Bellow, Herzog e la realtà sociale/Capitolo 1

Indice del libro

PARTE I – L'AUTORE E LA REALTÀ SOCIALE

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With a novelist, like a surgeon, you have to get a feeling that you've fallen into good hands – someone from whom you can accept the anesthetic with confidence.
A good novel is worth more than the best scientific study.
(Saul Bellow)

L'individuo e il processo sociale

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Il sociologo pensa che la realtà sociale denoti un vasto complesso di relazioni umane o, per dirla in altro modo, che si riferisca ad un sistema di interazione. Il carattere di questo processo sociale viene interpretato secondo la teoria sociologica che orienta il sociologo. Émile Durkheim,[1] ad esempio, fondatore della più importante scuola di sociologia francese, che si colloca nella tradizione del positivismo comtiano e si caratterizza per l'accento sulla qualità non soggettiva dei fenomeni sociali, sottolineava che la società era una realtà sui generis, cioè una realtà che non può essere ridotta o tradotta in altri termini. Secondo lui la società ci sta di fronte come una realtà oggettiva. È esterna a noi stessi, ci circonda, abbraccia da ogni lato la nostra vita. Siamo nella società, situati in settori specifici del sistema sociale, che predetermina e predefinisce quasi tutto ciò che facciamo. Siamo situati nella società non solo nello spazio ma nel tempo. La nostra società è un'entità storica che si estende temporalmente oltre ogni biografia individuale, ci precede e ci sopravviverà.

Max Weber,[2] il moderno sociologo tedesco, si oppone a Durkheim in quanto punto di partenza del suo orientamento sociologico è la singola persona. Sottolineando la comprensibilità della condotta umana, in contrapposizione alla mera spiegazione casuale dei fatti sociali come nelle scienze naturali, Weber traccia il confine tra la sua sociologia interpretativa, che considera l'individuo e le sue azioni come l'unità fondamentale, e la tradizione di Durkheim. Durkheim sottolinea l'esternalità e l'oggettività della realtà sociale, in relazione all'individuo, mentre Weber sottolinea sempre i significati, le intenzioni e le interpretazioni soggettive introdotte in ogni situazione sociale dagli attori in essa. Weber, ovviamente, sottolinea anche che ciò che alla fine accade nella società può essere molto diverso da ciò che questi attori significavano o intendevano, come risulta chiaro nella sua tesi su protestantesimo e capitalismo, in cui ha dimostrato la relazione tra determinate conseguenze dei valori protestanti e lo sviluppo dell’etica capitalista: il puritano desiderava servire Dio, ma contribuiva nella fattispecie a realizzare il capitalismo moderno. Afferma tuttavia che tutta questa dimensione soggettiva deve essere presa in considerazione per un'adeguata comprensione sociologica, che implica l'interpretazione dei significati presenti nella società. In questa visione, ogni situazione sociale è sostenuta dal tessuto di significati che i vari partecipanti apportano in essa.

Nella prospettiva durkheimiana, vivere nella società significa esistere sotto il dominio della logica della società, e questo approccio è stato trasferito nell'approccio teorico ora chiamato funzionalismo. Nell'analisi funzionale, la società viene analizzata in termini del suo stesso funzionamento come sistema, funzionamento che è spesso oscuro o opaco per coloro che agiscono all'interno del sistema. Il sociologo americano contemporaneo Robert Merton,[3] ha ben espresso questo approccio nei suoi concetti di funzioni "manifeste" e "latenti". Le prime sono le funzioni consce e deliberate del processo sociale, le seconde, quelle inconsce e nonintenzionali. Così, ad esempio, le missioni cristiane in alcune parti dell'Africa cercano "manifestamente" di convertire gli africani al cristianesimo, aiutano "latentemente" a distruggere le culture tribali indigene e quindi forniscono una forza trainante verso una rapida trasformazione sociale.

Max Weber, nella sua enfasi metodologica sulla comprensione dell'individuo come unità ultima di spiegazione, attacca l'approccio funzionalista così come l'uso marxista dei significati oggettivi dell'azione sociale indipendentemente dalla consapevolezza dell'attore. Marx attribuisce significati al processo di interazioni sociali e Weber rifiuta l'assunzione di qualsiasi significato oggettivo. Egli desidera restringere la comprensione e l'interpretazione del significato alle intenzioni soggettive dell'attore, anche se, nel suo lavoro concreto, come abbiamo illustrato, mostra consapevolezza del fatto paradossale che i risultati delle interazioni non sono sempre identici a ciò che l'attore intende fare.

Ciò che abbiamo cercato di fare come introduzione a questa prima parte del nostro studio è di dare un'idea molto generale dei principali orientamenti sociologici riguardanti la partecipazione dell'individuo al processo sociale, poiché il nostro studio tratta del rapporto tra l'uomo e la realtà sociale. Tuttavia, trattandosi di uno studio di carattere letterario, non riteniamo opportuno approfondire questo campo. Il nostro scopo è solo quello di mostrare come le principali tendenze sociologiche vedono questo rapporto, prima di entrare nel nostro vero obiettivo: il rapporto tra l'autore e la realtà sociale. Riteniamo che sia opportuno menzionare un altro orientamento sociologico, quello della sociologia della conoscenza, poiché il romanzo che stiamo studiando in questo articolo tratta questioni filosofiche. Il termine sociologia della conoscenza fu coniato per la prima volta negli anni '20 dal filosofo tedesco Max Scheler e il riferimento fondamentale per questo orientamento nella sociologia contemporanea è Ideology and Utopia di Karl Manheim.[4] Il modo in cui la sociologia della conoscenza si inserisce nei nostri commenti è mostrandoci che le idee, così come gli uomini, sono socialmente collocati. Questa tendenza sociologica respinge l'affermazione secondo cui il pensiero avviene in modo isolato dal contesto sociale all'interno del quale uomini particolari pensano a cose particolari. Anche nel caso di idee molto astratte che apparentemente hanno poca connessione sociale, la sociologia della conoscenza tenta di tracciare il confine dal pensiero al pensatore al suo mondo sociale. Questo approccio negli studi sociologici ha molto a che fare con ciò che svilupperemo in questo studio, nel quale ci occuperemo dello stesso tipo di relazione, poiché il romanzo che studieremo è un romanzo di idee, in cui il protagonista è uno studioso.

Come abbiamo affermato, i suddetti commenti introduttivi sui principali orientamenti sociologici moderni in relazione all'uomo e alla società servono solo a introdurre il nostro studio sul rapporto tra l'autore, soggetto dell'azione, e la realtà sociale vivente di cui fa parte, poiché quello che cercheremo di mostrare è che il creatore di un'opera d'arte, nel nostro caso uno scrittore, trae la materia prima per la sua creazione dalla realtà sociale attuale, stabilendo quindi il rapporto tra lui, individuo sociale, la società e il romanzo stesso.

  Per approfondire, vedi Serie letteratura moderna e Serie delle interpretazioni.
  1. Émile Durkheim. The Rules of Sociological Method. Chicago, Free Press, 1950.
  2. Tutti i riferimenti/commenti sulla sociologia di Max Weber in questo Capitolo, sono basati su H. H. Gerth e C. Wright Mills, From Max Weber: Essays in Sociology. New York, Oxford University Press, 1946.
  3. Robert Merton. Social Theory and Social Structure. Chicago, The Free Press of Glencoe, 1957.
  4. I nostri commenti sulla sociologia della conoscenza si basano su Karl Manheim. Ideologia e utopia, 1929. Trad. (IT) A. Santucci, Il Mulino 1999.