Ridere per ridere/Superiorità e denigrazione
Teorie di superiorità e denigrazione
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Come abbiamo visto, Freud considerava l'aggressività un aspetto importante di barzellette e facezie, che identificava con il vecchio concetto di arguzia. In effetti, esistono numerose prove del fatto che gran parte dell'umorismo (definito in senso ampio) si basa sull'aggressività e sull'ostilità. La base aggressiva della risata è evidente negli scritti antichi. Koestler (1964) notò che, dei 29 riferimenti alla risata nell'Antico Testamento, la maggior parte sono collegati al disprezzo, alla derisione, allo scorno o al disprezzo, e solo due sono "born out of a joyful and merry heart" (p. 53). L'aggressività nell'umorismo può essere palese o sottile. Herbert Lefcourt (2001) fornisce alcuni esempi delle forme di umorismo più estremamente sadiche o spietate. Ad esempio, i soldati nazisti durante la Seconda guerra mondiale, in particolare la Gestapo, erano noti per ridere allegramente del comportamento di panico degli ebrei che tentavano di fuggir via da loro. L'antropologo Colin Turnbull (1972) descrisse come i membri di una tribù nomade di montagna in Africa, durante un periodo di fame e miseria, ridessero fragorosamente della sofferenza di individui che normalmente ci si aspetterebbe suscitassero simpatia. In un caso, un gruppo di persone rise forte allo spettacolo di un'anziana donna cieca che si contorceva debolmente sul fondo di un canyon dopo aver perso l'equilibrio su un sentiero ripido ed essere caduta da un dirupo.
Il lato aggressivo dell'umorismo è evidente anche nelle prese in giro spietate che spesso i bambini si infliggono a vicenda. Ricordo bene un incidente deplorevole della mia infanzia quando una ragazza sovrappeso di quarta elementare cadde a terra dopo che la sua sedia si ruppe. Le risate rauche e le prese in giro del resto della classe continuarono per diversi giorni. Come ogni bambino sa, essere derisi può essere estremamente doloroso e umiliante. A un livello più moderato, molti degli scherzi così popolari nella nostra cultura implicano ovviamente la denigrazione degli altri, inclusi membri di entrambi i sessi (ma più spesso donne), vari gruppi nazionali o etnici, o persone di scarsa intelligenza. Il sociologo Christie Davies (1990a) ha descritto come persone di ogni paese e regione scherzano sui membri di una particolare nazionalità o sottocultura che sono considerati simili ma abbastanza diversi dalla corrente culturale dominante da essere oggetto di ridicolo. I comici italiani Aldo, Giovanni e Giacomo hanno spesso fatto battute su Aldo come terùn, cioè dispregiativamente di estrazione meridionale.
Panoramica delle teorie
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Come abbiamo visto nel Capitolo 1, un approccio teorico di lunga data considera l'aggressività di qualche tipo come la caratteristica essenziale di tutto l'umorismo. Da questo punto di vista, l'umorismo è in realtà una forma di aggressività. Teorie di questo tipo sono state chiamate teorie della superiorità, del disprezzo, dell'aggressività o del degrado. Questo è l'approccio più antico all'umorismo, risalente almeno ai filosofi Platone e Aristotele. Platone (428-348 AEV) affermava che il riso ha origine dalla malizia. Secondo lui, ridiamo di ciò che è ridicolo negli altri, provando gioia invece che dolore quando vediamo anche i nostri amici in disgrazia (Platone in Philebos). Allo stesso modo, Aristotele (348-322 AEV) vedeva la commedia come un'imitazione di persone peggiori della media e la considerava una "specie del brutto" (in Poetica). Secondo Aristotele, "le persone che portano l'umorismo all'eccesso sono considerate volgari buffoni. Cercano di essere divertenti a tutti i costi, e il loro scopo è più quello di suscitare una risata che quello di parlare con decoro ed evitare di dare dolore al bersaglio delle loro battute" (in Etica Nicomachea). Evidentemente non gli importava molto.
Gli scritti del filosofo britannico del XVII secolo Thomas Hobbes (1588-1679) rafforzarono ulteriormente per diversi secoli l'accettazione generale della visione della superiorità. Secondo Hobbes, "the passion of laughter is nothing else but sudden glory arising from some sudden conception of some eminency in ourselves, by comparison with the infirmity of others, or with our own formerly ... It is no wonder therefore that men take heinously to be laughed at or derided, that is, triumphed over" (in Human Nature, rist. in Morreall, 1987, p. 20). Pertanto, si ritiene che l'umorismo provenga da un senso di superiorità derivato dalla denigrazione di un'altra persona o dai propri errori o stupidità passati. Elementi della visione della superiorità continuano a essere visti in alcune teorie dell'umorismo proposte nel secolo scorso (ad esempio, Bergson, 1911; Leacock, 1935; Ludovici, 1933; Rapp, 1951).
Il più esplicito sostenitore contemporaneo di questo approccio è Charles Gruner, professore di comunicazione vocale presso l'Università della Georgia (Gruner, 1978, 1997). Gruner vede l'umorismo come "playful aggression". Non si tratta di un'aggressione “reale”, nel senso che non comporta l'aggressione fisica o il ferimento di persone; piuttosto, è più simile al gioco di combattimento tra bambini e giovani animali. Pertanto, Gruner sottolinea l'idea che l'umorismo sia una forma di gioco. In particolare, il tipo di gioco che ha in mente è un divertimento, una competizione o una gara, dove ci sono vincitori e perdenti. Gruner suggerisce che il godimento dell'umorismo è simile ai sentimenti giubilanti e trionfanti che si provano dopo aver improvvisamente vinto una partita molto combattuta, dopo una lotta lunga e difficile. "Successful humor", ha affermato Gruner, "like enjoying success in sports and games (including the games of life), must include winning ("getting what we want"), and sudden perception of that winning"" (Gruner, 1997, p. 9, corsivo nell'originale).
Gruner basò la sua teoria su una visione evolutiva in cui la propensione alla competitività e all'aggressività è la caratteristica principale che ha permesso agli esseri umani di sopravvivere e prosperare. Seguendo la teoria filogenetica (cioè evolutiva) di Rapp (1951), Gruner (1978) suggerì che la risata avesse origine nel "roar of triumph" successivo a una dura battaglia (che tipicamente si verifica tra maschi). Nel corso di una lotta fisica con un'altra persona, si accumula molta energia emotiva e fisica, poiché l'adrenalina viene pompata nel flusso sanguigno. Quando il combattimento finisce all'improvviso, il vincitore deve dissipare questo eccesso di tensione, e lo fa attraverso la risata: "he bares his teeth, pumps his shoulders, and chops up his breath into grunts and moans, with appropriate grimaces" (p. 43). Pertanto, la risata svolge la funzione fisiologica di ripristinare rapidamente l'omeostasi, nonché la funzione psicologica di segnalare la vittoria sul nemico. (Il perdente, nel frattempo, espelle la sua energia in eccesso piangendo).
Secondo Gruner, "the many generations of men who responded to their sudden victories in violent encounters with roars of triumph, over hundreds of thousands of years, wore a groove, a riverbed, into the collective human unconscious" (p. 52), e questa continua ad essere la base della risata fino ai giorni nostri. Questo primo precursore della risata si è evoluto nel nostro umorismo moderno. Con l'evoluzione del linguaggio nel contesto della vita comunitaria, le persone hanno potuto iniziare a prendere in giro gli altri con le parole, invece di fare affidamento solo sull'aggressione fisica. Ben presto le persone poterono usare il linguaggio per ridicolizzare chiunque apparisse inferiore, come chi aveva un difetto fisico o mentale. Oggi, questa forma di umorismo è evidente nella commedia slapstick e negli scherzi pratici, nelle risate per la goffaggine e gli errori verbali degli altri, nelle risate per le battute sulle "dumb blond" e in qualsiasi battuta che prenda in giro individui di altri gruppi etnici.
Coloro che non sono d'accordo con questa teoria dell'umorismo sull'aggressività potrebbero indicare semplici enigmi e giochi di parole come forme di umorismo a cui non sembra applicarsi. Questi tipi di umorismo implicano semplicemente un gioco di parole e sembrano essere completamente privi di aggressività e ostilità. Tuttavia, secondo Gruner, enigmi e giochi di parole hanno la loro origine in antichi "duelli di ingegno" in cui le persone tentavano di mostrare la propria superiorità intellettuale sugli altri per mezzo della loro facilità con le parole. Ancor oggi creare giochi di parole e scioglilingua è un modo per "battere" gli altri nella conversazione. Questo è il motivo per cui la gente risponde ai giochi di parole con gemiti, che vengono visti come un'ammissione di sconfitta. La persona che interrompe costantemente il flusso della conversazione con giochi di parole è spesso percepita dagli altri come distruttiva, frustrante e fonte di distrazione, e i giochi di parole sono visti come un modo per controllare le interazioni sociali. La natura competitiva dei giochi di parole è particolarmente evidente nei "punning duels", in cui due persone tentano di superarsi a vicenda con scambi di battute spiritose. Gruner (1997, p. 136) ha fornito il seguente esempio:
I giochi di parole nelle conversazioni quotidiane possono essere un modo per "sconfiggere" l'ascoltatore, ma le barzellette preconfezionate in cui la battuta finale è basata su un gioco di parole sono viste come un modo per consentire all'ascoltatore di condividere sentimenti di padronanza e superiorità insieme a chi racconta la barzelletta. La capacità di "capire la battuta" dà all'ascoltatore un sentimento di superiorità e di vittoria, presumibilmente su ipotetici altri che potrebbero non essere in grado di capirla, forse a causa della loro minore intelligenza. Pertanto, secondo Gruner, tutte le battute, non importa quanto apparentemente innocenti, contengono una gara, un vincitore e un perdente.
Gruner (1997) ha analizzato un gran numero di esempi di diversi tipi di battute, dimostrando come ciascuna di esse possa essere vista come un'espressione di aggressività giocosa. "To understand a piece of humorous material", ha affermato Gruner (1978, p. 14), "it is necessary only to find out who is ridiculed, how, and why". Pertanto, trova aggressività nelle battute sulla morte, la distruzione o il disastro; barzellette "sick" (come le battute sul "dead baby" e quelle che seguirono il disastro dello Space Shuttle Challenger); commedie slapstick e cartoni animati televisivi per bambini; scherzi pratici; battute etniche e sessiste; e così via. Mentre Freud vedeva la sessualità come un possibile meccanismo di scherzo che può funzionare senza alcuna aggressività, Gruner sosteneva con forza che tutto l'umorismo sessuale, sessista e scatologico (“da toilette”) è basato sull'aggressività. Secondo Gruner (1997, p. 109), "‘dirty’ jokes differ from ‘clean’ jokes only in subject matter and language, not in form or technique; both ‘types’ of jokes follow the formula of a contest, resulting in both a winner and a loser". Gruner affermò di non essersi mai imbattuto in una barzelletta o in un altro evento ilare provocatorio che non potesse essere spiegato applicando la sua teoria, e alla fine del suo libro del 1997 sfidò il lettore a cercare di trovarne uno.
Che dire di tutte le battute e le vignette "innocenti" o "senza senso" che sono state utilizzate in gran parte della ricerca di ispirazione psicoanalitica, esaminata in precedenza, confrontando gli effetti dell'umorismo ostile con quello nonostile? Sebbene riconoscesse che l'aggressività nell'umorismo a volte può essere piuttosto attenuata e sottile, Gruner (1997) ha sostenuto con forza che anche le battute apparentemente innocue contengono qualche elemento di aggressività. Qui le sue analisi a volte sembrano un po' forzate. Ad esempio, ha discusso di un cartoon pubblicato in cui "two tipplers coming home from a wild night on the town are gaily staggering up and down walls, as well as back and forth across the sidewalk and street" (p. 162). Sebbene questa vignetta sembri giocare in modo puramente innocente con l'incongruenza e l'assurdità, Gruner la interpretò come una ridicolizzazione dell'ubriachezza: gli ubriachi sono così ignari della realtà che non si rendono conto che sfidare la gravità è impossibile e non si fermano a pensare ai pericoli coinvolti. In un altro esempio, una vignetta mostra un idraulico che tappa il foro di un tubo dell'acqua con il dito, mentre l'acqua gli esce dall'orecchio. Ancora una volta, questo sembra essere semplicemente un innocente e stravagante esercizio di assurdità, ma Gruner ha suggerito che il fumetto fa ridere lo spettatore per il danno causato alle cellule cerebrali dell'idraulico dall'acqua che gli passa attraverso la testa. Sebbene molte delle analisi di Gruner sembrino abbastanza convincenti circa la base aggressiva dell'umorismo, alcuni esempi come questi sembrano piuttosto artificiosi.
Che dire dell'umorismo autoironico? Come si può spiegare il ridere di se stessi in termini di teoria della superiorità? Come Hobbes, Gruner risponde che possiamo ridere delle nostre stupidità e dei nostri fallimenti passati, sentendoci superiori rispetto alla persona che eravamo in passato. Inoltre, anche nel presente, una parte di noi stessi può ridere di un'altra parte. Ad esempio, quando mi sento pigro, posso ridere della parte di me che è eccessivamente ambiziosa, e quando sono di umore ambizioso posso ridere del mio io pigro. Abbiamo tutti molteplici ruoli, stati d'animo e caratteristiche di personalità contrastanti, e il senso dell'umorismo è ciò che mantiene in equilibrio questi molteplici aspetti di noi stessi. Le persone prive di senso dell'umorismo sono persone rigide e unidimensionali, incapaci di vedere qualcosa di divertente in se stesse o nelle proprie convinzioni. Pertanto, il disprezzo che sta alla base dell'umorismo può essere rivolto a se stessi in modo sano.
Implicazioni e conseguenze
modificaCome abbiamo visto nel Capitolo 1, la visione estremamente positiva dell'umorismo sostenuta dalla maggior parte delle persone oggi ha reso la teoria della superiorità molto impopolare a causa del modo negativo con cui sembra rappresentare l'umorismo. Anche se potrebbero riconoscere che un certo umorismo è occasionalmente aggressivo, ostile e persino crudele, la maggior parte delle persone oggi desidera credere che la maggior parte dell'umorismo (forse soprattutto il proprio!) sia privo di aggressività, non ostile, comprensivo, amichevole e sano. Psicoterapeuti, educatori e consulenti aziendali che promuovono l'umorismo per le sue presunte qualità benefiche (di cui parlerò nel Capitolo 11) spesso fanno una distinzione tra "ridere di/laughing at" e "ridere con/laughing with". Possono sposare opinioni di "political correctness", riguardo all'umorismo etnico, razzista e sessista, considerandolo offensivo e inappropriato nella società educata. Cercano invece di promuovere l'uso di tipi di umorismo più affermativi e premurosi. Tuttavia, Gruner sostiene che queste persone semplicemente illudono se stesse, negando la realtà della vera fonte di piacere che sta alla base del loro godimento dell'umorismo. Se proviamo a eliminare l'aggressività dall'umorismo, secondo Gruner, elimineremo del tutto l'umorismo.
Allo stesso tempo, Gruner nega che questa visione dell'umorismo dipinga effettivamente un quadro negativo della natura umana. Sottolinea che l'aggressività implicita nell'umorismo è solo un gioco, un gioco che non dovrebbe essere preso sul serio e non è destinato a infliggere danni reali. Le persone che raccontano barzellette etniche non credono necessariamente agli stereotipi trasmessi nelle loro battute. Gruner (1997) ha affermato che "a stereotype is merely a very handy kind of shorthand to provide the essential framework for understanding the content of a joke" (p. 99). Naturalmente, alcune persone veramente ostili, razziste, sessiste o antisemite potrebbero usare queste battute come un modo per esprimere la propria ostilità. Ma queste persone probabilmente esprimeranno i loro atteggiamenti anche in modi più diretti e apertamente ostili. Ciò non significa che tutte le persone a cui piacciono queste barzellette siano razziste o sessiste. Un punto di vista simile è espresso dal sociologo Christie Davies, il quale ha sostenuto, ad esempio, che le battute sulle "Jewish American Princesses" (JAP) non sono realmente basate sull'antisemitismo, ma in realtà affermano le qualità della cultura ebraica (C.Davies, 1990b). Sebbene Davies abbia rifiutato la teoria della superiorità/aggressività dell'umorismo perché sembra confondere l'aggressività giocosa dell'umorismo con l'aggressività del "mondo reale" (C. Davies, 1990a, p. 326), Gruner ha sostenuto che queste obiezioni rivelano un malinteso della sua teoria.
La prospettiva più positiva sulle teorie della superiorità/denigrazione esposta da Gruner (in contrasto con le opinioni negative sostenute dai teorici della superiorità più tradizionali) ha anche consentito ad alcuni autori di enfatizzare il valore dell'umorismo per l'autostima, i sentimenti di competenza e il benessere personale più generalmente. Piuttosto che concentrarsi sugli aspetti ostili, sarcastici e derisori dell'umorismo, questi punti di vista enfatizzano i sentimenti positivi di benessere ed efficacia, e il senso di liberazione ed evitamento della minaccia provato quando si è in grado di prendere in giro altre persone o situazioni che normalmente verrebbero viste come minacciose o costrittive. Come ha sottolineato Holland (1982, p. 45), "we can state the disproportion the other way around, calling the purpose of laughter not so much a glorifying of the self as a minimizing of the distresses menacing the self". Similmente, Kallen (1968, p. 59) ha scritto: "I laugh at that which has endangered or degraded or has fought to suppress, enslave, or destroy what I cherish and has failed. My laughter signalizes its failure and my own liberation".
Opinioni simili sono state espresse da autori che adottano un approccio esistenziale all'umorismo, che sottolineano che fornisce un senso di liberazione o libertà dai vincoli della vita. Ad esempio, Knox (1951, p. 543) definì l'umorismo come "playful chaos in a serious world" e affermò che "humor is a species of liberation, and it is the liberation that comes to us as we experience the singular delight of beholding chaos that is playful and make-believe in a world that is serious and coercive" (p. 541). Allo stesso modo, Mindess (1971) ha osservato che i nostri ruoli sociali ci richiedono di sopprimere e negare molti dei nostri impulsi e desideri e di conformarci a ciò che ci circonda e alle aspettative riposte su di noi dagli altri. Sebbene questi vincoli e routine siano necessari per la sopravvivenza nella nostra esistenza basata sul gruppo, portano anche a sentimenti di autoalienazione e perdita di spontaneità e autenticità. L'umorismo, secondo Mindess, è un mezzo per affrontare questo paradosso, consentendo di acquisire un senso di libertà, padronanza e rispetto di sé pur continuando a vivere entro i vincoli sociali della vita umana. Nell'umorismo possiamo temporaneamente infrangere tutte le regole, giocando con la realtà in un modo che nega le normali costrizioni fisiche e sociali e ignora le consuete conseguenze del comportamento (cfr. anche Svebak, 1974b, per una visione simile).
Questo aspetto di adattamento dell'umorismo aggressivo è evidente anche nel "gallows humor (umorismo da forca)" descritto da Obrdlik (1942) come una forma di scherzo usata da persone in regimi oppressivi, come le nazioni occupate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Il termine gallows humor deriva dalla descrizione di Freud (1960 [1905]) dei prigionieri condannati che facevano battute spensierate mentre si dirigevano verso la forca (ad esempio, il prigioniero al quale, quando gli fu offerta un'ultima sigaretta prima della sua esecuzione, disse: "No grazie, sto cercando di smettere"). Viene ora usato per riferirsi a forme aggressive di umorismo con un carattere grottesco o macabro ("umorismo nero") usate come mezzo per mantenere la propria sanità mentale in situazioni apparentemente senza speranza o estremamente strazianti. Prendendo in giro l'inettitudine e la stupidità degli oppressori, l'umorismo macabro può essere un'attività sovversiva che consente di ottenere un senso di libertà dal loro potere, un rifiuto di esserne completamente soggiogati, nonostante il loro apparente dominio. Tali forme di umorismo erano molto popolari anche nell'ex Unione Sovietica e nei paesi dell’Europa orientale durante l'era comunista (Raskin, 1985).
Insieme al concetto freudiano di umorismo (in senso stretto) come meccanismo di difesa, l'approccio della superiorità fornisce una base per le visioni contemporanee dell'umorismo come modo per affrontare lo stress nella vita quotidiana (di cui parlerò nel Capitolo 9). Come meccanismo di difesa (alla Freud), l'umorismo ci consente di proteggerci dalle emozioni dolorose associate a circostanze avverse. Come modo per affermare la nostra superiorità (alla Gruner), l'umorismo è un modo per rifiutare di lasciarsi sopraffare dalle persone e dalle situazioni, grandi e piccole, che minacciano il nostro benessere. Bisogna riconoscere, tuttavia, che mentre tali usi aggressivi dell'umorismo nell'affrontare la situazione possono farci sentire meglio, quando sono diretti al coniuge, agli amici intimi e ai familiari, possono avere un effetto negativo sulla relazione.
L'umorismo ci permette anche di evitare di lasciarci coinvolgere troppo emotivamente nelle sofferenze e nei problemi degli altri. McDougall (1903, 1922) considerava l'umorismo come una sorta di “anestesia emotiva”, che ci consente di evitare di provare troppa simpatia per gli altri, che altrimenti potrebbe sopraffarci. Credeva che l'umorismo e la risata si fossero evoluti negli esseri umani come un antidoto alla simpatia/empatia, una reazione protettiva che ci protegge dall'influenza depressiva delle altre persone. Pertanto, quando scherziamo sui nostri problemi o su quelli di un'altra persona, ci separiamo, almeno temporaneamente, dal dolore emotivo che ne deriva.
Indagini empiriche
modificaCome abbiamo visto nella Sezione precedente sulla teoria psicoanalitica, gran parte della ricerca è stata dedicata allo studio dell'aggressività e dell'ostilità nell'umorismo. Sebbene gran parte di questa ricerca sia stata ispirata dalla teoria freudiana, può anche essere considerata rilevante per le teorie della superiorità/denigrazione, poiché entrambi gli approcci condividono l'idea dell'aggressività come motivo dell'umorismo. La teoria secondo cui tutto l'umorismo è basato sull'aggressività porta a prevedere che ci sarà una correlazione positiva tra la quantità di ostilità presente in una battuta e la sua comicità percepita. Gruner (1997) ha affermato che "usually, everything else being equal, the more hostile the humor, the funnier" (p. 110). Alcune ricerche hanno fornito supporto a questa ipotesi. McCauley e colleghi (1983) condussero una serie di sei studi in cui gruppi separati di partecipanti valutarono l'aggressività e il divertimento di diverse serie di cartoons presi da riviste. In ciascuno di questi studi, sono state trovate correlazioni positive significative tra i punteggi medi di umorismo e aggressività tra le serie di vignette (r = da 0,49 a 0,90), indicando che più un cartoon è aggressivo, più viene percepito come divertente. Questi risultati sono stati riscontrati con bambini e adulti, individui di status socioeconomico alto e basso e partecipanti nativi e nati all'estero. Anche Singer, Gollob e Levine (1967) ed Epstein e Smith (1956) hanno trovato prove che le vignette ostili sono apprezzate di più rispetto a quelle non ostili.
Tuttavia, alcune altre ricerche suggeriscono che una moderata quantità di ostilità o aggressività nell'umorismo è più divertente rispetto ad una maggiore o minore quantità. Zillmann e Bryant (1974) hanno scoperto che gli "squelch" umoristici dati in risposta a un aggressore erano percepiti come più divertenti quando comportavano una quantità moderata ed equa di ritorsione piuttosto che una ritorsione eccessiva o insufficiente. Allo stesso modo, Zillmann, Bryant e Cantor (1974) hanno scoperto che, quando ai partecipanti alla ricerca venivano mostrate vignette politiche in cui venivano raffigurati livelli lievi, moderati o estremi di disprezzo nei confronti dei candidati presidenziali, le vignette che mostravano lievi attacchi a un candidato rifiutato venivano classificate come più divertente. Bryant (1977) scoprì anche che una moderata quantità di ostilità espressa con umorismo denigratorio era giudicata più divertente dell'ostilità lieve o intensa, anche quando l'equità dello "squelch" era controllata. Sebbene suggeriscano una relazione curvilinea (U-rovesciata) piuttosto che lineare tra ostilità e comicità, questi risultati potrebbero forse ancora essere considerati a sostegno della teoria dell'umorismo di Gruner come "playful aggression", poiché forme più estreme di aggressività potrebbero non essere più percepite come giocose e quindi non ci si aspetterebbe più che fossero divertenti.
Ci sono anche alcune testimonianze che la comicità dell'umorismo denigratorio deriva più dal dolore percepito dalla vittima che dall'ostilità mostrata dal protagonista. In tre studi separati, Deckers e Carr (1986) hanno ottenuto valutazioni relative al divertimento, alla quantità di ostilità/aggressività mostrata dal protagonista e alla quantità di dolore provato dalla vittima in un'ampia varietà di cartoons. Sebbene le valutazioni di ostilità e dolore fossero altamente correlate, le valutazioni di divertimento erano significativamente correlate con le valutazioni di dolore ma non con quelle di ostilità. Le valutazioni di divertimento aumentavano man mano che le valutazioni di dolore aumentavano fino a un certo punto, per poi stabilizzarsi man mano che il dolore aumentava ulteriormente. Pertanto, il dolore moderato sperimentato dalla vittima o dal bersaglio di una battuta è percepito come più divertente dell'assenza di dolore, ma il dolore estremo non è più (o meno) divertente del dolore moderato. Pertanto, in linea con la teoria della superiorità/denigrazione, il piacere dell'umorismo sembra derivare dal vedere qualcuno soffrire (in un contesto irreale e giocoso). Una correlazione simile tra divertimento e dolore è stata trovata da Wicker et al. (1981).
Sebbene questa ricerca sembri supportare la visione aggressiva dell'umorismo, Willibald Ruch ha messo in dubbio tale teoria sulla base delle sue ampie indagini che coinvolgono analisi fattoriali di barzellette e cartoni animati (ad esempio, Ruch e Hehl, 1998). In una serie di studi (che saranno descritti più in dettaglio nel Capitolo 7), Ruch e i suoi colleghi hanno analizzato in modo fattoriale le risposte positive e negative dei soggetti a un'ampia gamma di stimoli umoristici con partecipanti di diverse fasce di età, background socioeconomici e nazionalità. Questi ricercatori hanno costantemente trovato tre fattori stabili, due dei quali legati ad aspetti strutturali dell'umorismo (etichettati come incongruity-resolution e nonsense) e un solo fattore di contenuto (temi sessuali). Sebbene nei loro studi includessero una serie di battute e vignette contenenti temi ostili e aggressivi, questi non costituivano un fattore separato, ma si caricavano invece sull'uno o sull'altro dei due fattori strutturali, suggerendo che l'ostilità non è una dimensione molto saliente nelle reazioni delle persone all'umorismo. A difesa della sua teoria, Gruner potrebbe forse sostenere che, poiché tutto l'umorismo è per definizione basato sull'aggressività, non sorprende che non esista un fattore separato per l'aggressività. Tuttavia, questi risultati dell'analisi fattoriale sollevano interrogativi sull'importanza dell'aggressività e dell'ostilità nell'umorismo. Per inciso, questi risultati gettano anche qualche dubbio sulla validità di numerosi studi passati (discussi in precedenza) che hanno studiato le risposte dei partecipanti a barzellette e vignette che sono state classificate dagli stessi ricercatori in tipi ostili e nonostili.
Un'altra previsione della teoria della superiorità/denigrazione sembrerebbe essere che le persone con tratti di personalità più ostili e aggressivi apprezzeranno tutti i tipi di umorismo (non solo l'umorismo ostile) più delle persone meno aggressive. Tuttavia, diversi studi non hanno trovato correlazioni significative tra una varietà di misure di aggressività e apprezzamento per vari tipi di umorismo (Ruch e Hehl, 1998). Altri studi, come abbiamo già visto, hanno scoperto che le persone aggressive hanno maggiori probabilità di godere di forme di umorismo più ostili (Donn Byrne, 1956; Ullmann e Lim, 1962). Pertanto, sebbene l'aggressività come tratto della personalità possa essere correlata al godimento di forme di umorismo aggressive, non sembra essere correlata al godimento dell'umorismo in generale, contrariamente alle previsioni della teoria della superiorità.
Oltre a questi studi che riguardano la relazione tra comicità e aggressività nell'umorismo, è stata condotta una notevole quantità di ricerche psicologiche sociali sull'umorismo denigratorio o "put-down", come una particolare categoria di umorismo. In effetti, le teorie della superiorità/denigrazione godettero di un periodo di notevole popolarità tra gli psicologi sociali durante gli anni Sessanta e Settanta. Ciò era particolarmente evidente nei programmi di ricerca di Dolf Zillmann e dei suoi colleghi dell'Università dell'Indiana (Zillmann e Cantor, 1976) e di Lawrence La Fave e dei suoi colleghi dell'Università di Windsor, Canada (La Fave, 1972). Gran parte di questa ricerca si è concentrata sul modo in cui la comicità dell'umorismo denigratorio è determinata dalle relazioni sociali tra i protagonisti, le vittime e il pubblico. In generale, questi ricercatori hanno ipotizzato che le persone troveranno umorismo nelle disgrazie di coloro verso i quali nutrono antipatia. In uno dei primi esperimenti sull'umorismo, Wolff et al. (1934) presentarono una serie di barzellette antiebraiche ai partecipanti ebrei e non-ebrei. Non sorprende che abbiano scoperto che i partecipanti ebrei, rispetto ai non-ebrei, mostravano meno apprezzamento per queste battute. Inoltre, gli uomini mostravano un maggiore apprezzamento per le battute che ridicolizzano le donne rispetto alle donne, mentre le donne superavano gli uomini nel loro apprezzamento per le battute che ridicolizzano gli uomini.
Tuttavia, la semplice appartenenza ad un particolare gruppo razziale o religioso potrebbe non essere sufficiente per prevedere la risposta di una persona alle battute su quel gruppo. Middleton (1959) scoprì che, sebbene i partecipanti neri superassero i bianchi nell'apprezzamento delle battute denigratorie dei bianchi, i neri e i bianchi non differivano nell'apprezzamento delle battute anti-neri. Middleton ha ipotizzato che ciò fosse dovuto al fatto che i neri nel suo campione, che erano prevalentemente di classe media, potrebbero non essersi identificati con gli stereotipi neri di classe inferiore ritratti nelle battute. Allo stesso modo, Cantor (1976) ha scoperto che gli studenti universitari di entrambi i sessi maschi mostravano un maggiore apprezzamento per l'umorismo denigratorio in cui un maschio rideva per ultimo a spese di una femmina, rispetto alle battute in cui una femmina denigrava un maschio. Inoltre, i soggetti di entrambi i sessi preferivano battute denigratorie in cui le donne (piuttosto che gli uomini) erano vittime sia degli uomini che delle donne. Questi risultati suggeriscono una possibile identificazione delle donne con aggressori maschi in quest'epoca prima che il Women's liberation movement avesse un impatto sulla cultura.
Alla luce di questo tipo di risultati, Zillmann e Cantor (1976) hanno sottolineato l'importanza di valutare l'atteggiamento degli individui nei confronti di un gruppo target, piuttosto che fare affidamento semplicemente sull'appartenenza al gruppo. Hanno proposto un "dispositional model of humor", in cui hanno postulato che la disposizione degli individui verso altre persone o oggetti varia lungo un continuum dall'affetto estremamente positivo attraverso l'indifferenza fino all'affetto estremamente negativo. Hanno ipotizzato che "humor appreciation varies inversely with the favorableness of the disposition toward the agent or entity being disparaged, and varies directly with the favorableness of the disposition toward the agent or entity disparaging it" (p. 100). Secondo questi autori, la disposizione di un individuo verso il bersaglio di una battuta non è necessariamente un tratto permanente, ma può essere un atteggiamento temporaneo evocato dalla situazione, comprese le caratteristiche della battuta stessa. È importante sottolineare, però, che hanno sottolineato che l'umorismo implica sempre denigrazione in qualche forma: "something malicious and potentially harmful must happen, or at least, the inferiority of someone or something must be implied, before a humor response can occur" (p. 101).
Zillmann e Cantor (1972) trovarono prove a sostegno di questa teoria in uno studio in cui, ad un gruppo di studenti universitari e ad un gruppo di uomini d'affari e professionisti di mezza età, furono presentate barzellette che coinvolgevano persone in relazioni superiore-subordinato (padre-figlio, principale-dipendente, ecc.). Come previsto, gli studenti hanno dato punteggi più alti di comicità alle battute in cui il subordinato denigrava il superiore rispetto a quelle in cui il superiore denigrava il subordinato, mentre le valutazioni dei professionisti hanno rivelato il modello opposto (cfr. anche Zillmann e Bryant, 1980).
Una ricerca simile di Lawrence La Fave e dei suoi colleghi (riveduta da La Fave, Haddad e Maesen, 1976) ha utilizzato il concetto di "identification class", che è un sistema di credenze e atteggiamenti positivi o negativi riguardo a una data classe o categoria di persone. Questi autori hanno anche sottolineato l'importanza dell'autostima nell'apprezzamento dell'umorismo. Si presumeva che le battute che migliorassero una classe di identificazione valutata positivamente o denigrassero una classe di identificazione valutata negativamente aumentassero l'autostima dell'individuo e portassero a maggiore allegria e divertimento. La Fave, Haddad e Maesen (1976) hanno esaminato una serie di cinque studi che hanno fornito un supporto generale alla loro teoria. Ciascuno di questi studi ha esaminato le risposte all'apprezzamento dell'umorismo dei partecipanti alla ricerca che avevano opinioni opposte su diverse questioni sociali, come le credenze religiose, la liberazione delle donne e le relazioni canadesi-americane. Ai soggetti è stato chiesto di valutare la comicità delle battute in cui gli individui identificati con l'uno o l'altro di questi punti di vista opposti erano protagonisti o bersaglio di denigrazione. Come previsto, i partecipanti hanno valutato le battute come più divertenti quando il protagonista era un membro di una classe di identificazione con valore positivo e il bersaglio era un membro di una classe di identificazione con valore negativo.
Sebbene la teoria disposizionale dell'umorismo suggerisca che l'umorismo derivi dall'umiliazione o dalla degradazione di qualcuno che non ci piace, Zillmann e Bryant (1980) hanno sottolineato che normalmente esistono forti divieti sociali contro la manifestazione di divertimento e piacere per le disgrazie degli altri, anche quelli che noi abbiamo in antipatia. Prendendo spunto dall'idea di Freud secondo cui gli elementi non tendenziosi di uno scherzo (il jokework) servono come distrazione dagli elementi tendenziosi (aggressivi o sessuali), questi autori hanno suggerito una "misattribution theory" dell'umorismo denigratorio. Secondo questa teoria, possiamo permetterci di ridere e mostrare divertimento per l'avvilimento o lo svantaggio di qualcuno per il quale proviamo antipatia se ci sono aspetti incongrui o peculiari della situazione a cui possiamo attribuire (erroneamente) il nostro divertimento. "If, for example, we witness our neighbor backing his brand-new car into his mailbox, and a negative disposition predisposes us to enjoy this and makes us burst out in laughter, we can always tell ourselves that we laughed because of the peculiar way in which the mailbox was deformed, the peculiar expression on the neighbor's face, the peculiar squeaking noise of the impact, or a dozen other peculiar things" (Zillmann e Bryant, 1980, p. 150).
Zillmann e Bryant hanno testato questa teoria in un esperimento in cui i partecipanti sono stati prima trattati in modo rude o normale da una sperimentatrice per stabilire una disposizione affettiva negativa o neutra nei suoi confronti. I soggetti l'hanno poi vista in una delle tre condizioni: (1) una condizione di incidente con segnali umoristici, in cui la sperimentatrice si è rovesciata accidentalmente addosso una tazza di tè caldo quando un giocattolo a molla è improvvisamente saltato fuori da una scatola; (2) una condizione di incidente senza spunti umoristici, in cui si è versata addosso del tè caldo ma la scatola a molla è rimasta chiusa; o (3) una condizione senza incidenti con spunti umoristici, in cui il gioco a molla è saltato fuori ma lei non ha versato il tè. La variabile dipendente era la quantità di allegria (sorrisi e risate) mostrata dai soggetti in seguito a questo evento.
I risultati erano coerenti con le previsioni della teoria dell'errata attribuzione. I soggetti che avevano una disposizione negativa nei confronti della sperimentatrice e che furono testimoni dell'incidente insieme agli spunti umoristici, sorrisero e risero molto più dei soggetti in tutte le altre condizioni. Pertanto, la presenza di segnali umoristici innocui sembra avere un effetto disinibitore che intensifica l'allegria in risposta al vedere altri che ci sono antipatici soffrire di disgrazie. Un processo simile presumibilmente si verifica nelle battute aggressive in cui si può attribuire erroneamente il proprio divertimento a elementi umoristici come incongruenza e giochi di parole intelligenti mentre si gode la denigrazione di qualcuno verso il quale si ha una disposizione negativa. Questi risultati sono coerenti con le idee di Freud sullo scherzo che inganna il Super-io e quindi consente di godere del piacere libidico, ma il resoconto dell'attribuzione errata fornisce una spiegazione più cognitiva al posto dei concetti psicoanalitici generalmente obsoleti di Freud.
Valutazioni
modificaSembra che ci siano pochi dubbi sul fatto che gli elementi aggressivi abbiano un ruolo in molte barzellette e altre forme di umorismo. Esistono prove considerevoli del fatto che gli elementi giocosamente aggressivi nelle battute e la percezione del dolore negli altri (in un contesto giocoso e non serio) contribuiscono alla comicità dell'umorismo. Ci sono anche prove che gli spunti umoristici nella situazione hanno un effetto disinibinte, consentendo di attribuire erroneamente la propria allegria in risposta alle disgrazie vissute da altri che ci sono antipatici. La ricerca sull'umorismo denigratorio condotta da Zillmann e La Fave e dai loro colleghi, ha esplorato in dettaglio i parametri che influenzano il grado in cui le persone sono divertite dalle critiche umoristiche. Tuttavia, ci sono poche prove a sostegno dell'opinione sostenuta dai teorici della superiorità/denigrazione secondo cui tutto l'umorismo implica qualche forma di aggressività e che le persone ostili apprezzano tutti i tipi di umorismo più delle persone non ostili.
Ci sono inoltre diversi problemi con la versione di Gruner (1978, 1997) della teoria della superiorità/denigrazione. In primo luogo, la teoria evoluzionistica che presenta è essenzialmente una visione lamarkiana antiquata. L'idea che la risata e l'umorismo siano sopravvissuti negli esseri umani perché venivano usati frequentemente dai nostri antenati non spiega il loro valore adattivo, cioè il modo in cui l'umorismo e la risata forniscono un vantaggio agli individui nella lotta per sopravvivere e produrre prole. Questo non è un problema insormontabile, tuttavia, poiché potrebbero essere ideate teorie compatibili che sarebbero più coerenti con il pensiero evoluzionistico contemporaneo. Ad esempio, Alexander (1986) ha proposto una teoria evolutiva dell'umorismo che è essenzialmente una visione di superiorità/denigrazione, facendo uso di concetti come ostracismo e reciprocità indiretta per spiegare il valore di sopravvivenza dell'umorismo e del ridere (le teorie evolutive dell'umorismo saranno discusse più in dettaglio nel Capitolo 6). Un altro problema con la teoria di Gruner è che, come Freud, propone un modello di risata obsoleto di rilascio della tensione. Tuttavia, questo non è essenziale per la sua teoria.
A parte questi problemi teorici, la ricerca comparativa sugli animali non supporta la visione di Gruner secondo cui la risata si è evoluta nel contesto dell'aggressività. Studi etologici sull'esibizione silenziosa dei denti scoperti e sull'esibizione rilassata della bocca aperta (play face) nelle scimmie, che sono viste come omologhi nei primati rispettivamente del sorriso e della risata umani, rivelano che queste manifestazioni facciali si verificano esclusivamente nel contesto di attività sociali amichevoli e di gioco, e non nel contesto dell'aggressività (van Hooff, 1972). Discuterò questa ricerca in modo più dettagliato nel Capitolo 6.
Uno dei maggiori problemi con la teoria di Gruner è che è essenzialmente infalsificabile e quindi non può essere testata empiricamente. Gruner sostiene che la sua teoria potrebbe essere falsificata trovando solo un esempio di umorismo che non può essere dimostrato come basato sull'aggressività. Tuttavia, dal momento che Gruner si propone come giudice per stabilire se un dato esempio di umorismo si adatta o meno alla sua teoria, sembra altamente improbabile che si trovi uno scherzo che non superi il test. Non importa quanto dubbie possano apparire le prove a tutti gli altri, Gruner sembra sempre in grado di accertarsi di poter identificare l'aggressività anche negli esempi di umorismo più apparentemente innocui. Anche se uno scherzo non implica altro che un astuto gioco di parole, Gruner può sostenere che questo trasmette i sentimenti di superiorità della persona che ha inventato l'arguzia.
In effetti, si sospetta che Gruner possa trovare aggressività non solo in tutto l'umorismo, ma in tutta l'attività umana. Sembra che, per Gruner, gli esseri umani siano fondamentalmente aggressivi, nel senso ampio del termine. Pertanto, ha definito l'aggressività in modo così ampio che la sua teoria sembra spiegare tutta l'attività umana e quindi non riesce a spiegare l'unicità dell'umorismo. Inoltre, raggruppando tutto l'umorismo nell'unica categoria dell'aggressività, Gruner ignora i molti altri modi in cui i diversi tipi di umorismo potrebbero essere distinti l'uno dall'altro, il che potrebbe avere importanza teorica e pratica.
Coerentemente con le visioni favorevoli dell'umorismo nella cultura contemporanea nel suo insieme, la visione estrema secondo cui tutto l'umorismo implica aggressività è generalmente caduta in disgrazia tra i ricercatori dell'umorismo. Le teorie della superiorità sono state in gran parte sostituite dalle teorie dell'incongruenza cognitiva, che saranno discusse nel prossimo Capitolo. Inoltre, gli ultimi decenni hanno visto una rinascita della visione dell'umorismo e della risata come fonte di salute psicologica e fisica, e un crescente interesse per le applicazioni dell'umorismo in psicoterapia, assistenza sanitaria, istruzione e posto di lavoro. La visione dell'umorismo come forma di aggressività (sebbene aggressività giocosa), che ha le sue radici nella derisione e nel disprezzo, sembra a molti essere incompatibile con la visione benigna dell'umorismo come via verso la salute. Tuttavia, come ho sottolineato, la visione della superiorità può effettivamente fornire una base teorica per concettualizzare l'umorismo come un modo per affrontare lo stress e le avversità. Se l'umorismo è un modo per affermare in modo giocoso un senso di vittoria sulle persone e sulle situazioni che ci minacciano, il controllo sui nostri oppressori e la liberazione dai vincoli della vita, allora non è difficile vedere come possa essere un modo importante per mantenere la nostra autostima e sanità mentale di fronte alle avversità. Pertanto, la teoria della superiorità potrebbe effettivamente essere più compatibile con la visione dell'umorismo come coping di quanto spesso riconosciuto.
In sintesi, sebbene oggi una visione estrema dell'umorismo come aggressività sia generalmente rifiutata, la maggior parte dei ricercatori concorda sul fatto che l'umorismo può spesso essere usato per esprimere l'aggressività. Una recente ricerca sulla canzonatura (discussa nei Capitoli 5 e 8) esemplifica il continuo interesse per gli aspetti aggressivi dell'umorismo (Keltner, Young, Heerey, Oemig e Monarch, 1998; Kowalski, Howerton e McKenzie, 2001). Questa ricerca evidenzia anche il paradosso secondo cui l'umorismo può essere allo stesso tempo aggressivo e prosociale, un tema centrale nella teoria della superiorità.
Conclusione
modificaIn questo Capitolo ho iniziato la discussione delle principali teorie dell'umorismo e la mia revisione delle prime ricerche empiriche concentrandomi sulla teoria psicoanalitica e su quella della superiorità/denigrazione, due ampi approcci teorici che hanno avuto molta influenza nei decenni precedenti. Entrambi questi approcci hanno generato numerose ricerche interessanti, contribuendo in modo sostanziale alla nostra conoscenza della psicologia dell'umorismo. Sebbene non siano così importanti oggi, questi due approcci richiamano l'attenzione su una serie di domande sull'umorismo che continuano a essere al centro di molte ricerche e lavori teorici: perché così tanto umorismo sembra essere basato sulla sessualità e/o sull'aggressività; perché l'umorismo ci dà così tanto piacere e perché siamo così motivati a praticarlo; il ruolo dell'umorismo nell'affrontare lo stress; e le funzioni dell'umorismo nelle interazioni interpersonali. Torneremo su questi temi più volte nel corso di questo wikilibro. Nel prossimo Capitolo esplorerò i contributi concettuali ed empirici di altri tre approcci teorici di ampio respiro che hanno fortemente influenzato la ricerca sull'umorismo, vale a dire le teorie dell'eccitazione, dell'incongruenza e dell'inversione.
Per approfondire, vedi Serie delle interpretazioni e Serie dei sentimenti. |