Pensare Maimonide/Angeli naturali

Indice del libro
"L'angelo ferito", olio di Hugo Simberg, 1903
"L'angelo ferito", olio di Hugo Simberg, 1903

Angelologia e angeli naturali

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Una delle caratteristiche importanti del mondo che Maimonide ricusò consapevolmente è l'angelologia. Ci sono una quantità di aspetti delle credenze tradizionali sugli angeli che Maimonide deve aver trovato difficile accettare: la loro indipendenza, corporeità, vice-reggenza, ecc. Tuttavia, sebbene non fosse molto ben disposto verso la personificazione rabbinica degli angeli, o con le dottrine rabbiniche degli angeli caduti,[1] o con alcuni testi talmudici che presentano l'angelo Metatron come una sorta di vice-reggente di Dio, nessuna di queste credenze presenta per lui più difficoltà dell'antropomorfismo biblico. Perché Maimonide è così preoccupato dall'esistenza di intermediari tra Dio e gli esseri umani? È il posto prominente degli angeli nella letteratura extra-rabbinica che fu probabilmente il punto cruciale della preoccupazione maimonidea, ma è parimenti possibile che lo inquietasse la facilità con cui i rabbini talmudici riguardavano gli angeli come intermediari tra gli umani e Dio. Esamineremo qui di seguito un'usanza oggi diffusa in tutto il mondo ebraico, per comprendere le inquietudini di Maimonide illustrandone le problematiche.

 
Tempera di Francesco Botticini, 1475 (National Gallery, Londra)


  Per approfondire, vedi Guida maimonidea e La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah.
  1. Col termine "rabbinico" qui si intendono i testi e le tradizioni che Maimonide aveva tutte le ragioni di attribuire ai rabbini talmudici.