Torah per sempre/Mito delle Origini: opportunità e rischi
Si dovrebbe inventare un'altra parola che rimpiazzi "mito". Ma fintanto che non succede, dobbiamo continuare ad usare "mito", sebbene in italiano tale parola sia stata degradata in significato e, secondo la Treccani, stia per "Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta di gesta compiute da figure divine o da antenati ecc."
"Narrazione fantastica"?? Io protesto. Non è assolutamente quello che significa per me e certamente non quello che significa per gli antropologi. Quando chiamo mito la Torah dal Cielo, non intendo denigrarla. I miti sono tra i simboli più importanti della nostra vita; dicono ciò che non può essere ridotto a fatti nominabili. Citando nuovamente Clifford Geertz, sono "formulazioni tangibili di nozioni, astrazioni dell'esperienza fissate in forme percettibili, realizzazioni concrete di idee, comportamenti, giudizi, desideri, o credenze...[si trovano] in quel mondo intersoggetivo delle comprensioni comuni in cui sono nati tutti gli individui umani... e che lasciano persistenti dietro di loro quando muoiono."[2] Una storia può essere contemporaneamente sia mito sia resoconto storico ed è certamente più convincente se è entrambi, ma anche senza il supporto della "Storia", può funzionare efficacemente come mito.
Desidero articolare un modo di comprendere Torah min hashamayim che possa permettere a predicatori e poeti di entusiasmare le persone con un senso di continuità col passato e responsabilità per tale passato, ma che allo stesso tempo non faccia violenza alle scoperte della scienza e della storia o al consenso morale e filosofico attuali. Predicatori e poeti, ma non storici e scienziati, poiché la Torah dal Cielo non è né storia né scienza, ma di un genere interamente differente. Lo storico e lo scienziato devono, di certo, stare gelosamente attenti che il predicatore non invada il loro territorio; non è compito del predicatore predicare a nome della Sacra Scrittura di cose che stanno fuori del suo campo. I confini devono essere rispettati da entrambe le parti; logos e mythos non devono essere visti come gelosi pretendenti allo stesso reame. Non si gioca al calcio con le regole del tennis.
Cosa può significare la "Torah dal Cielo"
modificaUna ricostruzione della Torah dal Cielo deve incorporare numerose caratteristiche.
Come "mito delle origini" cerca di presentare la Torah come un tutto unificato; deve quindi essere formulata in modo da abbracciare la triplice Torah, cioè il testo scritto della Bibbia (col Pentateuco privilegiato al di sopra degli altri libri), la Torah Orale come tradizione continuativa dell'interpretazione, la consueta legge ebraica come viene definita dalla pratica di israele (minhag). Nell'ambito di questo contesto, l'Halakhah dell'ebraismo può esser vista come emanata dal Sinai e che raggiunge la sua espressione completa attraverso l'interpretazione rabbinica e la pratica ebraica. Questa non è una posizione sostenibile storicamente, ma una interpretazione della Storia mediante la fede; la Storia non può confermare né smentire un'origine non-fisica, né può render giudizio su cosa costituisca l'espressione piena o "autentica" della Torah.
Torah, vista attraverso "Torah dal Cielo", è un tutto unificato — questo è ciò che "Torah dal Cielo" significa. Ma Torah è Torah e non qualcosa d'altro; non deve essere ridotta a qualcosa d'altro, a Halakhah o etica o spiritualità. Ciascuna fa parte della visione del Sinai, ma nessuna costituisce il tutto. Interpretazioni della Torah come la prima riduzione riformista della Torah a "monoteismo etico", o la riduzione della Torah a Halakhah, o le presentazioni popolari moderne della Torah come spiritualità, sono inadeguate; Torah le comprende tutte e altre.
Il testo ricevuto della Scrittura è sacrosanto. Torah min hashamayim implica che qualsiasi imperfezione sia dovuta ad un difetto di trasmissione e, infatti, imperfezioni minori di trasmissione sono sempre state riconosciute. Halivni sosteneva che ci fossero state "maculazioni" significative sia di testo che di contenuto, ma che il testo "recuperato" da Esdra era ora sacrosanto, anche se l'ebraismo rabbinico aveva portato e stava portando ancora avanti il processo di recupero (PARTE IV.2). Ma ciò confonde Storia con Mito. Storicamente, possiamo dire che il testo della Torah sia imperfetto, verbalmente o moralmente; miticamente, tuttavia, la perfezione è essenziale e non può essere negata o compromessa.
Storia e mito non contrastano
modificaDa un punto di vista logico, storia e mito non contrastano poiché le rispettive asserzioni si riferiscono a reami indipendenti. Il dramma di Shakespeare, quale resoconto mitico della storia della Scozia, non viene invalidato per il vero Macbeth, a differenza della rappresentazione fatta da Shakespeare, era un monarca potente e di successo; è solo leggermente migliorato dal fatto, ricostruito nel dramma, che il Macbeth storico abbia assassinato Duncan I e fosse sconfitto da Malcolm III.
La storia del Diluvio in Genesi, presa come mito che esprime la provvidenza morale di Dio, non è in conflitto con la testimonianza dell'archeologia; la conquista di Canaan, come mito, può essere narrata senza estrarne implicazioni per mode di comportamento corrette. Non dobbiamo fare distinzioni su basi morali o altre, come hanno fatto Louis Jacobs e altri, tra parti "alte" e "basse" della Torah.[3]
I conflitti sorgono quando la gente prende i miti alla lettera e ne deriva conclusioni ingiustificate. Ciò può essere evitato da un'attenta selezione di cosa si deve evidenziare e dall'inclusione, nell'insegnamento e nella predicazione, di interpretazioni che sistemano il testo o i contenuti alla luce di norme contemporanee. Selettività significa, per esempio, ignorare testi che richiamano il genocidio dei Cananei. Tale selettività è sempre stata praticata, sebbene non apertamente o anche consapevolmente; oggi la selezione deve essere consapevole e deliberata, poiché conoscenza e consapevolezza sia delle fonti tradizionali sia dei processi storici sono molto più disponibili di quanto non lo siano state in epoche precedenti.
A livello storico, dobbiamo riconoscere lo sviluppo di testo e interpretazione e che la Torah è stata "rivelata" in una collocazione sociale/storica specifica che rifletteva, per esempio (pace Ross, PARTE IV.4), la dominazione maschile e l'accettazione della schiavitù. Essere consapevoli di tali fattori influenzerà inevitabilmente la nostra interpretazione e applicazione delle sue leggi, paricolarmente in merito a (a) il diritto alla libertà individuale, religiosa e sociale, (b) il rifiuto della schiavitù, (c) il rifiuto della discriminazione contro "altre nazioni", (d) una misura significativa di parità dei sessi.
"Torah dal Cielo": Usi e Abusi
modifica"Torah dal Cielo" nella sua forma classica ha fatto una serie di ipotesi che al giorno d'oggi con cui bisogna stare in guardia.
Autorità e potere. La "Torah dal Cielo" classica pretende che i suoi "guardiani" (sacerdoti, rabbini, ufficiali comunitari) abbiano autorità, nel nome di Dio. Dà loro potere di costringere le persone a fare e credere quello che gli stessi (cioè i sacerdoti, rabbini, ufficiali comunitari) affermano la Torah comandi. Comunità ebraiche autonome premoderne imposero punizioni severe a coloro che non rispettavano le decisioni dei rabbini, sia in materie religiose sia in materie civili e penali. L'emancipazione degli ebrei a partire dal diciottesimo secolo, congiunta all'impegno moderno verso il governo rappresentativo, significa che i capi religiosi non hanno più l'autorità di definire ed imporre la legge civile e penale, sebbene possano agire come arbitri col consenso delle parti litiganti e nella giurisdizione sotto cui vivono. L'obbligo religioso non è compatibile col rispetto della democrazia liberale per l'autonomia della coscienza individuale; i capi religiosi nelle libere società democratiche devono accettare di rivolgersi a congregazioni la cui fedeltà agli obblighi religiosi è volontaria. Costrizione religiosa, come asseriva Mendelssohn in Jerusalem, non è semplicemente immorale ma probabilmente futile e controproducente.[4]
Esclusività. "Torah dal Cielo" è una metafora in cui Dio viene rappresentato come un uomo che consegna un libro (la Torah Scritta) insieme ad istruzioni su come usarlo (la Torah Orale), al suo servitore Mosè, da trasmettere al suo popolo, Israele. Un'applicazione ingenua di questa metafora indica esclusività: questo è il nostro libro, nessun altro ne possiede uno simile e noi siamo specialmente privilegiati perché abbiamo stretto un'alleanza con Dio secondo i termini del libro. Questa lettura ingenua, che confonde la metafora col fatto storico, ha fatto litigare inutilmente ebrei e cristiani riguardo a chi appartanga ora "l'alleanza", come se fosse un oggetto prezioso, come una collana di diamanti su cui azzuffarsi.
Ma "alleanza" non è un oggetto; è una metafora. Come una delle tante metafore relative al rapporto di Dio con Israele, può essere facilmente adottata come paradigma del suo rapporto con qualsiasi popolo, un rapporto che può essere espresso anche tramite altre culture e religioni; la Bibbia stessa saltuariamente lo applica all'umanità o anche alle creature viventi in generale.[5] Tale interpretazione porta ad accettare l'idea che un'entità politica come una nazione-stato possa comprendere differenti gruppi di fedi e che i membri di tutte queste fedi siano chiamati a cooperare, in mutuo rispetto, per il vantaggio della società nel suo complesso.
Norme e Valori. Quando diciamo "La Torah viene dal cielo" da un'estremità potremmo pensare ai suoi "principi essenziali", come la lex divina di Spinoza consistente della vera conoscenza di Dio e amore;[6] all'altra estremità, potremmo pensare che la Torah, come pensò Elijah di Vilna, contenga assolutamente tutto, nei particolari.[7] Bisogna stabilire un equilibrio affinché gli alti principi della Trah emergano chiaramente, vengano conservati certi dettagli, ma non si permetta di evidenziare le minuzie che sommergono i valori sottostanti. Ciò richiede una vasta comprensione della "triplice Torah" — scrittura, tradizione orale e pratica ebraica; concentrarsi troppo strettamente su norme halakhiche produce circoli di interpretazione sempre più ridotti, armonizzazioni e spiegazioni di spiegazioni ad infinitum, che perdono contatto con le realtà sociali che le fonti halakhiche hanno indicato originariamente.
Benefici del Considerare la "Torah dal Cielo" come Mythos piuttosto che Logos
modificaNumerosi benefici si accumulano nel riconoscere che la storia della "Torah dal Cielo" è un mito fondativo religioso piuttosto che un resoconto di fatti storici.
Verità è meglio di falsità e preziosa di per se stessa. "Torah dal Cielo" erra come resoconto storico delle origini dell'ebraismo, ma riesce come mito delle origini che si concentra sulle tradizioni dell'ebraismo nell'ambito di una teologia monoteista in cui tutto deriva da un Dio Unico.
Molte persone vivono in uno stato di tensione disagevole perché si sentono emotivamente attirati da un modello religioso tradizionale anche se il loro bagaglio culturale ed educativo sembra contraddire le credenze di tale modello. Le credenze vennero formulate nel Medioevo in modi che sono incompatibili con la visione moderna del mondo; insistere ora sulle stesse formulazioni vorrebbe dire impegnarsi nei termini fuori moda di quella filosofia e scienza in cui la Torah era stata formulata precedentemente. Una volta che si percepisce la storia della "Torah dal Cielo" come mito fondativo religioso invece che un resoconto di fatti storici, la "dissonanza cognitiva" viene alleviata; la domanda importante diventa "Cosa mi dicono veramente il testo e/o la tradizione?" piuttosto che "Come formulò Maimonide la fede nella Torah dal Cielo?"; Maimonide stava rivolgendosi, dopotutto, a persone del dodicesimo secolo, non a persone del ventunesimo.
Leggere la "Torah dal Cielo" come resoconto preciso di un evento che avvenne in un luogo e tempo specifici della storia conduce al letteralismo nell'applicare asserzioni bibliche e rabbiniche a situazioni contemporanee, portando quindi a varie forme di fondamentalismo biblico e rabbinico, potenzialmente di forma estrema, in politica come anche in religione. Leggere la "Torah dal Cielo" come mito delle origini è meno aperto ad abuso fondamentalista, poiché serve generalmente come modello di un'interpretazione non-letterale delle fonti. Tuttavia, una lettura non-letterale potrebbe "spiritualizzare via" il contenuto pratico della tradizione, specialmente l'Halakhah; i movimenti dell'ebraismo differiscono in merito all'estensione di quanto ciò avvenga.
Comprendere la "Torah dal Cielo" come mito delle origini permette al credente di ridimensionare la Storia delle origini, accessibile tramite l'archeologia, tramite lo studio dei testi dell'Antico Vicino oriente tra cui la Bibbia, e tramite lo studio della formazione e sviluppo dell'ebraismo rabbinico. La riflessione sulla storia e cultura reali dell'Israele biblico nel suo contesto storico ci assiste a recuperare la teologia biblica e a sentirla come parte del nostro retaggio e come risorsa spirituale, sollevando questioni sagaci e a volte inquietanti sul rapporto tra insegnamento biblico e successivo insegnamento rabbinico.
Pericoli del Considerare la "Torah dal Cielo" come Logos piuttosto che Mythos
modificaIl rifiuto di riconoscere che la storia della "Torah dal Cielo" è un mito fondativo religioso piuttosto che un resoconto di fatti storici provoca confusione e danno.
La falsità è intrinsecamente male. Adottare la "Torah dal Cielo" come resoconto storico delle origini dell'ebraismo è sbagliato sia perché promuove falsità sia perché non rende giustizia a "Torah dal Cielo" come potente mito delle origini.
Adottare Torah min hashamayim come resoconto storico delle origini dell'ebraismo comporta, per persone che hanno goduto di una formazione moderna, una dissonanza cognitiva frustrante e potenzialmente dannosa tra il mondo religioso personale del credente ed i presupposti sui quali si basa la vita quotidiana del credente stesso.
Porta agli estremi, in politica e in religione. Per esempio, le persone potrebbero interpretare il resoconto di Genesi relativo alla promessa della terra ad Abramo ed ai suoi discendenti tramite Isacco in un modo molto letterale, tale da generare screzi con coloro che si ritrovano ad abitare questa terra in un dato momento, ma ai quali viene negato il diritto di viverci poiché non sono riconosciuti come discendenti di Isacco.
Che la narrazione biblica sia interpretata letteralmente o letta come mito delle origini, l'evento stesso di "ricevere la Torah" viene descritto come una singola irruzione nella Storia dal passato. Ma c'è una differenza. La lettura letterale comporta un'incapacità di prendere sul serio i contesti socio-storici dello sviluppo halakhico; le persone iniziano a pensare che i testi biblici e rabbinici siano una risorsa testuale che può essere analizzata logicamente per trovare risposte a questioni di legge, senza considerare valori morali generali o contesti sociali mutevoli; ecco perché gli Ortodossi tendono a insistere e sopravvalutare le minuzie della legge e sono lenti nel reagire ai cambiamenti sociali o a modificare le interpretazioni alla luce di valori generali. D'altra parte la "Torah dal Cielo" come mito delle origini, sebbene liberi la Torah dalle costrizioni storiche fino a postulare un evento trascendente di impatto duraturo, riesce meglio a promuovere la nozione di sviluppo storico.
I pericoli non devono essere esaggerati; alcune conseguenze negative del tipo sbagliato di lettura sono inevitabili. Una fede letterale nella "Torah dal Cielo" tende, per esempio, a far sviare il credente da considerazioni di cambiamento socio-economico, ma non lo fa necessariamente. Non è illogico (sebbene possa essere inesatto) sostenere che Dio dettò il testo dell'intera Torah a Mosè, da Genesi a Deuteronomio, e allo stesso tempo indicò a Mosè come dovevano essere modificate le leggi alla luce dei cambiamenti sociali, economici e storici futuri. Esistono numerosi casi dove le autorità attraverso i secoli hanno cambiato una legge alla luce di circostanze mutevoli; sono stati compilati molti libri a dimostrarlo, a volte con lo scopo di giustificare una modifica contemporanea dell'Halakhah.[8] Ebrei ortodossi e progressisti differiscono rispetto alla misura in cui tale cambiamento abbia avuto o debba avere luogo, ma essenzialmente la differenza è di grado piuttosto che di principio.
Questioni che preoccupano
modificaCome reagiscono le persone se sono state incoraggiate a credere letteralmente che Dio dettò il Pentateuco a Mosè nel Sinai, insieme con la sua interpretazione orale ed i suoi significati segreti, e poi vien loro detto che questa non è storia reale ma un mito delle origini? Per alcuni di loro la notizia procura sollievo, perché avevano già delle difficoltà a riconciliare la fede tradizionale con la propria intelligenza e coscienza. Altri, tuttavia, si sentono destabilizzati; diventano ansiosi e persino irati, denunciando i protagonisti della nuova interpretazione come eretici e infedeli.
Tra le loro più grandi preoccupazioni sta che l'autorità dell'Halakhah sembra essere compromessa. Se Dio non ha, come vero fatto storico, dettato la Torah e relativo commentario a Mosè, perché ci si deve preoccupare di seguirne le leggi, che sono spesso gravose e disagevoli? Di certo l'intero sistema dell'Halakhah viene demolito dalle radici e non verrà più obbedito?
Tale paura ha qualche ragione d'essere. Se la gente obbedisce la legge della Torah per una convinzione intellettuale che Dio l'ha dettata e vengono alla luce prove che indeboliscono tale convinzione, la loro motivazione d'obbedire la legge sarà affievolita. Tuttavia non molte persone seguono la legge soprattutto perché sono convinti che Dio l'abbia dettata, o per puro timore e/o amore di Dio. Le persone seguono le leggi – tutte le leggi – per ragioni ben più complesse, come l'identificazione con un particolare gruppo sociale, per abitudine (inerzia), per un senso di gioia, un senso di colpa, o perché la legge si conforma con i propri comportamenti e aspirazioni. I motivi sono complessi e spesso celati profondamente nell'inconscio. Può essere che alcuni giustifichino la propria conformità con le leggi della Torah facendo riferimento alla credenza che Dio dettò le leggi a Mosè; se tuttavia qualcuno li convince che non è fatto storico, molto spesso formuleranno una qualche altra giustificazione piuttosto che abbandonare la legge. Potrebbero certo diventare meno insistenti sulle minuzie, più tolleranti di coloro con cui sono in disaccordo e più disposti a modificare l'osservanza alla luce di valori profondi; ma, ci sembra, questa è cosa buona.
Forse coloro che sono così timorosi che la Torah perda il suo ascendente sulle persone, dovrebbero chiedersi anche come mai abbiano adottato la convinzione che le leggi della Torah siano onerose e disagevoli. Potrebbe essere perché non sono riusciti a sentire la gioia della Torah; ma potrebbe anche darsi perché le leggi che nel loro contesto originale erano veramente gioiose e ispiratrici, continuano ad essere applicate in contesti dove non adempiono più il loro scopo originale e appaiono insignificanti e quindi fastidiose.
Un'altra fonte di preoccupazione è l'ipotesi che, se non credi che Torah min hashamayim sia Storia, ma sostieni comunque il sistema halakhico su cui si basa l'ebraismo, sei un ipocrita che dice una cosa e crede in un'altra: per esempio, se in classe o dal pulpito dici che Dio diede la Torah, orale e scritta, a Mosè, ma in aula ipotizzi che Genesi sia stata compilata nel periodo persiano ed esamini possibili documenti delle fonti primarie.
Ma non c'è da preoccuparsi per questo. Siamo sullo stesso piano di qualsiasi altra disciplina superiore. Se uno tenta di presentare, tanto per dire, la fisica o la medicina al pubblico generale, che non è familiare con discorsi specialistici di tali discipline, il presentatore deve cercare illustrazioni accessibili e analogie adatte per riuscire a spiegare ciò che propone. Parlerà, ad esempio, di protoni ed elettroni come se fossero piccole palle da biliardo, perché se dovesse iniziare a proporre al pubblico equazioni della meccanica quantistica, il pubblico non le capirebbe e potrebbe pensare che stesse cercando di imbambolarlo con la scienza e di raccontare fandonie; oppure il presentatore potrebbe parlare di virus e bacilli come fossero piccoli animali maligni pronti a tender tranelli, perché il linguaggio ed i concetti di biologia molecolare sono incomprensibili a chi non li ha studiati. Parimenti, nel caso della religione, la storia tradizionale della "Torah dal Cielo" riesce a trasmettere efficacemente i concetti del sistema, concentrando Halakhah, Aggadah e altri aspetti dell'ebraismo in un tutto accessibile, in un modo che lo studio scientifico di Bibbia e Talmud non riuscirebbero a fare senza anni di studio intenso. Nessuna formazione precedente o attitudine speciale sono necessari da parte di chi sente, a differenza del caso di teologia astratta o filosofia della religione.
Un terzo pretesto per preoccuparsi sarebbe che richiedere modifiche alla fede tradizionale porti ad un conflitto con gruppi fondamentalisti, generando a sua volta la possibilità di divisioni settarie e discordie. Questa è una ragione legittima di apprensione, ma non una scusa per cedere alla falsità; al contrario, il fondamentalismo religioso, nell'ebraismo come anche in altre fedi, deve essere confrontato come un pericolo ed un assalto sovversivo a verità, moralità e ordine sociale.
Chiaramente, la proliferazione di opinioni contrastanti sulla Torah dal Cielo ha delle conseguenze per la società ebraica; le esamineremo nel successivo capitolo.
Note
modifica- ↑ BBC Radio 3, trasmissione del 13 agosto 2009, prima di una rappresentazione del suo Orpheus, in risposta ad una domanda sul perché avesse passato tanti anni a lavorare su questo mito e nessun altro.
- ↑ Geertz, Interpretations of Cultures, 91-2. Ithamar Gruenwald, pensando a Mircea Eliade, applica nozioni simili al Seder di Pesach e alla storia della Torah dal Cielo, vale a dire: "quando ci si riferisce alla storia della consegna della Torah al Sinai come un mito, ciò che si intende è determinare la storia come fattore funzionale nello stabilire il resoconto storico rituale dell'antico Israele"; Gruenwald, "Relevance of Myth", 28.
- ↑ Supra, PARTE IV.4.
- ↑ Vedi Kochan, Jewish Renaissance, 64-70, per un resoconto critico delle prime reazioni ebraiche all'erosione dell'autorità tradizionale kehilah.
- ↑ Specialmente nella storia di Noè (Gen. 9,9-17).
- ↑ Supra, PARTE IV.1.
- ↑ Supra, PARTE III.2.
- ↑ Per esempio, Jacobs, A Tree of Life; Katz, Divine Law in Human Hands.