Ecco l'uomo/Farisei, Sadducei, Zeloti

Indice del libro
"Festa alla casa di Simone il Fariseo", di Peter Paul Rubens, 1620
"Festa alla casa di Simone il Fariseo", di Peter Paul Rubens, 1620

Farisei, Sadducei e Zeloti

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Durante il tempo di Gesù, gli ebrei erano principalmente suddivisi in due fazioni politico-religiose: i Farisei ed i Sadducei. Differenziare tra questi gruppi è cruciale per comprendere la verità su Gesù.

Mentre i Farisei erano dediti e devoti alla Legge Orale – una tradizione che risaliva a Mosè stesso – i Sadducei la rifiutavano. Si basavano invece sulla loro interpretazione letterale del testo biblico. Allora come ora, un'implementazione veramente letterale della legge era qusi impossibile date le molte e oscure istruzioni date dalla Torah. Dove la Torah dice che la punzione deve essere "occhio per occhio", i Sadducei ricusavano la tradizione rabbinica che sostiene che ciò si riferisca a compensazione monetaria. Invece i Sadducei la prendevano allalettera. Poiché la Torah proibisce di attizzare il fuoco durante lo Shabbat, i Sadducei passavano le notti seduti al buio. In contrasto, i Farisei si attenevano all'antica tradizione che proibiva solo l’accensione di fuochi nello Shabbat — e quindi preparavano candele di venerdì pomeriggio come parte dell'osservanza dello Shabbat. Gli ebrei ortodossi di oggi affermano il Talmud, documento principale dei Farisei. I Sadducei non esistono più e non hanno un'equivalente controparte moderna.

C'erano inoltre importanti differenze politiche tra Farisei e Sadducei. Mentre i Farisei opponevano Roma, i Sadducei erano in maggioranza aristocratici che accettavano l'occupazione romana. I Sadducei si erano rassegnati ad avere occupanti romani e, come ricompensa, i romani avevano dato loro posizioni d'autorità sul resto degli ebrei. Una di tali posizioni importanti era il Sommo Sacerdozio, che le autorità romane si assicuravano venisse occupata sempre da Sadducei.

Basandocvi su questi fatti, la differenze tra Farisei e Sadducei sembrano alquanto demarcate e chiare. I Farisei erano fedeli alla tradizione ebraica, i Sadducei erano fedeli ai loro padroni romani. Ma ciò non corrisponde all'immagine recepita dalle fonti scritturali. Se esaminiamo solo il Nuovo Testamento, il quadro presentato per i Farisei non è altro che una serie di caricature di ebrei che in seguito popoleranno opere medievali.[1]

Nei Vangeli, Farisei e Sadducei vengono spesso descritti come agissero di comune accordo. Matteo rappresenta una scena in cui "molti Farisei e Sadducei" venivano a farsi battezzare da Giovanni il Battista. Elidendo le loro differenze, Giovanni il Battista rimprovera entrambi i gruppi allo stesso modo, accusandoli di aver pensato di "sottrarsi all'ira imminente " mediante un battesimo estrinseco nell'acqua, mentre i loro cuori rimanevano peccaminosi e impenitenti.[2]

Ma come poteva essere? Farisei e Sadducei erano diametricalmente opposti, sia religiosamente che politicamente. Tuttavia Matteo mette in scena Giovanni il Battista che li denuncia entrambi come se fossero uniti, senza distinzioni. E ciò, tra l'altro, non prende nemmeno in considerazione il fatto che mai Farisei e Sadducei sarebbero andati insieme a vedere Giovanni il Battista in primo luogo.

Successivamente, nel Vangelo di Matteo, Gesù stesso denuncia i due gruppi. Quando i discepoli si dimenticano di portare il pane, Gesù li ammonisce: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei." Usando una parabola, descrive entrambe le aprti come iprocriti e arroganti, gonfi di vizi proprio come il lievito fa gonfiare il pane.[3] Chiunque abbia vissuto durante quell'epoca avrebbe saputo che Farisei e Sadducei erano tanto diversi l'uno dall'altro come la notte e il giorno. Allora perché vengono diffamati come pari nemici di Gesù e della sua missione? Qualcosa non va... Ad un certo punto, l'immagine dei Farisei deve essere stata manomessa, per qualche motivo.

Questo è solo una delle tante indicazioni di uno sforzo coordinato da parte dei radattori dei Vangeli per rappresentare i Farisei e i Sadducei come avessero interessi comuni. Lo scopo di questi radttori verrà esaminato in seguito. per ora, sarà sufficiente dire che tale caratterizzazione è palesemente falsa. I Farisei erano dalla parte degli ebrei, i Sadducei erano alleati dei romani. I loro interessi erano totalmente in conflitto coi Farisei.

Ciò non vuol dire che una critica dei Sadducei non fosse presente nel testo originale. Quasi certamente lo era. Gesù probabilmente provocò i Sadducei e contrastò i loro fini; sembra logico che abbia voluto contrastare i fantocci di Roma. Ma dove le versioni originali dei Vangeli sicuramente criticavano i Sadducei, possiamo solo concludere che i redattori successivi aggiunsero i Farisei col fine di allontanare Gesù dall'ebraismo rabbinico. Inoltre, come discuteremo in seguito più profondamente, tutte le accuse che i Farisei o la loro corte suprema, il Sanhedrin (סנהדרין), fossero coinvolti nella morte di Gesù furono travisamenti intenzionali.

Tuttavia, anche un approfondimento di Farisei e Sadducei non ci fa entrare completamente nel mondo di Gesù. Non possiamo comprendere chi fosse veramente Gesù senza comprendere la cultura della resistenza ebraica che fu un altro aspetto importante della sua vita e dei suoi tempi.

Gli Zeloti

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La resistenza vera e propria contro i romani iniziò subito dopo la morte di Erode nel 4 e.v. Prese la forma di movimenti di guerriglia come quelli di Menachem di Gush-Chalav e Yehuda di Galilea. Durante questo periodo, mentre il figlio di Erode, Archelao, aspettava che Roma gli confermasse la nomina al potere, Yehuda catturò la capitale della Galilea e la tenne fintantoché il governatore romano della Siria non la rase al suolo. Yehuda fuggì e continuò la sua lotta come capo di un gruppo di resistenza noto come gli "Zeloti" (in ebraico: קנאים, Ḳanna’im).[4]

Gli Zeloti avevano preso il loro nome da un versetto di Numeri che racconta di Pincas, un uomo che aveva "avuto zelo per il suo Dio".[5] Anche loro erano ferventi per l'onore di Dio e si rifiutavano di stare a guardare mentre una presenza straniera profanava la Sua terra. Sebbene nessuna nazione avesse resistito con successo ai romani, gli Zeloti non smisero mai di ribellarsi. Speravano di indebolire le truppe di Roma con la guerriglia, come avevano fatto i Maccabei contro i Greci Seleucidi circa duecento anni prima. E così gli Zeloti combattevano, con tenacità e fede in Dio.

Come una tradizione che collegava Pincas ad Elia affermava che come ricompensa per il suo eroismo Pincas venne benedetto con vita eterna,[6] così gli Zeloti consideravano i propri fini come messianici. Il loro zelo era tale che avevano progettato di cacciare i romani dalla loro terra e stabilire il Regno di Dio a Gderusalemme. Queste intenzioni non passarono inosservate.

I romani riconoscevano la minaccia inerente ai "re degli ebrei", uomini che gli Zeloti e altri prima di loro avevano sperato di diventare. Crocifiggevano regolarmente tali messia autoproclamatisi. Uomini come Theudas (m. 46 e.v.) e Benjamin l'Egiziano (60 e.v.) erano i più rinomati dei molti pretendenti morti a causa delle loro aspirazioni. Un altro ribelle popolare, Giuda, venne catturato dai romani e giustiziato sul posto. Essere ribelli al tempo di Gesù significava una potenziale morte, veloce e terribile.

Anni dopo la crocifizzione di Gesù, la frustrazione ebraica contro la brutalità acquisitiva dei romani raggiunse il culmine. Durante il suo breve regno dal 37 al 41 e.v., l'imperatore Caligola aveva minacciato di distruggere il Tempio di Gerusalemme e decimare la popolazione ebraica. Sebbene morisse prima di mantenere tali promesse, anche gli ebrei più moderati avevano capito di essere in costante pericolo, specialmente se un altro pazzo come Caligola andava al potere. Conoscendo i romani, sarebbe stata solo questione di tempo.

Nel 66 e.v., dopo che un procuratore romano ebbe rubato argento dal Tempio, gli Zeloti radunarono un gruppo di ribelli che iniziò a combattere. La "Grande Rivolta" riuscì con successo a respingere una guarnigione di soldati romani. Entusiasmati dalla vittoria, credettero di essere in grado di sconfiggere finalmente i romani e liberare gli ebrei dalla dominazione straniera.

Naturalmente, ciò non accadde. Entro iol 70 e.v. la rivolta degli Zeloti venne conclusa nel sangue. Quattro anni di lotte feroci nella più grande ribellione contro Roma fino allora, terminò con la decimazione degli eserciti ebraici e la distruzione di Gerusalemme e del Tempio. Le legioni romane eliminarono gli Zeloti e massacrarono gli ebrei in Galilea e a Gerusalemme, uccidendo forse un milione di persone nell'impresa. Il Tempio Santo venne bruciato e raso al suolo. Fu una tragedia indicibile per il popolo ebraico e del tutto tipico della strategia politica romana senza pietà.[7]

La storia della caduta e morte di Gesù condivide molti elementi della lotta zelota per la libertà: l'impegno totale, le intimazioni di immortalità, la comunicazione della volontà di Dio a Israele e al mondo, la minaccia incombente di un'esecuzione brutale, infine un ruolo importante nello stabilire il Regno di Dio a Gerusalemme. La Grande Rivolta zelota avrebbe avuto un ruolo nella trasmissione della storia di Gesù. Per dare un senso a ciò che accadde a gesù e allo stesso cristianesimo, bisogna esaminare e interpretare l'interazione tra i fieri Zeloti, i subdoli Sadducei e i fedeli Farisei.

  Per approfondire, vedi i rispettivi riferimenti di "Biografie cristologiche".
  1. Si veda per es. Martin Lutero, Contro gli Ebrei, vers. latina di Justus Jonas (1544), cur. Attilio Agnoletto, Terziaria, 1997; e spec. Degli ebrei e delle loro menzogne, cur. Adelisa Malena, Einaudi, 2000, dove irosamente dichiarava che le scuole (yeshivá) e sinagoghe ebree dovevano essere bruciate, che i libri di preghiera (sidur) dovevano essere distrutti, che bisognava proibire la predicazione ai rabbini, che le case degli ebrei andavano incendiate e che le fortune in loro possesso andavano confiscate. Non andava mostrata né compassione né bontà per loro, non gli si doveva offrire protezione legale e "questi velenosi vermi avvelenati" dovevano essere mandati ai lavori forzati o espulsi. Anche il loro omicidio viene giustificato: "[Abbiamo] la colpa di non ucciderli". Su questi brani si veda anche Robert Michael, "Luther, Luther Scholars, and the Jews," Encounter 46 (Autunno 1985) Non. 4:343–344.
  2. Matteo 3:7.
  3. Matteo 16:5-12.
  4. Si veda, int. al., Reza Aslan, Zealot: The Life and Times of Jesus of Nazareth, Random House, 2013, passim.
  5. Numeri 25:13.
  6. 2 Re 2:11.
  7. Richard A. Horsley e John S. Hanson, Banditi, profeti e messia: movimenti popolari al tempo di Gesù, Paideia, 1995, ad hoc.