Ecco l'uomo/Arresto e processo

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"Autoritratto come Cristo", olio di Karl Wilhelm Diefenbach, 1892
"Autoritratto come Cristo", olio di Karl Wilhelm Diefenbach, 1892

Arresto e processo modifica

Anche se combiniamo tutti e quattro i Vangeli, essi parlano sempre e comunque solo degli ultimi anni di Gesù. La sequenza della sua entrata a Gerusalemme, la purificazione del Tempio, l'arresto, l'interrogatorio nella casa del Sommo Sacerdote, la consegna a Pilato, l'interrogatorio dei romani, il flagello e gli insulti, la sua esecuzione da parte dei soldati romani e la sua sepoltura, sono abbastanza coerenti in molti particolari in tutti i Vangeli Sinottici. La questione di chi fu originalmente responsabile del suo arresto, tuttavia, è più controversa. Per esempio, David Flusser si chiede se la riunione del Sinedrio che presumibilmente condannò Gesù a morte avvenne veramente.[1]

Gesù e i suoi discepoli passarono la notte ai piedi del Monte degli Ulivi (הר הזיתים) nel Gethsemane (גת שמנים‎), un'area di riposo per i pellegrini della Pesach (Pasqua). Nella notte successiva al pasto finale condiviso tra Gesù ed i suoi discepoli, Giuda Iscariota apparentemente condusse una folla armata di "spade e bastoni" (Mc 14:43) o un "distaccamento di soldati" (Gv 18:3) per arrestarli. Paul Winter quindi presume che Gesù fosse arrestato e condannato non dal Sinedrio ebraico, ma dai romani, accompagnati dagli ebrei armati che facevano parte della Guardia del Tempio. In questo scenario, i dominatori romani sercarono di sopprimere le potenziali tendenze politico-rivoluzionarie che esistevano tra i seguaci di Gesù o che potevano essere smosse dal suo messaggio e dalle sue azioni.[2]

Quegli storici che sostengono entrambe le posizioni ipotizzano che sia i romani che la classe dirigente dei Sadducei fossero interessati all'arresto di Gesù. Il "conflitto del Tempio" minacciava la posizione di potere di entrambe le élite ebraiche, inoltre comportava conseguenze imprevedibili per l'autonomia della comunità ebraica nel suo insieme. In poche parole, avrebbe potuto causare un'instabilità politica a lungo termine.[3] Secondo questa interpretazione, la dichiarazione di Caiàfa, registrata in Giovanni 11:50, che "sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo piuttosto che perisca la nazione intera", è plausibile.

Due esperti legali ebrei contemporanei hanno esaminato il processo di Gesù.[4] Haim Cohn (1911-2002), giudice della Corte Suprema dello Stato di Israele e storico giuridico, ha esaminato il processo estensivamente e fornito un quadro particolareggiato degli eventi più probabili che riguardano la Crocifissione.[5] Il suo libro venne pubblicato nel 1968 in ebraico e nel 1980 in inglese. Il giudice Cohn presenta una ricerca di analisi forensica e storica per creare un contesto legale, politico e religioso degli eventi come potrebbero essere veramente accaduti. I lettori di Cohn vengono poi incoraggiati a pronunciare il loro verdetto se si possa proprio parlare di responsabilità giudaica per la morte di Gesù.

Il Procuratore Generale dell'Assia Fritz Bauer (1903-1968) è noto soprattutto per le sue procedure legali riguardanti crimini di guerra nazisti. Il suo saggio "Il Processo di Gesù" (1965)[6] è essenzialmente una richiesta di un sistema giuridico più umano. Bauer scrive: "Il verdetto di Pilato riflette una carenza di umanità per tutti i giudizi, l'incomprensione e interpretazione errata di eventi reali, le eccessive pretese dell'opinione pubblica nei riguardi del giudice per influenzare il suo verdetto."[7] Bauer ci ricorda che dal punto di vista cristiano, il "processo a Gesù che culmina nella Crocifissione rappresentò il giudizio e la volontà di Dio; fu parte del piano dell'Onnipotente per il mondo; senza di questi non ci sarebbe stato nessun cristianesimo."[8]

 
"Cristo davanti a Pilato", olio di Mihály Munkácsy, 1881

Note modifica

  Per approfondire, vedi Biografie cristologiche.
  1. David Flusser, The Sage from Galilee: Rediscovering Jesus’ Genius, Eerdmans, 2007, 138-142.
  2. Paul Winter, On the Trial of Jesus, cur. T.A. Burkill e Géza Vermes, II ed., Walter de Gruyter, 1974, 44-48, 136ff. La conclusione generale di Winter è stata che Gesù fu processato e alla fine condannato e crocifisso, solo per aver violato la legge romana, per sedizione, poiché sosteneva di essere il re dei Giudei, nonostante Roma avesse nominato la famiglia Erodiana a quella funzione. La crocifissione era una forma di esecuzione esclusivamente romana, usata per condanne di sedizione e altre gravi violazioni del diritto romano. La legge ebraica non impiegava la crocifissione, nemmeno per quei crimini che fossero reati capitali ai sensi della Halakhah.
  3. Theissen e Merz, Historical Jesus, cit., 468, 571.
  4. Vedia anche David R. Catchpole, The Trial of Jesus: A Study in the Gospels and Jewish Historiography from 1777 to the Present Day, Brill, 1971.
  5. Haim Cohn, The Trial and Death of Jesus, Ktav, 1980.
  6. Fritz Bauer, "Der Prozeß Jesu", in Fritz Bauer: Die Humanität der Rechtsordnung: Ausgewählte Schriften, cur. Joachim Perels e Irmtrud Wojak, Campus, 1998, 411-426.
  7. Ibid., 424.
  8. Ibid., 411