Guida alle costellazioni/Verso il centro della Via Lattea/Scudo

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Lo Scudo, noto anche come Scutum Sobiescii dal nome del re ed eroe polacco Jan Sobieski, è una piccola costellazione introdotta nel 1690 da Johannes Hevelius ed è una delle poche ad essere associata ad un personaggio storico, assieme alla Chioma di Berenice.

La costellazione di Orione
La costellazione di Orione

CopertinaGuida alle costellazioni/Copertina

Parte I - Stelle e oggetti
Parte II - Le 88 costellazioni
Parte III - Carte stagionali
Appendici
Dettagli costellazione
Nome latino Scutum
Genitivo del nome Scuti
Abbreviazione ufficiale Sct
Area totale 109 gradi quadrati
Transito al meridiano alle ore 21 15 agosto
Stelle più luminose della mag. 3,0 0
Stelle più luminose della mag. 6,0 18
Stelle più luminose
Sigla Nome Magn.
α Scuti Ioannina 3,85
η Scuti 4,22
ζ Scuti 4,66
δ Scuti 4,67
β Scuti 4,70
κ Scuti 4,83
ε Scuti 4,88
θ Scuti 5,08

Caratteristiche modifica

Lo Scudo è una costellazione difficile da individuare, principalmente perché non contiene stelle luminose: la α Scuti, la più brillante, è infatti solo di magnitudine 4; inoltre appare immersa profondamente nella Via Lattea, che la "oscura" ulteriormente; la sua caratteristica più evidente infatti è la Nube dello Scudo, un grande addensamento di stelle che appare in una notte sufficientemente buia come una grande macchia chiara, circondata specialmente nel lato meridionale da grandi bande oscure. Un semplice binocolo consente di osservare dei campi stellari particolarmente ricchi, specialmente nella zona più settentrionale.

Dall'emisfero boreale si osserva con facilità nelle notti d'estate, mostrandosi relativamente alta sull'orizzonte meridionale a nord del Sagittario e a sudovest dell'Aquila; la Nube dello Scudo è una caratteristica dominante nelle notti più limpide. Dall'emisfero australe è invece tipica delle notti invernali e a parità di latitudine è in generale meglio osservabile.

Jan Sobiesky non è altri che il re Giovanni III di Polonia, vissuto fra il 1629 e il 1696 e a capo della Confederazione Polacco-Lituana a partire dal 1674. Fu l'ultimo re di Polonia dotato di grande personalità, soprattutto militare; protagonista e artefice degli ultimi splendori del Regno di Polonia, dopo la sua morte il Paese subirà le prepotenze degli stati confinanti, fino a scomparire da lì ad un secolo per mano di Russia, Prussia e Austria, che metteranno sul trono sovrani fantocci e che infine se lo spartiranno ben tre volte.

Durante il suo regno dovette condurre guerre offensive e difensive per tutelare i confini della nazione (più vasta di quella attuale, comprendendo infatti Lituania, Bielorussia ed Ucraina) dall'ingerenza russa ed ottomana, anche alleandosi con l'Impero, il Papato e la Repubblica di Venezia.

L'astronomo polacco Johannes Hevelius inventò questa costellazione nel 1690 chiamandola Scudo di Sobieski, in onore alla vittoria di Vienna conseguita dal re polacco, che segnò il definitivo arresto della spinta espansionistica dell’Impero Ottomano in Europa il giorno 11 settembre 1683.

Stelle doppie modifica

Principali stelle doppie
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Separazione
(secondi d'arco)
Colore
A. R.
Dec.
A B
HD 170740 18h 31m 26s -10° 47′ 45″ 5,8 9,3 12,4 azz + b
HD 169392 18h 24m 43s -06° 36′ 14″ 7,2 9 5,9 g + b

Le stelle doppie della costellazione sono piuttosto deboli, dunque spesso fuori dalla portata di piccoli strumenti.

L'unica relativamente semplice è la HD 170740, le cui componenti, una di quinta e una di nona grandezza, sono separate da 12'.

Stelle variabili modifica

Principali stelle variabili
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Magnitudine
Periodo
(giorni)
Tipo
A. R.
Dec.
Max. Min.
R Scuti 18h 47m 29s -05° 42′ 19″ 4,2 8,2 146,5 Semiregolare
RZ Scuti 18h 26m 34s -09° 12′ 06″ 7,7 8,9 7,0329 Eclisse
V430 Scuti 18h 25m 15s -13° 58′ 42″ 6,50 6,64 - Irregolare
V453 Scuti 18h 42m 18s -07° 20′ 14″ 6,84 7,01 - Irregolare
δ Scuti 18h 42m 16s -09° 03′ 09″ 4,60 4,79 0,1938 Pulsante

Nello Scudo sono note moltissime stelle variabili, ma la massima parte di queste non sono osservabili con piccoli strumenti; alcune hanno rivestito grande importanza negli studi astronomici.

La più conosciuta della costellazione è la δ Scuti, il prototipo di una classe di variabili pulsanti note come variabili Delta Scuti: le variazioni di luminosità di questa classe di stelle sono semiregolari con variazioni di magnitudine tipicamente comprese tra 0,003 a 0,9 nel corso di alcune ore. L'ampiezza e il periodo delle variazioni può cambiare parecchio. Le stelle di questo tipo sono in genere giganti o di sequenza principale di tipo spettrale da A0 a F5.

Una variabile molto facile da osservare è la R Scuti, una variabile semiregolare che in quasi cinque mesi oscilla fra la quarta e l'ottava magnitudine; quando è al massimo della luminosità è perfettamente visibile anche ad occhio nudo.

Oggetti del profondo cielo modifica

Principali oggetti non stellari
Nome
Coordinate eq. J2000.0
Tipo Magn.
Dimensioni
(primi d'arco)
Nome proprio
A. R.
Dec.
NGC 6664 18h 36m : -08° 13′ : Ammasso aperto 7,8 16
M26 18h 45m : -09° 24′ : Ammasso aperto 8,0 15
M11 18h 51m : -06° 16′ : Ammasso aperto 6,3 14 Anatra Selvatica
NGC 6712 18h 53m : -08° 42′ : Ammasso globulare 8,2 4,1
 
Immagine storica, risalente al 1901-1902, della Nube dello Scudo, qui completamente risolta in milioni di stelle. Si evidenzia bene il contrasto con le regioni oscurate da banchi di polveri interstellari situate lungo la linea di vista.
 
Il brillante ammasso aperto M11 è uno dei più ricchi e facili da osservare; si può risolvere in migliaia di stelle anche con un piccolo telescopio.
 
L’ammasso aperto M26 è molto meno concentrato del vicino M11 ed è osservabile con meno facilità.
 
L’ammasso aperto NGC 6664 è facilmente confondibile nel ricco campo stellare in cui giace; la sua individuazione è tuttavia facilitata dalla vicina Alfa Scuti.
 
L’ammasso globulare NGC 6712 è poco appariscente ma ben individuabile con telescopi da 120 mm.

Questa costellazione giace sulla Via Lattea, la quale la attraversa da nordest a sudovest.

Nella parte settentrionale è presente un grande addensamento luminoso che prende il nome di Nube Stellare dello Scudo: si tratta di una regione della Via Lattea particolarmente ricca di stelle che appare non oscurata dalle polveri interstellari ed è quindi molto ben visibile; con un telescopio da 200 mm di diametro si può risolvere in decine di migliaia di deboli stelle molto vicine fra loro. La Nube appare in forte contrasto con le regioni circostanti, che sono oscurate da grandi sistemi nebulosi appartenenti al nostro braccio di spirale; le stelle della Nube appartengono invece al Braccio del Sagittario e sono quindi sullo sfondo.

Numerosi sono gli ammassi aperti, nonostante le piccole dimensioni della costellazione; fra questi, due sono stati catalogati anche da Charles Messier.

Il più importante fra questi è M11, talvolta chiamato anche Ammasso dell’Anatra Selvatica, scoperto già prima che il Messier lo inserisse nel suo catalogo. M11 si individua con facilità circa 2° a sudest dalla stella λ Aquilae, o 1,5° a sud della stella β Scuti, e giace in un campo di stelle molto ricco a causa della presenza di grandi nubi stellari della Via Lattea; è visibile senza difficoltà anche con un binocolo come un 10x50, sebbene la risoluzione sia estremamente difficoltosa e l'aspetto rimanga nebuloso. Un telescopio da 120-150 mm lo risolve quasi completamente, mostrando decine di componenti molto vicine fra loro, la cui luminosità è compresa fra la nona e la tredicesima magnitudine. Le stelle diventano centinaia con strumenti più grandi e l'aspetto ricorda vagamente quello di un ammasso globulare molto poco concentrato, sebbene non lo sia. M11 è uno dei più ricchi e densi ammassi aperti conosciuti: contiene infatti circa 2900 componenti accertate, fatto questo insolito per un ammasso aperto, similmente a quanto si registra per M35 nei Gemelli e NGC 2477 nella Poppa; la sua distanza è stimata attorno ai 6000 anni luce dalla Terra e ricade quindi all’interno del Braccio del Sagittario, in una zona ricca di ammassi stellari ed estesi campi stellari. La sua età è stata stimata sui 220-250 milioni di anni ed è maggiore rispetto all’età media che raggiungono gli ammassi aperti, che di solito tendono a disperdersi prima; a causa di ciò, mancano del tutto stelle delle prime classi spettrali nella sequenza principale. La densità dell’ammasso è stata stimata in circa 83 stelle per parsec cubico nelle vicinanze del centro, mentre si aggira sulle 10 stelle per parsec cubico intorno alla metà del suo raggio. La sua stella più luminosa ha una magnitudine apparente pari a 8,5, mentre sono note almeno 400 stelle con una luminosità maggiore della magnitudine 14.

Un altro brillante ammasso aperto è M26, che si individua con un po' di difficoltà circa 1° a ESE dalla stella δ Scuti, nel centro della costellazione, e giace anche questo in un campo di stelle estremamente ricco per via della presenza degli addensamenti stellari della Via Lattea: ciò è un ulteriore ostacolo alla sua individuazione; è visibile con molte difficoltà con un binocolo come un 10x50, dove appare come una semplice macchietta dall'aspetto nebuloso e la cui luce è poco contrastata rispetto ai ricchi campi stellari circostanti. Un telescopio da 120-150 mm non aiuta molto e l'ammasso resta difficile da sciogliere; occorrono strumenti da almeno 200-250 mm per individuare qualche decina di stelle, mentre in un 300 mm si arriva massimo a 50 componenti. M26 si estende per 22 anni luce e si trova alla distanza di circa 5000 anni luce dal Sole, in corrispondenza del Braccio del Sagittario e leggermente più vicino rispetto al precedente; la sua stella più brillante ha una magnitudine apparente di 9,1, ma la gran parte delle altre componenti ha una magnitudine meno luminosa della 11. L'ammasso dovrebbe contenere all'incirca un centinaio di stelle e la sua età è stimata in 89 milioni di anni. Una caratteristica interessante è la presenza di una regione povera di stelle vicino al nucleo, che lo rende apparentemente poco popolato; tuttavia si tratta probabilmente di una caratteristica non fisica dell’ammasso ed è causata da una nube di polvere interstellare interposta tra noi e l’ammasso stesso.

Fra i numerosi ammassi aperti più deboli il più importante è NGC 6664; la sua individuazione è facilitata notevolmente dalla presenza a pochi minuti d’arco in direzione ovest della stella α Scuti; la sua posizione in corrispondenza di ricchi campi stellari lo rende d’altra parte più difficile da riconoscere. Con un telescopio da 80 mm sono ben evidenti le sue stelle più luminose, di colore arancione e magnitudine 10, che tuttavia mostrano solo un addensamento appena percepibile rispetto alle stelle circostanti; strumenti da 150-200 mm sono in grado di rivelare un addensamento notevolmente maggiore di stelle fino alla magnitudine 13 e l’ammasso inizia quindi a essere più definito. Mentre le stelle più luminose si allineano in senso est-ovest nella parte settentrionale dell’ammasso, le componenti meno appariscenti si dispongono a formare una protuberanza in senso nord-sud sul lato orientale. Tutta la regione circostante appare di aspetto marcatamente nebuloso e chiaro a causa della luce diffusa delle stelle che formano i ricchi campi stellari della Nube stellare dello Scudo. La distanza di quest’ammasso è stimata sui 4470 anni luce ed è quindi situato sul bordo esterno del Braccio del Sagittario, in primo piano rispetto ai due ammassi di Messier.

Numerosi altri ammassi aperti si trovano soprattutto nella parte settentrionale della costellazione, ma sono tutti poco contrastati e spesso formati da poche decine di stelle poco luminose e si confondono facilmente coi ricchi campi stellari di fondo.

Fra gli ammassi globulari ve n’è uno relativamente luminoso, sebbene non sia alla portata di strumenti molto piccoli: si tratta di NGC 6712, visibile sul lato orientale della costellazione circa 2,5° a est della stella δ Scuti, immerso in un campo stellare molto ricco. Con un telescopio da 80 mm è appena visibile come una debole macchia chiara di forma circolare, mentre con uno strumento da 150 mm appare chiaro il suo aspetto vagamente granulare; la sua risoluzione è tuttavia molto difficile anche con telescopi di diametro molto grande. Si tratta di un ammasso molto poco concentrato, appartenente alla classe IX sulla scala di concentrazione degli ammassi globulari, benché sia comunque molto ricco; la sua distanza è stimata sui 20.000 - 22.000 anni luce e contiene diverse centinaia di migliaia di stelle. Si ritiene che alcuni milioni di anni fa quest’oggetto abbia attraversato il piano galattico.

Poco a est di questo globulare, con grandi telescopi e filtro nebulare diventa visibile la nebulosa planetaria IC 1295, le cui dimensioni apparenti sono simili a quelle del vicino ammasso, sebbene la sua distanza sia enormemente minore. Sebbene sia riportata come oggetto di magnitudine 15, questa planetaria ha un’elevata luminosità superficiale ed è pertanto relativamente semplice da individuare, pur richiedendo strumenti di grande diametro.

I ricchi campi stellari dello Scudo sono spesso attraversati da sottili venature oscure, causate dalla sovrapposizione di banchi di polveri interstellari.