Biologia per il liceo/L'apparato digerente

L'apparato digerente

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La digestione è il processo mediante il quale il cibo viene scomposto in molecole più piccole che possono essere assorbite e utilizzate dall'organismo. Inizia nella bocca, dove il cibo viene masticato e mescolato con la saliva, continua nello stomaco, dove gli enzimi e gli acidi gastrici scompongono ulteriormente il cibo, e prosegue nell'intestino tenue, dove la maggior parte dell'assorbimento dei nutrienti avviene grazie all'azione di enzimi digestivi e bile. I residui non digeriti passano poi nell'intestino crasso, dove l'acqua e i sali vengono assorbiti, e infine vengono eliminati come feci. La digestione è essenziale per fornire all'organismo i nutrienti necessari per l'energia, la crescita e la riparazione dei tessuti.

 
Digestione chimica

Le tappe della digestione

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La digestione è un processo complesso che coinvolge diverse tappe:

1. Digestione meccanica

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  • Masticazione: il cibo viene masticato dai denti per frammentarlo in piccoli pezzi. La saliva, secreta dalle ghiandole salivari, inizia il processo di digestione chimica grazie all'enzima salivare, che inizia a scomporre i carboidrati.
  • Deglutizione: dopo la masticazione, il cibo viene spinto nella faringe e poi nell'esofago attraverso movimenti muscolari coordinati.

2. Digestione chimica

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  • Digestione nello stomaco: il cibo viene mescolato con l'acido cloridrico e gli enzimi digestivi, tra cui la pepsina, per scomporre ulteriormente i nutrienti. Questo ambiente acido aiuta a uccidere i batteri presenti nel cibo.
  • Trasporto nell'intestino tenue: il cibo parzialmente digerito, chiamato chimo, viene rilasciato gradualmente nello stomaco nell'intestino tenue. Qui, gli enzimi digestivi provenienti dal pancreas e dalla cistifellea continuano a scomporre i nutrienti in molecole più piccole, che possono essere assorbite dalle pareti intestinali.

3. Assimilazione

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  • Assorbimento dei nutrienti: le molecole nutrienti vengono assorbite attraverso le pareti intestinali e trasportate nel flusso sanguigno per essere distribuite alle cellule del corpo.

4. Espulsione

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  • Digestione nell'intestino crasso: ciò che rimane del cibo non digerito, come fibre e materiali non nutrienti, passa nell'intestino crasso, dove l'acqua viene assorbita e i residui vengono trasformati in feci.
  • Eliminazione: le feci vengono spinte attraverso il retto e l'ano, e infine eliminate dal corpo attraverso il processo di defecazione.
 
Sistema digestivo

Struttura generale dell'apparato digerente

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L'apparato digerente è un sistema complesso che si estende dalla bocca all'ano e include diversi organi e strutture specializzate per la digestione e l'assorbimento dei nutrienti. Ecco una spiegazione dettagliata della struttura generale dell'apparato digerente:

  • Bocca: è il punto iniziale del tratto digerente, dove il cibo entra nel corpo. La bocca contiene denti per la masticazione e le ghiandole salivari che producono la saliva, che inizia il processo di digestione chimica dei carboidrati.
     
    Faringe: è una via di passaggio comune per il cibo e l'aria. Dopo essere stato masticato, il cibo viene spinto nella faringe e poi nell'esofago attraverso il processo di deglutizione.
  • Esofago: è un tubo muscolare che collega la faringe allo stomaco. Utilizza movimenti muscolari coordinati, noti come movimenti peristaltici, per spingere il cibo verso il basso attraverso il tratto digerente.
  • Stomaco: è un organo a forma di sacco che si trova nella parte superiore dell'addome. Il cibo parzialmente digerito proveniente dall'esofago viene immagazzinato nello stomaco, dove viene mescolato con l'acido cloridrico e gli enzimi digestivi, come la pepsina, per scomporre ulteriormente i nutrienti.
  • Intestino tenue: è composto da tre parti: il duodeno, il digiuno e l'ileo. È il principale sito di digestione e assorbimento dei nutrienti. Qui, gli enzimi digestivi provenienti dal pancreas e dalla cistifellea continuano a scomporre i nutrienti in molecole più piccole, che vengono poi assorbite attraverso le pareti intestinali.
  • Intestino crasso: è composto da cieco, colon e retto. Assorbe l'acqua e i sali minerali dai materiali non digeriti, formando le feci. Il colon ospita anche batteri benefici che aiutano nella digestione e producono vitamine.
  • Fegato e cistifellea: il fegato è l'organo più grande del corpo e svolge molte funzioni, incluso il filtraggio del sangue e la produzione della bile, che è immagazzinata nella cistifellea. La bile aiuta a digerire i grassi nel duodeno.
  • Pancreas: è una ghiandola (endocrina ed esocrina) a forma di lama situata dietro lo stomaco. Secerne enzimi digestivi nel duodeno e produce insulina e altri ormoni che regolano i livelli di zucchero nel sangue.
  • Retto e ano: il retto è la parte terminale del tratto digerente, che conserva le feci fino a quando non sono pronte per l'eliminazione. L'ano è l'apertura attraverso cui le feci lasciano il corpo durante la defecazione.
 
Struttura bocca

È l'apertura del canale digerente sull’ambiente esterno e la cavità al cui interno è compresa l’apertura stessa. È sorretta da un arco scheletrico articolato in una porzione mascellare (superiore) e una mandibolare (inferiore), ognuno dei quali è dotato di denti. È costituito da due tipi di palato, quello duro e quello molle e anteriormente è delimitata dalla presenza delle labbra e posteriormente dalla gola.

Parte iniziale del canale digerente, la bocca svolge anche funzioni respiratorie e fonatorie, oltre a quelle digestive.

  • Masticazione: la bocca è il sito iniziale della masticazione, dove i denti sminuzzano il cibo in pezzi più piccoli. Questo aiuta a aumentare la superficie del cibo, facilitando la successiva azione chimica degli enzimi digestivi.
  • Salivazione: le ghiandole salivari nella bocca producono la saliva, che contiene enzimi come l'amilasi salivare. Questo enzima inizia la digestione dei carboidrati, scomponendo gli amidi in zuccheri più semplici come il glucosio.
  • Lubrificazione: la saliva umidifica il cibo e lo trasforma in una massa facilmente inghiottibile, facilitando il passaggio attraverso l'esofago.
  • Deglutizione: dopo essere stato masticato e amalgamato con la saliva, il cibo viene spinto nella faringe e poi nell'esofago attraverso la deglutizione. La bocca è coinvolta anche nel controllo volontario della deglutizione.

I denti

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I denti permanenti sono in totale 32, 16 in arcata superiore ed altrettanti in arcata inferiore. Diversi tra loro, vengono classificati come 4 incisivi, 2 canini, 4 premolari e 6 molari per ciascuna arcata.

  • Gli incisivi sono i primi denti che spuntano durante il periodo dell’infanzia e presentano la classica forma “a palettone”. Gli incisivi sono perfetti per mordere e strappare in tanti bocconcini il cibo, infatti presentano un bordo affilato, molto simile alla lama di un coltello. Trattandosi di corone solide ma comunque sottili, non potrebbero sopportare i carichi pesanti della masticazione;
  • I canini sono in tutto 4 denti, 2 sopra e 2 sotto, dalla forma molto riconoscibile, con una corona allungata che presenta una sola cuspide appuntita. La loro forma suggerisce già la loro funzione: sono fondamentali nel tagliare il cibo, come gli incisivi;
  • I premolari sono considerati denti di transizione poiché la loro funzione è quella di triturazione e poi masticazione del cibo: la loro superficie, infatti, è piatta diversamente da quanto accade con i canini e gli incisivi;
  • I molari sono i denti più grossi e robusti delle arcate e hanno una forma simile a quella di un cubo munito di cuspidi e sono anche paragonati alla forma di un diamante.  La funzione dei molari è di finire il lavoro di masticazione e triturazione del cibo iniziato già dai premolari, in modo tale che il gli alimenti adeguatamente sminuzzati possano essere in seguito ingeriti e digeriti.
  • Premolari mandibolari
  • Canini mascellari
  • Primi molari mascellari
  • Incisivi mascellari
  • Canini mandibolari
 
Struttura del dente

Hanno una struttura complessa, composta da diverse parti: la corona, il colletto, la radice e la polpa.

  • La corona è la parte visibile del dente, che si trova sopra la gengiva. È ricoperta da uno strato di smalto, il tessuto più duro del corpo umano, che protegge il dente dai danni causati dalla masticazione;
  • Il colletto è la zona di transizione tra la corona e la radice del dente. È la parte più vulnerabile del dente, poiché qui lo smalto è più sottile e meno resistente;
  • La radice è la parte del dente che si trova sotto la gengiva, ancorata all'osso mascellare. Ha la funzione di sostenere il dente e di trasmettere la pressione della masticazione all'osso sottostante.

Essi si dividono anche in denti da latte e denti permanenti:

  • I denti da latte, noti anche come denti decidui, sono i primi denti che si sviluppano nei bambini e cadono naturalmente quando il bambino cresce. Questi denti sono più piccoli e più bianchi dei denti permanenti.
  • I denti permanenti sono i denti che crescono dopo la caduta dei denti da latte. Questi denti sono più grandi, più forti e più resistenti rispetto ai denti decidui. Svolgono un ruolo importante nella masticazione, nella pronuncia delle parole e nell'aspetto estetico del sorriso.

La saliva

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La saliva è un liquido iposmotico secreto dalle ghiandole salivari situate nella cavità orale. È costituita prevalentemente da acqua (99%), mentre soltanto l'1% è rappresentato da sostanze inorganiche ed organiche. Fra le sostanze inorganiche, troviamo soprattutto sali minerali, in particolare cloruri e bicarbonati di sodio, potassio e calcio, mentre la frazione organica è rappresentata da enzimi (amilasi, mucina, lisozima) ed immunoglobuline.

La saliva ricopre numerose ed importanti funzioni:

  • inizia la digestione del cibo, grazie ad un sistema meccanico (masticazione) coadiuvato da reazioni chimiche, rese possibili dalla presenza della saliva;
  • trasforma gli alimenti in bolo (impasto pressoché uniforme di cibo sminuzzato ed insalivato), proteggendo faringe ed esofago da eventuali frammenti alimentari appuntiti o di dimensioni eccessive;
  • ha funzione igienica per la cavità orale, soprattutto per la presenza di acqua e sali minerali, che passano tra i denti asportando eventuali residui di cibo;
  • ha funzione lubrificante per la cavità orale, grazie alla quale facilita la deglutizione e la fonazione (l'atto di parlare).

Oltre che per mezzi meccanici, la saliva esercita le sue proprietà digestive attraverso enzimi, come la lipasi e l'amilasi salivare o ptialina.

Il lisozima

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È una molecola proteica enzimatica formata da una singola catena polipeptidica composta di 129 amminoacidi ad azione battericida e coadiuvante dell’attività immunitaria. Non si trova mai libero nel nostro organismo, ma sempre combinato con altri componenti, quali enzimi, ormoni, eparina, vitamine, glicoproteine e lipoproteine per formare con essi sali complessi. A ciascuno di questi complessi è attribuibile una specifica funzione fisiologica.

È abbondantemente secreto nelle regioni corporee maggiormente esposte al contatto con agenti patogeni e batteri e ad esso viene associata un’importante azione antibatterica, antivirale, e di partecipazione alla risposta immunitaria, non solo nella lisi della membrana cellulare di batteri e virus, ma anche nella liberazione di molecole ad attività immunitaria.

La forte azione battericida del lisozima lo rende una delle più importanti “sostanze barriera” naturali del nostro organismo, intervenendo a protezione delle zone più vulnerabili agli attacchi microbici esterni, quali congiuntiva, cavità orale e vaginale e vie respiratorie.

I meccanismi d’azione del lisozima sono molteplici: lisanti, in quanto è in grado di distruggere la membrana cellulare di batteri e virus, agglutinanti, decapsulanti e flocculanti.

Tra le funzioni più riconosciute ed importanti per il nostro organismo ci sono:

  • antibatterica;
  • antivirale;
  • immunomodulante;
  • di protezione contro fattori allergizzanti.

Viene secreto dalle ghiandole salivari maggiori e minori, nonché dal liquido gengivale crevicolare e dai leucociti salivari.

 
Lisozima
 



Esofago

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  • Conduzione: l'esofago è un tubo muscolare che trasporta il cibo dalla faringe allo stomaco attraverso una serie di movimenti peristaltici. Questi movimenti muscolari coordinati spingono il cibo in avanti lungo il tratto digerente.
  • Sfintere esofageo: all'estremità inferiore dell'esofago si trova lo sfintere esofageo inferiore, che si apre per consentire al cibo di entrare nello stomaco e si chiude per impedire il reflusso dello stomaco nell'esofago.
  • Protezione: l'esofago è rivestito da uno strato di muco che lo protegge dagli effetti nocivi dell'acido dello stomaco durante il processo di digestione.

In sintesi, la bocca e l'esofago sono responsabili della preparazione del cibo per la digestione e del suo trasporto dal punto di ingresso, attraverso la faringe, fino allo stomaco. La bocca inizia il processo di digestione chimica con l'azione della saliva, mentre l'esofago facilita il passaggio del cibo attraverso movimenti muscolari peristaltici e protegge le pareti dai danni causati dagli acidi dello stomaco.

Stomaco

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Struttura dello stomaco

Lo stomaco è un organo del sistema digerente che si trova nell'addome, tra l'esofago e il duodeno. Ha la forma di una sacca a J e si divide in cardias, corpo e sfintere pilorico. Lo stomaco ha la capacità di contenere fino a un litro e mezzo di cibo.

Lo stomaco mescola e immagazzina il cibo ingerito e ha inoltre funzioni secretorie. Infatti l'epitelio si introflette ha formare le fossette gastriche nelle quali si trovano le cellule principali e parietali.

Le cellule principali hanno il compito di secernere pepsinogeno, mentre le cellule parietali producono acido cloridrico. Quest'ultimo trasforma il pepsinogeno in pepsina, un enzima che digerisce le proteine.

 
epitelio dello stomaco

Acido cloridrico e pepsina costituiscono i succhi gastrici che, assieme ad enzimi e movimenti muscolari, aiuta a scomporre il cibo in pezzi più piccoli per facilitare l'assorbimento dei nutrienti. Le mucose dello stomaco inoltre secernono muco che protegge lo stomaco dall'acidità sei suoi stessi succhi gastrici. Nello stomaco il bolo si mescola con i succhi gastrici e si ottiene il chimo. Lo stomaco è anche coinvolto nel rilascio di ormoni che regolano la fame e il senso di sazietà. Inoltre, svolge un ruolo importante nel sistema immunitario, proteggendo il corpo dalle infezioni grazie alla sua capacità di eliminare batteri dannosi presenti nel cibo.

 
Ghiandole gastriche
 
Struttura del fegato

Il fegato è il secondo organo dopo la cute per grandezza, è legato alla cistifellea e svolge numerose funzioni vitali, tra cui la produzione di bile necessaria per la digestione e l'assorbimento dei grassi, la sintesi di proteine fondamentali per la coagulazione del sangue e la detossificazione dalle sostanze nocive presenti nel sangue.

I lipidi tendono ad aggregarsi in globuli, per questo una delle funzioni del fegato è secernere la bile. La secrezione della bile è fondamentale per la digestione e l'assorbimento dei lipidi, grazie alla presenza dei sali biliari. Queste molecole, derivati polari del colesterolo, sono anfipatiche, in quanto presentano un’estremità lipofila e una idrofila. Nell'intestino, i sali biliari vanno ad inserirsi nelle gocce lipidiche con la loro porzione liposolubile. In questo modo riducono la coesione tra i vari trigliceridi, emulsionando i globuli di grasso in piccole micelle (goccioline) ed aumentando l'area accessibile a specifici enzimi pancreatici, detti lipasi, deputati alla digestione lipidica.

Questo organo si occupa inoltre della detossificazione dalle sostanze nocive presenti nel sangue. Il fegato infatti è suddiviso in lobuli costituiti di epatociti e cellule di Kupffer. Le cellule di Kupffer svolgono il duplice ruolo di difesa contro le infezioni e di “spazzini” del sangue rimuovendo le cellule danneggiate o invecchiate.

Il fegato ha funzione di immagazzinamento. Il glucosio, fruttosio e il saccarosio vengono utilizzati per sintetizzare il glicogeno, mentre i lipidi vengono immagazzinati sottoforma di trigliceridi. Funge poi da deposito per la vitamina B12, per il ferro e il rame.

Il fegato poi produce lipoproteine, molecole con nucleo lipidico e rivestimento proteico. Le molecole lipidiche (trigliceridi e colesterolo) infatti non possono viaggiare nel plasma sanguigno poiché insolubili e vengono quindi "incapsulate" nelle lipoproteine. Queste si dividono a seconda delle dimensioni in lipoproteine ad alta densità (HDL, le più piccole), a bassa densità (LDL), a densità molto bassa (VLDL, le più grandi).

Il pancreas

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struttura del pancreas

Il pancreas è un organo ghiandolare con funzione endocrina ed esocrina.

Come ghiandola esocrina si occupa della produzione di enzimi digestivi che aiutano nella digestione degli alimenti. Le cellule esocrine producono e riversano il succo pancreatico nel duodeno, liquido al cui interno si trovano diversi enzimi che si occupano della digestione (lipasi, digerisce i grassi; amilasi, per la digestione dei carboidrati; tripsina che termina la digestione delle proteine;...)

Il pancreas produce e rilascia anche bicarbonato nell'intestino tenue per neutralizzare l'acidità proveniente dallo stomaco e favorire così un ambiente ottimale per l'azione degli enzimi digestivi.

La secrezione endocrina viene svolta dalla cellule endocrine raggruppate nelle isole di Langerhans. Le cellule endocrine sono le cellule alfa, le cellule beta e le cellule delta, che secernono ormoni che regolano la glicemia, il livello di glucosio nel sangue. Le cellule alfa si occupano di secernere il glucagone (ormone iperglicemizzante); le beta secernono l’insulina (l’ormone ipoglicemizzante); le delta, infine, secernono l’ormone somatostatina, grazie al quale riescono a monitorare l’attività delle alfa e delle beta. i che regolano la glicemia, il livello di zucchero nel sangue.

 

Intestino tenue

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L'intestino tenue è la parte del sistema digestivo che si trova dopo lo stomaco e prima dell'intestino crasso. La funzione principale dell’intestino tenue è quella di completare la digestione tramite l’azione dei succhi enterici prodotti dalla secrezione delle ghiandole in esso presenti e di iniziare l’assorbimento dei principi nutrienti contenuti negli alimenti.

Il bolo si mescola al succo gastrico e diventa chimo che giunge all’intestino tenue attraverso lo sfintere pilorico. L'intestino tenue lungo circa sei metri presenta una superficie ricca di estroflessioni chiamate villi intestinali che a loro volta presentano dei microvilli che ampliano la superficie di assorbimento fino a circa 250 m2.

 
villi e microvilli

È diviso in tre sezioni: il duodeno, il digiuno e l'ileo.

  1. Il duodeno è la prima parte dell'intestino tenue ed è responsabile della fine della digestione dei cibi grazie ad enzimi secreti dal pancreas e grazie alla bile prodotta dal fegato e immagazzinata e secreta dalla cistifellea. La cistifellea, o colecisti, è un organo posto appena al di sotto del fegato, il suo compito principale consiste nell'immagazzinare e concentrare la bile prodotta dal fegato e necessaria per la digestione e l'assorbimento dei grassi.
  2. Il digiuno è la sezione centrale ed è dove avviene l'assorbimento dei nutrienti dai cibi digeriti.
  3. L'ileo è la parte finale dell'intestino tenue e assorbe gli ultimi nutrienti prima che i resti digeriti passino nell'intestino crasso per l'eliminazione.
  • L'intestino contiene cellule specializzate chiamate enterociti che assorbono i nutrienti, importanti nella digestione e nell'assorbimento dei nutrienti essenziali per il corpo. Inoltre, quest'organo rilascia l'enzima peptidasi, che si occupa della degradazione delle proteine, e gli enzimi lattasi e saccarasi.

Intestino crasso

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Struttura esterna dell'intestino crasso

L'intestino crasso rappresenta la parte terminale del tubo digerente. Lungo circa due metri, si estende dalla valvola ileocecale all'ano e si suddivide in sei tratti:

  1. Cieco
  2. Colon ascendente
  3. Colon trasverso
  4. Colon discendente
  5. Sigma
  6. Retto
  • Funzioni e Assorbimento: nonostante sia quattro volte più corto dell'intestino tenue, il crasso ha un diametro maggiore e simile capacità di assorbimento. Nel crasso si completano la digestione e l'assorbimento dei princìpi nutritivi (circa il 90%). Le sue funzioni principali sono:
    • Assorbimento di acqua ed elettroliti
    • Accumulo dei residui digestivi
    • Espulsione dei residui
  • Capacità Assorbente: il crasso assorbe notevoli quantità di acqua ed elettroliti, specialmente nel colon. Questo assorbimento varia in base alla durata della permanenza dei prodotti digestivi:
    • Diarrea: perdita di sali ed acqua
    • Stitichezza: feci dure e disidratate
  • Struttura Interna: nel crasso si assorbono vitamine prodotte dai batteri simbionti, non quelle introdotte con gli alimenti. I batteri digeriscono la fibra alimentare e producono acidi grassi a catena corta, come:
    • Acido butirrico
    • Acido propionico

Questi acidi grassi sono assorbiti e utilizzati dal nostro organismo per ricavare energia. L'acido butirrico ha un effetto protettivo contro il cancro al colon, per cui si raccomanda di includere nella dieta vegetali freschi e alimenti integrali.

  • Funzione di Deposito: il crasso funge anche da deposito per le feci, grazie al suo diametro maggiore. Il colon concentra i residui della digestione e ne facilita l'espulsione. La fibra alimentare, con un adeguato apporto di liquidi, stimola la motilità intestinale e facilita l'evacuazione.
  •  
    Intestino crasso al microscopio
    Digestione e Permanenza: la durata della digestione varia in base alla quantità e qualità degli alimenti:
    • Stomaco: 2-3 ore
    • Intestino tenue: 5-6 ore
    • Intestino crasso: 48-72 ore
  • Composizione delle Feci: le feci espulse sono costituite da:
    • Acqua (75%)
    • Batteri
    • Grassi
    • Sostanze inorganiche (calcio, ferro, zinco)
    • Proteine
    • Materiale non digerito (fibra)

Patologie dell'apparato digerente

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Le patologie gastroenterologiche sono molteplici e varie e possono essere di natura infiammatoria o funzionale. Tra le più comuni rientrano le seguenti:

 
Reflusso gastro-esofageo

Reflusso gastro-esofageo

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Dal bruciore di stomaco al rigurgito acido, fino a disturbi della deglutizione, problematiche comuni che possono tuttavia complicarsi e diventare patologie croniche. In medicina si parla di malattia da reflusso gastroesofageo, una particolare malattia la cui origine va ricercata, per l’appunto, nel reflusso involontario di liquidi dal tratto gastroesofageo. Nelle persone sane il contenuto dello stomaco non raggiunge l’esofago in quanto quest’organo risulta chiuso ermeticamente da un muscolo e, pertanto, protetto dagli influssi dannosi dei succhi gastrici. Normalmente questa barriera viene superata soltanto durante il vomito. La malattia da riflusso, per contro, è caratterizzata da un aumentato reflusso della secrezione acida gastrica nell’esofago. Ciò provoca danni notevoli alla mucosa sensibile dell’esofago. Già in presenza di piccoli disturbi, la mucosa dell’esofago può evidenziare lesioni importanti. Da notare come la malattia da reflusso, spesso, tenda a peggiorare se non trattata in modo adeguato. Per evitare complicazioni è necessario instaurare una terapia attiva tale da ridurre la produzione del succo gastrico. E dato che, in seguito al miglioramento e interruzione del trattamento medico, si verifica sovente una riacutizzazione dei disturbi, è opportuno orientarsi su una terapia o lungo termine.

Gastrite

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Come tutti i vocaboli medici che finiscono in "ite", gastrite è un termine generale che si riferisce a una condizione di infiammazione che, in questo caso, è a carico della mucosa gastrica che riveste le pareti dello stomaco. L'infiammazione può insorgere in modo improvviso, dando luogo a un malessere gastrico di una certa intensità, ma di durata limitata nel tempo (gastrite acuta), oppure svilupparsi gradualmente, in modo più subdolo e meno evidente, ma persistendo poi come disturbo costante (gastrite cronica). Spesso è associata alla presenza di Helicobacter pylori, oppure all’uso di alcuni farmaci o all'abuso di alcol. Può portare alla formazione di ulcere e a sanguinamenti. I sintomi più comuni sono dolore, bruciore e crampi allo stomaco, nausea, vomito e sensazione di pienezza mangiato. Sono possibili trattamenti farmacologici, ma è importante anche curare l’alimentazione e limitare lo stress.

Celiachia

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Patologia cronica autoimmune che provoca una reazione immunitaria dell’organismo all’assunzione di glutine, presente in molti cereali, come orzo, frumento e segale. La reazione immunitaria determina un’infiammazione a livello dell’intestino tenue che impedisce il corretto assorbimento dei nutrienti e compromette la salute del paziente, comportando diarrea, gonfiore addominale e meteorismo, crampi all’addome, perdita di peso e debolezza. Per evitare la reazione immunitaria, il paziente deve seguire una dieta rigorosamente priva di glutine.

Si tratta di un'erosione di un tratto della mucosa gastrointestinale, tipicamente nello stomaco (ulcera gastrica) o nei primi centimetri del duodeno (ulcera duodenale), spesso causata dall'azione infettiva del batterio Helicobacter pylori o da farmaci antinfiammatori non steroidei. È una malattia cronica, che presenta diverse complicanze, tra cui emorragie, la perforazione delle viscere e il restringimento del passaggio per il cibo (stenosi pilorica). I trattamenti riguardano l'eradicazione dell’eventuale batterio e la riduzione dell'acidità gastrica.

 
Ulcera gastrica
 
Morbo di Crohn

Morbo di Crohn

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Malattia infiammatoria intestinale che determina un’infiammazione cronica della parte inferiore di intestino tenue, dell’intestino crasso o di entrambi, ma può coinvolgere qualsiasi parte del tratto digerente. Può essere causato da un’alterazione del funzionamento del sistema immunitario. I sintomi più comuni sono diarrea cronica, a volte emorragica, dolore addominale crampiforme, febbre, perdita dell’appetito e calo ponderale. Non esiste cura risolutiva, il trattamento è mirato ad attenuare i sintomi e a ridurre l’infiammazione, ma in alcuni casi si deve ricorrere all’intervento chirurgico e all’asportazione di tratti dell’intestino.

Tumore del colon-retto

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Tumore colon-retto

Tra i sintomi del cancro al colon-retto rientrano la presenza di sangue (di colore rosso chiaro oppure scuro) nelle feci, la modificazione dell’attività intestinale (costipazione o diarrea) senza motivo per più di sei settimane, la perdita di peso senza motivo, il dolore localizzato all’addome o all’ano, la sensazione di svuotamento incompleto dell’intestino dopo l’espulsione. Talvolta nei casi in cui il cancro porta a un sanguinamento e a una successiva condizione di anemia, un altro sintomo può essere senso di spossatezza. In alcuni casi il tumore può determinare il blocco o l’ostruzione dell’intestino, che si manifestano con nausea e vomito, costipazione, dolore localizzato all’addome e sensazione di pienezza. La sua comparsa è più frequente nelle persone di età superiore a 50 anni, mentre rara nelle persone più giovani.

Malattie epatiche più comuni

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Fra le patologie del fegato più diffuse, rientrano le seguenti:

  • epatiti: infiammazione del fegato causata principalmente da virus (epatite A, B, C, D, E), ma riconducibile anche a intossicazioni (alcol, farmaci, veleni ecc.), malattie autoimmuni (epatite autoimmune) e condizioni ereditarie.
  • steatosi epatica non alcolica: eccessivo accumulo di grasso all'interno dell'organo; è una malattia spesso asintomatica e comune tra le persone obese; solo in una piccola percentuale dei casi può evolvere in steatoepatite o cirrosi, specialmente se sussistono fattori predisponenti.
  • cirrosi: formazione di tessuto fibroso, cicatriziale, che rimpiazza le cellule morte a causa di epatiti croniche, alcolismo o contatto con sostanze tossiche.

Una corretta alimentazione

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Una corretta alimentazione è direttamente e indirettamente collegata ad un minor rischio di disagi, malattie, invalidità e morte, e ad un maggior aspettativa e qualità di vita.

Per di più, rispettare una dieta equilibrata permette anche di essere fisicamente più prestanti e mentalmente efficienti.

Non tutti, d'altro canto, riescono a capire come dovrebbe essere un regime alimentare "adeguato". Mangiar sano, infatti, richiede alcune conoscenze nozionistiche tutt'altro che scontate.

Una corretta alimentazione dovrebbe essere varia e includere tutte le tipologie alimentari

Qualsiasi regime nutrizionale che tende a "restringere troppo la scelta" espone maggiormente alle carenze o alle eccedenze nutrizionali o si rivela scarsamente sostenibile nel lungo termine. Questo non significa che anche tali diete non possano essere rese equilibrate con una gestione minuziosa grazie all’integrazione nutrizionale; ma semplicemente non costituiscono la scelta più ragionevole.

Una dieta bilanciata dovrebbe esserlo di per sé e dovrebbe poter essere seguita a tempo indeterminato senza alcun problema.

Cosa mangiare in una corretta alimentazione:
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In termini pratici, e senza entrare troppo nel dettaglio, una corretta alimentazione dovrebbe includere prevalentemente alimenti di origine vegetale e, in minor quantità ma con il giusto livello qualitativo alimenti di origine animale.

Cosa non mangiare in una corretta alimentazione:
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Gli unici cibi da "eliminare" sono quelli talmente lontani dell'equilibrio nutrizionale da non poter essere mangiati nemmeno 1 o 2 volte a settimana. Parliamo solamente di cibi spazzatura.

Il termine dieta è sinonimo di alimentazione corretta, sana ed equilibrata contenente tutte le sostanze nutritive nelle giuste dosi, e senza eccessi, in modo da soddisfare i bisogni dell'organismo.

Accanto alle diete che prevedono il consumo di tutti i tipi di alimenti (onnivore) sono presenti regimi alimentari che ne escludono alcuni per scelte etiche, ambientaliste, religiose o legate alle mode del momento:

  • diete a base di frutta e verdura con l’esclusione totale o parziale di alimenti di origine animale (diete vegetariane, vegane, fruttariane)
  • diete basate sul rifiuto di metodi utilizzabili nella preparazione dei cibi (diete crudiste)
  • diete ad elevato o a ridotto consumo di calorie (diete iper- o ipocaloriche)
  • diete ad elevato consumo di un nutriente, ad esempio le proteine (diete iperproteiche)
  • diete di esclusione, basate sull'eliminazione di un cibo, o di una categoria di alimenti, ritenuti dannosi per una determinata persona.

A causa dell'esclusione, o della riduzione, di alcuni tipi di alimenti, molte diete, se non condotte in modo adeguato, possono creare squilibri o carenze di sostanze nutritive con relativi danni alla salute.

 

La piramide alimentare della dieta mediterranea è una guida visiva che mostra le proporzioni relative e la frequenza con cui dovremmo consumare diversi gruppi alimentari per seguire una dieta equilibrata e salutare. Gli alimenti alla base della piramide dovrebbero essere consumati più frequentemente, mentre quelli verso il vertice dovrebbero essere consumati con moderazione. Ecco come si struttura:

  • Base della piramide: comprende l'attività fisica regolare e la convivialità dei pasti, elementi fondamentali dello stile di vita mediterraneo. Gli alimenti a questo livello, che dovrebbero essere consumati più frequentemente, includono carboidrati complessi (come pane, pasta, riso, cereali integrali) e olio d'oliva, utilizzato come principale fonte di grassi.
  • Secondo livello: comprende frutta e verdura. Questi alimenti sono essenziali e dovrebbero essere presenti in abbondanza in ogni pasto, fornendo vitamine, minerali, fibre e antiossidanti.
  • Terzo livello: include legumi (fagioli, lenticchie, ceci), che sono importanti fonti di proteine vegetali, fibre e altri nutrienti. Questi alimenti dovrebbero essere consumati regolarmente.
  • Quarto livello: comprende proteine magre come pollo, uova e pesce. Il pesce, in particolare, dovrebbe essere consumato almeno due volte a settimana per i suoi benefici sulla salute cardiovascolare.
  • Quinto livello: include latticini come latte, yogurt e formaggi. Questi alimenti dovrebbero essere consumati con moderazione, fornendo calcio, proteine e altre vitamine e minerali essenziali.
  • Vertice della piramide: comprende carne rossa, dolci e bibite gassate. Questi alimenti dovrebbero essere consumati raramente e con moderazione, poiché un consumo eccessivo può essere dannoso per la salute.

In sintesi, essa sottolinea l'importanza di consumare frequentemente alimenti freschi e non processati, con una base solida di carboidrati complessi e grassi sani provenienti dall'olio d'oliva, un'abbondanza di frutta e verdura, legumi come principale fonte di proteine vegetali, e un consumo moderato di proteine animali e latticini. Carne rossa, dolci e bevande zuccherate dovrebbero essere limitati per mantenere una dieta equilibrata e promuovere la salute a lungo termine.

Il bilancio energetico

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Bilancio energetico umano

Il bilancio energetico è il rapporto tra le calorie che assumiamo attraverso l'alimentazione e quelle che consumiamo nelle nostre attività quotidiane. Per mantenere un peso stabile e una salute ottimale, è essenziale che questi due componenti siano in equilibrio.Tuttavia, il bilancio energetico dipende da vari fattori individuali, come sesso, età, livello di attività fisica, metabolismo e stato di salute.

Gli alimenti possono essere classificati in due grandi categorie in base al loro contenuto calorico: alimenti ipocalorici e alimenti ipercalorici.

  • Alimenti Ipocalorici: gli alimenti ipocalorici sono quelli che forniscono un basso apporto calorico per unità di peso o volume. Questi alimenti sono spesso ricchi di acqua, fibre e nutrienti essenziali, ma poveri di grassi e zuccheri. Esempi tipici includono:
    • Verdure: Come spinaci, broccoli, zucchine e carote. Sono ricche di vitamine, minerali e fibre.
    • Frutta: Come mele, arance, fragole e meloni, che forniscono vitamine, minerali e antiossidanti.
    • Legumi: Come lenticchie e fagioli, che oltre a essere a basso contenuto calorico, sono una buona fonte di proteine e fibre.
    • Proteine magre: Come pollo, tacchino e pesce, che offrono proteine di alta qualità con un contenuto limitato di grassi.

Questi alimenti possono essere consumati in grandi quantità senza un significativo apporto calorico, il che li rende ideali per chi cerca di perdere peso o mantenere un peso sano.

  • Alimenti Ipercalorici: gli alimenti ipercalorici, al contrario, sono quelli che contengono una grande quantità di calorie per unità di peso o volume. Questi alimenti sono spesso ricchi di grassi e zuccheri e possono essere meno nutrienti. Esempi includono:
    • Cibi fritti: Come patatine fritte, che contengono molte calorie derivanti dai grassi.
    • Dolci e prodotti da forno: Come torte, biscotti e pasticcini, che sono spesso ricchi di zuccheri e grassi.
    • Bevande zuccherate: Come bibite gassate e succhi di frutta industrial