Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Marocco

Indice del libro

Il Marocco è stato particolarmente coinvolto negli interessi europei tra il 19° e 20° secolo, quando le nazioni del Vecchio Continente si spartirono l'Africa. Nel 1912 vi fu un accordo tra la potente Francia e la vecchia e decadente, ma più vicina, Spagna. Venne stabilito un totale di 4 sezioni d'influenza: il Marocco Francese con la capitale Rabat, il Marocco spagnolo con capitale Tetouan, il Protettorato meridionale del Sahara spagnolo, e la zona intermedia del Tangier. Il protettorato francese era comandato dal generale Louis Lyautey, mentre nominalmente il Sultano del Marocco (immortalato da Il vento e il leone di John Milius) restava il capo della nazione, ma in maniera essenzialmente figurativa.

L'Armata di Franco, proveniente dal Marocco spagnolo, fu determinante per la vittoria della guerra civile (purtroppo conclusasi con la sconfitta del legittimo ma impopolare governo di sinistra, al posto del quale è stato installato un regime dittatoriale quarantennale). Durante la seconda guerra mondiale il Marocco francese rimase invece fedele al governo di Vichy (indimenticabile il film Casablanca...), fino a che durante gli sbarchi alleati dell'8 novembre 1942, gli Alleati combatterono contro i francesi e dopo avere vinto lo usarono come base importantissima per la propria campagna europea e africana.

Finita la guerra, che vide Casablanca e altre città come scali fondamentali per gli Alleati (che per questo tentarono la conquista, certo non indolore), il Sultanto Sidi Mohammed chiese ai francesi e agli spagnoli di andarsene e chiedendo l'indipendenza del Marocco. Scoppiarono disordini in Marocco, ma soprattutto la guerra civile algerina, e i francesi dovettero andarsene nel '56, a marzo. A ottobre Tangeri venne assegnata al Marocco tramite accordi internazionali, mentre la Spagna cedette il Protettorato del Sud nel '58. Tuttavia Ceouta e Melilla e alcune isole vennero mantenute dagli spagnoli e furono la pietra dello scandalo per varie aspre discussioni e tensioni con la Spagna.

Alla fine Sidi Mohammed venne incoronato come Mohammed V nel '57, dopotutto era il padre della Patria, e nel '61 già arrivò il successore Hassan. Il regime marocchino è una monarchia, ma ben inteso costituzionale, con un parlamento a due camere e un primo ministro di designazione reale. Insomma, una struttura di governo moderna, col re che ha compiti di garanzia costituzionale.

Il Marocco si ritrovò senza appoggio francese e americano quando nel '61, in piena Guerra fredda, divenne marcatamente pro-sovietico, tanto che ebbe, per quanto possa sembrare strano attualmente, anche caccia MiG: uno squadrone di MiG-17 e MiG-15UTI venne fornito dall'URSS. Ma l'inedita vicinanza di una monarchia all'URSS è stata di breve durata e dopo un quinquennio ritornò, nel '66, ad avvicinarsi al mondo occidentale, tanto che ebbe un reparto di 18 F-5.A e 2 B, poi aumentati a 23 in tutto con alcuni esemplari iraniani. Erano tutti basati a Kenitra.

Gli F-5 marocchini servono come componenti importanti nella Al Quwwat al Jawwiya, in termini internazionali Royal Air Force of Morocco che per quanto possa sembrare strano, ne è stata una delle più attive utilizzatrici. Infatti il Marocco ha avuto modo di usarli in molte situazioni reali.

Il Marocco non era un Paese del tutto stabile se è vero, come è vero, che nel giugno del' 65 re Hassan II, successore del padre, volle dichiarare una dittatura reale, una specie di semi-monarchia assoluta, in cui aveva sia compiti legislativi che esecutivi. Questa situazione durò anni, tanto che ancora il 16 agosto 1972 il re era in carica nei suoi poteri. Allora successe una cosa incredibile, degna di un film d'azione (sarà stata ispiratrice del film Airport '80?). Quel giorno 3 F-5A attaccarono un Boeing 727 che riportava il re dalla visita in Francia. Incredibilmente l'aereo, forse attaccato solo con i cannoni, riuscì ad atterrare in emergenza e il re sopravvisse. Ma non finì lì. L'aereo atterrò a Rabat, e l'aeroporto della capitale marocchina venne poi mitragliato da uno degli F-5. Non ancora pago del risultato, il Palazzo Reale venne colpito da altri 4 F-5 il giorno stesso, più tardi. Tutto questo non bastò ad impedire al re di restare al potere. Nel '74 il Sahara spagnolo venne abbandonato dalla Spagna, e il re Hassan organizzò la cosiddetta 'Marcia verde' di oltre 300.000 uomini e donne disarmati nella regione disputata. Nel '76 la Spagna cedette il Sahara meridionale a Marocco e Mauritania. Venne chiamato Sahara Occidentale.

Negli anni successivi le due nazioni si misero d'accordo nominalmente per ripartire il territorio, ricchissimo di certi minerali, come i fertilizzanti. Qui arrivò in campo il Polisario, ovvero il Fronte Popolare per la Liberazione di Saguiet el-Hamra e Rio de Oro, supportato dall'Algeria (e anche dalla Libia), che cominciò a combattere nella primavera del '76. Gli F-5 marocchini di Kenitra iniziarono gli attacchi contro il Polisario, ma i missili SA-7 si dimostrarono, nonostante il calore del deserto e le basse emissioni dei piccoli F-5, in grado di abbattere diversi aerei marocchini. Allora i Marocchini comprarono i nuovi F-5E con finanziamenti sauditi.

Il Marocco si defilò dalla porzione mauritana del Sahara occidentale nel '79 ma tenne la sua zona, combattendo contro il Polisario, senza risultati decisivi. Solo nell'88, quando Marocco e Algeria 'normalizzarono' le loro relazioni, il sostegno per il Polisario scemò rendendo meno agguerrito e armato questo movimento. Nel '91 l'ONU riuscì a stabilire una tregua, anche se armata. V'era da stabilire il futuro di quei territori con un referendum, che però non si tenne mai forse per il timore di dovere poi accettare un risultato non proprio indolore. In sostanza non si capiva nemmeno chi dovesse votare e in tutto il territorio rimase 'teoricamente' il controllo amministrativo del Marocco.

Con il ritorno del Marocco nell'area 'occidentale', nonostante l'assenza di democrazia, arrivarono i caccia Mirage F.1C ed E nei tardi anni '70, 16 F-5E e 4 F-5F vennero ordinati per essere consegnati nell'81. Non erano soli: per armarli adeguatamente per attacchi al suolo vennero armati con i temibili AGM-65B con sensore TV con ingrandimento, come anche le micidiali bombe Mk.20 Rockeye con 247 submunizioni a grappolo in appena 227 kg. Vennero anche forniti di sonde per il rifornimento in volo con un Boeing B 707 modificato. Ma ancora, questi aerei non sono stati immuni dalle perdite, stavolta, data la presenza di lanciatori di flares (presumibilmente montati) e della distanza maggiore di ingaggio con i missili, i loro nemici sono stati armi maggiormente prestanti: il Polisario era armato persino con i temibili SA-6 Gainful, e alcuni F-5 (come anche F.1) vennero abbattuti da questi missili SAM mobili a medio raggio, come anche dagli SA-9, fratelli 'maggiori' degli SA-7. Infine, nell'ottobre 1989 arrivarono dall'USAF (basati ad Alconbury) 12 aerei F-5E (incredibile come i pur pochissimi F-5E, utilizzati dai reparti 'aggressors' siano poi diventati obiqui in diverse parti del mondo come prodotti 'di seconda mano': evidentemente, una dozzina qua, una là e il gioco è fatto).

Quanto ai Mirage F.1, simili in aspetto (per i missili all'estremità alare, ma solo per quello e il muso appuntito: per tutto il resto sono ben diversi) agli F-5 e più potenti hanno seguito una carriera simile: in tutto sono arrivati, pare, un totale di ben 30 CH, 14 EH da attacco, e 6 EH-200 anche con la con sonda per il rifornimento in volo. Anch'essi vennero consegnati dalla fine degli anni settanta. Contro il Polisario hanno subito varie perdite e solo la metà resta operativa, pur rappresentando la principale forza da combattimento dell'Aeronautica Marocchina.

Il Marocco nel Sahara Occidentale[1] modifica

E i Sarawi? Husson ha incontrato questi guerriglieri del deserto, si muovevano su Land Rover eToyota con mitragliere ZPU e ZU da 14.5 e 23 mm, che controllavano i 'muri', entro cui spesso, in barba alle difese, riuscivano a penetrare, sia furtivamente che con piccoli colpi di mano. V'era un comandante, Habd El Hai Braika, capo di una Kabta ovvero compagnia, della seconda Regione militare del Polisario N.2 Comandava 200 uomini, armati con AKM, RPK, RPG-7, mortai medi e mitragliere pesanti, e operavano su di un settore di 100 km (!) per la scoperta di forze marocchine, dato che dai muri potevano essere anche venire incursioni marocchini, Erano 15 anni che erano partiti gli spagnoli, e da allora erano iniziate azioni belliche con i Marocchini. La guerra ha conosciuto vari momenti, e alla fine nel 1990 v'erano stati non meno di 20.000 morti e 120.000 profughi, con danni per centinaia di milioni di dollari. Non uno dei peggiori risultati nei drammatici conflitti africani, ma certo è una delle più dispendiose! Ma da dove nasce, nel profondo questa situazione?

I Sahraui firmarono nel 1884 un trattato con gli spagnoli per la sovranità sulle loro terre, iniziando la colonizzazione di questo che era una dei più inospitali pezzi d'Africa rimasti ancora liberi, ma in ogni caso la colonizzazione non conquistò tutto il territorio fino al 1934, e giusto per la pressione dei francesi sugli spagnoli perché i nomadi sarawi facevano incursioni nei loro possedimenti. Insomma, non sembrava certo una terra molto ospitale e appetitosa. Senonché negli anni '50 vennero scoperti giacimenti di fosfati a Bou Craa (che guardacaso è una delle località protette dai muri). Nel contempo vi furono fermenti indipendentisti e dopo l'indipendenza del Marocco, la lotta si concentrò, da parte Sarawi, nei territori spagnoli, tanto che questi, all'epoca isolati in buona parte dal mondo, chiesero aiuto alla Francia e nel '58 iniziò L'Operazione Ecouvillon' che comportò profughi Sarawi in Marocco e Mauritania, ma nonostante tutto l'azione militare non fu sufficiente. Negli anni '60 si diede origine ad un vero nucleo nazionalista, grazie a Mohamed Bassiri, che fondò l'MLS, Movimento per la Liberazione del Sahara. Poi, il 17 giugno 1970 una manifestazione popolare a El Ayoun, indetta per protestare contro il piano spagnolo di annessione del Sahara occidentale, venne repressa sanguinosamente. L'MLS finì lì, con l'arresto di persone come lo stesso suo leader Bassiri. Insomma, la politica da sola non bastava né poteva bastare: manifestare pacificamente non pagava a sufficienza contro qualcuno ben disposto ad usare la forza, e allora anche in questo lembo di Africa nacque un'organizzazione sia politica sia con capacità militari. Era il 10 maggio 1972 quando nacque il POLISARIO,, fondato da Mustapha Sayed El Wali, che sarebbe stato ucciso in azione l’8 giugno 1976 quando il Polisario lanciò un'incursione nella capitale mauritana, ovvero Nouakchott.

Nel '74 la Spagna concesse ufficialmente al Sahara Occidentale lo status di 'autonomia interna' e informando l'ONU in merito, nonché di tenere un referendum entro il giugno del '75.

Il Marocco, all'epoca altra dittatura interessata a questi territori non ci stette: Hassan II chiese un pronunciamento dalla Corte di giustizia dell'Aia e poi, prima ancora del verdetto, si accordò segretamente con la Mauretania (presidente Moktar Ould Daddah) per spartirsi comunque il Sahara Occidentale. E così fu, o almeno sembrò essere.

Quando infatti la Corte Internazionale si definì favorevole all'indipendenza del Sahara Occidentale, con sentenza del 16 ottobre 1975, il Marocco organizzò la 'Marcia verde' con 350,000 persone disarmate che, partendo da Tarfaya entrarono nel territorio ancora occupato dagli spagnoli il 6 novembre. Era un atto forte, e i l4 novembre venne firmato a Madrid un accordo a 3 tra Marocco-Mauretania e Spagna, con cui quest'ultima si defilava dalla scena, mentre la spartizione tra le altre due nazioni avrebbe avuto luogo il 14 aprile '76. Il Polisario, con l'Algeria come 'sponsor', denunciò questa clamorosa truffa (nonostante la sentenza favorevole all'indipendenza, sia pure con qualche ambiguità di troppo..), con poco risultato a seguito di tante discussioni: il 14 novembre 1975 vennero approvate contemporaneamente due risoluzioni che dicevano praticamente l'opposto: appoggio all'accordo del 14 novembre di Madrid, e diritto all'autodeterminazione dei Sarawi.

Di fatto, da questa bagarre si avvantaggiarono le Forces Armées Royales Marocchine e le corrispondenti mauritane che appena se ne andò il Tercio de Armada spagnolo, presero il controllo del territorio, un po' come l'azione congiunta URSS-Germania contro la Polonia nel '39..

I Sarawi non ci stettero certo, e già il 27 gennaio '76 vi fu uno scontro tra l'esercio marocchino e l'ELPS, Esercito di Liberazione Popolare del Polisario, che avvenne vicino ad Amgala, e non si esclude che anche degli algerini siano stati a fianco dei Sarawi.

Dopo questa prova generale, l'ELPS dichiarò la nascita della RASD, Republica Araba Sarawi Democratica, così si creò un soggetto politico da contrapporre a Marocco e Mauritania. Era difficile ma non impossibile ,a quel punto, da un lato recuperare il territorio nazionale così 'indebitamente' sottratto dai mauritani e marocchini, dall'altro organizzare una popolazione che in tutto faceva solo 150.000 persone, e che era stata costretta a rifugiarsi in Algeria (Hamada del Draa) per sfuggire ai bombardementi dei due Paesi invasori.

Anzitutto l'organizzazione dei profughi: suddivisi in 4 Wilaya ovvero Province, chiamate El Ayoun, Smara, Aouserd, Dakhla che sono le maggiori città del Sahara Occidentale. Ciascuna è stata poi suddivisa in daira, ovvero distretti, ciascuno con tanto di sindaco e servizi d'istruzione e ospedalieri. Così, con un raro esempio di come una nazione si può formare persino nei campi profughi in maniera efficiente, moderna e democratica, i Sarawi hanno dato vita alla loro riscossa. L'alfabetizzazione e l'istruzione da sole erano destinatarie del 28% del 'PIL' della RASD. L'altra faccia della medaglia era ovviamente quello militare, che assorbiva il 35-40%. Lo sviluppo di questo modello sociale ha visto davvero principi collettivistici applicati e con successo: niente denaro, niente mercato, risorse comuni distribuite a tutti perché tutti partecipavano allo sforzo. Almeno come situazione 'transitoria', poi certo se i Sarawi avessero ottenuto le loro terre questo piccolo prodigio del deserto si sarebbe perduto: ma nondimeno questo è stato il cemento dell'identità Sarawi che nel '91 aveva come primo ministro Ali Berba.

Detto questo, come si sviluppò la guerra nel deserto? V'erano da affrontare ben due invasori, uno da Nord e uno da Sud. Ma era quest'ultimo, i Mauritani, ad essere il meno forte militarmente. I Sarawi combatterono duro: attaccarono le punte avanzate e le costrinsero a trincerarsi stoppando la loro avanzata. Centri come Bou Crara (città mineraria per i fosfati) e Zouerate (per il Ferro), Tan-Tan, Assa (Marocco meridionale), e persino la capitale Mauretana Nouakchott, dove venne ucciso El Wali. In sostanza, il Polisario praticò il rischio calcolato di tenere a bada i Marocchini, e di concentrarsi soprattutto contro i Mauritani.

I Mauretani non ce la facevano: erano una nazione povera, con pochi uomini e mezzi, e sia nel '77 che nel '78 i Jaguar francesi intervennero su richiesta Mauritana contro i nuclei motorizzati del Polisario. Nondimeno, i Mauritani persero l'iniziativa, le risorse e la volontà: alla fine, il 10 luglio 1978 vi fu un golpe in cui l'esercitò rovesciò l'allora presidente Ould Daddah e di lì a pochi giorni le operazioni del Polisario cessarono nel settore sud, lasciando a quel punto mano libera alla trattativa politica : il 5 agosto 1979 venne firmato ad Algeri un accordo in cui la MAuretania si ritirò dal settore Sud del Sahara Occidentale, anche se questo significò che il Marocco, per continuare le operazioni, dovette occupare anche quello, il cosiddetto Rio de Oro (sarebbe stato davvero 'troppo bello' se i Sarawi a quel punto avessero avuto almeno un pezzo della loro Patria tutta per loro...).

Al motto di 'O Patria o Martirio' i Sarawi del Polisario non si persero d'animo: il nemico rimasto era molto più potente, ma era anche molto stressato dal dover occupare tutto quel deserto da solo.

Allora, l'ELPS si ritrovò questo avversario ben più equipaggiato, ma le sue tattiche 'colpisci e scappa' erano tutt'altro che inclini a dare valore alla superiorità teorica avversaria, a conferma che nel deserto la mobilità è davvero fondamentale. Il Polisario, concentratosi a Nord, supportato da Libia e Algeria (pochi carri e cannoni sono trascurabili per un esercito convenzionale, non così per una forza di guerriglia..), e con l'offensiva 'Houari Boumedienne', gennaio '79, penetrò nel Marocco meridionale, contro Tan-Tan, e nel marzo 1980, sul massiccio dell'Ourkziz le FAR marocchine subirono una grave sconfitta. Insomma, i rovesci patiti dai libici anni dopo nell'ancora non iniziata campagna chadiana, erano già stati 'sperimentati' dai marocchini a danno delle micidiali incursioni di motorizzati della guerriglia. Eredi del SAS-LRDG inglesi, ma soprattutto dei predoni del deserto, solo con cavalli-vapore anziché cammelli. I Marocchini si organizzarono con le blindo AML-60 e 90 per le unità mobili presto diventate famose, le 'Ohoud' a 'Zallaka'. Ma più che inseguire i loro avversari nel deserto, i marocchini iniziarono a costruire muri (il 'Vallo Adriano' o la Muraglia cinese del Deserto..), anzitutto per proteggere il porto di El Ayoun, la capitale religiosa dei Sarawi Smara, e la zona mineraria di Bou Craa. Questo non impedì nel frattempo l'attacco alla guarnigione di Guelta Zemmour che aveva per la prima volta missili SA-7 e blindati, tutto materiale ex-libico. Era l'ottobre '79, e due mesi dopo arrivarono anche i carri T-54 e 55 ex-algerini, colpendo M'Sied, e altre piazzaforti marocchine. Così, per parare questi attacchi devastanti venne deciso definitivamente di passare ai 'muri', impresa improba da fare nel mezzo del deserto, ma l'unica considerata fattibile per evitare i danni altrimenti inflitti dal Fronte del Polisario.

Questa storia dei Muri, le più lunghe fortificazioni moderne, venne iniziata nel 1980, ad Agosto per iniziativa del generale Dlimi, comandante del fronte Sud (in tal senso, il Marocco è suddiviso in 3 zone militari). Della struttura si dice dopo, ma in termini concettuali e pratici si trattava di una iniziativa a doppio senso: da un lato era un modo per contenere l'avanzata dei Sarawi dentro il territorio controllato dai Marocchini, dall'altro si trattava di 'schiacciali' progressivamente vicino ai confini algerini, e questo avrebbe dovuto mostrare maggiormente all'attenzione internazionale il coinvolgimento di questa nazione: d'altra parte poca sorpresa, in genere i movimenti di guerriglia hanno una nazione 'santuario' che li protegge da un nemico superiore: per questo i campi profughi Sarawi non sono stati attaccati.

Un primo muro venne ultimato nel marzo 1981: era già una grossa impresa, con una lunghezza di ben 600 km, ma poi venne costruito un altro muro di 300 km a protezione di J'Diria, Haouza (ex- capitale della RASD), e un altro di 320 km per proteggere anche Amgala, il che ha tagliato praticamente il territorio del Sahara Occidentale in due settori, per via del confine con la Mauritania. Del resto, anche entrare in Mauritania è possibile ai Sarawi, che nel '76 per raggiungere la capitale percorsero migliaia di km come nulla fosse. Tutto questo primo livello di lavori venne ultimato prima che l'ELPS sferrasse, a metà del 1984, una offensiva con 2.500 uomini, arri T-54/55, blindati BTR-50/60 e BMP-1, che venne ridotta in efficacia. La costruzione di un altro muro da 400 km venne finita nel novembre dello stesso anno, partendo da Zag fino verso il confine algerino. Insomma, gli anni peggiori furono circa 3-5, e presto i marocchini passarono a costose difese statiche di grandi dimensioni, di valore questionabile ma di costo altissimo, tuttavia un deterrente adeguato contro i Sarawi. Un altro muro venne costruito dal maggio '85 nella zona centrale per proteggere Guelta Zemmour e Bir Anzaran e infine un altro muro, il sesto ha bloccato l'accesso all'Atlantico. Tutto questo sforzo, appoggiato da un gran numero di soldati di guardia e di pronto intervento, campi minati etc. ha reso molto difficile ai Sarawi di entrare nel territorio che loro rivendicano ma a costo di una logistica e una forza d'impiego troppo grande e difficile da gestire con 2.400 km di estenzione.

E l'ELPS, come si presentava nel '90? Dipinti come guerrieri-mercenari, criminali etc. dai marocchini, in realtà erano un'eccellente forza di combattimento, davvero molto grande per la piccola popolazione. Era suddivisa in 8 zone militari con 18-20 uomini in tutto ufficiali, ma in pratica non erano più di 5-6 mila. Persino troppi se si considera gli equipaggiamenti. In ogni caso erano suddivisi in failak, ovvero battaglioni, da 400-600 effettivi, Katiba ovvero compagnie di 180-200 effettivi, ma soprattutto 3 unità corazzate con carri T-54/55, ZSU-23-2, BMP-1. Una di queste unità era in riserva, poi da rilevare 6 unità di fanti di cui una in riserva. Certo che dopo gli accordi dell'84 tra Gheddafi e re Hassan II, e dopo la normalizzazione dei rapporti algerini-marocchini dell'88, la fornitura di armi era diventata un problema.

Altre armi erano fucili AK-47 e AKM, RPG-7, LRAC, missili TOW, MILAN, Dragon, mitragliatrici RPK da 7.62 mm, mitragliatrici pesanti da 12.7, 14.5, 23 mm, obici da 105 mm HM-2, D-30 da 122 mm, addirittura M-46 da 130 mm da 27 km. lanciarazzi BM-21 per un totale di quasi 180 armi, più i cannoni SR da 106 mm, mortai leggeri, medi e pesanti; 60-90 carri T-44-55, cacciacarri SK-105 (meno di 12), APC BTR-50,60 e BMP-1 (meno di 60), VAB, AML-60 e AML-90, forse Cascavel con cannone F-1 ex- libiche.

Le armi contraeree erano missili SA-6,7,9; armi da 12.7, 14.5 e 23 mm per lo più semoventi; quasi 800 veicoli Land Rover Santana, Toyota, ACMAT etc per compiti logistici e di combattimento.

Non mancava la scuola militare 'Martire El Wali' che era a 40 km da Tindouf con una quarantina di istruttori, mentre i commissari politici erano dalla scuola nazionale della RSAD. Erano presenti a livello di failak, ma pare avessero utilità solo come educazione civica e non conduzione militare. Appoggiati dalla Libia, che avrebbe ancora nel 1986 addirittura formato un plotone di incursori subacquei, e dall'Algeria con 25-30 milioni di dollari all'anno, Cuba con la formazione di specialisti e quadri, e altre nazioni. Sempre nella stezza zona, vi era un campo prigionieri marocchini con 200 detenuti, in piccole casette sferiche numerate e abiti civili.

Era davvero uno schieramento notevole per una piccola e povera comunità, ma funzionava. Il Marocco, per mantenere la sua ostinata presenza nel Sahara Occidentale spendeva il 30% del PIL (come si potrà mai sprecare tanto denaro..) e questo senza risolvere il problema. L'ELPS è riuscito a mantenere la pressione sui marocchini, e spesso i guerrieri sono riusciti ad oltrepassare il muro in infiltrazioni notturne. Spesso hanno imparato a riconoscere anche i singoli soldati marocchini, dopo che per giorni e notti passano ad osservarli nelle stesse sezioni del Muro.

La situazione politica era, nel 1990, di tregua armata; la RASD era riconosciuta da 74 Nazioni e ufficialmente ammessa come 51imo Stato dell'Unione Africana grazie al vertice di Addis Abeba tenutosi nel novembre del 1984. La soluzione a quel punto era possibile solo a livello di politica. Si pensava ad un referendum da entrambe le parti, ma il Polisario prima pretendeva il ritiro dell'esercito marocchino. C'erano altre cose: per il Polisario gli aventi diritto al voto dovrebbero essere contati secondo la popolazione residente nel 1974, quando gli spagnoli fecero l'ultimo censimento. Ovviamente il Marocco non ci stava: secondo una vecchia logica di mettere alla comunità un fatto compiuto davanti, dai primi anni '80 aveva popolato per quanto possibile di propri cittadini il Sahara Occidentale, e con un numero tanto ridotto di Sarawi il gioco non è certo difficile (basti pensare alla 'cinesizzazione' del Tibet).

I tentativi internazionali di porre rimedio alla questione non sono mancati, tra cui un piano dell'allora segretario ONU Perez de Cuellar con tanto di dialoghi con Hassan II, il presidente RASD Abdelaziz, vi sono stati incontri tra Sarawi e il Re del Marocco a Rabat.

Ma perché il Sahara Occidentale è tanto importante? per la posizione strategica, perché da lì è possibile influenzare la costa occidentale africana, e per i fosfati: la terza riserva dopo USA e URSS era lì, sotto le sabbie del deserto, poi ferro, petrolio, zico, rame, e lungo le coste tra le più pescose zone di pesca del mondo. Questo spiega molto della volontà marocchina di appropriarsi del Sahara occidentale.

Nel frattempo, i marocchini erano poco propensi a fare irruzioni, nei corridoi lasciati dai 'muri', troppo prevedibili: molti F-5A, E e Mirage erano stati abbattuti nel corso degli anni, uno degli ultimi era un Mirage F.1CH abbattuto nel gennaio '85 da un missile sparato direttamente dal territorio algerino, che restava 'off limits' per i marocchini. Dall'elenco prima citato, appaiono molti materiali anche pesanti, occidentali: erano quelli catturati ai Marocchini, tra cui centinaia di fucili FAL e molte artiglierie, blindo, cacciacarri: i successi dell 'ELPS erano tali che il Marocco era 'il loro secondo fornituro militare'.

Il muro delle FAR nella Zona Militare Sud (1990)[2] modifica

A fermare le incursioni oltreconfine del Polisario, vi erano le truppe della Zona Militare Sud, con 3 settori operativi, N, centro e S. Le basi erano Qued ad Dahab, Seguiet El Mra e Qued ad Dakar, ma ogni settore era basato su altri sotto-settori operativi. In tutto v'erano una brigata di fanteria meccanizzata con 5 mila effettivi su un battaglione comando e servizi e 4 di fanteria. I mezzi erano gli M113, M163 Vulcan, M113 TOW. Altre 4 brigate di fanteria avevano 20 mila soldati con la stessa organizzazione base ma armi diverse, come mortai da 120 mm, missili Dragon da 1 km, MILAN da 2 e TOW da 3-4 km, cannoni SR M40A1 e veicoli APC VAB. Infine vi erano un reggimento di fanteria meccanizzata con 3 mila soldati, con battaglione comando e 3 d'arma base con cingolati M113 e ruotati Ratel, AML-60 e 90, sistemi d'arma M163 e M113-TOW; 3 reggimenti fanteria per 9.000 uomini con una compagnia controcarro, una mortai pesanti, una radar, sei compagnie DIR (intervento rapido), e un solo battaglione d'arma base. Avevano radar LMT-Ratac su veicoli AMX-13, cannoni SR M40, mortai da 120 mm, missili MILAN. Infine v'erano due battaglioni paracadutisti con 2 mila soldati della a Brigata di Fanteria Paracadutisti, ed equipaggiati con mortai da 81 e 120 mm, cannoni SR da 106 mm, mitragliere binate KPV da 14.5 mm, missili HOT, MILAN, TOW.

Dietro da questi reparti che da soli accontavano da 5 brigate, 4 reggimenti, 2 battaglioni per una forza complessiva di 39.000 soldati (!) dotati di equipaggiamenti moderni e mobili, non mancavano altre forze.

Erano disponibili anche 2 battaglioni di fanteria con 2.500 uomini in tutto (1 compagnia comando e 4 fanti), 23 battaglioni d'arresto con 17.000 effettivi sistemati dietro i Muri; 4 GEB, ovvero Gruppi d'esplorazione blindati con 2.600 uomini l'una, ciascuna su: 1 compagnia comando e servizi, 4 compagnie carri, 1 fanti meccanizzati, 1 controcarri. Questi gruppi avevano carri M48A3 e A5 con pezzi da 90 o 105 mm, cacciacarri leggeri SK-105 Kurassier ben più moderni e mobili, armati con cannone da 105 mm su torretta tipo quella degli AMX-13, blindo AMX-10RC pesanti, cingolati M113 e M113TOW. Ad essi si aggiungeva un GEMèca, Groupe d'Escuadrons Mécanisés con una compagnia comando e servizi e 3-6 compagnie meccanizzate con AML-90, M-3, M113 e addirittura BM-21 da 122 mm. Non bastava: c'erano anche 7 GAR, Groupe d'Artillerie Royale con 7 uomini complessivi e ciascuno su batteria comando e servizi, batteria contraerea, 3 batterie da 105 e 155 mm con 6 pezzi l'una, inclusi i semoventi G-3 e M109A1. V'erano anche 5 battaglioni del Genio, 1 trasmissione, 2 logistici per riparazione, 2 battaglioni meharisti, 3 GLS (Groupements Légers de Sècuritè) delle Brigate leggere di sicurezza, un certo numero di piccoli reparti speciali (Commandos de la Marche Verte), 8-10 mila uomini paramilitari (Forces suxiliaries Quouat Moussaida) appartamenti dal Ministero degli Interni.

Non mancavano le forze aeree: FRA (Forces Royales Air) con una grossa base aerea a Laayoune, la 4a Base Aèrienne, con Mirage F.1, F-5, elicotteri da trasporto e combattimento. La Marine Royale aveva infine basi ad Agadir e Dakhla con guardacoste, naviglio leggero anfibio, motovedette, e il 2 e 3o Bataillon de Fusiliers Marins, stanziati normalmente a Laayoune, e Boujdour.

Insoma, un complesso estremamente complesso e costoso per far fronte al Polisario: ricapitolando, 5 brigate di cui una meccanizzata e 4 motorizzate, 1 reggimento di fanteria meccanizzata e 3 motorizzata,2 battaglioni paracadutisti per un totale di 39.000 uomini dei reparti di intervento; 2 battaglioni di fanteria, 17 battaglioni di fanteria d'arresto, 4 GEB, 7 gruppi d'artiglieria, 5 battaglioni del genio, 1 trasmissioni, 2 logistici, 3 raggruppamenti, unità speciali e 8-10 mila paramilitari degli Interni. Stiamo parlando di circa 120.000 soldati, con uno schieramento difensivo dietro muri di sabbia e campi minati.

E tutto questo per tenere a bada appena 150.000 Sarawhi, di cui circa 20.000 in armi o armabili, per giunta con l'appoggio di aerei e navi, due battaglioni fanteria marina come finale.

E i muri? Erano lunghi 2.400 km, un terrapieno alto 2-3 m di sabbia e pietrisco, creati con due bulldozzers contapposti. I muri servirebbero a poco da soli, ma ogni 5-7 km v'erano anche dei PA, punti d'appoggio occupati da un plotone o da una compagnia, protetti da campi minati e dal sempre valido filo spinato. Il reparto aveva mitragliatrici da 12.7 e 14.5 mm, lanciarazzi controcarri e-o missili Dragon e MILAN, mortai da 81 o 120 mm. VI erano anche postazioni fisse d'osservazione, con un plotone ed erano distanti tra i 500 e i 2.000 m di distanza l'uno dall'altro. Questi punti d'osservazione potevano supportarsi tra di loro in caso d'attacco, ma oltre a questo v'erano anche i sistemi d'osservazione radar: RATAC, RASIT, STENTOR, RASURA francesi o gli AN/PPS-5 americani per l'avvistamento di oggetti a terra, con raggio di circa 30 km e collegati alle artiglierie campali.

A parte questo,ad 1 km dietro al muro v'erano postazioni d'artiglieria campale da 105 e 155 mm, o mortai pesanti da 120 mm. In profondità v'erano i gruppi autonomi: un primo gruppo d'intervento aveva un battaglione di blindo, carri,carri leggeri, veicoli leggeri. Poi se tutto andava anche peggio v'era il Gruppo d'intervento generale con brigate o reggimenti fanteria meccanizzata, dai GEB e infine dall'appoggio dei caccia e aerei vari: questi includevano anche i Mirage F-1 e F-5 con pod da ricognizione, un C-130 Hercules con uno SLAR e sistemi ELINT.

Tutto questo dà l'idea di come sia difficile fissare un nemico nella guerra del deserto e con che costi per una nazione: schierare nell'inospitale parte meridionale del Marocco 120.000 uomini e migliaia di equipaggiamenti pesanti era un salasso davvero notevole per il non poderoso stato marocchino, ed estremamente impegnativo per chiunque altro (non era tanto diverso dallo schieramento di NE in Italia durante la Guerra Fredda).

Nel 2001, la situazione era simile, per dirla con la citazione usata dall'ottimo Husson, al 'Deserto dei Tartari'[3]==. Ognuna delle due parti si fronteggiava dalle relative postazioni. Il referendum, da molti anni invocato come soluzione per risolvere l'annoso problema dell'autodeterminazione del Sahara Occidentale, che ancora nell'estate 2000 James Baker ha tentato, come rappresentante speciale dell'ONU di sbloccare a Ginevra, ma senza successo. La tregua che durava dal 6 settembre 1991 dopo questo fallimento diplomatico era messa in notevole difficoltà, e forse era da considerarsi addirittura fallita, visto che non si sarebbe trovato un modo per decidere di questi territori. Rabat non aveva certo la volontà di affrontare una votazione popolare, avendo maggiore forza militare e occupando gran parte del territorio, ma il problema non era di lana caprina: come individuare precisamente chi era realmente in possesso dei diritti di voto, che non potevano certo essere estesi ai 'coloni' inviati dal Marocco dopo l'occupazione? Dal 1992 vigilava il MINURSO; ovvero Missione dell'ONU per il Referendum nel Sahara Occidentale. Questa sigla spiega già molto dell'importanza politica estremamente alta attribuita a questo metodo di scelta. Ma anche riprendere le attività militari contro le FAR marocchine non era certo una cosa vantaggiosa per la RASD: impossibile riconquistare i territori occupati dai Marocchini. Al più avrebbe potuto mettere i marocchini a rischio bancarotta: già in tempo di pace spendevano il 33% del PIL in spese militari, essenzialmente per mantenere l'enorme apparato militare nel deserto, dov'era schierato, in un clima secco con temperature di 50 gradi (che mettevano a rischio anche gli pneumatici dei mezzi parcheggiati al sole, in genere protetti da muretti speciali o simili oggetti che generavano ombra), un contingente di due terzi dell'esercito (lasciando tra l'altro poco popolata la frontiera con la Spagna). Questo era stanziato nelle 'province sahariane', che nel 2000 costavano 1 miliardo di dollari all'anno, per lo più a causa dei 'muri', costosi ma sostanzialmente efficaci nel tenere fuori dalle parti più importanti dei territori il Polisario. Questo era riuscito se non altro, nel frattempo, a riorganizzare le proprie forze facendone un sistema militare simile ad un piccolo esercito regolare piuttosto che ad una formazione di guerriglia. Del resto i muri, alti da 3 a 5 metri e presidiati da campi minati e 80.000 soldati e passa, erano davvero un ostacolo temibile, coprendo il 65% del territorio grazie ai 2.500 km di lunghezza, suddivisi in 3 zone operative: Sud con comando a Dakhla, Centro a El Aiun, Nord a Mahabes. Al solito, dietro le guarnigioni di prima linea v'erano i gruppi d'intervento mobili.

Il Polisario era stato nel frattempo riorganizzato in 7 regioni militari o RM di cui 6 a contatto con i 'muri', tra cui la 5a con comando a Bir Lahiou, vicina alla base marocchina di Zag, la 2a RM con comando a Tifariti (in cui se le FAR marocchine sfondassero taglierebbero in due l'intero schieramento del Polisario tra l'Algeria e il Sahara meridionale), e le altre, coma la 4a, 3a, 7a, 1a i cui comandi erano a M'Herig, Midjec, Aghouinet e Dougej. La sola RM non a contatto con i muri era quindi la 6a, in prevalenza sistemata a Tindouf, in Algeria, ed era il QG dell'ELPS. Qui erano stati raggruppati i carri T-55 e T-62, la logistica, formazione, istruzione per una forza armata di 8-10.000 uomini, che erano saliti, prima della tregua del '91, addirittura ad oltre 30.000. V'era davvero una struttura completa coma la scuola militare quadri 'Martire Ammi', quella per fanteria 'Martire El Ouali', e quella per cavalleria e artiglieria 'Martire Haddad'. I veterani dell'ELPS, spesso provenienti a loro volta dalle scuole algerine, curavano la formazione dei soldati. Fino al 1983 provenivano anche dalla Libia, poi v'è stato l'accordo tra Gheddafi e Hassan II. Con l'Algeria invece i rapporti non sono finiti e stage di 6 mesi per una formazione da ranger (truppe esploranti) erano garantite ad alcune decine di soldati presso la scuola commandos algerina. Delle RM, eterogenee per compiti e organizzazione, la 2a e la 7a erano 'Regioni meccanizzate', le altre, tutte, erano 'motorizzate'. La differenza era che le prime avevano 6 battaglioni, ovvero le failak di cui uno di carri, due fanti meccanizzati, uno fanteria motorizzata (veicoli come i Toyota 4x4), uno per l'artiglieria e uno per la difesa c.a. Praticamente erano disponibili un qualcosa di simile ad una brigata, anche perché i battaglioni carri erano in effetti di tipo assai convenzionale, con 3 compagnie su 4 plotoni l'una, oltre al reparto comando e a quello con gli ZSU per la difesa contraerea. In effetti, almeno in tempo di pace tutti e due i battaglioni carri erano raggruppati nella 6a RM. La fanteria meccanizzata aveva invece i BMP-1: anziani ma ben armati (dev'essere una brutta esperienza viverci e combatterci nel deserto, anche perché pare portassero l'intero equipaggio standard di 3 uomini e 8 truppe, anziché 3+6 come spesso accade in realtà). I battaglioni meccanizzati erano organizzati su 5 pedine: reparto comando e servizi, compagnia supporto tattico, 4 plotoni di cui uno con missili AT-4, uno con mortai da 120 mm, uno del genio, uno con cannoni da 23 mm binati. I battaglioni di artiglieria campale erano, come quelli da difesa contraerea, su 4 elementi: batteria comando e servizi, 3 batterie di armi che potevano essere di 4 obici da 122 mm D-30 o MLR BM-21, oppure una batteria Shilka (4 veicoli), una batteria SA-6 o SA-8, una batteria SA-9, sempre su 4 veicoli di lancio.

A parte la 2a e la 7a RM che sono simili a brigate occidentali v'erano nel resto dei casi delle RM motorizzate con reparti chiamati 'Katiba', a livello di compagnie di 80-160 uomini con veicoli fuoristrada Toyota con cannoni da 23 mm e le Land Rover Santana con armi da 12.7 o KPV da 14.5 mm.

Le RM motorizzate avevano modo di chiedere l'appoggio di reparti pesanti. Il presidente della RASD era anche il capo dello Stato Maggiore dell'ELPS, nonché Segretario generale del Polisario, Mohamed Abdelaziz, mentre un altro elemento dell' SM era il Ministro della Difesa Mohamed Lamine Bouhali, e i comandanti delle 7 RM e dei responsabili delle sette Direzioni principali del Ministero della Difesa (ovvero quella per il personale, logistica, sanità, intelligence, controspionaggio, commissariamento politico etc-.). Esisteva anche un recente tipo d'innovazione è stato quello di un Ispettorato delle F.A.. Infine, dei 28 membri del Segretariato Nazionale del Polisario 8 erano militari tra cui il Ministro della Difesa.

Tornando alla situazione politica, dopo la tregua del settembre '91, vide l'accordo di principio per la pace tra Marocco e Polisario, dopo il piano elaborato nell'agosto '88 e dal segretario ONU e approvato nel '90, e il dispiegamento dei peacekeepers, si era cercato un referendum basato sul censimento spagnolo del '74. Ma ovviamente il Marocco era interessato a considerare più ampia la base elettorale, il che ha dato problemi che hanno causato lo slittamento del referendum originariamente pensato per il 1992, fino a che l'ONU ha preso atto nel '96 (in maggio) che non v'erano le condizioni per il sospirato referendum. James Baker, come inviato speciale dell'ONU aveva intavolato dal 1997 un accordo per presentare nuove liste elettorali, ma il Marocco ha ancora posto ostacoli, rimandando sine die il referendum, cosa riconosciuta dal febbraio 2000 in ambito ONU. I colloqui ancora tentati da Baker con le conferenze di Londra e Ginevra non hanno avuto successo. Dal settembre del '99 ha iniziato a delinearsi il classico fenomeno delle popolazioni oppresse da un regime militare troppo forte per essere sia convinto che sconfitto: dietro le terre occupate dai Marocchini sono iniziate manifestazioni di protesta, che hanno dato origine all'Intifada Saharawi. Nel marzo del 2000 manifestazioni di protesta sono state tenute nelle due città principali del Sahara Occidentale, Smara e El Aiun, ma sono state disperse dalla polizia con arresti e feriti, e l'imposizione del coprifuoco. Al solito, come in tante altre realtà simili (il Marocco, dopo tutto, ha preceduto Israele coi Muri di sicurezza..) la forza tecnologica dello Stato occupante viene dispiegata per reprimere il dissenso e in barba ai diritti umani e alle decisioni dell'ONU, o anche semplicemente i tentativi di mediazione.

A parte questo, in termini di tattica militare da segnalare che prima della tregua il Polisario era solito in tattiche tipo mordi e fuggi, con azioni portate di mezzi fuoristrada con mitragliatrici KPV o ZU, o ancora cannoni SR B-10 o 11 da ben 107 mm di calibro. Gli assalti avvenivano così: di notte, a velocità ridotta per confondersi con il terreno, cercando di sfuggire ai radar di sorveglianza terrestre come i RASIT dei marocchini. Attaccando un'area di sutura tra due PA (che avevano una profondità di circa 1.5 km), la zona veniva bonificata dagli artificieri contro le mine antiuomo o anticarro (v'erano per esempio modelli italiani in uso), poi i veicoli venivano immessi in azione, e non era una cosa piacevole: lo scopo era quello di eliminare o anche catturare il maggior numero di soldati marocchini, cercando di logorare la forza e il morale delle truppe. La guerra che causò circa 20.000 morti negli anni in cui venne combattuta, era combattuta sulla lunghezza dei muri, con i guerriglieri attenti soprattutto al loro principale nemico, i gruppi d'intervento o GTI che erano schierati dietro le prime linee marocchine. In genere era impiegato un solo plotone o Katiba, alle volte una failak, ma alle volte ancora erano usate forti truppe che sferravano incursioni nelle retrovie come nel 1984, con l'offensiva 'Grande Maghreb', che impiegò circa 1.500 uomini e carri armati T-55 e BMP-1, ovviamente concentrandosi in un unico punto col massimo della potenza di fuoco. Ma alle volte anche le FAR andavano all'offensiva, anche se stando attente a non sconfinare nel paese 'santuario' del Polisario, l'Algeria. I carri T-55 sparavano da postazioni difensive, mentre i BMP-1 si portavano in postazioni ben mimetizzate per sparare i missili AT-3, poi ritirarsi e attaccare da altre posizioni, oppure spostarsi per mandare truppe di rinforzo alle zone con la maggiore minaccia delle FAR. Le forze del Polisario erano schierate vicino ai 'muri' marocchini, spesso su zone rocciose o sotterranee, difficili da scoprire anche passandoci a poca distanza. E la minaccia aerea? Gli F-5 e i Mirage erano certo un problema nominale, ma a quanto pare il timore d'essere abbattuti dalla guerriglia non era limitato ai soli apparecchi comunisti in Angola: anche i Marocchini erano intimoriti dalla contraerea nemica e gli attacchi venivano spesso portati da oltre 3 km di quota, troppi per un uso contro obiettivi puntiformi di qualcosa che non fosse un missile Maverick. L'ultimo aereo dei tanti abbattuti era stato un F-5E distrutto il 28 agosto 1991, e un mese prima era toccato ad un più potente Mirage F.1 in azione sopra Tifariti. I sistemi antiaerei del Polisario, anche se vecchiotti, erano decisamente completi e temibili per un'aviazione priva di sistemi ECM efficaci, di aerei notturni e di missili ARM.

Da notare che, come al solito in questi casi, il Polisario aveva anche cellule clandestine di sabotatori dietro le linee marocchine. Ma in generale la soluzione non poteva che essere politica, anche per il rischio di coinvolgere, nel tentativo di ottenere una vittoria decisiva, l'Algeria.


Tempi moderni[4] modifica

Le Royal Moroccan Armed Forces (القوات المسلحة الملكية ) sono state fondate nella loro veste moderna, nel '56. Esse contano su di una leadership vertente direttamente sul Re Mohammed VI. Sono ripartite tra le branche: Esercito, Marina, Aeronautica, Gendarmeria, Forze ausiliarie e Guardia Reale.

La loro base in termini di forza d'impiego è costituita da 7.909.000 circa di uomini tra i 19 e i 49 anni, e 7.883.000 donne (dati 2005), di cui rispettivamente 6,485 e 6,676 sono ritenuti abili al servizio militare. Non è facile che in un Paese musulmano le donne siano ritenute valide per il servizio militare, ma il Marocco è relativamente laico. Ogni anno arrivano all'età per il servizio militare 354 mila e 342 mila rispettivamente, anche qui le donne sono meno degli uomini tra i giovani, un problema demografico sempre più diffuso. Le forze attive in ogni caso sono ben minori: 196.300 al 2006, pari al 25° posto nel mondo; mentre le riserve stimate nel 2002 erano 150.000. Le spese sono 4,355 mld di dollari o il 4,3% del PIL.

Queste F.A. hanno avuto la seguente nascita: Esercito, 1956, RMAF idem, Gendarmeri e Guardia Reale idem; la loro forza complessiva è di 175.000 per l'Esercito, 13.500 per l'aviazione, 11.500 per la Marina, 23.000 per la Gendarmeria e 3.000 per la Guardia Reale. Totale con questi due ultimi corpi che ascende così a 226.000 effettivi.

Tra le sue attività, le guerre arabo-israeliane, quantomeno quella del '73 dove l'esercito combatté nel '73 sul Golan; la guerra del '77 di Shaba, e il salvataggio del regime Zairese, ma soprattutto la guerra infinita contro i nomadi del Polisario che vogliono l'indipendenza del Sahara Occidentale dal Marocco. Vennero anche usati i soldati marocchini nella Guerra del Golfo del '91, e per quella del 2003 si offrirono addirittura di fornire scimmie addestrate per il disinnesco di ordigni. Attualmente i soldati Marocchini, che il 14 luglio 1999, in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese, vennero fatti sfilare sui Campi Elisi (un onore eccezionale per una forza non fracese), partecipano a varie entità sovranazionali per compiti di peacekeepings come MONUC, ONUCI, EUFOR, KFOR and MINUSTAH[5].


Esercito modifica

Le FAR (Forces Armes Royals) marocchine hanno senz'altro, in termini numerici, questo come il loro principale elemento operativo. Nato nel periodo di protettorato francese (1912-56) con l'esperienza dei reggimenti dell'esercito francese in Africa (Spahi e Tirailleurs) di cui oltre 300.000 vennero mobilitati durante la guerra mondiale e poi quella in Indocina, dove molti di loro combatterono, per esempio a Dien Bien Phu. Erano soprattutto Berberi, mentre gli Spagnoli, nella loro parte di Marocco, usarono i locali per le guerre del Rift nel Protettorato spagnolo, nel 1921-26 e poi nella guerra civile del 1936-39, dove l'armata marocchina di Franco fu un elemento di svolta nel primo anno di guerra. Finalmente terminata la guerra per conto d'altri, il Marocco divenne indipendente nel 1956 con la fine del Protettorato congiunto, e a quel punto 14.000 ex-francesi e 10.000 ex- spagnoli diedero origine alle FAR, più altri 5.000 ex guerriglieri dell'armata di Liberazione, e persino 2.000 francesi per un certo tempo, rimasero come istruttori a contratto. Fino a che nuovi ufficiali marocchini, da St-Cyr, Toledo e Dar al Bayda non vennero rapidamente addestrati allo scopo. Nondimeno, dal '56 iniziarono anche i movimenti di guerriglia, sponsorizzati dal re marocchino, per liberare anche il Sahara spagnolo, così che i Sarawhi divennero presto l'Esercito di liberazione del Sahara. Tuttavia nel '58 un'iniziativa congiunta tra Spagnoli e Francesi riuscì a ridurre la rivolta. Il Re del Marocco tuttavia si accordò con gli spagnoli per prendere il controllo sulle zone meridionali del confine, mentre parte dei guerriglieri venne assorbita nelle FAR. Attualmente, però, il Polisario è tutt'altro che convinto di far parte delle tradizioni militari marocchine e ha una sua Repubblica araba democratica che vi si contrappone.

Attualmente l'esercito ha varie fonti di approvvigionamento e tra queste sono tornate quelle russe, come i carri armati T-72BV in uso nella 'Brigata russa', con tanto di missili AT-11 Sniper/Svir, nota ufficialmente come 6eme BRB.

Mezzi in servizio:

Carri:

  • 200 T-72BV, 560 M60, 300 M48, 105 cacciacarri SK-105, 110 blindo pesanti AMX-10 RC
  • APC e blindo leggere: 550 M113, 390 VAB, 175 AML-90. 100 AIFV-C25, 80 AIFV-0,50, 60 Ratel 6x6, 44 UR-416 4x4, 1.200 URO-VAMTAC 4x4, 6.500 Hummer
  • Mezzi c.c.: 480 missili (o lanciamissili?) M47 Dragon, 250 BGM-71 TOW, 800 MILAN, 42 Cobra, 33 AT-3, 1.000 METIS-M (AT-7), vari HOT.
  • Armi c.a.: 12 2S6M Tunguska-M1, 37 MIM-71 Chaparral, 70 lanciamisili 9K38 Igla (SA-18), 90 ZU-23 (o ZSU-23-4?), 115 M163 Vulcan da 20 mm, 100 M-1939 da 37 mm
  • Artiglieria: 30 L118 da 105 mm, 18 M101 da 105 mm, 100 semoventi su scafo AMX-13 (da 105 o forse anche da 155 mm), 30 FH-70 da 155 mm, 20 M-114 da 155 mm, 114 M109 da 155 mm, 60 M110 da 203 mm, 36 BM-21 MLR da 122 mm
  • Armi portatili: fucili da 5,56 mm M16, Steyr AUG, Beretta AR70/90, da 7,62 mm AKM, Heckler & Koch G3, FN FAL, FN CAL, mitragliatrici leggere FN MINIMI, PK, M249, SAR-21, FN MAG, Ultimax 100; armi pesanti M2HB da 12,7 mm (forse anche KPV da 14,5 mm).

Marina modifica

La Royal Moroccan Navy Force o al-Bahriyya al-Malakiyah o ancora Marine Royale, attiva fin dal 1960, è una realtà minore del panorama complessivo delle FAR, con 43 navi e 7.800 persone (al 1998), incluso un piccolo corpo dei marines.

Le sue unità attuali dovrebbero essere le seguenti:

  • 2 fregate di sorveglianza Floréal
  • 1 FREMM in ordine
  • 1 corvetta 'Escubierta'
  • 3 unità classe Sigma in approntamento
  • 2 navi anfibie 'Batral'
  • 1 nave 'N.News' (LST) ex-USN
  • 5 navi pattuglia OPV-64
  • 4 Osprey-55
  • 6 Classe Cormoran
  • 2 PR-72
  • 4 classe Lazaga
  • Nave ausiliaria El Dakhla
  • N. ausiliaria El Aigh
  • 1 nave oceanografica Conrad
  • Velivoli: 4 Eurocopter AS 565 Panther[6]


Gendarmeria[7] modifica

Nata nel '57, ha incarichi di mantenere l'ordine pubblico, in realtà si tratta di un corpo dalle molte funzioni, ma questa è la prima. Tuttavia equipaggiamento e normative sono militari. Al suo interno vi sono sia la Polizia amministrativa generale che quella speciale, la prima è per l'ordine pubblico, la seconda è per il Ministero dell'Interno e controlla cose come il traffico di droga, la pesca ecc.

Vi sono in tutto:

  • 22 Gendarmerie regionali
  • 64 cp di Gendarmeria
  • 322 posti di Gendarmia
  • Unità mobili

Vi sono elementi sia aerei, che navali, che terrestri.

Nel 2008 avevano in tutto:

  • 10 aerei antincendio S2R T-34 Turbo Trush
  • 20 ULM Tornado
  • 14 BN-2T Defender SAR
  • 2 UH-60 Blackhawk
  • 4 SA 341 Gazelle
  • 2 Ecoreil
  • 7 Puma
  • 1 Super Puma
  • 3 Lama
  • 1 Alouette III

Armi tipiche: HK MP5.

Guardia Reale modifica

È parte dell'esercito, ma è comandata direttamente dal Re, di cui è il corpo 'pretoriano', in genere erano persone reclutate fin dal XV secolo tra le Harrantini, gente di pelle nera della parte merionale dell'Impero Sharifi, come si chiamava il Marocco prima dell'occupazione francese. Attualmente però le cose con cambiate e i vecchio nome 'Guardie nere' è rimasto solo per indicare la tradizione.

Forza attuale: 6.000

  • 4 btg fanteria (25 ufficiali e 1.000 truppe)
  • 2 squadroni cavalleria

Tutti vestono un berretto rosso e hanno uniformi rosse o in estate, bianche, nelle occasioni di cerimonie importanti. Il Re è anche protetto da altre due unità dell'Esercito: la Brigata paracadutisti e la Brigata leggera di sicurezza (2.000 effettivi).

Armi: SAR-21, M16A2, FN FAL, AK-47, MP-5, M-92, mitragliatrici AA-52, M2, ZPU-2, razzi RPG-7 e RPG-9(?), missili TOW, mortai L16 da 81 mm e M120 da 120 mm, semoventi d'artiglieria M40; veicoli Hummer.


Aviazione[8] modifica

 

La Al-Quwwat al-Jawwiyya al-Malikiyya al-Maghribiyya, in arabo القوات الجوية الملكية المغربية, o anche, in lingua francese Force Aérienne Royale Marocaine, è l'attuale aeronautica militare del Marocco e parte integrante delle forze armate marocchine. Ha 13.500 uomini, di cui 300 piloti.

La Reale aeronautica militare marocchina è stata formata il 19 novembre 1956 con il nome di "Aviation Royale Chérifienne" (Reale aviazione sceriffiana). Le sue moderne basi aeree sono state ereditate da Francia, Stati Uniti d'America e Spagna. I primi acquisti per la neonata forza aerea sono stati: sei Morane-Saulnier MS.500, tre aerei da trasporto Max Holste Broussard, due Beechcraft Twin Bonanza, un de Havilland DH.114 Heron ed un elicottero Bell 47.

Nel 1961 il nome cambiò in Force Aérienne Royale Marocaine, nome utilizzato ancora oggi. Nello stesso periodo il Marocco ottenne dall'Unione Sovietica 12 MiG-17, 2 MiG-15 "Midget" e 4 bombardieri Ilyushin Il-28; ricevette anche 24 aerei da addestramento Fouga Magister dalla Francia.

Intanto la rottura con Mosca portò il Marocco a cercare un nuovo alleato negli Stati Uniti, acquistando da essi sei aerei da combattimento Northrop F-5 e successivamente, nel 1966 altri 20 +4 biposto. Per quanto riguarda gli aerei da trasporto, l'aeronautica marocchina disponeva di 10 Douglas C-47, 18 Fairchild C-119 Flying Boxcar e 6 C-130 Hercules. Disponeva inoltre di 24 elicotteri Bell UH-1 Iroquois (AB205) e 12 elicotteri da addestramento T-6 Texan.

Allo scoppiare del conflitto i primi aeromobili ad essere coinvolti furono i Fouga Magister, mentre poco dopo entrarono in servizio attivo anche i Northrop F-5. All'inizio l'obiettivo fondamentale del Marocco era quello di creare una zona sicura laddove risiedevano i maggiori interessi politici ed economici marocchini, ovvero la zona compresa tra la capitale Al-Aaiun, il centro religioso di Smara e i giacimenti di fosfato di Bu-Craa. Il problema principale che la flotta marocchina dovette affrontare era lo scarsa autonomia di carburante dei Northrop F-5, insufficiente per realizzare missioni nel vasto fronte che si era aperto; per ovviare a questo inconveniente quattro C-130 furono attrezzati per poter effettuare il rifornimento in volo, ampliando così notevolmente il raggio d'attacco dei Northrop F-5.

Dal 1977 i piloti Marocchini cominciarono ad addestrarsi in Francia, ad Orange, per i loro caccia Mirage F.1, costruiti in 3 lotti tra il 1978 e il 1982: 30 F1-CH (feb-dic 1978), 14 F1-EH (dicembre 1979-luglio 1982), 6 F1-EH-200 (luglio 1980 e giugno 1982).

Nelle fasi iniziali del conflitto i Mirage F-1 vennero impiegati soprattutto sul confine con Libia e Algeria, che sostenevano politicamente ed economicamente il Fronte Polisario. Alla fine però le due nazioni non intervennero direttamente e così i Mirage F-1 vennero utilizzati per effettuare attacchi aria-terra contro Polisario. Nel frattempo, le perdite subite, prima di F-5 e poi anche di F.1, richiesero la compera via Arabia Saudita di 24 F-5E e F.

Nel 1980 iniziò la costruzione del muro difensivo del Sahara, con sistemi di ogni genere e guarnigioni molto consistenti, spostabili anche con elicotteri medi come i Super Puma e Chinook, per contrastare le penetrazioni del Polisario, da allora sempre meno incisive fino a fermarsi del tutto. Missili TOW tirati da Hughes 500MD contribuirono a neutralizzare i corazzati nemici, mentre 2 C-130 con radar SLAR erano una sorta di E-8 antelitteram.

Negli anni novanta era in progetto l'acquisto di alcuni Dassault Mirage 2000 o F-16, ma l'operazione commerciale non venne conclusa per mancanza di fondi da parte del governo marocchino. Attualmente però sembra che il Marocco abbia ripreso in mano il progetto di modernizzare la propria flotta aerea, dati i contatti con la Russia per l'acquisto di alcuni aerei da combattimento MiG-29 e Su-30MKA. Nell'estate 2007 sono stati presi di nuovo in considerazione anche l'americano F-16 ed il francese Dassault Rafale, anche se il primo dei due sembra avere maggiori possibilità di aggiudicarsi la commessa stando alla stampa,-La Tribune-, come la .


Basi aeree:

  • Rabat Salé (GMME) – Base aerea Nº 1
  • Meknes - Bassatine (GMFM) – Base aerea Nº 2
  • Kenitra (GMMY) – Base aerea Nº 3
  • Casablanca - Base aerea Nº 4
  • Sidi Slimane (GMSL) – Base aerea Nº 5
  • Marrakech (GMMX) – Base aerea d'accademia
  • Laayoune (El Aaiún) - Isola di Hassan (GMML) – Distaccamento Nº 1
  • Aeroporto di Moulay Ali Cherif - Aeroporto militare e commerciale

Velivoli attuali:

  • 40 Dassault Mirage F1EH e CH
  • 27 Northrop F-5A/B
  • 33 F-5E/F 27
  • 24 F-16C/D dal 2010
  • 6 OV-10 Bronco
  • 24 Dassault-Dornier Alpha Jet E
  • 14 Cessna T-37
  • 12 Beech T-34C
  • 14 SIAI-SA 202
  • 7 CASA CN-235
  • 2 Boeing B-707
  • 17 C-130: 12 C-130H, 2 KC-130, 3 RC-130
  • 4 C-27 Spartan in ordine
  • 13 Beech King Air
  • 1 Cessna 414 VIP
  • 1 Cessna 421 Golden Eagle
  • 1 Cessna 560 VIP
  • 2 Dassault Falcon 20
  • 1 Dassault Falcon 50
  • 1 Dassault Falcon 100
  • 2 Gulfstream II
  • 1 Gulfstream III
  • 24 SA-342 Gazelle
  • 33 SA-330C Puma
  • 47 UH-1 (AB-205?)
  • 9 CH-47C
  • 2 S-70
  • 22 AB206 Jetranger

Aerei radiati:

MiG-15 Fagot, MiG-17 Fresco, Il-28 Beagle, Socata MS-733, MS-885, MS-893, T-6 Texan , SF-260, T-28 Trojan Fouga Magister, Beechcraft Musketeer, Hawker Sea Fury, Douglas C-47, C-119 Flying Boxcar, Dornier Do 28, Max-Holste MH-1521M Broussard, Hiller UH-12 Raven, Kaman HH-43 Huskie, Bell 47, Sikorsky S-58 Choctaw

Note modifica

  1. Husson, Jean-Pierre: I guerrieri del Deserto, P&D ottobre 1990 pag. 70-78
  2. JP Husson: I guerrieri del Polisario, PD ottobre 1990
  3. Housson, Jean-Pierre: Sahara Occidentale: il deserto dei Tartari?, P&D Dicembre 2000, pag. 66-73
  4. Da wiki.en
  5. da wiki.en
  6. w:en:Royal Moroccan Gendarmerie
  7. da wiki.it