Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Regno Unito-Armi aeroportate
Cannoni
modificaIl discorso sui cannoni aeroportati inglesi è relativamente semplice: gli inglesi dopo il 1945 hanno mantenuto i pezzi da 20 mm Hispano-Suiza ('Hisso'), armi potenti dall'ottima balistica (data dall'alta velocità iniziale di circa 850 m/s), montate in genere in 4 esemplari nel muso o sempre più raramente, nelle ali dei velivoli da combattimento. Presto queste sono diventate troppo piccole e sottili per ospitare i cannoni mentre il muso, liberato dai motori, si è dimostrato il miglior posto per sistemarli. Dopo gli Hispano sono comparsi i poderosi Lee-Enfield Aden, cannoni-revolver simili ai DEFA paricalibro francesi, entrambi derivati dal Mauser MG 213 tedesco, arma sperimentale del tipo cannone-revolver. Differentemente dal vecchio MK 108 tedesco, la loro velocità iniziale è elevata e così le capacità balistiche restano adatte al combattimento aereo tra caccia; la cadenza di tiro raggiunge i 1.300 colpi al minuto e il peso circa 100 kg.
Questi cannoni da 30 mm si sono dimostrati molto popolari e gli Hunter ne hanno ricevuti addirittura 4, cosa invero eccezionale dato che la dotazione normale di un caccia tattico è di due soli (si pensi all'ultima versione dell'F-86, che venne armata con due Aden). Generalmente sono trasportati 120-130 colpi per arma. Gli Harrier per mancanza di spazio li hanno sotto la fusoliera. Più di recente sono arrivati anche i cannoni da 20 mm M61 Vulcan, ma solo in pod appositi per gli F-4 Phantom. Rispetto all'Aden il Vulcan ha una maggiore cadenza di tiro, ma la munizione pesa appena 100 gr contro 250 e ha effetti distruttivi conseguentemente inferiori nelle missioni aria-superficie. In termini di potenza distruttiva una coppia di Aden può esprimere almeno il potenziale di un Vulcan, con il vantaggio di non essere messi fuori uso entrambi da un singolo guasto. Più di recente la balistica degli Aden, armi leggermente meno diffuse dei DEFA, non ha più soddisfatto. Così il Tornado IDS e l'ADV hanno ricevuto rispettivamente due e un cannone tedesco Mauser BK 27. Sono armi poderose in quanto consentono 1.000 o 1.700 colpi al minuto, con una velocità iniziale di oltre 1 km al secondo per una granata che nonostante il calibro in 27 mm pesa più di quella dell'Aden (275 gr). La dotazione è di 180 colpi per cannone. Un'ultima arma britannica meritevole di menzione è l'Aden 25 da 25 mm, principalmente per l'Harrier di seconda generazione e per qualche HAWK. È un cannone moderno, con una granata di peso minore (180 gr) ma con velocità iniziale di oltre 1.000 ms e quindi con balistica superiore rispetto al vecchio Aden. Mentre gli Harrier americani di seconda generazione (la prima adottò gli stessi Aden) hanno un cannone gatling da 25 mm con 300 colpi, le macchine inglesi hanno ricevuto due armi monocanna con 100 proiettili l'una, con un volume di fuoco almeno pari anche se minore autonomia di fuoco[2]. Infine gli AH-64 Apache in versione inglese hanno mantenuto il cannone da 30 mm americano, che è arma di bassa velocità iniziale e cadenza di tiro, ma compatibile con le munizioni DEFA e Aden.
Bombe
modificaNonostante che gli inglesi siano stati autori delle bombe più potenti della Seconda guerra mondiale (eccetto quelle armi nucleari), usate con devastante efficacia contro obiettivi militari e civili, le bombe utilizzate nel dopoguerra sono state usate praticamente in un solo 'formato', quello da 454 kg con ridotta resistenza aerodinamica per l'uso da macchine come i cacciabombardieri a reazione.
Gli aerei inglesi hanno usato e usano prevalentemente armi di tipo nazionale. Uno di questi, realmente diffuso e prodotto in migliaia di esemplari, è la bomba da impiego generale della serie Mk 10, da 1000 lbs nominali (454 kg). Questi ordigni, in versioni come la Mk 13/18, sono utilizzate dai bombardieri e cacciabombardieri di tutti i tipi, e anche esportate in quantità, tanto da essere poi utilizzate anche dagli argentini contro gli stessi inglesi nel 1982. Pare che siano state 3 di queste bombe a distruggere il caccia HMS Coventry asportandogli la fiancata sinistra, mentre una di queste, rimasta inesplosa, deflagrò durante il tentativo di disinnesco sulla fregata HMS Antelope. La struttura delle bombe da 454 kg inglesi è piuttosto convenzionale e piuttosto che alla serie delle Mk 80 americane (tra cui la Mk 83 da 454 kg) molto affusolate ma con scarso contenuto di esplosivo, le Mk 10 inglesi tendono a somigliare ad una M117 da 340 kg, quindi con maggior contenuto di esplosivo, ma con maggiore resistenza aerodinamica data la fisionomia 'robusta'. Per gli inglesi questo è risultato vantaggioso, valutando che questa dimensione fosse quella ottimale in termini di peso-efficacia. Ci si potrebbe chiedere perché, visto che della serie di bombe Mk 80, quelle di gran lunga più usate sono la Mk 82 e la Mk 84 di peso rispettivamente pari alla metà e al doppio (500 e 2.000 lbs). La ragione è legata al fatto che gli aerei americani hanno una capacità di carico più elevata e quindi usano o bombe da 907 kg oppure moltitudini di armi da 227 kg, specie con agganci MER tripli, singoli o in tandem. Persino un A-4 Skyhawk poteva portare sulla linea di mezzeria 6 Mk 82 sotto la fusoliera, mentre le Mk 81 (113 kg) hanno avuto poco successo perché troppo leggere.
Quanto riguarda l'impiego, già durante la seconda guerra mondiale cominciavano ad apparire armi standard da 454 kg: un Thyphoon poteva portarne 2, quando il precedente Hurricane ne portava 2 da 227 kg, avendo una minore potenza. I bombardieri Camberra hanno un vano portabombe per 6 ordigni da 454 kg, una volta raggiunta la potenza motrice sufficiente, dato un certo carico bellico disponibile, si è preferito aumentare il numero di ordigni piuttosto che le dimensioni. Così il bombardiere Lincoln portava 14 bombe da 454 kg (6.350 kg), il Vulcan, il Valiant 21 bombe (9.536 kg) e il Victor che ha raggiunto il massimo per un bombardiere inglese con 35 armi. La struttura di queste bombe è compatta e convenzionale, con 4 alette cruciformi posteriori, corpo in ghisa e spoletta anteriore, con una percentuale di esplosivo non nota ma sicuramente più alta del 45 % delle Mk 80 americane. Anche aerei più piccoli le hanno portate. Gli Hunter e Venom potevano essere armati solo con 2 bombe, per cui la migliore delle combinazioni era quella di usare armi da 1000 libbre. Anche per i Buccaneer questi ordigni sono importanti, grazie ad un vano portabombe capace di portarne 4, mentre i Tornado IDS possono, nonostante il poco spazio sotto la fusoliera, portarne fino a 8 in 4 agganci doppi in tandem. A parte la potenza esplosiva e il rapporto tra dimensioni e numero, un'altra ragione è la capacità di penetrazione dentro obiettivi duri, come hangar e strutture in calcestruzzo, poco vulnerabili con bombe più piccole.
Spesso queste bombe inglesi, alle Falklands, hanno dimostrato un funzionamento difettoso, restando inesplose. Ma vi era una ragione per questo, e riguardava le spolette: gli sganci avvenivano a quote tanto basse e a velocità tanto alte, con i piloti argentini impegnati in spericolate manovre per raggiungere le navi inglesi attraverso il fuoco antiaereo, che le spolette non avevano il tempo di armarsi: dopo lo sgancio, la spoletta si armava solo dopo 19 giri e mezzo di una speciale vite, corrispondenti al tempo entro cui l'aereo poteva raggiungere una distanza di sicurezza. Questo in definitiva significava non tanto un problema di affidabilità, quanto il lancio fuori dai parametri previsti. Piuttosto stranamente non vennero adottate altre soluzioni, come paracadute frenanti o spolette a scoppio ritardato (per esempio nell'attacco dei Mosquito alla prigione francese di Amiens durante l'operazione Gerico vennero sganciate bombe a volo radente, che si conficcarono alla base dei muri, esplodendo 11 secondi dopo lo sgancio). Anche così queste grosse bombe causavano danni gravissimi: a parte i casi sopracitati, una di queste trapassò i fianchi dell' HMS Glasgow costringendolo ad abbandonare il teatro d'operazioni.
Esistono anche versioni speciali e in particolare quella con il kit Paveway a guida laser. Con questo il peso aumenta a 513 kg circa (kit Paveway II). Gli inglesi non hanno mai sviluppato kit per bombe a guida laser (differentemente dai francesi) e hanno comprato i sistemi direttamente dagli americani, adattandoli alle bombe di loro produzione. In almeno due occasioni vennero usate durante la Guerra delle Falklands da parte di un Harrier GR.Mk 3, verso la fine della campagna. In entrambi i casi venne sganciata una coppia di bombe, la prima delle quali mancò il bersaglio, mentre la seconda lo centrò. La designazione laser venne fatta da un operatore a terra, mentre l'acquisizione da parte dell'aereo avvenne con il sistema di ricerca laser LRMTS montato nel muso (con la sua caratteristica forma allungata) con sgancio in cabrata per evitare di entrare nel raggio delle difese antiaeree argentine. Con le bombe normali vennero usati altri 'mode' di attacco per evitare la difesa antiaerea argentina. Uno era quello delle bombe sganciate in cabrata dai Sea Harrier e fatte esplodere a mezz'aria con una spoletta altimetrica, per colpire le difese antiaeree argentine con le esplosioni e le schegge. Venne utilizzata per la prima volta il 1 maggio 1982 con l'attacco sull'aeroporto di P. Stanley, il più importante delle Isole. Un altro modo era stato usato appena prima, quando un Vulcan arrivò a bassa quota, per evitare di essere agganciato dai radar, poi per evitare le armi antiaeree a corto raggio salì in quota fino a 3 km e quindi sganciò 21 bombe trasversalmente alla pista, cercando di colpirla almeno con una, cosa che avvenne (il lancio lungo la pista avrebbe potuto colpirla con diverse armi, come anche mancarla del tutto). Da ricordare anche la versione a caduta frenata di queste bombe, con un grande parafreno che si apre attorno a tutto il corpo bomba, in maniera continua e non a pannelli come i tipi 'Snakeye', una specie di 'ombrello' metallico. Apparentemente gli argentini non ne disponevano.
In seguito le bombe inglesi vennero ancora utilizzate durante le guerre recenti (come del resto lo furono, sia di nuovi che vecchi tipi, durante i conflitti anteriori all'82, per esempio in Malesia e Kenya) come la Guerra del Golfo (più precisamente la seconda, dato che di 'guerra del Golfo' si parlava già per il conflitto Irak-Iran degli anni '80: storicamente è corretto quanto dire che la 'Grande guerra' è quella del 1939-45). Qui vennero sganciate, soprattutto dai Tornado, circa 6.000 bombe per 3.000 t. Di queste armi solo 1.000 erano guidate (ma in percentuale gli inglesi ne sganciarono di più degli americani, che si limitarono a circa il 10% di munizionamento guidato). Dai dati inizialmente divulgati pare che circa il 30% delle bombe non guidate colpì i bersagli, contro il 90% di quelle guidate. Le Paveway quindi hanno colpito quasi quanto quelle non guidate, ma con un costo decine di volte superiore (dell'ordine delle decine di migliaia di dollari). Ma a parte questo, furono determinanti nel ridurre le perdite di aerei durante gli attacchi agli obiettivi irakeni, molto ben difesi dopo le esperienze con gli attacchi iraniani, e nel colpire con precisione obiettivi 'duri' come gli hangar, magari in punti più deboli della volta del loro tetto, che era spessa in molti casi 1.2 m, 50 cm più degli standard NATO (che erano già sufficienti per ordigni da 454 kg). I Tornado italiani usarono bombe da 454 kg, ma pare che fossero solo Mk 83 americane, mentre i sauditi utilizzarono forse entrambi i modelli. Le bombe LGB, quando portate dai Tornado, sono in genere presenti su due piloni, con un massimo di tre, tutti sotto la fusoliera (sebbene anche quelli subalari interni potrebbero agevolmente ospitarne, ma sono usati per i serbatoi). La carriera delle bombe inglesi è continuata con la lunga e triste lista di guerre e interventi vari degli anni '90 e fino ai giorni nostri.
Secondo una statistica sull'efficacia delle bombe convenzionali, per eliminare una squadra di fanteria dispersa sul terreno, erano mediamente necessaria 3 bombe da 454 kg, un carico non indifferente per un risultato di ridotta efficacia, cinicamente parlando, bellica: quello di eliminare un'unità elementare di fanteria. Un differente approccio, già apparso durante se non prima dell'ultima guerra mondiale, era quello delle bombe a grappolo (CBU) ,che in sostanza sono un'evoluzione delle spezzoniere. La differenza è che le granate non sono sparse a 'scia' dall'aereo, ma sono eiettate da un singolo contenitore, che è sganciato dall'aereo. Tra i vantaggi vi è quello di non avere predisposizioni particolari per il loro uso, il lancio di precisione d'alta quota, aprendosi eventualmente con un'azione ritardata. Come nel caso delle bombe HE, nel ramo CBU gli inglesi non sono stati pari alla produzione degli aerei. La loro arma standard, apparsa nei primi anni '70, è la Hunting BL-755[3]. Si tratta di un grosso contenitore con una particolare spoletta anteriore ad elica, che si arma e si aziona dopo un certo tempo dal lancio, usualmente a bassa quota. È fatto da 7 sezioni con 21 bombette l'una, e ciascuna di queste ha una massa di 1,02 kg. Essendo piuttosto grandi, hanno una efficace capacità duale di frammentazione e di perforazione controcarri (HEAT) di circa 270 mm di acciaio. Sono armi soprattutto per compiti controcarro, da 272 kg (600 libbre) tutto compreso. L'arma Mk 20 Rockeye americana è molto simile (e spesso usata assieme all'arma inglese, per esempio nell'AM da alcuni anni, prima aveva solo la BL-755), ma pesa solo 227 kg (500 libbre) con ben 247 granate, molto più leggere ma con sufficienti capacità distruttive (perforazione di circa 200 mm d'acciaio). La BL755 quindi è più pesante e ha esattamente 100 granate in meno, il che farebbe pensare ad una minore efficienza, cosa certamente vera per il compito controcarri. In ogni caso le bombe a grappolo sono l'equivalente di un fucile a pallettoni: sono tutto fuorché 'armi intelligenti', ma di bombardamento a 'tappeto'. Inoltre esiste il rischio di ordigni inesplosi, specie perché i primi tipi di CBU hanno solo una spoletta a impatto, che lascia non meno del 5% del totale inesploso a terra, ma ancora pericoloso. Era tutto sommato un effetto voluto, vista la minaccia 'percepita' delle orde di carri del Patto di Varsavia, che avrebbero trovato dei campi minati improvvisati nella loro avanzata grazie a questi ordigni difettosi. I tipi più recenti sono più sofisticati e hanno spolette a tempo, che riducono drasticamente (ma non annullano) i 'duds' in caso di mancanza di funzionamento di quella a scoppio.
Le BL-755 venne usata alle Falklands soprattutto contro gli aeroporti, visto che non v'erano quasi mezzi corazzati. Gli effetti vennero giudicati 'buoni' ma si sarebbe desiderato una maggiore varietà di submunizioni. La BL-755 Mk 2 era già in fase di sviluppo, con prestazioni migliorate soprattutto sulla perforazione delle corazze. Con un lunghezza di 305 mm, calibro di 66 mm, peso di 1.02 kg delle munizioni originarie (circa il doppio di una Rockeye) vi era il potenziale per migliorarne le prestazioni. In ogni caso, migliaia di queste tozze bombe sono state utilizzate in guerre almeno dal 1980 (anche l'Iran ne aveva un certo numero).L'ingombro è equivalente a quello di una bomba da 454 kg. L'effetto HEAT è probabilmente utile anche contro gli aeroporti per ragioni similari a quelle del compito controcarri: le singole submunizioni possono perforare i tetti degli hangar, anche corazzati, danneggiando quello che c'è all'interno sia pure senza un effetto particolarmente distruttivo (senza che sia mai stata pubblicizzata l'efficacia delle CBU con testate HEAT contro i ricoveri corazzati).
Uno sviluppo estremo, che torna al concetto di spezzoniera è la JP233, sempre della Hunting. Si tratta di un sistema simile all'MW-1 tedesco, e come questo utilizzato solo dal Tornado IDS. Il motivo è la sua massa, di oltre 2100 kg. Mentre l'MW-1 è un blocco unico, che lancia con 112 tubi una combinazione micidiale di submunizioni antipista o anticarro (tra le 224 e le 4704), con un ingombro aerodinamico formidabile (i Tornado italiani non lo hanno mai usato in guerra), il JP-223 ha una forma più snella e (solo) in teoria, essendocene due per aereo, può essere suddiviso sotto le ali degli aerei tipo l'F-16 o F-15 (e proprio per questo è stato pensato come arma 'doppia' anziché 'unitaria'). In pratica l'uso di questo armamentario ha innescato numerose polemiche per la vulnerabilità dimostrata dagli aerei durante le azioni di bombardamento, anche se non è affatto chiaro se questo abbia fondamento nella realtà: nelle azioni di questo tipo, con 'strisciate' oblique sui campi di volo nemici, nel 1991 solo un Tornado venne perso. Ma si tratta di azioni pericolose, volare sulle canne dei cannoni antiaerei richiede parecchio sangue freddo. Così la spezzoniera si evolvette già negli anni '80 con dei sistemi plananti guidati sia come 'modifica' di grandi CBU con kit 'Paveway', sia come sistemi nuovi, plananti senza motore, poi con un motore a razzo, poi con turbogetto, più costoso ma con maggiore gittata. Alla fine queste armi sono diventate dei veri e propri missili stand-off, come lo Storm Shadow (comprato in 200 esemplari anche dall'AM). Le spezzoniere JP223 servivano per portare ciascuna in un'unica azione 30 bombe antipista SG357 e 215 mine d'interdizione HB876, dopo erano automaticamente sganciate (come del resto gli MW-1) per cui in effetti erano armi 'a perdere' come le bombe, ma più complesse e costose.
Discorso a parte ovviamente per le armi nucleari. Le bombe di questo tipo sono state diverse: una delle più recenti, se non la più recente di tutte, è la WE177, trasportabile da macchine veloci e a basse quote, come i Tornado IDS. I dati sulla loro produzione e il servizio sono piuttosto scarsi, come le immagini disponibili. Quest'arma è stata l'unica a disposizione dei Tornado RAF durante la fase culminante della Guerra Fredda, con capacità distruttive adatte a colpire ogni genere di bersagli (potenza valutata attorno ai 200 kt). Dovrebbero esserne state costruite qualche centinaio di esemplari. La loro storia inizia con le disavventure britanniche con il programma Skybolt. Di questi ordigni dovevano essere forniti 144 esemplari ma non se ne fece nulla dopo la cancellazione del programma; senonché i disegni della testata W59 vennero forniti ai britannici, che all'epoca avevano solo la loro 'Red Beard', pesante circa 800 kg con potenza di 15 o 25 kt. Di questa vennero costruite 110 unità per lo più sistemate a Singapore e Cipro, con le altre sulle portaerei. Erano armi piuttosto rozze, ma le prime 'tattiche' di progettazione inglese, e conobbero servizio con aerei della Marina e Aviazione dal '62 fino ai primi anni '70. Esse discendevano dalla Blue Danube del '52, potente circa 10-12 kt, prodotta nel 1952-58 in 58 esemplari per i V-Bombers.
Detto dei pregressi, la W59 era una testata molto più leggera ed efficiente di quelle britanniche e i disegni del progetto furono molto apprezzati. Dato che anche i missili Polaris avevano una testata simile, la W58, si cominciò come studiare una nuova arma atomica, basata su queste tecnologie. Non era strano che le bombe fossero ancora considerate utili: le testate di rientro dei missili Polaris inizialmente erano molto lente, vulnerabili ai sistemi antiaerei. Quindi attaccare a bassa quota con una bomba non sarebbe stato sconveniente, posto che c'era bisogno di un bombardiere che arrivasse sul bersaglio. Si trattò di uno sviluppo piuttosto complicato e con molte incertezze; alla fine però il risultato fu la WE177, prodotta dalla metà degli anni '60 in 3 versioni: la WE177A, usata soprattutto dalla Marina (anche dai Sea Harrier) pesava 282 kg e aveva la potenza di 0,5 o 10 kt, la prima 'selezione' usata soprattutto per non danneggiare altre navi vicine al bersaglio. Era un'arma a fissione, mentre le altre due versioni erano all'Idrogeno. Ebbe uso anche come arma antisommergibile dagli elicotteri e aerei navali. La WE177B (in realtà la prima ad entrare in servizio) e la C vennero invece realizzate con una massa di circa 450 kg e una potenza di circa 450 e 200 kt rispettivamente. L'ultima versione, la C, venne ritirata attorno al 1998 e usata solo dalla RAF Germany. Questa bomba ebbe anche il rischio di essere coinvolta in guerra, in quanto diverse unità vennero mandate nel Sud Atlantico nell'82 a bordo di varie navi, e poi conservate solo sulle portaerei inglesi per evitare problemi (diverse navi britanniche saranno affondate durante la guerra, tra cui alcune 'nucleari'). Ne verranno studiate anche versioni per missili Ikara, persino per i siluri Mk 24 o addirittura gli obsoleti Mk 8 privi di sistema di guida, con l'esplosione dell'ordigno nondimeno sufficiente per schiacciare sottomarini fino ad oltre 600 m di profondità anche se il siluro scoppiava a pelo d'acqua, sull'area generica del bersaglio. Naturalmente era possibile anche l'uso antinave; ma di tutto questo non se ne fece nulla. Dopo la radiazione delle ultime di circa 300 armi, l'unico deterrente nucleare britannico è rimasto quello dei missili Trident.
I Britannici si sono astenuti dallo sviluppare i propri sistemi, ma hanno prodotto le LGB americane appositamente modificate per le Mk 13/18 da 454 kg, le armi standard della RAF; sono stati prodotti tali kit dalla Porthsmouth Aviation Ltd come capocommessa, e hanno risultato nelle CPU-123/B, basate sulle Paveway II e usate alle Falklands con profili d'attacco 'toss' in cabrata, e poi in Desert Storm. Nel '94 è stato annunciato dal MoD la scelta delle Paveway III come armi antibunker, nella sottoversione (UK); si tratta della GBU-24A/B con spoletta multifunzione per regolare le modalità di scoppio e di perforazione, prodotta dalla EMI; è un tipo elettronico anziché un più rudimentale tipo pirotecnico, che nel tipo americano ha un ritardo fisso. Il funzionamento è regolare e l'arma è entrata in servizio nel 1989, portando ad un miglioramento del 90% in termini di affidabilità della spoletta, nonché la programmabilità anche installata sull'aereo con un apposito sistema di terra, invece che essere programmata nei tempi d'esplosione lavorandoci nei depositi prima dell'installazione. Un grosso miglioramento in termini di flessibilità d'impiego. La SR(1242), la specifica inglese in base alla quale vennero preparate queste armi aveva anche un concorrente 'indigeno', la Bushcat delal Bae Dynamics Division. Ma la Royal Ordnance ha messo ugualmente a punto la testata BROACH (Bomb, Royal Ordnance Augmented CHarge) che è una testata estremamente sofisticata: una prima carica apre un foro nelle costruzioni e la seconda penetra dentro ed esplode, causando un danno maggiore. Venne esposta nel '94 a Farnborough con un tipo con involucro da 245 kg (di una bomba della RN) e sistema di guida della Texas Instruments. Il vantaggio di questa bomba è che è molto più potente rispetto ad altre armi di pari peso e questo è ovviamente conveniente, specie per aerei piccoli e leggeri. Non solo, ma è capace di perforare uno spessore doppio di cemento eo di altro tipo, e largamente insensibile rispetto all'angolo di impatto e alla velocità: penetra anche con angoli di 70° e con velocità di circa 300 km/h, mentre l'involucro è leggero e poco spesso, quindi la maggior parte del peso, differentemente dalle bombe normali e AP, è dato dall'esplosivo.
La GEC-Marconi nel 1986 iniziò lo sviluppo di due tipi di bombe laser, la PGM-A da 230 kg con motore a razzo e la PGM-B con peso di 900 kg e due motori, per un raggio di 25-50 km, mentre la produzione è partita nel 1990, indirizzata ai Mirage 2000 degli EAU. Da queste armi è stata derivata la Lancelot con testata SAP. Per la specifica relativa all'arma a lungo raggio (SR 1236), la BAe ha proposto lo Storm Shadow ,variante del Matra SCALP, mentre la GEC aveva lavorato sul Pegasus a turbogetto, di cui si vociferava la partecipazione anche della Kentron Sudafricana.
Mentre questo avveniva, la Gran Bretagna aveva il requisito ST(A) 1242, finito nel 1989 per la sua prima fase, poi la Fase II è finita nel 1992 assegnata alla Thorn-EMI e la Fase III avrebbe dovuto comportare la dimostrazione in volo. La tecnologia era interessante: usare le immagini IR dei sensori con memoria capace di confrontare l'immagine, un po' come nei missili 'Cruise' americani. Il programma era finalizzato a bombe da 454 kg, ma di fatto non ha avuto successo.
Razzi
modificaI razzi sono stati inizialmente impiegati con il calibro da 76.2 mm del motore, e con una testata di maggior calibro, per un peso totale di 24 kg. Erano armi ben diverse dai razzi ad alette ripiegabili a corto raggio americani e poi, anche inglesi. I razzi britannici da 3 pollici erano sostanzialmente un'evoluzione dei tipi bellici anche se valorizzati dalla precisione e dalla stabilità degli aviogetti, che in picchiata erano capaci di imprimere una precisione ben maggiore rispetto ai vecchi aerei ad elica. Ma nonostante che i cacciabombardieri potevano portarne anche 24, presto arrivarono razzi molto più piccoli e più compatti. Principalmente si trattò di lanciarazzi da 18 colpi SNEB da 68 mm francesi, prodotti su licenza, ma vi era anche un tipo britannico con lanciatori da 19 colpi in calibro 51 mm. Tutti questi razzi (come anche quelli americani da 70 e sovietici da 57 mm) erano 'figli' delle armi tedesche da 55 mm R4M, che per la prima volta ebbero un'impostazione di armi iperveloci, razzi che abbandonavano velocità transoniche-subsoniche, alette ripiegabili e velocità di circa mach 2, di piccole dimensioni con lanciatori di grande capacità ad 'alveare' con un gran numero di celle raggruppate in singoli dispositivi sistemabili, con poca resistenza aerodinamica, sotto un singolo pilone o addirittura dentro l'aereo. Inizialmente, come del resto con gli altri tipi di razzi ad alta velocità (inclusi quelli francesi e americani, di dimensioni molto maggiori degli originari), erano usati anche per i compiti aria-aria.
Più di recente la tecnica ha prodotto armi ancora più micidiali, con una precisione e gittata molto maggiore, e con una potenza di perforazione devastante anche senza carica HEAT. I motori a razzo di nuova generazione hanno reso possibile razzi e missili iperveloci da mach 3-4 (oltre 1.000 ms, praticamente la velocità di un proiettile di cannone) e gli inglesi hanno comprato un'altra arma estera: i razzi CVR-7 canadesi, utilizzati dai Jaguar nel Golfo con effetti descritti come 'micidiali'[5].
Missili aviolanciati
modificaGli inglesi hanno seguito una loro filosofia che li ha portati ad adottare armi originali, poi di tipo estero. I missili AAM iniziali erano complessi e macchinosi, anche se via via più efficaci. Vi erano inizialmente i complicati missili Fairey Fireflash, sperimentati sugli Hunter (che poi finiranno per non adottare né questi né i Sidewinder, unici tipi della loro generazione senza AAM) ma poco o nulla utilizzati in pratica. La successiva arma fu il missile Firestreak, molto più efficace, con testata raffreddata di tipo IR, prestazioni superiori rispetto ai Sidewinder ma molto più pesanti e costosi, grossomodo a metà strada tra i gli AIM-9 e i francesi R.530 del tipo IR (rispettivamente 70 kg, 140 kg e 180 kg circa). La loro struttura era un gruppo di alette fisse anteriori di grosse dimensioni, rettangolari, e altre 4 alette piccole dietro per il controllo. Poi sono arrivati i Red Top, ancora superiori. Se i Firestreak armavano i Javelin, i Red Top hanno servito soprattutto con i Lighting. Con una gittata di circa 11 km e una sofisticata testata di ricerca, erano adatti per il combattimento aereo ravvicinato. Poi tutto è finito. I missili AAM a corto raggio inglesi finirono (momentaneamente), quando con i caccia F-4 Phantom americani arrivarono anche i missili AIM-9, semplici ed efficaci, poi ripresi per tutti gli altri aerei inglesi. Ebbero il battesimo del fuoco alle Falklands dove la versione 'L' ottenne un grande successo, permettendo ai lenti Sea Harrier di sconfiggere i più veloci Dagger e Mirage III. Migliaia di Sidewinder sono entrati in servizio nella RAF, ma assieme ai Phantom giunsero anche i loro veri missili 'di riferimento', gli Sparrow IIIE. Ma nei tardi anni '60 erano già piuttosto vecchi e necessitavano di un aggiornamento importante nell'elettronica. Lo portarono a segno gli inglesi con lo Sky Flash, che aveva una testata di ricerca di tipo 'monopulse' in banda I, che sarebbe stato poi utilizzato sui Phantom e i Tornado ADV. Inizialmente avevano solo l'elettronica migliorata, ma questa era più compatta di quella a valvole originali, quindi v'era ora spazio anche per un motore più potente. Così vennero costruiti anche gli Sky Flash 90 o 'Super Temp' che portarono la gittata da 25 a 40 km e la velocità da mach 3 a 4. La quota minima d'ingaggio garantita era di circa 75 m già nel primo e modello, ma come sempre (ECM, clutter etc.) questo valore poteva variare con le condizioni (per esempio, i Sea Dart dell'HMS Exeter riuscirono a colpire un paio di aerei argentini che volavano sotto gli 11 m contro i 30 minimi 'nominali'). Di fatto dei tipi meno recenti vi erano ancora parecchi esemplari se negli anni '90 ne vennero ceduti in leasing 96 (almeno inizialmente), sufficienti per una dotazione completa per i 24 ADV ceduti all'AM. Altri aerei che hanno usato gli Sky Flash, il cui programma iniziò praticamente subito dopo la fornitura degli Sparrow, nel '69, erano i Viggen svedesi con 2 armi sotto le ali.
Gli inglesi hanno ordinato anche gli AMRAAM, i loro successori sviluppati negli anni '80 dagli USA. In questo programma NATO tra americani e inglesi, i primi si occupavano di missili a medio raggio, mentre gli inglesi di quelli a corto raggio, che sarebbero stati gli Advanced Short Range Air-to Air Missile, ergo gli ASRAAM. Ma poi le cose sono andate diversamente; mentre RAF e FAA hanno adottato effettivamente gli AMRAAM, gli americani hanno giocato ancora una volta 'in difesa' e non hanno mai adottato l'ASRAAM, finendo poi con adottare il Sidewinder dell'ultima versione, l'AIM-9X, che a parte la sigla non ha praticamente nessun punto in comune con i Sidewinder. Gli inglesi, notare bene, avevano un'alternativa preziosa anche sui missili avanzati: dopo avere adottato gli AIM-7E, migliorati con il programma Sky Flash e poi in versione 'Super Temp', ebbero anche modo di iniziare il programma 'Active Sky Flash': la miniaturizzazione dell'elettronica consentiva di usare una testata a guida attiva anche con i missili AMRAAM da 166 kg, un'arma da oltre 200 kg a parità di tecnologia avrebbe consentito di ottenere gittata e testata maggiori con una testa di ricerca analoga o più potente dato anche il calibro portato da 165 a 203 mm del corpo missile (=antenna di maggiore diametro, più spazio per il processore etc.).
Il combattimento WVR (Within Visual Range) è una faccenda pericosa, ma soprattutto lo è dopo che è diventato disponibile un efficace armamento di missili aria-aria ad alte probabilità di colpire, e con un inviluppo di ingaggio particolarmente esteso. Il primo a dimostrare appieno questa realtà è stato l'AIM-9L nel 1982, ma esistono diversi altri concorrenti, dato che si tratta di armi relativamente semplici da realizzare. Tra i meno noti vi è l'ASRAAM, che pure avrebbe dovuto avere un florido mercato assicurato. Vediamo come sono nati i missili AAM inglesi in dettaglio, perché è senz’altro una storia poco nota, ma altamente interessante.
Era il primo aprile (data decisamente adeguata) del '59, quando il premier Macmillan visitò una base della RAF, con giornalisti al seguito. Erano alla RAF di Cottesmore, e a bordo di un caccia Javelin FAW.7 parcheggiato in bella vista, venne fotografato un allora segretissimo missile Firestreak, all'epoca ancora arma altamente 'classificata' della RAF, con la sua inconfondibile testata dall'ottica ottogonale, lasciata improvvidamente senza protezione. Quest'arma era tra le prime a guida IR mai entrate in servizio, dopo il Sidewinder entrato in servizio appena tre anni prima sugli F9F Cougar dell'US Navy.
Lo sviluppo di missili in Gran bretagna venne fatto solo nel dopoguerra, in particolare nel '47 iniziò una ventina di progetti, poi ridotti a quattro, tra cui il Red Hawk aria-aria, prima si perse molto tempo da parte del Ministero della Difesa nella guida su fascio radar, ma il Fireflash (ex-Blue Sky) della Fairey, ebbe nel maggio del '57 solo una qualifica 'limitata' sui caccia Swift F.7. Ma la guida IR era chiaramente una migliore soluzione, con una prima dimostrazione a terra già nel '51, presso il TRE, il centro di ricerca delle telecomunicazioni, e a questi ingegneri venne dato il compito di sviluppare un'arma a guida IR; nel '52 un sensore venne provato a bordo di un Mosquito, come bersaglio venne usato un Meteor. Un altro sensore andò alla D.H.Propellers, in base alla specifica OR.1117, impegnata nel progettare il Blye Jay, con un'arma da 90 kg per attaccare in volo un bombardiere a mach 0,35, fino a 13.700 m di quota, con contratto del marzo del '52, mentre nel '53 arrivò un altro contratto per completare il programma e nel '54 le prestazioni vennero ampliate fino a contemplare 16.760 m, mentre l'arma era prevista in gran numero come AW.274 per l'aviazione e la marina. C'erano da armare aerei di tutti tipi, come gli Scimitar e i Sea Vixen; i lanci di prova iniziarono da terra nell'aprile del '52 e il primo in volo fu del 16 aprile del '53, da un Venom NF.2; il 5 settembre venne provato un tiro completo contro un bersaglio Fairey Firefly radiocomandato, in gran parte il programma venne fatto in Australia, poligono di Woomera, con due Camberra modificati e poi due Sabre della RAAF in prestito. L'accettazione venne fatta nel settembre del '57 e finì a luglio del '59, con operazioni certificate fino a 9.140 m di quota, ma vi furono altre prove per la messa a punto e oltre 30 lanci presso la GTWS, la scuola di prova delle armi, fino al marzo del '62 quando venne dato il via libera a questo missile. 3,18 m per 22 cm, apertura alare di 74 cm e peso di 136 kg, 22,7 di testata, 1.800-7.600 m di portata, mach 2, sensore sotto un'ogiva trasparente ottogonale, alette fisse lavorate da un pezzo unico in lega leggera, alette posteriori di controllo, motore a propellente solido, monostadio; la produzione era iniziata dalla DH già nel '56, e fino al '69 lo stabilimento di Lostock produsse circa 2.500 esemplari nei tipi Mk.I (per aerei subsonici), Mk.II (sensore migliorato), Mk.III per aerei supersonici. Il primo aereo che li ebbe, nel '58, era il Javelin FAW.7 e il primo missile venne usato dalla RAF il 2 giugno 1960; in seguito, dal gennaio del '61, armò anche i Sea Vixen, ma soprattutto i Lighting, che li dovettero portare ai fianchi della fusoliera anziché alle estremità alari, dove la resistenza aerodinamica sarebbe aumentata del 36%.
Il tiro del Firestreak fu il più preciso degli AAM della sua generazione, con l'85% dei centri (5 su 6). L'Mk.IV divenne il RED TOP, con modifiche come il sensore IR raffreddato al tellurio, con ogiva sferica anziché ottogonale, maggiore tangenza operativa con motore potenziato, dimensioni 3,5 m x 22,2 cm x 90,8 cm, 149,7 kg di cui 30,8 kg di testata, portata 10,6 km, mach 3. Entrò in servizio nel '64 sui Sea Vixen FAW.2 del No.899 Sqn e sui Lighting F.3 del No.74, poi arrivò anche sugli Mk.6. Da notare che il Firestreak e il Red Top erano armi sì a corto raggio, ma con dimensioni e pesi paragonabili, o appena inferiori (testata inclusa) ai Matra R.530 francesi, che sono armi a medio raggio, se non addirittura l'AIM-7 Sparrow, specie i primissimi modelli. Per quanto efficaci, erano anche decisamente costosi e pesanti per il loro ruolo e una portata relativamente ridotta. Nondimeno erano armi molto avanzate, presumibilmente le migliori nel duello aereo durante tutti gli anni '70.
Si pensava a comprarne 2.000, ma l'abolizione del P-1154 e l'arrivo dei Phantom con i loro missili americani li mise in buona parte fuori uso. La De Havvilland divenne nel '69 la Hawker-Siddeley Dynamics, che dal '69 iniziò a riprogettare il missile Sparrow III come Sky Flash.
In realtà, le industrie del settore non si rassegnarono alla miopia dei politici e già a metà degli anni '70 diedero origine, con l'allora Hawker-Siddeley Dynamics, al progetto QC.434 Taildog. Quest'arma era non solo nuova, ma diversa dalle altre, avendo anziché le alette di controllo aerodinamiche mobili, delle superfici di manovra direttamente nel getto del motore, cosa tutt'altro che facile a farsi, anche se apparentemente semplice e funzionale. Chiaramente questo significava anche un motore a lunga combustione, per mantenere l'agilità durante tutto il percorso, altrimenti, se fosse stato come il Sidewinder (il modello B bruciava per 2,2 secondi) non ci sarebbe stata possibilità di manovra durante il volo. ad ogni modo, il Taildog era particolare anche perché, come i MANPADS terrestri, doveva essere trasportato in tubi di lancio. Anche il successivo SRAAM venne costruito così, e provato già nell'aprile del '77 (SRAAM significa Short Range Air to Air Missile).
Da quest'esperienze derivò un primo accordo con gli USA, che avrebbe avuto delle conseguenze particolarmente tribolate anche se, sulla carta, molto interessanti: loro avrebbero fornito un'arma a medio raggio comune ovvero l'AMRAAM, il missile aria-aria avanzato a medio raggio (questo significa la sigla), mentre l'arma a corto raggio era di competenza europea, in particolare inglese. Mentre l'AMRAAM è entrato in servizio nel settembre del '91, dopo non poche difficoltà (era previsto attorno all'86), come prima arma a medio raggio a guida radar attiva (prima c'era stato solo il Phoenix, ma quest'ultimo era un bestione da circa 450 kg). Nel caso dell'AMRAAM le cose sono andate diversamente. La definizione è stata fatta nel 1984-87, all'epoca con Germania, GB e Norvegia unite, un po' come la Germania (Occidentale) e Danimarca erano interessate al RAM, il missile da difesa antimissile navale. Gli americani lo denominarono YAIM-132A, con un tipico sistema di ricerca IR della Hughes, con cupola in zaffiro (quando si dice il costo dei sistemi militari), che era uguale a quello in studio per gli AIM-9X. Il disegno finale era da sviluppare tra BAe Dymanics e BGT tedesca, e rispondeva alla logica TOR (Tirlateral Operational Requirement), che, viste le prestazioni degli AAM del Patto, voleva evitare i combattimenti a corto raggio per privilegiare armi a lunga gittata, con sensori e velocità elevati, relegando ad un misero 3% il totale dei combattimenti manovrati. Il che rendeva possibile e necessario un missile a bassa resistenza aerodinamica, anche se questo aveva una minore agilità di manovra. Ma nell'estate del 1989 la Germania si ritirò dal programma, perché lo giudicava troppo costoso, e nel 1990 il programma, già congelato, venne abbandonato anche da USA e Norvegia. Ma nel 1992 la Gran Bretagna, non convinta dei programmi di semplice ammodernamento degli AIM-9L (AIM-9L/I) volle riprenderne lo sviluppo, cosa indubbiamente coraggiosa per un mercato che oramai era dominato dai prodotti americani e anche francesi. Era il maggio del 1991 che il MoD chiese all'industria un nuovo armamento con la proposta ripresa poi dalla BAE con il suo ASRAAM, la BGT con l'AIM-9L modificato, la Matra-GEC con il MICA ASTAAM; ma nel marzo del '92 venne data vincente la proposta inglese, con un contratto di 570 mln di sterline; la specifica era la SR(A)-1234; le prove di tiro erano da iniziare nel 1994, e l'arma avrebbe dovuto equipaggiare gli Harrier GR.7 dal 1998. Nel 1996 venne formata una joint-venture con la Matra (poi MBDA) Missile Systems, ma nella primavera del '95 i partner europei seguirono la via dell'IRIS-T( Infrared Imagery Sidewinder Tail controlled), con la GmBH (BGT), scelta che era stata fatta dopo le prove fatte (o 'subite') con gli AA-11 russi della ex-DDR, missili che sembravano, ed erano, superiori agli AIM-9L. Poi c'erano i problemi teorici: i missili AAM di che tipo dovevano essere? dopo tutto gli AIM-120 erano validi anche a soli 6 km, forse era la fine dei missili a corto raggio? I francesi fecero un lavoro simile, con i MICA che ebbero un modello IR per le distanze ravvicinate, mentre gli americani andarono con l'AIM-9X. Prima però valutarono altre vie: il PYTHON 4 israeliano, da poco entrato in servizio (1993) con tanto dell'elmetto HMS, si era rivelato solo di poco superiore agli AA-11, per cui nel 1994 venne autorizzato il programma AIM-9X. Questo anche perché il Python israeliano costava due-tre volte un AIM-9M. All'offerta presero parte varie ditte come la Raytheon e la Honeywell.
Grazie ad un programma rapido chiamato BOXOFFICE, voluto dall'USAF, fu possibile abbattere due bersagli con angolo di 60 gradi rispetto al lanciatore; Hughes e Raytheon presentarono quindi i loro cercatori IR, usandoli sia con i 'Boxoffice' che con i BOA (programma analogo dell'USN). Ora, però, rientrò in scena l'ASRAAM. Era il gennaio del '95 quando la BAE Dynamics ebbe un contratto di 11 mln di dollari per verificare se l'arma era compatibile con le specifiche dell'AIM-9X. Con un programma fatto negli USA e in GB, si sperimentò l'arma con un F-16, con 19 voli, quattro lanci, otto prove della carica HE e così via, e riuscì bene, come ECCM, boresight (angolo di tiro) e prestazioni, mentre un nuovo tipo migliorato chiamato P3I ASRAAM era previsto con il vettoramento della spinta e con una carica bellica ancora più potente. Però, dato che l'ASRAAM, come suggerisce la sua forma asciutta, senza alette di grosse dimensioni, non era così agile come voleva l'USAF, alla fine, vinse la Raytheon, che nel novembre del 2000 aveva eseguito 31 lanci; di questi 16 erano guidati, e ottennero 15 successi (un impressionante rateo di circa il 94%), così che venne iniziata la produzione a basso ritmo, con testate WDU-17B e motori Mk-36 degli AIM-9M, da cui venivano anche le spolette, riciclando questi materiali nella nuova cellula, per poi passare alla produzione di armi nuove.
L'USAF ha ottenuto la IOC con il nuovo AIM-9X nel novembre 2003 e già la Svizzera l'aveva ordinato per i propri F-18. Anche l'Australia sembrava una cosa 'fatta' con i suoi Hornet, ma sorprendentemente scelse i britannici nel febbraio 1998, con la MBDA (all'epoca subentrata alla BAE), con consegne nel 1999 e servizio dal 2003, una vittoria che ha anche incluso l'altro pretendente, il Python 4 israeliano. La RAAF ha ammodernato gli Hornet con il progetto AIR 5376, con la sostituzione del radar APG-65 con il -73, e i missili AMRAAM e ASRAAM, più l'HMCS; l'ASRAAM è stato ottimizzato con un programma a parte con l'aiuto dell'USN e in conto FMS, tanto che le prove sono state fatte anche a China Lake, California, con tanto di due lanci di missili all'inizio del 2002. Tuttavia vi sono stati dei problemi con le forniture di tali missili, che la RAF aveva già in fornitura per TOrnado F.3 e Harrier nel dicembre del 1998; il costo era già stato di 636 mln di sterline per l'ASRAAM, con una spesa prevista complessivamente di 800 mln per i vari sottoprogrammi e sistemi di supporto. A metà del 2001 erano già otto i lanci in volo, con tre QF-4 abbattuti, dal settembre del 2001 al maggio 2002 ne seguirono altri otto, ma nel frattempo l'entrata in servizio, prevista per il 2001, era in ritardo sui programmi. Nel gennaio del 2002 soltanto sono stati consegnati quantitativi crescenti di missili. A causa di falsi allarmi, il sistema di ricerca IR non era considerato interamente soddisfacente, e alla fine l'armamento è stato dichiarato operativo solo nel 2003, comunque ponendo fine ad un programma nato quasi 30 anni prima, e destinato a restare in essere come prodotto finito probabilmente per altrettanti anni.
Al settembre del 2002 i Tornado ADV della RAF erano già passati totalmente allo standard dell'ASRAAM, cosa che per gli equipaggi consisteva in una mezza giornata d'istruzione di prova e qualche prova all'OEU dei Tornado F.3 (unità addestramento operativo). Il Tornado ADV è stato aggiornato con i nuovi missili (incluso l'AMRAAM) dal marzo del '96, programma CSP da 140 mln di sterline per 100 aerei esatti; non solo, ma vi sono state anche altre migliorie, tra cui il sistema LINS/GPS di navigazione inerziale-satellitare e il nuovo IFF che è in realtà un SIFF, (Successor IFF), il primo della RAF, operante in Mode 4 (il nuovo standard dei caccia NATO e meglio integrato con il traffico civile). Per il 2004 il nuovo missile era già parte dell'equipaggiamento degli sqn. No.11 e 25 di RAF Leeming, e i No.43 e 111 di LEuchars, tutti con 16 caccia. Quanto a Coningsby, al 2004 chiusa per le modifiche per i nuovi EF-2000, i due squadroni erano il NO.5 (quadro dal settembre del 2002), e il No.56 (Reserve), responsabile delle valutazioni operative a livello di reparto e trasferito a Leuchars con i suoi 20 aerei non aggiornati con il CSP, e da ritirarsi entro il 2007. Nel frattempo gli altri caccia hanno avuto non meno di altre 65 modifiche in aggiunta a quelle principali. Quanto ai No.11 e 25 sarebbero passati all'EF-2000 nel 2006-7 e nel 2008-10 gli altri due avrebbero fatto lo stesso. Era in atto l'integrazione del 'mode' per il quale il Tornado lanciava il missile e questo acquisiva il bersaglio dopo il lancio, grazie ai dati passati dal radar Foxhunter; non erano ancora stati comprati gli HMS della Gec-Marconi che erano già in uso sui Jaguar GR.3A, con i missili AIM-9L collegati, e in fornitura ai Typhoon dal 2004. Questi HMS proiettano le informazioni nella parte riflettente del casco, semitrasparente, che ha due piccoli CRT ad alta risoluzione, e che forniscono angolo di attacco, prua, velocità ecc, con la stessa simbologia dell'HUD. I piloti, con l'EF-2000, avrebbero avuto anche le immagini dell'IRST Pirate proiettati sul casco. Si valutava di togliere totalmente l'AIM-9 dal servizio, con conseguenti vantaggi, cosa possibile se si sarebbe potuto dotare di tali armi anche i Tornado GR.4, come anche Harrier, Sea Harrier e Tornado ADV. Gli EF-2000 avrebbero avuto 4 ASRAAM e sei AIM-120, poi Meteor, e tre serbatoi (uno da 1.000 e due da 1.500 l). Quanto all'arma di per sé, è un sistema di responsabilità BAE Dynamics, ma con parecchi subcontraenti, come la Raytheon Systems per il piccolo ma efficace seeker del muso, la Thomson-Thorn per la spoletta, a DASA per la testata bellica, ecc. Esso è fornito in un contenitore sigillato dove può restare indefinitamente senza manutenzione; le alette cruciformi di poppa consentono manovre dopo il lancio fino a 50 g, e il missile è compatibile con tutti i sistemi di lancio, incluso il radar e i caschi designatori, data la possibilità anche di ricevere le coordinate di lancio, persino per agganciare il bersaglio dopo il lancio stesso. Il seeker ha 128x128 pixel che fornisce un'immagine reale e grande definizione (anche delle singole parti del bersaglio) e raggio di acquisizione, con lanci anche con 90 gradi di boresight, praticamente quasi alle spalle del pilota. Il computer di bordo può eseguire controlli su milioni di immagini e calcolare i dati di volo, il sistema di raffreddamento del sensore è utilizzabile con vari tipi di gas, come azoto e argon, o anche aria (!), vi sono accelerometri triassiali in fibre ottiche e allo stato solido, carica di scoppio a frammentazione e spoletta a impatto-laser, il motore da 6 pollici è a bassa emissione di fumo e gli attacchi sono gli stessi dell'AIM-9, ma per sfruttare l'efficacia dell'arma è necessario un sistema Mil-Std-1553B.
ASRAAM
- Dimensioni: 2,9 x 0,166 x 0,45 cm
- peso 88 kg, carica 10 kg
- Prestazioni e guida: velocità 3+ mach, gittata 300-15.000 m, guida INS strapdown e IIR, razzo solido a doppia spinta.
Quanto ai missili aria-superficie, gli inglesi hanno adottato per compiti strategici il Blue Steel, capace di portare un missile con testata da 1 MT con velocità supersonica a circa 180 km di gittata. Era un grosso ordigno assai tozzo, usato dai Vulcan. Un programma congiunto anglo-americano era lo Skybolt, arma da 1600 km con una traiettoria inedita per un missile aerolanciato, ovvero a traiettoria balistica, per raggiungere gittate maggiori e velocità elevate, tanto da essere praticamente inintercettabile. Una cosa simile è successa poi con lo SRAM, l'unica arma similare entrata realmente in servizio. Il programma Skybolt era ambizioso, ma non era facile né economico. I primi 4 lanci non ebbero successo. Il quinto sì, ma troppo tardi: Kennedy, in un clima di fretta onestamente eccessiva (quanti programmi poi sarebbero ben più di questo, vedi il Patriot nato nei primi anni '60 ed entrato in servizio 20 anni dopo) cancellò il programma. I Vulcan ebbero punti d'aggancio subalari per usarli, che tornarono utili per la guerra delle Falklands, con l'uso di missili Shrike o bombe LGB.
Altre armi erano quelle aria supercie tattiche sia per impiego generale, che antiaradar, e infine antinave: Tra le armi molte erano francesi, cominciando dall'SS-11 controcarro che da elicottero era chiamato AS-11, poi l'AS-12 (parente dell'SS-12 navale) tre volte più grosso, filoguidato e con 8 km di gittata, l'AS-20 e l'AS-30.
Quest'ultimo era un grosso missile aria-superficie radioguidato, un AS-20 maggiorato. Mentre il tipo è diventato un sofisticato armamento da parte francese, con la versione AS.30 Laser, quello originariamente utilizzato e l'unico da parte inglese era un'arma simile al Bullpup o all'AS-7. Si trattava di un missile radioguidato a corto raggio, con velocità di mach 1.5, guida radio, apparso nel 1958 come Nord 5401, ed entrato in servizio con il Mirage III nel 1960. Era a corto raggio (11 km), ma supersonico, il che consentiva all'aereo lanciatore di non scendere sotto i 3 km di distanza dal bersaglio pur continuando a volarvi contro, il che significa che era in grado di ridurre o annullare l'efficacia delle artiglierie leggere antiaeree. Ma si trattava di un missile a guida manuale: l'operatore doveva mantenere dentro un reticolo di puntamento il bersaglio e allinearci il missile fino all'impatto, seguendolo con dei fuochi di segnalazione nella sua coda. La cosa consentiva un CEP di 10 m dal centro del bersaglio, ma ovviamente in caso di mira perfetta, tempo buono, assenza di 'scocciature' come il fuoco antiaereo. Non era molto pratico, anche se la testata pesava ben 240 kg:
- dimensioni delle tre versioni (base-TCA-Laser): lunghezza 3.839/3.885/3.65 m, apertura alare 1 m, diametro 34 cm.
- Velocità 1.5 mach
- CEP 10 m o 2 m con l'AS-30L.
L'AS.30 (Air Soil) era un'arma tattica potente e venne esportata in parecchie nazioni, tra cui Germania Occidentale, India e Israele. Solo la Francia ebbe l'AS-30 TCA che introdusse nel 1964, un sistema di guida semiautomatica chiamato SAT per cui al pilota era necessario solo inquadrare il bersaglio, mentre il computer di bordo avrebbe pensato ad allinearvi il missile che era tracciato con un flare infrarosso; si trattò di un notevole miglioramento rispetto a prima, specie in azioni da parte di aerei tattici monoposto a bassa quota, ma questo tipo rimase solo francese. La produzione raggiunse oltre 3.870 unità. Spesso gli AS-30 vennero usati dai Camberra, magari da alta quota, in quanto erano macchine molto più adatte dei cacciabombardieri per una corretta designazione del bersaglio.
Altre armi erano i missili Sea Skua, un missile che ha avuto molta pubblicità per i suoi successi in guerra. Adesso ripercorriamo la sua carriera operativa, per capire meglio di cosa si tratta[9].
A seguito dell'affondamento del caccia israeliani EILAT, avvenuto nell'ottobre 1967, le marine occidentali ebbero la prova provata di quello che può fare un missile antinave se non è in qualche modo contrastato, o se non viene colpito il suo vettore. I britannici erano già preoccupati senza che una nave, per giunta di costruzione britannica (era lo HMS Zealous di costruzione bellica), ne pagasse le conseguenze. Localizzare e colpire le piccole unità d'attacco, anche cannoniere e siluranti, era una necessità e al contempo molto difficile, specie tra i fiordi della Norvegia, dove la RN in parte operava, o nelle guerre regionali, come la campagna in Malaysia negli anni 40-60. Esperimenti vennero fatti con i missili AS-12 francesi, armi valide, ma serviva qualcosa di meglio, specie per ingaggi ognitempo. Nel 1972 venne deciso di sviluppare una nuova arma; era maggio, quando la BAC, poi BAe, ebbe incarico di definire in un paio d'anni il missile che doveva succedere al Nord (poi Aerospatiale) AS-12, un missile filoguidato da 8 km di gittata, ma piuttosto lento e privo di capacità ognitempo. Nonostante il rallentamento voluto dal governo britannico nel riesaminare le priorità, mell'ottobre del 1975 vennero stanziati i fondi per il sistema missilistico CL 834, che sarebbe stato lanciato con sei ordigni totali nel novembre del 1979, sia da terra (3) che da elicottero. Quest'arma continuò ad essere testata agli inizi degli anni '80 e, assieme a Marte e AS-15TT, era così in via di sostituire il diffuso missile francese. Nel luglio 1981, testate le capacità del missile anche in presenza di ECM, venne affidato un contratto per produrlo come Sea Skua. Prima ancora di essere messo ufficialmente in servizio, venne mandato a combattere la guerra dell'Atlantico del Sud nel 1982; il 3 maggio i Lynx del Glasgow e del Coventry colpirono una nave di pattuglia argentina, la Sobral, un grosso rimorchiatore oceanico convertito in pattugliatore da 800 t, che venne danneggiato e perse otto uomini di equipaggio. In un primo tempo sembrava che l'ingaggio avesse prima colpito una delle due navi argentine (che si erano rivelate sparando addosso ad un Sea King, che nel buio non le aveva nemmeno viste dato che lavorava senza usare il radar), e poi messo KO l'altra. Invece di affondare (con un'esplosione visibile da 40 km, si disse) la Somellera, questa non venne nemmeno colpita, mentre la Sobral ebbe gravi danni a bordo. Il 22 maggio altri missili vennero lanciati contro la nave da trasporto Rio Carcarana, da 8.500 t, danneggiato il giorno prima dai Sea Harrier. In tutto vennero lanciati 8 missili e si disse, tutti a segno e in nessun caso senza esplodere. Anche se i britannici si attribuirono d'aver colpito 3 navi, e non due come nella realtà, i missili ebbero comunque successo e vennero usati ampiamente dai Lynx, la loro piattaforma naturale. Il Sea Skua ha un aspetto tozzo e, originariamente, una sagoma bianca che contrastava nettamente con il blu scuro degli elicotteri navali. Dentro quella struttura dall'aspetto apparentemente poco minaccioso si può dire che si concentra un gioiellino di tecnologia bellica, degno contraltare del siluro 'intelligente' Stingray, pure britannico e coevo. L'involucro è in alluminio, il radome ellittico, vi sono 4 superfici di comando a prua e 4 di stabilizzazione in coda, dove l'arma si restringe vistosamente. L'involucro è in alluminio, il booster nella parte posteriore dell'arma. Nella parte anteriore vi è il radar SARH di guida della Marconi Defence Systems, in banda I, con capacità di direzione solo azimutale, oltre che la possibilità di determinare la distanza e di riacquisire un bersaglio eventualmente perso. Subito dietro vi è la testata SAP da 30 kg della Royal Ordnance, di cui 9 kg sono RDX, cera e alluminio: l'RDX è un esplosivo potente ma instabile, la cera serve per evitare detonazioni indesiderate e l'alluminio per effetto piroforico. Il comparto elettronico ha l'autopilota, giroscopi, batterie e il sistema altimetrico TRT AHV-7 della Thomson: è lo stesso usato dall'Exocet ed è prodotto su licenza dalla BAe. Il booster della R.O. è il Redstart, in acciaio, segue il soustainer R.O. Matapan. Il missile ha sul dorso la predisposizione per la rotaia di lancio da cui parte. L'arma è collegabile a vari tipi di radar di ricerca, ma il suo solito contraltare è il Ferranti Seaspray, apparato modulare (sei moduli) da 64 kg e potenza di 90 kW modulabile su 4 frequenze. L'Mk.1 operava con una scansione sui 90°, a 33° sec, la Mk.3 ha una piattaforma di operazione sotto l'elicottero e non nel muso, così da vedere sui 360° e alla velocità di 100°/s I Lynx sono gli abituali utilizzatori dell'arma, tra qui gli Mk.3 britannici, Mk.21 brasiliani, Mk.99 sudcoreani; ma vi sono anche stati i Sea King Mk.41 tedeschi e gli AB.212 turchi, oltre all'EH-101 Merlin e a velivoli come il Defender (aereo), e il DO.228, o il C.212 predisposti per usarlo. SI può lanciare il missile selezionato e indicargli la quota di volo a seconda dello stato del mare (più agitato significa quota più alta, ma in realtà è un vantaggio perché significa anche più clutter da cui distinguere l'arma). Il missile dev'essere agganciato prima del lancio al bersaglio, con un campo visivo del sensore di 20°. Poi, una volta lanciata l'arma, a questa il motore si accende 1,2 secondi dal rilascio e il booster funziona per due secondi netti. L'altezza di volo normale non è sea skimming, ma nell'attacco al bersaglio lo diventa, seconda di quella selezionata delle tre disponibili. Il tutto dura un massimo di 75-125 s Il rateo di fuoco è di un missile ogni sei secondi, i Lynx normalmente ne hanno due ma possono arrivare a 4, cosa necessaria per saturare le difese ma lesiva per l'autonomia del mezzo; la gittat è di 15 km ufficialmente, ma si parla anche di 20 e 25 km.
Il più micidiale assaggio delle capacità del Sea Skua fu dato in Desert Storm, quando 26 missili vennero lanciati contro 19 navi irakene che, forse, si pensava volessero attaccare gli americani, o forse si capì che volevano scappare in Iran, ma non gli si concesse; anzi, solo i Sea Skua colpirono per l'appunto 19 navi e ne affondarono 4. Dopo la guerra molte marine ridussero l'entusiasmo per le navi di piccolo dislocamento, anche se altamente armate, e si concentrarono su corvette con migliore armamento antiaereo. La BAe propose già da anni prima versioni lanciabili dal mare del Sea Skua, come anche da impianti costieri. Il contenitore-lanciatore del missile è leggero, anzi un paio di lanciatori di questi missili pesano solo 800 kg e sono installabili anche su navi di 20 metri. I sistemi da difesa costiera sono invece proposti con autocarri e rimorchi 6x6 con 4 sistemi di lancio e un radar di controllo e illuminazione. Alla fine, il missile ha onorato il nome che porta (quello di un grosso uccello marino, che è uso di aggredire gli altri pennuti per impossessarsi del pesce che hanno catturato); in questo caso ha di fatto ridotto la fama e lo spazio delle piccole navi missilistiche, molto in auge negli anni '70-80 ma piuttosto in crisi negli anni successivi (anche se, certo, non solo a causa del Sea Skua: già gli iraniani avevano dimostrato la micidialità dei Maverick in versione base ai danni della marina irakena, ma questo è un argomento decisamente meno noto ai più).
- Dimensioni: Lunghezza 2,85 m, diametro 22,2 cm, apertura alare 62 cm.
- Prestazioni: v.max 1000 km/h, gittata 20 km, attacco a bassa quota
- peso 147 kg, testata 30 kg di cui 9 di HE
In un certo senso somigliano ad uno Sparrow, o al Sea Killer italiano. Ma si possono comparare soprattutto con l'AS-15TT (entrambi successori dei diffusissimi AS-12) che è più leggero e con guida radio, ma nonostante sia meno costoso, è legato al solo sistema radar sistema AGRION 15, il che ne ha limitato il successo commerciale. Entrambe hanno una versione superficie-superficie, ma solo il Sea Skua ha avuto successo limitato, certamente minore di quello del vecchio SS-12. A parte questo, il Sea Skua è in competizione con armi come il Marte italiano. Questo ha il vantaggio di essere un missile con autoguida radar finale, dello stesso tipo di quello dell'OTOMAT. Ma il successo non è stato scontato: in positivo c'è la testata di 70 anziché 30 kg, la gittata di circa 30 km contro 20. L'arma britannica però ha altri vantaggi: costa meno, ha un sistema di guida più semplice per il suo ruolo (il Marte, avendo un sistema di guida analogo all'OTOMAT, che però ha 3 volte la testata e 6 la gittata); la velocità del Marte è minore di quella del Sea Skua (900 km/h contro 1000); e se questo non è un'arma 'lancia e dimentica', è anche vero che i suoi missili, singolarmente sono praticamente irrilevabili non emettendo emissioni radar, sono molto piccoli e meno penalizzanti dei 270 kg del Marte (che di fatto lo limita agli elicotteri medio-grandi, in genere utenti di ordigni ancora più grossi come gli Exocet), più veloci, e trasportabili nel doppio di esemplari, quindi con una concreta possibilità che almeno uno su due possa superare le difese e colpire la nave. La gittata è ridotta ma sufficiente per ottenere lanci da fuori delle armi a corta gittata delle navi.
Sarebbe certo interessante conoscere il costo effettivo di questi missili (Marte, Sea Skua, AS-15TT), ma non vi sono dubbi sul fatto che il Sea Skua abbia predominato il mercato dei missili antinave leggeri aviolanciati. Una cosa che si potrebbe obiettare sulla configurazione sarebbe semmai il fatto che non sia stato adottato un missile supersonico, esempio un AIM-7 Sparrow opportunamente adattato: con appena 40-50 kg di peso in più e testata da 30-40 kg, gittata di 15-20 km almeno e velocità di mach 2, sarebbe un'arma sempre a guida semiattiva ma molto più prestante: ma tutti i piani per usare gli Sparrow in questo modo (per esempio, da parte degli elicotteri Sea King americani) non hanno avuto esito.
Un altro missile antinave inglese degli anni '80 era il potente Sea Eagle. Derivava strutturalmente dal Martel, a guida radar passiva o guida TV soprattutto per azioni antinave, ma anche per attacchi al suolo o antiradar, per molti versi il discendente o il successore del missile AS-30 a guida radio. All'epoca non v'era un sistema a guida radar attiva abbastanza piccolo ed economico per gli aerei, nemmeno con un missile da oltre 500 kg. Quest'arma dagli anni '60 entrò in servizio con macchine come i Buccaneer, dopo venne pensato un missile specializzato come arma antinave e allora entrò in servizio un derivato totalmente rinnovato, che ne conservava giusto l'aspetto, con un turbogetto Microturbo e con un radar attivo, abbinato con un sofisticato sistema di guida radar attivo. In pratica era l'alternativa dell'Harpoon, con gittata di 105 km e capacità di eseguire complesse manovre d'avvicinamento e di sincronizzazione d'attacco, che consentiva ad una salva di missili di arrivare sul bersaglio tutti insieme, saturando le difese. La manovra era quella di usare 4-6 aerei con una coppia di missili l'uno: prima li usarono i Buccaneer, poi i Tornado IDS.
A parte questo, è stato realizzato anche un altro missile, stavolta totalmente nuovo: l'ALARM[10], frutto di una richiesta britannica del 1978, l'ASR-1228, a cui la Matra BAe rispose con un progetto assai originale. La scelta era tra i missili HARM americani e questo progetto indigeno. Gli ordigni americani nacquero con lo SHRIKE, del '63, arma derivata da uno Sparrow a guida passiva e con testata da 66 kg (di cui 22 di esplosivo); il suo raggio d'azione, però, era in pratica dell'ordine degli 8 km a bassa quota (ma vengono citate anche prestazioni ben maggiori, in condizioni ideali), con una velocità massima di circa mach 2; non aveva una grande capacità di manovra, e soprattutto, in un tempo in cui l'elettronica non era nemmeno minimamente al livello di miniaturizzazione attuale, non c'era alcun tipo di sistema di memorizzazione elettronica della posizione del lanciatore, il che impediva di ricordare la posizione del radar, se questo veniva 'perso' (in genere perché gli operatori spegnevano il sistema, appena si accorgevano di essere sotto tiro, era troppo difficile abbattere un ordigno pur sempre piccolo e veloce come questo); il successivo AGM-78 Standard ARM (basato sul nuovo SM-1MR) era capace di portate di circa 25 km a bassa quota, ma in teoria ben di più a quote più elevate (a seconda delle cifre, tra 40 e ben 112 km), ma era un 'bestione'. Mentre lo Shrike, pur con le sue manchevolezze, tra cui la necessità di disporre di ben 13 teste di guida differenti (e quindi, c'era sempre da sperare di avere quella giusta sotto mano, per fortuna in Vietnam i 'rossi' avevano quasi esclusivamente missili SA-2 e i relativi radar), era pur sempre un sistema semplice da usare per i suoi vettori, l'AGM-78 non solo richiedeva interfacce importanti dal lanciatore (non era nemmeno utilizzabile dall'F-4C WW o dall'F-105F, che pure erano piattaforme SEAD: solo mezzi come l'F-4G, F-104G e Prowler potevano permetterselo), e in più era un ordigno da circa 600 kg, tre volte il peso dello Shrike. Questo venne prodotto in circa 13.000 esemplari, l'AGM-78 in un migliaio (o circa 3.000, a seconda delle fonti); serviva qualcosa di meglio e l'HARM, con 366 kg, era senz'altro più piccolo dello Standard, e molto più prestante dello Shrike. Con una portata pratica di circa 40 km, una velocità di mach 3 e una capacità di memorizzare la posizione del bersaglio (che l'AGM-78A non aveva, essendo ancora provvisto dei sistemi dello Shrike; e l'AGM-78B possedeva in maniera rudimentale, men che soddisfacente ai fini pratici), l'HARM prometteva bene, anche se richiese molti anni di sviluppo. Per essere sfruttato al meglio doveva essere collegato ad un aereo ben provvisto di sistemi avionici, ma anche uno più semplice andava ragionevolmente bene, essendo un missile con sensori molto sofisticati e flessibili, capaci di 'sentire' su di un'ampia banda e di acquisire i bersagli anche dopo il lancio, cosa pressoché impossibile con gli altri tipi. Poteva funzionare in modalità 'autoprotezione', con sistema agganciato prima del lancio sull'emissione radar; d'opportunità, su di una lista preprogrammata di possibili minacce (molto utile per non colpire bersagli 'amici', tra l'altro); e di attacco a lungo raggio, con volo verso un'area specifica e ricerca indipendente, naturalmente su territorio nemico. Bisognava stare attento, perché pare che durante Desert Storm un B-52 venne danneggiato proprio da un HARM, diretto sulle sue ECM (che funzionavano, ovviamente, sulle stesse frequenze dei radar irakeni e quindi, gli somigliavano molto). L'HARM divenne operativo nel 1984 e si fece valere già nel 1986 contro i Libici. H sta per High Speed, e con una velocità di punta di mach 3, si mirava in effetti a dare meno tempo possibile al nemico di spegnere i radar prima dell'attacco, per la migliore precisione (anche se il missile poteva colpire ugualmente la zona memorizzata).
I Britannici avevano già il Martel, un grosso ordigno nato soprattutto per impieghi antiradar: aveva una testa di ricerca regolabile, che non richiedeva una sostituzione dell'apparato, ma questo 'setting' era possibile solo a terra, e non in missione. Ci voleva di meglio, i Francesi lo ottennero con l'ARMAT, sulla stessa cellula; i britannici ne sfruttarono il volume per ottenere un missile antinave (il Sea Eagle), ma non per compiti antiradar. Serviva qualcosa di meglio per il Tornado, ma anche per altre macchine, qualcosa che fosse piccolo come lo Shrike, ma con le nuove capacità della tecnologia moderna, e l'ALARM sembrava dimostrare che si fosse sulla via giusta. Con un peso di 175 kg, era un'arma molto 'intelligente' e dalle modalità nuove di funzionamento. Nel 1983 il MoD (ministero della Difesa) lo scelse, in un momento in cui l'HARM era quasi pronto per il servizio, mentre l'ALARM era tutt'altro che definito.
Il primo test venne fatto, in volo, nel 1985, su di un Tornado GR Mk.1; ma il razzo a doppia spinta Royal Ordnance NTUHATCH dava dei problemi che ritardarono il primo lancio operativo, in quel decennio critico (durante il quale si consumò l'ultimo atto della Guerra fredda), di ben tre altri anni. Il test di lancio venne fatto a China Lake, negli USA. Non essendo del tutto soddisfatti, i tecnici lo sostituirono con il Bristol Aerojet BAYARD, anche questo un sistema solido a doppia spinta, e che nel 2003 era dato per imminente sostituzione da parte della MBDA (che ora ha il controllo del progetto). Quanto al sistema di guida, non meno critico, venne realizzato dalla Marconi, con un'antenna passiva di scoperta radar ad alta sensibilità, e il sistema FLRF, Forward Looking Range Finder, che serve (una specie di radar-telemetro) a far scoppiare la testata nel momento giusto. Del resto, il missile è piccolo e quindi deve valorizzare al meglio la sua energia. Dato che il sensore poteva procedere all'acquisizione autonoma del bersaglio, non era strettamente necessario usarlo con un aereo capace di missioni WW o SEAD che dir si voglia, quindi andava bene un po' di tutto, anche il BAe Hawk.
Il piccolo ALARM (4,3 m di lunghezza, non propriamente pochi, ma con un corpo molto sottile di 224 mm ed apertura alare di 72 cm), è un'arma piuttosto graziosa, con la testa arrotondata, in tutto pesa 265 kg (originariamente si dava per circa 175 kg, ma era una stima troppo ottimistica, vedi Armi da guerra 74); la struttura è convenzionale, quattro alette di stabilizzazione nella parte posteriore, e quattro alette di controllo caudale; ma vi sono anche quattro minuscole alette vicino alla prua, che non esistevano nei prototipi e da distanza, sono talmente piccole che quasi non si notano; le prestazioni sono stabilite in circa mach ,32 e raggio di oltre 50 km, o addirittura, in condizioni molto favorevoli, 105 km.
La RAF ne ha comprati inizialmente 750 esemplari, altri sono andati alla RSAF, ma il loro numero non è noto. Tra le capacità che colpiscono dell'ALARM, c'è il numero trasportabile: ogni Tornado ne può portare tre sotto la fusoliera, e altrettanti sotto ciascuna ala. Si sono visti Tornado con un massimo di sette missili, ma di fatto il numero portato è solo di due o tre sotto la fusoliera. IL concetto originario era di fornire anche a bombardieri o aerei leggeri delle armi di difesa durante le loro missioni, per cui un'arma compatta era necessaria. Di fatto, però, queste missioni sono riservate ad equipaggi addestrati specificatamente, e il numero non è tanto diverso da quello degli HARM, che un Tornado può portare in un massimo di quattro esemplari, ma che in genere vengono limitati a due sotto la fusoliera, dato anche l'apertura alare di 101,6 cm.
Se l'HARM è un'arma flessibile, il piccolo ALARM, dal caratteristico colore giallo (più di recente cambiato per un blu-chiaro), e dall'aspetto piuttosto aggraziato, senza angoli vivi particolari (a differenza dell'HARM e delle sue alette), è un tipo anche più duttile. Ha ben cinque 'modes', sia dirette che indirette: il primo caso lo vede lanciato contro bersagli preselezionati, o su aree dove si sa che vi potrebbero essere pericoli, con volo orizzontale a bassa quota; nel secondo caso, il missile è programmato per la ricerca in quota e su un certo intervallo di frequenze, e se non ne trova, sale fino a 12.000 m circa. Da lì, estrae un paracadute dalla coda, e scende dolcemente, sempre con il sensore ancora acceso per trovare le minacce. Una volta che lo trova, molla il paracadute e riaccende il motore; oppure, ad una certa quota, si autodistrugge. Quindi deve avere un processore molto efficiente, sistemi come l'altimetro, timer, calcolatore di bordo per l'autopilota, ecc. Tutto in una cellula piccola e leggera. Quando attacca un bersaglio, una spoletta Thorm-EMI, di tipo molto 'sofisticato', controlla la quota, e fa scoppiare il missile all'altezza giusta per infliggere il massimo danno. Infine è possibile la programmazione a terra, con un'unità programmabile (PUGS), per dire all'arma che cosa si desidera colpire.
L'ALARM è stato impiegato nel 1991 contro i radar irakeni. In 52 missioni antiradar, furono lanciati 121 missili, praticamente tutti quelli all'epoca disponibile, più quelli della RSAF. Entrato in servizio in maniera affrettata, come il Sea Skua nove anni prima, si dimostrò parimenti un sistema efficiente. Sebbene ne siano stati usati meno di un decimo rispetto agli HARM, anche questi ordigni fecero la loro parte, e nel 1992 la RAF ne comprò altri 200 per ricostituire le scorte.
Anche nel 1999, nella guerra contro il Kosovo, l'ALARM fece parte della panoplia dei Tornado IDS britannici. I Serbi sapevano della minaccia degli HARM, che aveva messo in ginocchio gli Irakeni nel 1991, e non ripetevano gli stessi errori. Anzitutto, accendevano i radar per poco tempo, poi se possibile cambiavano in fretta posizione. La reazione NATO fu di tirare un gran numero di missili, ma l'HARM umbrella non era così efficace; missili da circa 300.000 dollari l'uno tirati in pratica per 'precauzione', per acquisire eventuali radar accesi, quasi mai con successo. Inoltre i Serbi avevano degli emettitori 'civetta' russi, che erano assai efficaci contro gli HARM. Tuttavia gli ALARM avevano diffusione inferiore e le loro capacità erano meno note, e soprattutto, più difficili da contrastare. L'ALARM poteva planare con il paracadute da 12.000 m, il che significa diversi minuti di permanenza in aria, laddove l'HARM passava alla massima velocità e come andava andava. Un radar serbo, pare, ne evitò un centinaio. Ma bastò un singolo ALARM per distruggerlo. Tra l'altro, un missile che scende pressoché verticalmente è difficile anche da vedere per le antenne radar, che hanno un certo angolo di osservazione. Dovrebbe essere anche difficile acquisirle, ma i vecchi radar hanno lobi d'emissione molto grandi, il che significa che sono più visibili ai missili, anche ben oltre il loro 'fascio' d'osservazione.
L'HARM è un'arma diversa, che arriva a mach 3-4, e portata di 40-200 km a seconda delle condizioni e delle fonti (quella pratica è però dell'ordine di 40-50 km o meno, se il tiro è a bassa quota); un sistema offensivo per missioni SEAD, piuttosto che un sistema difensivo per bombardieri, con un sensore di ricerca autonoma che ne permette l'uso anche per velivoli di poche caratteristiche. Tuttavia, pur essendo un missile 'difensivo', le sue capacità erano quanto di più 'offensivo' si potesse immaginare, essendo un'arma capace di minacciare uno spazio aereo anche ben oltre il tempo in cui i bombardieri lo oltrepassano, di fatto una specie di 'drone' più che un missile, eppure molto veloce quando necessario.
Per migliorare le capacità dell'arma, in base ad un programma del 1999 varato con urgenza, è stato anche adattato ai Tornado ADV, alcuni dei quali lo hanno ricevuto come parte della loro panoplia. In realtà, questo si deve al fatto che il loro sistema RWR è molto più sensibile di quello dei tipi IDS; originariamente erano previsti anche gli ELS (Emitter Locator System), ulteriori miglioramenti dell'RWR di bordo, ma non è noto come le cose siano andate avanti; quel che è certo, è che nonostante una temporanea cancellazione, il sistema è stato sperimentato già dai Tornado ADV in Iraqi Freedom, nel 2003.
Per concetti di autodifesa, gli americani avevano pensato invece al minuscolo SIDEARM (AGM-122), modificando niente di meno che gli AIM-9C dei Crusader, ancora nei depositi negli anni '80; pare che sia un sistema poco efficace e tendente a prendere sotto tiro emittenti fasulle o 'civette', e l'uso iniziale è stato fatto con l'A-10, e soprattutto con gli AH-64D e AH-1W.
L'ALARM, così poco noto, e omonimo di una 'band' musicale che a suo tempo era presentata come 'alternativa' agli U-2, ha seguito un po' le fortune di questa, quando comparato all'HARM. Il problema è stato che la missilistica britannica è stata emarginata dalla concorrenza anche quando ha prodotto buone armi, soprattutto per via della diffusione dei sistemi americani. Entrato in servizio solo nel 1990, a quell'epoca era già in auge l'HARM, ordinato da diverse forze aeree oltre all'USN/USMC/USAF. L'evoluzione ha poi visto l'HARM passare al tipo AGM-88B migliorato nella spoletta, programma e testata, e via così fino all'AGM-88D, noto anche come AGM-88B Block IIIB, che nella sua imperscrutabile sigla significa l'aggiornamento degli AGM-88B al nuovo standard, con tanto di guida GPS per renderlo ancora più micidiale del sistema INS originale, nel reperire i bersagli una volta che spengono i radar. E in futuro c'era anche l'AARGM, un HARM con radar attivo millimetrico oltre al radar passivo, al GPS e all'INS. Sebbene ancora nel 2003 la MBDA fosse ancora capace di produrre il missile su richiesta, la cosa era tutt'altro che pubblicizzata in maniera enfatizzata e gli aggiornamenti sono stati modesti. L'unico futuro era la garanzia di aggiornare il missile fino almeno al 2010, quando era previsto che fosse ritirato dal servizio. Non è stato un grande successo, ma un migliaio di missili prodotti o giù di lì, per quanto non comparabili con i 12.000 HARM già ordinati al 1992, era pur sempre un minimo risultato (e l'ARMAT non fece molto meglio). In futuro probabilmente verrà usato il Meteor in versione ARM. Non si sa bene quanto costi l'ALARM, probabilmente anche questo ha influito nel risultato, essendo esso un'arma decisamente sofisticata. Probabilmente anche qui la cosa è stata simile rispetto ad altre armi britanniche 'intelligenti', come lo Stingray, che non è riuscito a sostituire l'Mk-46 americano, pur essendo la prima arma 'intelligente' della categoria.
Ecco le caratteristiche dell'ALARM.
- 4,3 m x 0,224 cm x 0,72 cm
- Peso: 265 kg, testata HE (massa sconosciuta)
- Prestazioni: velocità max 3,2 mach, gittata 50+ km.
- ↑ Quando non indicato diversamente, tratto da Armi da guerra N. 74
- ↑ Per i cannoni: Coniglio, Sergio Tecnologie e tendenze delle armi aria-aria, RID Maggio 1992 pag. 34-40
- ↑ 'BL-755', A&D Maggio 1987 p.22-25
- ↑ RID set 1995
- ↑ Poddu, F.M.: Daguet&Gramby, JP Aprile 1991 pagg. 78-85
- ↑ T.C.I missili degli intercettori A&D mar 1997 Pag 38-43
- ↑ Paolo Gianvanni, RiD Mar 2004
- ↑ Quando non indicato diversamente, tratto da Armi da guerra N.74
- ↑ Fischer, Johann: Sea Skua: l'uragano dal mare, RID mar 1993 p. 68-71
- ↑ Lanzara, Leonardo: Ricordate l'ALARM? RID 6/2003