La prima singolare è perfettamente parallela al latino ego/me, con ἐ- protetico nei casi diversi dal nominativo. Dal puro tema dell'accusativo ἐμέ si è poi formato il resto della flessione con le terminazioni tematiche[1].
La seconda singolare σύ in origine era τύ (da *tw/twe), come in latino e in dorico. L'accusativo *τϝέ si è poi assibilato in σέ estendendo il sigma a tutta la flessione[2].
Nel duale νώ si riconosce il grado forte di *nōs/nēs/n̥s che ha dato al latino nos[3].
La prima plurale viene dal grado zero di *nōs/nēs/n̥s con il suffisso *-sme, con vocalizzazione della sonante, caduta del sigma e allungamento di compenso: *n̥σμε- > *ἁσμε- > ἁμε- > ἡμε- (con mutazione ᾱ > η solo in ionico e in attico), cui si uniscono le terminazioni plurali atematiche. L'accusativo *ἡμεας ha subito una contrazione irregolare perché *ἡμῆς non sarebbe stato riconoscibile come accusativo[4].
La seconda plurale viene dal grado zero di *wos/wes/ws, che al grado forte ha dato vos al latino. A *ws si è poi aggiunta la particella *-sme ottenendo *ὑσμε- > ὑμε-, con lo stesso meccanismo della prima plurale[5].
Le forme della terza persona erano in origine dei riflessivi[6] (ricordiamo che in protoindoeuropeo il pronome personale di terza persona non esisteva) e la funzione riflessiva è conservata nelle forme accentate del singolare; quelle atone sono da considerarsi pronomi anaforici[7]. Tuttavia, queste forme di terza persona sono usate molto raramente e, in loro sostituzione, quando non sono riflessive (se sì si usa il pronome riflessivo ἑαυτόν), in attico si preferiva usare:
per il nominativo: οὗτος, αὕτη, τοῦτο ("codesto") oppure ἐκεῖνος, ἐκείνη, ἐκεῖνο ("quello") o ancora, soprattutto in principio di frase, ὁ δέ, ἡ δέ, τὸ δέ.
per tutti gli altri casi: αὐτός, αὐτή, αὐτό.
Le forme originarie della terza persona in attico sono utilizzate solo come riflessivi indiretti, ossia in una frase dipendente ma riferentisi al soggetto della principale: ὁ στρατηγὸς αἰτεῖ οἱ πιθέσθαι "il comandante chiede che gli si ubbidisca"
Nella lingua colloquiale come pronome allocutivo della seconda persona si utilizza il nominativo di οὗτος, αὕτη, τοῦτο preceduto dall'interiezione ὦ: es. "῏Ω οὗτος" = "Ehi, tu!".
Il pronome riflessivo si utilizza quando gli effetti dell'azione ricadono, in modo diretto o indiretto, sul soggetto stesso (es. io mi lavo = lavo me stesso). Un pronome personale non riflessivo non può essere utilizzato insieme ad un verbo coniugato alla stessa persona (ad es., λούω ἐμαυτόν è corretto, λούω με no); dal momento che nell'azione riflessiva l'oggetto (diretto o indiretto) è il soggetto stesso, questo pronome non possiede né nominativo né vocativo. Le prime due persone presentano solo il maschile e il femminile; la terza mostra tutti e tre i generi.
Da notare che questo pronome è formato, nel singolare, dalla radice del pronome personale all'accusativo (ἐμ-, σε-/σ-, ἑ-) più le forme di αὐτός; al plurale i due pronomi sono indipendenti, ma la terza persona possiede anche la forma ἑαυτ- modellata sul singolare, più frequente in attico. Le terze persone possono anche presentare la forma contratta αὑτ- invece di ἑαυτ-.
In attico la forma σφίσι(ν) viene usata solo come riflessivo indiretto, ossia in una proposizione dipendente ma riferentesi al soggetto della principale:
οἱ Ἀθηναῖοι αἰτοῦσι σφίσι νόμους τεθῆναι "gli ateniesi chiedono che siano fatte leggi per loro".
Il pronome reciproco si impiega quando i soggetti compiono l'azione l'uno sull'altro, reciprocamente. È quindi una sorta di pronome riflessivo collettivo in cui l'azione non ricade sui soggetti medesimi ma da uno sull'altro reciprocamente e per questo motivo manca del nominativo. I numeri sono solo quelli del duale e del plurale perché la reciprocità implica almeno due agenti. Dal momento che l'italiano non possiede un pronome di questo tipo la resa può essere varia:
Οἱ Ἕλληνες πρὸς ἀλλήλους μάχονται "I Greci combattono gli uni contro gli altri" oppure "I Greci si combattono reciprocamente" oppure "I Greci combattono fra loro"
Si formano unendo alla radice del pronome personale la vocale -ο- al singolare e -τερ- al plurale, con le uscite degli aggettivi della prima classe.
Prima persona
Seconda persona
Terza persona
Maschile
Femminile
Neutro
Maschile
Femminile
Neutro
Maschile
Femminile
Neutro
Singolare
ἐμός
ἐμή
ἐμόν
σός
σή
σόν
(ὅς)
(ἥ)
(ὅν)
Plurale
ἡμέτερος
ἡμετέρα
ἡμέτερον
ὑμέτερος
ὑμετέρα
ὑμέτερον
(σφέτερος)
(σφετέρα)
(σφέτερον)
Le forme delle terze persone non sono utilizzate in attico, che preferisce invece impiegare il genitivo del pronome riflessivo oppure, se non si riferisce al soggetto della frase, il gentivo di αὐτός concordato in persona, numero genere con il possessore:
Ὁ παῖς ὁρᾷ τοὺς φίλους ἑαυτοῦ "il ragazzo vede i suoi (propri) amici"
Ἡ κόρη ὁρᾷ τοὺς φίλους ἑαυτῆς "la ragazza vede i suoi (propri) amici"
Οἱ παῖδες ὁρῶσι τοὺς φίλους ἑαυτῶν "i ragazzi vedono i loro (propri) amici"
Ἡ κόρη ὁρᾷ τὸν παῖδα καὶ τοὺς φίλους αὐτοῦ "la ragazza vede il ragazzo e i suoi (di lui) amici"
Ὁ παῖς ὁρᾷ τὴν κόρην καὶ τὰς φίλας αὐτῆς "Il ragazzo vede la ragazza e le sue (di lei) amiche"
L'aggettivo possessivo non è molto usato e solitamente gli si preferisce il genitivo del pronome personale:
Può essere ampliato con l'aggiunta della particella -δε oppure legato a οὗτος: τοιόσδε, τοιάδε, τοιόνδε e τοιοῦτος, τοιαύτη, τοιοῦτον, più frequenti nella prosa attica.
Può essere ampliato con l'aggiunta della particella -δε oppure legato a οὗτος: τοσόσδε, τοσήδε, τοσόνδε e τοσοῦτος, τοσαύτη, τοσοῦτο, più frequenti nella prosa attica.
τηλίκος, τηλίκη, τηλίκον "di tale età" (anche "tanto grande")modifica
Singolare
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
τηλίκος
τηλίκη
τηλίκον
Genitivo
τηλίκου
τηλίκης
τηλίκου
Dativo
τηλίκῳ
τηλίκῃ
τηλίκῳ
Accusativo
τηλίκον
τηλίκην
τηλίκον
Duale
Maschile
Femminile
Neutro
Nom. - Acc. - Voc.
τηλίκω
τηλίκᾱ
τηλίκω
Genitivo - Dativo
τηλίκοιν
τηλίκαιν
τηλίκοιν
Plurale
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
τηλίκοι
τηλίκαι
τηλίκα
Genitivo
τηλίκων
τηλίκων
τηλίκων
Dativo
τηλίκοις
τηλίκαις
τηλίκοις
Accusativo
τηλίκους
τηλίκας
τηλίκα
Può essere ampliato con l'aggiunta della particella -δε oppure legato a οὗτος: τηλικόσδε, τηλικήδε, τηλικόνδε e τηλικοῦτος, τηλικαύτη, τηλικοῦτον, più frequenti nella prosa attica.
Ha la stessa flessione dell'articolo, con la differenza che la τ- iniziale qui è sostituita dallo spirito aspro e i nominativi singolari maschile e femminili sono accentati; inoltre, il nominativo maschile singolare ha l'uscita sigmatica.
Singolare
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
ὅς
ἥ
ὅ
Genitivo
οὗ
ἧς
οὗ
Dativo
ᾧ
ᾗ
ᾧ
Accusativo
ὅν
ἥν
ὅ
Duale
Maschile
Femminile
Neutro
Nom. - Acc. - Voc.
ὥ
ἅ
ὥ
Genitivo - Dativo
οἷν
αἷν
οἷν
Plurale
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
οἵ
αἵ
ἅ
Genitivo
ὧν
ὧν
ὧν
Dativo
οἷς
αἷς
οἷς
Accusativo
οὕς
ἅς
ἅ
Può essere rafforzato con la particella -περ: ὅσπερ, ἥπερ, ὅπερ, che ha il significato di "il quale appunto".
L'italiano non dispone di tale pronome e la resa varia a seconda del senso. In linea di massima occorre mettere in risalto l'aspetto della qualità cui questo pronome si riferisce:
ἀνὴρ οἷος εἶ "un uomo quale sei", "un uomo come te"
χρήματα οἵων δεῖ "beni quali di cui necessita", "beni del tipo di cui necessita"
γένοιο οἷος εἶ "che tu possa diventare ciò che sei", ossia "che tu possa esprimere le tue caratteristiche"
οἷα ἔπαθε, ταῦτα ἀγνοῶ "quali cose abbia sofferto, lo ignoro", "che tipo di cose abbia sofferto, lo ignoro"
L'espressione οἷός τ' εἰμί significa "essere in grado di" e, in forma impersonale, "è possibile".
ὅσος, ὅση, ὅσον "quanto, quanto grande (è)" (plur. "tutti quelli che, quanti")modifica
Singolare
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
ὅσος
ὅση
ὅσον
Genitivo
ὅσου
ὅσης
ὅσου
Dativo
ὅσῳ
ὅσῃ
ὅσῳ
Accusativo
ὅσον
ὅσην
ὅσον
Duale
Maschile
Femminile
Neutro
Nom. - Acc. - Voc.
ὅσω
ὅσᾱ
ὅσω
Genitivo - Dativo
ὅσοιν
ὅσαιν
ὅσοιν
Plurale
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
ὅσοι
ὅσαι
ὅσα
Genitivo
ὅσων
ὅσων
ὅσων
Dativo
ὅσοις
ὅσαις
ὅσοις
Accusativo
ὅσους
ὅσας
ὅσα
ὅσα ἔπαθε, ταῦτα ἀγνοῶ "quante cose abbia sofferto, lo ignoro"
ἕξει τοσαῦτα χρήματα, ὅσων δεῖ "avrà tanti beni quanti necessita"
È formato dall'unione di ὅς e τις, che si declinano entrambi. Da notare che gli accenti originari di ὅς non si adeguano alle nuove forme e quindi non si applica la legge del trocheo finale (ad es. ἥτις); inoltre, troviamo l'accento circonflesso anche sulla terzultima sillaba (ad es. οὗτινος). I casi retti del neutro singolare si trovano anche scritti ὅ τι e ὅ, τι per distinguerli dalla congiunzione ὅτι.
Singolare
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
ὅστις
ἥτις
ὅτι
Genitivo
οὗτινος (ὅτου)
ἧστινος
οὗτινος (ὅτου)
Dativo
ᾧτινι (ὅτῳ)
ᾗτινι
ᾧτινι (ὅτῳ)
Accusativo
ὅντινα
ἥντινα
ὅτι
Duale
Maschile
Femminile
Neutro
Nom. - Acc. - Voc.
ὥτινε
ἅτινε
ὥτινε
Genitivo - Dativo
οἷντινοιν
αἷντιναιν
οἷντινοιν
Plurale
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
οἵτινες
αἵτινες
ἅτινα (ἅττα)
Genitivo
ὧντινων
ὧντινων
ὧντινων
Dativo
οἷστισι(ν) (ὅτοισι(ν))
αἷστισι(ν)
οἷστισι(ν) (ὅτοισι(ν))
Accusativo
οὕστινας
ἅστινας
ἅτινα (ἅττα)
Oltre alla funzione di indefinito può anche essere utilizzato come interrogativo indiretto:
ξεῖνος ὅδ', οὐκ οἶδ' ὅς τις [ἐστίν] (Odissea) "Non so chi sia questo straniero"
L'infisso -τερ- con cui è formato indica opposizione fra due sole unità, esattamente come l'omologo latino alter, altera, alterum. Unito alle negazioni οὐ e μή dà οὐδέτερος e μηδέτερος che significano "nessuno dei due". Unito al prefisso ἑκα- dà ἑκάτερος "ciascuno dei due, entrambi".
Singolare
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
ἕτερος
ἑτέρα
ἕτερον
Genitivo
ἑτέρου
ἑτέρας
ἑτέρου
Dativo
ἑτέρῳ
ἑτέρᾳ
ἑτέρῳ
Accusativo
ἕτερον
ἑτέραν
ἕτερον
Duale
Maschile
Femminile
Neutro
Nom. - Acc. - Voc.
ἑτέρω
ἑτέρᾱ
ἑτέρω
Genitivo - Dativo
ἑτέροιν
ἑτέραιν
ἑτέροιν
Plurale
Maschile
Femminile
Neutro
Nominativo
ἕτεροι
ἕτεραι
ἕτερα
Genitivo
ἑτέρων
ἑτέρων
ἑτέρων
Dativo
ἑτέροις
ἑτέραις
ἑτέροις
Accusativo
ἑτέρους
ἑτέρας
ἕτερα
ἄλλος, ἄλλη, ἄλλο "altro (fra più di due)"modifica
Da notare i casi retti del neutro singolare che escono in -ο (originariamente *ἄλλοδ, esattamente come le medesime forme dell'articolo).
↑Agnello, Arnaldo Orlando, Manuale del greco antico. Con un profilo di greco moderno, Palumbo, 1998, pag. 176.
↑Agnello, Arnaldo Orlando, Manuale del greco antico. Con un profilo di greco moderno, Palumbo, 1998, pag. 176.
↑Agnello, Arnaldo Orlando, Manuale del greco antico. Con un profilo di greco moderno, Palumbo, 1998, pag. 177.
↑Agnello, Arnaldo Orlando, Manuale del greco antico. Con un profilo di greco moderno, Palumbo, 1998, pag. 176.
↑Agnello, Arnaldo Orlando, Manuale del greco antico. Con un profilo di greco moderno, Palumbo, 1998, pag. 177.
↑Derivano infatti dal tema indoeuropeo *swe/se che ha dato al latino sui, sibi, se; il passaggio è stato infatti *swe > *σϝε > *σε > ἑ. Nel plurale si ritiene che al pronome indoeuropeo al grado zero *s si fosse aggiunto un suffisso di caso strumentale -φι, creando il dativo σφι(ν) attestato in Omero. L'accusativo fu inizialmente σφε, anch'esso attestato in Omero, da cui furono derivati analogicamente gli altri casi (nom. σφε + ες > σφεῖς, gen. σφε + ων > σφῶν, acc. σφε + ας > σφᾶς; il dativo analogico fu invece σφισι(ν), da σφι + σι(ν), l'uscita usuale del dativo plurale nella terza declinazione). Le forme del duale sono attestate solo in Omero.
↑Giacinto Agnello, Arnaldo Orlando, Manuale del greco antico. Con un profilo di greco moderno, vol. Teoria, Palumbo, 1998, pag. 177