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I kanji (da kan cina e ji carattere) sono stati introdotti nel Giappone intorno al 400. Negli ideogrammi ciascuno d'essi rappresenta un'idea. Inizialmente erano pittogrammi poi schematizzati. I Giapponesi nella loro lingua avevano circa 50 suoni, dunque presero cinquanta caratteri e li usarono in base al loro valore fonetico. Tuttavia il cinese era una lingua monosillabica tonale, cioè l'intonazione poteva cambiare radicalmente la parola. I Giapponesi si trovarono così ad avere caratteri con suoni quasi uguali creando molta confusione. Col tempo gli ideogrammi cominciarono a essere usati su base del significato. Tuttavia quando si arrivò alle idee complesse con più ideogrammi, si decise di usare la pronuncia cinese modificata secondo il sistema fonetico giapponese. Come nihon, formato dalle pronunce cinesi di sole ed origine (Paese del Sol Levante). Queste parole si chiamano kango (che grazie alla loro origine e la loro brevità raggiunsero quota 420.000: il 60% delle parole giapponesi), tanto che molte parole sono omonimi. Tuttavia il giapponese ha delle particelle e altre funzionalità che non possono essere espresse con un ideogramma ma solo tramite caratteri fonetici. Inizialmente si provvide con kanji, poi sostituito da hiragana e katakana. Ogni kanji convenzionalmente ha due parti, radicale e fonetica (qui per il metodo adottato parleremo di primitivi): il radicale esprime un riferimento al concetto, mentre la fonetica la pronuncia (anche se ormai hanno perso il legame). Ognuno ha solitamente due letture: on, una modifica della parola cinese, kun la parola giapponese. La prima è usata nei composti e l'altra da sola, anche se non mancano le eccezioni[1]. Sono 50 000 ma i Giapponesi più colti non arrivano a oltre 3000 (quelli studiati a scuola sono 2136). Tuttavia solo 500 coprono circa i quattro quinti dell'uso quotidiano, e 1000 i quarantasette cinquantesimi (94%).[2]

Note modifica

  1. Marina Speziali, Giapponese - dizionario degli ideogrammi, Antonio Vallardi, ISBN 978-88-8211-891-4.978-88-8211-891-4
  2. Mario Scalise Atsuko Mizuguchi, Giapponese Grammatica essenziale, Antonio Vallardi, ISBN 978-88-7887-281-3.978-88-7887-281-3