Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Falklands-2
Sea Harrier e Harrier in azione: guerra aerea sull'arcipelago
modificaGli schieramenti contrapposti
modificaQuando la flotta messa rapidamente insieme per l'Operazione 'Corporate' salpò per Ascensione, da dove si sarebbe fatta poi preparata per l'attacco all'arcipelago argentino, sui suoi affollati ponti v'erano anche 20 Sea Harrier con la loro mimetizzazione blu e grigio scuro. Questi caccia avrebbero dovuto combattere per proteggere le forze navale dell'ammiraglio 'Sandy' Woodward, ma erano macchine apparentemente goffe, brutte, appartenenti ad un tipo talmente irriso che molti si chiedevano se fossero dei 'veri' aerei oppure degli strani aggeggi sperimentali (lo stesso, del resto, era stato detto dei sottomarini all'inizio del '900.. fino a quando non cominciarono ad affondare le migliori navi da guerra). Gli avversari erano equipaggiati con prestigiosi apparecchi come lo Skyhawk e il Mirage, nonché il Dagger (copia israeliana del caccia francese), vincitori di numerose battaglie e con piloti addestrati da istruttori stranieri, tra cui quelli americani e forse anche israeliani. Il Sea Harrier, al confronto, sembrava un esperimento malriuscito di ingegneria aeronautica, una macchina discussa e discutibile dallo scarso raggio, carico utile e velocità. C'erano 12 aerei Sea Harrier FRS.Mk 1 sulla vecchia, ma capace Hermes; mentre altri 8 erano sulla più recente ma meno capace HMS Invincible. Dopo la fine delle portaerei con reparti ad ala fissa, tra cui Buccaneer e Phantom (riciclati rapidamente con la RAF), la Marina britannica, ancorché la più forte dell'Europa Occidentale, era in una cattiva situazione. Addirittura, era stato contemplato di togliere dal servizio anche le grandi LSD (navi anfibie con bacino allagabile) del tipo 'Fearless'. Sia queste che le portaerei erano indispensabili per la vittoria in una campagna di 'riconquista' così lontana e difficile.
I Sea Harrier non erano i soli della campagna; anche i loro cugini della RAF, meno noti ma più numerosi, vennero mobilitati per l'occasione.
La prima perdita di un aeromobile alle isole fu quella di un SA-330L Puma del CAB.601 (Esercito), costretto ad un atterraggio d'emergenza quando, il 3 aprile, venne colpito s Grytviken con il fuoco delle armi leggere dai Royal Marines. L'atterraggio fu duro, tanto che quattro soldati argentini morirono nell'impatto. Nel mentre, veniva nominato un governatore delle isole, il Generale Menendez; il presidente Galtieri subisce un'impennata di popolarità da parte della gente che fino a poco tempo fa riempiva le piazze per protestargli contro. Sembrava fatta, ma la Risoluzione 502 dell'ONU condannava l'invasione e chiedeva il ritiro argentino, ponendo fine ad un'invasione violenta, ma con poco spargimento di sangue. Su Ascensione arrivano aerei cargo della RAF, è il primo segnale che si intende fare sul serio. I 2.000 argentini sbarcati alle isole diverranno presto 11.000, ma già il 5 aprile le navi inglesi partono da Portsmouth.
Le forze navali erano per entrambe le parti, decisamente congrue. Da parte britannica:
- SSN Conqueror, Courageous, Spartan, Splendid, Valiant
- SSK, Onyx
- Portaerei: Hermes e Invincible
- Grandi navi anfibie/portaelicotteri (sei per nave): Fearless e Intrepid
- Cacciatorpediniere: Antrim, Bristol, Cardiff, Coventry, Exeter, Glamorgan, Glasgow, Sheffield
- Fregate: Brilliant, Broadsword, Active, Alacrity, Ambuscade, Antelope, Ardent, Avenger, Andromeda, Argonaut, Minerva, Penelope, Plymouth
Gli Argentini:
- Portaerei: 25 de Mayo
- Incrociatori: General Belgrano
- Sottomarini: San Luis, Santa Fé, Santiago del Estero
- Cacciatorpediniere: Almirante Domecq, Garcia, Alm. Sotrni, Comodoro Py, Hercules, Hipolito Bouchard, Piedra Buena, Rosales, Santisima Trinidad, Seguì
- Fregate: Drummond, Granville, Guerrico, King
- Rifornitori: Punta Medanos, YPF Campo Duràn, YPF Puerto Rosales
- Altre: trasporti Bahia Buen Suceso, Cabo S.Antonio (LST), Amirante Iriza, Isla de los Estados, Rio Carcaranha
Le forze aeree inglesi:
RAF
- 6 Canberra PR Mk.9 e 4 PR Mk 7 del No.39 Sqn.
- 10 Harrier GR Mk.3 dello 1 Sqn.
- 6 Avro Vulcan B Mk2 dei n. 44, 50, 101 sqn.
- 28 Sea Harrier, sqn. 800, 801, 809, 899
- 16-25 Hercules Mk.1 e 3, sqn. 24, 30, 47, 70
- 13 VC-10, no.10 sqn.
- 20-23 Victor K Mk.2 Sqn. 55 e 57
- 8-12 pattugliatori Nimrod MR Mk.1, 2, 2P degli sqn. 42, 51, 120, 201, 206
- 11 Chinook HC Mk 1 del 18 Sqn.
RN
- 28 Sea Harrier FRS Mk.1
- 46-48 Sea King Mk.2, 4 e 5
- 24-31 Lynx HAS Mk.2
- 12-23 Wasp HAS Mk.1
- 56-57 Wessex HAS Mk.3 e 5
Royal Marines
- 9-12 Gazelle AH Mk.1
- 4-6 Scout AH Mk.1
British Army
- 6 Gazelle AH Mk.1 e 3-6 Scout AH Mk.1 del No.656 Sqn[1].
E quelle argentine:
Aviazione
- 17 Mirage: 16 Mirage IIIEA e 1 Mirage IIIDA, Gruppo 8 de caza, base Moron (BAM), Rio Gallegos
- 37-39 Dagger: 34-37 Dagger A e due o tre B della VI Brigata Aerea (Grupo 6 de caza) a San Julian e Rio Grande
- 33 A-4 Skyhawk B e C
- 32 FMA Pucarà del I, II, III° squadron (3 Gruppo de Ataque), III Brigata aerea, 12 vennero basati a San Carlos (altre fonti danno fino a 75 aerei, ma forse anche con quelli non mobilitati)
- Tre CH-47 e 5 AB-212 del 7 Gruppo de COIN
- 6 o 8 Canberra B Mk 62 e 2 T Mk 64 del Grupo 2 de Bombardamento della II Brigata Aerea
- 12 A-4B/P Halcòn del Grupo 5 de Caza, V Brigata aerea, basati a Villa Reynolds (V e VI escuadrones), 19 A-4C/P IV Brigata aerea, IV Grupo de caza, III Escuadron, tutti portati a Rio Gallegos
- Grupo 1 de transporte, 2 C-130E, 5 C-130H, 2 KC-130H, Escuadron I, Comodoro Rivadavia base aerea
- 3 Boeing 707-300 e due 707-320, Escuadron II, Grupo I, Transporte Aereo
- 11 FMA IA.50 Guarani II
- 4 Gates Learjet 35A
- 7 DHC-6 Twin Otter
- 7 C-130E e H
- 2 KC-130H
- 13 F-27 Mk.400/600
Marina
- 10 A-4Q della 3 Escuadrilla de Caza y ataque sulla Venticinquo de Mayo, e 2 sulla base C.me Espora
- 4-15 T-34C-1 Turbine Mentor, 4 a Escuadrilla
- 6 MB-339 AA, 1 Escuadrilla de atacue
- 5 Super Etendard della 2 a Escuadrilla de Ataque a Rio Grande
- 6 S-2E Escuadrilla antisubmarina, C.me Espora
- 2 SP-2H Neptune
- 4 S-61D-4 Sea King
- 9-14 Aluette III e 2 Lynx HAS. Mk 23 della 1 a Escuadrilla de elicopteros
- 5 S-61D-4 Sea King della 2 a Escuadrilla de elicopteros
- 3 Fokker F.28 Mk.3000
- 3 L-188
- 1 HS-125
Comando Esercito (22-23 elicotteri) e il comando costiero con 2 elicotteri e 1 aereo
- 9 SA-330L Puma
- 3 A.109A
- 9 UH-1H
- 2 CH-47
Prefettura navale: 3 SA-330 e 5 Skyvan.
Dopo la perdita del Puma, non pare vi siano stati altri velivoli distrutti fino al 22 aprile, quando due Wessex Mk.5 del No.845 Sqn si schiantarono al suolo durante una bufera di neve su Fortuna Glacier, Georgia Australe. Un terzo elicottero, però, riesce a decollare e a salvare gli occupanti degli altri due.
Il 23 aprile cade invece un Sea King HC Mk.4 (da trasporto di commando), che era imbarcato sulla HMS Hermes. Appena due giorni dopo i britannici occupano la Georgia Australe e vi è una violentissima battaglia aeronavale contro un sottomarino, il S.Fe. Questo venne scovato da un Wessex in procinto di immergersi vicino all'isola. Subito l'elicottero va all'attacco con due cariche di profondità, danneggiandolo abbastanza da impedirne l'immersione. Segue uno scambio a fuoco con le mitragliatrici di bordo di entrambi i contendenti, fino a che non giungono anche due Scout armati di missili AS-12, sopraggiunti dopo una corsa di 40 km a tutto gas. Questi vengono lanciati dalla massima distanza (8 km) colpirono il bersaglio, ma siccome è un sottomarino aggiornato allo standard GUPPY, con false strutture in fibra di vetro (per ragioni idrodinamiche), la testata non si attiva. Dev'essere stata una scena paurosa vista dagli argentini, con quelle armi che si conficcavano e poi restavano inerti. Giunge anche un Lynx, non armato con i soliti Sea Skua (chissà se questi avrebbero funzionato?), ma di un siluro Mk-46, prontamente usato. L'arma poteva affondare il sottomarino, ma viene confusa dagli echi dell'oceano e manca il bersaglio (i siluri ASW sono ottimizzati per colpire bersagli immersi). Alla fine il Santa Fé ripara in Georgia, e viene catturato poco dopo dai britannici, ormeggiato in rada. Le infiltrazioni d'acqua cominciano a farlo lentamente ad affondare, ma viene visionato all'interno per capire i danni subiti. Si scopre che tra l'altro i basamenti dei motori diesel sono stati scardinati dalle cariche esplosive del primo elicottero. Successivamente il sottomarino venne fatto riemergere e affondato definitivamente al largo. A tutt'oggi è l'unica perdita di un sottomarino dovuta ad un elicottero.
Durante le azioni di riconquista inglese della Georgia australe, pare che si perdano due altri elicotteri, ma probabilmente si tratta sempre degli stessi summenzionati.
Il 30 aprile Reagan appoggia ufficialmente la Gran Bretagna nella decisione di entrare nella zona di esclusione (200 miglia) che circonda le Isole Falklands.
Forse non casualmente, già il 1 maggio avviene il primo attacco aereo: gli squadroni No. 44, 50 e 101 della RAF erano in allarme con l'unico aereo che potesse eseguire voli così lunghi da raggiungere le isole, il Vulcan. Sebbene i Tornado fossero già in servizio, non potevano certo eguagliare la capacità del vecchio quadrireattore di trasportare 21 bombe da 454 kg fino alle isole, anche se per percorrere 12.000+ km di volo (fino ad allora, la missione operativa più lunga della storia) era necessario usare le aerocisterne. Così due aerei decollano per attaccare le isole, ma uno ha problemi e deve rientrare alla base. Il Vulcan era già un aereo vecchio e poteva anche essere sacrificato in queste azioni, le missioni 'Black Buck'. Arrivato vicino alle isole, l'aereo sente di essere stato inquadrato da un radar di scoperta e si porta a bassa quota, poi risale a 3.000 metri per la corsa d'attacco (così da rendere le bombe più 'penetranti' nel terreno, e quindi causare crateri più grandi). A quel punto viene 'agganciato' da un radar Fledermaus, collegato ai cannoni da 35 mm che se necessario possono arrivare fino a quella quota e oltre; con le ECM di bordo riesce tuttavia a sganciarsi e a scaricare senza porre tempo in mezzo una strisciata di 9,5 t di bombe, distanziate per esplodere a terra con un margine di circa 20 metri l'una dall'altra. Il risultato è di una sola a segno (e una seconda in maniera parziale, giusto ai limiti della piccola striscia di volo), in quell'attacco trasversale al campo (per aumentare la possibilità di colpirlo), centrando in pieno la pista. Il Vulcan si allontana, ma naturalmente l'aviazione argentina a quel punto è in allarme. Si tratta senz'altro di una missione costosa, visto che tutto quello che è stato ottenuto è un puco in una pista di terra battuta. L'altro, con ben sei rifornimenti (4 prima e due dopo l'attacco).
Non erano ancora le prime luci dell'alba, quando dopo quest'attacco, compaiono anche 12 Sea Harrier, nove dei quali colpiscono duramente Port Stanley, rientrando senza perdite.
L'attacco ha distrutto un Pucara del 3 Gruppo e altri tre danneggiati, e pare, anche almeno un altro aereo leggero viene annientato. Un pilota argentino resta ucciso dal bombardamento.
Subito gli argentini si fanno vivi e per tutta la giornata cercheranno la vendetta con circa 20 aerei in azione. Dopo una serie di avvicinamenti senza colpo ferire, decidono di farsi sotto. Ad un certo punto ci sono sei Mirage in azione, e dall'altro lato solo due Sea Harrier. La maggior parte dei piloti inglesi non ha mai sparato un Sidewinder e si era solo allenata simulandone il lancio. Gli Argentini volano a circa 10.000 m di quota, ma non hanno intenzione di scendere per affrontare i britannici a 3.000-4.500 m. Sotto i 6.000, il Mirage (almeno finché ha i due serbatoi da 1.700 litri) resta subsonico, così non avrebbe avuto niente da guadagnare da questa sfida. Ma tanto meno il Sea Harrier avrebbe avuto ragioni per salire in quota ad affrontare un nemico che tutto sommato, non costituisce una minaccia per le navi. Piuttosto, gli argentini vengono visti tirare dei missili. Un Mirage sembra abbassarsi per accettare battaglia, e il pilota britannico cerca di agganciarlo frontalmente con uno dei suoi nuovissimi Sidewinder L. Ma si accorse che la scia è quella di un missile (forse un R.530). Almeno tre missili vengono sparati, ma nessuno si avvicina ai Sea Harrier, tirati da grande distanza e senza un aggancio efficace.
I Sea Harrier hanno già avuto a che fare anche con 4 T-34C della Marina, tra gli aerei basati a terra e presto mandati all'attacco delle navi. Tuttavia li perdono tra le nuvole, sorpassandoli e rischiando di collidere con uno di questi, che forse darà la scusa per la stampa argentina, di parlare di un Sea Harrier abbattuto.
Ad un certo punto, però, l'equilibrio si rompe e il controllo radar avvisa che due Mirage si stanno avvicinando a due aerei del No.801, Sqn pilotati dal capocoppia Barton e il ten. Thomas. Uno dei due Sea Harrier accelera rapidamente da 400 a 550 nodi e si porta a sinistra. I due Mirage IIIE (i migliori caccia argentini) volano quasi ala contro ala, sembra una trappola: i caccia supersonici, con un'azione coordinata, possono essere estremamente pericolosi per i lenti Harrier, così si teme che da qualche parte era nascosta un'altra coppia, pronta a sfruttare l'occasione.
Ma non c'era. Il gregario del Mirage argentino apparentemente volava così solo perché era un pivello, che poteva giusto stare dietro al suo capo, senza però riuscire a proteggerlo. I due Mirage sfiorano il Sea Harrier di Thomas, mentre Burton, no visto, è già riuscito a manovrare per mettersi in coda. Spara una raffica da 30 mm, ma fuori del raggio utile. Sente alla cuffia un buon sibilo, indica che la testa del missile ha agganciato il bersaglio. Dopo la virata si ritrova solo a 650 kmh, mentre i suoi bersagli sono davanti a 1.600 m e si allontanano a circa 850 kmh. Ma non basta: il Sidewinder ha una portata tale da essere in grado di raggiungerli, e questi aerei non sembravano rendersi conto della minaccia alle loro spalle. Burton spara il Sidewinder. È sconfortato e sorpreso di vederlo andare giù, come se avesse mancato il bersaglio. Poi però risale in quota e si lancia all'inseguimento. Appena 4 secondi dopo gli esplode addosso, in una palla di fuoco e rottami. Burton non crede che il pilota se la sia cavata. Invece, non visto, Perona si è salvato, e sopravviverà anche alla caduta nel freddo Atlantico meridionale. La cosa, saputa solo successivamente, farà piacere anche allo stesso Burton, che mirava all'aereo e non alla persona dentro. Nel frattempo Thomas si è portato alle spalle dei due Mirage grazie alla sua virata stretta. Vede uno dei caccia argentini e lo attacca, tirando un altro Sidewinder (missile nominalmente pericoloso anche per il collega, se questi fosse stato agganciato per errore, visto che era ancora nei paraggi e che i missili AIM-9 sono totalmente autonomi dopo il lancio). Questo insegue il capocoppia Cuerva, che un istante prima dello scoppio sparisce, inseguito dal missile, dentro una nuvola. Non è chiaro se sia stato abbattuto, ma in seguito si saprà che non andò molto lontano. Con i serbatoi forati per l'esplosione ravvicinata e a ben 650 km dalla base, Cuerva tenta coraggiosamente di salvare l'aereo e di atterrare su Port Stanley. Prima sgancia i serbatoi, per alleggerire l'aereo che non è un campione di atterraggi corti. La contraerea però lo vede e scambia i serbatoi per bombe; apre il fuoco e subito distrugge l'aereo e il suo sfortunato pilota che paradossalmente, pur essendo più esperto di Perona, rimane ucciso in azione.
La stessa giornata, un altro paio di Sea Harrier vengono ingaggiati da una coppia di Dagger; uno spara un missile contro uno degli inglesi, che deve disimpegnarsi dall'inseguimento dell'arma che gli va dietro per un lungo tratto. Poco dopo, quello stesso pilota nota che l'altro Sea Harrier tira un missile. Il Flt Lt Penfold, della RAF ma in servizio con il No.800 Sqn della FAA, ha centrato un Dagger, che descrive un ampio arco nel cielo prima di cadere in mare (Tenente Ardiles, Grupo 6, ucciso). Chiaramente i piloti della RAF erano già esperti utenti degli AIM-9 e questo li aiutava a farne buon uso.
Infine vengono localizzati due Canberra a volo radente in mare, sono B Mk.62 del Grupo 2. Il Lt Curtiss del No.801 Sqn ne abbatte subito uno con un Sidewinder, mentre Broadwater lancia entrambi i suoi AIM-9L contro un secondo bombardiere, ma manca il bersaglio. Il Canberra abbattuto è quello dei tenenti Ibanez e Gonzales, entrambi eiettati, ma senza che si riuscisse poi a salvarli.
Il risultato di quella giornata, fu scioccante, un secco 4:0 (il Mirage III abbattuto dalla contraerea era comunque spacciato, sia che avesse tentato di ritornare alla base, sia che fosse riuscito ad atterrare su di una pista troppo corta per non riportare danni, per giunta crivellata di crateri) per i Sea Harrier, specie se si considera che tre vittime erano Mirage, aerei che con la HHA avevano abbattuto dozzine di avversari. E i loro missili, ancorché non recentissimi, erano l'AIM-9B (il più vecchio tra i Sidewinder ancora in servizio), l'R.530 (il missile più potente, ma forse anche il meno efficace), lo Shafir Mk.2 e il Magic 1, entrambi (specialmente quest'ultimo) moderni e temibili. L'arma israeliana venne accreditata di almeno il 65% di Pk durante gli scontri con gli arabi, quella francese era meno nota, ma capace di arrivare a 10 km e manovrare fino a 50 g, recapitando una testata da 12,5 kg di cui sei di esplosivo, e guidato da un valido (anche se non all-aspect) sensore IR con un campo visivo di 135°. I piloti della RN si chiedono dunque se fosse stata solo fortuna, se ci sarebbero state altre giornate memorabili. Dall'altra parte gli Argentini sono scossi dalla sconfitta rimediata, e la cosa li avrebbe influenzati anche nelle settimane successive, quando rinunceranno pressoché sempre ad affrontare i Sea Harrier e ad intaccarne le scarne fila. Mentre i cacciabombardieri spesso avrebbero lanciato le loro bombe in mare scappando a tutto gas al primo accenno della loro presenza, soprattutto per quella dei loro mortali missili.
Il giorno dopo, con un'azione altamente discussa e opinabile, viene affondato il Belgrano da parte dell'SSN Conqueror (era fuori dalla zona di esclusione di 800 miglia), e un Alouette III a bordo viene perduto assieme alla nave e a buona parte dello sfortunato equipaggio. Anche un elicottero Lynx della marina Argentina (S.Trinidad) viene perso per incidente quello stesso giorno (Esc.1).
Il 3 maggio un MB.339A dell'aviazione navale si schianta al suolo per cattive condizioni meteo, con la morte del pilota Benitez; uno Skyhawk viene danneggiato (aviazione navale) in maniera irreparabile dal fuoco delle navi inglesi.
Il 4 maggio c'è un'altra missione 'Black Buck', ma senza danni apprezzabili. Si tratta di missioni sempre molto costose: in tutto servono 16 aerocisterne Victor per portare un singolo Vulcan in zona di attacco, aerocisterne che devono anche rifornirsi tra di loro (e molte decollano solo per questo, con un iter della missione che somiglia ad un torneo sportivo, da ogni coppia di aerocisterne ne esce soltanto una che continua la missione). Molto peggio accade con la messa fuori uso dello Sheffield a causa di un Super Etendard dell'aviazione navale che lo sorprende con un Exocet, mentre un secondo missile manca una fregata (è l'unico Exocet ingannato totalmente dalle ECM durante il conflitto). Infine, la FAA perde il primo Sea Harrier (800 Sqn) su Goose Green centrato dalle armi a.a. (cannoni da 35 mm e forse missili Roland), uccidendo il pilota Taylor.
Il 6 maggio partono in missione di pattugliamento due Sea Harrier del No.801 Sqn (Eyton-Jones e Curtiss), ma non rientrano alla base. Nessuno ne saprà più niente e si pensa che sian entrati in collisione tra loro, forse in un banco di nubi (la giornata, al solito, non era serena).
L'8 maggio, appena il giorno dopo che i britannici decisero di allargare la zona di guerra fino ad appena 12 miglia nautiche dalle coste argentine, un C-130 scortato dai Dagger cerca di rifornire Port Stanley, ma deve ritirarsi per l'avvicinamento dei caccia inglesi.
Questi il 9 maggio attaccano un peschereccio argentino, il Narwal. Si trattava di una nave spia argentina, che prima è 'avvertita' dalle raffiche di cannone a non restare in zona, poi intervengono altri due Sea Harrier che la trovano ancora in zona e la colpiscono con una delle bombe di bordo (che non esplode) e allora le sparano contro con i cannoni da 30 mm. Fu una vittoria inedita, perché la nave affondò il giorno dopo, abbandonata dall'equipaggio. Sebbene questa versione, raccontata da Aerei, non corrisponda affatto a quella di Morgan (Take Off), di cui poi si dirà.
Lo stesso giorno due A-4 non rientrano alla base; nemmeno i piloti sopravvivono così non è chiaro cosa sia successo, e se per la loro perdita siano responsabili i missili Sea Dart sparati dall' HMS Coventry, che invece è sicuramente responsabile della perdita di un Puma, abbattuto vicino P. Stanley con 15 uomini a bordo (era del CAB.601 dell'Esercito).
Il giorno dopo affonda l'HMS Sheffield, centrato dall'Exocet diversi giorni prima.
L'11 l'HMS Arrow penetra nel canale tra le due isole e trova una nave da trasporto argentina. Prima spara dei colpi illuminanti, poi dei proiettili con spoletta di prossimità per causare solo danni limitati, ma visto che non si fermava, inizia il tiro battente con il suo cannone da 114 mm, e con tre colpi a segno il bersaglio esplode. Si trattava della Islas de Los Estados, con a bordo 325.000 litri di carburante per aerei, sorpresa per sua disgrazia dall'incursione della nave britannica, che era alla ricerca di eventuali campi minati e non si aspettava questo incontro.
Il 12 maggio i Sea Harrier colpiscono ancora Port Stanley, tirando con la tecnica del loft-bombing, il che significa lanciare da oltre 3.600 m e 3-4 km di distanza, per stare fuori tiro dalla contraerea locale, molto rispettabile.
La V Brigata aerea manda contro la flotta inglese 8 A-4 con due bombe da 454 kg l'uno. Bersaglio, la HMS Brilliant e il Glasgow, tipica coppia (una Type 22 e un caccia Type 42) che, almeno sulla carta può fornirsi protezione reciproca da qualunque minaccia. La prima ha i missili Sea Wolf, con i quali abbatte due A-4B del 5 Grupo, mentre un altro cade in mare per evitare il missile. Allontanatosi l'ultimo superstite, arriva la seconda ondata, ma stavolta il sistema si 'sgancia' dall'azione automatica sul bersaglio (per un problema del calcolatore di bordo), e colpisce il caccia Glasgow che non è riuscito a difendersi dall'attacco radente degli A-4. La bomba lo trapassa sul fianco, ma non esplode. Tuttavia la nave deve uscire dall'azione per via dei danni subiti allo scafo. Degli Skyhawk, che altrimenti sarebbero stati teoricamente massacrati, l'ultima ondata di 4 aerei non viene danneggiata dai britannici, mentre la prima è totalmente perduta. A parte gli aerei distrutti a bassissima quota, e quindi senza scampo per gli equipaggi, l'ultimo rientra va fuori uso per via del ghiaccio che c'era alla base (o sul tettuccio dell'aereo) al suo ritorno. Non solo, ma la contraerea argentina spara contro la seconda formazione di Skyhawks. Proprio quello che ha piazzato il colpo sulla nave britannica, pilotato dal ten. Giavazzi, viene colpito da un missile e si schianta al suolo, un'amara ironia che il destino riserva anche quel giorno. Così 5 degli 8 aerei sono andati perduti, un prezzo elevato anche per avere messo KO un caccia inglese. I britannici perdono un Sea King Mk.5 del No.826, che ammara ad Est delle isole, ma tutto l'equipaggio viene salvato. È un elicottero anfibio, ma resistere alle cattive condizioni meteo dell'oceano non è facile e dev'essere stata un'esperienza molto dura per gli aviatori, sebbene messa in conto.
Il 15 maggio le forze speciali inglesi (SAS) sbarcano su Pebble Island e sul piccolo aeroporto locale distruggono ben 11 aerei, tra cui sei Pucarà del Grupo 3, i 4 T-34C dell'Esc.4 e uno Skyvan del PNA, più un deposito di munizioni. Le artiglierie navali contribuiscono al successo appoggiando i commando inglesi.
Il 16 un Sea Harrier trova alcune navi argentine in mare: la Rio Cararanha (localizzata a Port King Bay) e la Bahia del buen Suceso (Fox Bay). La prima delle due è attaccata e danneggiata gravemente dai Sea Harrier, ma non affonda subito. Viene finita da ben 4 missili Sea Skua tirati da tre Lynx in altrettante occasioni diverse. L'altra nave è troppo vicina alla cittadina costiera e viene attaccata con armi precise, i cannoni da 30 mm, sufficienti per incendiarla e mandarla a picco.
17 maggio, altro Sea King perso (sempre della Hermes), che di notte, con l'altimetro guasto, finisce in mare. Ma l'equipaggio si salva prima del suo affondamento.
Il 19 maggio, però, cade in mare un HC Mk.4 del No.846. Stavolta muoiono ben 21 soldati di cui 18 del SAS, anche se i due piloti e altri sette commandos si salvano. È la peggiore tragedia aeronautica del conflitto e superiore persino alla battaglia di Goose Green. Forse accadde a causa di impatto con uccelli, o forse, come si è detto tempo dopo, per guasto o per errore. Nel frattempo navi e aerei bombardano P.Stanley.
Il 20 maggio cade un ennesimo Sea King (Mk.4), ma non nelle Falklands, ma a Punta Arenas, vicino ad una spiaggia. L'equipaggio incendia l'elicottero, ma è rimasto un mistero cosa ci facesse un elicottero britannico in Cile. Forse si allenavano a qualche missione speciale, di sicuro è un'altra prova del coinvolgimento cileno (malgrado Pinochet) nella strategia britannica. Nel dopoguerra il Cile riceverà abbondanti forniture di armi britanniche, per lo più usate alle Falklands. Si è anche parlato della possibilità di usare aeroporti cileni per bombardare obiettivi argentini, ma si tratta di una ipotesi rimasta senza applicazioni pratiche.
Il 21 c'è lo sbarco aeronavale a S.Carlos, 80 km da P. Stanley e quindi una zona in cui non si sospettava i britannici volessero sbarcare. Due Gazelle vengono abbattuti dalle armi leggere argentine, malgrado le corazze applicate alle macchine appena prima della guerra. Ma sono i Sea Harrier che fanno la differenza, con 4 aerei sempre in azione per tutta la giornata nella zona degli sbarchi, e altri in protezione sulle navi della flotta di portaerei. Un primo aereo argentino viene abbattuto da due Sea Harrier guidati dalla HMS Brilliant, è un Pucarà del Grupo 3, un altro si salva scappando. Il pilota dell'aereo, tale Maresciallo Tomba, si salva col paracadute, l'abbattitore è il Cdr Ward.
Poco dopo si fanno sotto ben 8 Dagger e 4 Skyhawk, affrontati tuttavia da due Sea Harrier che da soli li mettono in rotta e gli fanno sganciare le bombe prematuramente. 2 A-4C del Grupo 4, vengono persi con i loro piloti per via dei missili sparati dal No.800 Sqn da Bisset e Thomas, così come un Dagger A del Grupo 6, il pilota però si salva.
Passano solo due ore e poi due Sea Harrier affrontano tre Dagger A del Grupo 6, abbattendoli tutti, incluso uno che sulle prime sembrava potesse farcela a rientrare. Per fortuna i piloti si salvano. Gli abbattitori (Ward e Thomas) continuano l'attacco e colpiscono anche un A-4, che tuttavia sopravvive, mentre Thomas riceve tre cannonate e deve disimpegnarsi.
Nel frattempo un paio di Harrier GR Mk.3 del No.1(F) Sqn si imbatte su degli elicotteri e mette fuori uso un Puma e distrugge un CH-47C del CAB.601, non è chiaro se in aria o a terra. Il Puma venne poi distrutto da bombe a grappolo il 26 maggio. Nel frattempo un GR Mk.3 viene abbattuto dalla contraerea, pare con un missile Blowpipe (ironicamente un'arma britannica venduta agli argentini), il pilota (Glower) diventa prigioniero. Tre A-4 attaccano la HMS Ardent e la colpiscono con diverse bombe da 227 kg, distruggendola -così anche con l'elicottero Lynx Mk.2 a bordo. Ma il Ten Philippi, che le ha dato il colpo di grazia, è abbattuto (si eietta) da un Sidewinder tirato da Morell (800 Sqn), e altri due A-4 vengono distrutti dai cannoni da 30 mm. Si è parlato anche di un attacco da parte di MB.339A con razzi (i piloti non avevano l'abilitazione per le bombe) e cannoni, ma non vi è conferma britannica di quest'azione sulla sfortunata fregata Ardent.
Il 23 maggio, dopo un giorno di pausa, le parti continuano ad affrontarsi. Gli Argentini battezzano la zona degli sbarchi come la 'Rue de la Muerte' (strada della morte), mentre i britannici il 'viale delle bombe'. Entrambi con ottime ragioni. La fregata HMS Antelope è colpita da due bombe da 454 kg sganciate da Skyhawk, ma esse non esplodono per la quota molto bassa a cui sono tirate (e che impedisce di far percorrere all'elichetta di armamento i 19 giri e mezzo che servono per liberare la spoletta, consentendo al caccia di allontanarsi in caso di lancio a volo radente).
Lo stesso giorno l'HMS Antrim è colpito da una bomba, ma fortunatamente non esplode; un A-4 vola talmente basso che colpisce l'alberatura della nave, ma senza conseguenze catastrofiche. Un altro A-4 viene abbattuto (Grupo 5) da un Seawolf della Broasword, o forse un Rapier o ancora un Seacat (da parte delle forze di terra e dell'Antelope, mentre non è escluso nemmeno che sia stato un Blowpipe) con la perdita del pilota.
Poco dopo, Il Flt. Lt. Morgan scopre un elicottero a bassa quota, un Puma, che volando a bassa quota si schianta al suolo. Subito dopo dà addosso ad un A.109 armato che seguiva come scorta, e assieme a questi lo abbatte sparandogli raffiche da 30 mm. Un altro Puma viene poi individuato e danneggiato da Morgan, poi eliminato a terra da altri due caccia del No.801 Sqn, che intervengono successivamente.
Il No.800 non ha molto di che festeggiare, perché un Sea Harrier perde il controllo, pare per una manovra errata, e cade dalla portaerei Hermes durante il decollo, esplodendo e uccidendo Il pilota (Lt. Cdr. Blatt).
Il 24 maggio, sull'Antelope si è al lavoro per togliere le spolette alle bombe; tuttavia una esplode. Il team di artificieri subisce una vittima e un ferito, mentre l'equipaggio era già stato evacuato. La situazione sfugge di mano, le fiamme si propagano in maniera incontrollabile e v'è una serie di spettacolari esplosioni dovute al fuoco che ha raggiunto i depositi; alla fine, lo stesso scafo si spezza in due e la nave affonda poco dopo, raggiungendo a 48 ore di distanza la sorella Ardent negli abissi. Nel frattempo i Sea Harrier del No.809 NAS abbattono un Dagger (su Pebble Island, può essere che sia accaduto il 23 maggio dato che non tutte le fonti concordano) mentre nel pomeriggio il No.800 NAS (Naval Air Squadron) manda i due Sea Harrier di Smith e Auld. Avviene una battaglia aerea feroce con 4 Dagger, tre dei quali vengono abbattuti con un pilota (Castillo) ucciso e gli altri due che fortunatamente si salvano con il paracadute. Non succede lo stesso con il pilota di un A-4C del Grupo 4, abbattuto con l'occupante (Ten. Bono) dal fuoco delle fregate, della Fearless e di missili sparati da terra (difficile dire chi sia stato a fare centro, dati i molti che sparavano in contemporanea).
Il 25, come temuto dagli inglesi, vi è un'altra azione di forza degli aerei argentini, per festeggiare degnamente la loro festa nazionale. Cercano la HMS Hermes, unità fondamentale della flotta britannica, benché sia anche una delle più, se non la più anziana. Due Super Etendard cercano di colpire un grande bersaglio radar, circondato da molti minori, ma i loro missili Exocet falliscono e vengono deviati da nuvole di chaff, però acquisiscono la nave Atlantic Conveyor che porta ancora a bordo sei elicotteri Wessex, un Lynx e soprattutto 4 Chinook HC Mk.1. 12 uomini restano uccisi e il grande bastimento viene presto avvolta dalle fiamme. Questa nave merita un piccolo approfondimento. Grosso traghetto porta-container di circa 15.000 t era stato requisito e fece rotta per le isole il 25 aprile. A bordo portava sei Wessex del No.848 Sqn e cinque Chinooks HC.1 della RAF (No.18 Sqn). Durante lo scalo ad Ascension, prese anche a bordo ben 14 aerei: sei Harrier GR.3 e 8 Sea Harrier del No.809 Sqn. Se questi caccia fossero rimasti a bordo, sarebbe stata davvero una catastrofe. Ma vicino alle isole, gli Harrier decollarono per la HERMES, e i Sea Harrier si divisero tra questi e le Invincibile. Anche un Chinook abbandonò la nave prima di quel fatidico giorno. Pare che esso sia stato sbarcato già ad Ascension per ragioni di manutenzione. Forse arrivò alle isole con un'altra nave in un tempo successivo.
Alcune fonti dicono che uno dei Super Etendard sia rimasto disperso, ma la cosa non pare confermata dalle storie più dettagliate (vedi sopra), che non parlano di perdite se non ben oltre la fine della guerra. 4 A-4B e C attaccano con due o tre bombe da 454 kg l'uno, ma i missili Sea Dart (?) riescono ad abbatterne due, un aereo del Grupo 4 e uno del Grupo 5. Questa ricostruzione (Aerei N.9 giu 2002) è peraltro molto dubbia e non vi sono altre fonti che affermino che tali perdite sarebbero da attribuirsi ai Sea Dart e non ad altri sistemi, come la contraerea leggera; l'unica cosa sicura è che nella giornata non sono segnalate vittorie aeree dei Sea Harrier, malgrado il numero di aerei argentini in azione quel giorno.
Un altro A-4C viene abbattuto dal fuoco delle armi leggere o dai missili Seacat, ma il ten. Lucero riesce a salvarsi. Un gruppo di cacciabombardieri d'attacco A-4 Skyhawk attacca la HMS Broasword e il Coventry, ma la fregata non riesce ad ingaggiarli per via dello spegnimento del computer (dovuto al freddo estremo della giornata). Almeno tre bombe centrano lo sfortunato Coventry, che affonda 20 minuti (o 45 minuti) dopo, con a bordo diverse vittime e l'elicottero Lynx HAS Mk.2, uno dei tre (tutti persi sulle navi che li portavano) distrutti durante la campagna, nella quale volarono oltre 1.200 missioni. Un altro Lynx viene perso sì, ma come detto, era uno dei pochissimi esemplari argentini.
Il 27 maggio vi è una nuova perdita argentina, forse l'unica sicuramente attribuibile alla contraerea leggera navale. Si tratta di un A-4B del Grupo 50, colpito dal fuoco calibro 40 mm delle LPD, nonostante che siano vecchi L60 della II GM rimodernati e con proiettili muniti di spolette di prossimità. Nel frattempo un altro Harrier, un GR Mk.3 del No.1, viene perso su Goose Green, forse dal fuoco delle armi da 20 o da 35 mm; il pilota (Iveson) si salva e scappa con una fortunata fuga, e viene ritrovato da una squadra di recupero inglese.
Il 28 maggio inizia male: le cattive condimeteo impediscono per quasi tutta la giornata l'intervento dell'aviazione imbarcata, malgrado le capacità di decollo verticale degli Harrier. Al contrario, gli Argentini riescono a far decollare i loro aerei. I Britannici hanno anche un problema aggiuntivo, la HMS Arrow ha un guasto al cannone e non riesce ad iniziare i bombardamenti al momento stabilito, anche se poi recupera il tempo perso tirando secondo il programma originale contro i vari settori argentini individuati. Ma si tratta di un ritardo pernicioso per l'azione d'attacco inglese contro i bunker argentini. Circa 1.500 soldati difendono le posizioni e sono ben armati, mentre i 450 parà e i marines sono apparentemente piccola cosa a confronto, e nemmeno si rendono conto delle forze che hanno di fronte. Le 3 compagnie e mezzo dei parà (2nd Battalion) riescono tuttavia a vincere, specie per via dei missili MILAN, che si dimostrano formidabili distruttori anche dei bunker e postazioni. Un soldato argentino viene visto scappare da un primo bunker distrutto, per nascondersi in un secondo, disintegrato poco dopo da un altro missile. È questo che rende possibile avanzare con un supporto di fuoco ridotto. I mortai da 120 mm sono un'altra risorsa, ma non funzionano benissimo, il terreno molle attutisce le esplosioni. Il colonnello 'H' Jones vede un proiettile infilarsi nel fango a poca distanza e commenta sulla scarsa qualità delle spolette. Non vedrà la giornata finire. Ferito durante un assalto, va alla carica contro una posizione argentina, fino a quando viene visto cadere. È uno dei 16 o 17 morti della giornata (altri 30 feriti) da parte inglese, ma agli argentini va anche peggio. Nonostante un ponte aereo con i Puma, perdono la battaglia e finiscono con 1.300 prigionieri e si stima inizialmente, oltre 200 morti (poi ridotti a circa un terzo dopo la guerra).
Durante la battaglia viene abbattuto un MB.339AA con lo sfortunato pilota (Ten. Miguel) da un missile Blowpipe (uno dei pochissimi successi sicuri per quest'arma), colpito da un Royal Marine. Un altro aereo, un Pucarà, viene abbattuto dai soldati a Goose Green, spruzzando tutt'attorno il napalm che cercava di scaricare sui parà e i Marines. Viene fatto prigioniero il Tenente Cruzado. Infine, un altro Pucara si perde al rientro di una missione, schiantandosi e uccidendo il ten. Giminez. Nel frattempo la flak argentina devasta il Sea Harrier del Lt. Cdr. Broadwater, che era probabilmente in azione per appoggiare i soldati. L'aereo viene dichiarato fuori uso, malgrado sia riuscito a ritornare sull'Invincible. Ma gli Harrier che fanno la storia quel giorno sono i tre che arrivano al momento decisivo, per silenziare le batterie di contraerea di Goose Green, che avevano preso sotto il loro fuoco le file di parà in arrivo dalla collina, mettendoli in grave rischio.
Alla fine della giornata Port Darwin e Goose Green sono quasi totalmente prese dai parà e marines, che riescono a vincere malgrado l'inferiorità numerica e in potenza di fuoco.
Durante la giornata si registra anche una storica vittoria argentina: un Pucarà del Grupo 3 abbatte un Westland Scout, l'unica vittoria aerea argentina della guerra. Il pilota (Nunn, Royal Marines) viene ucciso.
Il 29 maggio ancora una disavventura del comandante Broadwater. Dopo avere mancato il 1 maggio un Canberra con due AIM-9L(contribuendo a ridurre notevolmente la Pk del missile durante la guerra), e avere il proprio aereo KO dalla contraerea il 28, sbaglia una manovra sul ponte di volo. Le navi britanniche hanno dimensioni ridotte anche per gli Harrier, e sono molto affollate, il mare è mosso, i piloti sotto pressione. Ma anche così è sorprendente che sia proprio Broadwater l'unico che finisca in mare (quasi un destino nel nome..) con un altro Sea Harrier, e debba abbandonarlo con il sedile eiettabile perché rischia di finire sott'acqua prima di aprire l'abitacolo. Meno fortunato è un pilota argentino, Bernhardt, del Grupo 6, il cui caccia è abbattuto da un Rapier (è un Dagger A) sopra San Carlos, con la perdita anche del suo occupante.
Il 30 maggio viene lanciato l'ultimo attacco in forze, se così si può dire visto che si tratta solo di 4 Skyhawk (3 bombe da 227 kg l'uno) e un Super Etendard. Questo lancia l'ultimo Exocet AM.39 disponibile, ma solo per vederselo disintegrare da una cannonata dell'Avenger, che con il suo pezzo da 114 mm poi colpisce anche uno dei due A-4 persi (Ten Castillo), sebbene la vittoria sia stata data ufficialmente ad un Sea Dart così come un secondo, sempre dall'HMS Exeter (Ten. Vasquez, KIA). I due A-4 superstiti non riescono ad ottenere risultati. Un Harrier GR Mk.3 viene danneggiato dal fuoco delle armi leggere su Port Stanley, e il pilota (comandante Pook) non riesce a ritornare sulla Hermes, ma viene salvato in mare da un Sea King. Nel frattempo i soldati caduti i giorni precedenti vengono sepolti in una fossa comune, ma i parenti di alcuni di loro chiedono il rientro dei corpi in Inghilterra. Può sembrare strano adesso, ma fino a non molti anni fa non era comune che i soldati morti oltremare venissero riportati in patria. Nel frattempo viene perso un altro SA-330L dell'Esercito, forse abbattuto per errore.
IL 31 maggio vi è un altro attacco aereo argentino, ma senza danni alla flotta, mentre i soldati a terra arrivano a Mt. Kent, che è a 19 km da Pt. Stanley. Nel frattempo l'Atlantic Conveyor affonda. Come già per lo Sheffield, la sua perdita non è stata immediata perché i danni non sono stati fatti sotto la carena, mentre è stato il fuoco che ha distrutto la nave.
Il 1 giugno Mt. Kent è preso dai britannici. Durante quella giornata i caccia inglesi volano decine di sortite, e tra questi, quel giorno è in missione Ward: un esperto in forza alla RN già dal '62 e protagonista anche dello sviluppo dello stesso Sea Harrier, per poi diventare il comandante del primo reparto di questi caccia, il No.700A Sqn di Yeovilton, e poi del No.801 (nel 1981, sulla nuovissima HMS Invincible). Ha così modo di sperimentare la validità di quell'aereo del quale è un po' anche il padre. Finirà la guerra con tre vittorie accreditate in oltre 60 missioni operative.
Quel giorno è in pattuglia con Steve Thomas vicino a S.Carlos, e 200 miglia lontano dalla propria nave. Si era deciso di tornare con una riserva di carburante decente, per una volta almeno (450 kg, un nulla per un Tomcat, ma parecchio per l'Harrier). Ma vengono chiamati dalla HMS Minerva che li avverte di tre contatti radar a 40 miglia, e gli chiede se vogliono controllare di che si tratta. Giusto il tempo di virare e già a 63 km il radar (che pure è di piccole dimensioni) aggancia un bersaglio (in pratica, giusto il tempo di virare: i radar dei caccia, infatti, hanno il loro limite principale non tanto nella portata quanto nell'angolo di osservazione). Il 'bandito' vira cercando la fuga, forse avvertito dal radar di sorveglianza delle Falklands occidentali, ma mentre dirige ad Ovest viene raggiunto in pochi minuti di inseguimento a bassa quota. Bucato lo strato di basse nuvole, scoprono quello che probabilmente già si erano immaginati, un lento C-130E in missione di rifornimento alle isole: una preda facile, ma il carburante scarseggia. Ward chiama la MINERVA per sapere se è possibile ricevere supporto dalle navi anfibie e la risposta è affermativa, così da non rischiare di perdere i Sea Harrier per esaurimento del carburante, data la lontananza delle portaerei. Ward lancia il primo AIM-9L, ma questo, per ragioni ignote, manca il bersaglio. Allora lo colpisce con il secondo missile (tra i motori 3 e 4) causando un incendio, e poi, visto che non ne vuole sapere di cadere, si avvicina all'ala destra e lo finisce i colpi da 30 mm (240) di bordo, facendolo precipitare in mare a 90 km da Pebble Island. Nonostante tutto, decidono di tornare all'Invincible, dove arrivano con 100 kg di carburante a testa, corrispondenti a 3 minuti di volo normale o uno in volo verticale (a tutto motore), correndo un rischio (peraltro calcolato) di ritrovarsi davvero senza carburante in mezzo all'Atlantico, benché la Fearless e l'Intrepid fossero pronte per accoglierli (come è accaduto in diverse altre occasioni). Una missione al limite, ma che venne controllata. Il fallimento dei Sidewinder in quell'occasione rischiò di tramutarsi, per la perdita di tempo sostenuta, in un disastro, 'abbattendo' indirettamente i due Sea Harrier, ma l'esperienza di Ward riusce a far quadrare tutti i conti[3].
Un altro Sea Harrier, del No.810 Sqn vola su Port Stanley per l'ennesima missione d'attacco, quando viene colpito da un Roland SAM e deve abbandonare l'aereo in fiamme, riuscendo a salvarsi e ad essere recuperato dai soccorsi inglesi.
Il 2 giugno i britannici sono a 13 km da P.Stanley e vi è una prima offerta di resa da parte inglese (per bocca della stessa premier Tatcher). Pare che in questo stesso giorno vengano persi due Harrier, costretti ad un ammaraggio d'emergenza, ma i piloti si salvano ancora una volta. Non è chiaro cosa sia successo, così come è un incidente imprevisto l'esplosione di un deposito di proiettili a Goose Green, che uccide tre prigionieri argentini e ferisce vari militari di entrambe le parti.
Il 6 giugno i britannici occupano Bluff Cove e Fitzroy. Un Gazelle dell'esercito inglese viene localizzato e, scambiato per nemico e abbattuto da un Sea Dart con i 4 occupanti. Un altro paio di missili è tirato contro altrettanti Learjet 35A che volano a 12.000 m in ricognizione. Uno dei missili fallisce, l'altro invece colpisce e asporta la coda dell'aereo da ricognizione.
L'8 giugno avviene l'ultimo attacco aereo di una certa importanza. Si tratta di una formazione di almeno 4 aerei A-4 Skyhawk, che sorprendono le navi HSM Sir Galahad e Sir Tristam, in quella che è diventata nota come la 'tragedia di Bluff Cove'. Entrambe le navi vennero colpite e gravemente danneggiate, così come un mezzo da sbarco della HMS Fearless. Questo affonda con la perdita di sei uomini, è l'unico danno subito dalla nave a parte una granata da 105 mm shrapnel giunta a bordo durante i giorni precedenti, e malgrado essa e la Intrepid siano il centro dell'attenzione per gli aviatori argentini, che non riescono mai a colpirle. Le due navi da sbarco logistiche (LSL) hanno 43 morti tra i marines e sette tra l'equipaggio. La Galahad viene più tardi portata al largo e affondata, la Tristam è riattata successivamente come nave-caserma nel periodo postbellico, e successivamente viene radiata. Questa sola azione ha causato ai britannici oltre il 20% dei loro 236 morti, a cui si aggiungono non meno di 655 argentini. Altri cinque uomini sono feriti a bordo della HMS Plymouth, colpita da bombe rimaste inesplose. I Sea Harrier fanno pagare caro quest'affronto, due abbattuti da Morgan e uno da Smith con i missili AIM-9L; un ultimo Harrier GR Mk.3 viene perso a San Carlos, dove un problema banale (pare l'ingestione di una striscia di alluminio) causa il blocco del motore e il pilota (Squire) deve compiere un atterraggio 'duro', con la radiazione del cacciabombardiere, ma senza danni per sé.
L'11 giugno la Queen Elizabeth 2 torna a Southampton con 700 superstiti delle navi Ardent, Antelope e Coventry, mentre l'avanzata continua.
Sembrava finita qui, ma il 12 giugno, durante un'azione vicino alla costa, l'HMS Glamorgan viene attaccato improvvisamente da un missile Exocet. È successo che, tramite un C-130 Hercules, sono arrivati in loco due semi-rimorchi lanciamissili binati, appena rimossi dai cacciatorpediniere, troppo esposti agli attacchi inglesi per essere usati direttamente. A sorpresa dei britannici, uno viene tirato sulla nave e, a differenza degli altri 5 (tutti, tra l'altro, del più moderno tipo AM.39), stavolta le ECM (in pratica i lancia-chaff Corvus) e un Seacat non servono a niente: il missile colpisce la nave e le causa danni considerevoli all'altezza dell'hangar. L'elicottero di bordo Wessex HAS Mk.3 viene distrutto, ben 13 marinai vengono uccisi, ma il servizio anti-incendio e la robusta costruzione della nave impediscono, malgrado i gravi danni, un ulteriore aggravamento degli eventi (specie considerando che il deposito dei missili Sea Slug è poco lontano dall'impatto). A terra, nel frattempo, altri 400 soldati argentini si arrendono dopo la battaglia sulle colline di Pt. Stanley.
Anche il 13 giugno si continua a combattere e i britannici riescono a conquistare Tumbledown Mountain, Mt. William e Wireless Ridge. Circa 600 civili si rifugiano nella zona dichiarata libera del capoluogo, oramai i britannici sono arrivati alla periferia del piccolo centro abitato.
Un Canberra B. Mk.62 viene mandato a bombardare postazioni inglesi, volando da circa 12.000 metri. L'aereo è un bersaglio difficile anche per i Sea Harrier, ma viene abbattuto da un Sea Dart, ancora una volta del temibile Exeter (dotato di un radar di scoperta più moderno degli altri Type 42), uccidendo il navigatore Casado, mentre il comandante Pastran si salva con il paracadute.
L'ultima giornata di guerra è il 14 giugno: quando un'azione di un Harrier con LGB viene annullata all'ultimo momento, perché gli argentini hanno issato bandiera bianca appena in tempo.
Durante la Guerra delle Falklands non vennero impiegati solo i Sea Harrier, ma, sebbene molto più in sordina, è stato anche il debutto operativo dell'Harrier della RAF. Data la scarsità dei Sea Harrier, era assolutamente necessario disporre anche di un contingente di macchine d'attacco, così che potessero essere conservati per le vitali missioni di difesa aerea. Non era facile adattare un jet terrestre all'ambiente navale, ma grazie alle capacità dell'Harrier (nessun altro caccia avrebbe potuto operare sui ponti delle portaerei inglesi) quest'operazione fu un successo pieno. Gli Harrier dimostrarono una disponibilità operavita del 95% e solo l'1% delle missioni dovette essere annullato per ragioni tecniche.
10 GR.Mk 3 del No.1 Sqn, imbarcati sulla HMS Hermes, vennero modificati per la guerra: tra l'altro i razzi SNEB (scarsamente stabili in un ambiente navale) vennero sostituiti con quelli da 51 mm di tipo navale, un pod ECM Blue Eric che non era altro che il potente Sky Shadow dei Tornado adattato in un pod per cannone, predisposizione per missili Sidewinder, lanciatori AN/ALE-40 e altro ancora. Uno venne anche modificato per lanciare missili Shrike, ma le ostilità vennero terminate prima che potesse essere usato. Il sistema FE541 venne aggiornato con elementi del FIN 1064, che era stato proposto per aggiornare il Jaguar. Il problema dell'INS dell'Harrier era il corretto allineamento in presenza dei movimenti di rollio e beccheggio della nave. Strano che non si siano usati piuttosto i sistemi dei cugini Sea Harrier. Questi sistemi non erano all'interno dell'aereo, ma vi venivano collegati per l'allineamento con un apposito carrello prima del decollo. Tuttavia questo accorgimento non si rivelerà particolarmente efficace. Nell'insieme si trattò di una serie di modifiche che rappresentavano salti nel buio, ma gli inglesi improvvisarono queste e tante altre modifiche (come nel caso dei Lynx, per esempio) e dovettero farlo in pochissimi giorni, per cui fecero davvero un eccellente lavoro. Con le procedure standard del tempo di pace, sarebbero occorsi anni per ottenere questi aggiornamenti. Invece, con una grande capacità tecnica e di improvvisazione, tutte le oltre 30 modifiche approvate vennero realizzate in circa 10 giorni (una ogni 8 ore), un qualcosa che forse non ha eguali nella storia dei jet da combattimento. Inoltre, i piloti vennero addestrati al volo da sky-jump in una settimana: un vero programma 'crash', e sebbene non tutte le modifiche ebbero successo o applicazione pratica, non c'è dubbio che portarono al successo. Un salto nel buio, in verità, visto che gli stessi Sea Harrier erano malvisti e considerati più velivoli sperimentali che una realtà operativa capace di sconfiggere 'in casa' avversari di capacità elevate, come le forze aeree argentine.
Il debutto fu il 20 maggio 1982. Un deposito di carburante argentino, con numerosi fusti di benzina, era in quel momento in fase d'interramento da parte dei soldati argentini a Fox Bay. Si sapeva dei Sea Harrier, ma le nuvole erano basse e vi era una certa sicurezza di non essere visti in quella fredda mattina. Invece arrivarono all'improvviso tre piccoli aerei che sibilando a bassa quota si portarono sull'obiettivo: fu un momento, e nessuno ebbe modo di fare nulla. Ognuno di loro sganciò due contenitori, questi si aprirono e liberarono una quantità di piccoli oggetti. Come in una scena al rallentatore, questi cilindri estesero una sorta di piccolo paracadute e poi caddero a terra esplodendo, devastando tutto. Nel mentre, gli Harrier si allontanarono sparendo all'orizzonte, tra le fiamme e il fumo. Nessun cannone fece tempo ad aprire il fuoco. Quest'attacco, presumibilmente su un obiettivo già noto (forse segnalato dal SAS), fu il biglietto da visita dell'Harrier GR.Mk 3.
La mattina dopo (sbarco a S.Carlos), a Mount Kent due Harrier volarono ancora a bassa quota per colpire obiettivi d'opportunità. Era appena sorta l'alba, ma nella bruma vennero avvistati un gruppo di elicotteri argentini: era un CH-47 Chinook, 2 Puma e 1 Huey: tutte macchine importanti, specie le prime 3, che in pochi secondi vennero crivellate di colpi da parte dei vecchi ma efficaci Aden da 30 mm, lasciando gli argentini con dei rottami bruciati al posto di 3 preziosissimi apparecchi da trasporto. Uno degli Harrier tornò con tre buchi di proiettile, i primi di tanti altri durante la loro pur breve carriera nel conflitto.
Lo stesso giorno un altro Harrier venne mandato in ricognizione su Port Howard, alla ricerca di postazioni nemiche. Non avendole trovate, gli venne ordinato un altro passaggio, cosa pericolosa se il nemico c'era, perché oramai era ben allertato. E così, quando ritornò sull'obiettivo, venne colpito da un impianto da 20 o forse da 35 mm; il pilota riuscì a salvarsi eiettandosi e poi sottraendosi alla cattura, fino a che non ritrovò un team mandato a cercarlo.
Il 24 maggio vi fu un altro attacco a P.Stanley, dove si cercò di eliminare i pericolosi Pucarà. Gli Harrier avevano attaccato già Goose Green e Dunnuse Head. Due Sea Harrier lanciarono bombe a scoppio in aria, come al loro solito, mentre 4 Harrier si avvicinarono per sganciare le loro armi. Due aerei attaccarono da opposte direzioni con 3 bombe da 454 kg l'uno, ritardate con il paracadute. La seconda coppia doveva seguire a 30 secondi di distanza, ma in pratica arrivò solo dopo una ventina, ritrovandosi in mezzo ai detriti delle bombe, mentre la contraerea rimasta sparava all'impazzata. Tutti gli aerei rientrarono alla base, seppure con danni minimi. Stranamente, pare che proprio l'obiettivo più difeso, P.Stanley, non causò mai abbattimenti di aerei inglesi. Di lì a poco, il 27, due Harrier stavano attaccando con CBU e cannoni da 30 mm un obiettivo ben mimetizzato, quando uno di essi venne colpito a morte, forse da un missile. Durante la battaglia di Goose Green tre Harrier si avvicinarono ai cannoni che stavano tenendo sotto scacco i parà e da 15-30 metri, due di essi scaricarono le CBU, e un terzo picchiò con i razzi da 51 mm.
Seguirono altre due perdite, ma anche qui, senza che vi fosse anche quella dei loro piloti. Poi arrivarono anche le LGB. Il 27 maggio vennero paracadutati dai C-130 i kit di guida per modificare le bombe normali in Paveway. Dalla posizione 'Two Sisters' fu possibile impiegare i designatori laser di terra Ferranti per localizzare bersagli accuratamente scelti. Il 13 giugno vennero tirate LGB da 454 kg in due occasioni, da parte degli Harrier appena dotati di questi sistemi, anche se l'illuminazione era fatta da sistemi di terra. Le bombe dovevano essere usate in cabrata, per evitare le difese contraerei standone fuori tiro; l'illuminazione doveva essere fatta solo quando le bombe cominciavano la parte discendente della parabola, e mai prima. Delle due bombe lanciate in entrambe le occasioni, la prima mancò l'obiettivo, mentre la seconda lo centrò (forse perché la prima della coppia aveva avuto la designazione troppo in anticipo). Ci mancava solo questo per causare il crollo del morale degli argentini, che si arresero appena un altro Harrier si stava avvicinando per tirarne un'altra.
In tutto gli Harrier eseguirono 126 missioni, e non sempre ebbero fortuna: 3 vennero abbattuti dalla pericolosa antiaerea argentina e uno perso per incidente. Altri 4 vennero tanto danneggiati da rendere necessaria la loro sostituzione al rientro dalle isole, anche se non è chiaro se questo. Non poco per una forza iniziale di appena 10 apparecchi. Anche i Sea Harrier eseguirono molte missioni, ma solo 90 di attacco (due perdite) e 1.200 di caccia (4, tutte per incidenti). In ogni caso, l'attacco contro un nemico ben preparato aveva causato, anche in assenza di SAM a guida IR (pochi SA-7 vennero trovati nelle isole, forse mandati dalla Libia, ma non pare che vennero usati; gli unici altri SAM di questo tipo erano pochi Stinger dati agli inglesi per valutazione, responsabili dell'abbattimento di un Pucarà), danni notevoli anche agli Harrier, anche se nessuno venne colpito al motore, come invece accadde quasi sempre agli AV-8B persi nella guerra del '91, dove i missili IR abbondavano, mentre gli apparecchi in genere volavano assai più in alto che alle Falklands, per cui erano in pratica ingaggiabili sono con i missili. Di fatto, queste azioni dimostrarono come fosse difficile sperare di farla franca solo considerando le azioni d'attacco a quota radente al terreno, specie contro obiettivi mobili. Anche se i Sudafricani sono riusciti a confermarne la validità, su 216 missioni sferrate dai cacciabombardieri britannici si registrarono ben 5 perdite e vari aerei danneggiati, malgrado le dimensioni e la velocità degli Harrier siano estremamente ridotte rispetto a molti altri; già allora la NATO cominciò ad avere dei dubbi sulle missioni strike a volo radente contro il Patto di Varsavia, preoccupazioni confermate poi dalle perdite subite dai Tornado RAF nel Golfo, nei primi giorni (quando il rateo di perdite, attorno al 2-3%, risultava analogo a quello dei piccoli Harrier/Sea Harrier 9 anni prima).
Racconta l'allora capitano Dave Morgan che nel 1982 aveva ottenuto un turno di scambio con la Marina, allorché venne fuori la notizia dell'invasione delle Falklands. Lui lo seppe di prima mattina e corse al reparto a dirlo come se fosse una novità. Era un venerdì. Quando lui entrò dicendo 'sapete? quei fessi degli Argentini hanno invaso le Falklands' gli chiesero seccamente dove era stato nelle 4 ore precedenti. Loro erano stati convocati già alle 4 del mattino, ma lui era appena entrato nel reparto e il suo nome non compariva ancora nella lista ufficiale, così nessuno lo avvisò. L'anno dei Mondiali di calcio, all'approssimarsi della data d'inizio dei giochi, lasciava così lo spazio alle notizie di guerra, e non sarebbe stata l'ultima volta (vedi Libano). Già la domenica successiva Morgan raggiunse la HERMES a bordo di un aereo, lasciando la moglie senza sperare di ritrovarla se sarebbe tornato a casa, a suo tempo le disse di non aspettarlo se fosse partito per una guerra perché non pensava di riuscire a sopravvivere. Già quell'appontaggio sulla nave era la sua prima esperienza. L'unico precedente era stato con un elicottero e lui, pilota della RAF, non era affatto abituato all'ambiente navale. La portaerei filò via passando per la Manica, con gli elicotteri che le ronzavano attorno per continuare a scaricare materiali. Era davvero una corsa per una preparazione che l'arrugginita Marina inglese non dimostrava da decenni.
Venne predisposto tutto durante la navigazione, incluso il piano d'attacco a Port Stanley, poi modificato con la notizia dell'impiego argentino anche di Goose Green. Per ottenere il risultato sperato, c'era bisogno di tutti i Sea Harrier della nave, ovvero 12, di cui tre come riserva. L'autorizzazione all'uso dei Sidewinder avvenne durante la navigazione. Le condizioni di allertamento divennero sempre più realistiche il decollo passò da 25 minuti ad appena due dall'allarme. Dopo che un aereo B 707 argentino cominciò a curiosare attorno alla formazione navale, venne anche data l'autorizzazione ad abbatterlo, se si fosse rifatto vivo. Probabilmente la cosa venne risaputa anche dagli Argentini e così quello non si fece più vedere.
Nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio arrivò su P. Stanley un Vulcan dell'aviazione, che non fece gran danno, ma allertò la difesa argentina. Questo rese tutt'altro che entusiasti i piloti degli Harrier, così costretti ad operare dopo il suo attacco (in un 'nido di vespe'), quella stessa mattina. La minaccia maggiore era costituita dai missili Roland, ma i suoi parametri di tiro non sembravano un pericolo qualora i caccia non fossero rimasti a bassa quota. In tal caso, invece, i missili non avrebbero costituito un grosso fastidio, mentre il tiro della contraerea restava decisamente un pericolo.
Una volta decollati, era previsto che il reparto si dividesse in due pattuglie, la prima con 4 aerei per attaccare dal Nord-Est con bombe da 450 kg a scoppio ritardato e CBU BL-755. Un quinto, sempre a bassa quota, attaccava con bombe a grappolo. L'altra formazione, con 4 aerei, dopo avere fatto una virata completa per separarsi dagli altri aerei, si doveva presentare in due sezioni, da due direzioni diverse, una con CBU e l'altra con bombe da 454 kg a scoppio ritardato. L'avvisatore radar ARI.18223 era aiutato da un semplice pacco di chaff sistemato sull'aerofreno, utilizzabile aprendo il dispositivo. Il decollo con gli aerei a pieno carico è agevolato dalla rampa di 6,5 gradi della Hermes, ma per andare all'attacco con sicurezza c'è bisogno dei due serbatoi alari da 455 litri.
Partirono a 180 km dall'obiettivo e si tennero bassissimi sul livello del mare, volando con le prime luci dell'alba e usando, per evitare guai, le luci di segnalazione, poi spente quando si fece più chiaro e i Sea Harrier scesero a 15 metri sul mare. La pattuglia di aerei (4 o 5, non è chiaro) d'alta quota andò in cabrata e scaricò -con la soluzione balistica calcolata dal computer- le bombe da qualche km di distanza, prima di rituffarsi a bassa quota. Queste bombe esplosero in aria (spoletta di quota) costringendo i difensori a ripararsi. Un trucco non di poco conto, dato che le bombe da 454 kg sono decisamente potenti (in genere ogni aereo ne ha due, o al massimo tre, se vengono anche usati i punti d'aggancio centrali) e le schegge sono pericolose anche a chilometri.
Dopo l'attacco con i Sea Harrier da questa direzione, arrivarono anche quelli incaricati dell'attacco vero e proprio all'aeroporto. Morgan ebbe un avviso dell'RWR sull'aggancio da parte di un radar Fledermaus, nonostante volasse ad appena 15 metri di quota, attraversando il porto. Riuscì tuttavia a liberarsene abbassandosi ancora di più, tanto che vedeva solo le dune di sabbia, e riuscì a liberarsi dell'osservatore, forse. Ma poco dopo si accorse che gli stavano sparando addosso: sebbene non usassero traccianti, il lampeggiare di due o tre posizioni di tiro era chiaramente diretto a lui. Risalito a circa 40 metri di quota, si preparò a scaricare le bombe. La contraerea era fortissima, nonostante lo scoppio delle bombe per 'ammorbidirla', e un Tigercat sibilò davanti al caccia. Morgan arrivò sull'aeroporto, sganciò una prima bomba CBU (con 147 ordigni a frammentazione-HEAT) su di uno sfortunato Islander -usato dalla compagnia aerea locale, che venne trovato in rullaggio, e che venne fatto saltare in aria; subito dopo Morgan sganciò anche la seconda, appena un terzo di secondo dopo la prima, ma venne a sua volta colpito. Riuscì a rendersi conto che non aveva avuto danni fatali, e così sganciò anche la terza bomba (qualche danno alle poche infrastrutture). Si ritirò a 1.000 kmh, scendendo a bassa quota, ma venne allertato dall'RWR che era ancora sotto osservazione di un radar; finalmente aprì l'aerofreno liberando il chaff e si sganciò dal Fledermaus, poi virò e si disimpegnò dalla zona d'attacco. L'unico caccia che fece un attacco normale fu Morell, che sganciò le bombe da 454 kg sulla pista e poi ritornò temerariamente sulla base per scattare foto con la macchina F-95 di bordo (che giustifica la sigla del S.Harrier, FRS, Fighter, Reconnaissance, Strike).
Morgan, con l'aereo che aveva vibrazioni piuttosto forti, riuscì a tornare sulla portaerei. Alla fine dell'azione tutti i piloti se l'erano cavata. L'unico danno l'aveva subito lui, un colpo da 20 mm, che portò via dal foro nella deriva il compensatore elettrico del timone verticale. Un danno che venne riparato in pochi minuti. Due bombe da 454 kg avevano colpito in pieno la pista e le CBU avevano distrutto un mucchio di aerei leggeri, specie i Pucarà. Non era stato possibile mettere fuori uso totalmente l'aeroporto, ma nessuno dei 9 aerei (e dei tre di riserva) andò perduto. Morgan pensava invece che sarebbero stati distrutti 3 o 4 aerei nell'attacco, quasi un suicidio sui 9 effettivamente andati in azione e i 20 disponibili. La missione era durata solo 30 minuti.
Il 9 maggio Morgan volava a circa 5.500 m di quota, per attaccare ancora Pt. Stanley, giusto per causare un disturbo stando fuori dalla portata della contraerea leggera. Ma omettendo di colpire se c'erano le nuvole a coprire la zona, perché si volevano evitare danni ai civili. E così, quando arrivarono sull'aeroporto, trovatolo coperto di nubi, lo lasciarono stare. L'HMS Coventry gli ordinò di fare una crociera di sorveglianza e a circa 100 km di distanza dalla costa trovarono una nave, segnalata dal radar di bordo. Avuta la conferma che non fosse la loro, si avvicinarono e scoprirono un grosso peschereccio a strascico diretto ad Ovest. Lo videro direttamente solo quando sbucarono dalle nubi, ad appena 150 metri di quota. Gli spararono una raffica davanti alla prua, tanto per fargli capire che non doveva essere lì ed era meglio se si levava di torno (era nella zona d'esclusione totale), ma non cambiò direzione (infatti era una 'nave spia' dell'Armada). Allora l'attaccarono con le bombe. Queste erano spolettate per il bombardamento in quota, e si attivavano solo sette secondi dopo il lancio. Così non sarebbero state utilizzabili per causare grossi danni, visto che non potevano essere sganciate da distanza sufficiente per l'attivazione. In ogni caso non si poteva riportarle sulla nave, una volta armate dovevano essere buttate in mare. Così le usarono almeno per attaccare il peschereccio. Morgan lo mancò di poco, la bomba del compagno Gordie invece la colpì su di un fianco, ma ovviamente senza esplodere. Nemmeno allora il peschereccio cambiò direzionem; a quel punto gli spararono 200 colpi da 30 mm direttamente nella plancia e nella sala macchine, così che si fermò e venne successivamente sequestrato da alcuni Sea King.
Dopo questa missione, vi fu l'episodio dei Puma del 23 maggio. Morgan era in volo con Leeming, a circa 2.400 metri di quota. Durante la missione videro un elicottero che sollevava una scia d'acqua vaporizzata dal flusso del rotore mentre volava a circa 45 metri. Errore da evitare, perché un grosso elicottero risulta così visibile da grande distanza e un pilota dovrebbe sempre evitare di passare su di uno specchio d'acqua per tale ragione: paradossalmente se fosse volato più in alto non l'avrebbero visto. Morgan chiese se fosse dei loro, mentre si avvicinava fino a soli 500 metri (teoricamente rendendosi vulnerabile ad eventuali armi di bordo), e gli venne detto che non era inglese. L'aveva capito anche da solo, perché la RAF non aveva Puma alle Falklands, e quello era un Puma. All'ultimo passaggio l'elicottero perse il controllo, forse perché il Sea Harrier lo aveva sbilanciato con la turbolenza del suo motore, dato che gli era praticamente virato sopra. Si schiantò al suolo ed esplose con una spaventosa defragrazione. Questo perché a bordo aveva ben 200 granate da mortaio calibro 120 mm. Poi videro un A.109 di scorta, armato e potenzialmente anche pericoloso per i Sea Harrier. Leeming gli sparò una prima volta con i cannoni Aden, poi fu la volta di Morgan. L'elicottero venne fatto a pezzi con un'altra esplosione e i suoi rottami volarono dappertutto (quindi anche gli A.109, per quanto poco noto, finirono tra i 'kills' dei Sea Harrier), non è chiaro se venne abbattuto o atterrò prima. Venne visto un terzo Puma al suolo, con il suo equipaggio che scappava. Lo mitragliarono e poi, in seguito, altri due Sea Harrier trovarono un altro Puma, sempre a terra, che tolsero prontamente di mezzo (in realtà, con ogni probabilità era sempre il terzo elicottero, non del tutto distrutto dalle ultime munizioni di Morgan).
L'8 giugno venne la tragedia di Bluff Cove. Morgan intervenne su allarme, solo per vedere in fiamme le navi da sbarco e una nuova formazione di A-4 approssimarsi. Lui vide per primo l'aereo e si buttò in picchiata, lasciando in quota il compagno Smith; scese in verticale a circa mach 1, ma l'aereo era a circa 12 km di distanza e non poteva fermarlo. Soprattutto, non fu possibile prima che sganciasse le sue bombe. La prima mancò il bersaglio, la seconda centrò un mezzo da sbarco a poppa. Morgan aveva visto uccidere suoi commilitoni sotto il suo sguardo impotente e adesso, furente, voleva la sua vendetta. Riuscì a serrare a 1 km scarso contro l'ultimo di una formazione di 4 aerei, sparò e il suo missile esplose vicino alla coda dell'A-4: vi fu un'esplosione tremenda e i rottami caddero su di un vasto raggio; nel mentre il Sea Harrier rischiò grosso, perché il lancio del missile era ben fuori (come spesso accade in combattimenti reali) dai parametri di tiro previsti per la bassa quota, quasi arrivava a mach 1 ad appena 30 metri di quota sul mare. Ma la sbandata lo portò diritto sul No.3 della formazione, che stava zig-zagando per capire cosa fosse successo al suo compare. Lo perse, poi lo riagganciò e gli sparò. Il pilota si accorse del missile (fu uno dei pochi che ci riuscì) e fece una secca virata di 40 gradi, ma implacabilmente, il Sidewinder lo prese in coda. L'aereo cadde in mare. Quello è finito pensò Morgan; ma appena tre secondi dopo l'esplosione, il pilota riuscì a lanciarsi, e il paracadute si aprì proprio sotto il naso di Morgan. Questi aveva finito i missili, ma nonostante ciò (e grazie all'alleggerimento dai missili, che lo rendeva anche più veloce) si avvicinò anche agli altri due aerei. Questi volavano vicini tra di loro, ma per ingaggiarli Morgan contava sui cannoni. Solo che, con l'ultimo lancio, si era ritrovato anche l'HUD non funzionante. Gli sparò contro da 1.400 metri, il No.2 virò secco solo per ritrovarsi dietro Smith; Morgan continuò fino a 300 metri di distanza, senza osservare colpi a segno, l'aereo argentino che passava direttamente attraverso le fontane d'acqua, volando ad appena 10 metri. Finiti i colpi, Morgan finalmente desistette e tornò su di quota, subito dopo scese Smith. Ora che il suo compare era risalito, non doveva più temere di lanciare i suoi missili e così ne sparò uno l'aereo, che pure volava ad appena 5 metri e il missile si rifletteva sull'acqua mentre scendeva a cacciare la sua preda. Altra tremenda esplosione, stavolta vicino alla costa. Erano a corto di munizioni, ma anche di carburante, tanto che appontarono per la prima volta in notturna, con appena due minuti di carburante a bordo per Morgan, e anche meno per Smith. Un'altra coppia di Sea Harrier aveva notato una quarta esplosione, forse era uno Skyhawk colpito dai cannoni, ma alla fine si pensò che se l'era cavata. In ogni caso, tre di 4 aerei erano stati abbattuti.
L'ultimo atto fu da parte degli Harrier, quello della resa degli Argentini. Il pilota disse all'ammiraglio che voleva parlargli, perché sembrava che quelli volessero arrendersi. E così fu, vi furono bandiere bianche che spuntarono alla periferia della cittadina e per il momento le missioni vennero sospese. Finì così la guerra in cui i Sea Harrier avevano battuto l'Argentina.
La 'Muerte Nigra' aveva vinto. Gli argentini si erano battuti bene quanto meno con gli aerei d'attacco, anche se vennero quasi annientati. Il solo Grupo 5 perse 10 aerei e 9 piloti in circa 150 sortite, accreditandosi le navi Antelope, Coventry e le due LSL Tritan e Galahad.
Gli Harrier e i Sea Harrier sono senz'altro la rivelazione della guerra. Del resto già dal '71 la Hermes non aveva più le catapulte e nello stesso anno venne radiata la grande Eagle, mentre la Ark Royal venne tenuta in linea solo fino al '79. Le unità tipo Invincible, più che altro grosse navi comando ASW, erano entrate in servizio con la capoclasse solo nel luglio 1980 e la seconda delle tre appena alla fine della guerra.
I Sea Harrier del No.800 Sqn della Hermes ottennero secondo le loro rivendicazioni sei Dagger, sette Skyhawk e uno condiviso, tre Pucarà, un Puma e uno in compartecipazione e un A.109A. Quelli del No.801 dell'Invincible hanno ottenuto due Mirage, tre Dagger, un Canberra, un Hercules e un Puma condiviso. Gli Harrier Mk.3 del No.1, sempre sulla Hermes, hanno messo fuori uso un Chinook e un Puma. Sei Sea Harrier (di cui 4 per incidenti e due per la contraerea) e 4 Harrier (uno per incidente e gli altri per la contraerea) sono andati persi. L'autonomia in azione era tra i 20 e i 45 minuti di CAP sulle portaerei.
I Vulcan delle Black Buck sono pochi, cinque aerei e tutti selezionati tra quelli armabili con gli Skybolt, perché questi erano aggiornati con piloni subalari per il loro trasporto. Vennero equipaggiati in tutta fretta con i vecchi sistemi di rifornimento in volo ancora efficienti, e vennero comprati sei missili Shrike, forse perché più leggeri dei Martel, cosa importante per missioni già così al limite. Le missioni vennero svolte in condizioni limite, e ne vennero fatte 5 (fino alla B.Buck 7, perché le 3 e 4 vennero abortite). Le 5 e le 6 (31-5 e 3-6) videro l'uso dei missili Shrike, uno dei quali colpì un grosso TPS-43F, danneggiandogli l'antenna ma senza metterlo totalmente fuori uso. La B.Buck 7 venne fatta il 12 giugno, con l'aereo armato sia di Shrike che di bombe con spoletta prolungata, per poter esplodere (come le armi usate spesso in Vietnam) prima della penetrazione del terreno, il che dà effetti micidiali contro aerei e altri bersagli 'morbidi' in superficie. L'aereo però ebbe un problema e dovette atterrare in emergenza in Brasile, restandovi una settimana sequestrato, anzi i brasiliani confiscarono anche il missile Shrike. Le aerocisterne Vulcan, messe in campo per aiutare i Victor, videro impiego dal 18 giugno, una trasformazione rapidissima ma arrivata troppo tardi. I Vulcan servirono fino al 1984, poi vennero radiati. Curiosità e ironia del caso, l'Argentina nel 1981 aveva chiesto alla RAF di poter sostituire i Canberra proprio con i Vulcan.
La prima generazione di Skyhawk già si confermò come un eccellente aereo tattico imbarcato: piccolo, con ali a delta, carrello inusitatamente alto che ne decretò largamente il successo, dato che non v'erano altri modi per fargli trasportare quel rilevante carico bellico di cui era capace e che si dimostrò così in contrasto con la sua piccola taglia. L'unico limite era il raggio d'azione, e a parte questo, l'avionica semplificata e il posto di pilotaggio angusto. Dalla sua v'era anche l'economicità, le minuscole dimensioni ed eccellenti doti di manovra, tanto da averne indicato l'adozione anche da parte della scuola Top Gun onde svolgere il ruolo dei MiG-17.
La sua carriera argentina iniziò con un ordine del 1966 per 25 aerei A-4B ex- US Navy, altrettanti vennero ordinati nel 1970. Chiamati anche A-4P, vennero immessi in servizio nel Grupo 5 de Caza (Halcones) della V Brigata Aérea, basata a Villa Reynolds. Infine, proprio nel fatidico anno del 1976 arrivò la compera di un terzo lotto, altri 25 aerei, stavolta del tipo A-4C con avionica più sofisticata e indirizzati al Grupo 4, IV Brigada Aerea, base di El Plumerillo a Mendoza.
Nel frattempo il Comando de Aviaciòn Naval avrà convenuto che fosse strano che gli Halcones fossero in servizio nell'Aeronautica e non nella Marina. Così venne emesso un piccolo ordine per equipaggiare con questi nuovi aerei da combattimento, ma non è chiaro (le fonti sono contrastanti in merito) come le cose si svolsero: chi afferma (Felix Nunez) che nel 1967 vi erano in servizio già 11 A-4Q, chi dice (S.M. Huertas) che vennero ordinati 16 A-4Q consegnati nominalmente entro l'8 novembre 1970, ma rimasti negli USA fino al maggio 1972. In ogni caso andarono in servizio nella 3.a Escuadrilla. Questi aerei avevano il compito di appoggiare le operazioni anfibie, poi come priorità l'attacco antinave e infine l'intercettazione con i 2 cannoni da 20 mm e 2 missili AIM-9B.
Tutte queste macchine erano in servizio all'epoca della Guerra, per la precisione: 36 A-4B/P e 16 A-4C, solo una parte dei quali operativi. 10 A-4Q erano pure disponibili, ma solo otto operativi.
La guerra vide gli A-4Q imbarcati sulla portaerei per fornire supporto alle operazioni d'invasione iniziale. Mentre gli aerei della 3a erano in mare sulla portaerei, gli aerei della FAA vennero schierati a Rio Gallegos, creando l'I e II Escuadrones de Ataque con gli A-B (11 l'una) mentre il Grupo 4 creava un'altra unità con soli 9 aerei.
La guerra avrebbe portato agli onori delle cronache queste macchine, ma la prima azione in realtà rimase solo potenziale. La 'Venticinquo de Mayo' venne inviata niente di meno che a fronteggiare la flotta inglese: il 2 maggio, dopo la segnalazione di un Boeing 707, la flotta argentina era pronta ad attaccare quella britannica con i suoi 8 apparecchi efficienti (altre fonti riportano 10, ma pare che 2 non fossero disponibili). 7 aerei erano armati con 6 bombe Mk 82 da 227 kg l'uno, l'ottavo era munito di 2 Sidewinder per la copertura aerea. L'attacco sarebbe stato il primo scontro tra portaerei dal 1945. La fine della giornata, dopo 3 ordini di attacco dati ma annullati, ufficialmente per la mancanza di sufficiente vento in prua per consentire un decollo sicuro.
Prima del 5 maggio, quando la portaerei rientrò in porto (l'affondamento del Belgrano evidentemente 'consigliò' di non rischiare un'altra, catastrofica perdita contro una minaccia praticamente impossibile da contrastare) e gli A-4Q, che eseguirono 9 sortite di difesa aerea, da quel giorno operarono solo da Rio Grande, Terra del Fuoco. Essi eseguirono 30 missioni di guerra tra attacco e ricognizione, e solo in 9 casi incontrarono il nemico. La giornata di maggiore impegno fu il 21 maggio, quando 6 aerei con bombe da 227 kg, due serbatoi da 1136 litri e 400 colpi da 20 mm andarono all'attacco delle navi a San Carlos, ma incontrarono i Sea Harrier di Leeming e Morrell: un A-4 venne abbattuto da un missile AIM-9L, un altro venne distrutto da una raffica da 30 mm, e un ultimo aereo, evitato un Sidewinder, venne poi danneggiato fatalmente da 10 colpi almeno dei cannoni DEFA. Uno dei piloti, il Ten.Marquez, morì ma non era quello colpito dal missile, ma dalla raffica di cannoni che lo investì in pieno e gli fece esplodere l'aereo. Il ten. Philippi, che si ritrovò un Sidewinder infilato nello scarico del suo caccia prima di esplodere, riuscì invece a salvarsi e rientrò a Rio Grande il 30 maggio. L'ultimo aereo, quello colpito dai 10 colpi da 30 mm, fu abbandonato dal Ten.Arca, dopo continuò a volare e venne abbattuto dall'antiaerea argentina (forse con un Roland).
Si trattò del secondo aereo argentino abbattuto da fuoco 'amico', ma la prima volta, il primo maggio, venne distrutto il Mirage del cap. Cuerva, in fase d'atterraggio su P. Stanley poiché aveva i serbatoi forati da un Sidewinder e non poteva tornare alla base sul continente. Sganciò allora i serbatoi ausiliari per cercare di atterrare sulla corta pista, ma vennero scambiati per bombe e l'antiaerea, già scossa dall'attacco dei Sea Harrier, aprì subito il fuoco sullo zoppicante Mirage, che esplose in aria uccidendo il pilota. Per strano che fosse, stavolta l'esperienza non contò molto dato che il suo gregario, ten. Perona, venne abbattuto per primo ma sopravvisse all'esplosione del caccia e alla caduta nell'oceano Atlantico.
Infine, il 23 maggio il tenente Zubizzarreta ebbe un guasto all'impianto elettrico, non riuscendo a sganciare le bombe. Ritornò quindi con le bombe a bordo, e temendo di uscire fuori pista per il peso dell'aereo e l'asfalto scivoloso, considerando che le bombe avrebbero potuto esplodere in caso di impatto duro, si eiettò quando era già atterrato: ma la carica del seggiolino funzionò solo parzialmente e lui venne gravemente ferito dalla caduta, morendo poi in ospedale. Il povero Zubizzarreta non si sarebbe potuto immaginare che invece l'aereo subì solo lievi danni e sarebbe poi tornato in servizio. Una macchina fortunata di per sè, ma non per i suoi piloti: l'11 novembre 1982, a guerra finita, precipitò durante una missione notturna, anche stavolta uccidendo il pilota nello schianto.
Nel frattempo anche gli A-4 della FAA ebbero modo di entrare in azione, e fin dal primo maggio eseguirono un totale di circa 150 sortite operative. La giornata del 21 maggio fu pesante per entrambe le parti: la baia di San Carlos, dove si verificarono gli sbarchi anfibi inglesi, venne chiamata dagli argentini 'via della Morte', mentre gli inglesi la chiamarono 'viale delle bombe'. La giornata si concluse con l'affondamento della fregata Ardent, 'Type 21', che la Marina rivendica in parte, ma che l'Aeronautica considera affondata (cosa confermata dagli inglesi) da due bombe sganciate dai Dagger e poi altre due dagli Skyhawk (già che c'erano anche gli MB.339 reclamarono l'affondamento della nave con i razzi, cosa prontamente ripresa dalla pubblicità dell'Aermacchi, ma priva di prove).
La guerra continuò uno sbarramento antiaereo e di caccia inglesi micidiali, che sterminarono gli aerei argentini ma non prima che questi infliggessero gravi danni, spesso mitigati dalla ridotta affidabilità delle spolette quando sganciate da bassa quota. Le missioni videro, tra l'altro, anche il danneggiamento della HMS Antelope (sempre una 'Type 21'), poi distrutta da una delle bombe che si cercava di disinnescare (24 maggio), il danneggiamento dell'HMS Glasgow da parte di un'altra bomba da 454 kg inesplosa (anch'essa inglese), l'affondamento con tre bombe di un altro caccia, il Coventry, il 25 maggio (nello stesso giorno venne affondato anche il 'Conveyor'), un attacco, infruttuoso lanciato il 30 maggio contro le portaerei e pagato con due dei 4 A-4C, e l'attacco a Bluff Cove, dell'8 giugno dove vennero devastate la HMS 'Sir Galadh' e 'Sir Tristam', oltre all'affondamento di un trasporto d'assalto. La reazione dei Sea Harrier di copertura alle navi fu veemente: Dave Morgan, asso inglese del Sea Harrier, racconta di come col gregario si gettò addosso, picchiando furiosamente ad alta velocità, contro quegli aerei che sotto i loro occhi avevano affondato il mezzo da sbarco a cui loro avrebbero dovuto fornire protezione. Morgan si lanciò alla velocità del suono a pelo d'acqua, raggiunse 2 degli Skyhawk e li fece esplodere in pezzi con i suoi missili, poi arrivò il Sea Harrier gregario, che scese da una quota maggiore da dove forniva copertura a Dave, e continuò l'attacco abbattendo un altro A-4, e sparando all'ultimo con i cannoni. Sembrò che avessero abbattuto pure quello, ma poi si convinsero che se invece se l'era cavata.
Altri 4 Skyhawk e altrettanti piloti vennero abbattuti, il 12 maggio verso mezzogiorno, durante l'attacco all' HMS Glasgow (era la prima ondata, spazzata via dai Sea Wolf, ma ne seguì un'altra contro cui il sistema missilistico fallì l'ingaggio per problemi tecnici), mentre nessuno venne perso contro l'HMS Coventry il 25 maggio alle 14.00, incapace di difendersi contro avversari attaccanti a quote tanto basse, mentre la sua compagna 'Broadsword' ebbe un altro guasto al sistema missilistico, a causa del freddo estremo che il calcolatore di bordo soffriva. La stessa fregata venne mancata da una bomba che gli asportò il muso dell'elicottero Lynx..
Alla fine della guerra, vi erano piloti che potevano vantare molte 'avventure' pericolose. Il Capitan Marcos Carballo andò in azione per 20 ore, raggiunse le isole 7 volte e venne colpito in otto occasioni dal fuoco antiaereo nemico, ma contribuì all'attacco contro due navi inglesi.
La fine della guerra vide 10 A-4B e 9 A-4C distrutti: 3 A-4B vennero abbattuti dai Sea Harrier, come anche accadde per 2 A-4C, mentre la contraerea navale e terrestre colpì con missili 4 A-4B e 4 A-4C, compreso un B che finì in mare per evitare un Sea Wolf. La contraerea artiglieresca e di armi leggere provocarono la perdita di 1 A-4B e 2 A-4C. Un A-4B venne abbattuto dall'antiaerea argentina, un A-4C si perse in missione, uno si schiantò sull'isola di South Jason Island, non è chiaro se per danni subiti. Molte altre macchine vennero danneggiate, ma la manutenzione fu rapida, nonostante la lontananza dalle basi abituali e le condizioni meteo. La bassa quota era la migliore risorsa per questi apparecchi nel penetrare le difese avversarie, ma talvolta non bastava contro i Sea Wolf, mentre il caccia Exeter, l'unico con un nuovo radar di scoperta aerea, riuscì ad abbattere due A-4C che volavano a meno di 11 metri di quota durante l'attacco del 30 maggio (uno dei due, comunque, contestato dall'Avenger con il cannone da 114). Curiosamente, forse per il maggior numero, furono gli A-4B con la loro modesta avionica ad ottenere i maggiori successi complessivi.
La fine della guerra vide gli A-4 superstiti operare, dopo alcuni aggiornamenti, fino al 1995 dal Grupo 5 de Caza, che aveva tutti i superstiti, dei quali 12 B e appena 4C erano in servizio alla fine di quell'anno, quando il tipo venne totalmente dismesso. Chiaramente i piloti erano fieri dei danni che causarono agli inglesi, ma anche (specie col rafforzamento delle difese delle navi britanniche) molto preoccupati di dover eventualmente ritornare in guerra con tali obsolete macchine.
Anche l'Aviacion Naval mise fine alla carriera degli A-4, che rimasti davvero in pochi esemplari, vennero radiati entro il 1988, quando gli ultimi 5 vennero posti a terra (ufficialmente fin dal 1987). Avrebbero potuto almeno in teoria, fare coppia sulla portaerei con i Super Etendard, probabilmente in ragione di 4 A-4 e 8 'Super'. Il loro sostituto doveva essere, possibilmente, l'F-16 ma poi per ragioni di costi arrivarono gli A-4M ex-USMC. Forse una compensa per la partecipazione, poco più che simbolica, degli argentini a Desert Storm (un caccia MEKO 360 e una fregata MEKO 140 inviati in zona).
In Europa, assieme ai Sea Harrier è apparso un secondo cacciabombardiere navale leggero e subsonico: il francese Super Etendard, che a differenza del collega britannico, è un progetto assolutamente ortodosso. Nondimeno, con un costo di acquisto e gestione accettabili e la capacità di operare anche da piccole portaerei, interessò presto l'Armada, che pur avendo una portaerei ex-britannica, si rivolse alla Francia per comprare una squadriglia di nuovi aerei da combattimento. In tutto, le consegne sarebbero state di 14 Super Etendard (o Supér, come abbreviano i francesi), e nonostante la feroce dittatura della Junta, non pare vi siano state obiezioni sulla vendita. Nel contempo l'Armada ordinava anche 10 MB-339AA per addestramento avanzato e attacco, come degni successori degli MB-326/EMB-326. Nemmeno in questo caso vi furono obiezioni di natura politica. I primi cacciabombardieri francesi arrivarono presto, con un lotto di cinque apparecchi. Il comando della missione andata in Francia, per il settore piloti, era del capitano di corvetta Jorge Colombo, che poi divenne anche comandante della 2a Escuadrilla d'attacco, quella con i Super Etendard.
La guerra scoppiò solo pochi mesi dopo e non vi fu modo di completare l'organico, previsto all'epoca per il 1984. La forza di combattimento poté disporre di un solo missile per aereo, e venne posizionata sulla base di Rio Grande. Vi fu un programma 'crash' per ottenere in fretta l'abilitazione all'uso dell'aereo, dopo che il 31 marzo 1982 vennero ricevuti ordini di attivarsi in poco tempo per l'impiego operativo. Volando a circa 30 metri di quota e 926 kmh (100 piedi e 500 nodi), riuscirono ad imparare come evitare d'essere scoperti dai radar Type 965 e 992Q dei caccia 'Type 42' argentini, per uno straordinario caso gli unici esportati al di fuori della Gran Bretagna (in un periodo di relativa distensione con gli Argentini come i tardi anni '60). Un altro problema era la mancanza assoluta di esperienza nel lancio di missili antinave, cosa tutt'altro che banale. Inoltre a quel punto i francesi interruppero l'assistenza. Malgrado tutto, i pochi aerei e missili vennero spostati sulla base di Rio Grande, la più vicina all'arcipelago, dove non si poteva operare date le dimensioni troppo ridotte delle piste (specie quando si volava a pieno carico era pressoché impossibile decollarvi). Data la carenza di parti di ricambio, si dovette momentaneamente cannibalizzare un aereo, per mantenere in efficienza gli altri quattro, ora in due sezioni. I piloti erano suddivisi in cinque gruppi di due, agli ordini di Colombo. Il rischieramento a Rio Grande avvenne il 19-20 aprile, ma i missili Exocet, per il momento, vennero tenuti in una lontana base per ragioni di assistenza logistica. Non bastasse questo, mentre i Super (come vennero battezzati) erano provvisti di sonda per il rifornimento in volo, i Dagger e i Mirage non l'avevano e gli A-4 non erano certo i migliori velivoli di scorta: quindi, sebbene con un minor raggio d'azione, era evidente che i cacciabombardieri argentini dovessero fare tutto da soli. Infine, non c'era nessuna chance di essere usati assieme alla portaerei, sia perché i piloti non erano abilitati, e sia perché dopo l'affondamento del Belgrano c'era la paura che gli SSN britannici affondassero anche la portaerei. Così si doveva per forza volare da basi assai lontane dal teatro d'operazioni, e non c'erano altro che obsoleti aerei da pattugliamento come i P-2 Neptune, su cui poter fare affidamento, ben inferiori ai P-3 o agli Atlantic.
Malgrado tutto, i Super Etendard compirono 5 missioni con tanto di rifornimento in volo, e i risultati non mancarono. Ecco come andò la loro guerra e quella dei piloti della 2a Escuadrilla.
2 maggio, il cap.corvetta J.Colombo e il ten. fregata C. Machetanz decollarono per cercare le navi inglesi, il giorno precedente protagoniste di pesanti attacchi contro le Isole Malvinas. La missione subì un annullamento per cause tecniche.
Due giorni, il 4 maggio, dopo altri due piloti parigrado, A.Betacarratz (aereo 0752/3-A-202) e A-Mayora (0753/3-A-203), decollarono alle 9.45 e si diressero sulla posizione segnalata dal P-2H del cap.di corvetta Proni Leston. Non erano soli, in quanto un Super Etendard volava in avanti con funzione di scout, e gli altri due li rifornirono in volo, sia all'andata che, forse, al ritorno Questo secondo Armi da guerra[8], ma secondo JP-4 vi fu un solo rifornimento in volo, e non è detto che fosse fatto dai Super Etendard, di cui uno era stato messo a terra per le ragioni di cui sopra (evidentemente lo 0751/3-A-201, di cui non si ha traccia nelle cronache). Uno dei caccia salì a 150 m di quota (e fu visto per alcuni istanti dagli inglesi), localizzò due navi a 25 miglia nautiche, passò le informazioni agli altri due e questi da 27 miglia (quasi 50 km), alle 11.04, lanciarono i missili. Uno andò contro lo Sheffield (D80), classe Type 42, l'altro verso la HMS Yourmouth. Anche qui, la ricostruzione di Armi da guerra è smentita dall'articolo di JP-4, il quale afferma che l'avanscoperta venne affidata all'SP-2H Neptune 0708/2-P-112 del cap. Preston, che poi passò le coordinate ai due aerei. Probabilmente i Super impiegati furono tutti e quattro, di cui due per il rifornimento, oppure venne usata una KC-130H.
Lo Sheffield stava comunicando con il sistema satellitare e non aveva, a quanto pare, le ESM attive, a causa di una mutua interferenza tra le antenne. Il vecchio radar di scoperta non fece bene il suo dovere. Così, solo sei secondi dall'impatto (quindi entro i due km) il missile venne localizzato da marinai inglesi sulla plancia comando, e solo per via della scia di fumo che si lasciava dietro (se fosse stato un ordigno a turbogetto, non avrebbe dato nemmeno questo segnale di sé), ma era tardi: subito dopo colpì il caccia sul fianco destro. Non è chiaro se vi fu l'esplosione della testata, ma l'impatto avvenne a 2,4 m di altezza e causò una falla di 3x1,2 m[9]. Lo Sheffield, incendiato dal micidiale propellente residuo (che pure era in gran parte consumato durante il volo di quasi 50 km), non riuscì a controllare i danni. La centrale operativa venne messa fuori uso, così come il sistema antincendio principale e persino gli elettrogeneratori. Una cosa che certo non avrebbe dovuto accadere in una nave fatta per combattere in guerre reali, e nemmeno l'efficienza dell'equipaggio aiutò questa sfortunata nave. Il bastimento venne abbandonato dall'equipaggio a 70 miglia da P.Stanley (58°48'S-57°41'O), poi venne preso a rimorchio mentre gli incendi l'avevano progressivamente distrutto (senza però farlo esplodere); tuttavia, esso affondò a causa del mare grosso 5 giorni dopo. La missione dei Super Etendard 0752/3-A-202 e 0753/3-A-203 terminò invece alle 12.04, dopo avere eseguito un rifornimento in volo. Gli inglesi vennero colti di sorpresa, aspettandosi il lancio degli Exocet da media quota per sfruttarne così la gittata massima utile. Visto che le distanze erano troppo elevate, e che i Dagger di scorta non avevano sonde per il rifornimento in volo, la loro tattica invece consistette nel volare a pelo d'acqua a circa 930 kmh, localizzare le navi inglesi a circa 50 km, senza essere localizzati (né dalle ESM né dal radar). La 'Yarmouth' fu più fortunata, pur essendo una nave vecchia priva di efficaci difese antiaeree, riuscì a evitare il missile, forse con il lancio di falsi bersagli. L'arma si infilò in mare a 300 metri dalla prua della fregata inglese, meno di un secondo dall'impatto! Dopo di allora, la marina britannica stabilì di usare chaff ed ECM e di aprire il fuoco con tutte le armi al minimo preavviso, dato che ora si sapeva che gli attacchi a bassa quota erano i più letali e probabili, anche perché lasciavano un minimo preavviso.
La terza missione avvenne il 23 maggio, ma il duo di aerei del cap. R.Agotegaray e del ten. J.Rodriguez Mariani non trovarono i loro bersagli, dimostrando i problemi di targeting contro navi in movimento in mare aperto, cosa che mandò a vuoto parecchie altre missioni argentine convenzionali (ovvero con bombe).
La quarta missione ebbe successo: il 25 maggio, giorno di massimo sforzo degli argentini, il cap. R.Curilovic e il ten. J.Barraza sugli Etendard 3-A-203 e 204 decollarono alle 14.28 e alle 16.32 trovarono un grande bersaglio al radar, circondato da altri più piccoli (a 90 nm da P. Stanley), e subito dopo sparando i missili AM.39. Il bersaglio era forse una portaerei circondata da navi più piccole, e stavolta le navi inglesi ebbero l'avviso dell'attacco, quando gli aerei argentini salirono a 150 metri per individuare le navi con il radar e il radar Type 992 dell'Ambuscade li vide in tempo per dare l'allarme. Ma i missili Exocet, dopo essere stati ingannati dai chaff lanciati dai sistemi Chorvus di bordo, vennero attirati dall'Atlantic Conveyor, totalmente privo di ECM essendo solo un portacontainer requisito per il trasporto. Fortunatamente esso aveva già scaricato i Sea Harrier che aveva a bordo, ma non così accadde per tre dei 4 preziosissimi CH-47 pesanti (della cui carenza molto si soffrì da parte britannica), i 6 Wessex e un Lynx, e tutti e dieci questi elicotteri vennero perduti assieme alla nave, affondata in fiamme. La missione, che comprese anche due rifornimenti in volo con un paio di KC-130H, finì alle 18.38, ben 4 ore e 10 minuti dopo. La nave inglese venne colpita a 90 miglia ad est di Port Stanley (50°30'S/56°08'O).
L'ultima missione dei Super Etendard avvenne il 30 maggio, e il capitano di corvetta A. Francisco (3-A-202), aiutato dall'aereo (in funzione di scout) del ten. L. Collavino (3-A-205) decollò alle 15.03, assieme anche a quattro A-4C Skyhawk del Grupo 4. Individuarono il gruppo della portaerei Invincible a 173 miglia nautiche ad Est delle Isole. La missione fallì, con l'Exocet abbattuto dalla fregata Avenger, mentre 2 A-4 vennero distrutti dai missili Sea Dart (in un caso disputati con il cannone della stessa Avenger). Non v'erano più missili e allora i piloti si addestrarono con le bombe per sostenere le azioni della 3a Escuadrilla, oramai dimezzata dalle perdite, ma la guerra finì prima che venissero inviati in azione.
Se almeno gli argentini avessero avuto il lotto di 20 Exocet inviato, assieme a 5 Etendard, in Irak come interim per i nuovi F.1, o fossero riusciti a modificare qualcuno dei loro 200 MM.38 per l'aviolancio sarebbe stato diverso. In pratica, dovettero adattare altri Exocet per il lancio da basi terrestri, con i quali danneggiarono il Glamorgan. I missili Exocet su rimorchio furono una buona idea, cosa ampiamente provata dal fatto che le batterie argentine catturate sono state poi usate dagli inglesi per la difesa di Gibilterra. In tutto le navi inglesi soffrirono 3 perdite o navi fuori uso con il lancio di soli 6 missili. Se gli argentini avessero potuto entrare con la loro flotta a contatto con i gruppi inglesi, e se i loro aerei avessero avuto missili antinave a sufficienza, i risultati sarebbero stati molto diversi. Ma i ritardi nelle forniture degli aerei e relativi missili, e la minaccia dei sottomarini nucleari britannici di fatto limitarono questi pericoli. E dire che appena un anno o due dopo gli argentini avevano una squadriglia completa di aerei antinave e 4 sottomarini moderni, oltre alla flotta delle fregate MEKO. Gli inglesi si stavano riorganizzando per aumentare la prontezza delle proprie forze, ma per molti anni la loro flotta mancò largamente di una capacità antiaerea e antimissile adeguate.
Fonti
modifica- ↑ dati da Sgarlato, Aerei 5/92, che non collimano con quelli pubblicati 10 anni dopo della fonte principale qui usata, da cui le differenti cifre
- ↑ Dati prevalentemente da 'Guerra nelle Falklands', Aerei mag-giu 2002
- ↑ Sgarlato e Aitollo, Harrier contro Hercules Aerei 10/91
- ↑ Armi da guerra n.30
- ↑ Enciclopedia Take Off, fascicoli n.2 e 3
- ↑ Huertas, Salvator Mafé: Gli Halcones in guerra, Aerei n.9/1996 pagg 39-45
- ↑ Padin, Joge Felix Nunez: Super Etendard in Argentina, JP-4 settembre 1993 pagg. 50-55
- ↑ Armi da guerra, fascicolo 26 p.486
- ↑ Armi da guerra, n.24 pag 473