Guida alle costellazioni/Le stelle più luminose del cielo/Arturo

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Arturo è la stella più luminosa della costellazione del Boote, la quarta stella più brillante del cielo notturno osservabile in virtù della sua magnitudine di −0,05, ma la terza se si considerano singolarmente le due componenti principali del sistema di α Centauri. È, dopo Sirio, la stella più brillante fra quelle visibili dalle latitudini settentrionali, nonché la stella più luminosa dell'emisfero celeste boreale.

La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni/Copertina

Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici
Dettagli stella
Sigla α Bootis
Costellazione Boote
Ascensione Retta (J2000) 14h 15m 39s
Declinazione (J2000) +19° 10′ 56″
Magnitudine apparente -0,05
Magnitudine assoluta -0,38
Distanza 36,7 anni luce
Classe spettrale K1.5IIIpe
Confronto fra le dimensioni di Arturo e quelle del Sole.

Osservazione modifica

Arturo è facilmente individuabile a causa della sua grande luminosità e del suo caratteristico colore arancione, molto vivo; si rintraccia prolungando la curvatura indicata dal timone del Grande Carro verso sud. Prolungando ulteriormente la stessa linea, oltre Arturo, si può individuare Spica. Arturo corrisponde inoltre al punto più meridionale di un grande asterismo a forma di lettera "Y", le cui componenti sono, oltre a questa stella, ε Bootis, α Coronae Borealis e γ Bootis.

Arturo è una stella dell'emisfero boreale; tuttavia la sua posizione 19° a nord dell'equatore celeste fa sì che questo astro sia osservabile da tutte le regioni abitate della Terra: nell'emisfero australe, essa è infatti invisibile solo nelle regioni più a sud del 71º parallelo, cioè solo nelle regioni antartiche. D'altra parte, questa posizione la rende circumpolare solo nelle regioni più a nord di 71° N, cioè ben oltre il circolo polare artico.

Questa stella può essere osservata con facilità nei mesi da febbraio a settembre dall'emisfero nord e, per un periodo poco più breve, da quello meridionale.

Il nome della stella deriva dal Greco Ἀρκτοῦρος (Arktôuros) il cui significato è il guardiano dell'Orsa: questo è sicuramente un riferimento al suo essere la stella più luminosa del Boote e vicina alle due orse. Essendo una delle stelle più luminose del cielo notturno, Arturo ha attirato l'attenzione su di sé fin dai tempi più remoti. Questa stella è già citata dal poeta greco Esiodo e per lungo tempo si è creduto che il libro di Giobbe facesse riferimento a essa al versetto 38,32 ("Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli?"), sebbene ora si creda invece che il versetto faccia riferimento alla costellazione dell'Orsa Maggiore. Presso i greci e i romani si credeva che il sorgere e il tramontare di Arturo fosse associato a eventi infausti: in questo senso ne parla l'astronomo e poeta greco Arato di Soli, mentre Plinio il Vecchio la chiama terribile e Virgilio nelle Georgiche fa allusione ai suoi influssi negativi sull'agricoltura.

I navigatori polinesiani preistorici di contro chiamavano Arturo Hōkūleʻa, "Stella della Gioia". Nelle isole Hawaii, Arturo è allo zenit; utilizzando Hōkūleʻa e altre stelle, i polinesiani partivano da Tahiti e dalle isole Marchesi con le loro canoe a doppio scafo. Essi viaggiavano a est e a nord attraversando l'equatore e raggiungevano la latitudine in cui Arturo appariva allo zenit nel cielo notturno estivo. In tal modo stabilivano di essere arrivati alla latitudine corretta. Quindi viravano verso ovest, sfruttando gli alisei. Se Hōkūleʻa era mantenuta direttamente sopra loro teste, essi approdavano sulle spiagge sudorientali dell'Isola di Hawaii. Per ritornare a Tahiti, i navigatori polinesiani usavano Sirio, perché in questa isola appare allo zenit.

Caratteristiche modifica

Arturo è una gigante rossa di tipo spettrale K1III e ha una luminosità 113 volte superiore a quella del Sole, ma, una volta che si sia presa in considerazione la notevole quantità di radiazione emessa nell'infrarosso da questo astro, Arturo risulta essere circa 200 volte più luminoso del Sole, il che ne fa l'astro più luminoso entro la distanza di 50 anni luce dal Sole.

Come tutte le stelle giganti, Arturo ha dimensioni notevoli. Tali dimensioni e il fatto che questa stella sia a noi relativamente vicina permettono misure interferometriche dirette del suo diametro. In questo campo Arturo è stata fatta oggetto di studi particolarmente accurati che hanno raggiunto risultati in buon accordo fra loro e con margini di errore bassi. Secondo gli studi più recenti, Arturo possiede un diametro angolare di circa 21 millisecondi d’arco; alla distanza calcolata da Hipparcos, ciò significa che Arturo ha un raggio corrispondente a circa 25 raggi solari (circa 17,8 milioni di km). Se fosse posta al centro del sistema solare Arturo occuperebbe circa un quarto dell'orbita di Mercurio.

Questa stella ha una massa paragonabile a quella del Sole (1,1 masse solari) e quindi ci permette di immaginare l'aspetto che avrà il Sole nelle ultime fasi della sua esistenza. Una stella di 1,1 masse solari rimane all'interno della sequenza principale per circa 7,5 miliardi di anni. Poiché Arturo ha già abbandonato la sequenza principale, questa è l'età minima di Arturo, se le misure della sua massa sono corrette. Arturo, uscendo dalla sequenza principale, ha cessato di fondere l'idrogeno all'interno del suo nucleo. Probabilmente sta già fondendo l'elio in carbonio e in ossigeno; sta inoltre fondendo idrogeno in elio negli strati immediatamente a ridosso del suo nucleo. Entro alcune centinaia di milioni di anni Arturo perderà molta della sua massa tramite un intenso vento stellare che alla fine allontanerà dal suo nucleo gli strati superficiali di idrogeno e elio, mischiati a minori quantità di carbonio e ossigeno. Allontanandosi dal nucleo questo inviluppo di gas formerà una nebulosa planetaria, mentre il nucleo stesso, non più sufficientemente sostenuto dalle reazioni nucleari collasserà su sé stesso per effetto della forza di gravità formando una nana bianca delle dimensioni della Terra, avente inizialmente una temperatura molto elevata, ma che mano a mano diminuirà a causa degli scambi termici con lo spazio circostante, diventando una nana nera. Il raffreddamento delle nane bianche è tuttavia un processo estremamente lento a causa della piccola superficie di questi astri, sicché Arturo diventerà una nana nera solo fra parecchie decine di miliardi di anni.

Fino alla fine degli anni ottanta si credeva che le giganti di classe K fossero stabili. Tuttavia osservazioni più accurate hanno dimostrato che in effetti esse presentano variabilità sul corto (ore o giorni) e/o lungo periodo (mesi o anni). Arturo non fa eccezione: a lungo ritenuta stabile, la sua variabilità è stata scoperta sulla base di alcune osservazioni, rilevando che oscilla fra le magnitudini -0,13 e -0,03. Il periodo di variabilità non può essere determinato con precisione essendo irregolare e il risultato di più cicli di variazione sovrapposti, alcuni quantificabili in centinaia e altri in migliaia di giorni.