Ridere per ridere/Molte forme

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Le molteplici forme dell'umorismo

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Abbiamo visto che l'umorismo è essenzialmente una risposta emotiva di allegria in un contesto sociale, suscitata da una percezione di incongruenza giocosa e espressa attraverso il sorriso e la risata. Sebbene questi elementi basilari siano comuni a tutti i casi di umorismo, la gamma di situazioni ed eventi sociali che possono suscitare la risposta umoristica è notevolmente diversificata. Nel corso di una giornata tipo, incontriamo molte forme diverse di umorismo, comunicate con mezzi diversi e per scopi diversi. Parte di questo umorismo ci arriva attraverso i mass media. I conduttori radiofonici spesso scherzano e fanno commenti spiritosi; la televisione ci fornisce una dieta costante di umorismo sotto forma di sitcom, spettacoli di blooper, cabaret, satira politica e pubblicità umoristiche; e lo incontriamo anche nei cartoni animati e nei fumetti dei giornali, nei film comici e nei libri umoristici. L'umorismo è spesso usato anche nei discorsi, nei sermoni e nelle conferenze di politici, leader religiosi, oratori motivazionali e insegnanti.

Tuttavia, la maggior parte dell'umorismo e delle risate che sperimentiamo nella nostra vita quotidiana nascono spontaneamente nel corso delle nostre normali relazioni con altre persone (R. A. Martin e Kuiper, 1999). Questo tipo di umorismo interpersonale si verifica in quasi ogni tipo di interazione formale e informale, comprese le conversazioni tra amanti, amici intimi, compagni di studio, colleghi di lavoro, soci in affari, commessi e clienti, medici e pazienti, insegnanti e studenti e persino perfetti sconosciuti in fila in banca.

Gli individui variano nel grado in cui producono umorismo nelle loro interazioni quotidiane con gli altri. Alla maggior parte di noi piace così tanto l'emozione positiva dell'allegria che apprezziamo molto quegli individui che sono particolarmente bravi a farci ridere. Queste sono le persone che spesso descriviamo come dotate di un "buon senso dell'umorismo" e tendono ad essere particolarmente ricercate come amici e partner romantici. Alcune persone sviluppano un tale talento nel suscitare l'allegria negli altri e nel farli ridere da diventare produttori di umorismo professionisti, entrando nei ranghi di autori umoristici, fumettisti, cabarettisti, scrittori di commedie e attori. I miliardi spesi ogni anno in varie forme di commedia testimoniano ulteriormente l'alto valore attribuito al piacere emotivo associato all'umorismo.

L'umorismo che si manifesta nelle nostre interazioni sociali quotidiane può essere suddiviso in tre grandi categorie: (1) barzellette, che sono aneddoti umoristici preconfezionati che le persone memorizzano e si trasmettono a vicenda; (2) umorismo conversazionale spontaneo, che viene creato intenzionalmente dagli individui nel corso di un'interazione sociale e può essere verbale o nonverbale; e (3) umorismo accidentale o involontario.

Barzellette

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  Per approfondire su Wikipedia, vedi la voce Barzelletta.

Nel corso delle normali conversazioni, ad alcune persone piace divertire gli altri raccontando barzellette, ovvero storie brevi e divertenti che terminano con una battuta finale. Queste barzellette vengono talvolta definite anche "canned jokes" per distinguerli dal tipo di scherzi informali e battute spiritose a cui possono riferirsi anche le parole barzelletta e scherzare. Ecco un esempio di barzelletta di tale tipo (da Long e Graesser, 1988, p. 49):

« A man goes to a psychiatrist who gives him a battery of tests. Then he announces his findings. "I'm sorry to have to tell you that you are hopelessly insane." "Hell," says the client, indignantly, "I want a second opinion." "Okay," says the doctor, "You're ugly too." »

La barzelletta consiste in un'impostazione e una battuta finale. L'impostazione, che include tutta la frase tranne l'ultima, crea nell'ascoltatore un particolare insieme di aspettative su come la situazione dovrebbe essere interpretata. La battuta finale sposta improvvisamente il significato in modo inaspettato e giocoso, creando così la percezione di incongruenza non seria necessaria affinché si verifichi l'umorismo. In questa particolare barzelletta, la battuta finale gioca sul significato della frase "second opinion", spostando il quadro di riferimento da quello di un rapporto medico-paziente serio e professionale a uno senza senso in cui una persona ne insulta un'altra. La storia è chiaramente giocosa e nonseria, trasmettendo che l'intera faccenda deve essere presa come divertente. Da notare però che in questa battuta c'è anche un elemento aggressivo ("You're ugly too"). Come vedremo, si discute molto sul grado in cui l'aggressività sia un aspetto essenziale di tutte le battute (e forse anche di tutto l'umorismo).

Nella conversazione quotidiana, il raccontare barzellette è solitamente preceduto da segnali verbali o non verbali (ad esempio, "Hai sentito quella su...") o è conforme a determinati formati standard (ad esempio, "Un uomo entra in un bar...") che indicano al pubblico che la storia vuole essere divertente e che ci si aspetta che gli ascoltatori ridano (Cashion, Cody e Erickson, 1986). Sebbene chi racconta barzellette in genere cerchi di tracciare collegamenti tra le barzellette che raccontano e l'argomento di conversazione in corso, una barzelletta è un'unità di umorismo indipendente dal contesto e autonoma che porta in sé tutte le informazioni necessarie per essere compresa e apprezzata. Può quindi essere raccontato in molti contesti conversazionali diversi (Long e Graesser, 1988). Gli indovinelli/freddure sono un'altra forma di umorismo preconfezionato strettamente correlato alle barzellette, che spesso comportano un gioco di parole e sono particolarmente apprezzati dai bambini piccoli (ad esempio, Why did the cookie cry? Because his mother was a wafer so long).

Umorismo colloquiale spontaneo

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Le barzellete popolari rappresentano solo una piccola parte dell'umorismo che sperimentiamo nelle nostre interazioni sociali quotidiane. In uno studio specifico in cui è stato chiesto ad adulti di registrare ogni volta che avevano riso nel corso di tre giorni, alcuni psicologi hanno scoperto che solo circa l’11% delle risate quotidiane avveniva in risposta a battute. Un altro 17% veniva suscitato dai media, e un buon 72% emergeva spontaneamente durante le interazioni sociali, in risposta a commenti divertenti fatti dalle persone o ad aneddoti divertenti raccontati su cose che erano loro accadute (R. A. Martin e Kuiper, 1999). Questo tipo di umorismo colloquiale spontaneo dipende più dal contesto che non dal raccontare barzellette, e quindi spesso non è così divertente quando raccontato in seguito ("Ah, ma dovevi essere lì!"). In tale umorismo colloquiale, i segnali non verbali che indicano un intento umoristico, come uno scintillio negli occhi o un particolare tono di voce, sono spesso più ambigui che nel racconto di barzellette, così che l'ascoltatore spesso non è del tutto sicuro se chi parla sta scherzando o è serio.

L'umorismo colloquiale spontaneo assume molte forme diverse ed esistono molte parole diverse per descriverlo (ad esempio, scherzo, battuta, frizzo, facezia, gag). Neal Norrick (2003), un linguista che ha condotto ricerche sull'umorismo presente nelle conversazioni quotidiane, suggerisce che, oltre al racconto di barzellette preconfezionate, l'umorismo conversazionale può essere classificato in (1) aneddoti (relativi a una storia divertente su se stessi o qualcun altro); (2) giochi di parole (creare scioglilingua, risposte spiritose o battute che giocano sul significato delle parole); e (3) ironia (un'affermazione in cui il significato letterale è diverso dal significato inteso).

Un sistema di classificazione più ampio dell'umorismo conversazionale spontaneo (che chiamavano wit) è stato sviluppato dagli psicologi Debra Long e Arthur Graesser (1988). Per ottenere un ampio campione dei tipi di umorismo presenti nelle conversazioni naturalistiche, questi autori hanno registrato una serie di episodi di talk show televisivi (ad esempio, The Tonight Show) e poi hanno analizzato i diversi tipi di umorismo che emergevano nelle interazioni tra i conduttori e i partecipanti loro ospiti. La risata del pubblico veniva utilizzata come indicatore di umorismo. Sulla base delle loro analisi, questi autori hanno identificato le seguenti 11 categorie, che si distinguevano l'una dall'altra in base alle loro intenzioni o usi dell'umorismo:

 
Un Diagramma di Venn con le relazioni di significato.
Tra le parole con identica pronuncia, alcune hanno identico significato e diversa grafia (be’ e beh); altre identica grafia e diverso significato (riso come alimento o pianta e riso come facoltà di ridere); altre ancora diversa grafia e diverso significato (a preposizione e ha voce del verbo avere).
Tra le parole con identica grafia, alcune hanno diversa pronuncia e diverso significato (razza, /'rat.tsa/, come suddivisione di specie biologiche, e razza, /'rad.dza/, come pesce), altre hanno diversa pronuncia ma identico significato (la pronuncia di pioniere con iato, pioniere, o con dittongo, pioniere, non muta il significato).
Termini omonimi come riso ed eterografi come a/ha compongono l'insieme degli omofoni.
Termini omonimi come riso ed eteronimi come razza compongono l'insieme degli omografi.
La relazione di sinonimia indica che due o più termini con diversa grafia e diversa pronuncia hanno (approssimativamente) lo stesso significato.
  1. Ironia — chi parla esprime un'affermazione in cui il significato letterale è opposto a quello inteso (ad esempio, dice "Che bella giornata!" quando il tempo è freddo e tempestoso).
  2. Satira — umorismo aggressivo che prende in giro le istituzioni sociali o la politica sociale.
  3. Sarcasmo — umorismo aggressivo che prende di mira un individuo piuttosto che un'istituzione (ad esempio, durante una cena alla moda, una signora dignitosa rimproverò Winston Churchill: "Signore, lei è ubriaco!" "Sì", rispose Churchill, "e lei è brutta. Ma domani io sarò sobrio e lei sarà comunque sempre brutta.").
  4. Esagerazione ed eufemismo — cambiare il significato di qualcosa che un'altra persona ha detto ripetendolo con un'enfasi diversa (esempio: A guest asks host Johnny Carson, who had been married several times: "Have you ever been married?" A second guest says, "Has he ever been married!").
  5. Autoironia — commenti umoristici che prendono di mira se stessi come oggetto dell'umorismo. Questo può essere fatto per dimostrare modestia, per mettere a proprio agio l'ascoltatore o per ingraziarselo.
  6. Canzonare — commenti umoristici diretti all'aspetto personale o alle debolezze dell'ascoltatore. A differenza del sarcasmo, l'intenzione non è quella di insultare o offendere seriamente.
  7. Risposte a domande retoriche — poiché le domande retoriche non vengono poste con l'aspettativa di una risposta, dare una risposta viola un'aspettativa conversazionale e sorprende la persona che ha posto la domanda. Ciò può quindi essere percepito come divertente e l'intenzione è solitamente quella di intrattenere un interlocutore.
  8. Risposte argute ad affermazioni serie — risposte intelligenti, incongrue o prive di senso a un'affermazione o a una domanda che doveva essere seria. L'affermazione viene deliberatamente fraintesa in modo che chi parla risponda con un significato diverso da quello previsto.
  9. Doppi sensi (double entendres) — un'affermazione o una parola vengono deliberatamente fraintese o travisate in modo da evocare un duplice significato, che spesso è di natura sessuale.
  10. Trasformazioni di espressioni fisse — trasformazione di detti, cliché o adagi noti in affermazioni nuove, in inglese basate anche su pronuncia simile (ad esempio, lamentela di un uomo calvo: "Hair today, gone tomorrow").
  11. Giochi di parole: uso umoristico di una parola che evoca un secondo significato, solitamente basato su un omofono (cioè una parola con un significato diverso che suona allo stesso modo).

Sebbene queste categorie non si escludano a vicenda e possano esserci altre forme di spiritosismo spontaneo che si verificano nella conversazione naturale ma non sono osservate nei talk show televisivi (Wyer e Collins, 1992), questo elenco fornisce un utile punto di partenza per pensare ai molti diversi modi in cui l'umorismo può essere espresso. Neal Norrick (1984) ha anche discusso quelle che chiamava battute di spirito conversazionali, che sono detti o espressioni umoristiche usate abitualmente e in modo ricorrente nelle conversazioni (e.g."faster than greased lightning," or "bring that up again and we'll vote on it" in response to someone belching). Oltre a queste forme verbali di umorismo, le persone spesso creano intenzionalmente umorismo anche nelle interazioni sociali con mezzi non verbali, come espressioni facciali divertenti o esagerate, modi strani di camminare, gesti corporei o manierismi.

Umorismo involontario

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Oltre alle cose che le persone dicono e fanno durante le interazioni sociali con l'intenzione di divertire gli altri, molta allegria e risate derivano anche da espressioni o azioni che non intendono essere divertenti (Wyer e Collins, 1992). I professori di letteratura inglese Alleen Nilsen e Don Nilsen (2000) le chiamavano umorismo accidentale, che dividevano in forme fisiche e linguistiche. L'umorismo fisico accidentale include piccoli incidenti e cadute, come la persona che scivola su una buccia di banana o si versa una bevanda sulla camicia. Questo tipo di eventi sono divertenti quando si verificano in modo sorprendente e incongruo e quando la persona che li vive non è gravemente ferita o molto imbarazzata. Questo tipo di umorismo costituisce anche la base della commedia slapstick e demenziale.

L'umorismo linguistico accidentale nasce da errori di ortografia, pronuncia errata, errori di logica e tipi di confusioni verbali chiamati lapsus freudiani, malapropismi e spoonerismi. Questo tipo di umorismo involontario si verifica, ad esempio, nei titoli dei giornali in cui un'ambiguità crea un significato alternativo umoristico (ad esempio, "Le prostitute si rivolgono al pap(p)a"; Red tape holds up bridge). Lo spoonerismo è un errore linguistico in cui i suoni iniziali di due o più parole vengono trasposti, creando un nuovo significato non intenzionale e divertente. Prendono il nome da un presbitero britannico del diciannovesimo secolo di nome William Spooner che spesso commetteva tali errori nei suoi sermoni e discorsi (ad esempio, si dice che abbia proposto un brindisi alla regina Vittoria, dicendo "Three cheers for our queer old dean").

In sintesi, l'umorismo è un tipo onnipresente di interazione sociale che assume molte forme diverse. I tipi di umorismo colloquiale, compreso il racconto di barzellette, l'arguzia spiritosa e spontanea, e l'umorismo involontario, sono di particolare interesse per gli psicologi. Tuttavia, fino a poco tempo fa, la maggior parte della ricerca psicologica sull'umorismo si concentrava principalmente su barzellette, vignette e cartoons (che sono essenzialmente barzellette visive) e generalmente ignorava gli altri tipi. Ciò è in gran parte dovuto alla natura autonoma e indipendente dal contesto delle barzellette e dei cartoni animati, che li rende molto facili da trasportare in un ambiente di laboratorio. Nel corso degli anni sono stati condotti numerosi studi in cui ai partecipanti (di solito seduti da soli in un laboratorio) sono stati presentati vari tipi di barzellette e cartoni animati in una varietà di condizioni sperimentali ed è stato loro chiesto di valutarli in termini di comicità. Pertanto, nella ricerca sull'umorismo, battute e cartoni animati sono serviti a lungo come l'equivalente dei T-maze o delle sillabe insensate in altri campi, fornendo agli sperimentatori una variabile indipendente che può aiutare a controllare l'input nelle indagini su questo concetto piuttosto nebuloso.

Tuttavia, in questo tipo di studi, l'umorismo viene rimosso dal suo contesto sociale naturale e, sebbene questi metodi abbiano consentito ai ricercatori di fare molte scoperte interessanti, non sono così utili per studiare le forme e le funzioni dell'umorismo come avviene normalmente nell'interazione sociale. A differenza dello studio in laboratorio delle risposte dei partecipanti alle battute, è più difficile indagare le forme spontanee di umorismo che emergono nelle conversazioni quotidiane e dipendono dal contesto sociale. Per questo tipo di ricerca, i ricercatori potrebbero aver bisogno di uscire dal laboratorio e studiare l'umorismo così come si presenta spontaneamente in contesti naturalistici, o almeno far interagire tra loro diadi o gruppi di persone in laboratorio.

Oltre ad essere il fulcro della maggior parte delle ricerche, le barzellette sono servite anche come prototipo dell'umorismo in molte teorie del passato, che tendevano a concentrarsi in particolare sui processi cognitivi alla base della comprensione di questi tipi di umorismo. Poiché la comprensione delle barzellette può essere in qualche modo diversa dai processi cognitivi coinvolti in altre forme di umorismo, queste teorie erano spesso inadeguate a spiegare tutti i tipi di umorismo. Più recentemente, i ricercatori stanno iniziando a sviluppare teorie che tengono conto di altri tipi di umorismo che si verificano nell'interazione sociale oltre alle barzellette (ad esempio, Wyer e Collins, 1992). Queste teorie spesso incorporano gli aspetti emotivi e sociali dell'umorismo così come anche gli elementi cognitivi.

  Per approfondire, vedi Serie delle interpretazioni e Serie dei sentimenti.