Ridere per ridere/Coping emotivo
Umorismo come coping emotivo
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Oltre agli aspetti cognitivi dell'umorismo, numerosi ricercatori sullo sviluppo hanno suggerito che l'umorismo serve come metodo con cui i bambini possono affrontare argomenti emotivamente eccitanti e minacciosi. Scherzando e ridendo su questioni che normalmente suscitano sentimenti di ansia e tensione, i bambini riescono a sentirsi meno minacciati e ad acquisire un senso di padronanza. Come abbiamo visto, Freud (1960 [1905]) ha suggerito che le battute sono un modo per esprimere argomenti tabù relativi al sesso e all'aggressività in un modo socialmente accettabile, consentendo all'individuo di liberare sentimenti di ansia associati a questi argomenti. Allo stesso modo, Levine (1977) ha esteso l'idea dell'umorismo come forma di padronanza cognitiva (discussa in precedenza) per suggerire che l'umorismo e la risata sono un modo per affermare la padronanza nei domini emotivi e interpersonali, oltre che cognitivi.
Nei suoi casi di studio sull'umorismo nei bambini su base psicoanalitica, Wolfenstein (1954) notò che gran parte dell'umorismo infantile si riferisce ad argomenti potenzialmente dolorosi, che suscitano ansia o che inducono senso di colpa come la morte, la violenza, la distruzione, la punizione, la malattia, le funzioni corporee, la sessualità e stupidità. Impegnandosi nella fantasia giocosa dell'umorismo, il bambino è in grado di trasformare una situazione minacciosa in qualcosa di cui ridere e divertirsi. Scrivendo di gioco più in generale, Sutton-Smith (2003) ha suggerito che "play can be defined as behavioral parody of emotional vulnerability because it both mimics and inverts the primary emotions ironically" (p. 13). La funzione essenziale del gioco, ha suggerito, "is to make fun of the emotional vulnerabilities of anger, fear, shock, disgust, loneliness, and narcissism" (p. 13). Anche l'umorismo, come forma di gioco mentale, presumibilmente svolge queste funzioni.
Loeb e Wood (1986) hanno delineato un modello di sviluppo dell'umorismo basato sugli otto stadi dello sviluppo psicosociale di Erikson, suggerendo che l'umorismo può essere un metodo per affrontare i conflitti derivanti dalle successive crisi evolutive di fiducia contro sfiducia, autonomia contro vergogna, iniziativa contro senso di colpa, operosità contro inferiorità e così via. Allo stesso modo, Paul McGhee (1979) ha osservato che gli argomenti su cui i bambini sono più propensi a fare battute e ridere nelle diverse età sono quelli comunemente associati a tensioni, conflitti e ansie in ogni fase dello sviluppo. Per i bambini piccoli che attraversano le prove e le tribolazioni dell'addestramento all'uso del vasino, quando le attività e gli incidenti legati all'uso della toilet diventano sempre più fonti di tensione emotiva, una grande quantità di risate è generata dall'umorismo scatologico relativo alla defecazione, alla minzione, alla flatulenza e così via. La semplice ripetizione di parole relative alla toilet ("cacca", "pipì", "scoreggia") è sufficiente per produrre fragorose risate.
Man mano che i bambini in età prescolare diventano consapevoli e preoccupati per le differenze fisiche tra i sessi, anche questo diventa argomento su cui scherzare. I continui sentimenti di conflitto e tensione riguardo all'attività sessuale durante l'infanzia e l'età adulta contribuiscono alla continua popolarità delle battute sessuali. La forte enfasi posta sui risultati intellettuali e sulla razionalità durante gli anni scolastici produce anche ansie riguardo al rendimento intellettuale, portando a scherzare molto sulla stupidità e sul comportamento irrazionale. L'uso dell'umorismo per affrontare argomenti potenzialmente minacciosi è visibile anche nella popolarità tra bambini e adolescenti di barzellette "sick", battute "dead baby" e umorismo "grasso" o "disgustoso" nei film e nei programmi televisivi che descrivono flatulenza, vomito a spruzzo e altre funzioni corporee (Herzog e Bush, 1994; Herzog e Karafa, 1998; Oppliger e Zillmann, 1997).
Sebbene una notevole quantità di ricerche abbia esaminato il ruolo dell'umorismo nel coping degli adulti (di cui parlerò nel Capitolo 9), la ricerca empirica sull'uso dell'umorismo da parte dei bambini nel coping emotivo è purtroppo molto limitata (R. A. Martin, 1989). Lo psicologo danese Martin Fiihr (2002) ha somministrato la Coping Humor Scale (CHS) insieme ad un questionario sugli usi dell'umorismo nel coping a 960 bambini di età compresa tra 10 e 16 anni. Le analisi fattoriali hanno rivelato tre fattori: (1) l'uso dell'umorismo per far fronte all'incertezza e allo stress; (2) umorismo aggressivo che prende in giro gli altri; e (3) l'umorismo come mezzo per migliorare il proprio umore. È stato scoperto che i ragazzi usavano forme di umorismo più aggressive per coping, mentre le ragazze nella maggior parte riferivano di usare l'umorismo come stimolo dell'umore (appunto!). L'uso dell'umorismo per affrontare (=coping) l'incertezza e lo stress aumentava con l'età sia per i ragazzi che per le ragazze. Con l'aumentare dell'età, le ragazze avevano maggiori probabilità di usare l'umorismo come stimolo dell'umore, mentre l'uso da parte dei ragazzi di questa funzione dell'umorismo diminuiva leggermente. Sono necessarie ulteriori ricerche per esaminare l'efficacia dei diversi tipi di umorismo nell'affrontare varie fonti di disagio emotivo, nonché i cambiamenti evolutivi nell'uso dell'umorismo per coping a partire dalla prima infanzia.