Le religioni e il sacro/Fato e destino

Indice del libro

I termini fato e destino intendono indicare un postulato per il quale un evento si spiega per mezzo di una disposizione precostituita delle cose.

Termini e loro origini

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Origine dei termini e dei loro corrispettivi nelle lingue occidentali

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  • Il termine "fato" deriva dal latino fatūm (oracolo) a sua volta dal participio passato di farī (dire, parlare) indicando la volontà divina trasmessa dal "sacerdote-indovino" che preannuncia il futuro. Il latino farī deriva da *for, il suo valore religioso è messo in evidenza da Émile Benveniste (in Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, vol. II, Torino, Einaudi, 1981, p.386). Dall'arcaico *for deriva quindi anche fatus e fas ma anche fama e facundus; il suo corrispettivo greco antico è φημί (phēmi), ma manca completamente in indoiranico il che lo attesta nell'indoeuropeo di parte centrale (vedi anche l'armeno bay da *bati). Notare la correlazione con il termine tedesco knurren (borbottare) dell'indovino nello stato di trance che si individua anche nell'etimo di Nornen le dee del fato nelle antiche religioni germaniche.
  • Il termine italiano "destino" (fr. destin, ing. destiny) è costruito sul latino destīnāre (stare [fermo], fissare) quindi da *stanāre (cfr. il termine italiano "ostinarsi") e quindi dal latino stāre (rimanere); cfr. in tal senso il greco, al medio di histēmi, hístamai nel significato di "stare", ma anche il sanscrito tiṣṭhati, o l'alto slavo stojati, o l'alto tedesco stēn da cui il tedesco stehen.
  • In lingua tedesca il significato dell'italiano "destino" è reso con il termine schicksal che deriva, come il termine geschik (comando), da schiken (mandare) intendendo la perentorietà di una volontà suprema.
  • In ambito greco antico il "destino" viene di norma indicato come μέρος/μείρομαι/μόρος (inerente alla parte assegnata) fino al poetico μοῖρα. Ovvero a quella parte di vita, e di felicità, che a ogni mortale viene assegnata analogamente a quella porzione della carne distribuita durante il banchetto che segue il sacrificio.

Termini e loro origini nell'ambito delle culture orientali

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  • Nelle culture religiose e filosofiche del Subcontinente indiano il termine che riguarda più da vicino la nostra nozione di "destino" è kárman il quale ha origine dalla radice verbale sanscrita kṛ avente il significato di "fare" o "causare", presupponendo la condizione di "creare qualcosa agendo", corrispondente al greco antico kraínō ("realizzare") e al latino creo-are ("creare"). La sua radice indoeuropea corrisponde a *kwer (atto sacro, atto prescritto) e la si riscontra nel latino caerimonia da cui, ad esempio, l'italiano "cerimonia" o l'inglese ceremony. Nelle altre lingue asiatiche il termine sanscrito kárman viene anche reso: in pāli: kamma; in cinese: 業 ; in giapponese 業 ; in coreano 업 eop; in vietnamita nghiệp; in tibetano las.
  • Nelle culture dell'Estremo Oriente la nostra nozione di "destino" viene indicata con i caratteri cinesi 運命 (mandarino: yùnmìng; anche 命運 mìngyùn); in coreano: 운명, unmyeong/unmyŏng; in giapponese: unmei; in vietnamita: vận mệnh. Il carattere 運 si compone a destra di 軍 (arma, militare) e a sinistra della stilizzazione di 止 (movimento) a indicare il movimento e la fortuna in guerra; 命 si compone di 令 (comando, ordine) unitamente a 口 (bocca) a indicare l'enfatizzazione di un ordine divino, quindi il proprio "destino", il "fato".
  • In arabo il termine che indica il "destino" è قدر (qadar).
  • In ebraico il termine che indica il "destino" è גּוֹרָל (gōrāl)

La nozione di destino nelle culture religiose

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La nozione di destino nell'ambito della filosofia

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A partire da Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646-1716), segnatamente dalla sua opera sulla Teodicea [1], si è operata, in ambito filosofico, una distinzione tra i due termini, assegnando al "fato" il significato di necessità "sconosciuta", mentre al termine "destino" veniva aggiunta la causa della "volontà" e delle "scelte" proprie dell'uomo. Tale distinzione, tuttavia, non è stata ereditata dall'intero pensiero filosofico.


  1. Precisamente Saggi di Teodicea sulla bontà di Dio, la libertà dell'uomo e l'origine del male (Essais de Théodicée sur la bonté de Dieu, la liberté de l'homme et l'origine du mal, redazione 1705, pubblicazione Amsterdam 1710), in tal senso cfr. I, 55.