Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/India-2

Indice del libro

XXI secolo modifica

Truppe corazzate, ancora difficoltà modifica

Nonostante le molte ambizioni, le forze corazzate dell'Esercito indiano sono rimaste menomate da notevoli e pesanti fallimenti, che difficilmente si potrebbero spiegare anche tenendo conto di tutte le spiegazioni note. Per quello che riguarda i carri armati, che in definitiva sono l'unica vera risorsa dell'Esercito, per il resto nettamente sotto equipaggiato e ben poco meccanizzato, le notizie non sono buone in nessun ambito, e l'eccellenza nonché l'indipendenza tecnologica ricercata a lungo e con decisione non sono arrivate affatto. In ogni caso, i mezzi da combattimento per la fanteria sono anche in peggiori condizioni: per un esercito che è arrivato a circa 1 milione di soldati sono disponibili tra l'altro solo un migliaio di cingolati per la fanteria, quando i carri armati sono ben più numerosi. L’Esercito sovietico,negli anni ’80 con circa 1,8 milioni di uomini in tempo di pace, aveva oltre 50.000 (raggiungendo addirittura i 77.000) carri, decine di migliaia di blindati e 62.000 pezzi d’artiglieria oltre i 100 mm. oltre a un completo sistema di difesa contraereo con migliaia di sistemi portatili e veicolari di tutte le categorie, con il supporto di un’aviazione tattica con oltre 5.000 aerei ed elicotteri.

In dettaglio, attorno al 2001 la situazione denunciata era di circa 2.400 carri armati, oltre 1.000 cingolati e ruotati per la fanteria, quasi 4.100 artiglierie. Il tutto era organizzato in 58 reggimenti carri, di cui ben 37 con i T-72 e T-72M1, presenti in 1700 esemplari, 12 con 540 Vijayanta, 12 con 400 T-55. Previsto l'aggiornamento di 1500 T-72 con il programma 'Rhino' e la compera di 200 T-90S, in base ad un accordo con la Russia del dicembre 1998. L'Arjun ha ricevuto ordini per 32 esemplari di preserie e 124 di serie in un primo lotto, a cui dovrebbero seguire gli Arjun Mk II, come se il cambio di nome alla versione di un mezzo mai definitivo avesse potuto cambiare le cose. Per il resto da ricordare oltre 900 BMP-1 e 2 e 160 OT-64 ruotati.

Tra le artiglierie c'era la grossa commessa per i 410 pezzi svedesi FH-77, moderni anche se non di gittata eccezionale (22 km) erano gli unici tipi realmente recenti dell'artiglieria indiana, ma anche qui successe un guaio, allorché si scoprì la vicenda di tangenti pagate dalla Bofors a politici indiani per aggiudicarsi questa maxi-commessa. Come ritorsione c'è stato addirittura un bando dei prodotti Bofors dall'India, ma poi la carenza di pezzi di ricambio ha costretto a cannibalizzare un centinaio di obici. Il passo successivo sarebbe stato quello di ordinare 600 nuovi pezzi d'artiglieria semoventi per poter risolvere il dilemma dell'aggiornamento di questa importantissima componente dell'Esercito, sperando stavolta di non avere problemi di tangenti. I sistemi d'artiglieria potrebbero anche vedere vincitore uno scafo Arjun e torretta sudafricana LIWT-6. Altri pezzi d'artiglieria erano previsti nei nuovi sistemi da 155/52 mm, possibilmente con il riequipaggiamento degli affusti M-46 da 130 mm.

Quanto riguarda i carri T-72, bisogna dire che l'efficienza della produzione indiana su licenza, al solito, ha lasciato molto a desiderare. Quello del CVRDE non è simbolo d'efficienza, se è vero che, pensato per produrre 200 T-72 all'anno, nel periodo 1995-98 ne ha prodotti solo 140, e per il resto ha fornito anche prestazioni peggiori: in capo ad un anno, la media era di 77 veicoli revisionati contro 228 previsti e 287 motori contro i 553 pianificati. Questo ovviamente non aiutava a tenere ad alto livello di efficienza i carri, né a pensare di ottenere una rapida esecuzione del programma di modernizzazione di 800 T-72M1 sugli 1700 esemplari presenti in servizio di tutte le versioni, la maggior parte dei quali comprati tra l'82 e l'86 in URSS, dove di sicuro l'efficienza era migliore. L'aggiornamento era previsto con corazzature ERA e sistema DRAWA-T della polacca PCO con sistemi termici e laser, di cui 250 in trattativa per l'acquisto diretto. I carri T-90S avrebbero dovuto prenderne il posto sulle linee di montaggio di Madras, dopo 100-110 carri prodotti in Russia, per un totale stimato inizialmente di 300 mezzi per 1,5 miliardi di dollari, il che non tiene conto dei missili SVIR che hanno un costo di 10.000 dollari l'uno (fino a pochi anni prima, erano addirittura offerti a 40.000). Forse anche questo aiuta a spiegare perché i missili a guida ottica-SACLOS sono tanto difficili da sostituire, del resto i missili Javelin a guida IIR costano 70.000 dollari l'uno e non vantano certo una gittata di 4-5 km o la lanciabilità da un cannone di carro armato.

La situazione, al 2004, continuava ad non essere buona. All’epoca vi erano 2 divisioni corazzate e 8 brigate corazzate, che nell’insieme avevano ben 63 reggimenti (equivalenti ad un battaglione) con 1.500/.1900 T-72, 1000 Vijantia, 700 T-55, non più di 80 Arjun per un totale di ben 3300-3700 carri armati, dei quali quelli efficienti non dovrebbero, tuttavia, essere più di 2200. Da segnalare la presenza di alcune decine di carri armati leggeri PT-76 e AMX-13 tenuti in riserva.

 
Quanta strada deve avere fatto questo Vjiantia, prima di trovare riposo come monumento-simbolo del carro che, nell'Indian Army, serve dal 1969

Anzitutto il carro più anziano, il T-55, era ancora in servizio in 13 reggimenti con 700 esemplari, di cui non più di 450 operativi (comunque, nell'insieme un quantitativo maggiore di quello indicato nel 2001), e si dovrebbe trattare solo dei carri che hanno ricevuto il programma d'aggiornamento Gulmohar, consistente in un cannone da 105 mm senza altre sensibili migliorie. L'altro carro di vecchia generazione è il Vjiantia, un veicolo relativamente ben riuscito, armato con il pezzo da 105 mm, motore dello Chieftain ma corazza leggera, per un totale di meno di 40 t. Esso non si è mai dimostrato, comunque, molto mobile fuoristrada e così la sua caratteristica preminente è la potenza di fuoco, incrementata con il sistema SFCS-600 della Marconi, sistema britannico computerizzato, abbinato tra l'altro a 47.000 nuove munizioni del tipo APFSDS, prodotte appositamente per questo carro che unitamente ai T-55 aggiornati è l'unico fruitore del pezzo da 105 mm nell'esercito indiano. Alcuni mezzi hanno avuto anche corazze composite Kanchan, in speciali mattonelle, che sono lo stesso tipo di tecnologia di protezione abbinata ai carri Arjun. Altri hanno visto la sostituzione del sottopotenziato e scarsamente affidabile diesel boxer (del tipo impiegato anche dai bus di Londra a due piani, per intendersi), con il turbodiesel del T-72, che a sua volta è una versione 'spinta' del diesel del T-55. Un caso in cui la 'superiorità' della tecnologia occidentale ha ceduto contro quella 'rudimentale' dell'Est, e nient'affatto il solo della situazione. Il Vijantia è un carro da esportazione la cui licenza venne comprata dall'India nel 1961 e i primi mezzi arrivarono nel 1969, dopo ben 8 anni, ma comunque in tempo per partecipare con successo alla guerra di due anni dopo. La sostituzione di questi mezzi comunque era imperativa, ma non facile essendovi ancora ben 14 reggimenti con questo carro. Il programma di aggiornamento chiamato Bison, per ricostruire i carri totalmente è stato lasciato perdere negli anni '80, essendo troppo complesso e costoso. Una realizzazione interessante è stato invece il carro trasformato in un semovente con il cannone M46 da 130 mm, facendone un sistema mobile forse non sofisticato, ma capace di 27 km di gittata.

 
Il carro fondamentale dell'IA, ancora tale dopo 28 anni dalla sua adozione ad 'interim'

I T-72 vennero comprati come 'gap-filler' in attesa dell'Arjun, ma come spesso accade, la soluzione 'temporanea' si dimostrò molto più 'definitiva' di quella disegnata in origine. La loro acquisizione iniziò nel 1979 e si protrasse con lotti sempre maggiori, con 360 importati e 1600 circa costruiti su licenza in India. Qui, come nel caso del Vijantia, le cose sono andate bene. La ricostruzione dei carri per aggiornarli si è dimostrata necessaria, specie considerando che i 1200 mezzi ancora efficienti equipaggiavano ben 35 reggimenti nel 2004. L'aggiornamento è proseguito negli anni ’90 con componenti veicolari e meccaniche ‘migliorate’ che però non hanno sortito gli effetti desiderati, in alcuni casi addirittura hanno peggiorato la situazione, per esempio nel settore motore, sostituito con un sistema occidentale, almeno su alcuni mezzi. Col tempo i problemi sono stati, pare, risolti con l’aiuto di tecnici russi. I derivati del T-72 Ajeya sono stati il BLT T-72 AVLB (Armoured Vehicle Launched Bridge) con un ponte estensibile lungo ben 22 m, capace di far passere tutti i carri indiani,…eccetto l’Arjun. Un altro è il VT-72B ARV (Armoured Recovery Vehicle), della ZTS Dubnica slovacca. Naturalmente entrambi sono fondamentali per una forza armata moderna, come anche i proprotipi di un Muli-Hop Assault Bridge (MHAB) e di un Extended Span Assault Bridge (EASB), anche se non pare siano passati in produzione di serie. Soprattutto, l’india ha comprato la licenza dell’ARV per produrne fino a ben 400 mezzi complessivi, uno ogni plotone di carri.

Un’altra parte ‘numerosa’ del programma è il simulatore per la torretta del carro, della SDD: grazie alla nota eccellenza dei programmatori indiani, questo è uno dei più efficaci presenti per questo carro. Anche il costo non dovrebbe essere elevato circa 250 sistemi sono disponibili.

Il T-72 insomma, nonostante la pessima fama (dopo peraltro 20 anni di ‘gloria’) ha guadagnato nel 1991 contro gli americani, si è rivelato una benedizione per le truppe corazzate indiane: male che si possa valutare, è sempre molto migliore del carro T-55 e anche del Vijayanta, e ha costituito il cavallo di battaglia dell’esercito indiano, specie se si considera che dall’altra parte del confine non vi erano M1 o Leopard 2, ma T-59 e 69. Solo la tendenza ad esplodere (molto disdicevole ,obiettivamente) è un lato negativo rispetto a questi mezzi più vecchi,ma le loro corazze e cannoni sono nettamente surclassati dal possente ‘seventy-two’. Nell’insieme un carro affidabile, potente che meritava indubbiamente attenzione. Per rendergli giustizia ancora una volta si è provato con aggiornamenti che si spera, siano efficaci in pratica come lo sono in teoria. Il nuovo programma di aggiornamento è il progetto ‘Rhino’, in predicato per 1500 T-72, se tutto andrà bene, ma non tutti verranno aggiornati allo stesso standard con tutti gli aggiornamenti del caso. Tra questi il sistema di tiro computerizzato polacco Drawa-T realizzato per il PT-91, anch’esso evoluzione del ’72, ma il sistema di tiro è abbinato in questo caso ad un visore TI israeliano., mentre la Bharat fornisce un sistema di navigazione, comunicazione e allarme laser, nonché un miglioramento (assai necessario) per il sistema di stabilizzazione del cannone per migliorare nettamente la capacità di tiro in movimento. Corazze reattive indiane sono applicate in pannelli nella parte anteriore, superiore e laterale, e durante i test hanno dimostrato di valere lo sforzo: i missili MILAN (in servizio anche con l’Esercito Indiano) hanno visto ridurre la loro capacità di penetrazione del 70%, il che rende non solo queste armi inefficaci contro la corazza frontale (già quasi invulnerabile), ma rendono arduo anche un tiro efficace sui lati, quantomeno la torretta. Anche le munizioni perforanti subiscono riduzioni di efficacia. La protezione antincendio e NBC sono pure migliorate, e nell’insieme il carro finisce per pesare sensibilmente di più, il che collateralmente richiederà l’adozione di un nuovo motore. I primi 250 carri avranno l’aggiornamento ‘full’, altri solo il sistema di tiro e comunicazioni. Nel frattempo molti veicoli stanno languendo mezzi demoliti, fuori uso in riserva (d’altro canto, si tratta di una cosa piuttosto comune negli eserciti, anche in quello italiano, dove nei magazzini ammuffiscono dozzine di Centauro e Sidam ). A parte questo programma, che avrà un effetto sperabilmente benefico nei confronti dei carri aggiornati in merito, gli indiani hanno introdotto il nuovo T-90S.

 
Il nuovo T-90 in una aggressiva mimetica giallo acceso-scuro

Si tratta dell’estrema evoluzione del T.72, ma introduce molte novità: sistema di controllo tiro migliorato (sperabilmente con apparato termico), missili a guida laser anticarro-elicottero AT-11 con portata di 5 km con tempo di volo alla massima distanza di appena 14,2 secondi (il Sagger ci metteva nella prima versione 27 secondi per 3000 m, il TOW arriva a 20 sec. Per circa 4 km, il Milan 13,5 sec per 2 km) con punte di oltre mach 2 (si parla per esempio, di 8 secondi per 4 km, gittata entro la quale la probabilità di far centro arriva a non meno dell’80-90%). Hanno corazze K-5 ERA anti-HEAT e perforanti- Il carro ha anche protezione NBC, guada 1,2 m senza preparazione e 5 m con snorkel, ha un’autonomia di 650 km su strada e 500 fuoristrada e in generale è un buon veicolo, anche se meno mobile del T.80 è più affidabile e consuma meno, e pare sia anche meglio protetto. L’acquisizione del mezzo no è casuale: il fatto che Islamabad abbia comprato 300 T-80UD pakistani ha reso necessario correre ai ripari: nemmeno i T-72 potevano fare molto contro questi nuovi carri armati, che pure sono loro parenti, oramai piuttosto alla lontana.

Le prove di questo carro armato nel deserto del Pokhran hanno dimostrato che però esso non ha prestazioni del tutto idonee con il caldo tipico del deserto. Ma soprattutto, le polemiche sono state sollevate perché questo ordine, incrementato da 200 a 300 mezzi recentemente, significa la fine del programma Arjun .

Questo carro 'autarchico' (con risultati alquanto.. anarchici) è nato con un programma dei primi anni ’80 se non prima, e con quali risultati: nominalmente un mezzo potente, capace di grande potenza di fuoco e protezione, nonché buona mobilità. In pratica i costi di sviluppo hanno subito un incremento del 50000% . Adesso questo veicolo pesa 58,5 t, ha un motore da 1400 hp, ha un aspetto originale e possente, con uno scafo simile a quello del T-72 ma più lungo ( in cui il pilota torna ad essere sistemato a lato, in questo caso destro piuttosto che a sinistra come nei T-55/62, mentre era sistemato in posizione centrale nel T-72), con 7 ruote, su cui è sistemata una torretta che sembra il clone di quella del carro Leopard 2 di prima generazione. Sembra che le corazze Kanchan siano efficaci e moderne, ma applicate solo sulla torretta e la parte anteriore dello scafo del carro, anche se questa è una cosa più comune di quanto non si pensi, specie considerando la robusta grembiolatura laterale che almeno anteriormente ha una struttura composita e assai spessa. Il fatto è che apparentemente non vi è protezione specifica contro attacchi dall’alto o mine controcarro. Il veicolo ha un sistema di tiro sofisticato con visore a destra del cannone con laser e immagine termica, e un potente pezzo da 120 mm. Ma i problemi che ha in generale, non sono di poco conto, costi a parte. Se il cannone e il munizionamento hanno raggiunto livelli di tutto rispetto, e la protezione è di ottimo livello anche se piuttosto parziale, l’affidabilità della meccanica –a cominciare dalle sospensioni idropneumatiche- della vetronica, e anche del motore con il caldo e l’umido indiani sono ancora irrisolti. Di fatto, l’Arjun non ha futuro, Anche perché l’autonomia, legata a serbatoi interni è di appena 400 km su strada e 200 fuoristrada. Questo si abbina al fatto che il carro attualmente è tanto pesante da impedire ai veicoli del genio come i carri gettaponte e ai ponti mobili, veicoli portacarri, e soprattutto per le vie e ferrovie indiane, semplicemente incapaci di tenere convogli carichi di simili mostri corazzati.

Questo in pratica annulla la possibilità di movimento strategica dell’unico reggimento che apparentemente ne è dotato, anche perché la Marina indiana non ha una grande capacità di trasporto anfibio, né l’Aeronautica ha velivoli da trasporto capaci di portare carri del genere (non è chiaro se lo Il-76 abbia un vano di carico sufficientemente robusto per accogliere i T-72, nominalmente trasportabili per il peso). Prototipi di mezzi di vari tipo, come i semoventi d’artiglieria non pare abbiano avuto seguito, nonostante l’intenzione di alcuni anni prima. Il primo ordine ha avuto luogo nel 2001 con 124 esemplari di serie per attendere poi la versione migliorata Mk II, ma di fatto solo circa 80 mezzi sono stati confermati nel 2004, riducendo quindi anche il primo lotto. E questi Arjun hanno solo funzioni addestrative e sperimentali. Si tratta di un costosissimo fallimento, che lascia l’India senza alternativa che tornare cliente dell’URSS. Anche l’autarchia è stata smentita clamorosamente: in origine le componenti straniere erano solo il 27% del mezzo, ma nei veicoli di costruzione più recente tale percentuale, dopo 20 anni di tentativi di ‘miglioramento’ solo parzialmente positivi, è cresciuta a ben il 60%. A questo punto, come biasimare l’Esercito che ha scelto direttamente un carro meno avanzato ma certamente più pratico? Come ultimo colpo di genio, si è montata la torretta dell’Arjun sullo scafo del T-72, per ottenere un mezzo migliorato, che grazie ad un motore potenziato a 1000 hp piuttosto che 780-840, consente ancora 60 kmh con un peso ‘ragionevole’ di 47 t. Va ricordato che l’Arjun, tra le altre cose, offriva finalmente una disposizione del munizionamento anti-incendio ed esplosione, contenendolo in box riempiti d'acqua,-come nei mezzi inglesi- e con pannelli di sfogo per detonazioni dei depositi della torretta (come sull'M1 e forse anche il Leopard 2), mentre nel 2004 il nuovo missile Lahat israeliano anticarro e forse anche antielicottero, gittata ben 8 km, è stato provato con successo dal cannone da 120 mm. Una soluzione ibrida (Frankenstein?) T-72/Arjun con le parti 'migliori' di entrambi sarebbe nient'affatto peregrina, ma se e quando verrà realizzata è da vedersi.

Alti programmi modifica

In base alla strategia nucleare enunciata nel 1999 l'India ha rinunciato ad usare 'per prima' il suo discreto arsenale nucleare, per cui si tratterebbe di utilizzarlo solo come deterrente per un eventuale attaccante. La 'Triade' nucleare indiana comprende investimenti per 16 miliardi di dollari per 30 anni a far tempo dal 2000, che non sembrano una cifra enorme, ma sono di fatto pari all'1% del PIL calcolato al 1997. La DRDO, ovvero Defence Research and Development Organisation, creata sin dal 1958 e titolare, al 1999, di 51 laboratori ed istituti, nonché di oltre il 6% del budget della difesa attorno al 2000. Il budget al completo degli indiani ammontava a 10,7 miliardi di dollari nel '99 e 10,9 nel 2000. Gli investimenti dati al DRDO hanno avuto importanti ricadute nel tempo, se è vero che circaa 1500 tecnologie o sistemi d'arma completi sono stati sviluppati nel tempo, e tra questi figurano anche vettori nucleari. Il più potente è l'AGNI II con gittata di oltre 2000 km e 1 t di carico utile, mentre all'estremo opposto vi è il missile balistico a corto raggio PRITHVI da circa 100 km di gittata massima, i SAM TRISHUL da 9,5 km e AKASH (praticamente un clone dell'SA-6) da 25 km, nonché il missile NAG (che significa serpente) da diversi km di gittata. Altre armi importanti: il fucile INSAS da 5,56 mm e il lanciarazzi d'artiglieria PINAKA su autocarro Tatra cecoslovacco.