La prosa ultima di Thomas Bernhard

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LA PROSA ULTIMA DI THOMAS BERNHARD

Comunicazione e speranza di felicità
Supplemento a: Thomas Bernhard
Monozigote 2020

Thomas Bernhard
Thomas Bernhard

INDICE modifica

CopertinaLa prosa ultima di Thomas Bernhard/Copertina

INTRODUZIONELa prosa ultima di Thomas Bernhard/Introduzione

CAPITOLO 1. COMUNICAZIONE E SPERANZA NELL'AUTOCOSCIENZA: Die Ursache, Der Keller, Der Atem, Die Kälte, e Ein Kind
CAPITOLO 2. FELICITÀ NELL'IMPERFEZIONE: Beton
CAPITOLO 3. SOPRAVVIVENZA NELL'OBLITERAZIONE: Auslöschung

CONCLUSIONELa prosa ultima di Thomas Bernhard/Conclusione 4

BIBLIOGRAFIALa prosa ultima di Thomas Bernhard/Bibliografia

Struttura modifica

Lo scopo di questo supplemento a Thomas Bernhard è di dare un contributo originale al corpo di studio dello scrittore austriaco Thomas Bernhard (1931-89) presentando un'indagine testuale del suo ciclo autobiografico in cinque parti [Die Ursache (1975), Der Keller (1976), Der Atem (1978), Die Kälte (1981) e Ein Kind (1982)] e le narrazioni in prosa, Beton (1982) e Auslöschung (1986).

Nell’INTRODUZIONE, descrivo in dettaglio il metodo adottato per costruire l'argomento del mio studio, dopo aver discusso gli aspetti pertinenti della critica bernhardiana e la riluttanza di tale critica ad avvicinarsi alla narrativa in prosa da una prospettiva testuale. Il CAPITOLO 1 esamina specifici dispositivi e temi stilistici presenti nelle autobiografie e li mette in relazione con l'emergere di un maggiore desiderio narrativo di comunicare con il lettore e un nascente senso di speranza personale. Dopo le tortuose narrazioni degli anni sessanta e dei primi anni settanta che resero la reputazione di Bernhard quale scrittore nichilista e negativo, la pentalogia autobiografica fornisce la prova di un'espressione più leggera e più diretta. Il CAPITOLO 2, suL romanzo Beton, si concentra su una serie di temi (contatto umano, perfezionismo, musica e letteratura) che rivelano una visione più positiva all'indomani del progetto autobiografico. Il CAPITOLO 3, su Auslöschung, si concentra su un protagonista che ha raggiunto un notevole appagamento personale e che riesce a superare gli ostacoli emotivi e psicologici che i suoi predecessori nella prosa di Bernhard non erano stati in grado di superare.

Lo scopo dello studio, di esporre e analizzare gli aspetti della comunicazione e della speranza ricorrenti nelle opere in prosa di Bernhard dopo il 1975, viene raggiunto attraverso una lettura attenta rafforzata da prove biografiche e letterarie pertinenti. Si spera che, intraprendendo un esame critico delle narrazioni selezionate, questo mio studio riempia una lacuna critica nel sostanziale materiale secondario su Bernhard.

La prosa narrativa di Bernhard è ampiamente considerata ininterrottamente nichilista e negativa sulle persone e sulla natura umana. Molta della critica bernhardiana ha accettato senza dubbio questa reputazione e si concentra su fattori extra-letterari come la biografia, la filosofia, la politica o le osservazioni casuali di Bernhard nelle interviste spesso a detrimento, persino ad esclusione, di letture più attente e sensibili del suo lavoro. Reagendo a queste tendenze prevalenti, Wendelin Schmidt-Dengler e Stephen Dowden, due dei più importanti critici accademici dell'opera bernhardiana, hanno richiesto separatamente un marcato cambiamento di approccio. In occasione di un simposio su Bernhard a Londra nel 1994, Schmidt-Dengler iniziò i lavori esprimendo il desiderio che il pregiudizio critico e il metodo tornassero all'analisi testuale ("zurück zu den Texten"). Nella sua influente monografia su Bernhard del 1991, Dowden inizia il suo studio con il giudizio: "[Scrittori di tesi e articoli accademici su Bernhard spesso] forzano un sistema straniero di pensiero su uno scrittore creativo altamente individuale e idiosincratico" [corsivo nell'originale]. Continua avvertendo: "Ci vorrà molto lavoro da parte di molte mani prima che si formi un'immagine ragionevolmente completa dell'opera di Bernhard." Intendo che il mio studio fornisca un contributo originale a questo lavoro correttivo intraprendendo un esame incentrato sul testo delle narrative in prosa selezionate (metodo di Schmidt-Dengler), portando a un'indagine approfondita degli aspetti letterari e creativi della prosa bernhardiana (obiettivo a lungo termine di Dowden). Questa indagine, parzialmente iniziata col precedente mio studio Thomas Bernhard citato, si sforza di ridefinire alcune nozioni stereotipate sui testi scoprendo temi ricorrenti di comunicazione e speranza che possono aiutarci a comprendere le opere in discussione in una luce diversa.

L'INTRODUZIONE è divisa in due sezioni: "La reputazione di Bernhard" e "Metodo". La prima sezione, "La reputazione di Bernhard", dimostra che le critiche riguardo Bernhard si concentrano più su di lui come personaggio di culto e provocatore pubblico che sulle sue narrazioni. Bernhard era un satirista le cui pose maliziose nei suoi drammi, in prosa e nelle controverse dichiarazioni pubbliche gli hanno dato una reputazione iniziale e poi duratura in Austria e Germania come un enfant terrible. Gran parte della prosa successiva di Bernhard è stata interpretata alla luce dei suoi primi romanzi, caratterizzati da una fitta narrativa, strutture sintattiche ipotattiche e argomenti costantemente deprimenti, come la malattia mentale ed emotiva, la solitudine e la morte. Di conseguenza, molti critici non vedono alcun sviluppo tematico o stilistico nella sua narrativa in prosa. Io dimostro invece che un tale sviluppo esiste veramente. La seconda parte dell'INTRODUZIONE spiega il metodo e la struttura utilizzati nelle indagini testuali contenute in questo studio. Molti critici fanno affidamento sulla reputazione delle prime, cupe storie di Bernhard sull'Austria provinciale per definire le opere successive, più ottimistiche. Tuttavia, se si guardano da vicino le sottigliezze stilistiche e tematiche di questi testi successivi, emerge uno scrittore diverso — un Bernhard non determinato a ripetere visioni nichiliste da un'opera all'altra in infinite variazioni, ma ricco di forza creativa che sta combattendo con se stesso per articolare uno sviluppo personale meglio individuato e compreso attraverso le dimensioni letterarie e creative di una narrazione.

Il CAPITOLO 1 è diviso in quattro sezioni: "Ricezione critica"; "Bernhard e l'autobiografia"; "Comunicazione" e "Speranza". La prima sezione, "Ricezione critica", traccia le opere separate della pentalogia autobiografica di Bernhard [Die Ursache (1975), Der Keller (1976), Der Atem (1978), Die Kälte (1981) e Ein Kind (1982)] e la loro ricezione sia nella stampa sia nel mondo accademico. Ciò dimostra che, sebbene un ristretto gruppo di critici abbia scoperto speranza e desiderio di comunicare in queste cinque opere, nessuno ha affrontato seriamente questi temi in materiale critico sulla pentalogia. La seconda sezione di questo capitolo, "Bernhard e l'autobiografia", si concentra sugli obiettivi autobiografici di Bernhard attraverso un'esplorazione dei temi dell'autoconoscenza (ulteriormente suddivisi in ricostruzione, ordinamento e auto-miglioramento), verità e processo di scrittura. In questa sezione, esaminerò gli impulsi personali e morali che guidano il progetto e il metodo autobiografico di Bernhard. La mia esposizione critica è aiutata dal riferimento al concetto di "Durcharbeiten" di Freud e all'idea di "verità narrativa" formulata da Donald F. Spence, un teorico americano della psicoanalisi; l'applicazione di un modello psicoanalitico suggerisce come i protagonisti di Bernhard cerchino e ottengano in parte una liberazione dall'infelicità passata. Dopo aver considerato lo scopo alla base della pentalogia, la mia argomentazione si rivolge alla ricerca di autoconoscenza di Montaigne nelle Essais (1580-95), indotta dalle rispettive allusioni di Bernhard nell'autobiografia. La terza sezione di questo capitolo, "Comunicazione", esamina in dettaglio il modo in cui Bernhard stabilisce una relazione stretta con il suo lettore, vagliando il suo uso insolito di tempi verbali in parti della pentalogia e analizzando il suo impiego a volte idiosincratico e rivelatore del frase "einerseits ... andererseits" e la parola chiave "naturgemäß". La parte finale di questo primo capitolo affronta i temi dell'idealismo decaduto e dell'affermazione di vita sotto il titolo di "Speranza": questa sezione approfondisce la questione ampiamente trascurata della testarda determinazione di Bernhard a vivere, sebbene afflitto da gravi infermità polmonari. I protagonisti della pentalogia (e in particolare Der Atem e Die Kälte) si aggrappano alla vita nonostante apparentemente denigrino la sua insensatezza. Qui dimostro che l'idealismo contrastato alimenta le critiche di Bernhard alle persone e alla natura umana; per quanto disillusi, questi protagonisti di Bernhard non perdono il loro istinto idealistico e le loro speranze. Lungi dal ripetere i suoi messaggi disperati presenti nella prosa degli anni sessanta e primi anni settanta, emergono chiari segni nella pentalogia che l'adolescente malato e solitario ha superato o "elaborato", per usare il termine di Freud, i suoi travagli per emergerne persona più forte, più felice, e nettamente meno negativa, anche se molti degli indicatori di questo cambiamento si trovano solo in indizi narrativi.

Nel CAPITOLO 2, indago su Beton (1982) applicando e sviluppando i risultati del primo capitolo. A prima vista, il narratore-protagonista, Rudolf, sembrerebbe essere strettamente legato ai suoi predecessori nella prosa bernhardiana: è malato, frustrato, infelice e solo. Tuttavia, uno sguardo più ravvicinato alla narrazione rivela che questo miserabile essere solitario e vacillante è, in effetti, un uomo che impara a cercare il miglioramento di sé e che alla fine riesce a capire come trovare la felicità. Dopo una sezione sull'accoglienza critica, che descrive non solo il modo in cui il testo è stato interpretato all'ombra dei precedenti lavori di Bernhard, ma anche quanto Beton sia stato (ed è tuttora) trascurato dai recensori e dalla critica accademica, ci sono altre cinque sezioni: "Contatto umano"; "Perfezionismo, speranza e imperfezione"; "Musica e letteratura"; "Presentazione del narratore" e "La storia di Anna". La sezione sul contatto umano indica una nuova preoccupazione nella prosa di Bernhard degli anni ’80: Rudolf può sì criticare severamente tutti i suoi conoscenti, ma alla fine mette amici e parenti davanti al suo progetto intellettuale, in particolare Anna Härdtl, che incontra a Palma e, di conseguenza, impara a guardare nella sua stessa vita da una nuova prospettiva. Nella terza sezione di questo capitolo, "Perfezionismo, speranza e imperfezione", mostro come il tema del perfezionismo, che aveva afflitto molti dei protagonisti ossessivi di Bernhard, prende una svolta insolitamente positiva. Attraverso la memoria di un'opera di Mendelssohn, Rudolf impara non solo ad accettare l'imperfezione, ma a considerarla desiderabile. Si rende conto che l'interazione con gli altri può essere un'esperienza positiva e vitale e raggiunge quello che un critico, Martin Chalmers, ha definito un "potenziale d'umanità". Sottolineando l'importanza dell'esperienza di Mendelssohn da parte di Rudolf, dimostro come altri indizi nel testo si incastrino al loro posto. Nella quarta sezione del capitolo, "Musica e letteratura", collego la comprensione che Rudolf acquisisce dell'imperfezione umana al suo importantissimo progetto musicologico e alle sue allusioni letterarie, in particolare allo Zadig di Voltaire (1747). Il riferimento improvviso e senza preavviso a Zadig segna un importante passo avanti nel resoconto di Rudolf: vive un momento completamente naturale di felicità, senza le lotte emotive, mentali e fisiche dalle quali è altrimenti perseguitato. Nella penultima sezione, "Presentazione del narratore", sostengo che Bernhard pone una traccia coerente di indizi su Rudolf che rafforzano la mia graduale interpretazione dello sviluppo del narratore. Prospettive narrative mutevoli e inaffidabilità espositive spesso rivelano le vere intenzioni di Rudolf — ciò che Bernhard chiamava "paesaggi interiori". La mia analisi e interpretazione delle incoerenze nel racconto di Rudolf rivela una figura che sottilmente, spesso indirettamente sostiene valori umani positivi e dignitosi, non un nichilista deciso a denigrare e distruggere tutto ciò che lo circonda. Nella sezione finale, "La storia di Anna", l'influenza della disperata condizione di un altro essere umano è collegata alla situazione di Rudolf: a differenza del ciclo autobiografico, in cui l'autocontemplazione ha portato alla conoscenza di sé, qui Rudolf impara a conoscere se stesso attraverso un'altra persona. Di conseguenza, mette da parte brevemente le sue preoccupazioni per fare un "nuovo inizio" speranzoso. Rudolf condivide molto con i precedenti protagonisti bernhardiani, ma la sua storia segna un'importante dipartita: la speranza e il potenziale di felicità vengono realizzati, sebbene in brevi scorci di intuizione.

Solo quando si arriva a Auslöschung (1986), ampiamente riconosciuto come il magnum opus di Bernhard, questi scorci diventano più duraturi. Il CAPITOLO 3 analizza la storia di Murau in tre sezioni: "Ricezione critica", "Valori personali e alterità" e "Scrivere contro la morte". Nella prima sezione, "Ricezione critica", una panoramica dettagliata delle reazioni critiche a questo testo mostra che aspetti importanti della comunicazione autoriale e narrativa sono stati ampiamente trascurati. Come per la pentalogia e per Beton, alcuni critici riconoscono apertamente la sotterranea corrente ottimistica e le fiduciose prospettive del testo, ma nessuno lo ha davvero esplorato. Intendo quindi affrontare queste domande critiche nel CAPITOLO 3. Nella seconda sezione, "Valori personali e alterità", la cerchia di amici e conoscenti di Murau viene analizzata una ad una al fine di mostrare, aggiungendo prove testuali dettagliate, quanto questo protagonista di Bernhard sia diverso da uno qualsiasi dei suoi predecessori. Viene esaminato l'uso di alcune parole di Bernhard, come "Mensch" e "naturgemäß", e viene delineato uno sviluppo chiaro delle opere precedenti (pentalogia e Beton). Murau è felice a Roma, il suo "paradiso", e affronta psicologicamente i ricordi e i problemi associati al ritorno forzato a Wolfsegg, la sede di famiglia in Austria. L'ultima sezione di questo Capitolo, "Scrivere contro la morte", è divisa in tre sottosezioni: "Wolfsegg e Roma", "Obliterazione" e "Critica sociale". In "Wolfsegg e Roma", esaminerò i riferimenti al contrasto tra il Nord e il Sud (riflesso nei severi confronti tra Wolfsegg e Roma) che tradiscono più di quanto non sembri. Ad esempio, i ricordi dell'amato zio umanista di Murau e la fiducia psicologica che la sua vita a Roma gli dà, gli consentono di confrontarsi con la sua famiglia e le esperienze passate a Wolfsegg quando torna per il funerale dei suoi genitori e fratello recentemente deceduti in un incidente. Nella seconda sottosezione, "Obliterazione", la mia stretta analisi testuale mostrerà che l'obliterazione può, in effetti, essere esattamente l'opposto di ciò che sembra essere: "cancellando" la sua casa d'infanzia e adolescenza (eliminandola e cancellandola dalla sua mente), Murau è paradossalmente in grado di preservare la sua identità e la sua felicità a Roma. È in grado di guardare a un futuro più positivo e pieno di speranza. Nella sottosezione finale, "Critica sociale", attiro l'attenzione sul rinnovato e positivo esito degli attacchi di Murau al nazionalsocialismo e al cattolicesimo. Nelle precedenti opere di prosa di Bernhard, il commento politico era stato limitato alla satira accidentale (Amras 1964, per esempio) o alle escursioni imbarazzanti (come nella pentalogia e Beton). Murau, invece, affronta direttamente le domande sulla storia recente dell'Austria che si interseca con il suo passato; è quindi in grado di effettuare una "elaborazione" più completa dei suoi ricordi rispetto a tutti i precedenti protagonisti bernhardiani, poiché riunisce l'espiazione della sua identità personale e nazionale nell'atto unico di rinuncia a Wolfsegg, che donerà alla Comunità ebraica di Vienna. Rudolf finisce per essere un essere sociale reintegrato che non ha permesso ai suoi alti standard e grandi aspettative di distruggerlo. È sopravvissuto e la sua sopravvivenza non è solo fisica; è anche una vittoria emotiva (la sua vita a Roma) e morale (cessione di Wolfsegg alla Comunità ebraica).

La CONCLUSIONE riunisce le questioni di comunicazione e speranza esplorate nel corpo principale del mio studio e traccia uno sviluppo delle opere in discussione, mostrando quanto siano complementari questi due concetti. Viene comprovato che la pentalogia segna l'inizio della speranza; Beton rappresenta una figura che si allontana dai suoi sforzi intellettuali e si concentra sulle persone, finendo per raggiungere momenti limitati ma reali di felicità. Le circostanze personali di Murau ad Auslöschung sono del tutto più tranquille e la speranza è molto più di una semplice possibilità o di un lontano ricordo; più di tutti i suoi predecessori nella prosa di Bernhard, Murau raggiunge l'autosufficienza e una comunicazione umana positiva.

L'impulso principale nel reinterpretare le narrazioni qui in esame è stato quello di indagare e portare all'attenzione del lettore la qualità della prosa di Bernhard, di "tornare ai testi" (Schmidt-Dengler) dopo gli ultimi cinquant'anni quando le interpretazioni critiche sono state oscurate da preconcette nozioni sugli obiettivi narrativi e sul metodo letterario di Bernhard, spesso senza riferimento al testo stesso. Le sezioni sulla "Ricezione critica" in ciascuno dei tre capitoli principali forniscono prove a sostegno di questo punto. Interpreti più recenti (Alfred Pfabigan, per esempio) hanno finalmente iniziato a fornire prove testuali per chiarire le teorie sulla narrativa, ma in queste critiche più recenti l'enfasi si è spostata sul contenuto sociale, politico e storico, e non verso aspetti di comunicazione e speranza. Nonostante questi inizi di un cambiamento nell'enfasi critica, l'etichetta assegnata a Bernhard quale precursore di tempi oscuri e gaudente nella tristezza ha perdurato alla ricezione delle sue opere in prosa. Nei tre capitoli centrali di questo studio, il mio obiettivo è stato quello di mostrare come le narrazioni in prosa esaminate possano essere lette da una nuova prospettiva, con il risultato che tali narrazioni si trasformano dal riflettere una monomania ripetitiva ad indicare un idealismo decaduto: la ricerca dolorosa di speranza e soluzioni sostituisce la solitudine, la paura di sé stessi e il confronto con la morte. È questa la ricerca che intraprendono le opere bernhardiane dopo il 1975. Concentrandosi sull'uso del linguaggio, sul suo uso dei tempi verbali, sulla sua ricostruzione narrativa e sulla sua presentazione del narratore, il mio studio desidera mostrare come uno scrittore di prosa creativo, stimolante e più positivo emerga al posto di quello incrinato da una reputazione cliché quale nichilista e indiscriminato satirista austriaco (un "Nestbeschmutzer" senza compromessi). Osservando da vicino i dispositivi stilistici di Bernhard e la loro relazione ai ricorrenti interessi tematici, lo studio tenta di trasmettere un senso di intensità e la densità difficile, ma gratificante dello stile di prosa, come nell'analisi dell'uso dei tempi verbali in un lungo brano preso da Der Atem nel CAPITOLO 1.

In sintesi, lo scopo dello studio è quello di esporre e analizzare gli aspetti della comunicazione e della speranza ricorrenti nelle opere in prosa di Barnhard dopo il 1975. Questo risultato è ottenuto attraverso una lettura approfondita rafforzata da testimonianze biografiche, letterarie e personali pertinenti al fine di rivalutare la narrativa ultima di uno scrittore la cui ricezione sensazionale e immagine pubblica hanno troppo spesso messo in ombra le sue qualità letterarie. Si spera che, intraprendendo un esame critico delle narrazioni selezionate, questo Wikibook riempia una lacuna critica nel consistente materiale secondario su Bernhard.

  Per approfondire, vedi Thomas Bernhard.