Storia della filosofia/Ippocrate e la nascita della medicina

Storia della filosofia

L'antica medicina greca prendeva in considerazione molti componenti, mescolando lo spirituale con gli aspetti fisici. In particolare, gli antichi greci credevano che la salute fosse influenzata dagli umori, dalla posizione geografica, dalla classe sociale, dalla dieta, da eventuali trauma, dalle convinzioni e dalla mentalità. All'inizio gli antichi greci credevano che le malattie fossero "punizioni divine" e che la guarigione fosse un "dono degli dei". Con le osservazioni, però, le convinzioni riguardanti "punizioni" e "doni" divine furono sostituite da una teoria che indicava delle cause fisiche per le malattie.[1]

La prima scuola di medicina greca conosciuta fu aperta a Cnido nel 700 a.C. Alcmaeone, autore della prima raccolta anatomica, lavorò in questa scuola, e fu qui che venne stabilita la pratica di osservare i pazienti. Nonostante il loro noto rispetto che i Greci portavano per la medicina egiziana, non è stato possibile precisare quale sia stata l'effettiva influenza dei medici egizi su quelli greci, a causa della carenza di fonti. È evidente, tuttavia, che i Greci incorporarono sostanze egiziane nella loro farmacopea e l'influenza divenne maggiore dopo l'istituzione di una scuola di medicina greca ad Alessandria.[2]

Asclepieia

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Vista dell'Asklepieion di Kos, l'istanza meglio conservata di un Asclepieion

Asclepio era considerato il primo medico e il mito lo indicò come figlio di Apollo. I templi dedicati ad Asclepio, il dio guaritore, erano noti come Asclepieia (Ἀσκληπιεῖα) e funzionavano come centri di consulenza medica, prognosi e guarigione.[3] In questi santuari, i pazienti entravano in uno stato di sonno indotto, noto come "enkoimesis" (ἐγκοίμησις) e non dissimile dall'anestesia, durante il quale ricevevano in sogno la guida della divinità o venivano curati con un intervento chirurgico.[4]

Gli Asclepeia fornivano spazi attentamente controllati per favorire la guarigione.[3] Il tempio di Asclepio a Pergamo aveva una sorgente che scorreva in una stanza sotterranea. Le persone andavano a bere le acque e a immergersi in esse perché si credeva che avessero proprietà medicinali. Bagni di fango e bevande calde come la camomilla erano stati usati per calmare, mentre il tè alla menta serviva a lenire il mal di testa. I pazienti erano incoraggiati anche a dormire nelle strutture. I loro sogni erano interpretati dai medici, i quali poi osservavano i loro sintomi. I cani venivano occasionalmente portati a leccare le ferite aperte, pratica che doveva facilitare la guarigione.

Nell'Asclepieion di Epidauro, tre grandi assi di marmo risalenti al 350 a.C. conservano i nomi, i casi clinici, i reclami e le cure di circa 70 pazienti che vennero al tempio con un problema. Alcune delle cure chirurgiche elencate, come l'apertura di un ascesso addominale o la rimozione di materiale estraneo dopo un trauma, sono state molto probabilmente svolte nel tempio, ma con il paziente in uno stato di enkoimesis indotto con l'aiuto di sostanze soporifere come l'oppio.[4]

Medici greci antichi

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Gli antichi medici greci credevano che le malattie avessero origini soprannaturali, causate dall'insoddisfazione degli dei o dal possesso demoniaco.[5] La colpa del disturbo era data al paziente e il ruolo del medico era quello di riconciliarlo con gli dei o di esorcizzare il demone con preghiere, incantesimi e sacrifici.

Il Corpus Hippocraticum e la teoria degli umori

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Strumenti chirurgici, V secolo a.C. Ricostruzioni basate su descrizioni tratte dal Corpus Hyppocraticum. Museo della tecnologia di Salonicco

Il Corpus Hippocraticum si oppone alle antiche credenze, offrendo approcci biologici alle malattie invece di interventi magici. Si tratta di una raccolta di circa settanta opere mediche attribuite a Ippocrate e ai suoi studenti. Sebbene una volta si pensasse che fosse stato scritto direttamente da Ippocrate, molti studiosi oggi credono che questi testi siano opera di vari autori, vissuti nell'arco di diversi decenni.[6] Nel trattato De morbo sacro, contenuto nel Corpus, sostiene che se tutte le malattie fossero derivate da fonti soprannaturali, le medicine basate sulla biologia non funzionerebbero. L'istituzione della teoria degli umori si è concentrata sull'equilibrio di sangue, bile gialla, bile nera e catarro nel corpo umano. Essere troppo caldi, freddi, asciutti o bagnati disturba l'equilibrio tra gli umori, causando malattie. I disturbi non erano più attribuiti alle punizioni di divinità o dèmoni, ma alla "cattiva aria", secondo la teoria del miasma. I medici che praticavano la medicina secondo la teoria degli umori si concentravano a ristabilire l'equilibrio dei diversi umori del corpo. Il passaggio dalla malattia di origine soprannaturale quella di origine biologica non ha abolito la religione greca, ma ha dato ai medici un nuovo metodo per interagire con i pazienti.

I medici dell'antica Grecia che seguivano la dottrina ippocratica sottolineavano l'importanza dell'ambiente. Ritenevano che i pazienti erano soggetti a varie malattie a seconda dell'ambiente in cui risiedevano. L'approvvigionamento idrico e la direzione del vento influenzavano la salute della popolazione locale. Nella cura, inoltre, anche il paziente stesso aveva un ruolo fondamentale. Nel trattato Aforismi si legge infatti che "non è sufficiente per il medico fare ciò che è necessario, ma anche il paziente e l'operatore devono fare la loro parte".[7] La collaborazione del paziente consisteva nel rispetto per il medico. Secondo il trattato Prognostico, un medico è stato in grado di accrescere la propria reputazione attraverso la "prognosi", conoscendo l'esito della malattia. I medici hanno un ruolo attivo nella vita dei pazienti, prendendo in considerazione anche la loro abitazione. Distinguere tra malattie fatali e malattie recuperabili era importante per ottenere la fiducia e il rispetto dei pazienti, influenzando positivamente l'atteggiamento dei malati.

 
Asclepio (al centro) arriva a Kos ed è accolto da Ippocrate (a sinistra) e da un cittadino (a destra), mosaico dell'Asclepieion di Kos, II-III secolo d.C.

Il consenso diventò un fattore importante nel rapporto tra medico e paziente. Dopo che gli sono state presentate tutte le informazioni relative alla sua salute, il paziente decideva di accettare il trattamento. La responsabilità del medico e del paziente è menzionata nel trattato Epidemie, in cui si afferma che "ci sono tre fattori nella pratica della medicina: la malattia, il paziente e il medico. Il medico è il servitore della scienza e il paziente deve fare quanto può per combattere la malattia con l'assistenza del medico".[8]

  1. Cartwright, Mark, Greek Medicine, in Ancient History Encyclopedia Limited, 2013. URL consultato il November 9, 2013.
  2. Bendick, Jeanne. "Galen – And the Gateway to Medicine." Ignatius Press, San Francisco, CA, 2002. ISBN 1-883937-75-2.
  3. 3,0 3,1 Risse, G. B. Mending bodies, saving souls: a history of hospitals. Oxford University Press, 1990. p. 56 [1]
  4. 4,0 4,1 Askitopoulou, H., Konsolaki, E., Ramoutsaki, I., Anastassaki, E. Surgical cures by sleep induction as the Asclepieion of Epidaurus. The mistory of anesthesia: proceedings of the Fifth International Symposium, by José Carlos Diz, Avelino Franco, Douglas R. Bacon, J. Rupreht, Julián Alvarez. Elsevier Science B.V., International Congress Series 1242(2002), p.11-17. [2]
  5. Kaba, R. e Sooriakumaran, P., The evolution of the doctor-patient relationship, vol. 5, pp. 57–65, DOI:10.1016/j.ijsu.2006.01.005, PMID 17386916.
  6. Vivian Nutton'Ancient Medicine'(Routledge 2004)
  7. Hippocratic writings, Penguin, p. 206, ISBN 0140444513.
  8. Hippocratic Writings, 1983, p. 94, ISBN 0140444513.