La religione greca/Le religioni egee
Con l'espressione "religioni egee" si indicano quelle religioni proprie delle civiltà dell'area egea, minoica e micenea[7].
Con Civiltà minoica si indica quella civiltà presente nell'area dell'Egeo a partire dal III millennio a.C. Essa si caratterizza nella presenza di un imponente palazzo reale posto al centro dell'abitato da cui si sviluppa una città con migliaia di abitanti. Vestigia di questa civiltà sono presenti soprattutto a Creta nelle località di Cnosso, Agía Triáda, Zakros, Malia e Festo.
Da qui, a partire dal XVIII secolo a.C., questa civiltà si irradiò nell'Egeo giungendo a Santorini (Thera), ma dopo i terremoti e le eruzioni vulcaniche del XVI secolo a.C., che ne distrussero i centri insulari, questa civiltà si stabili nel continente con presenze a Micene, Tirinto, Pilo di Messenia, Atene, Iolco, Orcomeno (Orcomeno e Tebe. In quest'ultimo caso, tuttavia, non è il popolo cretese o i popoli insulari di probabile origine non-indoeuropea a fondare questa civiltà palaziale, ma sono Greci-indoeuropei quelli che erigono i palazzi reali; ma se questi palazzi, comunemente indicati come "micenei"[8], hanno alcune caratteristiche diverse da quelli cretesi, ad esempio sono circondati da mura ciclopiche e la loro arte presenta sempre simboli guerrieri, Walter Burkert nota che:
Tra il XVI e XIV secolo a.C. i Greci-indoeuropei si impossessarono degli insediamenti egei giungendo nella stessa Creta.
Per quanto attiene alla ricostruzione dei credi religiosi di queste civiltà, Olivier Pelon e Nanno Marinatos[9] evidenziano come sia del tutto impossibile precisare il culto presente nelle isole Cicladi come Santorini, in questi luoghi sono state recuperate alcune piccole immagini ma non si sa se esse ebbero o meno una funzione religiosa. Diversamente si è in grado di ricostruire, anche se per sommi capi, la religione cretese minoica e quella micenea.
La religione minoica
modificaLa Civiltà minoica, e conseguentemente la religione minoica, origina nell’isola di Creta dove persistette fino al XV secolo a.C. quando l’eruzione del vulcano dell’isola di Santorini (Thera) spezzò quell’isola in due giungendo a distruggere la flotta nei porti cretesi[10] e consentendo l’invasione dell’isola da parte dei Greci-indoeuropei. Di questa civiltà disponiamo sia di alcune scritture di tipo ideografico che, più tarde, di tipo slliabico (Lineare A) tutt’oggi indecifrate e quindi di fatto di scarsa utilità per conoscere i contenuti religiosi di questa civiltà. La presenza di una raffinata arte figurativa ci consente, tuttavia, di produrre delle significative congetture sul credo religioso. Così, ma non solo, dall'anello d'oro di Isopata individuiamo la presenza di danze sacre con una ierofania dall’alto[11]. Attestata è la presenza di idoli come delle divinità le quali, come sottolinea Walter Burkert:
Per Paolo Scarpi qualsivoglia ipotesi resta congetturale:
In effetti secondo Scarpi alcuni tentativi di decifrazione della Lineare A permetterebbero di leggere il termine jasasara alternato a hasasara che, attraverso un confronto con il cuneiforme ittita e con il luvio porterebbe al miceneo (Lineare B) potinija quindi al greco antico Pòtnia (Πότνια) con il significato di "Signora".
Anche Bernard Clive Dietrich evidenzia la principale presenza di una divinità femminile:
Questa dea «"possedeva" l'intera comunità ma al tempo stesso ne proteggeva e ne salvaguardava la prosperità, secondo una sorta di patto che nell'Egeo, durante la tarda età del Bronzo, doveva essere assai diffuso se non universale.»[12].
Così anche Walter Burkert che almeno per quanto attiene all'isola cretese
Secondo Nanno Marinatos, tuttavia, le raffigurazioni presenti su alcuni monili indicano la religione minoica come politeista con presenza di divinità femminili e maschili a giustificare probabilmente un regime teocratico basato sul palazzo reale[13].
Bernard Clive Dietrich individua il culto minoico presso i palazzi, le cripte a pilastro (tra le quali le tombe), le caverne e le vette, luoghi associati all'ascia bipenne e al sacrificio del toro. Spesso le cripte contenevano stalagmiti, oggetto divinizzato forse con proprietà rigenerative[14].
La religione micenea
modificaIntorno al XV secolo a.C. registriamo, per mezzo delle rilevanze archeologiche, un punto di rottura epocale caratterizzato da devastazioni compiute da uomini: Festo, Gournia, Malia, Zakros e Agía Triáda vengono distrutte[15]. Le ragioni di queste distruzioni sono sconosciute, le ipotesi seguono un continuum tra l'invasione del popolo dei Micenei e le rivolte interne alla Civilità minoica fino ad una integrazione tra le due ipotesi[16]. Il cambiamento è tuttavia certo:
I Micenei sono debitori dei Minoici di buona parte del loro patrimonio culturale, ciò si evidenzia a partire dai corredi funebri comprensivi delle maschere d'oro[17] fino alla scrittura: la Lineare A precedentemente usata per una lingua non greca viene ora, con la Lineare B adattata per rappresentare parole greche[18].
I successivi incendi accaduti lungo il XIV secolo a.C. (Cnosso 1375; Tebe 1250; Micene 1230) che distrussero definitivamente la cultura palaziale minoico-micenea cuocendo le tavolette di argilla degli archivi dei palazzi hanno consentito a queste di giungere a noi e, per quanto attiene alle numerose in Lineare B, di essere decifrate. Pur essendo dei meri elenchi, prevalentemente contabili, presentano comunque dei nomi di divinità che indicano come certamente politeista la religione micenea. Alcuni dei nomi delle divinità a cui si accostano le offerte da predisporre richiamano certamente quelle greche: Zeus, Era, Paiaon (Peana) e Enyalios (Enialio), Poseiadaon (Posidone); altri invece risultano dubbi: Ipemedeja (forse Iphimédeia); E-ma-a (forse Ermes); A-re (forse Ares); altri ancora sono del tutto sconosciuti: Manasa o il figlio di Zeus, Drimios[19].
Accanto alle divinità maschili si pongono numerose divinità femminili a volte vicine agli stessi dèi: Zeus con Diwija, Posidone con Posidaeja. Molte di queste dèe portano il titolo di Pótnia (Signora), a Pilo si venera una Matere teja (Madre divina, Madre degli dèi)[19]. Sempre a Pilo ma anche a Kydonia si venera Dioniso (Diwonuso), in quest'ultima località riceve offerte di miele nel tempio di Zeus[19]. Nel XV secolo nel tempio di Ceo le danzatrici aspettano la ierofania di Dioniso. Ma se nella Cnosso minoica, dove vige il primato dell'elemento femminile, prevalgono le sacerdotesse, nelle località micenee come Pilo vi sono più spesso dei sacerdoti (ijereu)[19].
I riti micenei a volte richiamano quelli propri della religione greca e romana:
L'organizzazione religiosa micenea è legata al palazzo reale e al potere che esso esprime. Il re del palazzo viene indicato con il nome di wanáka (in Lineare B: 𐀷𐀙𐀏). Dai testi in nostro possesso vi si scorge la presenza di un rapporto dare-avere, del palazzo e quindi del re, con la divinità a cui si inviano doni in cambio di protezione, doni che non escludono essere umani, il che forse suggerisce la presenza anche di sacrifici umani che la religione greca successiva avrebbe relegato nello spazio del mito[24].
Sul sistema politeistico miceneo non conosciamo molto di più.
Quindi anche se vi sono «Sorprendenti concordanze con i successivi reperti greci» questi ad oggi «convivono con elementi del tutto incomprensibili. La religione greca ha le sue radici nell'epoca minoico-micenea, ma non è equiparabile ad essa»[25].
Note
modifica- ↑ Cfr. Arthur J. Evans. The Palace of Minos: A Comparative Account of the Successive Stages of the Early Cretan Civilization as Illustrated by the Discoveries at Knossos. 4 voll. Londra, 1921–1936.
- ↑ Walter Burkert. Op.cit. p. 105.
- ↑ Cfr. Walter Burkert. Op.cit. p. 112
- ↑ cfr. Nanno Marinatos. Op.cit. pagg. 39-40
- ↑ Walter Burkert. Op.cit. pagg.118-9.
- ↑ Walter Burkert. Op.cit. p. 121.
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- ↑ Forse meglio come "achei", infatti Francis Vian così precisa
- ↑ Cfr. Olivier Pelon (1987) e Nanno Marinatos (2005) Aegean Religion in Encyclopedia of Religion vol.1.. NY, Macmillan, 2005, pagg. 37-49.
- ↑ Cfr. ad es. Denys Lionel Page. "The Santorini Volcano and the Destruction of Minoan Crete". Londra, 1970
- ↑ Cfr. |Walter Burkert. Op.cit., p. 121
- ↑ Bernard Clive Dietrich. Op.cit.
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- ↑ Bernard Clive Dietrich. Op.cit.
- ↑ Anna Lucia D'Agata, III,54
- ↑ Anna Lucia D'Agata. Alle origini della civiltà greca: Minoici e Micenei, in Grecia vol.3 de L'antichità (a cura di Umberto Eco). Milano, Encyclomedia Publishers, 2011, p. 54
- ↑ Domenico Musti. Op.cit. p. 50.
- ↑ Domenico Musti Op.cit. pagg. 50-1.
- ↑ 19,0 19,1 19,2 19,3 Walter Burkert, op. cit., pp. 128-9.
- ↑ PY Fr 343.
- ↑ KN Ga 1058.
- ↑ Da leggere come Peresa o Perewsa e da intendere come colomba (Peleia) o come forma primitiva di Persefone, cfr. Giovanni Pugliese Carratelli Studi classici e orientali 7, 1958, pagg.20-6.
- ↑ PY Un 6+1189+1250.
- ↑ Il sacrificio umano miceneo, qualora fosse confermato, potrebbe risultare una eredità minoica. Per quanto attiene a quest'ultima, inaffit, cfr. la scoperta recente di tre scheletri (1980) nel tempio di Archanes incidentalmente uccise da un terremoto è stata interpretata come la presenza di un sacerdote, sacerdotessa e vittima. A Cnosso è stata invece rinvenuta una fossa con scheletri di bambini (tra i dieci e i quindici anni) scarnificati con il coltello, il che suggerirebbe la presenza di una festa cannibalica, forse un'offerta al Minotauro; a tal proposito cfr. Archaelogical Reports for 1979-80 pagg. 49-51; ivi 1980-81 pagg.42-3; anche P. Warren in Hägg-Marinatos pagg.155-66; Paolo Scarpi p. 272, Walter Burkert p. 132
- ↑ Walter Burkert Op.cit. pagg.132-3