Messianismo Chabad e la redenzione del mondo/Tenacia nell'attesa messianica

Indice del libro


IL MESSAGGIO DI RABBI YOSEF YITZCHOK

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Shulchan Aruch ba’al HaTanya Orech Haim, di Rabbi Shneur Zalman di Liadi, da 1-215, Kapust 1816 (secondo il frontespizio), I edizione

Tenacia nell'attesa messianica modifica

 
Yosef Yitzchok Schneersohn, il Frierdiker Rebbe di Chabad-Lubavitch

Rabbi Yosef Yitzchok credeva di vivere nel tempo in cui il Messia sarebbe stato rivelato e interpretò le difficoltà imposte al popolo coi pogrom e l'Olocausto quali doglie di parto per l'avvento del Messia. Ciò diventa evidente nel fatto che chiamò questi tempi "il periodo di ikvesa diMeshicha", un termine midrashico che significa "le orme del Messia", che implica il periodo alla fine dell'esilio.[1] In altre parole, questo era il tempo della generazione che seguiva le orme del Messia,[2] a significare che secondo lui la venuta del Messia era vicina. Inoltre, il mondo era alla "vigilia della redenzione", un tempo che, secondo Isaia 24, sarà caratterizzato da un'estrema agitazione, che Rabbi Yosef Yitzchok interpretava come "le doglie del parto di Moshiach". Queste infatti avevano già avuto un effetto su "tutti noi", disse, stabilendo così il fatto che tali tempi difficili erano già nel mondo e che loro, leader e seguaci, vi ci si trovavano tutti insieme.[3]

Sebbene non venga fatto alcun riferimento alla Tanya, in quelle sezioni in cui Rabbi Yosef Yitzchok scrive che i tempi sono maturi per l'avvento del Messia, cita invece fonti rabbiniche, ma è chiaro che si esprime nello stesso modo di Zalman prima lui. In Iggeret ha-Kodesh e Kuntres Acharon, Zalman scrive dell '"avvento del Messia", בעקבות משיחא, un'espressione che letteralmente significa "sulla scia del Messia" o "sulle orme del Messia/alle calcagna del Messia". La Tanya parla anche di נשמות דורותינו אלה דעקבי משיח — "le anime delle nostre generazioni che vivono nel periodo precedente alla venuta del Messia". [4]

Se qualcuno è "alle calcagna" di qualcun altro, non c'è tempo da perdere o spazio per ritardare. Se la generazione in cui viveva Zalman era sulla scia del Messia, le sue aspettative messianiche erano immediate e attive. Allo stesso modo è impossibile non vedere l'interpretazione di Rabbi Yosef Yitzchok dei tempi in cui viveva (200 anni dopo Zalman) come meno acuta riguardo alla venuta del Messia. Naturalmente Rabbi Yosef Yitzchok menziona questo fatto più frequentemente, ma gli eventi del tempo, come la pressione costante della guerra e della persecuzione, possono averlo spinto a farlo. Le parole e l'interpretazione del tempo nella linea temporale escatologica sono le stesse della Tanya.

Inoltre, Rabbi Yosef Yitzchok offrì speranza dicendo che le doglie del parto del Messia non erano del tutto terribili, poiché il tempo orrendo in cui vivevano avrebbe avuto un effetto purificatore sulla nazione ebraica e l'avrebbe purificata da ogni lordura corporea. Il Rebbe afferma: "il problema, Dio non voglia, durante la fine dell'esilio non è solo una punizione per il passato, ma anche una causa del bene ultimo, la completa Redenzione".[5] Proprio come l'acqua bollente purifica, così fanno le difficoltà e le tribolazioni. Ciò che stava accadendo nel mondo doveva anche essere paragonato agli intensi preparativi per il pasto dello Shabbat, appena prima del momento dell'accensione delle candele. In tal senso, il giorno dello Shabbat è imminente — l'ultimo giorno di Shabbat in cui tutte le difficoltà sarebbero finite.[6]

Non solo erano questi i tempi in cui stava nascendo il Messia, ma sarebbe finito l'esilio (mistico) spirituale e fisico, esilio che rappresentava un'altra minaccia per il popolo ebraico. Rabbi Yosef Yitzchok paragonò la fine di questo esilio all'esodo dall'Egitto, dove gli Israeliti dovettero affrontare gli Amaleciti, che cercarono di far estraniare gli israeliti dalla Torah e dai comandamenti. Secondo Rabbi Yosef Yitzchok, il tempo appena prima dell'avvento del Messia sarebbe stato simile al tempo degli Amaleciti: ci sarebbero stati coloro che avrebbero tentato di rendere gli ebrei insensibili alle promesse di Dio rivelate nella Torah.[7]

Nel capitolo 47 della Tanya c'è una spiegazione della schiavitù dell'anima come forma di schiavitù in Egitto. Zalman dice che ci deve essere anche un Esodo per l'anima, il che significa superare tutti gli ostacoli per servire Dio:

« Al tempo dell'esodo originale dall'Egitto, gli insolenti Amaleciti calarono sugli ebrei per farci raffreddare nei riguardi della Torah, delle mitzvos e del Divino. Proprio come fu allora, così è prima della Redenzione finale. Ci sono quelli che cercano di rendere gli ebrei frigidi e insensibili alle promesse di Dio rivelate nella Torah e tramite le parole dei nostri profeti e saggi di benedetta memoria. »
(Schneersohn 1999:113[8])

Secondo Rabbi Yosef Yitzchok, il tempo del Messia era il tempo in cui gli ebrei si sarebbero raffreddati nella loro fede e nello yiddishkeit. Era ovviamente il momento giusto per prendere coscienza delle promesse contenute nelle profezie bibliche e per vederle adempiute. L'Esodo diventa sia per Zalman che per Rabbi Yosef Yitzchok un simbolo di ciò che deve avvenire durante i giorni prima dell'avvento del Messia. L'anima ebrea doveva affrontare ostacoli da superare: ostacoli all'obbedienza dei comandamenti, che a loro volta devono essere adempiuti per rendere questo mondo un luogo per Dio. Come spiegato nel Capitolo tre, secondo la Tanya il compito di rendere la terra una dimora per Dio è lo scopo messianico della creazione.

Rabbi Yosef Yitzchok descrisse i tempi difficili anche come "spine nella carne". Tali spine erano in realtà prove per il Tempo della Fine, ma Rabbi Yosef Yitzchok ancora una volta fornì ottimismo ai suoi seguaci: a ogni ebreo era stato dato il potere di vincere, in particolare attraverso il potere del sacrificio di sé (מסירת נפש mesirat nefesh).[9] Fa riferimento alla Tanya, ma non ai passaggi della Tanya che parlano specificamente del sacrificio di sé. Invece egli cita l'insegnamento di Zalman su come il cervello abbia autorità sul cuore. Il punto di Zalman è che è possibile obbedire ai comandamenti — fissandovi intellettualmente la mente e contemplando Dio. Tuttavia, la Tanya, capitolo 51, a cui si riferisce Rabbi Yosef Yitzchok, fa anche un collegamento con la capacità di sacrificio di ogni ebreo, dicendo che l’Ein Sof riempie tutti i mondi, e inoltre che l'essenza di Ein Sof è la stessa sia nel mondo superiore che in quello inferiore. Il concetto di sacrificio di sé è spiegato nella Tanya in diverse occasioni. Il motivo per cui Rabbi Yosef Yitzchok sembra così riluttante a fare riferimento alla Tanya, anche se i suoi temi principali sono presi direttamente da essa, non è chiara. È possibile che gli insegnamenti della Tanya siano così ben noti ai Lubavitcher che non è necessario alcun riferimento. Una teoria più plausibile è che si pensava che le fonti bibliche e rabbiniche avrebbero avuto un impatto maggiore su quei lettori che non erano necessariamente Lubavitcher, e che Chabad voleva raggiungere. Il desiderio di raggiungere una "nuova terra" è evidente nella decisione di stampare materiale in inglese e in altre importanti lingue moderne, tra cui anche l'italiano in tempi recenti. Il messaggio che i Lubavitcher vogliono trasmettere è che sono fermamente fondati sulla Bibbia e su fonti rabbiniche e che la credenza messianica è centrale in tutte queste cose.

Rabbi Yosef Yitzchok disse che la forza dell'autosacrificio si sarebbe rivelata ancora più fortemente alla fine dell'esilio che al tempo del Tempio, e quindi le persone in questi ultimi giorni avrebbero avuto sufficiente potenza per sopportare qualunque difficoltà si presentasse. Ciò che è necessario è la semplice fede in Dio e nella venuta del Messia. Anche, come dice Rabbi Yosef Yitzchok, i "semplici ebrei", cioè quelli con fede semplice, superano gli studiosi perché hanno un mesirat nefesh più grande e avranno la forza di resistere.[10] Il concetto di sacrificio di sé è per Zalman connesso alla santificazione di Dio e la rivelazione della gloria di Dio sugli uomini, come quando qualcuno si impegna nello studio della Torah o nel raduno di dieci uomini (מניין minyan). La Tanya esprime come ogni ebreo abbia la capacità di abnegare completamente se stesso in Dio,[11] e quindi, come fa Rabbi Yosef Yitzchok, di affermare anche lo stesso legame tra il sacrificio di sé e tutti i tipi di ebrei, anche quelli semplici. Nella Tanya, capitolo 18, Zalman scrive: "l’Ein Sof benedetto è rivestito della saggezza dell'anima umana, di qualunque tipo di ebreo essa possa essere".

Il popolo di Israele che vive nella Diaspora si trova sempre in diversi tipi di circostanze travagliate. Rabbi Yosef Yitzchok spiega come si sentano angosciati per essere stati banditi dalle loro case, anche se sanno che questo è solo uno stato temporaneo dell'esistenza. Essere un popolo senza casa provoca anche sentimenti di vergogna e di essere inutili. Rabbi Yosef Yitzchok dice che questo è vero anche per le persone benestanti, che sembrano godere dei piaceri fisici nella vita e vivono in armonia con il regime del paese in cui vivono. Egli avverte che dovrebbero prestare attenzione perché i governanti "sembrano amici quando è a proprio vantaggio" (Pirkei Avot 2:3). Inoltre, un popolo in esilio non solo soffre fisicamente, ma anche spiritualmente. Nonostante tutto ciò, le persone possono star di buon animo poiché tutto questo cambierà al tempo del Messia. La consolazione ultima verrà tramite il Messia.[12]

Pertanto, vediamo diversi collegamenti cruciali tra la Tanya e Rabbi Yosef Yitzchok. Prima di tutto condividono la convinzione che questa sia senza dubbio l'ora della Fine prima dell'arrivo del Messia. La venuta del Messia non è neanche una speranza lontana, ma sia Zalman che Rabbi Yosef Yitzchok sono esempi di un tipo immediato di messianismo. In secondo luogo, entrambi sottolineano la capacità innata in ogni ebreo, nonostante la propria posizione sociale o spirituale, di superare tutti gli ostacoli necessari per accogliere il Messia. Soprattutto, si dovrebbe usare il potere del sacrificio di sé. Al tempo di Rabbi Yosef Yitzchok questi ostacoli erano, ovviamente, le difficoltà e le lotte presentate dalle violente persecuzioni degli ebrei, che rendevano il suo messaggio ancora più disperato.

Note modifica

  1. Schneersohn 1999:7-8; Sotah 9:15.
  2. Igros Kodesh of the Rebbe Rayatz, vol. I 1986:488.
  3. Schneersohn 2001:230.
  4. Iggeret ha-Kodesh cap. 9; Kuntres Acharon, saggio 8. La Tanya fa riferimento a Sotah 49b, Rashi e Ez Chayim (per le implicazioni mistiche). Questo è un gioco di parole su Salmi 89:52.
  5. Schneersohn 1999:100, 107, 142-143, 196. Rabbi Yosef Yitzchok basa le sue argomentazioni su Ezechiele 20:33, Esodo 13:14 ("Shemos") e Sanhedrin 98b.
  6. Igros Kodesh of the Rebbe Rayatz, vol. II 1986:531.
  7. 306 Schneersohn 1999:113.
  8. Schneersohn 1999:113. Schneersohn fa riferimento a Tanhuma, Teitze 9 e a Rashi su Deuteronomio 25:18.
  9. Il potere di mesirat nefesh è spiegato da Rabbi Yosef Yitzchok sulla base della Tanya, cap. 51: la principale forza vitale di una persona sta nel cervello, da cui la vita si distribuisce in tutte le parti del corpo. Allo stesso modo l'anima dà vita al corpo, poiché il corpo è in realtà solo un indumento per l'anima. Tutti gli organi del corpo sono soggetti all'anima.
  10. Schneersohn 1999:8, 18.
  11. Tanya cap. 6.
  12. Schneersohn 2001:229-233, 249, 330.