Interpretazione e scrittura dell'Olocausto/Generazione postbellica

Indice del libro
Memoriale delle vittime a Auschwitz nel 1941: questa immagine contiene oltre 2000 nomi presi dal Database Centrale delle Vittime della Shoah. Il numero sul braccio sinistro apparteneva al rinomato cantautore Fritz Löhner-Beda
Memoriale delle vittime a Auschwitz nel 1941: questa immagine contiene oltre 2000 nomi presi dal Database Centrale delle Vittime della Shoah. Il numero sul braccio sinistro apparteneva al rinomato cantautore Fritz Löhner-Beda


La generazione postbellica
1960-1967

Introduzione modifica

Nel suo romanzo del 1964, Hundejahre (Anni di cani), Günter Grass descrive il mercato tedesco inondato di "occhiali miracolosi" che consentono agli adolescenti di vedere la versione bellica dei loro genitori.[1] In realtà, gli "occhiali miracolosi" degli anni ’60 furono il processo di Eichmann (1961)[2] e il processo di Francoforte-Auschwitz (1963-4), i tribunali per crimini di guerra più significativi dal tempo di Norimberga. I procedimenti giudiziari risuonarono tra le giovani generazioni nella Germania occidentale, dove furono messe in discussione le narrazioni storiche, sia a livello nazionale che a livello familiare. Molti giovani tedeschi attaccarono la propensione dei genitori per l'amnesia storica, il materialismo del dopoguerra e l'interesse per la costruzione dello Stato. I giovani scoprirono che molti dei loro anziani avevano parecchio di cui tacere. E fu su questa base che venne costruito il cosiddetto "Miracolo economico" (e di conseguenza le relative agiatezze).[3] Come sostiene Detlev Claussen, il conflitto generazionale che ne seguì ebbe molte radici nei complessi di colpa di un nuovo strato di "bambini ricchi" istruiti.[4]

Il rapido programma di riarmamento del governo della Repubblica Federale non migliorò le cose. Il consenso tra i giovani era che una nazione che aveva avviato una guerra finita con la morte di oltre quarantacinque milioni di persone, e che aveva quindi cercato di spazzare via questo fatto sotto il tappeto, non si era dimostrata responsabile o abbastanza matura da accettare il suo posto di nuovo tra le potenze militari del mondo.[5] La crisi missilistica cubana del 1961 (la minaccia della terza guerra mondiale/olocausto nucleare) e la reintroduzione della coscrizione militare aggravarono ulteriormente tutto ciò.

Gli studenti cercarono di prendere le distanze dai loro anziani cogliendo ogni opportunità per dimostrare come, in confronto, fossero crociati morali con una mentalità etica. A partire dalla Freie Universität di Berlino, studenti e altri gruppi marginali si unirono per formare il Movimento di Opposizione Extraparlamentare. Gran parte dell'ideologia del movimento si basava su una lettura errata di Marx e su un odio per l'imperialismo culturale.[6] Il loro attacco cadde sull'interferenza americana in Vietnam e sull'egemonia araba in Medio Oriente, in particolare nel preludio alla Guerra dei Sei Giorni. Vedevano una possibile sconfitta israeliana come un potenziale secondo Olocausto. Fu un momento nella storia che offrì ai giovani tedeschi la possibilità di dimostrare la loro superiorità etica.

In effetti, gli studenti cercavano di prendere le distanze dalla propria identità storica di tedeschi. Erano particolarmente antagonisti nei confronti di tutte le forme di "autoritarismo" che identificavano con il fascismo che a sua volta era sinonimo di nazismo. Fino a che punto gli studenti credevano in questo lignaggio può essere visto negli sconvolgimenti innescati dalla proposta del Bundestag di ripristinare le Leggi di Emergenza (1967-8).[7] L'immediata connotazione popolare fu l'invocazione da parte di Hitler delle stesse Leggi di Emergenza nel 1933 e il successivo insediamento del controllo militare. La scoperta che l'allora cancelliere congiunto con Willy Brandt, Kurt George Kiesinger, era stato membro del partito nazista, aumentò la tensione. Dal 1966 in poi, le dimostrazioni studentesche degenerarono in battaglie di strada e attacchi incendiari. Nel giugno 1967 Jürgen Habermas, un filosofo della Scuola di Francoforte, avvertì pubblicamente gli studenti del loro "fascismo della sinistra".[8] Gli studenti, tuttavia, continuarono a seguire la loro crociata estremista che si concluse con l'uccisione di due studenti da parte della polizia.[9]

L'appello di Marx risiedeva nella sua opposizione ideologica a Hitler. Come scrive Peter Sichrovsky, dopo il Processo di Francoforte-Auschwitz alle giovani generazioni mancavano modelli capitalistici e di modelli parentali positivi.[10] I giovani della Germania occidentale erano stati indotti a credere che solo la Germania orientale ospitasse ex nazisti, a differenza della Repubblica democratica. Questa convinzione fu frantumata quando insegnanti, impiegati pubblici e altre persone "ordinarie" furono diffamati come ex nazisti. Inoltre, anche la costruzione del Muro di Berlino ironicamente spinse gli studenti in Occidente in una direzione marxista.[11] Con la divisione geografica arrivò il riconoscimento che la Germania non sarebbe stata riunificata nel prossimo futuro. Vennero consolidate identità nazionali e narrazioni storiche separate. Le generazioni più giovani su entrambi i lati della divisione percepivano l'est e l'ovest come due paesi indipendenti i cui abitanti si somigliavano poco. Ovviamente, il numero di rifugiati della Germania orientale calò dopo che i confini furono sigillati con il risultato che molti giovani tedeschi occidentali ebbero una scarsa conoscenza diretta dei loro cugini orientali o della situazione nel blocco orientale. In altre parole, ebbero poca conoscenza del marxismo messo in pratica.[12] Ma Marx, l'antitesi di Hitler, era un campione attraente. Rispetto all'autoritarismo del governo di Bonn e delle autorità universitarie, il pregiudizio di destra dell'impero giornalistico di Axel Springer e la "scoperta" dei nazisti nelle infrastrutture della Germania occidentale, i loro vicini marxisti sembravano incontaminati.

In Israele, il decennio è iniziato con il processo a Eichmann che consolidò l'entità sionista e si concluse con la Guerra dei Sei Giorni che innescò una reinterpretazione importante dell'identità ebraica e delle narrazioni storiche. Le leggi contro il genocidio, il nazismo e la collaborazione erano state approvate nel 1950,[13] ma il caso Eichmann fu il primo grande processo sul suolo israeliano. Ebbe anche una funzione politica e sociale oltre a stabilire la colpa di Eichmann. Ben Gurion voleva instillare lo spirito nazionalista nella nuova generazione per mezzo di esempi storici. Era necessario un rituale pubblico per unire la comunità ebraica contro le minacce esterne. Così Adolf Eichmann fu rapito e portato in Israele dal Mossad. Il suo processo era inteso ad avere un impatto educativo sulla nazione affrontando l'intera storia dell'antisemitismo. Rispetto ai processi di Norimberga, dove gli imputati erano stati accusati di crimini contro l'umanità, Eichmann fu accusato di aver commesso crimini contro la nazione ebraica in particolare. Il Procuratore Hausner, del pubblico ministero, tenne un discorso di apertura che durò tre sessioni, partendo dal Faraone d'Egitto e dal decreto di Aman "di distruggere (gli ebrei), ucciderli e farli perire".[14]

Ben Gurion non apparve mai al processo ma, come Hannah Arendt interpretò la situazione, agì come direttore di scena dietro le quinte.[15] Prima del processo Ben Gurion dichiarò:

« Vogliamo stabilire davanti alle nazioni del mondo come milioni di persone, perché si dava il caso fossero ebrei, e un milione di bambini, perché si dava il caso fossero bambini ebrei, vennero assassinati dai nazisti.[16] »

E sul Davar, il giornale alleato del partito Mapai di Ben Gurion, fu ancora più esplicito:

« Che l'opinione pubblica mondiale sappia che non solo la Germania nazista fu responsabile della distruzione di sei milioni di ebrei in Europa. Vogliamo che le nazioni del mondo lo sappiano... e che dovrebbero vergognarsi.[17] »

L'opuscolo di Victor Gollancz contro l'esecuzione di Eichmann attaccò lo scopo pedagogico proposto da Ben Gurion:

« Ciò che deve essere incoraggiato nei giovani di Israele oggi non è un'intensificazione della solidarietà razziale o particolarista, ma una passione per la solidarietà umana, per la solidarietà dell'intera razza umana: non un nazionalismo in costante crescita.[18] »

Il collettivo israeliano era ed è tuttora basato sul rituale. La legislazione governativa aveva ritualizzato il ricordo dell'Olocausto nei suoi monumenti, eventi e festività nazionali. La prima "Giornata della Memoria per i Caduti della Guerra di Liberazione e per l'Esercito di Difesa di Israele" ebbe luogo nel 1963.[19] Si svolge ad aprile, tra Yom Ha-Sho’ah e il Giorno dell'Indipendenza. Il sacrificio militare israeliano viene quindi presentato come la risposta al martirio ebraico (l'Olocausto) e la distruzione trasfigurata attraverso la liberazione sionista (Indipendenza).

La guerra dei sei giorni sfidò la narrativa sionista. Questo era stato il primo conflitto combattuto da Israele senza aiuto esterno. Molti israeliani, compresi gli stessi soldati, tracciarono parallelismi tra la propria situazione e quella degli ebrei europei dopo il 1933. Gli israeliani erano in inferiorità numerica e circondati. Precedenti giudizi aspri sulla mentalità e sul comportamento della Diaspora vennero rivalutati, come anche l'autodeterminazione sabra.

Note modifica

  1. Günter Grass, Anni di cani, trad. di Enrico Filippini, Feltrinelli, 1966.
  2. Adolf Eichmann, l'uomo incaricato di pianificare la Soluzione Finale, fu rapito da casa sua in Argentina dal Mossad nel maggio 1960 e successivamente processato ed impiccato in Israele nel 1961.
  3. K.S. Parkes, Society and the Individual in the Works of Martin Walser, University of Bradford: tesi Ph.D., 1971/2, p. 3: Tra il 1950 e il 1960 il Prodotto Nazionale Lordo raddoppiò da 2.072DM a 5.268DM pro capite. Gli anni 1959-66 furono anni del boom. Nei primi anni ’60 la disoccupazione nella Germania Ovest era praticamente zero.
    John Sandford, The New German Cinema, Oswald Wolf, 1968, p. 12: L'aumento nel potere d'acquisto veniva calcolato con l'aumento degli apparecchi TV posseduti. Nel 1957 c'erano 1 milione di TV in Germania Ovest, ma già nel 1960 ce n'erano 4 milioni. A fine decennio tale cifra quadruplicò a 16,75 milioni.
  4. Detlev Claussen, "In The House Of The Hangman", trad. (EN) Merle Kruger in Rabinbach/Zipes, Germans and Jews since the Holocaust, pp. 50-62.
  5. Alan Bullock, Hitler and Stalin: Parallel Lives, Fontana, 1993, p. 1086.
  6. Ibid.
  7. Le Leggi di Emergenza alla fine furono approvate il 24 giugno 1968.
  8. Peter Demetz, After the Fires, p. 66
  9. L'uccisione del ventiseienne Benno Ohnesborg in una marcia di protesta contro la visita diplomatica del "burattino imperialista", lo scià iraniano, fu particolarmente brutale. Fu sparato alla nuca da un poliziotto che non venne mai processato. Dopo un violento e sanguinoso climax nel 1968, la sparatoria contro un poliziotto e l'incendio di due grandi magazzini a Francoforte sul Meno, il movimento studentesco perse il suo slancio. Non ebbe mai il sostegno dei sindacati, della vera classe operaia o dei socialdemocratici. Il terrorismo riusciva solo nell'alienazione. Nel 1968 l'opposizione extraparlamentare era finita ma dalle sue ceneri sorse la Rote Armee Fraktion (la banda Baader-Meinhof) e la guerriglia urbana degli anni ’70.
  10. Peter Sichrovsky, Born Guilty. The Children of the Nazis, trad. (EN) Jean Steinberg, I. B. Taurus & Co., 1988, p. 13.
  11. Vadney, The World Since 1945, p. 292: Il 13 agosto 1961, i comunisti iniziarono a costruire il Muro di Berlino. Berlino ovest, nel cuore della Repubblica democratica, fornì una via di fuga per molti tedeschi dell'est. Nel 1960, 152.000 tedeschi dell'est attraversarono il confine. Il 6 maggio 1961, si stima che 2.305 persone passarono in Occidente. Inutile dire che questa era una situazione imbarazzante sia per il leader della Germania dell'Est, Walter Ulbricht, sia per il premier sovietico Krusciov.
  12. Il Partito Comunista era stato bandito sin dalla fine della guerra.
  13. Barker, The Legal System in Israel, pp. 67-73: "The Punishment of Nazis and their Collaborators Law 1950"; "The Crime of Genocide (Prevention and Punishment) Law 1950".
  14. Hannah Arendt, Eichmann in Jerusalem – A Report on the Banality of Evil, Faber and Faber, 1963, p. 16.
  15. Ibid., p. 6.
  16. Ibid., p. 7.
  17. Ibid., p. 7.
  18. Victor Gollancz, The Case of Adolf Eichmann, Victor Gollancz 1961, p. 18.
  19. Barker, The Legal System in Israel, p. 6. Questa festività ebbe effetto a partire dal 5 aprile 1963.