Introduzione allo Zohar/Capitolo V
Capitolo V
modificaLo Zohar fu composto in Castiglia verso la fine del XIII secolo, un periodo che segnò il quasi completamento della Reconquista[1] e una certa età d'oro dell'illuminismo nella storia della Spagna cristiana. Quando le guerre di conquista finirono, la monarchia fu in grado di consolidarsi e stabilire la sua autorità centrale sulla semi-indipendente nobiltà spagnola spesso ribelle. Ciò includeva responsabilità per la protezione degli ebrei, che in generale stavano meglio sotto il dominio di re che non alla mercè arbitraria di rivali locali. Alfonso X (1221-1284)[2] noto come el Sabio o "il Saggio" a causa del suo interesse per le scienze – disposto ad impararle da ebrei e musulmani se necessario – e anche per storia, letteratura e arte.
Gli ebrei mantennero un alto grado di autonomia giuridica e culturale, come anche linertà di pratica religiosa, nella Castiglia di questo periodo. Costituirono una notevole percentuale degli abitanti di città e paesi, in genere preferendo di vivere in quartieri e comunità chiuse. Ma gli ebrei venivano visti dalla società cristiana come estranei a malapena tollerati, mentre loro stessi si sentivano umiliati e vittimizzati. Una classe emergente di borghesi cominciarono a considerare gli ebrei come rivali, e le opportunità economiche permesse dalla prima Reconquista furono erose gradualmente. Agli ebrei veniva richiesto di indossare vesti distintive, la costruzione di sinagoghe venne limitata, e vari oneri di ulteriore tassazione divenne parte integrante della vita ebraica.
In modo più significativo, gli ebrei erano sotto pressione costante di convertirsi al cristianesimo nell'atmosfera di Chiesa trionfante per la gloria di aver vinto gli eserciti moreschi e star per eliminare la "macchia" dell'incursione islamica nell'Europa cristiana. Alfonso X commissionò la traduzione sia del Corano che del Talmud in castigliano, in parte per interesse di studio ma anche come aiuto alla continuativa campagna missionaria. Il successo della Reconquista stessa veniva strombazzata come grande testimonianza della validità delle affermazioni cristiane. La teologia supersessionista cristiana, iniziata dai Padri della Chiesa ma crescendo in stridore per tutto il corso del Medioevo, affermava incessantemente che l'ebraismo dopo Cristo era solo un guscio vuoto, un attacamento formalista al passato, mancante di vera fede. Il messaggio veniva dato regolarmente in scritti polemici, in sermoni che gli ebrei erano costretti a sentire, e in incontri casuali tra ebrei e cristiani. Dobbiamo ricordare che gli ebrei in Spagna parlavano la stessa lingua dei loro vicini e vivevano con loro nelle stesse città e stessi villaggi. Il loro grado di isolamento dall'ambiente circostante era molto meno di quello di ebrei successivi nell'Europa orientale, lente attraverso la quale viene erroneamente vista ai nostri tempi tutta la Diaspora ebraica.
In questo contesto, lo Zohar può essere considerato un'importante difesa dell'ebraismo, una dimostrazione poetica della verità e superiorità della fede ebraica. I suoi autori conoscevano molto del cristianesimo, più che altro osservandolo di prima mano ma anche da letture di certe opere cristiane, tra cui il Nuovo Testamento, che i domenicani e altri baldanzosi ricercatori di converti erano fin troppo ansiosi di mettere tra le mani di ebrei eruditi e curiosi. Il comportamento dei cabalisti verso la religione dei loro vicini cristiani è complesso, e ci è pervenuto tramite il velo dell'autocensura. Gli ebrei che scrivevano nell'Europa medievale, specialmente quelli che promulgavano insegnamenti religiosi innovativi controversi persino nell'ambito della comunità ebraica, dovevano essere ben consapevoli che le loro opere sarebbero state lette da censori cristiani (spesso ebrei apostati) che gliela avrebbero fatta scontare duramente per aver insultato la fede cristiana.
Lo Zohar è colmo di sdegno e a volte persino di odio totale per il mondo gentile. Continuando nell'antica tradizione midrashica di ridipingere le sottili tonalità della narrazione biblica in un bianco e nero moralistico, lo Zohar versa caterve di maledizioni ed ira sui nemici di Israele. Nel contesto del commentario biblico questi sono sempre rappresentati da antichi personaggi come Esaù, Faraone, Amalek, Balaam, e una moltitudine mista di schiavi fuggitivi che lasciarono l'Egitto con Israele, un gruppo trattato dallo Zohar con veleno speciale. Tutti questi erano oggetti sicuri da attaccare, ma non ci vuole una grande immaginazione per capire che il vero bersaglio di questo risentimento era l'oppressore sotto di cui vivevano gli autori. Ciò diventa molto più chiaro quando consideriamo i commenti dello Zohar sulla religione di questi antichi nemici. Sono castigati ripetutamente quali adoratori del demoniaco e praticanti di magia nera, nemici della divina Unità e quindi pericolosi disturbatori dell'equilibrio cosmico grazie al quale sopravvive il mondo. Israele, e specialmente i "compagni" cabalisti che comprendono questa situazione, devono fare tutto il possibile per correggere l'equilibrio e salvare la Shekhinah da quelle forze oscure e e dalla loro vasta rete di maledetti sostenitori sull terra. Come Mosè dovette combattere gli incantesimi malvagi di Balaam – il più tenebroso di tutti i maghi – ai suoi tempi, così i discepoli di Rabbi Shim’on devono combattere le forze malefiche che si oppongono al sorgere della luce messianica che presto verrà.
Tutto ciò vien detto, ovviamente, senza una sola parola negativa contro il cristianesimo. Ma Rabbi Shim’on ed i suoi compagni del secondo secolo vissero in un tempo quando i nemici del biblico Israele erano scomparsi da tempo dalla faccia della terra. Lo stesso vale ancor di più per il lettore della Spagna cristiana medievale, che viene fermamente ammonita di unirsi alla battaglia contro coloro che vorrebbero rafforzare le forze del male — ferendo o catturando la Shekhinah e quindi impedendo alla luce divina di rifulgere in questo mondo. Non ci vuole molto a capire chi devono essere questi adoratori delle tenebre. Dobbiamo ricordarci, naturalmente, che questa era un'epoca in cui l'immagine cristiana dell'ebreo come mago e adoratore del diavolo stava diventando popolare. La visione dello Zohar, non dichiarata ma chiaramente presente, del cristianesimo come stregoneria rispecchia l'immagine dell'ebraismo che stava prendendo piede, con conseguenze molto più pericolose, in tutto il mondo cristiano.
Tuttavia, questa è solo una parte della situazione. Come persone di fede profonda e di grande sensibilità letteraria ed estetica, anche i cabalisti vennero impressionati, e forse anche attratti, da ceri aspetti della storia cristiana e dalle vite religiose della grandi e notabili comunità monastiche che erano così prominenti nella Spagna cristiana. La storia di Gesù e dei suoi fedeli apostoli, la narrazione della Passione, e le lotte della prima Chiesa erano tutte storie avvincenti e potenti. Aspetti della teologia cristiana – inclusi sia la complicata unicità del Dio trinitario sia la devozione appassionata e onnipresente della figura femminile quasi divina – lasciarono il segno nell'immaginazione cabalistica. Gli ordini monastici, e specialmente l'impegno al celibato e alla povertà, devono aver impressionato quei mistici la cui tradizione non richiedeva tali sacrifici, ma che condividevano la spiritualità ultraterrena che stimava tale devozione.
I cabalisti furono sconcertati dal potere del cristianesimo nell'attrarre convertiti (conversi) ebrei, impresa a cui veniva data priorità massima particolarmente dal potente ordine domenicano. Gran parte di ciò che si trova nello Zohar fu inteso a servire da contropeso alla potenziale attrazione del cristianesimo da parte degli ebrei, e forse anche da parte dei cabalisti stessi. Naturalmente, ciò non deve esser visto quale modo esclusivo di leggere lo Zohar, un'opera mistica che non fu composto principalmente come testo polemico. Ciononostante, la necessità di asserire fieramente lo spirito ebraico di fronte al cristianesimo trionfalista rimane nello sfondo dello Zohar e non deve essere ignorato mentre lo leggiamo.
Note
modificaPer approfondire, vedi Messianismo Chabad e la redenzione del mondo. |
I Cinque Mondi nella Cabala |
---|
- ↑ La Reconquista (spagnolo e portoghese per "riconquista") fu il periodo durato quasi 800 anni in cui avvenne la conquista dei regni moreschi musulmani di al-Andalus (dall'arabo الأندلس: come i musulmani chiamavano la parte di Penisola iberica da loro dominata dove si trovano le attuali Spagna e Portogallo meridionali) da parte degli eserciti cristiani, che culminò il 2 gennaio 1492, quando Ferdinando e Isabella, Los Reyes Católicos ("I Re Cattolici"), espulsero dalla penisola l'ultimo dei governanti musulmani, Boabdil di Granada, unendo gran parte della Spagna odierna sotto il loro potere (la Navarra verrà incorporata solo nel 1512). Il Portogallo invece era già nato nel 1139 come regno completamente autonomo.
- ↑ Alfonso Fernández, detto il Saggio (el Sabio) (Toledo, 23 novembre 1221 – Siviglia, 4 aprile 1284), re di Castiglia e León (1252 - 1284) e Re dei Romani (1272 - 1273).