Bellow, Herzog e la realtà sociale/Capitolo 2

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Colorwork di Saul Bellow nel 1962

Fenomeno sociale e romanzo modifica

Il nostro intento nello stabilire un rapporto tra lo scrittore e la sua società è influenzato principalmente dagli studi di Lucien Goldmann e Michel Zéraffa che trattano del rapporto tra realtà sociale e letteratura. Michel Zéraffa nel suo libro The Novel and Social Reality[1] presenta uno studio completo del rapporto tra romanzo e realtà sociale, sottolineando in tutta la sua opera che, sebbene il romanzo sia radicato nella realtà sociale, mantiene il suo aspetto irriducibile: è una forma artistica specifica. Nel primo capitolo, "The Novel as Both Literary Form and Social Institution", egli afferma lo stretto legame tra il romanzo e la società, nonché la sua irriducibilità ad altri termini. Egli comincia dicendo che "the form and the content of the novel derive more directly from social phenomena than other arts, except perhaps cinema"; secondo lui "novels often seem bound up with particular moments in the history of society" (Z, 7). Il romanziere può quindi essere considerato, secondo lui, un autentico interprete della realtà sociale del suo tempo; le forme e le azioni della società forniscono un modello per le forme e le azioni del romanzo. Henry James, al quale Zéraffa fa riferimento in tutto il capitolo che abbiamo citato, già alla fine del secolo scorso aveva riconosciuto lo stretto legame del romanzo con la società vivente. Nel suo saggio "The Art of Fiction" afferma che "the only reason for the existence of a novel is that is does attempt to represent life. A novel is in its broadest definition a personal, a direct impression of life."[2] Nello stesso saggio dice che "one writes the novel, one paints the picture of one's language and of one's time",[3] che mette in relazione l'arte in generale con la storia e di conseguenza con la società.

Zéraffa, collegando il romanzo alla realtà sociale, mette in relazione la manifestazione creativa dello scrittore con l'ambiente di cui fa parte. Per lui il romanzo ci dà una rappresentazione accurata di un insieme di rapporti sociali in un particolare momento storico, e per quanto accurata sia la conoscenza della realtà che lo scrittore rappresenta nella sua creazione letteraria, non cessa di attribuire a questa realtà un significato che gli deriva dalla visione del mondo dell'ambiente sociale in cui è stato educato. Zéraffa ci ricorda che romanzieri come Joyce, Mann e Malraux, nel creare il loro universo letterario, praticano una sorta di sociologia, nel senso che sono in grado di cogliere per empatia ciò di cui il sociologo o lo storico trattano in termini di fatti o concetti. Asserisce: "The value of the novel seems to belong primarily to the fact that it is the art form which gives the fullest and most profound account of the status of the individual at any time in history" (Z, 66). E continua il suo ragionamento, nella stessa pagina, dicendo che "to say that a novel is composed essentially of characters means that the writer embodies in them the social relationships which he has most frequently seen and experienced". Rende però chiaro, nel primo capitolo del suo libro, che "the forms of fiction have their own history, which cannot be rendered in terms of history any more than of ‘society’" (Z, 9). Così il romanziere, secondo la tesi di Zéraffa, deve essere considerato assolutamente un artista; il suo lavoro è l'espressione di una realtà che ha già nella sua mente una forma e un significato che si esprime attraverso le tecniche. In questo senso, la percezione della società da parte dello scrittore si trasforma nel romanzo in percezione artistica. Zéraffa ci fornisce alcuni esempi pratici delle sue argomentazioni, tra le quali abbiamo scelto quella di Ulysses, che secondo lui "testifies to the irreducibility of the opposition between the perception of what one might call ‘living reality’ and the indisputably abstract interpretation that the writer puts on it" (Z, 41). Joyce rivela la realtà concreta dei dublinesi solo nei termini di un'unica concezione di valore: la vita interiore della coscienza incarnata e rappresentata da Bloom e Stephen Dedalus.

Zéraffa discute Theory of the Novel di Lukács, che espone una teoria del romanzo basata sul concetto di produzione, sostenendo che, sebbene Lukács abbia dimostrato che il romanziere cerca di mostrare una riconciliazione, rivelatasi impossibile, tra le relazioni sociali effettive, che sono determinate dall'infrastruttura della produzione, con i valori che l'individuo spera di realizzare nella sua vita, si preoccupa dei problemi della forma. Dice Zéraffa: "The novel is not a reflection of the myriad aspects of social intercouse; it is, on the contrary, the mirror itself" (Z, 44). Una teoria del romanzo, pur basandosi sul concetto di produzione, deve, secondo Zéraffa, tenere conto della struttura artistica del romanzo: la sua forma, e la forma del romanzo deve essere intesa, nella sua concezione, intendendo non solo lo stile della scrittura ma anche il modo in cui è costruita.

Henry James, che contribuì a dare al romanzo uno statuto estetico primario, sostenne lo stesso tipo di rapporto tra romanzo e realtà sociale di Zéraffa, riconoscendo il bisogno dello scrittore di trovare un significato nella realtà complessa ed esprimere tale significato attraverso una forma particolare.[4]

Da quanto esposto sopra, che consideriamo alcuni punti essenziali nella discussione di Zéraffa sul romanzo in relazione alla società in The Novel and Social Reality, possiamo concludere che il suo obiettivo principale in questo lavoro, come suggerisce il titolo, è quello di esporre i suoi concetti del romanzo come forma letteraria, che tuttavia è inevitabilmente legata alla realtà sociale. Il romanzo deve essere inteso come dotato di una struttura di senso che ha certamente origine nella realtà sociale, ma ad essa è irriducibile. Abbiamo anche inserito nella nostra esposizione alcune affermazioni preziose tratte dalla discussione di Henry James sul romanzo, che abbiamo concluso essere in accordo con quelle di Zéraffa, nell'affermare il rapporto stretto e inevitabile tra il romanzo e la realtà sociale, e vedere il primo come una forma in sé. È ciò di cui ci occuperemo nella seconda parte di questo studio, parlando del romanzo come una forma specifica che deve essere compresa e vedendolo allo stesso tempo come uno specchio della realtà sociale in cui è inserito.

Sebbene Zeraffa evidenzi nella sua opera The Novel and Social Reality, parlando di Lukács, la sua incondizionata accettazione dell'idea che l'infrastruttura di produzione fornisce una solida base per l'interpretazione del romanzo e che la visione del mondo dello scrittore in realtà deriva dalla coscienza soggettiva di una classe particolare, questo punto non costituisce certamente il nucleo del suo lavoro. Occorre quindi fornire lo studio specifico del rapporto tra autore, realtà sociale e romanzo, che è lo scopo del nostro wikilibro. Cercheremo di fornire questo aspetto specifico e di supportare il nostro studio con l'esposizione di alcuni punti importanti del lavoro di Lucien Goldmann in questo campo. Poiché Goldmann è sia sociologo che teorico della letteratura, il suo contributo in merito è molto prezioso, e ora andiamo a considerarlo.

Note modifica

 
Profilo artistico di Saul Bellow nel 1946
  Per approfondire, vedi Serie letteratura moderna e Serie delle interpretazioni.
  1. Tutti i commenti basati su Zéraffa in questo Capitolo sono presi da Michel Zéraffa,The Novel and Social Reality. Trad. (EN) Catherine Burns & Tom Burns. Great Britain, Hazel Watson & Viney Ltd., 1972. Le relative citazioni saranno subito seguite dalle pagine di riferimento, per esempio (Z, 7).
  2. Henry James, "The Art of Fiction." In: Ellmann, R. & Feidelson, Jr., C. The Modern Tradition: Backgrounds of Modern Literature. New York, Oxford University Press, 1965, pp. 429-430.
  3. Ibid., p. 436
  4. Cfr. F. M. Ford, The Old Man:The Question of Henry James. Londra, Bodley Head, 1964.