Guida alle costellazioni/Appendice: la strumentazione

La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni/Copertina

Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici

Strumenti

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Il binocolo è il più semplice fra gli strumenti di osservazione, nonché il più comune. Restituisce un'immagine "dritta" e non capovolta, facilitando così l'orientamento. La dimensione dei binocoli varia dai piccoli modelli 3x10 fino ai grossi modelli 20x80 o persino 25x140, passando per modelli comuni 7x50 o 10x50, per uso amatoriale in ambiente aperto. Nella navigazione sono comunemente usati modelli 4x30, 6x30, 7x35, 7x50, 8x40, 10x50. La prima cifra indica l’ingrandimento (7x, 10x, 20x); la seconda cifra indica il diametro (apertura) in millimetri della lente d’ingresso (30, 50, 80).

Il telescopio rifrattore è formato da una successione di lenti che catturano la luce e la inviano all’oculare, situato sul fondo dello strumento. Come tutti i telescopi, la capacità risolutiva di rifrattori è data dal diametro (apertura) della lente in ingresso. Fra i pregi di questo tipo di telescopio vi è la resa molto precisa delle immagini, specialmente dei pianeti. Fra i difetti vi è, nei modelli più economici, l’aberrazione cromatica, per cui una sorgente luminosa appare con un leggero alone rosso da un lato e blu dall’altro lato. Per ovviare a ciò si utilizzano focali molto lunghe, ma ciò sacrifica l’osservazione degli oggetti celesti di grandi dimensioni. I modelli più costosi (detti apocromatici) presentano tre lenti invece di due, allo scopo di correggere meglio l’aberrazione cromatica, ma i prezzi diventano molto alti a parità di diametro. Tuttavia, sono eccellenti strumenti per l’astrofotografia. Nei rifrattori gli oggetti si presentano all’oculare come “riflessi”, come se fossero visti allo specchio.

Il telescopio riflettore di tipo Newton si basa su ottiche costituite da due specchi: la luce entrante attraversa il tubo ottico fino a raggiungere lo specchio primario, sul fondo, dove viene riflessa a uno specchio secondario posto presso l’apertura, che la riflette a sua volta di 45° verso l’oculare, posto di lato. Il più grande vantaggio è la sua economicità, che permette di poter usufruire di grandi diametri (aperture) a costi contenuti; la focale di solito non troppo lunga permette una facile osservazione degli oggetti estesi, specie del profondo cielo, mentre sui pianeti occorre utilizzare degli oculari di focale molto corta. Fra gli svantaggi vi è la scarsa praticità se utilizzato su una montatura motorizzata di tipo equatoriale, che porta l’oculare spesso in posizioni molto scomode. Questo problema non si presenta con la montatura Dobson (vedi immagine), che rende però inadatti questi strumenti alle fotografie a lunga posa. Si tratta spesso di telescopi da muovere a mano e quindi comportano, da parte dell’utilizzatore, la capacità di sapersi orientare in cielo e di utilizzare bene le carte celesti. I costi dei telescopi Dobson sono tuttavia davvero molto contenuti (questa è la base della filosofia di John Dobson) e la qualità delle ottiche è ormai molto elevata.

Lo Schmidt-Cassegrain è un modello di telescopio che cerca di risolvere le aberrazioni proponendo uno schema misto di lenti e specchi per correggere le aberrazioni. Fra gli indiscutibili vantaggi vi è un’ottima resa visiva, evidente specialmente sui pianeti, nonché per le fotografie astronomiche. Fra gli svantaggi vi è il costo alto a parità di diametro; inoltre presenta uno specchio secondario di grandi dimensioni che, sempre a parità di diametro, costituisce un’otturazione maggiore (fino a 1/3 del diametro), facendo quindi raccogliere meno luce. Un altro leggero svantaggio può essere la lunga focale, sfavorevole per osservare gli oggetti estesi, e il fatto che gli oggetti si presentino all’oculare come “riflessi”, come se fossero visti allo specchio. Simili pregi e difetti si riscontrano anche in altri strumenti molto diffusi con schemi ottici misti, come i Maksutov-Newton e i Maksutov-Cassegrain.

Oculari e filtri

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Conoscere la focale di un oculare è fondamentale per sapere a quale ingrandimento si sta osservando un oggetto celeste. L’altro elemento da conoscere è invece la focale (espressa sempre in millimetri) del telescopio col quale si osserva.

Un oculare da 25mm montato su un telescopio che possiede una lunghezza focale di 500 mm permette di ottenere un ingrandimento pari a 20x; questo dato è ottenuto dividendo la focale del telescopio per la focale dell’oculare. Lo stesso oculare montato su un Newton con 1200 mm di focale permette di ottenere ingrandimenti fino a 48x.

Un oculare da 10 mm invece montato su un telescopio con 500 mm di focale permette di ottenere ingrandimenti pari a 50x; se montato invece sul Newton da 1200 mm, si arriva a 120x.

In commercio esiste una notevole gamma di oculari, molti dei quali di pregevole fattura e piuttosto costosi. Si possono avere oculari da 40 mm e persino oculari da 4mm, così come esistono oculari per portaoculari da 31,8mm (1,25 pollici) e da 51,8mm (2 pollici), a seconda dello strumento utilizzato.

Oculari di corta focale permettono naturalmente di spingere il proprio telescopio fino al limite massimo delle loro capacità, per risolvere stelle doppie particolarmente strette o per scorgere molteplici dettagli della superficie della Luna e dei pianeti. Oculari di lunga focale invece sono molto utili per avere bassi ingrandimenti e poter contenere nel campo visivo oggetti celesti particolarmente estesi, come le Pleiadi o il Presepe. Il limite massimo di un telescopio generalmente corrisponde al numero di ingrandimenti pari al doppio dell’apertura del telescopio stesso, espressa in millimetri: per uno strumento da 114mm di apertura il limite massimo di ingrandimenti utili è pari a 228x, mentre per un Newton da 200 mm di apertura questo limite arriva a 400x. Oltre questo limite le immagini perdono di contrasto e diventano eccessivamente scure.

I telescopi più piccoli accettano solo oculari da 1,25 pollici, piccoli e versatili; tuttavia, gli oculari da 2 pollici garantiscono un campo visivo più ampio e hanno schemi ottici molto più confortevoli. Gli oculari da 2 pollici sono accettati normalmente da telescopi di diametro da 200 mm a salire.

Oltre agli oculari esistono delle lenti particolari, da anteporre all’oculare stesso durante l’osservazione: fra queste sono compresi i moltiplicatori di focale e i riduttori di focale. Un moltiplicatore di focale, come una lente di Barlow, permette di raddoppiare (o triplicare, a seconda delle specifiche) la focale del telescopio su cui si osserva, raddoppiando (o triplicando) di conseguenza il potere d’ingrandimento dell’oculare montato su di esso. Viceversa, un riduttore di focale dimezza o divide per altri fattori la focale del telescopio, permettendo minori ingrandimenti; i riduttori di focale sono spesso utilizzati nei telescopi in configurazione Schmidt-Cassegrain.

In aggiunta a questi strumenti, esistono dei filtri astronomici che consentono di migliorare l’osservazione di particolari classi di oggetti. Un filtro astronomico si applica davanti all’oculare avvitandosi ad esso.

Uno dei filtri più diffusi e maggiormente utilizzati è il filtro lunare; si tratta di una lastra di vetro di colore scuro che ha lo scopo di ridurre la luminosità della Luna, che diventa particolarmente abbagliante e fastidiosa se osservata con forti ingrandimenti.

Per l’osservazione del Sole esistono i filtri solari, costruiti con una lastra scura che lascia passare soltanto un decimillesimo della luce solare, filtrando anche la radiazione infrarossa. Questi filtri si applicano davanti all’apertura del telescopio e permettono di osservare l’evoluzione delle macchie solari.

I filtri nebulari, detti anche interferenziali, sono invece più sofisticati e più costosi. Essi lasciano passare solo specifiche lunghezze d’onda, filtrando tutte le restanti componenti della luce visibile. Lo scopo è quello di aumentare notevolmente il risalto degli oggetti nebulosi, che emettono la loro luce principalmente a determinate lunghezze d’onda. Tuttavia è bene considerare che questi filtri si possono utilizzare con profitto solo da cieli non inquinati.

Un filtro molto utilizzato è l’UHC, acronimo inglese per Ultra High Contrast; è adatto per diversi oggetti, dalle nebulose di idrogeno ionizzato alle nebulose planetarie, ma non migliora la visibilità delle nebulose a riflessione. Un filtro molto più specifico è l’OIII, che lasciando passare solo la lunghezza d’onda dell’ossigeno ionizzato, è ottimo per le nebulose planetarie e i resti di supernova. Tutti questi filtri tuttavia non sono indicati per l’osservazione degli ammassi stellari e delle galassie.

Strumenti più comuni di piccolo diametro

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Binocolo 10x50

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  • Magnitudine limite: circa 9,5
  • Risoluzione: 40”

Si tratta del classico binocolo che quasi tutti hanno a casa. Ottimo strumento per la Luna, è anche adatto per iniziare a individuare diverse decine di oggetti del profondo cielo e in particolare ammassi aperti, che appaiono risolti in stelle se le loro componenti hanno magnitudine più luminosa di 9,5; ammassi più deboli appaiono come oggetti nebulosi. Anche alcune galassie sono alla portata del binocolo, sebbene non presentino dettagli di rilievo; in particolare M31 e diverse galassie fra Vergine e Chioma di Berenice sono osservabili. Le stelle doppie possono essere risolte specialmente se hanno una separazione maggiore di 40-50” e se la differenza di magnitudine fra le componenti non è eccessiva (come nel caso di Sirio).

Binocolo 20x80

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  • Magnitudine limite: circa 11,5
  • Risoluzione: 5”

Il 20x80 è un binocolo di grandi dimensioni che si rivela un ottimo strumento per l’osservazione dei grandi campi stellari della Via Lattea, della Luna e anche di diversi ammassi stellari, specialmente ammassi aperti, che possono essere risolti parzialmente in stelle in molti casi; la grande apertura lo rende un binocolo dalla visione molto luminosa, anche grazie all’ingrandimento di soli 20x. Le galassie visibili non sono molto numerose e in ogni caso appaiono come oggetti nebulosi abbastanza indistinti; tuttavia è possibile individuare quasi tutte le galassie di Messier e anche alcune fra quelle non incluse nel suo catalogo. Le stelle doppie possono essere risolte fino a una risoluzione di circa 10-20”, sebbene in presenza di componenti con magnitudini molto differenti la risoluzione resta difficoltosa. Le grandi dimensioni di questo binocolo rendono necessario un supporto stabile come un treppiede, meglio ancora se di qualità e con possibilità di orientamento libero.

Rifrattore da 60 mm / focale 700 mm (f/11,6)

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  • Magnitudine limite: 11,0
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 2”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 120x

Si tratta di un rifrattore piuttosto comune e molto economico, dalla forma allungata per via della sua lunga focale, che può dare grandi soddisfazioni sulla Luna ma non permette di osservare bene i pianeti. Il suo rapporto focale molto alto lo rende piuttosto buio con oculari di corta focale, per cui è bene sfruttarlo a ingrandimenti non oltre i 45-50x. Permette una facile osservazione delle stelle doppie con separazione di almeno 20-30”, se la differenza di magnitudine non è elevata, mentre sugli ammassi aperti consente ottime osservazioni, con la risoluzione in stelle di diverse decine di oggetti. Gli ammassi globulari permangono tuttavia irrisolti, sebbene siano in gran parte osservabili. Nebulose planetarie e galassie sono tendenzialmente fuori dalla sua portata, con l’eccezione delle galassie più luminose, fra le quali quelle catalogate dal Messier.

Rifrattore da 80 mm / focale 400 mm (f/5)

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  • Magnitudine limite: 11,6
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 1,8”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 160x

Il rifrattore 80/400 è, fra i piccoli diametri, uno dei migliori strumenti per il profondo cielo: la sua corta focale garantisce una buona luminosità e la possibilità di utilizzare gli oculari più comuni per avere ingrandimenti non troppo spinti, l’ideale per oggetti estesi come gli ammassi aperti e i ricchi campi stellari della Via Lattea. Se la cava anche con le nebulose più brillanti e con diverse decine di galassie, sebbene per osservarne i dettagli occorrano spesso diametri molto più grandi, come pure per risolvere gli ammassi globulari. Sui pianeti tuttavia può non rivelarsi lo strumento ideale, un po’ perché per questi occorrono generalmente forti ingrandimenti, un po’ perché la corta focale tende spesso ad accentuare leggermente l’aberrazione cromatica, fenomeno che sugli oggetti molto luminosi forma un leggero alone rosso da un lato e blu dall’altro lato (a meno che non si scelga un molto più costoso rifrattore apocromatico).

Rifrattore da 80 mm / focale 900 mm (f/11,3)

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  • Magnitudine limite: 11,6
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 1,8”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 160x

Il rifrattore 80/900 è una variante del precedente, con una focale molto più lunga; questa lunghezza permette di ottenere ingrandimenti maggiori a parità di oculare utilizzato e ciò torna utile specialmente sull’osservazione dei pianeti e dei dettagli della Luna; proprio sui dettagli della Luna questo strumento dà il meglio di sé. Inoltre, la maggiore lunghezza focale consente di ridurre gli effetti dell’aberrazione cromatica, per cui sui pianeti può dare buone soddisfazioni, sebbene questi appaiano comunque molto piccoli. Sul profondo cielo la resa è molto meno ottimale specialmente sugli oggetti estesi, come gli ammassi aperti e i campi stellari della Via Lattea; si rivela però un buono strumento per la risoluzione di diverse stelle doppie non eccessivamente strette e anche per alcune galassie e nebulose planetarie.


Rifrattore da 90 mm / focale 500 mm (f/5,6)

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  • Magnitudine limite: 11,9
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 1,5”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 180x

Come l’80/400, questo telescopio 90/500 si rivela un ottimo strumento per gli oggetti del profondo cielo; è leggermente più luminoso, grazie al suo diametro più ampio, e quindi permette di osservare stelle ancora più deboli; inoltre la corta focale permette di ottenere bassi ingrandimenti con facilità e ciò aiuta molto nell’osservazione dei campi stellari ricchi della Via Lattea. Con questo strumento, quasi tutti gli ammassi aperti sono almeno parzialmente risolvibili in stelle, mentre è già possibile iniziare una leggera risoluzione delle aree periferiche dei principali ammassi globulari. La resa è buona anche sulle nebulose diffuse più appariscenti ed è possibile osservare senza eccessive difficoltà tutti gli oggetti del Catalogo di Messier. Sui pianeti e su alcune stelle doppie soffre delle stesse limitazioni dell’80/400 a causa della sua focale corta e dell’accentuazione dell’aberrazione cromatica (a meno che non si opti per la molto più costosa versione apocromatica); ottima invece la resa sulla Luna.

Strumenti più comuni di medio diametro

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Riflettore Newton da 114mm / focale 500 mm (f/4,4)

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  • Magnitudine limite: 12,4
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 1,1”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 228x

Il riflettore Newton da 114mm è stato per molto tempo il classico “primo strumento importante” per generazioni di appassionati fino agli anni novanta del XX secolo, quando entrarono sul mercato le ottiche cinesi di qualità via via sempre più alta, che portarono a un abbassamento dei prezzi. Quando si parla del 114mm è importante saperlo scegliere: spesso in commercio si trovano dei 114/1000 che sono in realtà dei tubi ottici che hanno al loro interno una lente di Barlow fissata sul cammino ottico, spesso di scarsa qualità, per aumentarne artificiosamente la focale; per distinguere un vero 114/1000 da un 114 con Barlow 2x incorporata è sufficiente conoscere la lunghezza del tubo ottico: se questo misura oltre un metro allora siamo in presenza di un vero 114/1000, mentre se la lunghezza si aggira sui 50 centimetri allora meglio lasciar perdere. Se il tubo ottico misura 50 centimetri, ma le specifiche dichiarate sono 114/500, allora siamo in presenza di un buono strumento, un vero 114/500. Il 114/500 è uno strumento tuttofare: grazie al suo diametro è possibile osservare tutti gli oggetti di Messier e anche diverse decine di oggetti di altri cataloghi; la sua corta focale permette di apprezzare i ricchi campi stellari della Via Lattea, mentre a ingrandimenti spinti è possibile notare qualche dettaglio delle galassie più appariscenti e osservare alcune fra le nebulose planetarie più luminose. Gli ammassi globulari più importanti iniziano ad essere risolti in stelle con facilità sui loro bordi. Grazie all’ottica a specchi, l’aberrazione cromatica è assente; inoltre lo schema ottico Newton è molto economico e pertanto è possibile contenere i costi per investire, eventualmente, di più sulla montatura. Le immagini a forti ingrandimenti dei pianeti e delle stelle doppie potrebbero risentire di una nitidezza minore rispetto ai telescopi rifrattori, che mostrano invece immagini molto nitide e scolpite.

Rifrattore da 120 mm / focale 600 mm (f/5)

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  • Magnitudine limite: 12,5
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 1”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 240x

Il rifrattore 120/600 è un vero gigante fra i rifrattori alla portata degli appassionati: ha un diametro importante e una focale non troppo lunga, che lo rende eccellente un po’ in tutti i campi; rispetto ai riflettori Newton di pari diametro è decisamente più costoso, ma presenta interessanti vantaggi, primo fra tutti la resa particolarmente nitida e scolpita sui pianeti e gli oggetti puntiformi come le stelle; a ingrandimenti eccessivi può risentire dell’aberrazione cromatica, anche se tendenzialmente, specie in visuale, su questi diametri dà meno fastidio. Diverso il discorso per l’astrofotografia, dove sarebbe richiesto un ben più costoso rifrattore apocromatico. Le sue caratteristiche di diametro e di focale lo rendono un ottimo strumento sugli oggetti del profondo cielo e in particolare sugli ammassi stellari, sia aperti che globulari: i primi sono risolvibili con facilità, anche la maggior parte di quelli più densi e raccolti (e quindi più ostici da risolvere), mentre sui globulari la risoluzione è parziale, ma comunque soddisfacente. Sulla Luna è eccezionale e la luminosità è tale che sarebbe già opportuno iniziare a utilizzare dei filtri lunari, come i polarizzatori. Buona la resa sui pianeti, grazie alla sua nitidezza e agli alti ingrandimenti che questo strumento è in grado di reggere. A causa della sua pesantezza, richiede una montatura particolarmente stabile e robusta, e quindi costosa; a maggior ragione se si opta per una montatura motorizzata per l’inseguimento.

Riflettore Newton da 150 mm / focale 1200 mm (f/8)

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  • Magnitudine limite: 13,0
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 0,8”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 300x

Strumenti da 150 mm permettono di iniziare ad apprezzare i vantaggi dei diametri maggiori; gli oggetti osservabili diventano centinaia e la lunga focale da 1200 mm garantisce ingrandimenti ottimali per i pianeti, che qui iniziano a mostrare dettagli interessanti, specialmente su Giove e Saturno. Sulla Luna consente invece di osservare migliaia di crateri anche molto piccoli. Il rapporto focale f/8 lo rende tuttavia un pochino buio per osservare e apprezzare bene i grandi campi stellari della Via Lattea, sebbene a ingrandimenti molto bassi la visione sia eccezionale se comparata con telescopi dal diametro inferiore. Trattandosi di telescopi Newton, se non si desidera dedicarsi alla fotografia e si è disposti a rinunciare alle comodità del GoTo e dell’inseguimento motorizzato, sarebbe una scelta azzeccata acquistare questo strumento in configurazione Dobson: si risparmia moltissimo sulla montatura per investire tutto sull’ottica e con poche centinaia di euro si porta a casa un ottimo strumento.

Strumenti più comuni di grande diametro

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Riflettore Newton da 200 mm / focale 1200 mm (f/6)

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  • Magnitudine limite: 13,6
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 0,6”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 400x

Il telescopio Newton 200/1200 è la porta d’accesso ai grandi diametri. È uno strumento di grande versatilità e adatto a tutte le esigenze osservative, grazie al suo rapporto focale intermedio, mentre il suo diametro permette di raccogliere molta luce; se poi si acquista in versione Dobson, dunque privo di GoTo e inseguitore motorizzato, si rivela uno strumento dal rapporto prezzo/prestazioni veramente eccezionale. Inoltre, frequentemente questo strumento possiede portaoculari adattabili agli oculari da 2 pollici, che spesso permettono, a parità di lunghezza focale, campi visivi più larghi. Con questo strumento è possibile osservare senza difficoltà tutti gli oggetti descritti in questa guida e anche qualcuno in più: gli ammassi aperti sono tutti ben risolvibili, anche i più difficili, utilizzando oculari di corta focale; gli ammassi globulari più appariscenti si sciolgono in migliaia di stelline, mentre è possibile iniziare a risolvere i bordi di molti fra i globulari più difficili; le nebulose planetarie osservabili sono decine, specialmente con l’ausilio di un filtro OIII, anche se molte di queste non mostrano dettagli di rilievo; con un filtro UHC si possono staccare dal fondo cielo numerose nebulose diffuse, mentre senza filtro si osservano numerose galassie, molte delle quali iniziano a mostrare alcuni dettagli come i bracci più luminosi. Grazie alla focale intermedia, la resa sui pianeti è molto soddisfacente, in particolare su Giove e Saturno e specialmente abbinandoci una buona Barlow 2x. Sulla Luna occorrono bassi ingrandimenti, diversamente diventa difficile riuscire ad avere una visione d’insieme; forti ingrandimenti invece permettono di rivelare numerosissimi dettagli, finanche l’ondulazione dei rilievi sul bordo. Anche sulle stelle doppie la resa è ottima ed è possibile scindere coppie di stelle con separazione ben inferiore a 1 secondo d’arco.

Riflettore Schmidt-Cassegrain da 200 mm / focale 2032 mm (f/10,2)

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  • Magnitudine limite: 13,6
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 0,6”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 400x

Il telescopio SC da 200 mm è spesso commercializzato da famose case costruttrici di strumenti astronomici, con varie sigle (la più comune, di una nota marca, è il famoso “C8”). Si tratta di tubi ottici molto corti per via della configurazione Schmidt-Cassegrain, per cui, nonostante ciò, la lunghezza focale di questi strumenti è notevole, oltre i 2 metri. Inoltre, l’otturazione dello specchio secondario degli SC è maggiore rispetto ai Newton, per cui a parità di diametro il 200 mm f/10,2 appare leggermente più buio. Grazie alla sua lunghissima focale, questo strumento è eccellente per l’osservazione dei pianeti e dei suoi dettagli; la resa è ottima anche grazie a un’immagine particolarmente nitida fornita dalla configurazione SC. Si rivela anche un ottimo strumento per l’astrofotografia, specialmente a grande dettaglio, e per la risoluzione delle stelle doppie, nonché per i dettagli della superficie della Luna. Per gli oggetti del profondo cielo invece, specialmente per i più estesi, si rivela un po’ sacrificante, proprio per via della sua focale che porta forti ingrandimenti anche con oculari di lunga focale. Per ovviare a ciò è opportuno dotarsi di riduttori di focale, che però sacrificano leggermente l’ampiezza del campo visivo, anche con oculari da 2 pollici. Tuttavia resta un ottimo strumento per la risoluzione degli ammassi stellari, compresi i globulari, e per osservare le nebulose planetarie più appariscenti.

Riflettore Newton da 250 mm / focale 1200 mm (f/4,8)

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  • Magnitudine limite: 14,1
  • Risoluzione massima possibile (teorica): 0,5”
  • Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 500x

Il telescopio Newton 250/1200 è un ottimo strumento di diametro molto grande e di focale corta, dunque particolarmente luminoso e ottimo per l’osservazione degli oggetti estesi e i grandi campi stellari della Via Lattea, che appaiono spettacolari. La differenza con un telescopio da 200 mm si nota sia sulla risoluzione degli ammassi globulari, che è più spinta fino alle regioni centrali, sia soprattutto sulle nebulose planetarie, che appaiono con più dettagli, e sulle galassie, che si mostrano più contrastate e con maggiore definizione dei particolari. L’uso di filtri nebulari permette di osservare ancora più dettagli sulle nebulose. Come tutti i Newton, la configurazione Dobson è ideale: si affogano così i costi della montatura e si può puntare sull’ottica di grande diametro, che permette di osservare senza rinunce centinaia di oggetti e di individuarne migliaia. Inoltre, con queste dimensioni è conveniente puntare solo sugli oculari da 2 pollici, che a parità di focale garantiscono spesso un campo visivo più ampio. Sui pianeti i dettagli che è potenzialmente possibile osservare sono notevoli, sebbene per poterli notare occorre spingere con gli ingrandimenti; in questo può essere d’aiuto una Barlow 2x di qualità, possibilmente apocromatica.

Oltre i 250 mm

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Telescopi da oltre 250 mm di diametro portano un aumento dei costi inevitabile, ma anche la resa aumenta notevolmente. Strumenti di questi diametri si trovano specialmente in due configurazioni: Newton e Schmidt-Cassegrain, anche se non mancano configurazioni ottiche più complesse. I telescopi Schmidt-Cassegrain sono spesso molto costosi e comportano una montatura altrettanto costosa perché molto robusta e in grado di sorreggerne il peso, specialmente se dotati di GoTo e inseguimento equatoriale motorizzato. Tuttavia si rivelano strumenti eccellenti per l’astrofotografia anche di grandissimo dettaglio, dei pianeti e degli oggetti piccoli come le galassie lontane. Questi diametri sono tuttavia soprattutto il dominio dei telescopi Newton su montatura Dobson; grazie alla montatura solida e facile da costruire, alla versatilità dell’ottica Newton e alla possibilità di costruire telescopi smontabili o persino collassabili, i Newton su montatura Dobson consentono di raggiungere diametri fino a 400 mm, 500 mm e anche molto oltre, a costi relativamente accessibili (alcune migliaia di euro al massimo) e con focali anche piuttosto corte. Strumenti del genere non hanno sostanzialmente limiti: è possibile osservare i bracci di spirale di decine di galassie chiaramente e in dettaglio, risolvere in stelle i nuclei di decine di ammassi globulari anche poco appariscenti, osservare i campi stellari non solo della Via Lattea ma anche delle Nubi di Magellano, più centinaia di nebulose anche deboli.

Per avere dati su tutte le configurazioni possibili di telescopio, ci si può recare a questo indirizzo web: qui è possibile inserire il diametro del telescopio, il suo rapporto focale (attenzione, non la lunghezza ma il rapporto), la focale dell’oculare, il campo apparente dell’oculare, eventuale lente di Barlow o eventuale riduttore di focale. Procedendo col calcolo, il programma individuerà la lunghezza focale del telescopio, l’ingrandimento con l’oculare scelto, l’estrazione oculare, il potere risolutivo teorico e il limite di magnitudine approssimativo con l’oculare scelto sotto un cielo buio e senza Luna.