Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Israele
Le IDF (Israel Defense Forces) sono tra le più rinomate forze armate a livello mondiale. Questo accade per molte ragioni, tra cui quella d'essere state protagoniste, nel bene e nel male, di numerose guerre e scontri armati che ne hanno fatto uno strumento efficiente e versatile, generalmente in anticipo nel trovare sia i problemi che le soluzioni delle tattiche e tecnologie belliche. Per esempio, furono i jet e i carri israeliani che soffrirono dello shock missilistico durante le prime fasi della guerra del Kippur del '73, mentre 6 anni prima, l'affondamento dell'Eilat fu l'inizio di una nuova era della guerra sui mari, quella dei missili. Quelle stesse armi, però, vennero sconfitte nel '73 (vedi Battaglia di Lakatia), mentre i SAM siriani nell'82 vennero sconfitti duramente, così come i team di cacciacarri siriani e dell'OLP non riuscirono ad arrestare le colonne dei carri che penetravano massicciamente nel Libano del Sud. Tutto questo fu possibile grazie all'apprendimento dai propri errori e dai progressi nemici, con una notevole flessibilità operativa che già dopo i primi giorni della guerra del Kippur consentì quasi di annullare l'originale sorpresa tattica degli arabi. Nel 1982, quegli stessi SAM (e anche tipi più moderni) che annientarono dozzine di aerei israeliani, vennero distrutti nella valle della Bekaa senza nemmeno una perdita. Ma in seguito le cose sono cambiate. Scomparsi i grandi nemici 'convenzionali', cominciando dall'Egitto (accordi di Camp David), la relativa debolezza siriana (la cui capitale Damasco è letteralmente sotto tiro dell'artiglieria israeliana), la scomparsa del regime di Saddam Hussein, l'unica vera problematica di Israele e la sua sicurezza resta la Questione Palestinese.
Al momento della redazione di questo capitolo (inizio 2009), la situazione è al suo culmine drammatico, una nuova operazione di terra viene sferrata verso la Striscia di Gaza e là le vittime sono un numero senza precedenti fin da dopo il 1948. Israele ha colpito subito con attacchi aerei violentissimi, uccidendo quasi 200 miliziani di Hamas e civili già durante il primo giorno di attacchi. Come in ogni guerra le colpe non sono mai da una parte sola, ma il fatto oggettivo è che alla diplomazia si sono preferite le armi. Questo libro non è stato fatto per giudicare la sensatezza delle politiche degli Stati, anche se le loro forze armate ne sono indiscutibilmente un riflesso. Questa pagina non contiene un giudizio morale di sorta sulle forze armate israeliane e lo Stato che rappresentano. L'attività recente su di essa è intesa per fornire all'eventuale lettore una panoramica della storia di Israele vista con l'ottica del suo potenziale militare, ma non intende avallarne l'uso e l'eventuale abuso nelle scelte di politica estera, così si prega di tenere fuori dalle polemiche un argomento indubbiamente scabroso e di difficile trattazione 'condivisa'.
1947/49
modificaHHA (Aeronautica militare di Israele):
Inizialmente armata solo con aerei leggeri:
- 2 Taylorcraft Model C
- 2 RWD.13 (aerei polacchi simili ai Tiger Moth ma monoplani)
- 20 Auster: 15 AOP Mk.5 e 5 J/1 Primus
- 1 D.H.89A Dragon Rapide (il VQ-PAR Aaron)
- 2 D.H. Tiger Moth
- 1 Noordyn Norseman
- 1 Beechcraft Bonanza
- 1 Republic Seabee
- 1 Fairchild F-24
Queste macchine erano in carico allo Sherut Avir (Servizio Aereo), poi dal 10 novembre 1947 chiamato Shin Alep.
In seguito vennero comprati 4 Avro Anson Mk.10 ex-RAF, ma questo non fu che l'inizio: 4 F-51 arrivarono nel settembre 1948, seguiti nel 1951 da altri 25 F-51 ex-Svezia. Il 27 maggio, inquadrati nel 101 Sqn., giunsero gli Avia S.199, circa 20-25 macchine. Infine, sempre dalla Cecoslovacchia arrivarono anche 3 B-17G come prima, potente forza da bombardamento pesante[1].
Dato che il Bf-109 fu prodotto in quantità appena inferiori a quelle dello Il-2 e di tutti i caccia Yak messi insieme, non stupirà che la carriera si prolungò anche oltre la disfatta della II GM. E uno dei clienti fu proprio Israele, nonostante che lo 'Stato Ebraico' era fatto dalla stessa gente perseguitata dal regime di cui il Bf-109 era uno dei simboli e delle ragioni del successo. Spagna e Cecoslovacchia continuarono a produrlo, grazie alla notevole semplicità costruttiva, ma l'irreperibilità del motore DB originario rese necessario ricorrere ad un nuovo motore, fattore di grande importanza. Del resto vi era una lunga discendenza: il DB-601/605 era derivato dal R.R. Kestrel da cui discendeva anche il Merlin. Questo divenne il motore dei Buchon spagnoli, ma i Cecoslovacchi erano sotto controllo sovietico e non fu possibile fare altrettanto. Ironicamente, l'URSS nel frattempo ricevette i motori a reazione dei tipi più moderni, Nene e Derwent. Prima l'Avia fece volare un prototipo con i DB-605AM da 1.650 hp, il 22 febbraio 1946, a tutti gli effetti un Bf-109G-14, ma designato Avia S-99 e prodotto in appena 29 esemplari e due CS-99 da addestramento (praticamente i G-12). Ma poi vi fu un grave incidente: lo stabilimento dove erano costituiti i DB-605 venne distrutto da un incendio e così lo stock di guerra venne rapidamente esaurito. Ma c'era la seconda scelta, lo Junkers Jumo di cui i Cecoslovacchi pure avevano prodotto esemplari durante la guerra, come del resto i Bf-109 e i motori. Il motore è stato fatto per gli He-111H, ed azionava un rotore con larghe pale di legno, tripala e a larga corda, che girava lentamente grazie ad un riduttore. Ma questo motore non era adatto per un caccia, il cui pilotaggio diventava piuttosto difficile per via della coppia, nulla in un bombardiere bimotore. Il prototipo volò il 24 aprile 1947 chiamato S-199, non era il meglio, ma era quello che si poteva ottenere. I 1.200 hp del motore non comprendevano il cannone-motore come i DB- perché non c'era la predisposizione. Così vennero conservate le due 13 mm MG131 e i due pod di cannoni R6 con armi da 20 mm del Bf-109G-6. Ne vennero prodotti ben 450 nel 1947-48 solo considerando i monoposto ma non mancarono nemmeno 82 esemplari CS-199. Rimasero in servizio fino al '57, usati oramai solo come addestratori visto che oramai i caccia di punta erano i MiG-15 e 17.
Dato che la Risoluzione 181 dell'ONU autorizzava, il 29 novembre 1947, la fine del mandato britannico sulla Palestina e la conseguente nascita di due stati, uno ebraico e uno arabo. Purtroppo già questo era un problema, perché da solo e dall'inizio stabiliva una matrice etnico-razziale della geopolitica della regione, che di fatto ha causato solo una guerra continua. I sionisti dichiararono il 14 maggio 1948 l'indipendenza di Israele, ma le nazioni arabe vicine intervennero con gruppi d'interventi irakeni, siriani, giordani ed egiziani; siriani e soprattutto Egiziani avevano una componente aerea: la Siria aveva 20 T-6 Harvard comprati nel '47 ed adattati al bombardamento in picchiata; gli Egiziani ad El Arish spostarono la loro potente aviazione, certamente l'unica nazione araba con una efficace aviazione: molti Spitfire e C-47 adattati al bombardamento; aveva infatti tra l'altro 21 Spit Mk V nel febbraio 1945 e 41 Mk IX nel 1946-47. Gli Israeliani avevano la disperata necessità di aerei cercando di comprare 50 P-40 sudafricani e 25 P-47 messicani, ma nel '47 la cosa non era andata in porto. Però alla fine dell'anno l'Avia offrì all'Haganah gli S-199 e questi vennero subito accettati. Nell'aprile successivo venne stabilito un prezzo che per 10 aerei era equivalente a 1,57 mln attuali di dollari USA (per ciascun aereo), e opzione per altri 15 aerei. Gli aerei dovevano essere portati dai C-54 (uno smontato) e C-46 (metà aereo a viaggio). Il sei maggio 1948 10 piloti di cui 2 volontari americani e il resto ebrei, vennero mandati a Ginevra per poi andare in Cecoslovacchia. Dato l'attacco degli spit Egiziani del 18 maggio ad una stazione di autobus a Tel Aviv, che uccise oltre 40 persone, il programma venne accelerato e il 20 arrivò un C-54 con un S-199 e due piloti. Pochi giorni dopo c'erano già 5 caccia con matricole tra D-101 e 105 e il 29 maggio attaccarono con bombe da 70 kg sotto la fusoliera una forte colonna egiziana che si dirigeva a Tel Aviv; gli Egiziani si ritirarono dato lo shock dell'attacco aereo, ma il D-101 venne abbattuto con il pilota e il giorno dopo due aerei replicarono contro una colonna irakena, e anche qui con successo (forse determinanti in questi casi per salvare la principale città israeliana) e con la perdita del D-102. Il 31 maggio un altro ebbe danni al suolo da un attacco aereo che gli egiziani fecero come rivalsa. Il 3 giugno due C-47 scortati da due Spitfire stavano bombardendo Tel Aviv al crepuscolo, quando arrivò un S-199 pilotato da Mordechia Alon, e riuscì ad abbatterne almeno uno, e l'8 giugno venne anche abbattuto uno Spitfire della REAF. Il D-105 venne distrutto al suolo il 10 giugno e il D-106 andò perso l'11 per incidente e così fu con un certo sollievo che arrivò la tregua di 28 giorni in cui giunsero i 15 aerei del secondo lotto e venne costituito il 101 Sqn ad Hertzeliya che l'8 luglio aveva 6 aerei efficienti e 9 piloti. Il 9 ricominciarono i combattimenti, e gli Israeliani contrattaccarono su tre linee gli arabi. Il 10 un aereo andò perso, e l'11 vi fu un altro combattimento, in cui 2 S-199 attaccarono 2 T-6 siriani, i quali però erano stati armati con una 12,7 dorsale, il che fece finire lo scontro con una perdita per i T-6 ma anche una per gli S-199, secondo gli Israeliani pare che fosse stato abbattuto per errore dal suo stesso sincronizzatore di tiro, mal regolato. Di sicuro vi furono diversi aerei danneggiati alle eliche e così i piloti cominciarono ad usare solo i cannoni da 20 mm. Il 18 luglio, nonostante questo, gli S-199 vennero mandati all'attacco con bombe da 70 kg ma vennero attaccati da 2 Spitfire egiziani, che però, malgrado la loro superiorità tecnica, subirono una perdita. Il 19 luglio la 'guerra dei 10 giorni' terminò con una nuova tregua da parte ONU, però al solito venne usata solo per continuare a riarmarsi; la domanda per gli S-199 aggiuntiva venne respinta, all'epoca non ce n'erano più di una ventina per Israele; ma la Cecoslovacchia fornì gli Spitfire, circa una cinquantina di Mk IX revisionati, ovviamente subito accettati essendo largamente superiori e messi in servizio dal 5 agosto. Nel contempo l'Egitto siglò il 23 giugno un accordo con la Aermacchi per 24 MC-205 di cui 16 ex- MC.202 modificati, e ordinò anche 37 G.55 monoposto e 2 biposto. I primi arrivarono in Egitto nell'ottobre e presto schierati ad El Arish, dove combatterono dall'autunno, mentre i G.55 arrivarono nell'arco di un anno -ott 48/ott 49- ad Al Maza, ma non combatterono la guerra, così come i 12 G.55 chiesti ed ottenuti dalla Siria -gen-set 1949 ad Aleppo, usati solo come aerei d'addestramento. Mentre un gruppo di forze israeliane era bloccato nel deserto del Neghev, e abbisognava di un ponte aereo con i C-46, 47 e 54. Durante questa guerra gli S-199 abbatterono anche un DH-89A civile, mentre il 15 ottobre gli Israeliani attaccarono di nuovo con l'operazione Y'AV per liberare le forze bloccate a Beer Sheva, nel Neghev. Il 101 sqn partecipò con 7 S-199 e 4 Spitfire, oltre ad un primo P-51 arrivato di contrabbando. L'operazione d'attacco vide i C-46 e 47 israeliani scortati dagli S-199 e usati come bombardieri, rivendicando un abbattimento ma con 2 perdite per incidenti, tra cui quello in cui rimase ucciso l'asso Modi Alon, che aveva ottenuto 3 vittorie. Solo 5 esemplari erano ancora in linea degli S-199 e vennero a quel punto vietati gli attacchi al suolo con bombe, ma solo con i cannoni, ma anche così un altro aereo venne danneggiato irrimediabilmente dalla contraerea. Il 21 ottobre venne liberata la forza del Neghev, gli Egiziani si ritirarono ma una loro brigata venne isolata nella sacca di Faluja e questo provocò l'ennesima tregua, altro esempio di come questa guerra fosse troppo difficile da sostenere per i contendenti. Il 22 dicembre gli S-199 vennero relegati all'attività addestrativa, dopo il 26 dicembre vennero fatte le ultime missioni di guerra. Nel frattempo, gli Spit e i P-51 abbatterono 5 MC-205 e ne distrussero altri 2 al suolo, per cui anche con i nuovi caccia non vi fu molta molta differenza quanto a risultati ottenuti da una parte, e subiti dall'altra. Gli ultimi scontri si verificarono il 7 gennaio 1949 grazie ad un intervento pacificatore della Gran Bretagna. Il 19 maggio di quell'anno, appena un anno dopo l'arrivo, gli ultimi 5 S-199 vennero radiati e uno venne lasciato- era il D-120- come aereo per il museo dell'aviazione. Non fu una grande perdita per gli israeliani, anche se a suo tempo salvarono la situazione. Erano scarsamente affidabili, anche per la mancanza di manuali, per il tettuccio che si apriva di lato, poi modificato per lo scorrimento all'indietro da parte dell'Avia, ma non gli esemplari per Israele, il carrello era di carreggiata ridotta e il motorino d'avviamento era azionato con una manovella da azionare a mano, cosa lunga e piuttosto faticosa.
1956
modificaHHA:
- 24 (20 efficienti) Dassault Ouragan
- 16 Dassault Mystère IVA
- 11 Gloster Meteor F Mk.8, ricevuti nel 1953
- 6 Gloster Meteor T Mk.7
- 7 Gloster Meteor FR Mk.9
- 6 Gloster Meteor NF Mk.13
- 16 D.H. Mosquito FB Mk.6
- 3 D.H. Mosquito PR Mk.16
- 29 N.A. F/RF-51D Mustang (principalmente ex-svedesi dal 1951)
- 25 N.A. AT-6D
- 4 Nord Aviation N.2501 IS Noratlas
- 2 Boeing B-17G trasporto-bombardamento
- 15 Piper PA-18 Super Cub (20 comprati in origine)
- 24 CL-13B Sabre (non consegnati, da qui l'ordine per gli Ouragan)[3]
Il 1967 e la Guerra dei Sei Giorni
modificaHHA:
- 25 SNCASO Vautour IIA/IIBR/IIN
- 61 Dassault Mirage IIICJ e 4 BJ
- 36 Dassault Super Mystére B-2
- 59 Dassault Mystéere IVA
- 51 Dassault Ouragan
- 45 IAI (Fouga/Heinkel) Magister[4]
Quest'anno fu di cruciale importanza per l'intero Medio Oriente. La ragione fu la famosa guerra 'preventiva' che consentì ad Israele di sconfiggere nazioni coalizzate contro di lui e molto superiori nel loro complesso. Un attacco preventivo altamente efficace rese possibile tale successo: l'Operazione Moked[5].
L'ostilità tra Israele e gli stati arabi, che continuavano a vederlo come un 'corpo estraneo' nel tessuto sociopolitico mediorientale, non era affatto passata con la guerra del '56, che anzi aumentò il risentimento arabo verso Tel Aviv. Nell'autunno 1966, Egitto e Siria unirono i loro sforzi contro il nemico comune, in maniera finalmente coordinata, con un patto di mutua assistenza. Israele era più forte della Siria, ma non necessariamente dell'Egitto. Per mantenere un vantaggio strategico decisivo venne portato avanti il programma nucleare, che proprio attorno al '67 permise di realizzare le prime 'atomiche' di Tel Aviv. Il 7 aprile ricominciarono gli scontri con la Siria, che perse sul lago di Tiberiade, nel maggio successivo, sei dei suoi nuovissimi MiG-19 ai Mirage israeliani. Damasco si appellò con durezza all'Egitto, il quale venne informato da Mosca (in maniera falsa) che delle brigate israeliane stavano avanzando vicino alle alture del Golan.
A quel punto Nasser decise di mandare i suoi soldati nel Sinai, che era sotto controllo dall'ONU, come essenziale cuscinetto tra i due Stati. Infatti nel '56 Israele aveva sì conquistato la penisola, ma dovette lasciarla al controllo delle Nazioni Unite, ritirandosi entro il 4 marzo 1957 dalla Striscia di Gaza e dalle isole del Golfo di Aqaba, le ultime zone che controllava grazie alla guerra dell'anno precedente. Purtroppo, gli attriti tra Israele e Siria, nazioni inesorabilmente a contatto reciproco, trascinarono anche l'Egitto in questo vortice che non consentì più una soluzione politica. Il segretario dell'ONU, U Thant, riconobbe il 18 maggio la richiesta di Nasser di rimpiazzare le forze internazionali del Sinai con reparti corazzati egiziani. Già il 19 Nasser bloccò il golfo di Aqaba, e con esso il 50% del traffico israeliano.
Questo fu l'innesco della guerra dei Sei Giorni, spesso descritta nel suo svolgimento, mentre i prodromi generalmente sono ignorati, come se fosse un evento nato nel vuoto pneumatico e non in una precisa catena di eventi infausti (come tutte le guerre). Il 20 maggio, i paracadutisti egiziani vennero lanciati a Sharm El Sheikh, sì da bloccare il traffico mercantile israeliano nello stretto di Tiran. Era lo stesso casus belli del '56, e gli Israeliani, stavolta soli dopo che GB e Francia vennero umiliate dalla condanna congiunta USA/URSS 11 anni prima, dovettero sbrigarsela con le loro forze. Tra l'ignavia americana ed europea, e l'ostilità del blocco comunista e delle nazioni arabe finì uno dei più lunghi periodi di pace del Medio Oriente. Il piccolo stato di Israele sembrava una facile preda tra nazioni arabe che potevano attaccarlo su più fronti e con forze soverchianti.
Eppure, gli Israeliani non si persero d'animo. I riservisti vennero mobilitati per 3 settimane, mentre si cercava di risolvere la questione per via diplomatica. Il 2 giugno USA e URSS tentarono di portare avanti, ma invano, un'iniziativa per liberare il golfo di Aquaba dalla morsa egiziana, mentre il 3 giugno Nasser annunciò la formazione di una vera coalizionie antiebraica, che ebbe adesioni da Siria, Giordania, Iraq, Libano, Arabia, Kuwait, più l'appoggio di Libia, Marocco, Algeria, Yemen, Tunisia e Sudan. Inoltre, a questa lista si iscrisse direttamente l'URSS. Oramai, mentre si richiamava in servizio anche l'eroe della precedente guerra, Moshe Dayan, si temeva un attacco egiziano contro Beersheba.
Un piano arabo era stato messo a punto, e non era una cosa da poco per il piccolo e vulnerabile (in certi punto largo appena 15 km!) stato ebraico. In Sinai c'erano forze equivalenti a 7 divisioni egiziane, davvero troppe per una semplice forza 'difensiva'. C'erano commandos palestinesi disposti ad attaccare Tel Aviv, mentre da Aqaba due divisioni saudite sarebbero risalite verso Eilat. Da Gaza si sarebbero mosse due brigate palestinesi, per impegnare le forze israeliane in un attacco diversivo. Gli Israeliani, anche se non è noto, la guerra 'informalmente' la cominciarono già nelle tenebre del 4-5 giugno, quando parà israeliani vennero infiltrati con elicotteri dietro le linee nemiche, catturando anche reparti corazzati minori (sorpresi dal loro attacco), e i subacquei cercarono di danneggiare la marina egiziana nei porti.
Gli Arabi uniti sapevano di essere più forti, ma questa loro certezza cozzava con la determinazione israeliana a sferrare un attacco decisivo, che potesse replicare il successo tedesco durante l'Operazione Barbarossa. Allora era stato possibile organizzare un'azione talmente clamorosa da distruggere tra i 1.200 e i 1.800 aerei sovietici in un solo giorno, per lo più al suolo. E nella guerra aerea la superiorità aerea è fondamentale. Qualunque aereo a terra è vulnerabile, solo un involucro di alluminio ripieno di carburante, una bomba potenziale. E gli aeroporti dell'epoca non avevano shelters, solo piazzole di parcheggio e di dispersione, cosa però difficile da realizzare in un paesaggio senza appigli tattici. Gli Egiziani stavano spiando con i loro 'Ephroakh', polli, come gli Israeliani chiamavano i MiG-21R, volando sopra il Negev dopo avere accelerato sopra il territorio giordano. Non ci fu niente da fare per i Mirage IIICJ, privi del razzo ausiliario SEPR 844. Molto interessante è invece la proposta di usare il MiG-21F-13 ex-iracheno, portato da un disertore in Israele. Evidentemente l'aereo sovietico, pur nella relativamente poco potente versione iniziale, era valutato superiore al Mirage, se persino questo velivolo, sottoposto a prove tecniche, era considerato valido per impieghi in prima linea, nonostante la settantina di Mirage III disponibili. L'altro elemento è che il velivolo avrebbe dovuto avere armi israeliane. Forse quando arrivò non aveva i suoi missili. In ogni caso questo MiG, codice di chiamata 007 (attualmente ancora conservato nel museo della HHA), era stato armato con due dei nuovi Shafir, ancora in valutazione. Certo, i timori di un fuoco fratricida erano alti, tanto che si chiese 'finché possibile' la scorta di due Mirage (fino a quando, cioè, il MiG non li staccava nella salita) e vistose bande colorate. In ogni caso il MiG venne approntato per il 5 giugno 1967, che era il giorno dopo la fine delle ricognizioni egiziane. Né sarebbero riprese: proprio il 5 giugno scattava l'Operazione Moked, la sistematica distruzione delle aviazioni arabe sui loro aeroporti.
L'idea non era recente, visto che se ne cominciò a parlare nel '63, specificatamente contro l'Egitto. Lo stesso Douhet aveva teorizzato di distruggere le aviazioni nemiche al suolo, già nel '21. Ma per realizzare in concreto tale proposito ci volle un piano dettagliato e altamente segreto. Già con gli S.199 si era pensato ad un'azione che ripetesse i successi tedeschi (incluso quello della 'Bodenplatte' del gennaio '45), contro El-Arish e gli aerei della EAF ivi basati. Nel '56 si tornò sul tema, ma in concreto furono gli Alleati europei a fare 'il lavoro'. Poi, il piano Moked vero e proprio, che oltre ad un nome ha anche un padre: tale Rafi Harlev, Responsabile ufficio operazioni della HHA, aiutato da Rafi Savron e Yak Nevo.
Le forze arabe all'epoca dell'attacco erano stimate in 105.000 soldati, 550 carri e 120 aerei per la Siria, 12.000 uomini, 130 carri e 35 aerei per il Libano, 75.000 uomini, 630 carri e 200 aerei per l'Irak; 58.000 uomini, 200 carri e 30 aerei per la Giordania; 50.000 uomini, 100 carri, 40 aerei per l'Arabia Saudita, e soprattutto 240.000 per l'Egitto, assieme a 1.180 carri e 450 aerei da combattimento. Israele aveva 264.000 uomini con i riservisti, 800 carri e 400 aerei in tutto (inclusi quelli non da combattimento). Da qui l'esigenza di colpire immediatamente con la massima forza, perché in uno scontro di logoramento la vittoria sarebbe stata impossibile: un vero gioco d'azzardo, giocando il tutto per tutto.
Per ottenere un successo senza sguarnire la propria difesa, era necessario attaccare prima l'Egitto, resistendo i contrattacchi dei suoi Alleati, e poi occuparsi anche di loro. Per attaccare molti obiettivi, era necessario usare formazioni piccole. Ma quanti sarebbero stati gli aerei necessari per la difesa? Questo era un grosso problema, perché se si aumentavano troppo, poi si indebolivano le forze attaccanti in maniera inaccettabile. Alla fine si decise così: 12 Mirage III e il MiG per la difesa aerea, assieme ai cannoni come i Bofors e ai nuovi missili HAWK.
Le pattuglie di caccia israeliani dovevano attaccare le piste e inutilizzarle, ma soprattutto distruggere le file di aerei ai loro lati. Prima dovevano usare le bombe, poi razzi e cannoni contro gli obiettivi 'morbidi'. Due o tre passaggi a fuoco, con un massimo registrato di 5 per le formazioni d'attacco. In teoria avrebbe dovuto essere lasciata intatta una parte delle piste per permettere l'arrivo della 55a Brigata paracadutisti ed occupare direttamente le basi, cosa che non venne attuata dati i successi a terra molto rapidi. Il calcolo era estremamente cinico: per distruggere l'80% degli aerei nemici si stimavano perdite proprie di circa il 25%. Gli Egiziani si aspettavano l'attacco israeliano, ma ritenevano di cavarsela con appena il 20% delle perdite.
Per avvicinarsi senza destare l'attenzione degli Egiziani e dei loro radar, era necessario volare bassi. La missione era tale che adesso verrebbe pianificata con aerei come i Tornado IDS. Ma all'epoca non c'era nulla di simile in Medio Oriente. Proprio allora stavano esordiendo i primi F-111A in Vietnam (Operazione Combat Lancer), mentre da qualche anno esistevano i primi A-6 e Buccaneer, anche se queste erano macchine subsoniche. Gli Israeliani si dovettero arrangiare con quello che avevano. Il fatto di attaccare a bassa quota era rischioso per tante ragioni: il consumo di carburante era elevato, in caso di errori non c'era il tempo di evitare impatti al suolo e se la rotta era sbagliata non c'era il carburante per riprenderla e giungere sull'obiettivo. Ma così facendo si riusciva a piombare sul bersaglio senza essere notati. I radar sovietici, piuttosto arretrati, non erano particolarmente adatti a localizzare bersagli a bassa quota, e in ogni caso volare a circa 30 metri rende difficile anche al miglior radar disponibile localizzare l'attaccante, basti pensare all'attacco dei Sea Harrier contro Port Stanley il 1 maggio 1982 (12 aerei, tornati tutti indenni tranne uno colpito da un proiettile da 20 mm), nonostante che questa fosse difesa dal meglio della produzione europea (SAM Roland, 35 mm GDF, cannoni RH-202). Gli Argentini stessi avrebbero ottenuto successi anche maggiori con l'attacco radente alle navi inglesi (vedi Coventry e Ardent, per esempio).
L'attacco coordinato a bassissima quota era necessario soprattutto per la prima ondata, ma la seconda e la terza ondata avrebbero potuto attaccare da alta quota, data la fine dell'effetto sorpresa. Nonostante le tante illazioni della stampa sulle 'armi segrete israeliane' che consentirono il successo, l'unica veramente tale era la RPB della IMI e Matra, bomba antipista con paracadute stabilizzante e razzo che si accendeva imprimendo una elevata velocità per bucare il pavimento ed esplodere sotto di esso. Si trattava, grossomodo, di una Durandal, ma pur essendo capace di dissestare decine di m2, era anche una risorsa limitata. Anzitutto, ce n'erano solo 253, poi la resistenza aerodinamica era troppo elevata rispetto alle bombe normali e ciò riduceva il raggio d'azione. Già il primo giorno ne vennero lanciate 169 su bersagli importanti e non troppo lontani, come Cairo Ovest. Per il resto sarebbero stati usati i razzi da 68 mm e le bombe da 250 kg spolettate per ottenere i massimi effetti, mentre l'azione di mitragliamento era da farsi con i cannoni da 20 e 30 mm standard. Quanto alle ECM, si sa che ce n'erano e vennero usate, erano prodotte dalla Raphael, ma nemmeno decenni dopo il segreto è stato mai dissipato. I radar erano un obiettivo pagante, anche perché collegati sia ai caccia che alle batterie di SA-2 e flak. Ai radar egiziani si diede la sensazione che quel 5 giugno tutto andasse come al solito, con alcuni Magister che volavano le loro normali sortite addestrative. Altri, invece, stavano dirigendosi a bassissima quota per sorprendere 4 dei radar egiziani e metterli KO, un pò come faranno gli Apache con due postazioni irakene nel '91. Questi radar erano fondamentali, essendo nel Sinai. Certo che gli Egiziani a quel punto avrebbero 'mangiato la foglia', ma non potendo vedere nulla, non avrebbero saputo che pesci pigliare contro le formazioni israeliane. Gli sarebbe rimasta però una risorsa: quella di lanciare all'attacco i loro bombardieri, sia per sottrarli alla distruzione (il ricordo della catastrofe del '56 era ancora ben vivo) sia perché l'Egitto, con circa 30 Tu-16 e altrettanti Il-28 aveva la principale e più temuta forza da bombardamento dell'intero Medio Oriente, una minaccia tutt'altro che trascurabile.
L'attacco doveva essere svolto senza intoppi, senza segnalare eventuali incidenti, senza interrompere la missione, in assoluto silenzio radio. Il briefing finale ebbe luogo alle 5 del mattino e i decolli iniziarono alle 7,10 su ordine del gen. Hod, capo della HHA all'epoca dei fatti. Ogni bersaglio era accuratamente pianificato dall'intelligence israeliana, al solito molto attiva e fondamentale per la riuscita. Gli aerei con il raggio d'azione più corto erano gli Ouragan e i Mystère IV, quindi vennero inviati sul Sinai; gli altri cacciabombardieri andarono nel delta del Nilo e l'Alto Egitto venne colpito dai Vautour. Possibilmente gli aerei più vecchi venivano tenuti lontano dalle zone dove potevano incontrare i MiG-21, ma non sempre fu possibile, così 4 Mirage vennero usati per la copertura ai meno recenti cacciabombardieri, rinunciando ai mitragliamenti. La localizzazione dei bersagli e i risultati dei danni inflitti erano compito del Mossad e dei ricognitori, ma a tutt'oggi si tratta di operazioni poco o nulla note. Per certo, persino gli spostamenti dei caccia egiziani di pochi giorni prima erano stati puntualmente segnalati. Però la mattina del 5 giugno si presentò un inconveniente non previsto: la foschia sul Delta del Nilo, che rischiò di far fallire l'azione. I piloti israeliani volarono ugualmente con ben pochi errori di navigazione, usando il tradizionale metodo prua-bussola-tempo, visto che non c'era modo di trovare nemmeno un appiglio tattico (una montagna, per esempio) che aiutasse ad orientarsi e l'INS era tutt'altro che diffuso. I cambi di obiettivo furono spesso fatti all'ultimo momento, e ai piloti arrivarono fino a 3 jeep con contrordini prima del decollo. Quanto allo schieramento egiziano, ad Abu Sueir, nella Air Base 229, c'erano i 21 Il-28 Beagle della No.61 Air Brigade, nonché uno squadrone di MiG-21. A Beni Suef c'erno alcuni Tu-16; a Meliz-Bir Gafgafa invece i MiG-19 del No.20 Sqn, un altro con i MiG-21, l'OTU dei Su-7 e forse alcuni MiG-17. A Bir Tmada il No.25 Sqn aveva i MiG-17, assieme ad alcuni Su-7 del No.55 sqn. L'aeroporto internazionale del Cairo venne attaccato ma per errore dato che non era un obiettivo pianificato; Cairo Ovest aveva invece i Tu-16 del No.65 sqn, di cui la 95a squadriglia con i missili AS-1 e forse AS-5; ad El-Arish c'erano i MiG-17F del No.18 Sqn, 2a Brigata aerea; base di El Fayid, No.40 Sqn della 5a A.B con i Mig-21, e i Su-7 della 1a AB con il No.55 sqn. Inchas aveva invece una brigata su MiG-21, a Jabel Libni c'era il No.23 Sqn con i MiG-15 bis, e a Karit i MiG-17F equipaggiavano il No.31 Sqn della 12a AB.
La prima ondata era costituita da circa 120 aerei più circa 50-60 dei 65 Mirage III all'epoca in servizio. Essa vide attacchi multipli iniziati quasi contemporaneamente dalle 7,45, cogliendo successi clamorosi e sparando 'nel mucchio' degli argentei MiG e Tupolev allineati lungo le piste. L'azione era stata fatta con rotte diverse, per esempio alcuni velivoli entrarono in Egitto dopo essersi allontanati sul Mediterraneo e scendendo da Nord-Ovest, una direzione inattesa per i difensori. Questa prima ondata, però, non colpì tutti i bersagli, che vennero poi colpiti nella seconda, come Abu Sueir, o Al-Minayah con gli Il-14, mentre a Luxor vennero distrutti 8 Tu-16 e altrettanti An-12. Ad Abu Sueir due MiG-21 scapparono al primo attacco (non è chiaro se questa base venne colpita o no nella prima ondata), erano del 45° reggimento. All'ondata successiva uno venne distrutto da una bomba, l'altro decollò e tenne a bada gli attaccanti, per poi tuttavia spezzarsi in due all'atterraggio a causa del cratere di un ordigno israeliano. A dire il vero, secondo altre fonti invece il MiG decollò e abbatté un Mystère, poi venne distrutto da un Mirage, come anche altri due compagni di lì a poco.
L'attacco della seconda ondata colpì El Arish, Gebel Libni, Bir Gifgafa e parecchie altre basi. I piloti avevano un tempo sul bersaglio di 7-10 minuti, dopo averlo raggiunto in 22-30. Tornati alla base venivano riforniti in 7-10 minuti e rimandati in azione, fino a che alcuni di loro non volarono in quel primo giorno ben 8 sortite. Le ondate di incursori si spostarono su tutti gli obiettivi: 8,15 ad El Fayun e Ben Sueif, 9,32-11,15 diversi attacchi sul Cairo; alle 10, Alessandria, e poi altri obiettivi nel Delta fino alle 12. Luxor e Ghardaka vennero colpite dopo le 12,15 dai Vautour che in teoria non potevano raggiungerle a bassa quota. Infatti nemmeno la loro notevole autonomia di 1.600 km con 8 bombe da 250 kg era sufficiente. Per volare i 2.000 km necessari usarono un motore solo. Così assieme ai Tu-16 delle due squadriglie di Luxor vennero eliminate le ultime risorse strategiche egiziane. La loro grossa sagoma era protetta da schermi paraschegge laterali, ma questo non li salvò dai razzi tirati con precisione. Per gli Israeliani era normale, dopo mesi di addestramento, centrare bersagli anche solo di 3-5 m2. A Luxor erano presenti anche i MiG-17F, 4 dei quali investiti da un Vautour abbattuto dalla contraerea. Gli attacchi continuarono nonostante la reazione dei pochi caccia nemici ancora efficienti. Alle 17,45 per esempio, venne colpita Elyopolis e alle 18 Ras Banias. La UARAF (United Arab Republic's Air Force), come all'epoca si chiamava la EAF (in ricordo dell'epoca in cui esisteva la Repubblica Araba Unita tra Egitto e Siria) era pressoché distrutta e i pochi superstiti vennero allontanati verso i confini sudanesi. Sembrava infatti che non ci fossero difese pratiche contro i jet israeliani. Nondimeno, non mancarono duelli aerei, come quello che vide 4 perdite egiziane e 2 israeliane durante un furibondo duello tra dozzine di caccia. La confusione era altissima, anche perché gli Israeliani trasmettevano sulle frequenze egiziane delle false informazioni di comando, che talvolta causarono la perdita dei velivoli egiziani o comunque li confusero. Su 27 decollati, 17 caccia andarono abbattuti o persi, e anche la rete di radar e postazioni missilistiche era gravemente danneggiata.
Contro l'Egitto, le prime due ondate avevano invece subito 9 perdite. Gli Hunter giordani vennero mandati contro Bethanya e Gerusalemme (che all'epoca non era stata presa dagli israeliani), subendo due perdite. Dopo di questa prima ondata d'attacchi arrivarono gli Israeliani e distrussero 17 aerei giordani. Gli Irakeni avevano invece, sulla base H-3, una forza di Hunter e MiG-21 e usarono i primi per colpire l'aeroporto di Lod attorno alle 10,30, dichiarando 7 aerei distrutti. Inizialmente gli Israeliani mentirono platealmente, affermando che erano stati gli irakeni ad attaccare già alle 5,10 su obiettivi come la zona di Tiberiade e solo per 'rappresaglia' scattò l'attacco contro il loro campo d'aviazione. Era un maldestro tentativo di giustificare un'azione di tale portata con intenti, per quanto giustificati, eminentemente aggressivi.
Attualmente, la ricerca dei fatti ha comportato la ricostruzione secondo la quale fu l'artiglieria giordana che iniziò a bombardare Israele in risposta all'attacco contro l'Egitto, mentre è ignoto se davvero gli irakeni eseguirono mai l'attacco aereo di cui sopra. La reazione israeliana fu tale che 4 Vautour diretti ad Abu Sueir vennero piuttosto incaricati di colpire il palazzo presidenziale di Amman. Nel frattempo, al suolo, almeno un Noratlas e un Dakota vennero distrutti dagli Hunter giordani o forse, nel primo caso, da quelli irakeni.
Dopo le prime due ondate che misero KO l'aviazione egiziana, Israele colpì anche ad Est con la terza ondata. Vennero colpiti la base 286 di Ardaka con i suoi MiG-19, Bir Tmada, Inchas, e altri ancora; ma anche 8 basi aeree Siriane, Giordane e Irakene, a cominciare dalle 12. Alle 12,45 venne colpita Amman, poi alle 13 fu la volta di Mafraq; oltre alle basi giordane, vennero colpiti Damasco, sempre alle 13, e Dumier, Elmaza, Tsaikal e Marj Real in Siria; infine le irakene Habbaya e la H-3, colpita da 3 Vautour alle 15, distruggendo al suolo 9 MiG-21, 5 Hunter, 1 Tu-16 e vari altri aerei. In tutto la forza aerea siriana perse invece 32 MiG-21, 24 MiG-15 e 17, 2 Il-28 e 3 elicotteri.
Beirut ordinò un attacco durante il quale venne distrutto uno dei suoi Hunter (12 vennero comprati nel '58) da un Mirage. Così finì la sua partecipazione al conflitto.
La HHA ebbe perdite molto ridotte, subendo contro la Siria solo la distruzione di 2 Mystère.
Alle 16 iniziarono le operazioni della quarta ondata, sia contro bersagli egiziani, ma soprattutto contro la Siria. La Siria qualche giorno dopo andrà vicina a cambiare la storia futura, allorché 2 MiG tentarono, senza successo, di abbattere l'elicottero dove volava Rabin, vicino al Golan.
Poi vi furono quasi esclusivamente missioni di appoggio all'esercito, eliminata l'aviazione nemica quasi al completo. Attacchi arabi vennero registrati allorché un Tu-16 irakeno colpì una fabbrica a Nethaniya, ma poi venne a sua volta colpito dalla contraerea. La rappresaglia fu un altro attacco, il giorno stesso (il 6 giugno) della base H-3, dove però i MiG-21 abbatterono due cacciabombardieri Vautour e i loro piloti vennero fatti prigionieri. Dal 7 giugno entrarono in azione i Su-7BM appena consegnati alla 12.a Divisione aerea, combattendo con una trentina di aerei dei quali 12 andarono distrutti entro la fine della guerra. Uno fu distrutto dal futuro asso degli assi israeliano, la sua prima vittoria. I 12 MiG-21 algerini andarono a rinforzare l'Egitto, ma tre di essi atterrarono il 7 giugno, alle 13, su El Arish. Non sapevano che era già caduta in mano israeliana e così i loro aerei vennero catturati (e almeno uno spedito negli USA, molto interessati all'epoca dato l'impegno in Vietnam). La HHA affermò che il 7 giugno abbatté due An-12 yemeniti e 6 caccia di scorta, con a bordo rinforzi egiziani e yemeniti. Ma non si sa se questo sia mai davvero successo. Alle 15 dell'8 giugno toccò alla USS Liberty, la famosa nave ELINT colpita ufficialmente 'per errore'.
La guerra fu rapida e in effetti, un vero esempio di blitzkrieg moderna, pur se combattuta da una sola nazione contro parecchie. Le perdite dichiarate da Israele sarebbero 46 aerei, con valutazioni internazionali di 52-61 apparecchi. Ufficialmente si parla di 46 aerei persi e 23 gravemente danneggiati, con un rateo di perdite dell'1,37% in azione, 22 piloti uccisi, 2 dispersi, 7 prigionieri. Questo non cambia le cose, dato che a loro volta gli arabi persero 286 aerei per i soli egiziani, 22 giordani, 54 siriani, 20 iracheni, 1 libanese e 3 algerini, per un totale di 386.
Gli Israeliani rivendicarono addirittura 452 successi, 58 dei quali in combattimento aria-aria, più due persi per errori di manovra e due abbattuti dalla propria flak. Huertas dà le cifre più accreditate: AREAF (o EAF, o UARAF), 100 MiG-21, 29 MiG-19, 89 MiG-15/17, 29 Il-28, 30 Tu-16; un Mi-4, 10 Mi-6, 4 di tipo non precisato; 8 An-12, 24 Il-14. SAAF (Siria), 33 MiG-21, 23 Mig-15/17, 2 Il-28, 3 Mi-4; FAL (Libano), un Hunter; RJAF (Giordania), 21 Hunter, 8 altri imprecisati; IrAF: 15 MiG-21, 5 Hunter, 1 Tu-16, 2 Il-14.
Quanto agli egiziani, riconobbero la perdita in combattimento aereo di 19 aerei il 6 giugno, 14 il 7, 9 l'8. Ma già il 9 giugno dovettero arrendersi all'evidenza: aveva perso clamorosamente contro Israele e si appellarono all'ONU per un cessate il fuoco. Fu decisamente umiliante, dato che appena 6 giorni prima premevano piuttosto per attaccare il vicino e sconfiggerlo. Il cessate il fuoco arrivò alle 18,30 del 10 giugno.
Tanti i particolari di questa guerra: per esempio, il numero di sortite israeliane, alto ma non eccezionale, 1.279 solo considerando quelle dei velivoli di prima linea. I Magister erano a stento definibili come velivoli da combattimento, ma quelli della No.12 Flying School rivendicarono 128 carri armati, 43 blindati, 292 autocarri, 46 treni, 47 postazioni di artiglieria e flak. Tuttavia, il loro rateo di perdite fu pari a circa il 18% del totale.
Quanto alle perdite e alle vittorie in combattimento, in questo scontro senza esclusione di colpi erano tutto sommato, numericamente poco importanti. Il rateo di vittorie: Mirage IIICJ 48:4 aerei, i Super Mystère 5:3, Mystère 3:1, Vautour 1:3, Ouragan 1:0. Questo totale è ridimensionato rispetto alle 77 vittorie inizialmente rivendicate, ma gli arabi non fecero solo da sparring-partners. 11 aerei israeliani più un dodicesimo perso per fine combustibile, furono le perdite complessivamente.
I 4 Mirage III vennero distrutti da un Hunter irakeno, da 2 MiG-21 e persino da un Su-7 egiziano. 3 Super Mystère sono andati distrutti da parte di due Mig-21 e un Mig-17; un Mystère per mano di un Hunter giordano, due Vautour distrutti da parte di altrettanti Hunter irakeni e uno da parte di un MiG-21. Il principale asso del conflitto è stato Giora Roma, del No.119 Sqn, con 5 vittorie. Certo che questi numeri sono interessanti. Il totale delle vittorie è, sul versante arabo, appannaggio del MiG-21, con 5 vittorie, ma il vecchio Hunter segue con 4, mentre i MiG-15 e soprattutto i MiG-19 non ebbero successo alcuno; i MiG-17, in Vietnam temibili avversari, ebbero solo una vittoria, come i pesanti Su-7 (che abbatterono un F-6 anche durante la guerra del '71 in Pakistan). Inoltre gli Hunter ottennero qualche risultato anche negli attacchi al suolo, e infine va notato come essi fossero numericamente ben poco consistenti rispetto ai MiG: 12 comprati dal Libano, 19 dalla Giordania, 33 dall'Irak, e solo una parte ancora disponibile all'epoca dei fatti.
Il Mirage IIICJ fu certamente la 'star' della guerra, ottenendo tutti i suoi successi con i soli cannoni da 30 mm. Rompendo definitivamente il monopolio delle super-potenze, l'export dei caccia francesi conobbe un improvviso picco e molte nazioni vollero l'aereo 'che vinse la guerra dei Sei giorni'. Difficile, in termini statistici, capire come sia stato possibile poi che gli Israeliani, nella successiva guerra del Kippur, dichiarassero un rapporto di abbattimenti/perdite passato da un onorevole 5:1 ad uno schiacciante 100:1, specie se si considera il livello di preparazione arabo, molto migliorato, e il vantaggio dell'iniziativa. Questi rapporti, contestati da studi più recenti (specialmente da Tom Cooper), sono generalmente basati solo su rapporti israeliani, che attribuiscono quasi tutte le perdite alla contraerea e quasi tutte le vittorie ai propri piloti.
1973
modificaHHA:
- 50+ Mirage IIICJ, 3 IIIBJ e cloni locali Nesher
- 121 MDD F-4E Phantom II e 6 RF-4E
- 43 MDD A-4E
- 108 MDD A-4H
- 10 TA-4H
- 12 Dassault Super Mystère B.2
- 8 S.O. Vautour
- 38 Nord Noratlas
- 6 C-130H
- 85 Potez/Fuoga Magister
- 12 C-47
- 10 KC-97 Stratotanker
- 8 SA-321K Super Frelon
- 12 Sikorsky S.65C-3
- 30 AB-205A[6]
21.145 km2 di superficie per 4.331.300 abitanti. F.A. 147.000+. Aerei: 53 F-15A/B + 5 in riserva, 144 G.D. F-16A/D, 90 IAI Kfir +60 in riserva, 121 IAI A-4H/N, 126 F-4 e RF-4 e Phantom 2000; 42 AH-1G/Q/S; 52 Fouga CM.170 Magister; 4 E-2C, 15 B.707/KC-707/EC-707; 23 C-130; 2 OV-1D; 175 elicotteri; missili tra cui 12 lanciatori 'Lance', vari 'Jericho' 1 e 2, 88 Harpoon, 80 Gabriel, AAM AIM-7, 9 R-530, Shafir 2, Python 2, AGM-45, Walleye, AGM-65, AGM-78D. 3.794 carri armati; 66 navi.
Alla fine del 2004
modifica- 88 F-16A 'Netz'
- 16 F-16B 'Netz'
- 78 F-16C 'Barak'
- 50 F-16D 'Barak'
- 2 F-16I 'Soufa'
- 38 F-15A 'Baz'
- 6 F-15B 'Baz'
- 16 F-15C 'Nakef'
- 9 F-15D 'Nakef'
- 25 F-15I 'Raam'
- 120 F-4E/RF-4E 'Kurnass' in riserva
- 59+90 in riserva A-4N 'Ahit'
- 49 S-70/UH-60 'Yanshuf'
- 39 AH-64 'Peten'
- 5 AH-64D 'Saraf'
- 55 AH-1E/F 'Tsefa'
- 8+6 Boeing 707-320 'Re'em'
- 9+3 IAI Arava
- 10+13 C-130E/H/KC130H 'Karnaf'
- 3 IAI-1124 'Shahaf'
- 30+11 IAI S-65C 'Ya'ur 2000'
- 25 in riserva AB-205-212 'Anafa'
- 11 in riserva AB-206 'Saifan'
- 9 in riserva AS-565SA 'Atalef'
- 9 Beechcraft Super King Air 200 'Tzufit'
- 7 Beechcraft U-21
- 8 Gulfstream G.550 CAEW/'Nachson' in ordinazione
- 12 in riserva Do-28 'Agur'
- 13 in riserva IAI CM-170 Tzukit'
- 27 Grob G.120 'Snonit'
- 21 in riserva SOCATA TB-20 'Pashosh'
Unità di volo:
- No.107 Squadron 'Knights of The Orange Tail', Hatzerim, su F-16I
- No.101 'The First Fighters Squadron', Hatzor, F-16C-40
- No.105 'Scorpion', Hatzor, F-16D-40
- No.116 'Defenders of the South', Nevatin, F-16A/B
- No.140 'Golden Eagle', Nevatin, F-16A/B
- No.115 'Flying Dragon', Ovda, F-16A/B
- No.109 'The Valley Squadron', Ramat-David, F-16D-30
- No.110 'Knights of the North',Ramat-David, F-16C-30
- No.117 'The First Jet Squadron', Ramat-David, F-16C-30
- No.119 'Bat', Ramon, F-16I
- No.253 'Negev', Ramon, F-16I
- No.601 FTC 'Flight Test Center' con tutte le versioni dell'F-16, F-15I
- No. 69 'Hammers', Hatzerim, F-15I
- No.106 'Point of the Spear', Tel Nof, F-15B/C/D
- No.133 'Knights of the Twin Tail', Tel Nof, F-15C
- Riserva sulla Base di Ovda, 120 Phantom F-4E e ricognitori tattici e strategici
- No. 102 'Flying Tiger', Hatzerim, A-4N recentemente messi a terra o relegati all'addestramento
- No.113 'Hornets', Ramon, AH-64A/D
- No.130 'The Magic Touch', Ramon, AH-64A/D
- No.161 'The First Attack Squadron', Ovda, AH-1
- No.160 'The Northern Cobra Squadron', Palmachin', AH-1
- No.193, Ramat-David, AS-565
- No.123 'Southern Balls', Hatzerim, UH-60A/L
- No.124 'Rolling Swords', Palmachin, UH-60A/L
- Reparti di volo addestrativi, da trasporto, AEW[8]
La HHA formalmente fa parte della Tsvah Haganah o le Israeli Defence Force, ha un'ampia autonomia operativa e la responsabilità sia sui Tayeset, ovvero gli Squadrons nella definizione internazionale, che nelle batterie contraerei missilistiche e radar del Corpo di Difesa aerea. Comandata da un generale a 2 stelle, nel 2004 aveva 30.000 effettivi di cui due terzi di leva, più 50.000 riservisti. Il 21 giugno 2004 venne presentato dal Maj Gen Shkedi il piano quinquennale Kela (catapulta) 2008, in cui c'erano novità come 12 AH-64D e l'aggiornamento di Boeing 707 e 23 C-130E e H, più nuovi drones, specialità in cui Israele da molto tempo eccelle; ma anche diverse chiusure o accorpamenti di reparti e basi. Prima la HHA era suddivisa in 5 comandi: Comando Nord (QG Ramat David), Comando Centrale (Hatzor), Comando Sud (Aquir), Comando Trasporti (Aeroporto internazionale Ben Gurion), Comando addestramento a Hatzerim, forse l'unica di queste basi a non essere stata prima della RAF. Qui c'è anche il museo HHA. A questo si aggiunge il comando difesa aerea, nella base di Kfar Sirkin, anch'essa ex-RAF.
Le altre basi: Betset vicino al Libano, Biraneet, Ein Shemer, Haifa, Megiddo, Ovda (vicino al confine giordano), Palmachim (vicino a Jaffa), Ramon (Negev), Sde Dov (Tel Aviv).
Quanto ai materiali di volo, esistevano qualche anno fa soprattutto gli F-16, specie con la nuova versione d'attacco Soufa (tempesta) che altro non sono che gli F-16D Block 52 con speciali modifiche per aumentare la loro autonomia, mentre i vecchi F-16A e B, apparentemente mai ammodernati in maniera significativa, vengono passati progressivamente all'addestramento. Messi in riserva i Kurnass 2000 e tutti i vecchi F-4E e RF-4E, per il resto vi sono gli F-15C Akef (poiana), su di uno squadrone; gli A Baz (Falcone), su di un'altra unità analoga; gli F-15I Ra'am (tuono) equipaggiano un altro squadrone. Gli Kfir sono destinati alla vendita all'estero, come anche la maggior parte degli A-4 Ahit (avvoltoio), ora usati solo per l'addestramento avanzato. Gli AH-64A Peten (biscia) e D Saraf (serpente velenoso) nonché gli ultimi AH-1E e F Tsefa (vipera) sono protagonisti di numerose azioni 'mirate' come l'assassinio dello Sceicco Yasshin, ucciso con 3 missili Hellfire in un agguato teso dalle forze israeliane. I vecchi E-2C Hawkeye, protagonisti della vittoria del 1982 e di molte altre operazioni, sono stati venduti al Messico. I vecchi 'Daya' sono stati quindi sorprendentemente ritirati dal servizio, pur essendo ancora il velivolo di punta dell'USN. Il loro posto è stato preso da pattugliatori e aerei ELINT come gli RC-12D Kookya (cuculo), IAI 1124 Seascan (Shachaf, gabbiano), IAI-202 Arava, EC-130 E Aya (Condor), ma nessuno di questi aerei sembra davvero in grado di sostituire gli E-2. L'unico che poteva era il Boeing 707 con il radar a schiera Phalcon, però ad un certo punto non è stato più operativo. Per questo sono stati modificati in aerei AEW o ELINT 6 Gulfstream G.V, poi basati a Nevatim, assieme al Transport Wing di Lod, quello con i C-130 del No.103 'The elephants' e No.131 'The yellow bird', nonché i Boeing 707 del No.120 'The international squadron'. Il comando aereo addestramento o Training Command ha radiato i vecchi Super Cub sostituendoli con i Grob G.120, ma aveva ancora gli IAI Tzukit, il clone dei Magister, anche se si sperava di toglierli dal servizio entro breve essendo del tutto obsoleti. I missili antiaerei ufficialmente presenti erano invece 35 lanciatori di Stinger, 8 batterie di Chaparral, ben 17 batterie di HAWK più 3 di Patriot e due di Hetz, l'antimissile israeliano Arrow 2 dallo sviluppo lungo e travagliato. Poi non vanno dimenticati i 'drones': Zahavan (conosciuto come IAI Scout), Chugla (Searcher), Cachileet (Hunter), Meyoromit (Silver Arrow), Hermes 450, e quest'elenco non è affatto completo visto che ne vengono fuori, apparentemente, a getto continuo. Dopotutto furono proprio i drones che attirarono in trappola le batterie siriane durante l'azione del 1982, fintando un attacco aereo che le incoraggiò ad accendere i radar di tiro e di scoperta aerea in massa, facendosi così 'notare' dagli F-4 con i missili ARM.
Quanto alle capacità nucleari, esse sono ripartite tra i vari servizi, ma è soprattutto l'HHA che ne ha interesse e beneficio. Il programma partì già nel 1949, l'anno dopo la fine della guerra d'Indipendenza, da parte del reparto noto come Hemed Gimmel, facente capo alla Difesa. Per almeno 11 anni esso rimase segreto e solo nel '68 comparve un rapporto CIA che mise nero su bianco la capacità israeliana di armarsi con ordigni nucleari. Questo però non mise affatto fine alle forniture di armi americane, che anzi continuarono imperturbabili. Il reattore di Dimona ha prodotto tanto plutonio, che si stima tra il 1974 e il 1986 che abbia consentito di far assemblare ben 75 cariche nucleari, le prime delle quali avevano 13 kT di potenza, proprio quella di Hiroshima. Ma oramai le stime parlano di 100-200 e persino oltre cariche atomiche o H disponibili. Un elemento inquietante fu l'esplosione, il 2 novembre 1966 ad Al Naqua, di una grande quantità di esplosivo, propedeutico forse alla sperimentazione di un innesco per armi nucleari. Non solo, ma mentre il programma nucleare israeliano, anche dopo 40 anni che è stato reso noto da rapporti dell'intelligence, resta fuori da ogni controllo internazionale (Israele non riconosce il trattato contro la proliferazione nucleare), c'è un fortissimo sospetto, per non dire una certezza, che abbia in realtà già sperimentato almeno un'arma nucleare. Questo sospetto è incentrato sul famoso test del '79 che venne fatto, ufficialmente dai Sudafricani, nell'Oceano Indiano. In realtà all'epoca c'era già una forte connessione tra Israele e Sud Africa e l'idea che fosse quantomeno un test congiunto tra le due nazioni è tutt'altro che infondata. Non solo, ma esiste anche un'altra possibilità: che in realtà gli USA siano stati fornitori diretti di armi nucleari B-61 o simili, forse con il sistema a doppia chiave (ovvero: l'arma non può essere usata senza l'autorizzazione del 'fornitore' tramite apposito codice d'attivazione), il che spiegherebbe per esempio, come mai non sia stato minimamente interrotto il traffico di armi verso Israele nemmeno dopo il rapporto CIA, mentre il Pakistan è stato subito messo sotto un pesante embargo di forniture militari che per esempio, gli ha precluso circa 70 F-16 già ordinati. Tra i vettori più accreditati vi sono i missili MGM-52C Lance, i missili balistici Jericho I e IIB, il missile Popeye Turbo, capace di essere lanciato anche da sommergibili. In effetti il Lance è stato in servizio in Israele con non meno di 18 lanciatori M572 e ufficialmente questo è dovuto all'uso di testate HE come l'APAM del tipo M251, in servizio anche negli USA e Paesi Bassi (fino a che il missile stesso è stato tolto dal servizio, dopo 18 anni di servizio, nel '91 dall'US Army a seguito della decisione di Bush Sr), che è capace, con ben 836 bombe a frammentazione da 470 grammi l'una, di saturare un'area del diametro di ben 820 metri. Questo, con un errore stimato di 455 m alla massima gittata, consente di eliminare obiettivi come postazioni della difesa aerea in zone specifiche, mentre la gittata di quest'arma, di 121 km con la testata nucleare da 10-100 kT M234, è possibile solo perché essa pesa 212 kg. La testata HE normale, da 454 kg, la riduce invece a 70 km. L'US Army aveva anche Lance con testate neutroniche W70-4. La Vought negli anni '80 stava già sviluppando un successore per un'arma che era sì precisa, ma pur sempre risalente al 1963-72 (anno in cui iniziò l'addestramento). Essa sarebbe stata più precisa di 6 volte, pur con gittata utile maggiore di tre volte, e con il carico aumentato del 30%. Il Lance ha avuto come equivalente l'SS-21 Scarab, peraltro assai più grosso; ma l'annullamento dei programmi missilistici ha comportato che l'unica arma simile entrata poi in servizio sia l'ATACMS, un 'quasi missile' lanciabile dall'MLRS (che attualmente dispone anche di razzi guidati da 227 mm 'Excalibur').
Al missile Lance, disponibile in qualche decina di esemplari, si affiancano i missili Jericho, originariamente Dassault MD.620 e noti anche come Luz YA-1: ce ne sarebbero 12-100 esemplari, con testate convenzionali da 250-500 kg e gittata di 450 km, ma sarebbe possibile anche una testata da 85kT. Questo missile, dalla lunga storia (risale ai tempi della collaborazione con la Francia), è seguito dal modello IIB che potrebbe essere nient'altro che l'MD.660 ovvero il precedente migliorato con sistema bistadio e gittata di 600 km, oppure il Luz YA-3A che è la versione MRBM da 1.500 km di gittata, del vettore spaziale Shavit. Anche qui non si sa quanti ve ne siano in servizio: forse fino a 50. Non si sa niente di preciso nemmeno dell'esistenza del Popeye Turbo o di una versione nucleare dell'Harpoon, ma un certo tipo di missile sarebbe stato sperimentato già nel 2000. Inutile sperare in conferme precise da parte di Israele: mentre di altre nazioni, dei loro programmi WMD si sa tutto o quasi, anche quando in realtà non c'era nulla da sapere (Irak), Israele non ha problemi a difendere la privacy di informazioni che pure sono fondamentali per gli equilibri dell'intero Medio Oriente[9].
Nel 2007, come ulteriore aggiunta, va precisato che gli F-15 e F-16 sono rimasti praticamente gli unici aerei disponibili per la prima linea. Nel mentre i Gulfstream III sono 2 nel tipo CAEW con il radr EL/W-2085, e 6 del tipo Nachshon Shavit per compiti ELINT e forse anche cyberwar, con un criterio simile ad un segretissimo sistema americano, il 'Senior Suter'. Infine, da ricordare che è stato deciso di partecipare al programma F-35 con l'acquisto di 100 aerei di cui 25 in trattativa per la consegna nel 2014. Sempre che le complicazioni politiche ed economiche (crisi in Palestina ed economica in generale) non lo impediranno. Per ora, quindi, restano circa 330 aerei F-15 e F-16, e gli ultimi di 59 A-4 che, essenzialmente per ragioni addestrative, sono sopravvissuti agli Kfir e Phantom, messi in riserva e per quanto possibile, in vendita. Quanto agli elicotteri, al 2007 c'erano 39 AH-64A e 5 D su 2 squadroni di Ramon, e due squadroni con i più vecchi AH-1. Non mancavano 5 Panther del No.193, 65 S-70 dei No.123 e No.124 sqn[10].
Quanto alle operazioni, non è mancato l'uso di caccia F-16I contro un misterioso impianto nucleare siriano, il 6 settembre 2007. Grazie allo spionaggio e alle riprese del satellite OfeQ-7, capace di una risoluzione di meno di 50 cm e di inviate le immagini ai reparti operativi, è stato possibile attaccare questo imponente complesso di Dayr az Zawar con bombe Spice-2000 guidate da pod Litening, e nonostante la difesa di missili moderni russi come gli SA-15 e S-300. Le bombe usate sono dotate di un sistema misto GPS-optronico, con immagini precaricate dei bersagli da colpire, il che rende più difficile disturbarne il percorso con eventuali segnali maligni nelle frequenze GPS. Inoltre la gittata di questi ordigni può arrivare a 60 km grazie alla doppia serie di 4 grosse alette che le rendono ordigni plananti. La serie di armi possibili è la Mk 83, la Mk 84 e altri tipi come la BLU-109 semiperforante. La Spice, offerta sul mercato export a ruota del successo dell'ordigno autoguidato (a guida IR) Opher (in genere per bombe da 227 kg ed azioni tattiche, integrata anche sugli AMX italiani), è stata usata almeno dal 2006.
Gli aerei F-16, oramai il simbolo della HHA, con 11 squadroni, sono anche i più diffusi. Degli oltre 230 presenti, consegnati nei programmi Peace Marble (Marmo della Pace) in conto FMS, sono arrivati 18 F-16A-5, 8 F-16B-5, 49 F-16A-10, entro il 1981; dopo l'attacco ad Osirak vi furono difficoltà politiche, tuttavia risolte con il Marble II per 51 C-30 e 24 D-30, del 1986-88, chiamati Barak (folgore) anziché Netz come i precedenti, veterani anche della guerra dell'82 (Netz significa falco). Il Marble III ha visto 30 F-16C-40 e 40 D-40, con una quantità inusitata di biposto che denuncia, come già dal Peace Marble II si fosse considerato l'F-16 una specie di interdittore leggero; Peace Marble IV ha visto 36 A e 14 B di rimpiazzo entro il 1994, e con il Peace Marble V vi sono invece consegne per 102 F-16D-52 (tutti biposto), i primi arrivati a Ramat-David il 19 febbraio 2004 e da concludersi nel 2009.
I primi 50 aerei del tipo I vennero ordinati il 14 gennaio 2000 e delle sessanta opzioni 52 vennero esercitate. Il primo uscì dalle linee il 14 novembre 2003. Il raggio d'azione è valutato in ben 2.200 km. La capacità di trasporto carburante è in parte assorbita dal motore più potente mai installato su di un caccia leggero e forse in generale su di un aereo da caccia: il PW F100-PW-229A da ben 15.875 kgs. Questo incremento è tale, che i primi F-16A, con peso massimo di 17 t circa, sarebbero stati in grado di salire quasi in verticale senza perdere energia, persino a pieno carico. Ma i Sufa o Soufa pesano anche molto di più. La loro origine è stata data dallo studio F-16ES, rispondente ad un quesito israeliano del '94 relativo ad un aereo a lunga autonomia. Volò il 3 novembre 1994 ma restò prototipo, battuto dall'F-15I. Però questo costava troppo e così per il grosso dei loro reparti gli Israeliani dovettero tornare sui propri passi. L'F-16ES aveva FLIR interno e volò il 3 novembre 1994. La sua caratteristica era che il caccia, un C-25 appositamente modificato, aveva circa 4.000 l di carburante interno a cui si aggiungevano altri 3.739 l di carburante esterno in serbatoi conformi laterali lunghi 7,3 m, sul dorso dell'aereo, e i tipi subalari da 2.270 l. Così si arrivava a oltre 12.000 l di capacità totale, largamente superiore a quanto qualunque F-16 avesse mai trasportato e inferiore solo all'F-15C/E a pieno carico di carburante interno ed esterno. Questo avrebbe consentito un raggio d'azione di oltre 1.600 km con 1,8 t di armi e 4 missili AAM, qualcosa come il 50% meglio dei tipi precedenti, e paragonabile ai migliori interdittori sulla piazza. Tornando agli F-16I, essi hanno un radar APG-68(V)9 e non un tipo israeliano (a meno che non vi sia stata anche questa modifica interna), HUD, IFF, GPS, e sistemi di guida per armi varie aria-superficie, più un sistema ECM Elisra e missili Derby e Python 4[11].
Gli F-16 di nuova generazione, dai Block 50 ai Block 60, sono macchine riprogettate largamente, e molto diverse come capacità rispetto ai vecchi tipi. Basti dire che il Block 60 finale pesa a vuoto ben 9.300 kg e tipicamente, senza carichi esterni, col pieno di 3.896 l ha un peso di 13.740 kg, fino ad arrivare a 22.700 kg. Quindi, anche con il potentissimo motore G.E. F110-GE-132 da 8.620/14.785 kgs (paragonabile solo ai grossi motori del MiG-31) è stato possibile mantenere solo le prestazioni precedenti, con macchine più potenti ma anche più pesanti. La quantità di carburante è passata a 3.896 l interni, più 1.705 l dei serbatoi conformi (CTF), e 5.678 l esterni in serbatoi di grandi dimensioni da ben 2.271 litri subalari.
Quest'ultima generazione di F-16 nacque con gli F-16 migliorati secondo gli studi fatti, a partire dall'XL. Questo non si realizzò in un aereo operativo, messo da parte prematuramente perché sconfitto dall'F-15E. Fu un errore, a cui non si è mai voluto rimediare, salvo poi caricare di carburante extra gli F-16 con ala e fusoliera standard, anche se questi non avevano affato le capacità stealth e il basso carico alare, più una elevata efficienza aerodinamica che caratterizzava l'F-16XL, che aveva tutto il carburante che gli serviva dentro e raggiungeva mach 2,2. I Block 50 volarono dall'ottobre del '91 e molti di essi hanno avuto sistemi HARM Targeting System del tipo T.I. AN/ASQ-213, così da sostituire gli F-4G. Questi aerei sono gli F-16CJ. Il peso a vuoto dei Block 52 successivi arrivava a 8.432 kg, seguirono in aria il 22 ottobre 1992 con un biposto e introdussero la capacità di usare le JDAM, più i serbatoi conformi americani o israeliani e quelli pesanti esterni, che anziché 1.400 l ne portavano 2.270.
Quanto ai successivi Block 60, essi avrebbero dovuto avere un'ala a delta simile all'XL o E, ma rapportata alla minore lunghezza della fusoliera. Venne offerto alle nazioni del Golfo, ma si è preferito mantenere l'ala originaria pur riprogettando il 70% dei componenti onde ridurre i pesi. Assieme al motore c'era anche il radar APG-80 con agilità di frequenza e antenna AESA, mentre no mancava il sistema FLIR AN/ASQ-28 per l'acquisizione bersagli internamente montato. I primi voli sono avvenuti dal 6 dicembre 2003 e i primi 10 aerei consegnati al cliente di lancio, gli Emirati Arabi Uniti, il 3 maggio 2005, su un totale di 55 F-16E e 25 F-16F (finalmente gli innumerevoli aggiornamenti ai blocks hanno prodotto una sigla interamente diversa). Questo è l'ultima evoluzione degli F-16 prima dei JSF e in concorrenza con i Gripen e EF-2000, ma costa ben 60 milioni al pezzo. Sono stati tutti consegnati. La Grecia ne ha ordinati 32 C-50 e 8 D-50, più 34 e 16 con un successivo contratto Peace Xenia III, e infine con il P.X. IV altri 18 monoposto e 12 biposto. L'Oman per la Sua Royal Air Force ha voluto 8 C-50 e 4 D-50, la Polonia con il 'Peace Sky' ha ordinato 32 C-52 e 12 D-52 per il periodo 2006-09, suscitando le proteste sdegnate degli Europei, specie francesi per la sua posizione filo-americana. La Singapore Air Force ha comprato 8 C-52 e 10 D-52 con il 'Peace Carvin II', e poi in leasing, altri 4 e 8 rispettivamente, poi comprati dopo la scadenza del contratto. Già che c'era, ha comprato poi altri 20 D-52 con il Peace Carvin IV, entro il 2004. La Turchia ha comprato per la sua Turk Hava Kuvvetleri 60 C-50 con i Peace Onyx II e III, assieme a 20 D-50; nel 2007 è arrivato anche il Peace Onyx IV per altri 30 C-50 con motore IPE[12].
Il maggior utente di questi F-16 di ultima generazione è l'USAF, che ha comprato 188 C-50, 28 D-50, 41C-52, 12 D-52, le cui consegne sono avvenute nel 1991-2004.
Questa parte dell'organizzazione e delle risorse militari israeliane è sempre stata a dire il minimo, un qualcosa di altamente segreto e dai contorni parimenti speculativi. Anzitutto, Israele ha firmato la CWC del gennaio 1993, però non l'ha ratificata. Stesso discorso per il trattato CTBT a cui ha nominalmente aderito nel settembre del '96. Questo significa che di fatto il suo arsenale è rimasto un segreto e senza alcun tipo di controllo esterno. Idem per altri accordi e trattati internazionali, la BTWC a cui nemmeno ha aderito, così come per l'NNTP e l'MTCR. Il programma nucleare israeliano è ovviamente la cosa più spinosa e preoccupante, perché di fatto, questa nazione grande un pò meno della Toscana è in possesso non solo di una fortissima componente militare convenzionale (diciamo paragonabile ad una potenza europea come l'Italia o la Francia) ma ha anche un programma che le consente di disporre di decine di testate nucleari, un programma nato decenni addietro. Nel '53 vennero trovati dei giacimenti di uranio nel Negev, e al contempo si pensò ad un nuovo modo per produrre acqua pesante, che sarebbe servita per il reattore nucleare di Dimona, progettato grazie all'aiuto francese. Così, nonostante il fatto che non abbia mai dichiarato di essere uno Stato nucleare, Israele è diventata la sesta nazione al mondo nonché la prima (e unica) in Medio Oriente a disporre di un arsenale di queste armi. Anche se le cifre variano a seconda delle fonti, se ne stimano tra le 75 e le 300 unità, sia del tipo 'A' che termonucleari. Le stime sulla produzione israeliana di plutonio del Negev Nuclear Research Centre, a Dimona non possono essere precise, perché Israele non permette controlli dell'AIEA. Alle volte è affermato il contrario, ma il realtà questo si spiega dal momento che in Israele è presente anche il reattore di ricerca noto come IRR-1, a Soreq, che ha 5 MW di potenza. Così è vero che Israele accetta l'AIEA, ma non nel suo stabilimento operativo. La potenza del reattore del Negev è molto più alta di quella dell'IRR-1, si stima tra i 75 e i 200 MW, il che influisce sulla quantità di plutonio producibile, grossomodo attorno ai 20 kg l'anno.
Quanto alle sperimentazioni, l'unica che forse ha avuto luogo è stata una strana esplosione avvenuta nel '78 nell'Oceano Indiano. una piccola esplosione, per i criteri nucleari (2-3 kT), che sarebbe stata, secondo alcuni (ma non c'è nessuna conferma) un programma israeliano o israelo-sudafricano. Se si considera i rapporti stretti tra le due nazioni, con casi di triangolazione di tecnologie ufficialmente proibite per il Sud Africa dato l'embargo (per l'Apartheid), e gli ampi e indisturbati spazi disponibili per eventuali test, la cosa non dovrebbe in nessun caso stupire, visto che la storia degli esperimenti nucleari è stata spesso costellata da fatti decisamente misteriosi (vedi il test nordcoreano avvenuto qualche tempo fa). Comunque, i primi ordigni atomici sarebbero stati preparati presto, forse 2 erano già presenti durante la guerra dei Sei Giorni e se è così allora i vettori sarebbero stati, con ogni probabilità, i Vautour. Durante la successiva Guerra del Kippur, ovviamente, le cose si erano evolute, tanto che ce'erano non meno di 13 armi disponibili, con potenza di circa 20 kT. Lo sviluppo è stato rapido, quindi la possibilità è che Israele abbia saltato la prima, usuale generazione di tali armi a fissione, per usare quelle di seconda, a 'fissione indotta'. Significa che al centro della massa di plutonio o U235 viene piazzata una minuscola quantità di trizio e deuterio (circa 2 gr totali). Questo consente di eliminare il riflettore di neutroni esterno e ridurre la quantità di esplosivo convenzionale, con il risultato di testate ben più piccole e leggere. Questo tra l'altro consente di realizzare le armi anche senza test subcritici e quindi evitare i problemi del trattato CTBT.
I programmi nucleari, come noto, vennero svelati in maniera più dettagliata da Mordechai Vanunu, un tecnico nucleare israeliano famoso anche perché, senza tanti complimenti, già nel 1985 venne rapito a Roma e riportato in Israele, dove ha recentemente finito di scontare una pena di 18 anni inflittagli per avere sollevato il segreto dei programmi nucleari israeliani. Questo per quanto si sa dei sistemi nucleari israeliani, che potrebbero anche comprendere bombe americane come le B-61 con sistema a doppia chiave. Ma le WMD comprendono anche altri settori, a modo loro non meno temibili.
Si dice che già nel '48 gli Israeliani avessero usato sistemi di guerra batteriologica contro gli arabi, ma non si sa se questo sia mai avvenuto di concreto. Dal momento che i sistemi chimici sono molto più semplici di quelli nucleari, e i sistemi batteriologici sono molto più semplici (posto che si abbia i germi necessari) anche di quelli chimici, è davvero difficile sapere se e come Israele possa usare armi di questo tipo. In teoria, però, coltivare agenti patogeni è possibile persino in una privata abitazione, così come il traffico, per le dimensioni del tutto irrilevanti di tali 'armi' microscopiche, è difficilissimo da scoprire. In ogni caso, l'Institute for Biological Research di Nes Ziona sarebbe coinvolto in tali ricerche e applicazioni, sempre ché comprovate. Certo non aiuta il fatto che ufficialmente non si sappia nemmeno dove sia tale centro, e che dipenda direttamente dal Primo Ministro, e forse finanziato parzialmente dagli USA per condurre ricerche anche per conto loro, in maniera 'off-shore'. Non solo si parla di sistemi di diffusione biologica, ma anche di eventuali programmi di guerra genetica. La 'Bomba etnica' è un'arma a cui si è fatto riferimento, consistente in bacilli pensati per colpire certi patrimoni DNA di gruppi umani specifici. Da qui la concezione della 'guerra genica'. Agenti patogeni geneticamente modificati (OGM) e pensati assieme al Sud Africa fin dai tempi dell'apartheid, in maniera tale da colpire i nemici di Israele ma non gli israeliani. Non è chiaro se tutto questo sia reale oppure no, perché le somiglianze genetiche tra arabi e israeliani (almeno quelli di ceppo mediorientale) sono tali da rendere tale operazione pressoché impossibile. Quanto ai gas, lo stesso instituto sarebbe coinvolto in ricerche, ma non pare che Israele abbia mai avuto interesse per un arsenale chimico vero e proprio. Che le cose siano andate almeno in parte a concretizzarsi, lo si evince anche dalla caduta di un aereo che portava un carico di precursori per agenti nervini, aereo precipitato in Olanda, e che era destinato all'instituto di Nes Ziona. È possibile che qualche missile Lance o Jericho sarebbe stato modificato per il loro trasporto, ma non è mai stato comprovato che siano stati tradotti in realtà operative. Dal canto suo, la popolazione israeliana ha come standard sistemi di protezione NBC individuali ed esercitazioni scolastiche, rifugi antigas per i civili sono previsti in maniera obbligatoria. Le ricerche sulla clorina e altri tipi farebbero pensare che parte dell'industria israeliana, se necessario, sarebbe convertita rapidamente nella produzione di armi chimiche, effettivamente facili, in certe tipologie, da produrre anche con tecnologie 'dual use' (militari e civili).
In tutto le infrastrutture in qualche modo coinvolte nei programmi WMD erano a Tirosh, Eilabun, Yodefat, Dimona(settore nucleare), Haifa (nucleare e missilistica), Be'er Yaakov, Kfar Zeharya (missili), Nes Ziyyona o Ziona (chimica e biologia), sparse praticamente in tutto il Paese, dal Lago di Tiberiade (Eilabun, Yodefat) a Dimona nel Negev. Poi veniamo ai vettori veri e propri.
Anzitutto i missili JERICHO 1, oramai ritirati dal servizio attivo, ma ancora presenti in circa 150 esemplari. Essi hanno gittata di 500-750 km, carico 500-650 kg o carica nucleare di 20 kT, con un CEP discreto di circa 1.000 m. Qualcosa meglio, insomma, degli 'Scud' dei tipi più evoluti. Pare che i primi 14 di questi missili vennero costruiti direttamente in Francia come MD-600 o MD-620 (il progetto in effetti è francese), entrati in servizio nel '73 (già prima del Kippur), mentre la linea di produzione venne chiusa 5 anni dopo; da notare che quelli costruiti in Israele avrebbero aumentato la carica trasportabile a 800 kg, per una testata nucleare più potente. Questa è certo portata dai JERICHO 2, 50-90 esemplari in servizio. Stavolta si tratta non di una specie di missile 'Scud', ma di un vero IRBM, capace di raggiungere 1.500 km di gittata, con 1 t di carica che potrebbe essere una bomba 'H' da 1 MT. Trattasi di un missile bistadio a propellente solido, come del resto il predecessore e forse con guida terminale per assicurare una precisione simile al Pershing 2, quindi in tal caso con un radar di ricerca che trova un equivalente dell'immagine che ha in memoria, e che rappresenta l'obiettivo. Pare che questo missile sia stato co-sviluppato con il Sudafrica negli anni '70 (con somiglianze con il vettore Arniston), ma potrebbe esser al contrario un tipo francese oppure il lanciatore per satelliti 'Shavit'. Non ci sono pozzi di lancio per questi missili balistici, mentre invece vi sarebbero lanciatori TEL mobili o postazioni in caverna. Pare che vi siano due versioni del Jericho 2, una 'tattica' da 800 km e quella strategica mod. IIB, che ha il raggio d'azione superiore. Sarebbero schierati a Sedot Mikha in Giudea, 23 km a E di Gerusalemme e poco oltre i 40 da Tel Aviv, su tre gruppi, il 150, 199 e 248° Tayeset (gruppo), ma non è chiaro dove siano. Forse in caverne calcaree e di tufo, dove sono sistemati i sistemi TEL. Il primo test avvenne attorno al 1986 o 1987, nel segreto più assoluto[14].
Ma il programma israeliano non è finito qui, perché, quarta nazione al mondo, Israele si sta interessando anche agli ICBM ovvero ai missili intercontinentali. IL JERICHO 3 ha una discendenza dal vettore spaziale NEXT, e potrebbe avere una gittata di 4.800-6.500 km, quando verrà schierato. Il fatto che una nazione che ufficialmente non ha dichiarato alcunché nel settore nucleare sia in procinto di dotarsi di missili intercontinentali non ha suscitato alcuna lamentela. Il carico utile sarebbe di 1.000-1.300 kg e forse comprende addirittura cariche nucleari multiple (MIRV). Non si sa bene come le testate nucleari israeliane siano ripartite: forse ben 200 sono per i Jericho 2, e l'altro centinaio per i più vecchi Jericho 1 e i missili Lance a corta gittata (160 disponibili con 20 lanciatori), che peraltro sono posti in riserva, nonché proiettili nucleari da 203 e forse 175 mm (in tal caso sarebbe un prodotto specifico israeliano), dato che esistono ancora 140 M107 e 35 M110, oppure per le artiglierie da 155 mm (anche queste già da decenni 'nuclearizzate') e i missili cruise. Resta però da dire delle bombe nucleari da aerei, molto probabilmente anch'esse presenti. Quanto ai 'Cruise', il tentativo prolungato di comprare 50 BGM-109 dagli USA, che però hanno rifiutato. Il fatto è stato superato da sistemi indigeni come l'IMI DELILAH e il POPEYE. Quest'ultimo, ordigno per aerei, sarebbe disponibile anche per i sottomarini Dolphin Israeliani, 3 in servizio e due ordinati, il che spiega i tubi di lancio da 650 mm anziché i soli e soliti da 533. Apparvero attorno al 2002 come mezzi operativi, derivati dall'AGM-142. Con due sottomarini in Mediterraneo e in Mar Rosso, Israele avrebbe in tal caso una 'triade' di armi nucleari, anche se non è del tutto corretto paragonabile i sottomarini SSK a dei veri SSBN. Tra le tante altre ipotesi non manca la nuclearizzazione dei missil harpoon americani, uno dei quali nel 2000 avrebbe percorso una gittata di 1.500 km. Ma sono congetture, così come l'esistenza dei missili Popeye in versione 'turbo' ovvero con motore a turbina piuttosto che a razzo, con accrescimento della gittata. Se queste modifiche bastino per un missile 'cruise' da 1.500 km non è chiaro, e poi il diametro dei Popeye è di 533 mm (adatto quindi ai tubi di lancio standard, se le alette sono del tutto retrattili), ma del resto questo tipo di armi non ha nulla di esoterico in termini di tecnologia. Per esempio, i Tomawhak e gli Harpoon hanno lo stesso motore Williams da circa 300 kgs, solo che i primi hanno abbastanza carburante da portare una testata nucleare da 113 kg a 2.400 e passa km, i secondi hanno una testata HE da 227 kg e gittata di circa 110-130 km. La differenza la fa la presenza dei serbatoi maggiorati per i Tomawhak che pesano 1.300-1-500 kg, contro i circa 600 degli Harpoon, che sono anche gravati dal peso del radar di ricerca. Ma il vero problema per i missili d'attacco terrestre è l'accuratezza del sistema di guida. Con l'introduzione del GPS, però, anche questo problema è sostanzialmente risolto, mandando in soffitta i sistemi a memorizzazione della rotta, decisamente sofisticati, del tipo TERPROM (quelli tipici dei Tomawhak).
Poi v'é da dire che caccia disponibili sono in larga misura 'nucleari', e in particolare i 24 F-15I e le dozzine di F-16I in fase di consegna. Con un raggio d'azione di circa 2.000 km, non è chiaro se contando o meno il rifornimento in volo, si tratta di vettori di indubbia pericolosità. Questo anche considerando che le distanze, nella regione, non sono particolarmente impegnative: dal sud di Israele è possibile raggiungere Tabuk, importante base saudita, con appena 200 km di percorso, mentre la grande base H-3 irakena era raggiungibile con una distanza di 400 km, maggiore ma ben dentro le capacità di un cacciabombardiere tattico, anche senza rifornimento in volo.
Infine le capacità antimissile, che in Israele esistono come pochi altri posti al mondo (essenzialmente Taiwan). Dalla fine degli anni '90 è stato introdotto in servizio il sistema missilistico ARROW 2, un grosso ordigno ad elevata accelerazione capace di coprire, dalle sue tre postazioni, tutto il Paese. Esso ha ricevuto ordini per 200 missili, ancora in fase di consegna. Ha avuto una lunga e tribolata gestazione, ma associato al radar 'Green Pine' si è rivelato un ordigno efficace. Eppure, durante una fase sperimentale, ha fallito l'intercettazione di un fino 'Sahab 3' Iraniano. A queste tre batterie si stanno aggiungendo altrettante unità di fuoco, più ben 32 lanciamissili Patriot in fase di aggiornamento allo standard PAC-3 antimissile, più in caso di necessità, quelli americani o tedeschi schierati direttamente (nel 2003, prima della guerra all'Irak) in Israele. Questo ovviamente è anche un tipo di protezione 'politica' e non solo militare e tecnica. Inoltre sono o sarebbero in servizio sistemi di difesa da proiettili e razzi, che per esempio gli Americani hanno schierato almeno limitatamente in Irak. Ma non pare che abbiano avuto successo, se li si è messi davvero in azione (mancano del tutto prove in tal senso) contro i razzi di Hamas o di Hezbollah. Eppure già molti anni fa, per esempio, un sistema a rimorchio basato sui missili Barak e un CIWS Phalanx era stato proposto proprio come arma da difesa di punto terrestre, per non parlare delle ricerche sui laser ad alta potenza, diventati da qualche anno realtà operative.
Nel settore armi guidate è apparso anche Israele, con una schiera di armi sempre più nutrita con il passare degli anni, onde aumentare l'efficacia dei suoi aerei e anche l'indipendenza da fornitori esteri (USA). La GRIFFIN è stata realizzata dalla IAI per bombe Mk 80, con portata di 9 km e precisione di 8 m, pare che già nel 1989 fosse in servizio con la IAF e con altri 4 'clienti'. Poi nel 1987 venne presentata la GUILLOTINE, con un CEP ridotto a 2 m e con capacità di colpire ad alto angolo d'impatto (45°) le superfici orizzontali, massimizzando l'effetto contro vari tipi di obiettivi; soprattutto la portata di 30 km con sgancio da 12.000 m era interessante. La Rafael nello stesso anno, sempre al Bourget, presentò la bomba EOGB Pyramid, su base Mk-82; il peso totale era di 363 kg e precisione inferiore al metro, ma pare che il costo era elevato, oltre 100.000 dollari e così i quantitativi non pare siano stati elevati. Il successivo kit OPHER è stato messo a punto dalla ELBIT per le bombe Mk.82 ed è ben noto anche in Italia per essere stato comprato dall'AM (per gli AMX). Esso ha un livello di sofisticazione modesto, perché è destinato ad operare con piattaforme sofisticate, sì da ridurne la complessità. Il costo è di 50.000 dollari e quest'arma, che ha autoguida IR, venne ordinata dall'Italia nel 1992, mentre dal '93 venne realizzata, con scopi soprattutto controcarri, per la IAF, con tanto di versioni migliorate con coda ripiegabile per consentire più armi trasportate su di un solo pilone. I test di queste armi, che si sono dimostrate molto precise, hanno visto come vittime anche carri T-62 usati come bersagli.
Note
modifica- ↑ Sgarlato, Aerei Giu 1991
- ↑ Vaccari P.F. Avia S-199 nella IAF, Aprile 2009 p.88-92
- ↑ Sgarlato, Aerei lu-ago 1991
- ↑ Sgarlato, Aerei Nov 1991, come anche per parte delle informazioni sottostanti
- ↑ vedi soprattutto Huertas, S.M.: Operation Moked, Aerei luglio 1997
- ↑ Sgarlato, Aerei Ott 1993
- ↑ A&D ott 1990
- ↑ Sgarlato, Aerei mar-apr 2005
- ↑ Sgarlato, Nico: HHA, Aerei mar-apr 2005
- ↑ Milner Jhon: Stella di David in Prima linea Aerei gen feb 2008, dove peraltro l'OrBat della HHA è ancora uguale a quanto pubblicato 3 anni prima
- ↑ Aerei 2008
- ↑ idem
- ↑ Striuli Lorenzo: Le WMD e il Medio Oriente, RID ott 07
- ↑ Fassari, Giuseppe: I vettori balistici Israeliani, Aerei set ott 2005
- ↑ RID set 1995