Eli Eli Lama Sabachthani/Risposta ebraica
Risposta polemica ebraica
modificaMentre Girolamo reagisce all'interpretazione ebraica del Salmo 22, che chiaramente esisteva già nel IV secolo, tale interpretazione ebraica fu probabilmente una risposta alla lettura cristiana del salmo come lo voleva recitato da Gesù durante la passione. La necessità di rispondere alla lettura cristiana del Salmo 22 stimolò probabilmente gli interpreti ebrei a trovare una lettura alternativa, cosa che fecero associando il salmo alla storia del Purim.[1]
In breve, questa interpretazione ebraica non è nata dal nulla. Ebrei e primi cristiani erano vicini di casa; facevano affari insieme e persino partecipavano agli stessi eventi festivi. Giustino, che abbiamo incontrato sopra, era nativo di Flavia Neapolis (Sichem). Origene, un altro grande padre della Chiesa, visse a Cesarea — città natale di molti ebrei e persino di alcune grandi figure rabbiniche come Rabbi Abbahu e Rabbi Hoshaya.
Ebrei e cristiani erano entrambi vicini curiosi e avversari in dispute religiose.[2] Ebrei e cristiani frequentemente – e pubblicamente – discutevano tra loro della verità delle rispettive religioni.[3] Poiché il Salmo 22 era un pilastro del patrimonio cristiano, era destinato ad essere il fulcro di qualsiasi disputa interreligiosa.
SALMO 22
modificaAl maestro del coro. Sull'aria: «Cerva dell'aurora». Salmo. Di Davide.
2 «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
sono le parole del mio lamento.
3 Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4 Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5 In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6 a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7 Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8 Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9 «Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».
10 Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11 Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12 Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13 Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14 Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15 Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16 E' arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17 Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18 posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19 si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20 Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21 Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22 Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23 Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24 Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25 perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26 Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27 I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro cuore per sempre».
28 Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29 Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30 A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31 lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32 annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».
Note
modifica- ↑ Come notato sopra, l'omelia talmudica interpreta anche altri versetti del salmo. Ester invoca il salmo per spiegare perché Dio l'abbia abbandonata: forse aveva deriso il re equiparandolo a un cane. Ester tenta di rivendicare la buona volontà di Dio ritrattando e riferendosi al re come leone. Rabbi Levi vuole evidenziare questi versetti particolari al fine di minarne le affermazioni fatte dai primi cristiani, che affermano che Gesù è il "prezioso" di Salmi 22:21 e che le "corna dei bufali" in Salmi 22:22 rappresentano l'umiliazione di Gesù sulla croce.
- ↑ Anche i comuni cristiani mantenevano contatti con i loro vicini ebrei. Le feste e i rituali ebraici erano così avvincenti per i primi cristiani che alcuni dei loro leader dedicarono interi cicli di omelie a cementare il confine religioso tra ebreo e cristiano. Giovanni Crisostomo (349–407), prolifico capo della Chiesa di Antiochia, in Siria, dà voce alla preoccupazione del pastore che tenta di radunare il suo gregge ribelle:
Apprendiamo dal pedante lamento di Crisostomo che alcuni cristiani osservavano le festività ebraiche, sia come spettatori che come partecipanti. Allo stesso modo, alcuni ebrei erano presumibilmente affascinati dalla Chiesa e dai suoi misteri.
- ↑ Un mondo senza film e televisori non era però privo di spettacoli ed intrattenimenti. Il dibattito aperto faceva parte della vita quotidiana, un vero passatempo antico.