Guida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Davanti al Centro Galattico

Il centro della Via Lattea raggiunge la sua massima visibilità nelle sere dei mesi di luglio e agosto. La costellazione di riferimento è quella del Sagittario, che pur trovandosi nell’emisfero australe è comunque visibile discretamente anche da gran parte dell’emisfero nord, con l’esclusione delle alte latitudini.

La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Copertina

Regioni celesti scelte

Curiosità galattiche

Carte di dettaglio dei principali ammassiGuida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Carte di dettaglio dei principali ammassi

BibliografiaGuida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Bibliografia

Questo settore di cielo comprende molte fra le nebulose più famose e fotografate, nonché un gran numero di ammassi aperti e soprattutto globulari, molti dei quali di facile osservazione anche con piccoli strumenti.

Caratteristiche modifica

In direzione del centro della Via Lattea si possono osservare le strutture galattiche appartenenti ai bracci più interni rispetto alla nostra posizione; in particolare, gli oggetti più notevoli sono compresi nel Braccio del Sagittario, che in questa direzione è il più vicino. Nonostante la maggiore distanza rispetto agli oggetti del Braccio di Orione, le loro grandi dimensioni e luminosità li rendono ben visibili anche con piccoli strumenti.

Già ad occhio nudo è possibile notare nel chiarore della Via Lattea alcuni piccoli addensamenti e oggetti più appariscenti, che se osservati con un binocolo 10x50 si rivelano essere ammassi stellari oppure oggetti nebulosi ma dai contorni ben definiti che li rende chiaramente identificabili come oggetti.

Grazie alla loro luminosità, molti di questi oggetti erano noti già alcuni secoli fa, tanto da essere stati inseriti nel Catalogo di Messier.

Osservando con uno strumento da 200 mm di diametro, gli oggetti visibili diventano svariate decine, in particolare ammassi aperti e globulari; ma anche nebulose: in questa direzione si osserva infatti la più alta concentrazione di nebulose alla portata di strumenti di diametro più comune.

Grandi banchi di nebulose oscure mascherano e modellano la scia chiara della Via Lattea, facendole assumere un aspetto irregolare. Ciò è vero in particolare a nord, sconfinando verso la costellazione del Serpente, che assieme all’Aquila comprende il tratto più fortemente oscurato dell’intero piano galattico.

Verso ovest, i sistemi oscuri della Nebulosa Pipa si allungano fin verso la testa dello Scorpione, disegnando sottili venature scure.

Gli appassionati di astrofotografia troveranno in questa regione celeste un gran numero di soggetti, dai grandi campi per mettere in risalto le nebulose oscure, fino all’alta risoluzione per le nebulose planetarie e gli ammassi globulari; oppure ancora i grandi sistemi nebulosi circondati da stelle giovani e brillanti.


Laguna, Trifida e dintorni modifica

 
Le nebulose del Sagittario e le loro volute gassose.
 
La grande Nebulosa Laguna (M8), ben visibile anche con un binocolo e apprezzabile anche a occhio nudo sotto buoni cieli.
 
La Nebulosa Trifida (M20) col suo aspetto caratteristico è uno degli oggetti più fotografati del cielo.
 
La nebulosa NGC 6559.

La Nebulosa Laguna (M8) e la vicina Nebulosa Trifida (M20) appartengono entrambe al Braccio del Sagittario e sono circondate da altri sistemi nebulosi minori e da un esteso corteo di stelle giovani, raggruppate in ammassi e associazioni OB. Si tratta di due fra gli oggetti più famosi del cielo e fra i più fotografati.

M8, ossia la Nebulosa Laguna, è anche fra le più brillanti nebulose del cielo. Si individua con facilità anche ad occhio nudo in nottate particolarmente limpide; la sua posizione è facile da reperire, trovandosi circa 7° a nord della stella γ Sagittarii (Al Nasl), che rappresenta la punta della freccia del Sagittario. La regione che la ospita è ricchissima di stelle di fondo e il chiarore della Via Lattea è molto intenso, a causa della vicinanza del nucleo; un binocolo 10x50 è in grado di mostrare diversi particolari: appare come una macchia estesa e opaca, un po' allungata in senso est-ovest e circondata da diverse stelle. Un telescopio da 120-150 mm consente di notare ulteriori particolari, come variazioni di intensità della luminosità, e anche diverse delle stelle associate; con strumenti da 200 mm sono visibili un gran numero di dettagli secondari. Come anticipato, la Nebulosa Laguna appartiene al braccio di spirale galattico immediatamente più interno rispetto al nostro, il Braccio del Sagittario; dista circa 4100 anni luce dalla Terra ed è sede di alcuni oggetti e fenomeni astronomici interessanti, come ammassi aperti (fra cui NGC 6530), regioni di formazione stellare, nebulose oscure, giovani stelle, gas caldi. Il nome "laguna" deriva dalla presenza della nube di polvere visibile ad est dell'ammasso aperto centrale, che dà l’impressione di una "barriera sabbiosa" che separa il mare da una laguna. La Nebulosa Laguna si estende nel cielo per 90'x40', che ad una distanza di 4100 anni luce equivalgono a 110x50 anni luce di estensione; al suo interno si osservano diversi globuli di Bok, ossia nubi di materiale protostellare collassato; i più notevoli di questi sono stati catalogati dal Barnard come B88, B89 e B296. La nebulosa contiene anche una struttura nota come "Nebulosa Clessidra" (nome datole da John Herschel), che però non è da confondere con la omonima nebulosa planetaria nella costellazione della Mosca. Nel 2006 sono stati scoperti all'interno della "clessidra" i primi quattro oggetti di Herbig-Haro, fra i quali spicca HH 870: questa scoperta fornisce la prova che nella regione sono attivi e persistenti i fenomeni di formazione stellare.

Alcuni frammenti e porzioni della Nebulosa Laguna hanno ricevuto denominazioni differenti, come nel caso di NGC 6526, NGC 6533 e IC 1271, generando spesso confusione nelle carte celesti; una denominazione abbastanza univoca è Sh2-28, che indica la regione di idrogeno ionizzato qui visibile, assieme a Sh2-25, che indica l’alone esteso della nebulosità.

L’ammasso aperto interno alla Nebulosa Laguna è catalogato, come visto, come NGC 6530; è parzialmente risolvibile anche con un binocolo 10x50, dove appare come un piccolo gruppo compatto di stelle. Con telescopi da 200 mm e forti ingrandimenti si osservano decine di stelle fino alla magnitudine 13, dominate da alcuni astri di magnitudine 8, immerse nel chiarore nebuloso della Laguna. Si tratta di stelle giovani e calde che delineano la regione centrale della grande associazione Sagittarius OB1.

A breve distanza verso nord si trova invece la Nebulosa Trifida, nota anche come M20; è ben visibile anche con piccoli binocoli come una piccola macchia chiara nelle sere senza Luna. La regione che la ospita è ricchissima di stelle di fondo e il chiarore della Via Lattea è molto intenso, a causa della vicinanza del nucleo; un binocolo 10x50 è in grado di mostrare diversi particolari: appare come una macchia circolare e opaca, circondata da diverse stelle. Un telescopio da 120-140 mm consente di notare ulteriori particolari, come variazioni di intensità della luminosità, e anche diverse delle stelle associate, fra le quali ne spicca una situata quasi in posizione centrale; con strumenti da 200 mm sono visibili un gran numero di dettagli secondari, specialmente le bande oscure che hanno conferito il nome alla nebulosa. Trovandosi a breve distanza dall'eclittica (meno di un grado) sono frequenti i casi di occultazione da parte dei vari corpi del sistema solare. La singola stella massiva visibile al centro è fonte della gran parte dell'illuminazione dell'intera nebulosa; ha un'età stimata di circa 300.000 anni, che farebbe di questa nebulosa la più giovane regione di formazione stellare conosciuta. Le altre stelle che eccitano i suoi gas sono giganti blu di classe spettrale O e di magnitudine assoluta pari a -5, dell'età di circa 7 milioni di anni; i vari colori sono dati dai diversi elementi: il rosso è tipico dell'idrogeno, mentre l'azzurro dell'ossigeno. Le bande oscure sono invece polveri e gas freddi e non illuminati. Alla lunghezza d'onda di 9,4 cm la nebulosa emette onde radio, causata dalla collisione fra elettroni e protoni, che generano calore fino a raggiungere temperature di 10.000 K. Al centro si trova la stella ADS 10991, un sistema triplo con componenti di magnitudine 7,6, 10,7 e 8,7.

La Nebulosa Trifida è solitamente indicata come posta alla distanza di circa 5000 anni luce dalla Terra, venendosi così a trovare nel Braccio del Sagittario, ossia il braccio di spirale immediatamente più interno del nostro. Se questo valore fosse confermato, le stelle che la circondano farebbero parte della medesima associazione di quelle della vicina Laguna, ossia Sagittarius OB1. Tuttavia, vi sono degli studi che la collocano a una distanza decisamente maggiore, fino a 9800 anni luce; se queste misurazioni corrispondessero al vero, appare evidente che la Trifida sarebbe completamente slegata dal complesso della Nebulosa Laguna, tanto da trovarsi addirittura in un braccio di spirale ancora più interno, il Braccio dello Scudo.

Sempre sul Braccio del Sagittario si trova l’ammasso M21, situato a circa 2 gradi di separazione in direzione sudovest dalla stella μ Sagittarii; è visibile anche con un binocolo come un 10x50, anche se solo poche componenti sono facili da notare. Un telescopio da 114mm è invece in grado di mostrare diverse componenti a partire dalla decima magnitudine; con un 200 mm l'ammasso è risolto completamente e le aree centrali si mostrano molto compatte. L'ammasso aperto ha una concentrazione centrale di stelle notevole per questo tipo di oggetto, essendo la distanza fra le stelle vicina all'anno luce. Una sessantina di stelle appartengono all'ammasso; le stelle più brillanti, di magnitudine 8, sono di tipo OB e quindi molto giovani: l'età dell'ammasso è stimata in meno di 5 milioni di anni e la sua distanza varia molto a seconda delle stime, ma si attesta sui 4000 anni luce.

NGC 6546 è un ammasso che si distingue solo vagamente rispetto ai campi stellari di fondo, molto ricchi; si trova 1,5 gradi a sudest di M21 e a 1,5 gradi a nordest dell’ammasso centrale della Laguna ed è definito da un piccolo triangolo di stelle di magnitudine 9 visibile poco a sud di un allineamento di due stelle di magnitudine 7, orientate in senso nord-sud. Molte delle componenti di quest’oggetto sono di magnitudine 14 e 15, proprio come i campi stellari di fondo, per cui è difficile staccarlo in modo netto. La sua distanza è stimata sui 3050 anni luce e dunque si troverebbe in primo piano rispetto ai complessi nebulosi appena descritti, sebbene pur sempre sul Braccio del Sagittario; tuttavia alcune stime lo collocano a quasi 4000 anni luce, dunque compatibile con quella di M8. Le sue componenti più massicce sono di classe B2 e ciò fa ritenere che l’età dell’ammasso sia sui 40 milioni di anni; la variabile AV Sagittarii si osserva in direzione di NGC 6546 ma sembrerebbe non farne parte, essendo in primo piano.

Poco più di un grado a ENE della Nebulosa Laguna si trova la nube NGC 6559, inquadrata in una regione di formazione stellare che comprende anche il più esteso sistema nebuloso noto talvolta con la sigla Simeis 188; NGC 6559 solitamente indica un orlo arcuato nebuloso brillante che spicca sul resto del sistema nebuloso, mentre le piccole nebulose a riflessione e a emissione che circondano le stelle nei suoi pressi sono indicate come IC 4674, 4675, 4684 e 4685. Molte delle giovani stelle visibili in questa direzione fanno parte di Cr 367, un ammasso molto disperso e con un’età stimata sui 7 milioni di anni. Tutto questo sistema è legato fisicamente alla regione della Nebulosa Laguna e si trova alla medesima distanza.

Fra M24 e Sagittarius OB7 modifica

 
La Nube Stellare del Sagittario (M24) è il punto di massima concentrazione stellare del cielo visibile con un piccolo strumento.

Circa 2 gradi a nord della stella μ Sagittarii spicca per luminosità una grande macchia brillante visibile anche a occhio nudo; si tratta di M24, la Piccola Nube Stellare del Sagittario, una regione di cielo in cui è visibile una enorme densità di stelle anche con un semplice binocolo. Giace in un campo di stelle molto ricco a causa della presenza di grandi nubi stellari della Via Lattea e si mostra ad una semplice osservazione come una macchia chiara più brillante rispetto allo sfondo della Via Lattea, già molto luminosa in direzione del Sagittario per la presenza del centro galattico. Un binocolo 10x50 consente invece di rivelare centinaia di astri minuti, tutti concentrati in uno spazio di poco più di un grado quadrato. Un piccolo telescopio consente di individuare migliaia di stelle, spesso di colori contrastanti; si può inoltre notare come i confini occidentali siano più netti di quelli orientali, effetto causato dalla presenza di una nebulosa oscura presso i suoi bordi. M24 si estende in una regione galattica situata lungo il Braccio del Sagittario e possiede una larghezza di circa 600 anni luce; certe volte, a causa della sua notevole estensione (una nube stellare galattica) non viene considerato un "oggetto del profondo cielo" a tutti gli effetti: si tratta infatti di una grande nube di polveri, stelle e gas interstellari la cui forma reale non è quella che è osservabile da Terra, essendo in realtà conferita dalle nubi oscure circostanti, che lasciano intravedere una regione del braccio di spirale fra le più dense della zona e facendolo sembrare un ammasso di stelle a sé stante. M24 occupa un volume significativo la cui profondità è compresa tra i 10.000 e i 16.000 anni luce ed è la concentrazione più densa di stelle individuali visibile usando un binocolo. All'interno di questo tratto di spirale si trova l'ammasso aperto NGC 6603, di magnitudine 11 e composto da una trentina di stelle a partire dalla dodicesima grandezza e distante circa 10.000 anni luce; le sue stelle più luminose sono di classe spettrale B9, che indicano che l'età dell'ammasso potrebbe aggirarsi su un centinaio di milioni di anni.

Lungo il margine settentrionale un telescopio da 200 mm permette di notare chiaramente due piccole aree fortemente oscurate, laddove altrettante nebulose oscure si sovrappongono ai campi stellari di M24; queste nubi sono catalogate come B92 e B93, col numero crescente da ovest verso est. Sul bordo meridionale di B93 è individuabile con difficoltà un piccolissimo addensamento di stelle di magnitudine 11, che corrisponde al piccolo ammasso aperto Cr 469.

Meno di un grado a nord del margine settentrionale di M24 si trova l’ammasso aperto M18; è visibile, seppur con qualche difficoltà, anche con un binocolo come un 10x50, sebbene le sue componenti siano impossibili da osservare, così l'aspetto permane nebuloso. Un telescopio da 120-150 mm lo risolve completamente senza lasciare traccia di nebulosità; le sue componenti sono comprese fra l'ottava e la dodicesima magnitudine e appaiono biancastre o azzurrognole. M18 contiene principalmente stelle di tipo spettrale B3, ciò significa che l'ammasso è relativamente giovane: la sua età stimata è infatti di 32 milioni di anni; le stelle più brillanti hanno una magnitudine apparente pari a circa 9. L'ammasso è localizzato a circa 4900 anni luce dal sistema solare; tenendo conto del suo diametro apparente di 9 minuti di arco, il suo diametro reale risulta essere circa 17 anni luce.

Fra le stelle di M24 si trova anche NGC 6567, una piccola nebulosa planetaria di magnitudine circa 12, facilmente confondibile con le numerose stelle qui presenti; un filtro OIII è utile per staccarla, ma in ogni caso occorrono telescopi di grande diametro per via delle sue piccole dimensioni. Appare molto compatta e il suo aspetto è marcatamente stellare, ulteriore motivo di confusione.

Poco a sud del margine meridionale di M24 si estende invece la regione di Sagittarius OB7, una piccola ma ben visibile associazione OB legata ad alcune estese nebulose di gas ionizzato e a banchi di polveri oscure. L'associazione può essere individuata con facilità grazie alla brillante stella μ Sagittarii, di magnitudine apparente 3,86, che costituisce l'estremità settentrionale dell'arco del Sagittario; l'associazione si trova infatti 1,5° a nordest rispetto a questa stella. Due delle componenti stellari sono osservabili pure ad occhio nudo e sono note con le sigle 15 e 16 Sagittarii, rispettivamente di magnitudine 5,38 e 5,98; le altre componenti sono visibili nei dintorni anche con un piccolo binocolo. Le nebulose associate invece sono al di fuori della portata di piccoli strumenti, sebbene possano essere fotografate con facilità grazie al forte contrasto che si genera fra le nebulose oscure che le circondano e i ricchi campi stellari di fondo. La regione di Sagittarius OB7 è dominata dalla presenza di un vasto complesso di nubi molecolari giganti, ben evidenti grazie al retrostante campo stellare, che ne risulta oscurato; questo complesso riporta tre numeri del catalogo LDN, che lo tratta dunque come altrettante nubi distinte: LDN 291, LDN 314 e LDN 315. Tuttavia, identificare queste tre nubi come oggetti distinti risulta piuttosto difficile, pertanto ci si riferisce spesso con l'unico appellativo LDN 291, che dà il nome all'intero complesso.

Fra le componenti stellari dell'associazione, la più brillante è la 15 Sagittarii; si tratta di una supergigante blu di classe spettrale B0Ia e magnitudine apparente 5,38. Seguono la gigante blu 16 Sagittarii, di classe O9.5II-III e magnitudine 5,98, BD-20°5053, di classe O6 e magnitudine 9,52, e BD-20°5060, di classe B0IV e magnitudine 8,84. Gran parte delle stelle di Sagittarius OB7 sono racchiuse nell’ammasso Cr 371.

Fra le nebulose brillanti legate all'associazione spicca IC 1284, nota anche come Sh2-37; la sua luce filtra attraverso una sorta di finestra che si apre nel complesso nebuloso oscuro, pertanto appare nettamente distaccata dai campi stellari circostanti. Sh2-35, al contrario, appare come una lunga e debole nebulosità diffusa il cui bordo nordorientale è ben tracciato dalla sovrapposizione delle nubi oscure. Legate alle stelle più luminose vi sono anche alcune nebulose a riflessione, catalogate con le sigle vdB 118 e vdB 119; alla loro presenza si deve la nomenclatura, talvolta utilizzata per l'associazione, di Sagittarius R1. Si ritiene che le fonti di ionizzazione dei gas delle nebulose a emissione siano, oltre alle due giganti blu, anche alcune sorgenti profondamente immerse nei gas e oscurate. Sebbene vi siano alcune incertezze circa la distanza del complesso, si tende ad accettare un valore di circa 5540 anni luce.

A sud di μ Sagittarii si trovano due ammassi aperti di difficile osservazione, non tanto per la loro luminosità quanto perché le loro componenti si confondono facilmente con le stelle di fondo.

Il più vicino a μ Sagittarii è NGC 6568, situato circa 35 minuti d’arco a SSW di questa stella. Può essere notato come un leggero addensamento di stelle di magnitudine 11 e sebbene sia teoricamente visibile anche con strumenti da 100-120 mm, i grandi diametri hanno il vantaggio di far emergere anche le stelle più deboli, che rendono più chiaro l’addensamento. Si tratta di un ammasso poco studiato; la sua età sarebbe stimata sui 500 milioni di anni, mentre la sua distanza si aggira sui 3300 anni luce.

Poco più di un grado a SSE di μ Sagittarii si trova invece NGC 6583, più compatto e leggermente più contrastato del precedente, ma anche meno luminoso; è formato da una decina di stelle di magnitudine 11 e 12 con un corteo di stelle più deboli e può essere osservato e apprezzato, pur con difficoltà, attraverso uno strumento da 200 mm. Anche di quest’ammasso si trova poco in letteratura; sarebbe situato al doppio della distanza del precedente (6650 anni luce) ed è dominato da alcune stelle biancastre.

Il sistema Omega-Aquila modifica

 
La brillante Nebulosa Omega deve il suo nome all’arco nebuloso che le conferisce una forma caratteristica.
 
La Nebulosa Aquila (M16), il cui ammasso centrale è risolvibile con un telescopio di piccolo diametro.
 
Le stelle dell’ammasso aperto NGC 6604, circondate dai gas della nebulosa Sh2-54.

La Nebulosa Omega e la Nebulosa Aquila si presentano in cielo molto vicine, separate da appena 2,5 gradi; studiando le rispettive distanze emerge che esse si trovano vicine anche fisicamente, trovandosi a poche centinaia di anni luce l'una dall'altra. Le due nebulose sono effettivamente connesse da una debole fascia nebulosa, visibile anche nelle immagini multi-esposizione e sensibili anche al vicino infrarosso; ciò indicherebbe che le due nubi, alle quali se ne aggiunge una terza catalogata come Regione III a sudovest della Omega e una quarta nota come Sh2-54 a nord della Aquila (cui è connesso l’ammasso aperto NGC 6604), sarebbero parte di un vasto complesso nebuloso molecolare di cui esse rappresentano le aree più dense in cui ha iniziato ad avere luogo la formazione stellare.

La più meridionale del gruppo, nonché l’unica entro i confini del Sagittario, è la Nebulosa Omega, che ha anche la sigla M17. Grazie alla sua luminosità, La Nebulosa Omega è piuttosto facile da localizzare: si trova infatti a 2 gradi a sudest della stella γ Scuti. si individua con discreta facilità anche con un binocolo 10x50 o anche più piccolo, se il cielo è buio e limpido: si mostra in questi strumenti come una macchia allungata; attraverso uno strumento da 120 mm, munito di un filtro UHC, rivela buona parte delle sue sfumature e dei suoi giochi di luce. A partire da 200 mm la visione è eccezionale e conviene prendere una foto a lunga posa per catturare il colore rosato. Si tratta di una regione H II in cui è attiva la formazione stellare ed è resa brillante dalla radiazione luminosa delle stelle giovani e calde, di classe spettrale B (giganti blu), in essa formatesi; alcune di queste stelle sono radunate a formare un ammasso aperto di 35 stelle, molto oscurato dalle polveri. Il colore rosso vivo della nebulosa è dovuto all'eccitazione degli atomi di idrogeno, che emettono radiazione Hα; la massa della zona più luminosa è pari a 800 masse solari. Nell'infrarosso si è potuto osservare un numero elevato di nubi favorevoli alla formazione di stelle. Al centro della nebulosa si troverebbe un ammasso aperto di una trentina di stelle coperte dai suoi gas. Il diametro di M17 sfiora i 40 anni luce.

Poco più a nord, oltre il confine col Serpente, si trova la celebre Nebulosa Aquila (M16), la quale è una nebulosa diffusa associata ad un giovane ammasso aperto (ossia una regione H II). La nebulosa Aquila, di per sé piuttosto brillante, può essere individuata con facilità partendo dalla stella γ Scuti e spostandosi circa 3° a WSW; sebbene sia invisibile ad occhio nudo, un binocolo 10x50 è più che sufficiente per poterla individuare come una macchia chiara allungata e circondante un piccolissimo ammasso di stelle, il quale però può essere risolto solo con grande difficoltà. Con un telescopio da 120-150 mm di apertura, l'ammasso domina con la sua luce la nebulosità, che si mostra sfuggente; l'ammasso appare invece ben risolto e conta circa una quarantina di stelle. Molti dettagli sulla nube possono essere osservati con aperture a partire dai 200 mm, con le quali l'ammasso appare luminoso ed esteso, con diverse decine di stelle brillanti sparse su tutta la zona nebulosa. Quest’oggetto si trova sul Braccio del Sagittario alla distanza di circa 5700 anni luce ed è un’importante regione di formazione stellare, dove le stelle di grande massa ionizzano i gas circostanti rendendoli visibili. La causa principale della ionizzazione dei gas della nebulosa, e quindi della sua luminosità, sono le grandi stelle massicce dell'ammasso aperto NGC 6611, che si trova al suo interno; le stesse hanno anche modellato col loro vento stellare le nubi circostanti, causando delle lunghe strutture a chioma qualora il vento incontrasse delle regioni nebulose ultradense: è questo il caso ad esempio dei famosi Pilastri della Creazione o Proboscidi d'Elefante, visibili chiaramente e con facilità solo con strumenti di diametro molto grande (oltre i 400 mm) che hanno conferito il nome "Aquila" alla nebulosa e che sono state rese famose dalle immagini del Telescopio Hubble. Sebbene non siano così dense come originariamente creduto, queste strutture mostrano delle evidenze di protrusioni, alcune delle quali sarebbero associate a degli oggetti stellari giovani, un segno questo che i fenomeni di formazione stellare sono ancora in atto. L’ammasso contiene infatti alcune decine di stelle di sequenza principale di classe spettrale O e B estremamente calde (supergiganti blu), di età stimata sugli appena 1,8 milioni di anni, più un numero considerevole di stelle di massa inferiore, circa 380 membri fino ad una massa pari a 2 masse solari. La principale sorgente della radiazione ionizzante i gas della nebulosa, nonché la stella più massiccia dell'ammasso, è HD 168076, una supergigante di classe O3-O5V con una massa pari a 75-80 masse solari; le altre stelle possiedono una massa molto inferiore, sebbene siano comunque delle stelle giganti, e la loro radiazione totale è pari a quella prodotta dalla singola stella HD 168076. Molte di queste stelle massicce sono doppie.

Circa un grado a nordovest della Nebulosa Aquila si trova Sh2-54; non visibile con strumenti di diametro più comune, può essere rilevata facilmente con la fotografia. I processi di formazione stellare attualmente attivi nella nebulosa si concentrano principalmente nella parte settentrionale, dove è presente un denso bozzolo indicato con la sigla M1-88 o Gum 85; sebbene quest'oggetto sia stato poco studiato, in esso sono state osservate alcune sorgenti di radiazione infrarossa e un debole ammasso di stelle giovani. Questi processi generativi sono stati probabilmente provocati dall'azione del vento stellare delle stelle del vicino e giovane ammasso aperto NGC 6604, che hanno generato una bolla in espansione la cui onda d'urto ha colpito e compresso i gas della nube stessa.

NGC 6604, situato all’interno della nebulosa, coincide con la regione più densa dell’associazione Serpens OB2. Le sue componenti più luminose sono di settima e ottava magnitudine e sono pertanto osservabili anche con un binocolo; tuttavia, la grande concentrazione fa sì che attraverso piccoli strumenti appaia come una stella unica "estesa", o come un densissimo agglomerato di piccole stelline. Con strumenti da 120 mm a salire si possono distinguere le componenti con più facilità. NGC 6604 è un ammasso estremamente giovane e compatto: stime sulla sua età indicano che le sue componenti stellari più massicce non superano i 4-5 milioni di anni. La stella dominante dell'ammasso è HD 167971, una supergigante blu di classe spettrale O8I considerata fra le stelle di classe O più luminose della Via Lattea; essa è in realtà una stella tripla con componenti tutte di classe O, dunque stelle massicce e molto calde. Due delle componenti sono molto vicine fra loro e si eclissano a vicenda; ciò comporta una variazione della luminosità totale del sistema, che in circa 3,32 giorni oscilla fra le magnitudini 7,33 e 7,66. La sigla di stella variabile del sistema è MY Serpentis. A questo sistema si aggiunge HD 168112, una gigante blu di classe O5.5III con forti emissioni di onde radio.

Alcuni altri giovani ammassi più blandi si osservano nei dintorni, fra i quali Tr 32 e più a sud, NGC 6605; entrambi sono difficili da staccare dal fondo cielo e l’ultimo in particolare si troverebbe anche in primo piano rispetto al complesso nebuloso appena descritto.

Oggetti sparsi modifica

 
M23 è un brillante e facile ammasso aperto, risolvibile anche con piccoli strumenti.
 
M25 è l’ammasso aperto più brillante del Sagittario.

Gli oggetti in assoluto più numerosi visibili nel Sagittario sono le nebulose planetarie; la quasi totalità di queste tuttavia sono ben al di là della portata di un telescopio comune, inoltre spesso si tratta di oggetti davvero lontani e situati nei bracci più interni, per cui si presentano di aspetto stellare, ossia indistinguibili dalle stelle, e quindi virtualmente inosservabili. Più facili possono essere gli ammassi aperti, sebbene la grande abbondanza di stelle di fondo non aiuti a definirli facilmente all’osservazione visuale.

Poco più di due gradi a WNW della Nebulosa Trifida si trova l’ammasso NGC 6469; la sua individuazione non è semplice per le ragioni appena esposte, sebbene appaia abbastanza ricco. È incorniciato da un quadrilatero di stelle di magnitudine 10 e si mostra come un esteso ma leggero addensamento di stelle a partire dalla magnitudine 12, con una concentrazione leggermente maggiore sul lato sudoccidentale. Come molti degli ammassi secondari visibili nel Sagittario, non sono stati oggetto di molti studi approfonditi; la sua distanza è stimata sui 1800 anni luce e dunque si troverebbe sul margine interno del Braccio di Orione, nei pressi di una regione interbraccio.

Circa 40’ a nordest, dispersa nei ricchi campi stellari, si trova la piccola nebulosa planetaria IC 4670, una delle poche in questa direzione ad essere alla portata di strumenti da 120-150 mm. Si presenta come una piccola macchia di colore bianco-azzurrognola, di aspetto quasi stellare e leggermente sfuocata, ed è esaltata dall’utilizzo di un filtro OIII, senza il quale è facile confonderla fra le stelle di campo. Un ammasso molto facile da osservare è M23, individuabile circa 3,5 gradi a nordovest dalla stella μ Sagittarii e giacente anch’esso in un campo di stelle molto ricco; con un binocolo 10x50 appare granuloso con alcune componenti già visibili, sebbene con difficoltà. Un telescopio da 100 mm è invece in grado di mostrare decine di stelle a partire dalla magnitudine 9 disposte in concatenazioni; con un 150 mm l'ammasso è risolto completamente in un centinaio di stelle e le aree periferiche si mostrano molto irregolari. M23 si trova alla distanza di circa 2150 anni luce dalla Terra; il suo diametro si aggira intorno ai 15-20 anni luce. All'interno di M23 sono stati identificati circa 150 membri, le cui stelle più calde sono di tipo B9 e le più luminose raggiungono la magnitudine 9,2. L'età stimata si aggira fra i 220 e i 300 milioni di anni.

Poco meno di 2 gradi a nordest si trova l’ammasso NGC 6507, molto meno appariscente e in effetti quasi indistinguibile dai campi stellari di fondo; le sue stelle principali sono appena di magnitudine 11 e non mostrano un marcato addensamento. La sua distanza è stimata sui 4000 anni luce.

Poco più a sud della linea che congiunge idealmente M24 e M23 si trova la nebulosa planetaria NGC 6537, la cui fama è cresciuta notevolmente con l’arrivo sul mercato di sensori digitali sempre più prestanti, tanto da essersi guadagnata anche un nome proprio: Nebulosa Ragno Rosso. Con strumenti da 200-250 mm è visibile come una piccola macchia grigiastra simile a una stella sfuocata; aumentando gli ingrandimenti la sua forma diventa quella di un piccolo quadrilatero luminoso con una debole coda visibile con la visione distolta. Nelle fotografie il suo colore appare chiaramente rossastro. NGC 6537 è una nebulosa con due lobi simmetrici, causati dall'attrazione gravitazionale della nana bianca centrale con una stella compagna, invisibile nelle immagini ad alta risoluzione riprese col telescopio Hubble: inoltre, esse irradiano una grande quantità di raggi X, non osservabile nella luce visibile. La stella centrale genera un forte vento stellare molto caldo, responsabile dell'inconsueta forma della nebulosa; la sua distanza è stimata sui 4000 anni luce.

M25 è decisamente l’ammasso aperto più luminoso della costellazione del Sagittario. Si individua circa 4,5 gradi a NNE dalla stella μ Sagittarii e giace in un campo di stelle piuttosto ricco a causa della presenza di grandi nubi stellari della Via Lattea; è visibile anche a occhio nudo in cieli limpidi, mentre si scorge con estrema facilità con un binocolo come un 10x50, risolvendo anche alcune delle sue componenti. Con un telescopio da 100-120 mm l'ammasso è risolto completamente in un centinaio di stelle; forti ingrandimenti sono sconsigliabili per la sua osservazione poiché l'ammasso è molto esteso e diventa impossibile contenerlo per interno nel campo visivo dell'oculare. Si tratta di un ammasso aperto piuttosto sparso formato da una cinquantina di stelle più brillanti della magnitudine 12 e forse alcune dozzine di membri più deboli; M25 si trova alla distanza di circa 2000 anni luce dalla Terra e il suo diametro apparente è di circa 40 minuti d'arco, mentre il suo diametro reale è di circa 19 anni luce. Al gruppo appartiene una variabile Cefeide denominata U Sagittarii, che ha un periodo di 6,74 giorni.

Circa 2-3 gradi a ENE del grande campo stellare M24 si estende un'altra nube stellare, più piccola e meno appariscente, ma anch’essa formata da un notevole addensamento di stelle a partire dalla magnitudine 11 e risolvibile in parte anche con strumenti da 200 mm. Al centro di questa nube si può notare un addensamento ancora maggiore, che definisce l’ammasso aperto NGC 6645. Le sue stelle più brillanti sono di magnitudine 10 e 11 e sono raccolte entro un diametro di 10 minuti d’arco, mentre le componenti più deboli si addensano a formare una macchia chiara parzialmente risolvibile; anche un binocolo 10x50 ne rivela la presenza, sebbene non sia naturalmente risolvibile. Da quest’ammasso sembra avere origine una concatenazione di stelle di magnitudine 7 e 8 che si dirige verso ESE. NGC 6645 è un ammasso dall'aspetto disperso, anche se piuttosto ricco di stelle; la sua distanza è stimata attorno ai 4100 anni luce, corrispondente al bordo esterno del Braccio del Sagittario. Altre stime basate su metodi fotometrici hanno fornito una distanza più ridotta, pari a 2500 anni luce. In generale si tratta di un oggetto poco studiato. Studi rivolti ad analizzare le stelle nel campo di NGC 6645 basandosi sul diagramma HR hanno permesso di stabilire un'appartenenza fisica all'ammasso per 72 di esse. La sua età, determinata anch'essa tramite il diagramma, risulta essere particolarmente elevata per un ammasso aperto, aggirandosi sui 9,7 miliardi di anni; si tratta in effetti di uno degli ammassi aperti più antichi che si conoscano.

Nella parte nordorientale del Sagittario, molti atlanti celesti riportano l’ammasso aperto Cr 394 come un oggetto anche abbastanza esteso (oltre 20’), ma poi all’osservazione visuale non se ne ha quasi traccia; visualmente vi è un vago addensamento di stelle di magnitudine 11 e soprattutto 12, ma senza che si riesca a definire un vero ammasso stellare. In letteratura si trovano poche informazioni su quest’oggetto, al di là di qualche dato: la sua età sarebbe stimata sui 64 milioni di anni, mentre la distanza si aggirerebbe sui 2250 anni luce.

Molto più facile è rintracciare l’ammasso NGC 6716, visibile circa un grado a nordovest della stella ξ1 Sagittarii; appare anche con un binocolo 10x50, con qualche difficoltà e se si conosce la sua posizione precisa, dove appare come una piccola macchia chiara che in visione distolta potrebbe apparire vagamente risolta in un gruppetto di deboli stelline. Uno strumento da 80 mm è già sufficiente a risolverlo completamente in una decina di stelle di magnitudine 9 e 10, disposte in due gruppi distinti: il più meridionale contiene le stelle più luminose ma è meno ricco e si presenta a forma di triangolo, mentre il gruppo nordorientale è meno brillante ma più ricco. Strumenti di diametro maggiore non consentono di rilevare ulteriori membri, se non qualche debole stella di fondo. Si tratta di un ammasso di età intermedia, stimata sui 100 milioni di anni, e le sue componenti principali sono biancastre o bianco-azzurre; la sua distanza è stimata sui 2000 anni luce.

La nebulosa planetaria NGC 6629 si trova circa 2°20’ a nord della stella Kaus Borealis (λ Sagittarii) ed è visibile con strumenti da 200 mm come una piccola macchia di colore verdastro, una volta individuata la sua posizione; un filtro OIII aiuta a ridurre notevolmente il ricchissimo contesto stellare circostante e ad esaltare la natura nebulare di quest’oggetto. Presenta una struttura centrale a bolla circondante la stella genitrice, mentre l’alone esterno è più debole e di aspetto uniforme, quasi circolare.

Ancora più brillante è la nebulosa planetaria NGC 6644. Si individua circa un grado a ENE di λ Sagittarii ed è alla portata di strumenti anche di diametro minore rispetto alla precedente; tuttavia, la sua osservazione è al lato pratico più difficoltosa a causa delle sue minori dimensioni e del suo aspetto marcatamente stellare, tanto da essere impossibile una sua individuazione senza l’ausilio di un filtro OIII. Appare di colore blu pallido e in un certo senso domina rispetto alle stelle di fondo, che sono tendenzialmente più deboli. Nonostante la sua luminosità, questa nebulosa è stata oggetto di pochi studi mirati; i lavori più recenti tendono a identificarla come una nebulosa di morfologia multipolare.

Ammassi di alone modifica

 
L’ammasso globulare M28, molto compatto e concentrato, è visibile anche con piccoli strumenti.
 
L’ammasso globulare M22 è uno dei più appariscenti della volta celeste ed è ben visibile anche con un piccolo binocolo e persino a occhio nudo.

Data la direzione di osservazione rispetto al centro galattico, è naturale osservare nel Sagittario un numero particolarmente elevato di ammassi globulari. Alcuni di questi sono anche fra i più appariscenti del cielo, ma ve ne sono molti particolarmente deboli e difficili.

Fra gli ammassi più occidentali della costellazione del Sagittario vi è NGC 6440, che si presenta fortemente oscurato dalle polveri della Via Lattea. È visibile con uno strumento da 200 mm come una piccola macchia chiara di aspetto circolare, con un nucleo concentrato e brillante; le sue stelle più luminose sono di magnitudine 17 e pertanto restano ben al di là della portata dei telescopi amatoriali. Nelle fotografie ad alta risoluzione è invece possibile una parziale risoluzione, specialmente bilanciando le necessarie integrazioni. Si tratta di un ammasso globulare di concentrazione media (classe V), oggetto di diversi studi per via delle pulsar millisecondo scoperte al suo interno, nonché 24 sorgenti di raggi X, legate sempre alla presenza di pulsar. La sua distanza è stimata come pari a 27.700 anni luce.

NGC 6544 si individua nella parte occidentale della costellazione, sul bordo di un ricco campo stellare; la sua posizione è facilmente recuperabile in quanto si trova a soli 50' in direzione sudest rispetto alla celebre Nebulosa Laguna. Può essere notato anche con un binocolo 10x50 come una piccola macchia chiara simile a una stella nebbiosa; con un telescopio da 120 mm e ingrandimenti attorno ai 100x è possibile notare qualche minuta stellina, ma nel complesso l'ammasso risulta pressoché irrisolvibile. Strumenti dai 200 mm in su e ingrandimenti più spinti permettono di risolvere diverse decine di deboli componenti. NGC 6544 è un globulare di densità media, stimata di classe V; la sua distanza è stimata sui 9450 anni luce dal Sole, che nella sua posizione corrisponde a una distanza di 20.000 anni luce dal centro della Via Lattea e di soli 330 anni luce dal piano galattico, al punto da essere uno degli ammassi globulari più vicini al piano galattico conosciuti. Le sue dimensioni angolari ridotte, pari a poco meno di 4' per il corpo principale dell'ammasso e corrispondenti ad appena 10 anni luce, lo rendono anche uno degli ammassi globulari più piccoli conosciuti. Sono note poche stelle variabili facenti parte di quest'ammasso.

NGC 6553 è un ammasso abbastanza facile da individuare; si trova esattamente un grado a SSE del precedente ed è visibile anche con un binocolo 10x50 come una debolissima macchia chiara. Le sue stelle principali sono molto deboli e pertanto occorrono strumenti di diametro notevole per iniziare una parziale risoluzione a forti ingrandimenti; alcune stelle di magnitudine 10 e 11 si sovrappongono lungo la sua linea di vista e possono tuttavia dare l’illusione che una parziale risoluzione sia possibile anche con piccoli strumenti. Si tratta di un globulare fra i meno concentrati (classe XI), situato alla distanza di circa 20.000 anni luce.

A questo si affianca M28, che si trova meno di un grado a nordovest della stella λ Sagittarii, al punto che la sua luce può talvolta risultare fastidiosa nell’osservazione di quest’oggetto. Sotto un cielo in buone condizioni meteorologiche è visibile anche con un binocolo 10x50, sebbene si mostri come un semplice punto biancastro molto debole e sfumato; la risoluzione in stelle inizia con telescopi da 150 mm. Il bordo sudorientale risulta meno ricco di stelle. M28 è un ammasso compatto di classe IV, il cui diametro lineare, ottenuto rapportando la sua dimensione apparente con la sua distanza, si aggira sui 75 anni luce. In questo ammasso, distante più di 18.000 anni luce, sono state osservate 18 variabili del tipo RR Lyrae; nel 1987 M28 fu il secondo ammasso globulare dove fu osservata una pulsar superveloce; dopo l'ammasso M4. La sua velocità radiale è poco più di 1 km/s in recessione.

NGC 6638 si trova 40 minuti d’arco a ESE di λ Sagittarii ed è un oggetto molto debole e di piccole dimensioni apparenti; con un telescopio da 200 mm appare come una macchia chiara circolare del tutto irrisolvibile e leggermente più luminosa al centro. La sua distanza è stimata sui 30.000 anni luce e ha una classe di concentrazione media (VI).

Circa 2 gradi a nordest di λ Sagittarii si trova NGC 6642, anch’esso assai difficile da osservare a causa della sua scarsa luminosità; il suo aspetto con uno strumento da 200 mm è quello di una modesta macchia chiara circolare, simile al precedente. Si tratta di un ammasso di concentrazione medio-alta (classe IV) molto ricco di blue stragglers; tuttavia, la sua particolarità più notevole è la scarsità di stelle di piccola massa, se confrontato con altri ammassi globulari. La sua distanza è stimata sui 26400 anni luce.

Fra i globulari del Sagittario spicca su tutti il grande M22, uno dei più vicini e luminosi della volta celeste; la sua posizione è circa 3° a nordest della stella λ Sagittarii. Se la notte è particolarmente limpida si può distinguere persino ad occhio nudo, mostrandosi come una stellina molto piccola e meglio visibile con la visione distolta; un semplice binocolo 10x50 è in grado di mostrare per intero la sua forma, che appare circolare e molto opaca, come una macchia via via più brillante verso le regioni centrali. Per poter risolvere le componenti più luminose occorre però un telescopio da almeno 120-150 mm di apertura; strumenti di potenza maggiore sono in grado di risolverlo quasi completamente in una miriade di stelline, su un fondo che permane di aspetto nebuloso. Gli osservatori esperti possono provare ad osservare la famosa nebulosa planetaria presente al suo interno: può essere notata con un telescopio da 300 mm munito di un filtro UHC. Questo ammasso globulare è uno dei più vicini alla Terra: si trova a soli 10.400 anni luce e per questo arriva a coprire una regione di area pari a quella della Luna; a questa distanza il suo diametro reale corrisponde a circa 97 anni luce. Contiene circa 100.000 stelle, ma solo una trentina di stelle variabili, la metà delle quali già note all'inizio del Novecento; gran parte di queste sono del tipo RR Lyrae, di cui una con un periodo di 199,5 giorni, sebbene non sia più considerata un membro reale dell'ammasso. La magnitudine media delle 25 stelle più luminose di M22 è pari a 12,9, dunque maggiormente luminose delle componenti di M13, dove questo valore è di 13,7. M22 si allontana da noi alla velocità di 144 km/s. Quest’ammasso è anche uno dei rari ammassi globulari, assieme a M15, a ospitare come detto una nebulosa planetaria, che porta la sigla IRAS 18333-2357 (o anche la sigla GJJC1) ed è stata scoperta dal satellite IRAS. Questa nebulosa, riconosciuta come tale solo nel 1989, possiede una stella blu centrale; la sua età è di circa 6000 anni. Diversamente da M15 tuttavia, l'ammasso M22 non possiede una concentrazione centrale di stelle particolarmente marcata.

NGC 6717 è infine situato sul lato orientale della costellazione, a meno di 2’ dalla stella ν2 Sagittarii, la cui luminosità (magnitudine 5,0) da un lato lo rende facile da rintracciare in cielo, ma dall’altra contribuisce a oscurarlo. Debole e piccolo, è appena visibile con un telescopio da 200 mm; è anche scarsamente concentrato, essendo di classe VIII. La sua distanza è stimata sui 23.000 anni luce. Altri globulari visibili in questo settore sono più deboli.