Poesie (Palazzeschi)/Rio Bo
A torto o a ragione, viene considerata come una delle più celebri poesie del poeta e descrive una tranquilla scena di paesaggio, caratterizzata dalla presenza di un paesino.
Titolo | Rio Bo (oppure Rio Bò, a seconda delle edizioni) |
---|---|
Anno | 1909 |
Raccolta originale | Poemi |
Metro | verso libero. |
La parola Rio Bo, creazione linguistica di Palazzeschi, corrisponde probabilmente al nome del fiume e del paese. Per la presenza di una stella che vigila sulla scena, il quadretto ricorda vagamente un presepio, considerato però come elemento non religioso.
Le associazioni ad elementi oscuri come quello del cipresso sono superate da una forte componente giocosa, che traspare da diversi elementi:
- Il tono essenzialmente allegro e di apertura viene sostenuto da un nuovo schema metrico, quello del verso libero, schema metrico da interpretare come una liberazione per la poesia palazzeschiana. Chiamata anche sdattilizzazione, costituisce una liberazione sia dal punto di vista poetico che personale.[1]
- Personificazione della stella che veglia sul paesino: innamorata, occhieggia, ecc. L'effetto fiabesco di questa personificazione contribuisce senza dubbio ad un tono di fondo allegro.
- Nella prima parte, si nota una lunga serie isotopica di parole legate al mondo del piccolo: casettine, praticello, tre, esiguo, microscopico, paese. Tuttavia, nella seconda parte del componimento subentra una risposta, data da una seconda serie di parole che smentisce e supera il mondo del piccolo e della mediocrità: grande, magnifica stella, la grande città.
Proprio l'andamento della poesia, basato sull'opposizione tra piccolo e grande, indica la componente argomentativa di questa poesia: Rio Bo è un paese immaginario, da nulla, ma ugualmente magnifico.
Oggetto di critiche per la sua ostentata semplicità, la poesia viene spesso inclusa nei programmi scolastici della scuola elementare.
Note
modifica- ↑ Vedi bibliografia, Adamo 2003, pagg. 15 e 55.