere; si possono sparare anche due missili contro ogni bersaglio, ma il costo resta contenuto; la guida dell'arma è tramite 4 piccole alette canard anteriori mobili, per un'elevata stabilità in volo transonico, maneggevolezza e ridotto tempo di risposta, nonché manutenzione facilitata; tuttavia presenta maggiore resistenza aerodinamica e non permette il controllo in rollio. In ogni caso, questo sistema, pressoché universale per missili di piccole dimensioni,è altamente efficace e funzionale. I missili sono agganciati a gruppi di tre (in colonna) alle mitragliere, quando vengono attivati i sistemi di tiro.
Quanto alle differenze con i primi SA-19: peso 74 kg vs 57; peso testata 20 kg vs 9; v.max 1.300 m/s vs 900; gittata 20 km vs 8; quota max 15 km vs 3,5. A questo si aggiungano i progressi dei sistemi di guida: non c'è dubbio che questa famiglia di armi si è evoluta in maniera formidabile, e che ha di fatto rubato la scena a sistemi come l'SA-15 e al suo corrispettivo navale, l'SA-N-9 (Kortik), che sono apparati capaci, ma estremamente costosi e pesanti, mentre la loro portata di 12 km non è niente d'eccezionale, specie rispetto ai tipi più recenti di SA-19(SA-N-9).
Quanto alle piattaforme, anch'esse parte del successo del sistema, sono diverse. Quella iniziale doveva essere la GM-352 M1 della bielorussa Minsk Tractor Plant, la stessa del 2S6: lunghezza 7,8 m, larghezza 3,45 m, altezza 1,98 m senza torre; sospensioni idropneumatiche, con regolazione altezza dal terreno tra 190 e 580 mm; motore V84DT da ben 840 hp (come sul Gepard, che però pesa oltre 42 t) a 2.400 giri-min, sterzo idrostatico, velocità su strada 70 km/h, autonomia 500 km, guado un metro, peso 25,5 t; esiste anche un generatore ausiliari azionato da un diesel D245 da ben 180 hp (molti di più del normale per tali impianti), con corrente alternata da 220 V e 400 Hz. La base BMP-3, invece, andrebbe bene per sistemi alleggeriti, con otto missili e sistema solo elettro-ottico; i sistemi ruotati vanno dal BTR-80 al grosso MAZ-7930 Astrolog con peso max di 45 t, di cui circa la metà di carico e motore da 368 kW, lungo 12,7 m e largo 3,07, ma non mancano gli URAL 5323 e i Kamaz 6560 oltre che tipi occidentali come i MAN tedeschi. Una normale batteria ha fino a sei lanciatori e tre sistemi di rifornimento, più i mezzi da manutenzione (officina, manutenzione sistemi elettronici, uno per taratura, uno per ricambi e uno per controllo dei missili).
Note
modifica- ↑ Po, Enrico: Le mitragliere russe cal 23 e 30 mm, RID nov 1997 p.56-66; altamente 'raccomandato' anche il sito internet dello studioso Tony Williams per ulteriori dettagli su armi e, soprattutto, munizioni sovietiche
- ↑ Po, Enrico: Il cannone da 130 mm nella Marina Russa, RID lu 2006
- ↑ Cappellano, Filippo:L'artiglieria sovietica, P&D Febbraio 1992, pag. 70-79
- ↑ Po, Enrico: 2S7 Maltka, RID feb 1998
- ↑ [1]
- ↑ ricavato a Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/2S19
- ↑ Per Uragan e Smerch molte delle info sono: Enrico Po, Il lanciarazzi Smerch, RID dic 1997
- ↑ Vedi E.Po: Tunguska, il Gepard russo, RID gen 93 p.16-20 e Ott. 1993 p.20-23
- ↑ Po, Enrico, RiD Dic 2008