Poesie (Palazzeschi)/La vasca delle anguille
La poesia illustra l'immagine di una vasca di anguille e l'impossibilità di sondarne il fondo, il che solleva più dubbi che certezze.
Titolo | La vasca delle anguille |
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Anno | 1905 |
Raccolta originale | I cavalli bianchi |
Metro | 10 versi di 6, 9, 12 o 15 sillabe. |
Palazzeschi tematizza nuovamente la massa indefinita della gente, che parla della vasca misteriosa pur non sapendo molto di quanto vi si trova nascosto, e che può permettersi di fare solo delle supposizioni approssimative oppure di ripetere informazioni sentite dire da altri (E l'acqua v'è fonda quattr'uomini almeno). Infatti, come spesso accade nelle prime poesie di Palazzeschi, la figura bizzarra al centro della curiosità non si trova in vero e proprio rapporto di interazione con la gente.[1]
Il mondo inesploralto delle anguille è nascosto da una barriera, rappresentata da uno specchio d'acqua misterioso ed inquietante. Del resto questo non deve stupire, dato che i simboli delle poesie di Palazzeschi sono spesso poco trasparenti: in questo caso rimandano a qualcosa di sfuggente e di vivo, le anguille, figure che potrebbero essere connotate sessualmente (concordemente alle osservazioni di S. Giovanardi[2]).
Il ritmo ripetitivo a mo' di valzer (dattilico) è qui rinforzato dalla frequente ripresa della "s" iniziale (allitterazione).