La religione greca/La religione greca come mito, culto e rappresentazione
Seppure nozione dibattuta[2], la religione si esprime per mezzo di racconti, rappresentazioni artistiche, culti[3].


La religione greca è comunemente conosciuta soprattutto per mezzo dei miti[4] che ne compongono la mitologia. Fin dall'avvio del suo studio nel corso del Rinascimento, infatti, e per tutto il XIX secolo, la religione greca è stata considerata essenzialmente come mitologia:
Nel corso della prima metà del XX secolo questo paradigma è entrato in crisi: autori come André-Jean Festugière[5] hanno considerato lo studio della mitologia greca come fuorviante ai fini di una conoscenza della effettiva religione che andava conosciuta per mezzo dei riti:
Le ragioni di questa crisi sono molteplici e vanno dalla personale impostazione degli studiosi al fatto che
Oggi vi è una riconsiderazione complessiva dello studio della religione greca:
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- ↑ Cfr. Stefania Ratto Grecia p. 113. In Atenagora (cfr. Apologia per i cristiani, XX = OF 58), polemista cristiano del II secolo, i due serpenti "annodati" rappresentano Zeus unito alla propria madre Rea, la quale, rifiutandosi a lui, si trasformò in serpente; il re degli dèi fece altrettanto per raggiungere il suo scopo.
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- ↑ Da considerare che il termine "mito" (μύθος, mýthos) possiede in Omero ed Esiodo il significato di "racconto", "discorso", "storia" (cfr. «per gli antichi greci μύθος era semplicemente "la parola", la "storia", sinonimo di λόγος o ἔπος; un μυθολόγος, è un narratore di storie» Fritz Graf, Il mito in Grecia Bari, Laterza, 2007, 1; cfr. «"suite de paroles qui ont un sens, propos, discours", associé à ἔπος qui désigne le mot, la parole, la forme, en s'en distinguant...» Pierre Chantraine, Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, p. 718). Un racconto "vero" (μυθολογεύω, Odissea XII, 451; così Chantraine (Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, 718: «"raconter une histoire (vraie)", dérivation en εύω pour des raisons métriques».), pronunciato in modo autorevole (cfr. «in Omero mýthos designa nella maggior parte delle sue attestazioni, un discorso pronunciato in pubblico, in posizione di autorità, da condottieri nell'assemblea o eroi sul campo di battaglia: è un discorso di potere, e impone obbedienza per il prestigio dell'oratore.» Maria Michela Sassi, Gli inizi della filosofia: in Grecia, Torino, Boringhieri, 2009, p.50), perché «non c'è nulla di più vero e di più reale di un racconto declamato da un vecchio re saggio»(Giacomo Camuri, Mito in Enciclopedia Filosofica, vol.8, Milano 2006, pag.7492-3). Nella Teogonia è μύθος ciò con cui si rivolgono le dee Muse al pastore Esiodo prima di trasformarlo in "cantore ispirato" (cfr. 23-5: Τόνδε δέ με πρώτιστα θεαὶ πρὸς μῦθον ἔειπον)
- ↑ cfr. André-Jean Festugière, La Grèce. La religion. In Historie générale des religions (sotto la direzione di Maxime Gorce e Raoul Mortier), tomo II, pp. 27-197. Parigi, 1944.