Italiano/Differenza tra imperfetto, passato prossimo e passato remoto

Indice del libro

L’uso dell’imperfetto, alternato al passato prossimo o al passato remoto, rappresenta un problema considerevole nell’apprendimento dell’italiano. In primo luogo, si consiglia di leggere le descrizioni relative ai tre tempi verbali, in modo da mettere a fuoco le caratteristiche di ognuno (vedi Caratteristiche di passato prossimo passato remoto imperfetto).

Per capire meglio l’applicazione di questi tempi verbali, conviene inoltre ricordare che qualsiasi tempo dà sempre due tipi di informazioni:

  • quando succede l’azione (il momento dell’azione);
  • come succede l’azione (l’aspetto dell’azione, il modo in cui si svolge).

Si considerino gli esempi seguenti:

1) Marina ha letto un libro.

Le informazioni trasmesse dall’uso, in questo caso, del passato prossimo sono:

  • In un momento nel passato, non troppo lontano dal presente, o comunque con un certo livello di attualità psicologica per il parlante, Marina ha letto un libro (momento dell’azione);
  • L’azione è conclusa, o meglio: la persona che ha espresso la frase avverte l’azione come un’azione conclusa (aspetto dell’azione).

La situazione cambia leggermente se la frase viene formulata con il passato remoto:

2) Marina lesse il libro.

In questo caso le informazioni trasmesse dall’uso del passato remoto sono:

  • In un momento nel passato, ben lontano in modo oggettivo e psicologico dal presente del parlante, Marina lesse un libro (momento dell’azione);
  • L’azione è conclusa, o meglio: la persona che ha espresso la frase avverte l’azione come un’azione conclusa (aspetto dell’azione).

Ricorrendo invece all’imperfetto:

3) Marina leggeva il libro,

il parlante fornisce le seguenti informazioni:

  • Il fatto è successo in un momento nel passato, che il parlante non ha ritenuto necessario precisare (momento dell’azione);
  • L’azione non è conclusa, o meglio: la persona che ha espresso la frase non ha sentito il bisogno di specificare quando quest’azione si è conclusa: ha preferito concentrarsi sull’azione in sé, per metterne piuttosto in evidenza la durata indefinita (aspetto dell’azione).

Nel caso dell’imperfetto viene messo in primo piano l’aspetto durativo dell’azione, con il passato prossimo o remoto viene messo in evidenza l’aspetto momentaneo e preciso dell’azione.

Quest’opposizione fra aspetto durativo ed aspetto momentaneo e preciso dell’azione è fondamentale al momento di scegliere il tempo verbale in base al contesto. Così,

  • nel caso si voglia esprimere un’azione conclusa, verificatasi in un arco di tempo preciso e ben identificabile, si userà il passato prossimo o il passato remoto (per le differenze, si vedano le informazioni relative ai due tempi):
Mario cucinò e Ilaria lesse il giornale.
Francesco ha chiamato il taxi ed Anna si è messa il cappotto.

Nel ricorso al passato remoto passato prossimo è già implicita l’informazione che in un punto preciso dell’asse temporale questa situazione cambierà e all’ascoltatore lettore si presenterà un altro scenario; negli esempi proposti magari Mario e Ilaria cominciarono a litigare e i vicini chiamarono la polizia, o Francesco ed Anna sono usciti e hanno visto gli amici al bar. Allo stesso modo, grazie alla scelta del passato remoto e del passato prossimo, il lettore ascoltatore ha la percezione che prima degli avvenimenti descritti nelle frasi la situazione era diversa, e per esempio Mario telefonò a suo fratello e Ilaria ruppe un bicchiere, mentre Francesco e Anna hanno parlato fra di loro.

Il ricorso al passato remoto passato prossimo crea insomma nel lettore ascoltatore un’aspettativa per gli scenari precedenti e successivi all’azione espressa; l’imperfetto, invece, la mette a tacere e concentra l’attenzione di chi legge o ascolta sull’azione in sé, colta nella sua durata.

  • Il passato prossimo o il passato remoto, per la loro capacità di metter a fuoco l’aspetto momentaneo dell’azione, sollecitando l’aspettativa per quanto accaduto “prima” e “dopo” alla stessa, sono i tempi verbali cui si ricorre, quando si vuole esprimere una sequenza più lunga di azioni, verificatesi una dopo l’altra:
Ha preso il bastone, s’è messo il cappello, ha salutato sua moglie e se n’è andato.
  • Nel caso che si vogliano esprimere due azioni di una certa durata contemporanee nel passato si dovrà usare per entrambe l’imperfetto:
Io cucinavo e Ilaria leggeva il giornale.

La scelta dell’imperfetto vuole comunicare all’ascoltatore lettore che per un certo periodo di tempo le due azioni si sono svolte parallelamente e non si sono interrotte; logicamente sappiamo che ad un dato momento le due azioni si saranno concluse, ma questa resta una questione al margine, assolutamente inessenziale per capire la situazione.

  • Nel caso si sovrappongano due azioni, di cui l’una dura nel tempo, e l’altra si presenta invece come azione nuova o improvvisa, si userà per la prima l’imperfetto e per la seconda il passato prossimo (o remoto):
Stavo facendo la doccia, quando qualcuno suonò alla porta.
Mentre parlavamo, abbiamo sentito un rumore.

Attenzione! spesso è possibile ricorrere per la stessa frase sia al passato prossimo remoto, sia all’imperfetto; in questo caso si esprimono però sfumature differenti. Si vedano i seguenti esempi:

A) Quando Mario è passato, ho chiamato Marina.
B) Quando Mario è passato, chiamavo Marina.
C) Quando Mario passava, chiamavo Marina.

Nell’esempio A) si tratta di due azioni successive: prima è passato Mario, poi ho chiamato Marina.

Nell’esempio B) l’azione espressa dal passato prossimo interrompe l’azione espressa in imperfetto: stavo telefonando a Marina, quand’ecco che improvvisamente passa Mario!

Nell’esempio C) le due azioni si svolgono parallelamente e per un certo periodo di tempo, conferendo al racconto il tono di un’abitudine: tutte le volte che Mario passava, io chiamavo Marina.

Come si vede, al di là delle regole, per un uso corretto dell’imperfetto, passato prossimo passato remoto resta fondamentale analizzare sempre la frase nel suo contesto, riflettendo sul tipo di informazione che si vuole comunicare e sull’effetto che si desidera provocare nel “pubblico”, cui è destinato il messaggio.

Note sull'uso

modifica

L'uso dell'imperfetto, alternato al passato prossimo o al passato remoto, può rappresentare un problema considerevole nell'apprendimento dell'italiano, dal momento che questa opposizione non esiste nelle lingue germaniche. Il tedesco, ad esempio, conosce un'unica forma, il Präteritum, per tradurre l'imperfetto e il passato remoto italiani, fatto, questo, che crea non poche difficoltà a persone di madrelingua tedesca.

A questa prima osservazione si deve aggiungere la disomogeneità, presente a livello nazionale, nell'uso del passato prossimo e del passato remoto. Nel Nord Italia e in parte dell'Italia centrale, infatti, esiste una tendenza generalizzata a utilizzare sempre il passato prossimo, anche per descrivere quegli eventi, lontani nel tempo e senza relazioni con il presente, che secondo le grammatiche richiederebbero il passato remoto, come ad esempio "Trent'anni fa ho visitato i Musei Vaticani").

Il passato remoto resiste invece al Sud, dove però, almeno in alcune regioni (Sicilia, Campania, Calabria), lo si tende ad usare anche per quei fatti del passato recente, che dovrebbero esser espressi con il passato prossimo, come ad esempio "Stamattina feci la spesa".

Le informazioni fornite in questo libro riguardano l'uso del passato prossimo e del passato remoto nell'italiano letterario e nell'uso toscano.

Per quanto riguarda la lingua parlata, si tenga presente che:

  • esistono, come si è detto, differenze regionali nell'uso del passato prossimo e del passato remoto;
  • anche al Sud, dove pure il passato remoto è vivo a livello di parlato, si nota oggi una tendenza generalizzata a sostituirlo sempre di più con il passato prossimo.
  Per verificare quello che hai imparato, passa agli esercizi.