Storia della filosofia/Origine della filosofia greca

Indice del libro

La Grecia e l'Oriente modifica

« Tutti gli uomini tendono per natura al sapere »
(Aristotele)
 
Stanza dei filosofi dei Musei Capitolini di Roma

Il filosofo neo-pitagorico, Numenio, riprendendo una tradizione dei filosofi giudaici d'Alessandria del I sec. a.C., fa risalire l'origine della filosofia greca all'Oriente.

Mentre appare verosimile una derivazione della religione, dell'arte, dell'organizzazione militare e della stessa scienza,[1] come ad esempio, la geometria, nata dalla necessità egiziana di misurare e spartire le terre, o l'astronomia, indispensabile ai babilonesi per regolare il corso degli eventi sulla terra, non esistono tracce di filosofi di epoca classica che fanno il minimo cenno a questa tradizione.

La derivazione straniera è stata ripresa da storiografi più recenti[2] che credevano che i popoli orientali fossero in possesso di una sapienza originaria che accentuava il carattere religioso della stessa filosofia greca, collegandola alle grandi religioni d'oriente.

Non vi è traccia di filosofia vera e propria nel pensiero orientale: la Sapienza orientale è essenzialmente religiosa, patrimonio di una casta, tramandato nella sua purezza e fondamento, pilastro della TRADIZIONE.

La filosofia greca è ricerca, è un atto di libertà di fronte alla tradizione, il suo fondamento è che l'uomo non possiede la sapienza ma deve cercarla, non è sofia (Sapienza) ma filosofia, amore della Sapienza, un'indagine diretta a cercare la verità al di là delle consuetudini e delle tradizionali apparenze.

La filosofia greca è indagine razionale e si affida alla sola forza della ragione (unica guida): il suo termine polemico è la tradizione, l'opinione comune, il mito.

  • I Greci non erano capaci, prima del periodo ellenico di Alessandro Magno, di tradurre lingue straniere (e non ne avevano l'intenzione, rammentando la loro concezione di barbaro)

In realtà anche per i presocratici esistono diversi tipi di umanità, e di conseguenza, non tutti sono predisposti per la filosofia: Eraclito parla di uomini a due teste, e Parmenide indica due vie: la via della sapienza non è percorribile facilmente.

  • La filosofia greca degli inizi ha come principale oggetto di ricerca la conoscenza della natura e delle sue forze, mentre la speculazione orientale (soprattutto quella indiana) si concentra su problemi esistenziali e religiosi.

In realtà le due prospettive non sono scindibili:

Lo stesso processo avvenne per alcune conoscenze scientifiche prese da popoli orientali, come la matematica dagli Egizi e l'astronomia dai Babilonesi. Entrambe le scienze avevano infatti scopo pratico nei luoghi d'origine, e furono i Greci ad elevarle a un livello teorico. Peraltro se in genere si considera quale culla del pensare filosofico proprio la Grecia, ciò avviene non tanto perché si esclude che l' homo sapiens abbia posseduto una qualche interpretazione della realtà esterna e di se medesimo, una propria "visione del mondo", quanto perché i Greci sono stati gli autori dei primi testi filosofici della civiltà europea.

Note modifica

  1. In tutti questi campi i Greci hanno raggiunto un livello superiore.
  2. In realtà, lo stesso Platone cita più volte la sapienza orientale: i personaggi presenti nei suoi dialoghi si richiamano spesso all'autorità di un sapere molto più antico di loro; basti pensare a Thot, dio egiziano citato nel Fedro.