Torah per sempre/Maimonide: la posizione "classica"

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Mosè Maimonide (1138-1204) — il "Rambam", come viene comunemente citato secondo l'acronimo del suo nome ebraico — è stato descritto nell'ultimo capitolo come mistico neoplatonico; ciò si oppone alla sua immagine convenzionale di arcirazionalista aristotelico. Insomma, definire il Rambam è cosa complicata, data la sua vasta ecletticità e poliedricità di interessi. Non c'è dubbio tuttavia che egli fosse un mistico, nel senso in cui gli studenti di religione (ma non gli storici dell'ebraismo) usano normalmente il termine. Ben-Ami Scharfstein nota che "il criterio usuale dello stato mistico è la certezza che uno stia provando un contatto diretto, precedentemente velato, con la realtà stessa".[1] È proprio questo che Maimonide prospetta quando rappresenta il fine della vita umana come stato di beata contemplazione della realtà divina.

Mosè Maimonide e sua firma autografa
Mosè Maimonide e sua firma autografa

Ma se Maimonide poteva esser chiamato mistico, non era di certo un cabalista. In verità, disprezzava grandemente ciò che conosceva della tradizione esoterica ebraica (il termine "qabbalah" cominciò ad essere usato dopo la sua morte); per esempio, respingeva sdegnosamente gli "scrittori di amuleti" per ciò che egli considerava una loro assurda interpretazione e uso di nomi divini.[2]

Per Maimonide, la rivelazione del Sinai fu un avvenimento storico. La Torah scritta era un testo dettato parola per parola da Dio a Mosè e complementato dalla Torah Orale, anch'essa data da Dio a Mosè. Torah Scritta e Torah Orale insieme formavano un tutto indivisibile, totalmente pubblico e conforme alla ragione; se i suoi livelli più profondi potevano solo essere raggiunti da coloro che erano in possesso di formazione e doti eccezionali, non era perché fossero livelli esoterici in senso mistico, ma perché dietro al loro significato semplice giacevano verità filosofiche e scientifiche inaccessibili al pubblico incolto e illetterato. Maimonide era un elitista intellettuale e non un criptocabalista.

Rivelazione come Storia

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Quali fatti Maimonide pensava riguardassero la Torah come rivelazione? Non è questa la stessa domanda di quella molto discussa su chi fosse un negazionista o un miscredente. Dopo tutto, avrebbe potuto considerare certe persone in errore sui fatti, ma non quindi da esser considerati negazionisti o miscredenti; per esempio, se qualcuno pensava che i paragrafi di un rotolo della Torah dovessero essere disposti in modo diverso da quello sostenuto da Maimonide come copia autentica di quello che Dio aveva dato a Mosè, egli lo avrebbe ritenuto meramente in errore e non come se mettesse in dubbio un principio di fede.

D'altra parte, mentre i criteri di vera fede che Maimonide formula nel suo Commentario alla Mishnah e nella Mishneh Torah articolano la sua interpretazione dei rabbini del Talmud, non corrispondono necessariamente alla sua fede personale come esposta nella Guida dei perplessi.

La Torah Orale

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Nell'introduzione della sua prima opera importante, il Commentario alla Mishnah, Maimonide tenta di delineare la Torah Orale stando attento a non identificarla con nessun testo specifico, come la Mishnah. La Mishnah, dice, ha cinque costituenti:

  1. Elucidazioni, ricevute da Mosè, dei testi scritturali e dei comandamenti. Per esempio (scrive) Dio disse a Mosè "Dimorerete in capanne per sette giorni" (Levitico 23:42); poi rese noto che la capanna [sukah] era obbligatoria per i maschi e non per le femmine, che i malati e chi viaggiava non erano obbligati a [dimorarci], che la capanna doveva essere coperta solo con ciò che cresce dal suolo... che lo spazio interno non doveva essere inferiore alle sette spanne di lunghezza e larghezza e che la sua altezza non doveva essere inferiore alle dieci spanne. Queste regole dettagliate appartengono alla Torah Orale.
  2. "Leggi di Mosè dal Sinai" (halakhah lemosheh misinai), cioè, leggi indisputabili per le quali nonc'è base nella Scrittura.[3]
  3. Leggi derivate dal ragionamento in base alle Scritture e per le quali ci potrebbe essere un certo disaccordo.
  4. Misure (gezerot) introdotte di quando in quando dai profeti o saggi come un "recinto intorno alla Torah", cioè misure cautelative.
  5. Legge consuetudinaria (takanah, minhag), tra cui le misure introdotte dai saggi per ragioni diverse dalle cautelative.

Di queste cinque categorie, è chiaro che secondo Maimonide solo la prima costituisce la "rivelazione" nel pieno senso d'essere stata trasmessa direttamente da Dio a Mosè; la sua lista di "leggi di Mosè dal Sinai" include promulgazioni susseguenti all'epoca di Mosè, mentre le ultime tre categorie sono per definizione escluse dalla rivelazione originale. La Mishnah, cioè, contiene la Torah Orale ma accoglie anche molto materiale aggiuntivo.

Torah e Dogma

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I 13 principi della fede
(dal Pirush Hamishnayot di Maimonide)

1. Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è il Creatore e la Guida di tutti gli esseri creati, e che Egli solo ha creato, crea e creerà tutte le cose.

2. Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è Uno; che non vi è unicità in alcun modo come la Sua, e che Egli solo è nostro Dio, lo è stato, lo è e lo sarà sempre.
3. Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è incorporeo; che non possiede alcuna proprietà materiale; che non esiste assolutamente alcuna somiglianza (fisica) a Lui.
4. Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è il Primo e l'Ultimo.
5. Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è il solo a cui è giusto pregare, e che non è giusto pregare ad altri che a Lui.
6. Credo con fede assoluta che tutte le parole dei Profeti siano vere.
7. Credo con fede assoluta che la Profezia di Mosè nostra Guida, la pace sia con lui, è vera; e che egli è stato il capo dei Profeti, sia di quelli che l'hanno preceduto, sia di quelli che l'hanno seguito.
8. Credo con fede assoluta che tutta la Torah che ora possediamo, è la stessa che fu data a Mosè nostra Guida, la pace sia con lui.
9. Credo con fede assoluta che questa Torah non sarà mai sostituita, e che non vi sarà alcuna altra Torah data dal Creatore, benedetto sia il Suo Nome.
10. Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, conosca tutte le azioni e tutti i pensieri degli esseri umani, come è scritto:"Egli è colui che, solo, ha formato il cuore di loro tutti, che comprende tutte le opere loro." (Salmi 33:15).
11. Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, ricompensa coloro che osservano i Suoi Comandamenti e punisce quelli che li trasgrediscono.
12. Credo con fede assoluta nella venuta del Messia e, anche se dovesse tardare, pur tuttavia attendo ogni giorno la sua venuta.
13. Credo con fede assoluta nella risurrezione dei morti all'ora che sarà volontà del Creatore, benedetto sia il Suo Nome e glorificata sia la Sua rimembranza nei secoli dei secoli.

Nella stessa opera, all'introduzione del capitolo 10 del trattato Sanhedrin, Maimonide elabora i suoi famosi Tredici Principi di Fede. L'ottavo ed il nono principio riguardano il testo della Torah, cioè i "Cinque Libri di Mosè". L'ottavo principio afferma che Mosè non ha prodotto nulla da sé, ma ha ricevutto l'intera Torah da Dio; il nono afferma che il testo esistente è la trascrizione corretta di quello ricevuto da Mosè. Maimonide insiste che ogni parola della Torah, persino banalità apparenti come "Timna era la concubina di Elifaz" (Genesi 36:12), sia di pari santità e che "ogni singola parola della Torah ha saggezza e meraviglie per coloro che la comprendono".

Nella Mishneh Torah Maimonide incorpora questo principio nel suo codice giuridico:

« Esistono tre negatori [koferim] della Torah. Se qualcuno dice che la Torah non è da Dio, anche un solo versetto, anche una sola parola, se afferma che Mosè lo disse di sua iniziativa egli è un negatore della Torah. Similmente, uno che nega la sua interpretazione, cioè la Torah Orale, e come Zadok e Boezio contraddice coloro che la trasmettono [è un negatore della Torah]. Se chiunque dice che il Creatore ha sostituito uno dei suoi comandamenti con un altro e che non è più applicabile anche se è venuto da Dio, come affermano i mussulmani — tutti e tre sono negatori della Torah. »
(Maimonide, Mishneh Torah, "Hilkhot teshuvah" 3:8)

Poiché nessuna legge basata su questo principio può essere implementata a meno che uno non sappia ciò che la Torah contiene, Maimonide deve specificare il testo corretto:

« 3. Se un rotolo è incorretto rispetto a malé e ḥaser[4] è possibile modificarlo e tenerlo come abbiamo spiegato. Ma se [lo scriba] ha fatto un errore con lo spazio tra le sezioni e ha messo un setumah al posto di un petuḥah[5] o un petuḥah al posto di un setumah, o se ha lasciato uno spazio dove non c'era divisione tra le sezioni o ha scritto nel modo normale senza lasciare uno spazio dove doveva essercene uno, o se ha cambiato la disposizione dei Cantici, [il rotolo] è invalido; l'unica maniera di ripararlo è rimuovere l'intero foglio dove è stato commesso l'errore.
4. Poiché ho notato molti errori in questa materia in tutti i rotoli che ho esaminato, ed i Masoreti che compilano le informazioni su petuḥot e setumot sono in disaccordo su tali temi secondo le differenze tra i rotoli su cui si basano, ho ritenuto opportuno esporre qui per iscritto tutte le sezioni della Torah, i petuḥot e setumot e le strutture dei Cantici, quale base su cui tutti i rotoli possano essere riparati e corretti. Ora il rotolo che ho considerato in queste materie è il famoso rotolo d'Egitto, che contiene tutti e ventiquattro i libri e fu [conservato] a Gerusalemme per molti anni a correggere [altri] rotoli. È quello su cui tutti si basano, a partire da quando Ben Asher lo aveva corretto e ci aveva lavorato meticolosamente per molti anni e rettificato diverse volte mentre lo copiava. È quello su cui mi fondai quando scrissi il mio rotolo personale della Torah secondo la halakhah. »
(Maimonide, Mishneh Torah, "Hilkhot sefer torah" 8:3, 4)

Maimonide non offre testimonianze al di fuori dell'accordo generale nel giustificare la sua preferenza per il Codex Ben Asher, noto successivamente come il Codex Aleppo, ora custodito presso l'Istituto Ben-Zvi a Gerusalemme; non è chiaro se egli raccomandi il Codex in generale, o solo "in queste materie", cioè gli spazi.[6] Il Codex, completato nel decimo secolo, rappresenta il culmine dell'opera dei Masoreti di Tiberiade, il cui scopo era di consolidare un testo biblico "corretto"; esaminerò il loro lavoro nella PARTE II.2.[7]

Molto è stato scritto sul concetto maimonideo della profezia, sviluppato non solo nelle sue opere popolari, ma in maggior ampiezza e con più grande sottigliezza nella Guida dei perplessi. Si è asserito che egli presenti una visione più "liberale" nella Guida piuttosto che nelle sue opere popolari, ma ciò sembra essere inesatto. Argomenta intensamente nella Guida che la profezia di Mosè fosse come una conversazione diretta tra persone, non mediata, e pertanto sia superiore a tutte le altre profezie e stabilisce un criterio per tutte le altre affermazioni profetiche; con "profezia di Mosè" Maimonide intende il testo rivelato della Torah, come lo ebbe a definire altrove.

Conclusione

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Maimonide il Minimalista

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L'opinione di Maimonide di cosa costituisca la Torah può essere detta "minimalista", sebbene, come osserva Marc Shapiro, egli ecceda alcune autorità nelle affermazioni che fa sull'accuratezza della tradizione testuale.[8] Nessuno nell'ambito della corrente principale dell'ebraismo negherebbe i suoi enunciati basilari, sebbene molti li volessero oltrepassare. Le proposizioni essenziali sono: (a) che Dio dettò a Mosè quel testo che noi ora abbiamo, e (b) che Mosè ricevette, allo stesso tempo, chiarimenti e supplementi di quel testo e che costituiscono la Torah Orale, ma sono esterni al contenuto della Mishnah. È meno dogmatico sullo status dei libri biblici dopo il Pentateuco. Altri non concordano con la sua asserzione che parte della saggezza più profonda della Torah sia recuperabile mediante lo studio delle scienze e della metafisica; sarebbero però d'accordo sul fatto che la Torah possieda significati profondi al di là del significato superficiale del testo, tuttavia cercano questi significati nella halakhah e nella cabala piuttosto che in quella che considererebbero scienza "estranea" e/o filosofia.

  1. Scharfstein, Mystical Experience, p. 1.
  2. Guida I.61 e 62.
  3. Si veda TB Zev. 110b per un'illustrazione della differenza tra questo e de`oraita.
  4. Ortografia completa o difettosa. Cfr. PARTE II.3.
  5. Paragrafo chiuso o aperto. Cfr. PARTE II.3.
  6. I copisti hanno "corretto" le suddivisioni originali di Maimonide, cosicché le versioni stampate differiscono dal Codex Aleppo. Penkower, "Maimonides and the Aleppo Codex", confronta i manoscritti di Maimonide e dimostra la congruenza delle suddivisioni delle sezioni originali maimonidee con quelle del Codex.
  7. Negli anni 1860, S. Pinsker (citato in Dotan, Ben Asher's Creed, p. 13), seguito da Graetz, History of the Jews, III, cap. 7, p. 211, imbarazzò gli ortodossi ipotizzando che Mosè e Aaron Ben Asher fossero Caraiti — come poteva mai il loro idolo, Maimonide, approvare l'opera di un eretico? — ma Dotan ha completamente smentito tale ipotesi.
  8. Shapiro, Limits of Orthodox Theology, pp. 91-121.

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