La religione greca/Le religioni dei misteri/Le religioni iniziatiche: considerazioni

Nel capitolo riguardante Misteri e ascesi:Orfeo/Pitagora de La religione greca, Walter Burkert riassume alcune considerazioni generali che si possono promuovere rispetto alle religioni iniziatiche:

  • le lamine orfiche presentano un sapere che prescinde dalla semplice poesia andando a coprire significati che ineriscono a un sapere esoterico e a una rivelazione;
  • di fatto Erodoto indica Orfeo e Pitagora come fondatori di una nuova religione rispetto alla religione greca tradizionale e, significativamente, uno si presenta come "poeta" mentre l'altro come "filosofo": «La più profonda trasformazione della religione greca è legata a questi due nomi»[1];
  • la lamina di Hippónion, unitamente al Papiro di Derveni e ai graffiti rinvenuti nei pressi di Olbia Pontica, attestano la presenza di "iniziati" orfici già nel V secolo a.C.;
  • tale letteratura iniziatica amplia la tradizionale teogonia esiodea ad altre divinità, a motivi inauditi, ibridi e incestuosi, accogliendo quindi influenze orientali e contenendo anche una Nékyia (νέκυια), una discesa agli inferi, che riguarda l'eroe Eracle;
  • queste tradizioni prendono riferimento dai misteri precedenti come quelli afferenti a Eleusi, quelli della Samotracia, di Flia e gli stessi dionisiaci;
  • Platone[2] attesta la presenza di sacerdoti orfici itineranti (Ὀρφεοτελεστής), la cui predicazione si fonda su libri attribuiti allo stesso Orfeo; la presenza di libri è una novità assoluta in un campo, quello religioso, fino a quel momento occupato dai riti e dall'oralità mitica;
  • nel complesso questi scritti invocano per gli uomini una colpa antica, Platone[3] allude in tal senso a una natura titanica insita negli uomini;
  • l'elemento rilevante di tutte queste dottrine è il mutamento della nozione di psyché che inerisce a tutte le creature, uomini e bestie, dotati quindi di psyché (ἐμψύχωσις) che tuttavia non corrisponde alla spenta psyché accolta nell'Ade omerico, ma è viva e immortale (ἀθάνατος), condizione che nella letteratura religiosa omerica inerisce solo alla natura divina;
  • quindi la psyché immortale e celestiale proviene dal mondo divino e a tale mondo è destinata a ritornare dopo ripetute prove esistenziali, oppure vaga eternamente nel diverso manifestarsi nel cosmo, un vagare deciso casualmente o da un tribunale dei morti;
  • l'uomo, per mezzo di una irreprensibile condotta morale e attraverso delle iniziazioni, può dunque far tornare la propria psyché alla sua iniziale condizione divina.
« La Bacchica, l'Orfica e la Pitagorica, sono sfere ciascuna con un proprio centro, che in parte si sovrappongono, ma conservano comunque il loro ambito particolare. Le loro denominazioni derivano da principi affatto diversi: qui un rituale misterico, là la letteratura contraddistinta del nome di un autore e infine un gruppo, di testimonianza storica, e il suo maestro; Dioniso è un dio, Orfeo è un mitico cantore e un profeta, Pitagora un nativo di Samo del VI secolo. Forse si possono distinguere due indirizzi all'interno dell'"Orfismo" uno ateniese eleusino, che vede nel mito di Demetra e nei misteri in vigore la creazione della cultura, e uno suditalico-pitagorico, che, con la dottrina della metempsicosi, segue una via più originale. "Orfico" e "bacchico" s'incontrano nell'interesse per la sepoltura e l'aldilà e naturalmente anche nel particolare mito di Dioniso Zagreo; "orfico" e "pitagorico" nella dottrina della metempsicosi e nell'ascesi. Quanto al resto, la difficoltà di trovare precise linee di demarcazione non deve portare alla negazione dei fenomeni stessi. »
(Walter Burkert, La religione greca, p.534)

Note modifica

  1. Walter Burkert, La religione greca, p. 528.
  2. Platone, Repubblica, 364 b- 365.
  3. Cfr. Cratilo 400 d; Leggi 701 c