Gesù e il problema di una vita/Capitolo 1

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Testa del Cristo, di Cigoli (c.1600)

Capitolo 1: Conoscere Gesù modifica

Sarebbe facile iniziare questo studio su Gesù raccontando la storia della sua vita. Purtuttavia, se lo facessimo, citando brani della Bibbia lungo il percorso, sorgerebbero alcune domande legittime:

  • Come facciamo a sapere che la storia di Gesù non sia un mito?
  • Perché il Gesù del cristianesimo tradizionale dovrebbe essere proprio quello vero, quando altri credono in un Gesù molto differente?
  • Non ci sono forse altre fonti di informazione su Gesù?

Consideriamo allora i dati su Gesù.

I Vangeli modifica

 
Quasi tutto il contenuto di Marco si trova in Matteo e gran parte di Marco si trova allo stesso modo in Luca, inoltre, Matteo e Luca hanno una grande quantità di materiale in comune che non si trova in Marco

Ciò che sappiamo della vita di Gesù nella Bibbia, lo apprendiamo dai quattro vangeli. Sebbene l'idea che Gesù è "Salvatore" e "Signore" sia presente in ogni pagina del resto del Nuovo Testamento, è solo nei quattro vangeli che otteniamo dei particolari sulla sua vita terrena e sul suo ministero. I vangeli sono come quattro ritratti di Gesù, ciascuno eseguito in stile differente e ciascuno che lo ritrare da una differente angolazione.

I primi tre vangeli, Matteo, Marco e Luca, hanno molto in comune e sono spesso citati come i sinottici (dal greco syn, "insieme", e opsis, "visione"): vengono chiamati così perché se si mette il testo dei tre vangeli su tre colonne parallele, in uno sguardo d'insieme (sinossi) si notano facilmente molte somiglianze nella narrazione, nella disposizione degli episodi evangelici, a volte anche nei singoli brani, con frasi uguali o con leggere differenze. Tuttavia, ciascuno dei tre possiede le proprie caratteristiche specifiche:

  • Il Vangelo di Matteo ha un forte tono ebraico e contiene molti riferimenti a credenze e pratiche ebraiche. Un tema chiave nel Vangelo di Matteo è come Gesù adedmpia profezie dell'Antico Testamento. Gesù viene presentato come Figlio di Davide e Messia, il re promesso da lungo tempo. Gesù è inoltre un grande maestro, nel lignaggio di Mosè, che insegna e spiega la nuova Legge (la Torah) ai suoi seguaci. Matteo poi dimostra come, tramite Gesù, il piano di Dio per il mondo sarà compiuto.
  • In Marco, il più breve dei vangeli, Gesù viene rappresentato come il Figlio di Dio: una figura dinamica, autorevole, che è costantemente in movimento. Marco dice molto sulle azioni di Gesù, sul suo potere sul mondo naturale e soprannaturale e sulla sua morte.
  • Il Vangelo di Luca è unico in quanto ha un seguito, gli Atti degli Apostoli, ed è quindi parte di un'opera in due volumi. Luca enfatizza Gesù come il salvatore e soccorritore inviato da Dio. Luca ha un particolare interesse per coloro che oggigiorno chiameremmo "gli emarginati": donne, bambini, i poveri e i reietti della società.

Giovanni, il quarto vangelo, è di stile diverso. Nel Vangelo di Giovanni, Gesù viene presentato come colui che, con le sue parole e azioni, rivela chi è Dio. Sette grandi dichiarazioni in cui egli dice "Io sono" sottolineano le affermazioni di Gesù. In tali dichiarazioni egli afferma di essere "il pane della vita", "la luce del mondo", "la porta", "il buon pastore", "la resurrezione e la vita", "la via, la verità e la vita" e "la vera vite". Sebbene alcuni studiosi scettici abbiano considerato che il Vangelo di Giovanni sia una fonte d'informazione meno affidabile su Gesù rispetto ai sinottici, non esistono prove che avvallino tale considerazione. La sequenza di eventi giovannea ha senso e la sua conoscenza del paesaggio della Palestina è accurata. Inoltre, con una certa frequenza s'incontrano particolari in Giovanni che sembrano essere occasioni di testimonianza oculare.[1]

Datazione e autori modifica

 
Secondo l'ipotesi delle due fonti, Matteo e Luca furono scritti indipendentemente, ciascuno usando il Vangelo di Marco come base più un altro documento, detto "Fonte Q", per il materiale comune ai due vangeli ma non presente in Marco

██ Marco

██ Q

██ Matteo (materiale esclusivo)

██ Luca (materiale esclusivo)

La tradizione paleocristiana considerava Matteo, uno dei discepoli di Gesù, quale autore del primo vangelo, e Marco e Luca, due uomini coinvolti nella chiesa ai suoi albori, quali autori del secondo e terzo vangelo rispettivamente. Giovanni, altro discepolo, veniva considerato lo scrittore del quarto vangelo. Non sembrano esserci ragioni per cui tali tradizioni non debbano essere giuste. In questo caso, due autori furono testimoni oculari degli eventi descritti, mentre gli altri autori devono aver usato fonti primarie: resoconti di testimonianze d'epoca, tradizioni e altre documentazioni (cfr. diagramma a lato). Data la forte somiglianza tra molti passi nei primi tre vangeli, si pensa che essi condivisero almeno una fonte comune ("Fonte Q"), ma c'è meno accordo su quale fosse tale fonte e come venne utilizzata. L'intera questione di come vennero formati i vangeli è alquanto complessa e l'ho trattata altrove nella Serie cristologica, pertanto non la esaminerò qui.

Ma quando furono scritti i vangeli? Le testimonianze archeologiche indicano che il Vangelo di Giovanni era già in circolazione poco dopo l'anno 100. In effetti, gran parte degli studiosi neotestamentari reputa che tutti i vangeli furono scritti prima e ci sono prove che tutti i sinottici furono scritti prima del 65 e.v. Quini, per esempio, gli Atti – il secondo dei due volumi lucani – finisce con otto capitoli sulle azioni legali contro Paolo, concludendosi, nell'ultima pagina, con Paolo che è sempre in attesa del processo a Roma nel 62-64. Per un abile scrittore come Luca, una tale conclusione a cliffhanger è alquanto strana. La spiegazione più logica che quando Luca scriveva il processo di Paolo era ancora di là da venire. Infatti Luca e Atti potrebbero essere stati parte della difesa nel ricorso processuale di Paolo.

Un'altra linea di testimonianze è incentrata sugli eventi drammatici accaduti a Gerusalemme nel 70. Quarant'anni dopo la morte di Gesù, le tensioni latenti tra ebrei e romani traboccarono, scoppiò una rivolta e Gerusalemme fu assediata e distrutta senza pietà. La perdita del Tempio, dimora terrena di Dio, scosse la fede ebraica dalle fondamenta. Tuttavia, sebbene i sinottici riportino profezie di Gesù che il tempio sarebbe stato distrutto, non ci sono allusioni che possano indicare il fatto fosse già accaduto (profezia post-factum?).

L'idea che Matteo, Marco e Luca fossero stati scritti a metà degli anni 60 rimane molto plausibile. A quel punto gli effetti dell'età e della persecuzione avrebbero cominciato ad assottigliare i discepoli di Gesù; Pietro, per esempio, si pensa venisse giustiziato nel 65. Con le chiese in rapida espansione e gli inizi di movimenti eretici, ci sarebbe stata forte richiesta di un autorevole documento scritto di ciò che Gesù aveva detto e fatto.

Altri documenti neotestamentari modifica

Oltre ai quattro vangeli, il Nuovo Testamento contiene anche il libro degli Atti, le lettere e l'Apocalisse.

Dagli Atti apprendiamo come i primi cristiani compresero Gesù. Ciò viene chiaramente espresso nei sommari di quello che gli apostoli insegnarono su Gesù. Resero Gesù centrale nei rispettivi insegnamenti e lo rapprsentarono come ben più di un uomo: egli fu il Messia, "l'autore della vita" (Atti 3:15) e colui che verrà a "giudicare i vivi e i morti" alla Fine dei tempi. Soprattutto, Atti presenta Gesù resuscitato dai morti e, tramite il suo Spirito, presente tra i suoi seguaci.

Le lettere (o epistole) sono importanti come testimonianze di Gesù, non tanto perché ci dicano molto circa la sua vita, ma perché nella maggoranza sono precedenti ai vangeli. Pertanto, ad esempio, si è generalmente d'accordo che le lettere ai Galati e ai Tessalonicesi furono scritte negli anni 48-51: entro vent'anni dalla crocifissione. Tuttavia è interessante notare che persino queste prime lettere parlano di Gesù come "il Signore", il mediatore unico tra umanità e Dio, colui che è risuscitato dai morti e colui che ritornerà in giudizio.

Gesù oltre al Nuovo Testamento modifica

Non tanto tempo fa i difensori del cristianesimo erano soliti dar grande importanza alle testimonianze su Gesù al di fuori della Bibbia. Una delle ragioni principali era che frequentemente si negava l'esistenza di un Gesù storico, affermando che si trattasse di una creazione totalmente mitica o leggendaria. Contro tale argomentazione, le testimonianze di scrittori come Tacito e Flavio Giuseppe parevano importanti.

Tuttavia il dibattito si è ora esaurito ed è raro che ci sia qualcuno che abbia fatto studi approfonditi in materia e affermi che Gesù non è mai esistito. Sebbene ci siano studiosi scettici che considerano Gesù un predicatore puramente umano, ne riconoscono comunque l'esistenza. In effetti, è sorprendente quanta accuratezza storica gli studiosi siano pronti ad assegnare ai vangeli. Per esempio, nel 2001 la BBC One trasmise una serie di documentari su Gesù intitolata Son of God, che enumerava oltre venti consulenti accademici, molti dei quali non erano cristiani (alcuni erano ebrei). Ciò che sorprese molti spettatori fu l'enorme quantità di resoconti evangelici che tali consulenti erano disposti a considerare testimonianze storiche. Il programma venne descritto "as offering firm evidence for the existence of Jesus, perhaps the best attested life in the ancient world". Nel dire questo, la BBC non stava fantasticando: l'esistenza di una qualche sorta di Gesù storico è ora data per scontata tra gli studiosi esperti della Palestina del I° secolo. Così tanto dei vangeli è stato dimostrato di aderire a dati culturali, archeologici e storici, che respingerli come interamente fittizi è ora riconosciuta come una posizione ridicola.

A causa di ciò, la testimonianza di autori che non erano cristiani riguardo all'esistenza di Gesù ha meno impatto ora di quanto non avesse in passato. È comunque una testimonianza che merita comunque una breve menzione.

Autori romani modifica

In vita, Gesù fu un personaggio insignificante in una provincia minore dell'Impero romano. Non c'è quindi da meravigliarsi che ci siano pochissime tracce storiche su di lui. In effetti, documenti su la maggior parte dei personaggi dell'epoca sono alquanto scarse. Per esempio, all'infuori dei resoconti neotestamentari, ciò che sappiamo di Ponzio Piato, governatore della Provincia di Giudea per undici anni, potrebbe stare comodamente sul retro di una cartolina postale.

Sono sopravvissute opere di vari autori romani che citano, di passaggio, il diffondersi del "culto di Gesù" nel primo secolo, ma ci dicono ben poco di quanto non sappiamo già dalle lettere del Nuovo Testamento. Apparentemente, c'erano "cristiani" a Roma a metà degli anni 40 e sommosse tra gli ebrei a causa delle predicazioni che promuovevano Gesù come il Cristo nel 49 e.v. Tacito, scrivendo nel 115 sull'incendio di Roma cinquanta anni prima, dice quanto segue dei cristiani: "Il fondatore di questa setta, Christus, fu condannato a morte durante il regno di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato; soppressa in quel mentre, la detestabile superstizione riesplose, non solo in Giudea, dove ebbe origine tale male, ma anche nella città [di Roma] dove tutto l'orribile e il deplorevole fluisce e dove cresce."

All'incirca nello stesso periodo, Plinio il Giovane scrisse, da quella che oggi è la Turchia, all'imperatore Traiano per una decisione sull'esecuzione di questi cristiani che "adoravano Cristo come un dio".

Un resoconto più lungo lo si trova il Flavio Giuseppe (37-100), i cui libri sono una vitale risorsa per gli eventi della Palestina del primo secolo. Flavio Giuseppe combattè contro i romani nella rivolta giudaica del 66-70 e.v. prima di cambiar bandiera e finire a Roma come esperto di affari ebraici. In uno dei suoi libri, Antichità giudaiche, Flavio Giuseppe riferisce di Gesù:

(IT)
« Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità e attirò a sé molti giudei e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato per denunzia degli uomini notabili fra noi lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancora oggi non è venuta meno la tribù di quelli che da costui sono chiamati cristiani. »

(EL)
« Γίνεται δὲ κατὰ τοῦτον τὸν χρόνον Ἰησοῦς σοφὸς ἀνήρ, εἴγε ἄνδρα αὐτὸν λέγειν χρή: ἦν γὰρ παραδόξων ἔργων ποιητής, διδάσκαλος ἀνθρώπων τῶν ἡδονῇ τἀληθῆ δεχομένων, καὶ πολλοὺς μὲν Ἰουδαίους, πολλοὺς δὲ καὶ τοῦ Ἑλληνικοῦ ἐπηγάγετο: ὁ χριστὸς οὗτος ἦν. καὶ αὐτὸν ἐνδείξει τῶν πρώτων ἀνδρῶν παρ᾽ ἡμῖν σταυρῷ ἐπιτετιμηκότος Πιλάτου οὐκ ἐπαύσαντο οἱ τὸ πρῶτον ἀγαπήσαντες: ἐφάνη γὰρ αὐτοῖς τρίτην ἔχων ἡμέραν πάλιν ζῶν τῶν θείων προφητῶν ταῦτά τε καὶ ἄλλα μυρία περὶ αὐτοῦ θαυμάσια εἰρηκότων. εἰς ἔτι τε νῦν τῶν Χριστιανῶν ἀπὸ τοῦδε ὠνομασμένον οὐκ ἐπέλιπε τὸ φῦλον. »
(Flavio Giuseppe, "Testimonium Flavianum", Antichità XVIII, 63-64)

Sebbene l'autenticità di questo brano sia stata messa in discussione, la maggioranza degli studiosi lo accetta parzialmente, attribuendo ad interpolatori cristiani alcune affermazioni in esso contenute. Le posizioni di questi studiosi si possono ulteriormente scomporre come segue:

  • studiosi secondo i quali gli interpolatori cristiani hanno migliorato un resoconto negativo di Gesù, togliendo o modificando delle frasi:
« Ora, all'incirca nello stesso periodo, sorse una fonte di ulteriori disordini in un Gesù, un uomo saggio, che compì opere eclatanti e fu maestro di persone che accoglievano con piacere cose strane. Egli convinse a seguirlo molti Ebrei, e molti Gentili. Egli era il cosiddetto Cristo. Quando Pilato, sulla base delle informazioni fornitegli dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, coloro che si erano uniti a lui all'inizio non cessarono di provocare disordini. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.[2] »
  • altri che sostengono che la narrazione originale sia stata ampliata con concetti estranei al pensiero di Giuseppe:
« Allo stesso tempo circa, visse Gesù, un uomo saggio, poiché egli compì opere straordinarie, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò sia molti Giudei che molti Greci. Quando Pilato udì che era accusato dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, [ma] coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.[3] »
  • Alcuni studiosi lo considerano completamente autentico. In questo gruppo confluiscono in particolare alcuni studiosi cristiani, per i quali il passo offre una conferma della personalità di Gesù così come traspare dagli scritti neotestamentari[4].
  • Alcuni studiosi lo rigettano completamente, considerandolo un'intromissione operata da un copista cristiano. Rifiutato il Testimonium viene meno un'importante citazione esterna al Nuovo Testamento, anche se quasi nessuno dubita dell'attendibilità dell'altro passo in cui Giuseppe parla di Gesù, nel XX libro delle Antichità giudaiche.
  • Ken Olson (allievo di Bart D. Ehrman) nel saggio “A Eusebian Reading of the Testimonium Flavianum[5] evidenzia, con un'analisi molto dettagliata, che le scelte stilistiche e lessicali del Testimonium hanno numerosi equivalenti negli scritti di Eusebio:

"e Dio sarebbe venuto su questa terra e sarebbe stato autore di opere straordinarie e maestro a tutte le nazioni" (Storia Ecclesiastica, 1,2,23) In sintesi il suo studio sostiene che l'autore del Testimonium sarebbe Eusebio.

L'assenza del Testimonium in Fozio modifica

Un'obiezione al Testimonium Flavianum risiederebbe nel fatto che il patriarca di Costantinopoli Fozio (820-893), vissuto al tempo di Agapio di Ierapoli, nella sua analisi sull'opera di Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, non fa nessuna menzione di Gesù e dei suoi miracoli[6]. Tuttavia il documento di Fozio ha sollevato presso i critici vari dubbi di interpretazione: in Fozio[7], nel capitolo dedicato a Flavio Giuseppe Flavio, è menzionato Cristo: “E nel tempo che Erode regnava nacque Cristo dalla Vergine per salvare l'uman genere”[8]. Fozio, citando Flavio, accenna alla strage degli innocenti a Betlemme ordita da Erode senza affermare che Giuseppe Flavio non ha parlato di Gesù Cristo. Nel capitolo 33 dedicato a Giusto di Tiberiade[9] però, rimprovera agli scrittori ebrei il loro silenzio “sulla venuta di Gesù Cristo e sui miracoli che egli fece”, avvalorando implicitamente il testimonium flavianum come pervenuto in molti altri scritti dell'antichità. Secondo varie analisi[10] Fozio verosimilmente conosceva il Testimonium Flavianum almeno in quanto citato da altri (Eusebio, S. Isidoro, Sozomeno), e se avesse avuto sospetti a riguardo della sua autenticità, o una copia di Antichità giudaiche in cui esso era assente, avrebbe colto l'occasione per renderli manifesti nel capitolo dedicato a Giusto di Tiberiade o in quello su Giuseppe Flavio. Fozio non dice che nessuno scrittore ebreo ha menzionato Gesù, ma dice che l'abitudine a non parlarne è una prassi frequente nella nazione ebraica[10]. In tal senso alcuni autori affermano che l'assenza del Testimonium in Fozio, nella sua analisi di Flavio Giuseppe, ha un peso maggiore della presenza del Testimonium negli altri codici pervenutici[11][12].

Le critiche al Testimonium Flavianum modifica

Il dibattito sull'autenticità nasce dalla presenza di alcuni passi difficili da conciliare con quanto sappiamo della religiosità dell'autore. Riguardo alle possibili manomissioni delle opere di Giuseppe da parte di copisti cristiani, alcuni studiosi affermano in particolare quanto segue[13]:

  • grazie alla protezione degli imperatori Flavi i libri di Giuseppe Flavio furono ricopiati negli 'scriptoria' pubblici, ma dopo la caduta di Roma sono stati verosimilmente conservati, come gran parte delle opere antiche a noi pervenute, solo in ambito cristiano.
  • i pochi manoscritti di Giuseppe a noi pervenuti risalgono all'XI secolo, quindi molto tempo dopo la loro redazione originaria, il che potrebbe aver dato la possibilità sia di effettuare le manomissioni volute che di eliminare le copie indesiderate. Di contro però va ricordato che di quasi tutti i testi dell'antichità (Cicerone, Platone, ecc.), sulla cui autenticità gli storici sono unanimemente concordi, noi abbiamo manoscritti che risalgono al massimo al IX secolo, e generalmente in pochissime copie.
  • l'odio che Giuseppe Flavio sembra essersi guadagnato tra i connazionali ha fatto sì che le sue opere non siano state né lette, né ricopiate, né citate dagli Ebrei fino a tempi recenti. Il testo ebraico medievale Josippon, un compendio delle opere di Giuseppe, nelle sue versioni più antiche non cita Gesù, mentre in quelle successive i brevi accenni alla sua figura sono di carattere negativo.

Tra le motivazioni addotte dagli scettici vi è anche la seguente:

Sebbene numerosi apologisti cristiani del II e del III secolo, in particolare Ireneo e Tertulliano, conoscano l'opera di Giuseppe, non citano questo brano, nonostante la sua indubbia utilità. Lo stesso Origene offre una testimonianza in tal senso. Infatti, Origene scrive per due volte che Giuseppe non crede che Gesù sia il Cristo [14]. Questo significa, come minimo, che egli non possiede un testo di Giuseppe contenente l'espressione "egli era il Cristo", o che, al massimo, il testo da lui posseduto non contiene affatto questo brano. Allo stato attuale della ricerca, la testimonianza più antica relativamente a questo brano risale a Eusebio di Cesarea,[15] intorno al 323."[16]

Secondo la critica, il problema si pone anche nel caso che, a un testo originario, siano state semplicemente apportate delle manomissioni per 'edulcorare' e rendere celebrativa la rappresentazione storica di Gesù. Poiché Origene nel 250 circa sembra non conoscere queste possibili interpolazioni, mentre parecchi decenni più tardi esse sono note a Eusebio di Cesarea[17], si può ipotizzare che l'interpolazione celebrativa sia avvenuta proprio nel periodo che intercorre fra Origene ed Eusebio.

Purtroppo, come devono ammettere gli stessi studiosi:

"[...] la critica testuale non è in grado di risolvere la questione. [...] Per esprimere un giudizio sull'autenticità del brano, non ci resta che esaminarne il contesto, lo stile e il contenuto."[18]

Ma, così facendo, si rimane ancora con gli studiosi divisi su almeno tre posizioni ben distinte. Tuttavia un fatto è indiscutibile: in tutti i manoscritti dell'opera di Giuseppe Flavio pervenuti il Testimonium Flavianum è presente. Non è stata ancora reperita una sua opera in cui esso mancava del tutto. Inoltre, se di interpolazione ad opera di cristiani si è trattato, non si spiega come mai questa presunta interpolazione è presente in tutti i testi di Giuseppe pervenuti. In ogni versione del Testimonium, comunque, la notizia principale non manca mai: quella della presunta risurrezione di questo Gesù.

Agli inizi del XX secolo è apparsa anche una traduzione in russo della "Guerra giudaica" con inserite all'interno quattro "intromissioni" sull'esistenza di Gesù, ampliando le notizie offerte dal Testimonium. L'autenticità di queste ulteriori testimonianze è però respinta dagli studiosi quasi all'unanimità.

I Manoscritti del Mar Morto modifica

 
Frammento di uno dei Manoscritti (Rotolo della Guerra)

Tra il 1947 e il 1956 in undici grotte dentro e intorno al uadi di Qumran, vicino alle rovine dell'antico insediamento di Khirbet Qumran, vennero scoperti i Manoscritti di Qumran. Da allora, tali manoscritti vengono lentamente e pazientemente tradotti e pubblicati. Nonostante asserzioni periodiche che affermano il contrario, i rotoli non fanno alcuna menzione di Gesù e sembrano esser stati scritti in gran parte prima che iniziasse il suo ministero. I Manoscritti sono comunque utili in quanto forniscono approfondimenti sulla mentalità ebraica dell'epoca. Prima della scoperta dei Manoscritti, gran parte della nostra conoscenza dell'ebraismo proveniva da fonti molto più tarde e non sempre risultava chiaro come Gesù e seguaci si relazionassero con la fede ebraica. I Manoscritti del Mar Morto ci hanno dimostrato che la fede ebraica nella Palestina del primo secolo era molto più varia di quanto si pensasse, e molte delle opinioni e detti di Gesù ora si adattano molto meglio al mondo ebraico del suo tempo.

I libri apocrifi modifica

In anni recenti c'è stato molto interesse in quelli che sono chiamati i libri "apocrifi"[19] del Nuovo Testamento.

Gli apocrifi del Nuovo Testamento sono testi religiosi apocrifi (cioè esclusi dal canone della Bibbia cristiano) che si riferiscono come contenuto o attribuzione pseudoepigrafia al Nuovo Testamento.

I tre criteri usati dalla Chiesa antica per considerare un testo canonico nell'ambito del Nuovo Testamento sono stati:

  • Paternità apostolica: attribuibile all'insegnamento o alla diretta scrittura degli apostoli o dei loro più stretti compagni;
  • Uso liturgico: testi letti pubblicamente nei riti liturgici delle prime comunità cristiane;
  • Ortodossia: testi che rispettino le verità dogmatiche di fede (Unità di Dio, poi manifestatosi in carne (Gesù Cristo) 1Tim 3:16). Questo criterio ha favorito l'esclusione delle opere eretiche, seppure pseudoepigrafe;

Gli apocrifi del Nuovo Testamento sono solitamente divisi in base a contenuto, genere e ambiente d'origine. Negli ultimi cento anni, alcuni studiosi hanno nuovamente esaminato questi documenti nella speranza che fornissero ulteriori informazioni su Gesù rispetto a quanto già presente nei quattro vangeli canonici.[20] Tuttavia nessuno è finora riuscito a mettere insieme un caso convincente che aggiungesse qualcosa di importante a ciò che i quattro vengeli ci presentano. Dato l'avanzato periodo di composizione e lo stile spesso eccessivamente favolistico i vari apocrifi non possono essere considerati fedeli resoconti storici, sebbene non si possa escludere una ripresa di precedenti tradizioni orali.

Conclusione modifica

E dove ci porta tutto questo? La risposta è ci porta dove già eravamo da sempre. Abbiamo i dati concreti dei quattro vangeli e poco altro. Da Flavio Giuseppe, Tacito e gli altri scorgiamo appena una debole sagoma di Gesù... quasi nulla. Ma solo nei vangeli otteniamo qualcosa che rasenta un quadro completo di Gesù, chi era e cosa disse e fece.

Tuttavia i dati limitati che abbiamo sono importanti. L'opzione scettica di trattare Gesù come un mito è svanita. Intrattenere una tale visione richiedeva sempre una fede straordinaria che in qualche modo si potesse inventare l'intera faccenda. Parimenti, se questi fatti rimuovono l'opzione degli scettici di respingere completamente Gesù, essi limitano anche la libertà di coloro che hanno simpatie "New Age" di reinventarsi Gesù in un modo che si adatti meglio alle loro proprie visioni. Il Gesù della Bibbia appartiene saldamente ad un tempo e luogo specifici; Gesù è un ebreo della Palestina inizi I° secolo, e la nostra visione di chi egli fu – ed è – deve basarsi su tale essenziale considerazione.

Note modifica

  Per approfondire, vedi Serie cristologica.
  1. Come, per esempio, chi corse più velocemente al sepolcro la prima mattina di Pesach (Giovanni 20:4) e il numero di pesci pescati (Giovanni 21:11).
  2. R.E.van Voorst Gesù nelle fonti extrabibliche. Le antiche testimonianze sul maestro di Galilea', San Paolo Edizioni 2004, pagg. 113-114.
  3. R.E.van Voorst 'Gesù nelle fonti extrabibliche', pagg. 112.
  4. A. Socci, "La guerra contro Gesù", Rizzoli, Milano 2011, pp. 217-238
  5. in Aaron Johnson, Jeremy Schott (eds.), Eusebius of Caesarea: Tradition and Innovations, Harvard University Press, 2013, pp. 97–114.
  6. J.P. Migne, Patrologie Cursus Completus, Serie Graeca, Tomus CIII. Pfozius Cotantinopolitaus Patriarca.
  7. PHOTIUS, Biblioteca di Fozio, patriarca di Costantinopoli, Giovanni Silvestri, 1836
  8. PHOTIUS, Biblioteca di Fozio, patriarca di Costantinopoli, Giovanni Silvestri, 1836, p.318
  9. PHOTIUS, Biblioteca di Fozio, patriarca di Costantinopoli, Giovanni Silvestri, 1836, p.334
  10. 10,0 10,1 Zaccaria, Raccolta di dissertazioni di storia ecclesiastica, tipogr. Ferretti, 1840, p. 166
  11. Heinz Schreckenberg e Kurt Schubert, Jewish Historiography and Iconography in Early and Medieval Christianity, Uitgeverij Van Gorcum, 1992, p. 39
  12. Vedi anche William Hodge Mill, Observations on the attempted application of pantheistic principles to the theory and historic criticism of the Gospel, Volume 1, J. and J. J. Deighton, 1840, p. 345
  13. R.E.van Voorst 'Gesù nelle fonti extrabibliche', pagg. 100ss.
  14. Origene, Contro Celso 1.45; Commentaria in Matthaeum 10,17; cfr. anche Contro Celso 2.13
  15. Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 1.11
  16. "The Testimonium Flavianum was first quoted verbatim by the fourth‐century Christian Eusebius of Caesarea (d. ca. 340)", Alice Whealey, "The Testimonium Flavianum", in Honora Howell Chapman, Zuleika Rodgers (eds.), A Companion to Josephus, Malden (MA), Wiley Blackwell 2016, p. 345.
  17. Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 1.1..7-8; Dimostrazione evangelica 3.5.105-106; Theophilus 5.44
  18. R. E. van Voorst Gesù nelle fonti extrabibliche, Cinisello Balsamo (MI), Edizioni San Paolo 2004, p. 107.
  19. Il termine apocrifo, dal greco ἀπόκρυϕος, derivato di ἀποκρύπτω "nascondere", indica "ciò che è tenuto nascosto", "ciò che è tenuto lontano (dall'uso)". In origine, il termine "apocrifo" è stato coniato dalle comunità che si servivano di tali testi, poiché erano libri che, in opposizione a quelli comuni, pubblici e manifesti, venivano esclusi dalla pubblica lettura liturgica, in quanto ritenuti portatori di tradizioni errate o contrastanti con quelle condivise e accettate. Nell'uso corrente, la parola è riferita comunemente alla tradizione giudaico-cristiana, all'interno della quale è stata coniata; in essa il termine "apocrifo" assume il significato di testo non incluso nell'elenco dei libri sacri della Bibbia ritenuti ispirati e pertanto non usato a livello dottrinale e liturgico.
  20. C'è stato particolare interesse per il Vangelo di Tommaso, 114 versetti di detti isolati e casuali attribuiti a Gesù. Quello di Tommaso tuttavia viene ora considerato un documento del tardo II secolo e non aggiunge granché a ciò che già si conosce di Gesù dai quattro vangeli canonici.