Bellow, Herzog e la realtà sociale/Capitolo 3
Approccio metodologico
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Nei suoi libri Towards a Sociology of the Novel e Cultural Creation in Modern Society[1] Goldmann discute il rapporto essenziale tra vita sociale e creazione letteraria e stabilisce le premesse operative del suo orientamento metodologico per l'analisi di una opera letteraria. Chiamò questo orientamento "strutturalismo genetico", un modello in cui il materialismo dialettico è presentato in una forma di strutturalismo, e il concetto lukacsiano di "totalità", che è l'essenza del metodo che Marx ha ripreso da Hegel, e il fondamento della teoria sociologica del metodo stesso di Goldmann, divennero "strutture significative".[2]
La prima premessa del metodo di analisi letteraria di Goldmann è che la relazione essenziale tra vita sociale e creazione letteraria non è nella sfera dei contenuti, ma piuttosto in quella che egli chiama "la forma del contenuto. Questa forma si riferisce alle strutture mentali che organizzano la coscienza empirica di un particolare gruppo come anche l'universo immaginario creato dallo scrittore."[3] Una seconda premessa, strettamente connessa a questa prima, è che esiste un'omologia strutturale tra la struttura dell'universo immaginario di un'opera letteraria e la struttura mentale di un certo gruppo sociale, omologia che non si riferisce alla sfera dei contenuti, e mostra così l'opposizione del metodo Goldmann a una sociologia dei contenuti, che vede l'opera letteraria come un riflesso della coscienza collettiva. Goldmann sostiene che, concentrandosi sul contenuto della coscienza collettiva, la sociologia tradizionale non riesce a cogliere l'essenza del lavoro artistico.
Una terza premessa dello strutturalismo genetico si riferisce al carattere collettivo della creazione letteraria, che il singolo scrittore non crea una visione del mondo. La sua visione del mondo è l'espressione della struttura mentale collettiva di un gruppo. Il ruolo del singolo soggetto – nel caso della creazione letteraria, il ruolo dello scrittore – è quello di conferire a queste categorie un alto livello di consistenza e coerenza.
Michel Zéraffa, analizzando il suo concetto di visione del mondo, lo confronta con quello di Goldmann e non riconosce alcuna differenza sostanziale tra i due. Zéraffa identifica la visione del mondo, che considera la prima vera fase dell'opera ancora da scrivere, con uno schema ordinato a cui lo scrittore giunge nel sintetizzare le forze contrastanti della realtà per mezzo di qualche principio ideologico basilare. Egli descrive la definizione di Goldmann sulla visione del mondo come un processo in cui "there is first the conceptual extrapolation of the actual, effective and intellectual tendencies of the group to its ultimate coherent form, and, secondly, a coherent set of problems and responses which expresses, in creative literature, a concrete world of people and things through the medium of words."[4]
Confrontando i due concetti possiamo identificare punti essenziali in comune: sintesi e coerenza ultima, ma ciò che rientra nel nostro intento è l’affermazione, comune ad entrambi i concetti, che una visione del mondo è un processo raggiunto sintetizzando le forze contrastanti della realtà, o piuttosto sintetizzando le "tendenze effettive, attuali e intellettuali del gruppo", poiché ciò che mostreremo nel nostro studio è che la sintesi che Herzog fatica a raggiungere è la visione del mondo di Bellow.
Questa terza premessa, riferita al carattere collettivo della creazione letteraria, è collegata alla precedente nel senso che il carattere collettivo della creazione letteraria, secondo Goldmann,[5] deriva dal fatto che le strutture dell'universo immaginario sono omologhe alle strutture mentali di certi gruppi sociali o sono in relazione intelligibile con essi.
Nel saggio "Dialectical Thought and Transindividual Subject"[6] Goldmann discute la funzionalità del soggetto nella creazione artistica e motiva la sua scelta nell'analizzare la struttura e la funzione di un'opera letteraria in relazione a un soggetto collettivo. Le sue argomentazioni sono legate a una quarta premessa del suo metodo strutturalista genetico: il rifiuto dell'analisi letteraria in termini di psicobiografia dell'autore. Goldmann ammette che il significato di un'opera d'arte si situa a due livelli, in rapporto a un individuo e in rapporto a un soggetto transindividuale, "in rapporto al soggetto individuale c'è un significato libidinale ma non è né estetico né storico".[7] Il "contenuto di verità" di un'opera d'arte può essere colto, secondo lui, solo nella prospettiva di un soggetto collettivo.
In un dialogo con Theodor Adorno, Goldmann espone la sua posizione riguardo al riconoscimento del soggetto collettivo e non del soggetto individuale come vero autore dell'opera letteraria, e afferma che "l'opera d'arte permette la creazione di un mondo immaginario con una forma struttura rigorose in relazione al gruppo", non a un individuo. Aggiunge che "questa comprensione immaginaria aiuta a rafforzare la coscienza del gruppo perché è situata specificamente in relazione a quelle aspirazioni del gruppo".[8]
Il concetto di coscienza collettiva proposta da Goldmann si basa sul concetto di coscienza potenziale, in opposizione alla coscienza "reale", che, secondo lui, orienta la sociologia contemporanea. Per lui, "il problema non è sapere cosa pensa un gruppo", quale sarebbe la vera coscienza, "ma quali cambiamenti potrebbero verificarsi nella sua coscienza in assenza di modificazione nella natura essenziale del gruppo".[9] Così, a livello del soggetto collettivo c'è un processo dinamico, le cose sono in trasformazione: "i gruppi sociali si trasformano all'interno di strutture date e ad un certo momento avviene la transizione da una struttura all'altra".[10] Quindi, la relazione tra lo scrittore e la società implicherebbe il fatto che questo processo di strutturazione nel gruppo sociale, questa tensione dei soggetti a raggiungere un equilibrio dinamico con il loro ambiente, non raggiunge una coerenza effettiva, che si raggiunge solo nell'universo immaginario creato dallo scrittore. In questo senso l'opera letteraria non è solo una struttura significativa, ma funzionale: aiuta a chiarire e rendere coerenti le tendenze del gruppo sociale di cui l'autore fa parte.
Lo scopo di questo studio, enunciato nella nostra Introduzione, si basa principalmente sulle premesse sopra esposte e sul processo metodologico dello strutturalismo genetico di Goldmann, che coinvolge i processi interconnessi di comprensione e spiegazione. La spiegazione mette l'opera in relazione alla struttura sociale che dovrebbe essere compresa nella sua strutturazione sistematica. Questo processo costituisce ciò che Goldmann chiama "spiegazione genetica": comprendere un'opera "attraverso l'inserimento in una sistematizzazione più globale, una struttura significativa più vasta". Il nostro scopo allora, sulla base dello studio di Goldmann, è spiegare Herzog, mettendolo in relazione funzionale con una strutturazione globale – la società urbana americana, che è inserita in una struttura ancora più vasta: la società tecnocratica – che spiega come è nato il romanzo. Pertanto, abbracciando la teoria di Goldmann, intendiamo mostrare che Herzog è un universo immaginario con una forma specifica, la cui struttura di significato rispecchia la struttura della società contemporanea. Questa forma specifica verrà analizzata per poterla comprendere e decodificare le sue strutture di significato, ponendole così in relazione funzionale con la struttura sociale. Faremo allora quelli che Goldmann chiama processi di comprensione e spiegazione: comprendiamo l'universo immaginario e lo spieghiamo inserendolo in una struttura più vasta. Dobbiamo anche comprendere, come detto sopra, la strutturazione sistematica della società, e questo lo vedremo nel prossimo Capitolo.[11]
Le teorie di Goldmann, come abbiamo visto, sono orientate dialetticamente, quindi, abbracciando la sua idea che tutto è funzionale, e incentrato sulle possibilità di variazione e trasformazione della coscienza e della realtà sociale, cercheremo anche di mostrare che Herzog non solo mostra l'opinione di Bellow sulla società, ma cerca anche di comunicare un atteggiamento che apporta un nuovo orientamento all'uomo contemporaneo.
Nel suo libro Sciences humaines et philosophie,[12] Goldmann ha definito pienamente quella che considera la categoria fondamentale per comprendere la storia umana: la categoria del possibile, che caratterizza la sociologia dialettica nel senso che cerca di isolare, nella società che studia, le potenzialità, lo sviluppo di tendenze orientate al superamento di quella società. Goldmann ritiene che nel corso della storia la vita psichica dell'uomo si sia sviluppata secondo due dimensioni fondamentali: "la tendenza ad adattarsi al reale e la tendenza a superare il reale verso il possibile — verso un oltre che gli uomini devono creare con il loro comportamento".[13] Questo adattamento al reale, come abbiamo visto, è essenziale per una strutturazione dinamica, ma può minacciare la seconda dimensione, se tende a diventare statica.
Queste potenziali tendenze che si sviluppano in un gruppo sociale e sono orientate verso una trasformazione, vengono colte da Bellow e costituiscono l'universo coerente dei suoi romanzi. Questo è il fatto che ci ha portato a studiare uno dei suoi romanzi basandoci sulla teoria di cui abbiamo discusso, secondo la quale lo scrittore può scrivere solo in una prospettiva che deve esistere nella società, in modo da poterla successivamente trasporre in un universo immaginario coerente. Bellow mostra, nel suo lavoro, una consapevolezza dei problemi fondamentali della nostra società tecnocratica ma, come vedremo, Herzog mostra che Bellow condivide la convinzione di Goldmann nella seconda dimensione dell'uomo.[14] È consapevole della posizione dell'uomo nella società contemporanea, che si rispecchia nella struttura del romanzo, ma è anche sensibile alle nuove tendenze che stanno emergendo nella nostra società per superare la realtà.
Cerchiamo di sottolineare a questo punto della nostra argomentazione che il lavoro di Bellow, in particolare quello di Herzog, è strettamente correlato alla nostra realtà sociale, un fatto che ha suscitato in noi l'interesse ad analizzarla attraverso un modello sociologico. Malcolm Bradbury, confrontando Herzog con i primi romanzi di Bellow, ha discusso la sua più stretta relazione con la società e ha affermato:
Così, abbracciando la teoria di Goldmann[16] secondo cui il grande scrittore è l'individuo eccezionale che riesce a creare un universo finemente razionale e coerente la cui struttura corrisponde a quella a cui tendono i membri del gruppo sociale, accetteremo che il romanzo che stiamo esaminando rappresenta la visione di Bellow del gruppo sociale a cui appartiene e che è responsabile dell'elaborazione degli elementi che compongono la sua visione del mondo. Considerando che Bellow appartiene a una comunità urbana, che è parte della città, la sua visione è quella del gruppo urbano, per cui riteniamo rilevante definire il gruppo urbano e discutere la relazione di Bellow con esso.
Secondo Louis Wirth,[17] il mondo contemporaneo può essere definito "urbano", per le influenze che le città esercitano sulla vita sociale degli uomini. Per Bellow, da quanto si deduce dai suoi romanzi, la città è il monumento vivente delle azioni collettive dell'uomo. La città sembra affascinarlo per la sua complessità. "It is the place of compressed human misery, but it is also the place for human involvement".[18] È il luogo a cui appartiene Bellow e da cui emerge la materia prima per la sua opera, se consideriamo la letteratura come "a social product, arising out of the dialectical inter action between a particular historical consciousness and a particular social reality".[19] Questo caotico materiale grezzo viene trasformato dallo scrittore, nel nostro caso Bellow, in un universo coerente, alla luce del concetto di Goldmann già discusso, secondo cui il gruppo sociale non crea realmente una visione del mondo - che è il ruolo dello scrittore — ma fornisce solo i suoi elementi compositivi che vengono elaborati dallo scrittore in un universo coerente. A. L. Strauss, nel suo articolo "Urban Perspectives: New York City" afferma: "the novelists have portrayed life in the city not only more dramatically — more humanly if you wish — than their scho larly contemporaries, the sociologists, the geographers, the planners". Strauss commenta anche l'articolo di Louis Wirth, "Urbanism as Way of Life", dicendo che le prospettive di Wirth, sebbene eccezionali, sono più ristrette di quelle espresse dai romanzi. Irving Howe nel suo articolo "Mass Society and Post-Modern Fiction" ha aggiunto alcuni interessanti commenti all'argomento, affermando:
Lo stile di Bellow, i suoi temi e le categorie fondamentali del suo pensiero sono radicati nelle caratteristiche economiche, politiche, sociali e morali della nostra società tecnocratica. La sua narrativa è una risposta a circostanze storiche concrete, quelle che viviamo oggi, in cui l'individuo razionale e libero sembra occupare un territorio in diminuzione. Questa posizione dell'individuo nella società contemporanea è cruciale nel lavoro di Bellow, poiché egli condivide "the essential humanist demand for a free development of a many-sided, integrated man",[21] che sta diventando utopico, come sottolineato da Georg Simmel:
Gran parte del lavoro di Bellow mostra il suo impegno nei confronti dei problemi della moderna "individualità". Vede il problema dell'individuo in mezzo alle masse. In un discorso sullo scrittore americano contemporaneo ha detto:
Esaminando Herzog, nella parte successiva di questo studio, vedremo come Bellow mostri un profondo desiderio di liberazione dell'uomo dalle catene, siano esse imposte dalla società o dalla mente, attraverso ciò che egli chiama "sterile intellectualism" e filosofie logore. Originate dall'interazione sociale, le categorie fondamentali del suo pensiero sono state trasformate nella sua immaginazione, per riemergere in modelli della società contemporanea in quest'opera.
Note
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- ↑ Lucien Goldmann, Towards a Sociology of the Novel. Trad. (EN) Allan Sheridan. Londra, Tavistock, 1975. Lucien Goldmann, Cultural Creation in Modern Society. Trad. (EN) Bart Grahl. Saint Louis, Telos Press, 1976.
- ↑ Cfr. l'Introduzione di William W. Mayrl a Cultural Creation in Modern Society, p. 11.
- ↑ Ibid., p. 13.
- ↑ Ibid., p. 47.
- ↑ Cfr. Towards a Sociology of the Novel, passim.
- ↑ Goldmann illustra la sua argomentazione dicendo che se Jean o Pierre sollevano un tavolo, sono insieme per sollevarlo, e quindi il soggetto dell'azione è collettivo; egli aggiunge che "tutto ciò che è storia avviene in questa prospettiva", e che questo concetto è sorto "nel momento della storia della filosofia in cui i filosofi hanno capito che l'uomo partecipa alla creazione del mondo". Il soggetto transindividuale, dice, ha anche creato "le relazioni sociali così come le categorie mentali con le quali le comprendiamo" (La création culturelle dans la société moderne, Denoël, 1971, p. 104).
- ↑ Ibid., p. 100.
- ↑ Goldmann illustra il suo concetto dicendo che "se chiedo quale sia la funzionalità di un'opera di Racine in relazione al singolo Racine, emergono due difficoltà fondamentali che rendono nullo questo tipo di ricerca. In primo luogo, la personalità di Racine è troppo complessa per poterla in realtà, studiarla scientificamente e mostrare con questi mezzi la funzionalità dell'opera — non avrebbe nulla a che fare con il carattere letterario o culturale dell'opera. Il soggetto collettivo, invece, è un problema empirico." ("Goldmann and Adorno: To Describe, Understand and Explain." In: Cultural Creation in Modern Society, pp .141-142)
- ↑ Ibid., p.33.
- ↑ Ibid., p. 105.
- ↑ Il processo metodologico di comprensione e spiegazione proposta da Goldmann è stato spiegato nella mia Introduzione.
- ↑ Ho qui utilizzato la mia versione (EN) : L. Goldmann, The Human Sciences and Philosophy. Trad. (EN) Hayden V. White & Robert Anchor. Londra, Johathan Cape, 1969.
- ↑ Cultural Creation in Modern Society, p. 57.
- ↑ Goldmann rifiuta la teoria di Marcuse dell'"uomo unidimensionale". Herbert Marcuse afferma: "If social evolution does not change direction, man will live and act increasingly only in the single dimension of adaptation to reality, and not in the other, the dimension of transcendence", ma Goldmann non accetta tale teoria (Cfr. Cultural Creation in Modern Society, p. 58).
- ↑ L. Marc Rainer, "Saul Bellow: Searcher in the City".
- ↑ Cfr. Towards a Sociology of the Novel.
- ↑ Wirth definisce la città come "centro promotore e regolatore della vita economica, politica e culturale che attira nella sua orbita i luoghi più remoti del mondo e collega le diverse aree, i diversi popoli e le diverse attività in un universo" (Louis Wirth, "L'urbanesimo come modo di vita (Urbanism As A Way of Life)", AJS 1938, 44, p. 1–24).
- ↑ Malcolm Bradbury. "Saul Bellow's Herzog." Critical Quarterly, (Autumn, 1965), p. 274.
- ↑ Scott Sanders. D.H. Lawrence — The World of the Major Novels. Londra, Clarke, Doble & Bredon, 1973, p. 18.
- ↑ Irving Howe, "Mass Society and Post-Modern Fiction." Partisan Review XXVI, Summer, 1959, p. 425.
- ↑ Così György Lukács descrive il principio umanista Writer and Critic and Other Essays, New York, 1971, p. 70.
- ↑ Georg Simmel. "The Metropolis and Mental Life", In: The Sociology of Georg Simmel. Trad. e cur. Kurt H. Wolff, The Free Press, 1950 p. 422.
- ↑ Saul Bellow, "Some Notes on Recent American Fiction". In Klein, Marcus, ed. The American Novel Since World War II. Greenwich, Conn, Fawcett Publications, 1969, p. 61.