Storia della filosofia/Scienza in età ellenistica

Indice del libro

Le campagne militari di Alessandro Magno diffusero il pensiero greco in Egitto, in Asia Minore, in Persia, fino al fiume Indo. La civiltà ellenistica che nacque produsse sedi di studio ad Alessandria d'Egitto e ad Antiochia in Siria. La scienza ellenistica differiva dalla scienza greca precedente per almeno due caratteristiche: in primo luogo, beneficiava del confronto tra le idee greche con quelle che si erano sviluppate nel più vasto mondo ellenistico; in secondo luogo, in una certa misura, fu sostenuto da patroni reali nei regni fondati dai successori di Alessandro. Particolarmente importante per la scienza ellenistica fu la città di Alessandria d'Egitto, che divenne un importante centro di ricerca scientifica nel III secolo a.C. Due istituzioni lì fondate durante i regni di Tolomeo I Soter (323–283 a.C.) e Tolomeo II Filadelfo (281–246 a.C.) furono la Biblioteca e il Museo. A differenza dell'Accademia di Platone e del Liceo di Aristotele, queste istituzioni furono ufficialmente sostenute dai Tolomei.[1]

Gli studiosi ellenistici hanno spesso utilizzato nelle loro ricerche scientifiche i principi sviluppati dal precedente pensiero greco: l'applicazione della matematica e la ricerca empirica.[2]

Gli studiosi si sono divisi sull'interpretazione della scienza ellenistica. Da una parte c'è la visione del classicista inglese Cornford, che credeva che "tutto il lavoro più importante e originale fu compiuto nei tre secoli dal 600 al 300 a.C.".[3] Dall'altra parte c'è però il punto di vista del fisico e matematico italiano Lucio Russo, che afferma che il metodo scientifico sia nato nel III secolo a.C., per poi essere dimenticato durante il periodo romano ed essere recuperato solo nel Rinascimento.[4]

Il meccanismo Antikythera modifica

 
Il meccanismo di Antikythera

Il livello dei risultati raggiunti durante l'Ellenismo in astronomia e ingegneria è mostrato in modo impressionante dal meccanismo Antikythera (150–100 a.C.). È un calcolatore meccanico a 37 giri che calcolava i movimenti del Sole e della Luna, comprese le eclissi lunari e solari, che vengono previste sulla base di periodi astronomici che si ritiene siano stati ripresi dai babilonesi.[5]

Erofilo modifica

In medicina, Herofilo (335-280 a.C.) fu il primo a basare le sue conclusioni sulla dissezione del corpo umano e a descrivere il sistema nervoso.

Archimede, Apollonio, Euclide, Eratostene modifica

Durante l'Ellenismo furono attivi geometri come Archimede (287-212 a.C.), Apollonio di Perga (262-190 a.C.) e Euclide (325-265 a.C.), i cui Elementi divennero il libro di testo più importante in matematica fino al XIX secolo. Eratostene usò la sua conoscenza della geometria per misurare la distanza tra il Sole e la Terra e le dimensioni della Terra.

Ipparco modifica

L'astronomo Ipparco (190-120 a.C. circa) si basò sulle misurazioni degli astronomi babilonesi a lui precedenti per misurare la precessione della Terra. Plinio riferisce che Ipparco produsse il primo catalogo sistematico di stelle dopo aver osservato una nuova stella (non è certo se si trattasse di una nova o di una cometa) e desiderasse conservare la documentazione astronomica delle stelle, in modo che altre nuove stelle potessero essere scoperte.[6]

Note modifica

  1. G. E. R. Lloyd, Greek Science after Aristotle. New York: W.W. Norton & Co, 1973, pp. 1–7.
  2. G. E. R. Lloyd, Greek Science after Aristotle. New York: W.W. Norton & Co, 1973, pp. 177.
  3. F. M. Cornford, The Unwritten Philosophy and Other Essays, p. 83, quoted in Lloyd (1973), p. 154.
  4. The Forgotten Revolution: How Science Was Born in 300 BC and Why It Had To Be Reborn, Springer, 2004, ISBN 3-540-20396-6.
  5. Freeth, T., Decoding the ancient Greek astronomical calculator known as the Antikythera Mechanism, in Nature, vol. 444, n. 7119, 2006, pp. 587–91, Bibcode:2006Natur.444..587F, DOI:10.1038/nature05357, PMID 17136087.; In Search of Lost Time, in Nature, vol. 444, n. 7119, 2006, pp. 534–8, Bibcode:2006Natur.444..534M, DOI:10.1038/444534a, PMID 17136067. ;
  6. Otto Neugebauer, A History of Ancient Mathematical Astronomy, (New York: Springer, 1975), pp. 284–5; Lloyd (1973), pp. 69–71.