Taumaturgia messianica/Capitolo 10
Il battesimo di Gesù (Matteo 3:13-17)
modificaConsideriamo ora il racconto di Matteo in merito al battesimo di Gesù. Conta come un miracolo a causa della voce dal cielo e del segno della colomba:
Nel miracolo, Dio proclamò Gesù Suo unico Figlio prediletto. Il segno della colomba indicava che era pieno di Spirito Santo. In analogia con l'opera dello Spirito Santo sui leader speciali nell'Antico Testamento, lo Spirito Santo era presente in Gesù per potenziare il suo ministero pubblico.
Come intendiamo questo potenziamento? Gesù è pienamente Dio. Come Dio, è colmo di tutta la sapienza e potenza divina, e quindi pienamente capace di tutta la sua opera sulla terra. Eppure sappiamo anche che l'opera di Dio è simultaneamente l'opera del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Quindi deduciamo che il Padre e lo Spirito Santo erano entrambi presenti nell'opera di Gesù come Dio. Inoltre, Gesù è pienamente uomo. Sotto questo aspetto è come i giudici, i profeti e i re che Dio elesse nell'Antico Testamento e dotati del suo Spirito. I profeti come Mosè, Elia ed Eliseo compirono opere miracolose che nessun semplice uomo poteva compiere. Per analogia, lo Spirito Santo è sceso su Gesù secondo la sua natura umana, affinché compisse la sua opera, compresa quella dei miracoli.
Figlio di Dio
modificaIl miracolo ha come fulcro l'annuncio della relazione speciale di Cristo con il Padre, e il favore speciale del Padre che rimane in lui. Questa relazione speciale è espressa dal dono dello Spirito Santo. Le parole del cielo contengono allusioni a Salmo 2:7 e Isaia 42:1.[1] Vale la pena esaminare queste allusioni.
Per prima cosa, consideriamo Salmo 2:7 che riporta: "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato". Salmo 2:7 parla sullo sfondo della regalità di Davide e della promessa di Dio che l'ultimo re messianico sarebbe stato un discendente di Davide. La regalità davidica dei tempi dell'Antico Testamento indica l'ultimo re messianico. La parola "oggi" nel Salmo 2:7 non identifica il tempo della nascita di Gesù, ma il tempo della sua intronizzazione, come indica il versetto precedente: "Ho insediato il mio re sopra Sion, il mio santo monte" (Salmo 2:6). Questa attenzione all'intronizzazione è confermata da Atti 13:33, che cita Salmo 2:7 e lo collega alla risurrezione di Cristo:
L'intronizzazione di Cristo manifesta apertamente il fatto che egli è Figlio di Dio: egli "è stato dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore" (Romani 1:4). Ma egli era già Figlio di Dio al momento del battesimo, secondo Matteo 3:17. Inoltre, la sua filiazione al momento del battesimo presuppone la sua nascita da vergine. E la nascita verginale presuppone la sua relazione eterna con Dio Padre. Egli è sempre il Figlio, sempre generato dal Padre. Questa eterna generazione costituisce lo sfondo per tutte le successive manifestazioni della sua filiazione nel tempo e nello spazio. Le manifestazioni nel tempo sono sempre in armonia con chi egli sempre è.[2]
Matteo 3:17 contiene anche un'allusione a Isaia 42:1: "Ecco il mio servo che io sostengo". Israele era in un certo senso il servo del Signore, ma ripetutamente non gli obbedì. Gesù, al contrario, è il vero Israele, il vero servo, che porta la salvezza attraverso la sua morte e risurrezione, come predetto nel passaggio del servo in Isaia 52:13-53:12. La relazione speciale tra il Padre e il Cristo incarnato ha il suo ultimo fondamento divino nella comunione eterna tra il Padre e il Figlio per mezzo dello Spirito Santo. Ma ora questa relazione si è espressa nello spazio e nel tempo. Il Figlio si è incarnato allo scopo di compiere la redenzione.
La comunione tra il Padre e il Figlio caratterizzò l'intero ministero terreno di Gesù. Si espresse alla croce nella confessione del centurione: "Davvero costui era Figlio di Dio!" (Matteo 27:54). La filiazione giunse all'espressione culminante nella risurrezione e nell'ascensione di Cristo. L'ascensione era implicitamente sullo sfondo quando Cristo affermò che "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Matteo 28:18). "Ogni potere" è l'autorità di Dio Padre, quindi presuppone l'intima comunione tra il Padre e il Figlio. La promessa di Cristo di essere "con voi" (Matteo 28:20) è una promessa della presenza universale di Dio, che presuppone l'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. L'unità di un Dio in tre persone è ulteriormente espressa nella formula del battesimo "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Matteo 28:19). Insieme, queste espressioni in Matteo fanno conoscere la filiazione del Cristo in modo parallelo alla descrizione in Romani 1:3-4:
La Bibbia ci chiama a rispondere a questa rivelazione della Figliolanza di Gesù riconoscendolo come Figlio di Dio e ricevendo l'adozione come figli. Quando riceviamo l'adozione, rispondiamo lodandolo e glorificando il nome di Cristo.
Possiamo riassumere il significato della Filiazione di Cristo usando il Triangolo di Clowney. Il lato verticale del triangolo rappresenta il significato del miracolo della voce dal cielo nel momento in cui si verifica. La voce (la manifestazione fisica) ha il significato di annunciare la Figliolanza. Da lì possiamo andare avanti nella nostra interpretazione verso la risurrezione e l'ascensione di Cristo (si veda fig. 22).
Identificazione battesimale
modificaIn stretta connessione con la voce dal cielo abbiamo il battesimo di Gesù. Matteo riporta che Giovanni Battista in un primo momento si oppose all'idea di battezzare Gesù: "Giovanni però voleva impedirglielo" (Matteo 3:14). Il battesimo di Giovanni era esplicitamente definito come un battesimo "di pentimento" (v. 11), che implicava che le persone "confessassero i loro peccati" (v. 6). In qualche modo Giovanni era consapevole che questo tipo di battesimo non si addiceva a Gesù. Egli non aveva peccati. Ma Gesù comunque indicò che il battesimo non solo era appropriato, ma aveva lo scopo di adempiere "ogni giustizia" (v. 15).
Come interpretiamo questo insieme di idee? Gesù è già stato presentato in Matteo 2:15 come il vero Israele, il vero Figlio, il Figlio obbediente in contrasto con la ripetuta disobbedienza dell'Israele storico. Battezzandosi, si identificò con i peccatori d'Israele che stavano venendo per battezzarsi. In effetti, confessava non i propri peccati (che non ne aveva) ma i peccati di Israele, la nazione che era chiamato a rappresentare. Si identificava con i peccatori.
Questo tipo di identificazione era ovviamente confermato dalla sua pratica di mangiare e bere con pubblicani e peccatori. Quella pratica a sua volta indicava la croce, dove sarebbe stato il portatore di peccato per il suo popolo: "....come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Matteo 20:28; cfr. Isaia 53:11-12).
Questa verità si applica a noi. Riceviamo il perdono quando ci pentiamo e ci rivolgiamo a Cristo per la salvezza.
In sintesi, possiamo disegnare un triangolo a rappresentare il tema dell'identificazione di Gesù con i peccatori (si veda fig. 23).
Implicazioni di significato più ampie nel battesimo di Gesù
modificaCome al solito, i significati di questo miracolo hanno implicazioni più ampie. Abbiamo già notato che tutto il ministero terreno di Gesù si è svolto in comunione con il Padre e con lo Spirito. La Figliolanza di Gesù stava alla radice di ogni miracolo, di ogni atto di perdono e di ogni parola di insegnamento. La crocifissione e la risurrezione di Gesù esprimevano sia la sua identificazione con i peccatori che la sua Filiazione divina.[3]
Poi, nel libro degli Atti, Gesù per la potenza dello Spirito Santo dona agli uomini il privilegio della filiazione. Egli dà il perdono dei peccati sulla base della sua morte sostitutiva. Il battesimo è il segno dell'unione a Cristo, e quindi include implicitamente la promessa della filiazione e del perdono (Matteo 28:19). Dal tempo della Pentecoste in poi, il vangelo di Cristo si diffonde alle nazioni del mondo. Persone di tutte le nazioni ricevono la conoscenza e gli effetti della Figliolanza di Gesù e del perdono dai peccati. Da ultimo, alla Fine dei tempi, il popolo di Dio riceverà la perfetta filiazione e la completa fine del peccato:
Come di consueto, possiamo riassumere le implicazioni più ampie in una serie di cerchi in espansione (si veda fig. 24).
Applicazioni
modificaUna comprensione del quadro più ampio suggerisce ancora delle applicazioni. Primo, noi ascoltatori dovremmo prendere a cuore che Gesù è il Figlio di Dio unico, che realizza il piano di Dio per portare la salvezza. La salvezza si trova in Gesù, non in alternative contraffatte. Possiamo anche vedere la relazione della Figliolanza di Gesù con la nostra figliolanza. Sei alienato da Dio a causa del peccato? Puoi diventare un figlio di Dio tramite Gesù il Figlio:
Rallegriamoci quindi, e lodiamo Dio per il dono di Suo Figlio e per il dono di essere stati adottati come Suoi figli.
Note
modificaPer approfondire, vedi Ecco l'uomo, Gesù e il problema di una vita, Indagine Post Mortem e Serie cristologica. |
- ↑ D. A. Carson, "Matthew", in The Expositor’s Bible Commentary, ediz. riv., cur. Tremper Longman III & David E. Garland, vol. 9 (Grand Rapids, MI: Zondervan, 2010), 137–138. R. T. France esplora anche una possibile allusione a Genesi 22:2 (R. T. France, The Gospel of Matthew [Grand Rapids, MI: Eerdmans, 2007], 123). Teologicamente, il sacrificio di Isacco da parte di Abramo allude al sacrificio di Cristo. Quindi ha senso un possibile collegamento tra Matteo 4:17 e Genesi 22:2.
- ↑ Questa armonia è un'indicazione fondamentale che c'è una relazione eterna del Padre con il Figlio all'interno della Trinità e un'eterna generazione.
- ↑ Si vedano, int. al., C. Journet, Per una teologia ecclesiale della storia della salvezza, Napoli 1972; G. Segalla, "La cristologia soteriologica dei miracoli nei sinottici", Teologia 5 (1987), pp. 147-151; N. T. Wright, Jesus and the Victory of God. Minneapolis: Fortress, 1996.