Guida alle costellazioni/Il polo sud celeste/Dorado

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Il Dorado è una piccola ma importante costellazione creata nel XVI secolo che raffigura una corifena (Coryphaena hippurus, “dorado” in spagnolo e in portoghese), ma in passato è stato rappresentato anche come un pesce spada.

La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni/Copertina

Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici
Dettagli costellazione
Nome latino Dorado
Genitivo del nome Doradus
Abbreviazione ufficiale Dor
Area totale 179 gradi quadrati
Transito al meridiano alle ore 21 15 febbraio
Stelle più luminose della mag. 3,0 0
Stelle più luminose della mag. 6,0 18
Stelle più luminose
Sigla Nome Magn.
α Doradus 3,30
β Doradus 3,76
γ Doradus 4,26
δ Doradus 4,34
36 Doradus 4,65
ζ Doradus 4,71
θ Doradus 4,81
η2 Doradus 5,01

Caratteristiche modifica

Si tratta di una piccola costellazione poco appariscente del profondo emisfero celeste australe; è tuttavia ben conosciuta perché all'interno dei suoi confini si trova la porzione maggiore della Grande Nube di Magellano, la cui parte rimanente giace all'interno della costellazione della Mensa. Al suo interno si trova anche il polo australe dell'eclittica. Il Dorado è una delle dodici costellazioni create da Petrus Plancius in seguito alle osservazioni compiute da Pieter Dirkszoon Keyser e Frederick de Houtman e fece la sua prima comparsa in un globo celeste di 35 cm di diametro realizzato nel 1597 (o 1598) ad Amsterdam da Plancius e Jodocus Hondius. Tuttavia, quando venne raffigurato per la prima volta in un atlante celeste - l'Uranometria di Johann Bayer del 1603 - venne rinominato Xiphias, il pesce spada. Il nome Dorado, però, divenne sempre più predominante.

Il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra novembre e aprile; essendo situata a declinazioni fortemente australi, la sua osservazione è possibile solo in prossimità dell'equatore, dall'emisfero nord, mentre dall'emisfero sud è visibile con facilità in tutte le notti dell'anno. Dalle latitudini australi temperate si presenta circumpolare. La parte più settentrionale della costellazione è comunque visibile anche dalle latitudini boreali temperate inferiori, come la parte centro-meridionale del Mediterraneo.

Anche se il nome Dorado è portoghese e non latino, per indicare le sue stelle gli astronomi utilizzano la forma genitiva latina Doradus; per la declinazione (così come per l'adiacente costellazione della Nave Argo) il nome Dorado è stato trattato come un nome proprio femminile di origine greca che termina in -ō (come Io, Callisto o Argo), la cui forma genitiva finisce in -ūs.

Stelle doppie modifica

Principali stelle doppie
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Separazione
(secondi d'arco)
Colore
A. R.
Dec.
A B
HD 28255 04h 24m 12s -57° 04′ 17″ 6,87 7,27 5,9 g + g
α Doradus 04h 34m 00s -55° 05′ 42″ 3,61 4,56 0,2 azz + b
HD 30003 04h 40m 18s -58° 56′ 38″ 7,32 7,40 3,0 g + g

Le stelle doppie della costellazione sono tutte molto strette e richiedono una strumentazione relativamente grande per essere risolte.

La più ampia è la HD 28255, composta da due stelle di sesta e settima grandezza risolvibili con uno strumento da 80-100 mm abbinato a oculari di corta focale.

La stella α Doradus è una coppia strettissima; le due componenti sono di magnitudine 3,6 e 4,6, che sommate assieme danno la magnitudine 3,3 percepibile ad occhio nudo. La loro separazione è impossibile con strumenti di piccolo diametro; una stella di decima magnitudine, una nana arancione, è visibile in direzione est a poco più di 1 primo d'arco di separazione dalle due componenti maggiori.

Stelle variabili modifica

Principali stelle variabili
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Periodo
(giorni)
Tipo
A. R.
Dec.
Max. Min.
R Doradus 04h 36m 46s -62° 04′ 37″ 4,8 6,6 168,9 Semiregolare
S Doradus 05h 18m 14s -69° 15′ 01″ 8,6 11,5 - Irregolare (LBV)
WZ Doradus 05h 07m 34s -63° 23′ 58″ 5,2 5,32: - Semiregolare
XZ Doradus 04h 49m 05s -56° 40′ 00″ 6,55 6,71: - Irregolare
β Doradus 05h 33m 38s -62° 29′ 23″ 3,46 4,08 9,8426 Cefeide

Fra le stelle variabili, relativamente abbondanti grazie alla presenza della Grande Nube di Magellano, la più importante è la S Doradus, una delle variabili più studiate del cielo; si tratta di una stella ipergigante estremamente instabile e soggetta a ripetute esplosioni e costituisce il prototipo delle variabili blu luminose, astri che probabilmente esploderanno in ipernovae. È una delle stelle più luminose conosciute (in alcune rilevazioni superava il valore di -10 di magnitudine assoluta), ma si trova ad una distanza così grande che è impossibile da vedere ad occhio nudo (si trova infatti nella Grande Nube di Magellano) e la cui luminosità varia da 8,6 a 11,7 di magnitudine apparente. S Doradus mantiene un lungo periodo di stabilità, per poi cambiare rapidamente di luminosità, andando soggetta ad alcune esplosioni. Le teorie attuali sostengono che le variabili S Doradus siano uno stadio dell'evoluzione delle stelle di grandissima massa, durante il quale esse perdono gran parte della loro massa in eccesso per poi evolvere in stelle di Wolf-Rayet, prima di esplodere come supernovae.

La variabile più luminosa della costellazione è però la stella β Doradus, una variabile Cefeide le cui oscillazioni sono ben apprezzabili anche ad occhio nudo, in particolare se si rapporta la sua luminosità nell'arco di 10 giorni con quella delle stelle della vicina costellazione del Reticolo.

Un'altra variabile relativamente appariscente è la R Doradus, situata sul confine col Reticolo; si tratta di una variabile semiregolare che in fase di massima luminosità è chiaramente visibile anche a occhio nudo poco a est del Reticolo, essendo di magnitudine 4,8, mentre in fase di minima raggiunge magnitudine 6,6 e diviene sostanzialmente invisibile.

Oggetti del profondo cielo modifica

Principali oggetti non stellari
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Tipo Magn.
Dimensioni
(primi d'arco)
Nome proprio
A. R.
Dec.
NGC 1533 04h 09m 52s -56° 07′ 06″ Galassia 10,9 2,8 x 2,3
NGC 1549 04h 15m 45s -55° 35′ 30″ Galassia 9,7 4,9 x 4,1
NGC 1553 04h 16m 11s -55° 46′ 48″ Galassia 9,4 4,5 x 2,8
NGC 1566 04h 20m 01s -54° 56′ 16″ Galassia 9,8 7,0 x 4,7
NGC 1617 04h 31m 39s -54° 36′ 06″ Galassia 10,7 4,3 x 2,1
NGC 1672 04h 45m 43s -59° 14′ 52″ Galassia 10,2 6,6 x 5,5
NGC 1947 05h 26m 48s -63° 45′ 38″ Galassia 10,6 3,0 x 2,6
PGC 17223 05h 23m : -70° : Galassia 0,9 640 x 550 Grande Nube di Magellano
NGC 2070 05h 38m 38s -69° 05′ 40″ Nebulosa diffusa 8,0 40 x 25 Neb. Tarantola
 
La stella al centro è la variabile S Doradus, prototipo delle Variabili Blu Luminose, situata nella Grande Nube di Magellano.
 
La Grande Nube di Magellano è un oggetto di straordinario interesse scientifico e didattico; è uno degli oggetti più fotografati del cielo ed è uno di quegli oggetti che per essere ammirato dagli appassionati di tutto il mondo ha portato alla nascita di un vero e proprio “turismo astronomico” verso i cieli dell’emisfero sud.
 
La Grande Nube di Magellano, vista all’infrarosso col telescopio Spitzer, appare completamente avvolta da un gigantesco complesso di nebulosità diffuse e gas neutro, segno che i processi di formazione stellare nella galassia potranno proseguire ancora a lungo.
 
La Nebulosa Tarantola ospita la più grande regione di formazione stellare conosciuta nell’intero Gruppo Locale.
 
R136a è un giovanissimo ammasso aperto molto massiccio e compatto situato nella Nebulosa Tarantola; la pressione di radiazione delle sue stelle sta formando una bolla in espansione.
 
Il sistema nebuloso LH 95 si trova nell’estremità nord della Grande Nube ed è una delle regioni con più intensi processi di formazione stellare della galassia.
 
La galassia ellittica NGC 1549.
 
La galassia spirale NGC 1566 è visibile perfettamente di faccia ed è piuttosto appariscente.

La costellazione del Dorado ospita uno degli oggetti celesti in assoluto più spettacolari e interessanti dell’intera volta celeste, la famosissima Grande Nube di Magellano, spesso abbreviata in LMC, sigla derivante dall'inglese Large Magellanic Cloud. Si tratta di una galassia nana di forma irregolare ma con elementi caratteristici delle spirali barrate, satellite della Via Lattea e distante appena 157.000 anni luce. La sua declinazione fortemente australe la rende visibile solo da latitudini inferiori al diciottesimo parallelo nord; il suo debole chiarore tuttavia fa sì che sia ben osservabile solo a partire da circa 1000 km a nord dell'equatore. Si trova quasi esattamente in direzione del polo sud dell'eclittica, caratteristica che fa in modo che non sia mai osservabile allo zenit in un cielo notturno. Si mostra in un cielo non inquinato come una chiazza chiara di forma vagamente ellissoidale, delle dimensioni di 7-8 gradi; dà l'idea di un brandello separato della Via Lattea, visibile una ventina di gradi più ad est. La si individua senza grandi difficoltà, circa 20 gradi a SSW della brillante stella Canopo; la parte più notevole della Nube si trova nell'angolo a nordest ed è costituito dalla Nebulosa Tarantola, il cui vago chiarore è distinguibile anche ad occhio nudo nelle notti più buie e limpide. La caratteristica più evidente anche ad occhio nudo è la grande barra centrale che l'attraversa in senso est-ovest, dove si concentra la gran parte dei suoi oggetti celesti, molti dei quali sono visibili anche con un piccolo telescopio; la parte a nord della barra appare molto frammentata e irregolare, ricchissima di nebulose diffuse e campi di stelle giovani. La parte a sud invece, che ricade nella costellazione della Mensa, non ospita oggetti notevoli e le sue dimensioni sono inferiori rispetto alla parte nord. Proprio a causa della particolare posizione della Grande Nube di Magellano, vicino al polo sud dell'eclittica, dalle latitudini mediterranee non è mai visibile in alcuna delle epoche precessionali; fu così che restò sconosciuta a tutte le civiltà classiche. Sebbene fosse senz'altro nota agli abitanti dell'emisfero australe, essendo ben visibile ad occhio nudo, ben pochi documenti sulla sua osservazione ci sono pervenuti da questi popoli. La prima documentazione scritta che ci è giunta è infatti quella dell'astronomo persiano Abd al-Rahmān al-Sūfi, nella sua opera Libro delle stelle fisse, datato 964 d.C. Egli affermava che mentre non era visibile dal nord dell'Arabia e dalla città di Bagdad, si mostrava bassa sopra l'orizzonte meridionale dallo stretto di Bab el-Mandeb, a 12° 25' nord. In seguito le nubi furono note col nome "Nubi del Capo", probabilmente chiamate così dai navigatori, prima portoghesi, poi olandesi e danesi, che doppiavano il Capo di Buona Speranza per raggiungere le Indie. Nel 1503-1504 l'esploratore fiorentino Amerigo Vespucci la menzionò in una lettera sul suo terzo viaggio; egli fa riferimento a "tre canopi, due chiari ed uno scuro": i due oggetti chiari sono le due Nubi di Magellano, mentre l'oggetto scuro è la Nebulosa Sacco di Carbone, osservabile nella Via Lattea australe. Il loro nome attuale fu assegnato nel gennaio del 1521 dallo scrittore Antonio Pigafetta, che era imbarcato con la Spedizione di Magellano. Tuttavia, il nome di Magellano divenne diffuso solo molto tempo dopo: nell'Uranometria di Bayer, pubblicata nel 1603, la Grande Nube viene chiamata in latino semplicemente "Nubecula Major", mentre nell'edizione francese del 1795 del catalogo stellare di Flamsteed veniva chiamata in francese "Le Grand Nuage" (La Grande Nube). La Grande Nube di Magellano è classificata, secondo il database degli oggetti extragalattici della NASA, di tipo SB(s)m, ossia una galassia spirale barrata (SB) senza struttura ad anello (s) di forma non regolare e priva di bulge (m). La Nube fu a lungo considerata una galassia planare, ossia di forma piatta, come le galassie spirali dove le sue parti hanno la stessa distanza dalla Via Lattea. Tuttavia nel 1986 gli astronomi Caldwell e Coulson scoprirono una stella variabile cefeide nella parte nordorientale della galassia, la cui posizione risultava assai più vicina alla Via Lattea di tutte le restanti cefeidi della Grande Nube. Più recentemente la diversa disposizione dei campi stellari della Nube è stata confermata attraverso lo studio di altre Cefeidi e la disposizione del ramo delle giganti rosse; tutti gli esiti mostrano che questi campi possiedono un'inclinazione di circa 35° rispetto al piano della Nube. Ulteriori studi sulla struttura della galassia che sfruttano la cinematica delle stelle di carbonio mostrano che il suo disco è spesso da entrambi i lati allo stesso modo. Riguardo alla distribuzione degli ammassi stellari, Schommer ed altri scienziati misurarono la velocità radiale di oltre 80 oggetti, scoprendo che il sistema di ammassi della Grande Nube possiede una cinematica paragonabile agli oggetti distribuiti su un normale disco galattico. Questi risultati vennero confermati dal team di Grocholski, che calcolarono le distanze tra gli ammassi, scoprendo che sono disposti nello stesso piano dei campi stellari.

Come la gran parte delle galassie irregolari, la Grande Nube di Magellano è ricchissima di gas e polveri al cui interno frequentemente hanno luogo intensi e vigorosi fenomeni di formazione stellare. L'esempio più evidente è dato dalla celebre Nebulosa Tarantola (NGC 2070 o C103), la più grande regione di formazione stellare di tutto il Gruppo Locale. Talvolta è indicata anche come 30 Doradus, che, come per “47 Tucanae”, deriva dalla designazione assegnatale dal catalogo di Bode nel 1801. Questa nebulosa, di ottava magnitudine apparente, si osserva nella zona nordorientale della Nube. Praticamente impossibile da osservare ad occhio nudo, è individuabile senza difficoltà tramite un semplice binocolo, presentandosi come una macchia tondeggiante dai bordi molto sfumati; le sue ramificazioni luminose appaiono invece con un telescopio da 100 mm, che consente di rilevare anche alcuni addensamenti di stelle e ammassi aperti. La Nebulosa Tarantola ha una magnitudine apparente pari a 8; considerando la sua distanza di 160.000 anni luce, si tratta di un oggetto estremamente luminoso. Infatti, si tratta della regione di formazione stellare più attiva del Gruppo Locale di galassie; al suo centro, un ammasso estremamente compatto di stelle calde e giovani produce la maggior parte dell'energia che rende visibile la nebulosa. La reale dimensione della Nebulosa Tarantola è di circa 1000 anni luce; se fosse posta alla stessa distanza della Nebulosa di Orione (un'altra regione di formazione stellare, visibile ad occhio nudo) sarebbe 60 volte più grande della luna piena. Nelle aree centrali della nebulosa si trova un ricchissimo e compatto ammasso di stelle, noto come R136, il quale è il principale responsabile dell'illuminazione e dell'eccitamento dei gas della nebulosa. Un altro ammasso notevole è Hodge 301. La Nebulosa Tarantola è stata inoltre la sede di un'esplosione di supernova, la cui luce è giunta a noi nel 1987: si tratta della famosa SN 1987a, che fu anche una delle più studiate data la sua relativa vicinanza (fu visibile anche ad occhio nudo, con una magnitudine apparente pari a 3,0).

L'ammasso R136 è formato principalmente da stelle di classe O e contiene molte delle stelle più massicce e luminose conosciute, tra cui R136a1. Nella parte centrale in soli 17 anni luce si trovano 32 stelle di classe O estremamente calde (O2.0-3.5), 40 altre stelle di tipo O e 12 Wolf-Rayet (per lo più di tipo WNH) estremamente luminose. Entro 380 anni luce ci sono altre 325 stelle di tipo O e 19 Wolf-Rayet. Diverse stelle fuggitive sono state associate con R136. Il vento stellare delle componenti dell’ammasso sta formando una grande bolla che si sta facendo spazio nella nebulosa.

L’ammasso Hodge 301 è invece di età leggermente più avanzata; sin dalla sua formazione, alcune delle stelle più massicce sono esplose come supernovae, comprimendo il gas contenuto nella nube. Ciò contrasta con la situazione osservabile in R136a, che è sufficientemente giovane da non aver ancora subìto esplosioni in supernovae delle sue componenti.

L'intera Grande Nube appare immersa internamente e circondata esternamente da grandi complessi di nebulosità diffuse, che ben si evidenziano nelle immagini all'infrarosso, mostrandosi di aspetto granulare e ricco di "bozzoli", al cui interno si trovano numerosi ammassi aperti. Le stelle più vecchie della galassia sono contenute in massima parte nella barra centrale, mentre le regioni più esterne sono affollate da stelle calde e massicce spesso nascoste da spessi strati di polvere interstellare; esternamente alla struttura principale della galassia è invece presente del gas interstellare freddo illuminato dalla luce circostante. Le immagini all'infrarosso svolgono un ruolo fondamentale nella scoperta, all'interno dei bozzoli di polveri e gas, degli starburst, ossia intensi fenomeni di formazione di stelle ipergiganti che rapidamente evolvono esplodendo come supernovae; infatti le nubi interstellari, una volta riscaldate da stelle appena nate, emettono radiazione infrarossa, consentendo di scoprire stelle giovani e nuovi ammassi aperti invisibili all'osservazione nella banda del visibile. Complessivamente, all'interno della Grande Nube sono stati inoltre censiti circa 60 ammassi globulari (poco meno della metà di quelli presenti nella Via Lattea), ben 400 nebulose planetarie ed oltre 700 ammassi aperti, oltre a centinaia di migliaia di stelle giganti e supergiganti.

Al di fuori della galassia un grande flusso di idrogeno neutro e stelle, noto come Corrente Magellanica, connette le due Nubi alla Via Lattea; questo lungo ponte di materia si sarebbe formato a seguito dei vari transiti ravvicinati con la nostra Galassia. Le sue dimensioni apparenti raggiungono i 180° di volta celeste, passando per il polo sud galattico e arrivando fino al Cigno. La natura di questa nube di gas è eccezionale: la sua lunghezza è stata calcolata in circa 600.000 anni luce, con una distanza media di circa 180.000 anni luce da noi.

Una seconda struttura, chiamata Ponte Magellanico, collega la Grande Nube con la Piccola Nube; oltre all'idrogeno sono presenti in piccola percentuale altri metalli, in origine appartenenti a entrambe le Nubi, nonché un discreto numero di stelle isolate e piccole associazioni. Il ponte si sarebbe formato durante l'ultimo transito ravvicinato tra le due Nubi, avvenuto circa 200.000 anni fa.

La costellazione del Dorado ospita anche un gruppo di galassie piuttosto appariscenti, ma spesso poco osservate a causa della vicina presenza della Grande Nube di Magellano; queste galassie si trovano nella parte settentrionale della costellazione, non lontano dal confine col vicino Reticolo.

Fra queste spicca la NGC 1553. Si individua con facilità 2,5 gradi ad ovest della stella α Doradus; appare come una macchia chiara o una stella sfocata in piccoli strumenti: nonostante la sua luminosità, le dimensioni apparenti dell'oggetto sono piccole e così, anche a causa della sua forma lenticolare, appare priva di dettagli. Fa parte di un gruppo di galassie relativamente vicino al Gruppo Locale, di cui fa parte pure la vicina galassia NGC 1549 e galassie minori. Il suo nucleo è circondato da una spessa banda di polveri, mentre il suo alone contiene un numero compreso fra 400 e 800 ammassi globulari. La sua distanza dalla Via Lattea è stimata di circa 29 milioni di anni luce.

Un'altra galassia appariscente, anche se di ridotte dimensioni apparenti, è la già citata NGC 1549. Si individua con facilità 2,5 gradi ad ovest della stella α Doradus; appare come una stella sfocata in piccoli strumenti a causa delle sue piccole dimensioni e della sua elevata luminosità apparente. Fa parte dello stesso gruppo di galassie, relativamente vicino al Gruppo Locale, di cui fa parte pure la già citata NGC 1553 e altre galassie minori. La sua distanza dalla Via Lattea è stimata di circa 41 milioni di anni luce.

Sempre presso il confine col Reticolo si trova la galassia NGC 1566. Si individua con facilità, 1,5 gradi a ovest della stella α Doradus; appare vista di faccia. Anche con un piccolo telescopio si è in grado di notare una macchia chiara, a forma di ellisse, ma priva di particolari. A 150 mm appare come un disco, mentre per poter osservare la struttura dei bracci occorrono telescopi di diametro grande, dai 200-250 mm a salire. Si tratta di una grande galassia a spirale con due bracci molto sviluppati e dominanti, su cui si concentrano i fenomeni di formazione stellare in essa attivi; non presenta alcuna struttura a barra ed è pertanto un esempio di galassia spirale pura. Questa galassia dista circa 38 milioni di anni luce ed è la dominante del Gruppo del Dorado, uno degli ammassi di galassie più ricchi dell’emisfero australe, con una cinquantina di galassie membri accertate e oltre trenta candidate membri; è anche una delle galassie attive più appariscenti. Nel giugno del 2010 venne osservata fra i suoi bracci una supernova che raggiunse la magnitudine 16.

La NGC 1672 è un'altra galassia appariscente, di morfologia spirale barrata, con due bracci di spirale molto aperti e corti rispetto alla grandissima barra centrale, estesa per almeno 70.000 anni luce, che la rende simile alla ben più nota galassia NGC 1300 in Eridano. A differenza delle precedenti e nonostante vi si trovi apparentemente vicina, questa galassia non farebbe parte del Gruppo del Dorado. Può essere individuata con facilità con strumenti da 150 mm di diametro.