Immagini interpretative del Gesù storico/Conclusioni 3

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Le Christ di J.-N. Laprés & J.-R. Lavergne (1903)

Conclusioni modifica

L'immagine di Gesù come chassid proposta da Vermes merita una seria considerazione. Ci sono critiche che potrebbero essere mosse contro molti aspetti del lavoro di Vermes. Molte di queste critiche sono emerse nella discussione di cui sopra e potrebbe esserci molto di più. Gli aspetti positivi di questa immagine devono però essere annotati ed esplorati ulteriormente, data la loro importanza fondamentale.

Critica modifica

La principale critica che si potrebbe muovere all'opera di Vermes riguarda il suo uso del materiale disponibile, la sua discussione dei titoli cristologici e dei suoi presupposti epistemologici.

I presupposti di Vermes modifica

Vermes partì con una convinzione che non poteva che essere definita positivistica. Il fatto che si credesse in grado di scrivere un resoconto storico oggettivo fu contestato da numerosi critici. Questa osservazione ebbe l'effetto che il suo lavoro non fu preso così sul serio come avrebbe dovuto essere. Molti dei preziosi contributi che la sua ricerca avrebbe potuto dare sono andati stupidamente perduti in questo modo. Un ulteriore risultato negativo è stato il fatto che il lettore si è sentito a disagio perché Vermes non ha esplicitato i suoi presupposti. Bisognava leggere con la consapevole messa in discussione di ogni conclusione che presentava.

L'uso del Nuovo Testamento modifica

Anche il modo in cui Vermes utilizza il materiale disponibile è discutibile in alcuni casi. All'inizio descrive il suo metodo come un approccio equilibrato ai testi ebraici disponibili. Percepisce il Nuovo Testamento come parte del corpus letterario ebraico. Questo di per sé è un modo positivo di esaminare i testi. Il problema è che questo approccio non lascia molto spazio al concetto che le persone che scrissero questi testi lo facevano da una posizione di fede in Gesù. All'inizio Vermes (1983b:19) mette già a nudo la supposizione che gli scrittori dei Vangeli facessero eco alla tradizione primitiva. Nel suo lavoro egli dimostra effettivamente che questo non è corretto. Ci sono molti casi in cui mette in dubbio l'autenticità dei logia. Non appena si mette in dubbio l'autenticità, si ammette che gli scrittori dei Vangeli erano ben più che semplici echi della tradizione primitiva.

La discussione dei titoli modifica

Vermes spiega la necessità della discussione dei titoli come indagine sulla metamorfosi del Gesù di Galilea nel Cristo della cristianità (Vermes 1983b:84). Deve essere visto alla luce del motivo che egli afferma per la sua ricerca, vale a dire: scoprire come gli scrittori dei Vangeli volevano che Gesù fosse conosciuto (Vermes 1983b:19). Ciò rivela la debolezza di non tenere conto, ancora una volta, della fede degli evangelisti. Per scoprire come avrebbero voluto che Gesù fosse conosciuto, è necessario tenere conto della loro fede. Vermes non lo fa. Il modo in cui illumina le questioni riguardanti i titoli dimostra involontariamente come sia stato possibile per fede interpretare Gesù in modi diversi. Il modo in cui ogni evangelista voleva che Gesù fosse conosciuto non fu come il chassid storico, ma come colui in cui credevano.

L'immagine storica del Chassid modifica

Il più grande contributo di quest'opera di Vermes è che ha dato a Gesù un volto e una voce nella Palestina del primo secolo. L'immagine qui proposta è più che una serie di semplici astrazioni e vaghi contorni basati su costruzioni teologiche. Il problema dell'unicità di cui soffrono tante immagini è superato dalle figure storiche analoghe di Honi e Hanina. Gesù è saldamente inserito nella società ebraica. L'influenza del suo ambiente immediato, la Galilea, viene ampiamente raccontata. Gli viene anche data una nicchia in un particolare strato sociologico ebraico, quello dell'ebraismo carismatico.

La critica contro il termine chassid è stata trattata supra in modo completo. L'immagine non si sfalda se viene definita con un altro nome, perché il tipo di figura è radicato nella storia. Può essere chiamato sciamano o santone, o anche Figlio di Dio o Messia, purché si capisca che è un carismatico nella società ebraica.

  Per approfondire, vedi Serie cristologica e Serie misticismo ebraico.