Messianismo Chabad e la redenzione del mondo/Chassidismo
CHASSIDISMO
modificaCos'è lo chassidismo e chi è uno chassid? Per rispondere a queste domande si deve prima di tutto suddividere l'ebraismo in vari gruppi diversi, o anche "ebraismi", il che significa che questi gruppi a volte sono così dissimili che ciascuno di essi costituisce una religione diversa nell'esprimere la visione del mondo e la pratica religiosa.[1] L'ebraismo inoltre non è solo una religione, ma deve essere prima di tutto diviso in ebraismo religioso ed ebraismo secolare. Forse il gruppo religioso più visibile, sebbene non il più grande, è quello ultraortodosso (indicato anche come charedi חֲרֵדִי, plur. charedim), gruppo che è distinguibile da chiunque per stile di abbigliamento. Anche questo gruppo non è uniforme, ma è composto da due fazioni più grandi: tradizionale (o rabbinica) e chassidica,[2] e che erano/sono in opposizione tra loro. Questi due gruppi coprono una massa di sottogruppi, di cui Chabad-Lubavitch è una delle dinastie chassidiche, o scuole di pensiero,[3] originarie dell'Europa orientale negli anni 1700.
In origine la parola chassid non era collegata a un movimento del XVIII secolo dell'Europa orientale, ma deriva dalla parola חסד (chesed, "grazia", ma anche "lealtà" e "fedeltà"). Nella Bibbia, un chassid è qualcuno che abitualmente agisce con grazia verso gli altri.[4] Inoltre, nel Talmud, un chassid è qualcuno che fa uno sforzo, al di là di quanto è richiesto, per eseguire i comandamenti religiosi. Questo può essere sia nell'adorazione di Dio che nel comportamento verso un proprio simile.[5] Oggi un chassid è soprattutto un seguace di un dato rabbino chassidico. Nel caso dei Chassidim Chabad il termine si riferisce a qualcuno che (1) sente una connessione con Rabbi Schneerson, (2) studia gli insegnamenti del chassidismo e (3) si comporta come un chassid.[6]
È interessante notare che il vecchio scisma tra chassidim e tradizionalisti (mitnaggedim) ultimamente si è intensificato. Questo sta diventando vero per molte comunità in tutto il mondo. Allo stesso tempo, mentre le comunità ebraiche storicamente non chassidiche sono influenzate da rabbini chassidici e la leadership a volte passa a loro (cioè ai chabadisti), alcune comunità stanno rafforzando la secolare divisione.[7] Inoltre, accade spesso che i gruppi rivali assumano le reciproche idee ideologiche. Mentre prima i chassidim erano costretti a conformarsi ai valori mitnaggici, la tendenza è ora invertita e la cosa più eccezionale è forse l'enfasi e l'affiliazione aperta con il leader anche nei gruppi mitnaggici. Oggi, da un lato, oltre ad essere grandi studiosi talmudici, i rabbini mitnaggici devono anche essere leader carismatici in stile chassidico. D'altra parte, tuttavia, i gruppi chassidici attribuiscono una maggiore importanza allo studio talmudico e all'osservanza halakhica. Ciononostante, sembra che l'impatto chassidico sul mondo circostante sia maggiore e attiri allo stesso modo ebrei secolari e non chassidici. Lo studioso Joseph Dan non prevede un cambiamento in questo sviluppo nel prossimo futuro. Nel fornire ragioni per questo, egli menziona cause socio-economiche come gli alti tassi di natalità, madri altamente istruite che istruiscono i propri figli e l'adattamento alla nuova economia tecnologica.[8]
Dalla metà del XIX secolo, quando il movimento era ancora giovane, il chassidismo è stato oggetto di ampie ricerche. Per quanto riguarda il lavoro accademico sul chassidismo in generale, si può notare che importanti revisioni sono state apportate sin dai tempi di Gershom Scholem, Martin Buber e Simon Dubnow, i cui nomi hanno dominato a lungo la ricerca sul chassidismo. Gli emendamenti più importanti apportati dagli studiosi dagli anni 1980 sono 1) il fatto che lo chassidismo non è una tendenza passeggera nell'ebraismo, ma una forza da non sottovalutare e anche 2) i motivi storici e spirituali del chassidismo.[9]
La persona più comunemente accreditata come fondatore del chassidismo è il predicatore itinerante e taumaturgo Israel ben Eliezer (1698-1760), noto con il nome di Baal Shem Tov o l'acronimo Besht.[10] Molto probabilmente non aveva intenzione di iniziare un nuovo movimento. La sua vita è circondata da numerose leggende, aspetto centrale del chassidismo che riguarda anche altri leader e uomini santi. Le persone venivano dal Besht per cercare liberazione dai problemi legati all'anima, nonché a varie malattie e infertilità, o motivate dal desiderio di un amuleto che potesse proteggerle dalle malattie. Il Besht condusse anche esorcismi, annullava incantesimi e prediva il futuro. Poteva rivelare le precedenti incarnazioni di un'anima, una pratica che credeva nella reincarnazione delle anime: questa era una componente che i leader chassidici avevano preso dalla Cabala lurianica. Secondo le storie raccontate sul Besht, egli eseguiva miracoli di guarigione. Un esempio di ciò era comandare all'anima di un bambino morente di rientrare nel corpo. Una delle sue tecniche di guarigione era la preghiera estatica per la quale divenne famoso. A quei tempi, la preghiera in sé era vista come parte di rituali magici: si recitava un verso o un certo ordine di versi e si affermava che tale pratica avesse la virtù di guarire o di offrire protezione dal male. Il Besht usava la forma estatica della preghiera non solo durante lo svolgimento di una guarigione, ma anche come mezzo per le proprie esperienze mistiche.[11]
Il Besht credeva di avere una missione divina che non riguardava solo gli individui, ma era universale nel contesto ebraico.[12] Aveva ricevuto poteri per uno scopo, non per tenerli per sé, e la sua missione non era solo mondana, ma era anche quella di "difendere il popolo ebraico nelle corti celesti". Ciò veniva compiuto mediante l'ascesa della sua anima ai mondi superiori, dove portava le preghiere dei suoi seguaci e poteva redimere le anime dei peccatori.[13] Il Besht non scrisse alcun libro di propria mano, ma le sue tradizioni orali vennero scritte dai discepoli. Queste opere sono molto problematiche perché ci sono diverse versioni e interpretazioni.[14] Una di queste opere contiene una lettera, che il Besht avrebbe inviato a suo cognato, il rabbino Gershon di Kitov, che era immigrato in Terra di Israele.[15] Senza entrare nella storicità di tale lettera, essa dice qualcosa su come il primo chassidismo percepiva il Baal Shem Tov e le sue convinzioni. In questa lettera egli racconta una delle sue ascensioni dell'anima, dove incontra e parla con il Messia.[16] È interessante notare che questa lettera include un'importante nozione sul Messia — un'esperienza personale del Messia che ha avuto un grande impatto sulle generazioni successive di chassidim, in particolare sui Chassidim Chabad.[17]
Il 1772 fu un anno rivoluzionario per i primi chassidim a causa del risveglio delle aspirazioni messianiche guidato da uno studente di Besht: il rabbino Yechiel Michel di Zolochiv (1726-1781).[18] Lo studioso Mor Altshuler afferma che Rabbi Yechiel abbia ispirato la prima corte nello stile dei cabalisti nell'Europa orientale e avesse più di venti discepoli, che istituirono nuove corti chassidiche.[19] I criteri talmudici per la leadership non si applicavano al capo chassidico, ma il trasferimento della leadership veniva invece spiegato misticamente. Lo chassidismo interpretava il misticismo in modo pratico, e ciò aveva implicazioni sociali per la comunità. Il rituale del trasferimento della leadership avveniva attraverso l'imposizione delle mani e l'unzione attraverso le quali erano trasmessi i poteri mistici. Per le masse questi erano i segni che convalidavano una persona e la rendevano degna di rispetto come leader. La trasmissione dipendeva quindi in primo luogo dalla realizzazione mistica, ma le persone considerate per la posizione erano molto spesso vicine al leader precedente in qualche forma, di solito attraverso la famiglia. Il leader chassidico doveva anche avere "un senso di responsabilità per la comunità e per la continuità spirituale".[20]
Uno dei fenomeni più importanti dello chassidismo, che lo rende unico e che lo ha reso (e continua a rendere) un tale successo, è la leadership chassidica. Il leader chassidico è chiamato zaddiq (צדיק), e più affettuosamente "rebbe". Questa leadership ha forti radici ideologiche e può essere chiamata "la dottrina dello zaddiqismo". Il significato compatto e pratico di questa dottrina è l'interpretazione mistica del leader chassidico insieme al suo ruolo di benefattore per il popolo. Zaddiq è la parola ebraica per giusto, ma nell'ebraismo ha connotazioni diverse in diverse letterature. Nella letteratura rabbinica uno zaddiq è lo stesso di una brava persona, simile a "chassid" nello chassidismo. Nella kabbalah ci sono diverse categorie di zaddiqim, e tra di loro in ogni generazione ce ne sono alcuni che sono perfettamente giusti, cioè completamente senza peccato.[21] La prima volta nella storia dello chassidismo che "zaddiq" fu usato non come aggettivo ma come nome, fu quando, sulla base della sefirah cabalistica di fondazione, che è anche la sefirah dello zaddiq, i discepoli di Rabbi Yechiel Michel di Zolochiv (1726-1781) lo dichiararono loro leader e si riferirono a lui come "il loro zaddiq".[22]
Joseph Dan commenta: "Le caratteristiche specifiche di ciascuna comunità chassidica sembrano essere determinate più dalle personalità dei loro leader negli ultimi tempi, che dall'ideologia dei loro antenati del diciottesimo e diciannovesimo secolo",[23] e la funzione e posizione del leader chassidico è ancora la caratteristica più importante per differenziare lo chassidismo da qualsiasi altro filone dell'ebraismo.[24] Dan continua: "Senza la dimensione mistica della leadership e le sue manifestazioni cultuali, lo chassidismo sarebbe praticamente indistinguibile dall'ebraismo ultraortodosso in generale".[25] Nel quarto capitolo il messaggio contemporaneo di Chabad verrà confrontato con quello del XVIII secolo. Io sostengo che in tempi "recenti" i leader Chabad abbiano seguito le orme dei loro antenati per quanto riguarda la dottrina e l'ideologia. Ciò, tuttavia, non diminuisce l'importanza della personalità carismatica di ogni leader e la sua capacità di interpretare i testi sacri in un modo che sia rilevante per la generazione che egli serve. Ma la caratteristica della comunità Chabad fu determinata molto tempo fa — da Shneur Zalman nella Tanya.
Note
modifica- ↑ Neusner 1984:ix.
- ↑ Fin dal tempo in cui il chassidismo ebbe origine, i tradizionalisti vengono chiamati anche mitnaggedim מתנגדים (o misnaggedim in yiddish), cioè "oppositori". The term "charedi" è usato principalmente in Israele, che letteralmente significa "colui che è ansioso, e/o timoroso [della parola dell'Altissimo]".
- ↑ Il termine "chassidismo" indica la filosofia chassidica o Chassidut (ebr. חסידות chasidût [χasi'duːt], parola alternativamente traslitterata con Hassidismo, Chassidismo, Chassidus, ecc.) con cui si intendono gli insegnamenti, le interpretazioni e le direttive dell'ebraismo rabbinico e della filosofia che sottostà al movimento religioso chassidico moderno. Darò ovviamente ulteriori spiegazioni nel testo.
- ↑ Si veda per esempio Isaia 57:1 e Geremia 3:12. Chassid nella Vulgata viene tradotto con "pietoso", da cui deriva la parola "pietismo".
- ↑ Etkes 2005:153.
- ↑ Steinsaltz 2003:314.
- ↑ Questo sta accadendo a livelli più o meno ufficiali. Un esempio viene dalla Lituania, patria di importanti personaggi storici rabbinici, dove la lite tra chassidim e mitnaggedim si svolge apertamente sui giornali nazionali.
- ↑ Dan 1999:75-76. Il numero reale dei "nuovi credenti", i cosiddetti "baalei teshuvah", non è grande.
- ↑ La seconda questione riguarda la questione della natura messianica del chassidismo, trattata sia da Scholem che da Buber e che rimane una parte importante della discussione accademica oggi. Gli studiosi contemporanei tendono a non essere d'accordo con l'idea precedente che il messianismo non fosse parte integrante del chassidismo. L'idea precedente è presentata da studiosi come Martin Buber, Hasidism, 1948; Simon Dubnow, Geschichte des Chassidismus, 1969; Gershom Scholem, Major Trends in Jewish Mysticism, 1969 e The Messianic Idea in Judaism. And Other Essays on Jewish Spirituality, 1971. Studiosi contemporanei come Moshe Idel, Hasidism Between Ecstasy, 1995 e Magic Messianic Mystics, 1998; Ada Rapoport-Albert (cur.), Hasidism Reappraised, 1997; Joseph Dan, Jewish Mysticism, 1999, Shaul Magid, Hasidism on the Margin: Reconciliation, Antinomianism, and Messianism, in Izbica & Radzin, Hasidism, 2003, esemplificano una visione più dinamica sul messianismo nel chassidismo.
- ↑ Besht (BeShT, acronimo di Baal Shem Tov), così chiamato per la sua reputazione di guaritore itinerante: l'appellativo Baʿal Shem Ṭov significa infatti Maestro del Nome di Dio, ma può essere tradotto anche come Maestro del Buon Nome.
- ↑ Etkes 2005:46, 49, 53-54.
- ↑ Certi paralleli con Yehoshua di Nazareth sono evidenti.
- ↑ Etkes 2005: 251.
- ↑ Nigal 1997:346-348.
- ↑ Nigal 1997:348.
- ↑ Altshuler 2006:18.
- ↑ La storicità della Santa Epistola del Besht, in particolare, è di valore secondario per questa opera. Altshuler asserisce: "Besht esercitò la sua primaria influenza non quando era in vita ma ventidue anni dopo la sua morte, quando la Santa Epistola, col resoconto dell'ascesa della sua anima, fu stampata dai seguaci di Rabbi Yehiel Mikhel, il Maggid di Zolochiv". Altshuler 2006:195-196. L'importanza sta quindi in come i seguaci, cioè i primi chassidim, interpretarono il Besht.
- ↑ (Золочів), città situata nella Oblast’ di Leopoli nell'Ucraina occidentale.
- ↑ Altshuler 2006:34.
- ↑ Ehrlich 2000:32-34.
- ↑ Tishby 1989:III 1410-1412. I veri zaddiqim sono i perfettamente giusti, ed è grazie a loro che il mondo esiste ancora: nella kabbalah lo zaddiq simboleggia quella parte di divinità che rilascia l'energia divina ai mondi inferiori onde poterli mantenere.
- ↑ Altshuler 2006:8. Ciò avvenne nella città di Brody nella Galizia orientale.
- ↑ Dan 1997:423.
- ↑ Dan 1997:419.
- ↑ Dan 1997:423.