La religione greca/La religione greca nel periodo arcaico e classico/La divinazione e gli oracoli
La divinazione e gli oracoli
modificaL'arte divinatoria (μαντική τέχνη) è la modalità con cui gli uomini interpretano i "segni" inviati loro dagli dèi[5]. Nella Grecia antica dubitare di questo è indice di mancanza di religiosità[6]. Se tutti gli dèi sono liberi di inviare agli uomini i loro segni, è Apollo il dio che consente solo ad alcuni di questi ultimi di interpretare correttamente i segni divini[7]. L'indovino, il mantís (μάντις), è l'uomo che possiede questo privilegio, un privilegio che può risultare ereditario[6].
I "segni" inviati dagli dèi corrispondono in genere a tutto ciò che accade in modo casuale: «uno starnuto involontario, un inciampamento, uno scuotimento delle membra; un incontro imprevisto o l'eco di un nome colto casualmente; fenomeni celesti come fulmini comete, stelle cadenti, eclissi di sole o di luna e perfino gocce di pioggia»[8].
Dal che nascono delle pratiche divinatorie come il "tiro a sorte", l'osservazione dei fulmini, dell'immagine restituita da uno specchio[9], l'evocazione degli spiriti dei defunti, l'esame dei visceri delle vittime sacrificali[10], l'osservazione del volo degli uccelli[11].
Particolare interesse si conserva per l'osservazione del volo degli uccelli[12] rapaci (οἰωνός) da parte dello οἰωνοπόλος (oiōnopólos)[13]: lo oiōnopólos sceglie un luogo ben individuato e fisso[14] e da lì indirizzando lo sguardo verso il Nord[15] osserva la direzione del volo degli uccelli.
L'esame dei visceri delle vittime sacrificali svolto dallo ἱεροσκόπος (hieroskópos) è, durante le guerre, il compito proprio del μάντις che segue, unitamente alla mandrie addette allo scopo, l'armata; e non si dà inizio allo scontro se i segni non vengono interpretati favorevolmente[16]. Erodoto[17] ricorda come, a Platea, Greci e Persiani rinviarono lo scontro per giorni in quanto i risultati, ottenuti con la stessa tecnica divinatoria, ne sconsigliavano l'inizio. Ma non sono solo i visceri che vengono esaminati, e tra questi particolare riguardo era riservato al fegato (ἧπαρ hēpar), ma anche se la bestia si reca spontaneamente o meno all'altare, come divampa il fuoco e come le parti dell'animale sacrificato bruciano, come scoppia la vescica[18].
Altra pratica divinitoria piuttosto diffusa, soprattutto per problemi di salute, è l'enkoímēsis (ἐγκοίμησις)[19] consistente nel dormire all'interno di un santuario allo scopo di ricevere un sogno "profetico" dagli dèi, e dove l'interpretazione dello stesso era cura di un corpo sacerdotale (ὀνειροπόλος, oneiropólos) ad essa dedicato.
Gli oracoli (χρηστήριον anche μαντεῖον)
modificaL'oracolo (χρηστήριον chrēstḗrion, anche μαντεῖον manteîon)[20] è quel santuario (τέμενος anche ἱερόν) dove un dio offre un responso (χρησμός, chrēsmós) ovvero dà una risposta (μαντεία manteía) a coloro che cercano il suo consiglio. Erodoto elenca 18 santuari con oracoli, tra questi i più famosi in epoca classica risultano quello di Zeus a Dodona, quello di Amphiáraos (Ἀμφιάραος) a Oropo, quello di Trophṓnios (Τροφώνιος) a Lebadea, quello di Apollo a Didima e, più presitigioso tra tutti, quello di Apollo a Delfi[21].
Gli oracoli venivano consultati per ogni decisione importante e nei momenti di crisi.
L'origine di questi oracoli è probabilmente orientale: i Greci del VII secolo a.C. già conoscevano l'oracolo di Ammone situato nell'oasi di Siwa. Nell'antichità, l'oracolo di Zeus a Dodona sosteneva di essere il primo per origine. Nell'Iliade Achille invoca lo Zeus di Dodona, dove vivono i suoi profeti che dormono per terra e mai lavano i piedi[22]; allo stesso modo Odisseo vorrebbe recarsi a Dodona per conoscere i piani di Zeus dal movimento della chioma della quercia a lui dedicata[23]. Esiodo[24] in un testo con lacune, parla di tre colombe che vivono sulla quercia, in testi successivi tali "colombe" altro non sarebbero che le sacerdotesse dell'oracolo[25]. Scavi arecheologici hanno verificato l'esistenza di un santuario, in cui fu eretto, ma solo nel IV secolo a.C., un piccolo tempio, La religione greca p.243.</ref>. L'utilizzo degli oracoli iniziò a declinare dai IV secolo a.C.: le città cessarono di avere una vita politica così articolata e si fece più viva la concorrenza con altre divinità straniere.
L'oracolo di Delfi
modificaL'oracolo di Delfi è l'oracolo più prestigioso della religione greca del periodo classico[31], la sua storia tradizionale è raccontata nelle prime righe delle Eumenidi, opera di Eschilo. È lo stesso oracolo, la Pythía (Πυθία anche Pizia) a parlare:
Diverso il racconto tradizionale dell'Inno omerico ad Apollo[42]:
Evidenze archeologiche hanno dimostrato che il sito in cui era collocato l'oracolo fu luogo sacro fin dall'epoca pre-greca[47]. In epoca antica la consultazione dell'oracolo conservava una periodicità annuale avvenendo il 7 del mese di Bisio (febbraio/marzo)[48], in epoca classica tale periodicità acquisì una ordinaria cadenza mensile più le consultazioni considerate straordinarie[49]. L'organizzazione templare risultava articolata: i sacerdoti (ἱερεύς) di Apollo erano due e venivano nominati a vita, essi avevano cura del culto al dio e conservavano la sua statua; seguivano gli hósioi (Ὄσιοι) in numero di cinque, nominati anch'essi a vita controllavano il rispetto dei riti lì celebrati; i prophétes (προφήτης) assistevano invece la Pythía (Πυθία); seguiva altro personale addetto ai sacrifici (μάγειροι), alle pulizie, all'amministrazione[50]. La personalità più prestigiosa era la Pythía, la profetessa, scelta tra le donne di Delfi senza alcuna selezione in base all'età e nominata a vita. Potevano esservi più profetesse, fino a tre, la loro esistenza sacra era regolata dalla purezza rituale e dalla continenza, condizione esibita anche per mezzo di un preciso abbigliamento[51] e per un'alimentazione regolata[52]. La Pythía viveva nel santuario[53].
Nel caso delle consultazioni ordinarie (mensili), chiunque poteva chiedere responsi e il sacrificio che precedevano i riti era offerto dalla città di Delfi; per quanto attiene invece le consultazioni "straordinarie", il sacrificio che le precedeva era a spese proprie del consultante il quale, se straniero, poteva procedere solo se accompagnato da un prosseno di Delfi[54]. L'ordine della consultazione seguiva secondo alcune rigide regole: i Greci consultavano prima dei barbari, tra i Greci i cittadini di Delfi avevano la precedenza, a seguire i cittadini dell'anfizionia pilaio-delfica. Nel caso si fosse presentata la condizione di uguale diritto, allora si tirava a sorte. La città di Delfi si riservava comunque il diritto di riconosce per decreto la promanzia (προμαντεία), ovvero la possibilità offerta a un consultante di essere ricevuto dall'oracolo prima di altri[55].
Prima di ogni singolo oracolo, il consultante doveva offrire il πέλανος (pelanós), una libagione in natura, e pagare una tassa il cui ammontare si differenziava in base al fatto se il consulto atteneva alla sfera privata ovvero a quella pubblica. Seguiva un primo sacrificio cruento detto πρόθυσις (próthysis) che corrispondeva generalmente a una capra e, infine, il consultante doveva deporre sul tavolo sacro una ulteriore parte di un'altra vittima sacrificale[56]. A questo punto si avviava la consultazione, secondo i testi la Pythía entrava nel tempio e faceva bruciare farina d'orzo e foglie di alloro sulla hestía (εστία) dal fuoco perenne[57], quindi scendeva nell'ádyton (ἄδυτον), il sacro locale posto sotto la pavimentazione del tempio, dove era collocato anche l'omphalós (ὀμφαλός), la sacra pietra che indica il centro del mondo. Lì seduta su un calderone sacrificale (lebēs, λέβης) chiuso da un coperchio e poggiato su un tripode (trípous, τρίπους), tenendo un ramo d'alloro (dáphnē, δάφνη) tagliato fresco e circondata da misteriosi vapori provenienti da una fenditura del terreno che salivano verso un'apertura verticale come quella di un pozzo[58], ella pronunciava gli oracoli che il προφήτης metteva per iscritto in esametro "omerico". Non si sa dove il consultante si collocasse, né se la sua domanda venisse o meno trascritta, ma questa domanda era proposta per mezzo di un'alternativa a cui la Pythía rispondeva[59].
Note
modifica- ↑
- ↑ Ferecide FGrHist 3 F 92, ripreso poi da Callimaco Per il bagno di Pallade 70 e sgg.
- ↑ Melampodia fr.275 M.-W.
- ↑ Paolo Scarpi in Apollodoro, I miti greci, p. 565.
- ↑ Nel mondo greco-romano si distinguerano due generi di "divinazione" (cfr. ad es. Cicerone, Divinatione I, 109 e II,26), da una parte la mantiké atechnos (μαντική ἄτεχνος) o adìdaktos (ἀδίδακτος) in cui gli dèi inviavano direttamente agli uomini i loro messaggi; dall'altra la mantiké éntechnos (μαντική ἔντεχνος) o techniké (τεχνικός) in cui erano gli uomini a sollecitare un responso degli dèi, cfr. Franco Ferrari, Marco Fantuzzi, Maria Chiara Martinelli, Maria Serena Mirto, Dizionario della civiltà classica vol.I, Milano, Rizzoli, 2001, p.851.
- ↑ 6,0 6,1 Walter Burkert. La religione greca p.238
- ↑ Cfr. ad es. Iliade I, 87
- ↑ Walter Burkert. La religione greca, p.239
- ↑ Così Pausania descrive la fonte situata a Patrasso di fronte al santuario di Demetra:
- ↑ Tecnica divinatoria importata dal Vicino Oriente, cfr. Jan N. Bremmer. Modi di comunicazione con il divino: la preghiera, la divinazione e il sacrificio nella civiltà greca, in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol.1 I Greci nostri antenati (a cura di Salvatore Settis). Torino, Einaudi, 2008, p.244, anche Walter Burkert, La religione greca p.240.
- ↑ Brigitte Servais Soyez e Paul Wathelet, Oracoli in Grecia, in Dizionario delle religioni (a cura di Paul Poupard) pp. 1341-2
- ↑ Forse di origine indoeuropea cfr. Walter Burkert, La religione greca p.239.
- ↑ Così indicato a partire da Calcante, cfr. Iliade (I, 69): «Κάλχας Θεστορίδης, οἰωνοπόλων ὄχ’ ἄριστος».
- ↑ Tiresia in Antigone 999: «Sedendomi sull'antico seggio augurale, dove per me approda ogni sorta di alati» (traduzione di Raffaele Cantarella, in Euripide Tragedie, Milano, Mondadori, 2007, p.161.
- ↑ A differenza degli àugures o àuspices romani che rivolgevano lo sguardo verso il Sud, cfr. Franco Ferrari, Marco Fantuzzi, Maria Chiara Martinelli, Maria Serena Mirto, Dizionario della civiltà classica vol.I, Milano, Rizzoli, 2001, p.854.
- ↑ Walter Burkert. La religione greca, p. 240
- ↑ IX, 36-39.
- ↑ Walter Burkert. La religione greca, p. 240
- ↑ Il corrispettivo termine latino è incubatio da cui il corrente termine italiano di "incubazione"
- ↑ Il corrispettivo termine latino, da cui il termine italiano, è oraculum.
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Delfi, gli oracoli, la tradizione religiosa in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol.5, p. 261-262.
- ↑ Iliade, XVI, 235.
- ↑ Odissea XIV, 327 e XIX, 296.
- ↑ Esiodo fr.240: «Lì Dodona al limite estremo si trova;/quella Zeus ebbe cara e che vi fosse un santuario/venerato dagli uomini < / > avevano dimora nel tronco d'una quercia;/ là gli uomini mortali traggono vaticini./ Chi là arrivando interroghi il dio immortale/ e portando doni giunga, con favorevoli auspici.» (Schol. Soph. Trach. 1167) (p.334 Papageorgios). Traduzione di Graziano Arrighetti, in Esiodo Opere, Milano, Mondadori, 2007, p.229.
- ↑ Pausania, X, 12,10.
- ↑ Lega di dodici popoli che risiedevano nei pressi del santuario di Demetra ad Antela e di quello di Apollo a Delfi; tale lega nominava un consiglio di 24 (due per ogni popolo) ieromnemoni (ἱερομνήμονες), assistiti dai pilagori (πυλαγόρας), che garantivano sugli eventuali conflitti, il finanziamento del santuario e le gare pitiche.
- ↑ Cfr. Pausania X,24.
- ↑ L'originale è andato perduto, cfr. Georges Roux, Delphes son oracles et ses dieux, Belles Lettres, Parigi, 1976, p. 131.
- ↑ Sul suo risultare il "centro" della terra, cfr. Pindaro Pitiche IV, 73-74:«E giunse raggelante un responso al suo animo saggio,/articolato presso l'ombelico (ὀμφαλός) della madre fiorente di alberi.» Traduzione di Franco Ferrari, in Pindaro, Pitiche, Milano, Rizzoli, 2008, p.117
- ↑ Cfr. Mircea Eliade e Ioan P. Couliano, Religioni della Grecia, in Religioni. Milano, Jaca Book,1992, p. 310.
- ↑ Cfr. «il supremo oracolo della Grecia in età classica» William Keith Chambers Guthrie. Dizionario di antichità classiche (Oxford Classical Dictionary ), pp. 617 e sgg..
- ↑ È la dea Gaia (Γαῖα), la prima profetessa (πρωτόμαντιν protómantis)
- ↑ Θέμις, figlia dell'unione di Gaia con Urano in Esiodo Teogonia 133-138
- ↑ Forse è un richiamo ad altre tradizioni che vogliono un'eredità conquistata con la violenza come il combattimento tra Apollo e il mostro Pitone presente nell'inno "omerico" ad Apollo, cfr. Pauline Schmitt Pantel. Delfi, gli oracoli, la tradizione religiosa in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol.5, p. 252.
- ↑ Φοίϐη, anche lei, come Themis, figlia dell'unione i Gaia con Urano in Esiodo Teogonia 133-138
- ↑ Da Delo, Apollo giunse ad Atene.
- ↑ Indica l'arrivo di Apollo a Delfi.
- ↑ Λοξίας, epiteto di Apollo, la divinità oracolare "dai responsi ambigui".
- ↑ Atena Pronaia (προναία, davanti al tempio), il cui tempio a Delfi era posto di fronte al tempio di Apollo, cfr. Erodoto I,92.
- ↑ Epiteto di Dioniso, Βρόμιος: il "rumoroso".
- ↑ Il cui culto a Delfi era antichissimo, cfr. Pausania, X,24.
- ↑ Cfr anche: Ma anche:
- ↑ Apollo è irato per aver incontrato lungo il cammino la città dei Flegii, "uomini empi che vivevano sulla terra senza darsi pensiero di Zeus". I Flegi, popolo mitico, sono nemici di Apollo, praticanti il ladrocinio, il loro eroe eponimo è Flegyas (Φλεγύας) figlio del dio Ares.
- ↑ Τροφώνιος è una divinità ctonia piuttosto antica, venerata nella località beota di Lebadeia dove possedeva un famoso oracolo.
- ↑ Probabilmente intende la fonte Castalia (Κασταλία).
- ↑ δράχαινα, dragonessa, in quanto "serpente" di grandi dimensioni. In altre fonti tale mostro è presentato di sesso maschile e i suoi nomi sono Delphynes (ad es. Apollonio Rodio, II, 706 o scolio a Callimaco A Delo 91 e Ad Apollo 100-1) o Python (ad es. Eforo, 70 o Jacoby, fr. 31).
- ↑ William Keith Chambers Guthrie. Op.cit. p.617
- ↑ Cfr. Plutarco Quaestiones graecae (Αἴτια ἑλληνικά), 292d.
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Op.cit. p.262
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Op.cit. p.263
- ↑ Il suo abito era quello di una fanciulla, cfr. Diodoro Siculo, XVI, 26.
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Op.cit. p.263
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Op.cit. p.263.
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Op.cit. p.262.
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Op.cit. p.262.
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Op.cit. p.262-3.
- ↑ Walter Burkert. La religione greca, p.245.
- ↑ Walter Burkert. La religione greca, p.245.
- ↑ Pauline Schmitt Pantel. Op.cit. p.262