Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Gran Bretagna
La Gran Bretagna era tecnologicamente piuttosto ben sviluppata, che venne interessata a numerosi progetti avanzati, ma senza eccedere nella ricerca delle migliori prestazioni. Non compì studi missilistici e sulle ali a freccia, eppure fu una delle nazioni guida nel settore della propulsione a reazione. Quando nel dopoguerra i Sovietici realizzeranno il MiG-15, lo faranno grazie agli studi tedeschi e ai motori britannici (passati improvvidamente dal governo laburista con la vendita di vari Derwent e Nene). I carri armati furono di poca qualità anche se non mancarono progetti funzionali. Soprattutto gli Inglesi riuscirono a realizzare un numero di carri speciali impressionante, per le esigenze del Genio e di altri servizi, con sistemi sminatori o di fari illuminanti o di altri innumerevoli tipi. Il loro genio si sbizzarrì molto in questo settore, come anche nelle blindo ad alte prestazioni. Eccellenti i cannoni controcarri. Le navi vennero costruite più che altro con criteri di rapidità e facilità di costruzione, ma c'erano anche le portaerei corazzate e gli incrociatori leggeri di tipi piuttosto prestanti. Infine gli aerei ebbero un'evoluzione interessante anche se su canoni classici, che prelusero ad una certa decadenza tecnologica postbellica. La tecnologia dei radar era eccellente, ma per la fine del conflitto gli USA tendevano a superare gli Inglesi anche in questo settore. La produzione, con circa 40.000 carri, 112 cacciatorpediniere, 130.000 aerei di cui quasi 20.000 bombardieri pesanti, fu soddisfacente anche se non superiore a quella Tedesca. Il fatto che la Germania si trovò addosso Inglesi, Sovietici e Americani non le lascerà tuttavia scampo, né gli Italiani e Giapponesi potranno salvare la situazione. I Britannici conclusero la guerra vittoriosamente, ma la loro economia era piegata dallo sforzo bellico, e la loro sorte fu quella di cedere lo scettro di potenza dominante agli USA e all'URSS.
Armi portatili
modificaPosto che il vecchio fucile Lee Enfield era l'arma standard, nelle sue varie versioni, ma che non era certo da considerarsi, per quanto valido, un'arma 'avanzata'; che vi erano rivoltelle particolarmente robuste e pesanti, e che i mitra erano armi come gli Sten, facili da produrre ma certo non particolarmente avanzate, un'arma per la fanteria d'avanguardia c'era, la carabina De Lisle, prodotta in soli 130 esemplari, e caratteristica per una cartuccia subsonica da appena 253 m.sec, che dava una gittata di circa 250 m. L'astuccio era di 7 colpi, il funzionamento a ripetizione, peso 3,74 kg. Usata a guerra inoltrata, era particolarmente silenziosa e sparava una cartuccia da 11,43 mm. Nel dopoguerra la maggior parte venne distrutta per il timore che organizzazioni 'poco raccomandabili' vi mettessero le mani e le usassero per azioni di cecchinaggio silenzioso.
Un altr'arma era il lanciafiamme Lifebuoy, del '42, arma di discreta efficacia ma che non suscitò mai entusiasmo, per il semplice fatto di essere un lanciafiamme portatile, tanto che ne vennero prodotti solo 7.500. Il funzionamento con una piccola batteria per l'accensione era piuttosto inaffidabile, e il peso di 29 kg fu trovato piuttosto elevato. Il nome di 'salvagente' era dovuto al fatto che aveva un serbatoio anulare attorno a quello del gas di pressione. I lanciafiamme inglesi furono molto più apprezzati con i tipi per cingolati, come i Wasp su scafo 'cingoletta' e il possente Crocodile, su scafo Churchill, due sistemi molto efficienti. Il Wasp Mk IIC si segnalava perché, data la necessità di una migliore protezione, al suo settore anteriore era stata aggiunta una corazza di plastica, probabilmente la prima applicazione del genere al mondo. I Canadesi erano i responsabili della versione C, usata anche come attrezzatura sui carri Ram. Il lanciafiamme su veicoli era ovviamente molto più potente di quello portatile e raggiungeva circa 91 metri di gittata massima.
Se il Wasp era piccolo e insidioso, il Crocodile era grosso e lento, ma con scafo Churchill quasi inarrestabile. Impiegato in 250 esemplari dalla Normandia in poi, si dimostrò molto efficiente e temibile, mentre i Wasp vennero prodotti, solo nel primo tipo, in 1.000 esemplari dal '42 al '43, per poi essere seguiti dall'Mk II e Mk IIC.
Corazzati
modificaI carri armati britannici vennero sottoposti a continui aggiornamenti, ma alcuni difetti d'origine li limitarono spesso, soprattutto quando si trattò di aumentare l'armamento. Questo era vero soprattutto per via delle ferrovie inglesi, che avevano uno scartamento minore di quelle continentali e siccome questo affliggeva la larghezza dei vagoni, i carri stipati al di sopra avrebbero avuto necessità di mantenersi piuttosto stretti. Questo significava un anello di torretta più piccolo del desiderabile. Prima che la cosa fosse risolta molti tipi di carri armati erano stati costruiti con limitate possibilità di crescita. I primi carri inglesi erano leggermente armati e corazzati, oppure erano molto lenti. I Matilda furono forse i migliori, essendo lenti sì, ma ben corazzati, tanto da essere virtualmente immuni ai piccoli cannoni controcarri dell'epoca. Solo i pezzi da 88 tedeschi li trasformeranno in bersagli da tiro a segno. Nell'insieme erano carri 'sani', capaci di resistere al tiro nemico e a differenza dei mezzi francesi, con torre triposto e cannone ad alta velocità, per un impiego ottimale del mezzo anche contro altri carri armati. Idem per le radio, usualmente presenti e funzionanti. Stranamente il Matilda ebbe un seguito nel Valentine così detto perché presentato il 14 febbraio, che era un carro molto più piccolo e limitato, e nondimeno a stento altrettanto veloce (se si può dire, visto che raggiungeva poco oltre i 20 kmh) e meno corazzato. Era però più facile da costruire e al dunque finirà per rimpiazzare il Matilda. Soprattutto, con enormi sforzi fu possibile mettergli in torretta un cannone da 57 e poi da 75 mm al posto dell'originario pezzo da 40. La perforazione di quest'ultimo era notevole, il British Army aveva cannoni molto 'caldi' all'opposto della Royal Navy. Questo perché con cannoni piuttosto piccoli doveva curare al massimo le loro doti balistiche per conferire abbastanza potere perforante. I pezzi navali, invece, erano piuttosto 'freddi' per non usurarli troppo in fretta: dopotutto, la Royal Navy doveva operare in tutto il mondo e sostituire le anime dei cannoni di grosso calibro era difficile e da farsi solo in pochi centri specializzati. I pezzi da 40/53 mm perforavano 53 mm a 30° a 455 m, i cannoni da 57 mm ,analoghi come i 40 mm ai pezzi controcarri paricalibro, arrivavano a quasi il doppio di tale valore. I cannoni da 75 erano invece ricavati dai 57 mm, non erano migliori in termini perforanti ma erano capaci di sparare utili granate HE da 6 kg. I Churchill usarono anche cannoni americani di M4 Sherman fuori uso, come misura temporanea.
Nel frattempo i carri inglesi miglioravano anche nel settore dei carri 'incrociatori', che sacrificavano la corazzatura -mantenendo l'armamento- per una maggiore velocità: come i sovietici fecero con i KV e i T-34. Solo che i britannici avevano solo cannoni da 40 mm, l'Armata Rossa ragionava in termini di 76 mm, che era un'arma ben più temibile. Oltretutto i cannoni da 40 mm erano usualmente privi di proiettili HE, specie se avevano l'adattatore subcalibrato Littlejhon, che garantiva prestazioni davvero impressionanti (quasi pari ai 57 mm), ma al costo di un proiettile più piccolo. Non ebbe molto successo, si preferì piuttosto aumentare il calibro e usare armi meno 'critiche' come capacità complessive.
I carri leggeri erano per lo più i discendenti dei 'Tankette', che si scontrarono anche con i cugini italiani L3, pure loro discendenti dallo stesso modello Carden-Lyoid degli anni '20. I Vickers però pesavano 5,5 t ed erano armati di una torretta mobile che possedeva una mitragliatrice da 12,7, arma capace di perforare le corazze leggere dei carri come gli L3. Questo, sia pure a distanze ridottissime (18 mm di perforazione a breve distanza, contro i 25 della M2 americana, arma ben più potente). I carri leggeri inglesi erano anche più veloci di quelli italiani e l'unico svantaggio era la sagoma più alta. Ma al dunque, erano vulnerabili all'artiglieria e a carri armati decenti (tipo i Panzer II). La loro carriera venne presto eliminata a favore degli M3 e M5 americani, armati con il pezzo girostabilizzato da 37 mm e con corazze spesse anche oltre i 40 mm. Erano veicoli da oltre 12 t praticamente pari ai carri M italiani, rispetto a cui erano più veloci.
Gli inglesi tuttavia continuarono con i carri leggeri Tetrarch, che avevano appena 4-16 mm di acciaio ma erano utili perché aviotrasportabili con i grandi alianti Hamilcar. Ebbero anche impiego terrestre con i Sovietici, ma sebbene rapidi e armati con un cannone da 40 mm, non erano certo mezzi adatti alle grandi battaglie campali, data la loro vulnerabilità. La sua origine non era del tutto banale: il Vickers Mk VI leggero realizzato in 1.145 esemplari, il carro inglese di maggior successo degli anni '30. Basandosi su questo nel '37 venne proposto l'Mk VII con un sistema di sterzatura migliorato con doppio sistema di sterzatura, e poi i cingoli erano eliminabili e le 4 ruote erano usabili senza di essi, grazie anche alle sospensioni idropneumatiche indipendenti. La protezione era di 14, forse di 16 mm, con il cannone 2 pdr da 40 mm, e una Besa da 7,92 mm. Spesso presente il riduttore di calibro Littlejhon e due lanciabombe nebbiogene. Era questo mezzo noto come Mk VII Purdah, presentato già nel '38. Essendo i carri leggeri, sia pure ben armati e mobili come questo, considerati in via d'obsolescenza, venne reso conpatibile con gli Hamilcar, alianti da carico pesante. Pesava solo 8 t e ne vennero prodotti 171 nel 1940-42, poi lo stabilimento Metropolitan-Cammel venne distrutto dalla LW. Così venne usato in Africa, solo per dimostrare eccessivi problemi di raffreddamento, in Madagascar, ma soprattutto in 24 esemplari portati in Normandia il 6 giugno 1944 con gli alianti pesanti. SOlo all'epoca erano stati ribattezzati 'Tetrarch',della 6th Airborne Armoured Recon Regiment della 6th Airborne Division. Vennero tenuti in servizio fino al 1950. 20 nel '42 vennero dati all'Armata Rossa che apprezzava la loro mobilità. Alcuni vennero catturati in Francia dai Tedeschi e riutilizzati come mod. 737 (e). Non mancheranno i derivati come il Tetrarch ICS con obice da 76 mm di supporto, quello DD per guadi anfibi, mentre la torretta andò poi alle diffuse blindo Daimler Mk I e II. L'Mk VIII Harry Hopkins (il consigliere americano autore del Lend-Lease Plan) era invece un carro che aveva 38 mm d'acciaio e una tonnellata di peso in più, diminuendo la velocità massima e la mobilità ridotta da 64 a 48 kmh; pare che ne vennero costruiti 102; nel '44 arrivò anche il semovente con obice Mk 3 da 95 mm, rimasto però prototipo, mentre venne anche ipotizzata una versione con l'obice da 87 mm, rimasto prototipo come l'altro. Da notare che l'M22 Locust era in buona sostanza la 'risposta' americana al Tetrarch, ma pesando 7,4 t era difficile da trasportare via aerea, mentre la velocità di 'soli' 55 kmh era troppo bassa. Non piaque all'US Army, non così per il British Army che ne ottenne 260, spesso con un riduttore di calibro da 37 a 30 mm (1.220 ms) del tipo Littlejhon, e nonostante tutto di questo mezzo vennero comprati più dei Tetrarch veri e propri, usati poi con successo per il forzamento del Reno.
Caratteristiche:
- Peso: 7,6 t
- Dimensioni: lunghezza 4,3 m; larghezza 2,31 m, altezza 2,12 m
- Motore: Meadows MAT a benzina, 12 cilindri, 165 hp a 2.700 giri.min; 205 litri
- Prestazioni: v.max 45-64 kmh, autonomia 225 km, trincea 2,286 m, gradino 0,5 m, pendenza 27°, guado 0,91 m
- Corazzatura: 4-16
- Armamento: 1x40(50)+1x7,92 (2025)[1]
Gli inglesi svilupparono molti tipi di carri incrociatori e da fanteria: tra i primi i Crusader, i Cromwell, i Challenger, Comet e Centurion. Tra i secondi soprattutto i Churchill. Questi ultimi furono mezzi formidabili, capaci di resistere entro certi limiti anche ai cannoni da 88. Avevano oltre 100 mm di acciaio già nei primi modelli con il pezzo da 40 mm, poi arrivarono carri armati con il 57 mm e infine quelli con il pezzo da 75. Erano nel frattempo diventati ancora più protetti con corazze spesse fino a 152 mm. La velocità calò da 28 a 20 kmh, ma agli equipaggi piacevano: pur se con cingoli avvolgenti dal disegno apparentemente obsoleto, riuscirono a resistere al tiro di molti proiettili nemici e a scalare montagne in Tunisia e Italia, anche se erano troppo lenti per sfruttare i successi locali penetrando nel dispositivo nemico. Fallirono miseramente in quella missione malamente pianificata che fu lo sbarco a Dieppe, dove la quarantina di carri andò perduta e diede ai Tedeschi modo di studiare la nuova realizzazione inglese. Però ad El Alamein, usati con maggior granus salis, 5 di questi carri si comportarono bene e fu un peccato per gli inglesi che non ce ne fossero di più. 4 dei 5 carri sopravvissero alla battaglia, di cui uno colpito da circa 80 cannonate (cose simili accaddero anche ai KV-1 sovietici nel '41). Furono eccellenti come mezzi speciali, dai carri demolizione a quelli lanciafiamme e ne vennero costruiti oltre 5.000, come del resto i carri Crusader o i Valentine. Ma questi erano carri da quasi 40 t e non di 15-19.
I successori dei Crusader, dimostratisi poco armati e vulnerabili al tiro nemico (ma apprezzati per bassa sagoma e velocità) furono i Cromwell (A.27), che per la prima volta non furono concepiti con i pezzi da 40 mm, ma passarono subito ai 57 e poi ai 75 mm. Nemmeno loro erano del tutto esenti da critiche, anche se la sagoma era molto bassa e il motore Meteor da 600 hp mobilitava circa 25 t in maniera tale che la velocità superava i 60 kmh, persino troppi per non rischiare lo scingolamento o altri danni. Erano carri paragonabili per mobilità ai Leopard 1. Troppa mobilità e poca potenza di fuoco contro i Panzer tedeschi condussero al Challenger, un grosso Cromwell allungato con scafo a sei ruote per lato anziché 5, con una torre molto alta e il pezzo da 17 libbre, l'unico inglese efficace anche contro il Tiger. Era ben protetto con piastre fino a 102 mm, ma troppo alto di sagoma e lento nel brandeggio della torretta. Tutto sommato questo carro da circa 32 t era meno riuscito dello Sherman Firefly, modifica inglese del mezzo americano. Mentre i Cromwell finirono spesso a fare i carri esploratori (con una sagoma molto più bassa e maggiore velocità rispetto a qualunque Sherman), i Challenger davano supporto di fuoco a distanza, sempre che fossero in grado di seguirli. Comunque ne vennero prodotti solo un paio di centinaia.
I Britannici non demorsero e produssero il loro miglior carro incrociatore: il Comet (siglato A.34), armato con un pezzo da 77 mm appena meno potente del 17 libbre. Era un carro ben armato e ancora molto veloce, con l'unica limitazione che non aveva corazze inclinate per aumentare la protezione, che comunque arrivava frontalmente a circa 102 mm, e la sagoma era più bassa del Challenger. Lo schema era lo stesso, ma la torre era squadrata sì ma meglio disegnata e con un robusto scudo di torretta esterno anziché interno, come negli altri carri britannici, e infine una piccola cupola d'osservazione; la sagoma era piuttosto bassa, motore Meteor (maggiormente 'frenato' dal maggiore peso del mezzo), cingoli senza rullo di rinvio e con 6 route per lato anziché 5. Cominciarono le consegne con l'autunno del '44 e soprattutto alla 11a divisione corazzata, con i quali alla fine della guerra raggiunse Lubecca nel Baltico dopo l'avanzata attraverso il Reno e la Germania settentrionale.
Ma l'ultimo e migliore carro fu certamente il Centurion, che si potrebbe sia definire il successore dei carri Cruiser che di quelli da fanteria: era lento, pesantemente armato e protetto, ma con caratteristiche più da carro controcarri che da mezzo di supporto fanteria. Era inizialmente armato con un 17 libbre e una mitragliera Polsten da 20 coassiale, la corazza di scafo era di 75 mm e di torretta arrivava a 152. Ma solo sei carri fecero in tempo a partecipare alla guerra. Nei decenni successivi i Centurion risulteranno prodotti in oltre 4000 esemplari e esportati in 4 continenti; il loro curriculum è stato tra i migliori, anche per via dell'attitudine a ricevere miglioramenti in corazza e armi, tanto che crebbero da 43 t a circa 50. La loro massa iniziale era simile a quella del Panther che erano nati per contrastare, di cui erano più lenti, un po' meglio protetti, ugualmente armati. Anche i Comet saranno per lunghi anni in servizio in parecchi esemplari, essendo nettamente più veloci (50 contro 34 kmh) dei Centurion e quindi utili per molti scopi.
Caratteristiche Cromwell--Comet---Churchill VII (tutti con equipaggio di 5: pilota, operatore radio, cannoniere, capocarro, caricatore):
- Peso: 28--29,7--45 t
- Dimensioni: lunghezza 6,35---7,657---7,44; larghezza 2,907---3,125---3,45 altezza 2,479---2,59---2,74 m
- Motore: R.R. Meteor benzina da 570/600 hp---idem---Bedford da 350 hp
- Prestazioni: v.max 61---51,4---20 kmh, autonomia 278---198---200 km, trincea 2,286---idem---3,65 m, gradino 0,914---idem---1,21 m, pendenza 24°---idem---30°, guado 0,91--idem---idem m
- Corazzatura: 76--101---152
- Armamento: 1x75(64)+2x7,92 (4.950)---1x77 (58)+2x7,92(5.175)---75 mm (84)+2x7,92 mm (6.350)
Assieme ai carri armati M3 e M4 Americani (arrivati in un momento assolutamente critico in cui, nel '42, il British Army era andato in crisi nera: saranno soprattutto questi mezzi a fermare l'Asse e poi a vincere ad El Alamein), alla loro modifica in 'Firefly', ai cacciacarri M10 e M10 Achilles, questi sono stati i mezzi che i Britannici hanno usato per combattere la guerra. Molti carri mediocri, ma prodotti in decine di migliaia di esemplari. Al dunque di 'avanzato' ci sono stati essenzialmente i Centurion, gli ultimi Churchill e i Comet. Ma senza elencare brevemente la lunga dinastia dei carri britannici questi mezzi sarebbero stati incomprensibili.
Ma gli Inglesi si cimentarono, nonostante il loro senso pratico, anche con mezzi di maggiori dimensioni e soprattutto, maggiore peso dei Churchill e dei Centurion. Si trattava dei carri da battaglia come il TOG, l'A33,l'A.38 Valiant e poi l'A.39 Torquoise. Andando con ordine, il TOG fu un carro super-pesante che venne pensato come una sorta di carro 'a prova di granata', ma con scarsa efficienza e nessun successo. Avevano una pesante corazzatura e un cannone ad alta velocità in torretta. L'A.33 era un Crowmell molto migliorato, con peso di circa 45,6 t, cannone da 75 mm, corazza da 114 mm; il secondo era invece un derivato del Valentine, con corazza di 114 mm e peso di oltre 27 tonnellate. Invece il TOG 2 era un derivato del Matilda, con cannone da 17 libbre. Ma forse ci voleva qualcosa di diverso rispetto a questi che erano delle versioni ingrandite dei progetti esistenti. Era necessario un livello di protezione di circa 150 mm, 25 sul tetto e ventre. Un cannone da 94 mm derivato da quello contraerei era pure richiesto; il 23 aprile 1943 era stata presentata una memoria in merito dal Segretario di Stato. Era possibile prevedere che anche i Tedeschi avrebbero aumentato i loro cannoni e semoventi. Questi carri avrebbero avuto parecchi compiti, come i flagelli antimine e generatori di fumo, essendo in pratica un carro di supporto. Vennero modificati gli già appesantiti Churchill con blindature aggiuntive, e alla fine si pensò ad un carro del tutto nuovo, da assegnare alla 79th Armoured Division. Era il Tortoise, e la Nuffield, autrice di molti carri inglesi, si produsse in sforzi tali da produrre almeno 18 progetti di massima, che però ben presto persero la torretta per un cannone in una robusta casamatta. Il 9 luglio 1943 venne deciso di procedere con il cannone da 77 mm, versione del '17 Lbs leggermente ridotta, che era prevista per il Cromwell ma poi ebbe applicazione sul Comet. Nel frattempo il Tortoise arrivò a pesare 65 t e allora tanto valse usare il 76 mm originale. In tutto, questo progetto chiamato AT13 ebbe corazza frontale da 156 mm, e anche i lati avevano 114 mm, motore R.R. Meteor da 600 hp con un invertitore che consentiva di ottenere la stessa velocità sia in avanti che in retromarcia, per non rendere il mezzo troppo lento in ritirata. Nel frattempo, dalla fine del 1942 si stava pensando a qualcosa di ancora più potente del 17 lbs, e lo si fece davvero con i pezzi da 94 mm, sparanti proiettili prima da 30, poi da 37 lbs e infine da 32 lbs, e così si realizzò un cannone di considerevole potenza, ma nel frattempo questo carro d'assalto era diventato di ben 79.000 kg di peso, l'altezza raggiunse 3,05 m (non eccessiva data la mole, gli Sherman erano quasi altrettanto alti), e soprattutto era lento e costoso. Le sue caratteristiche erano nell'insieme:
- Peso: 79,25 t
- Dimensioni: lunghezza 7,24 m; larghezza 3,91 m, altezza 3,05 m
- Motore: RR. Meteor, 12 cld a V da 25 l, ad acqua, 600 hp a 2.250 hp
- Prestazioni: v.max 6-19 kmh, autonomia 40-72 km, trincea 2,44 m, gradino 0,91 m
- Corazzatura: 279 mm frontale, 152 laterali, 25 fondo
- Armamento: 1x94(60)+3x7,92[2]
Con l'aumento delle esigenze si era voluto dare una protezione tale da rendere il mezzo praticamente imperforabile frontalmente, e ben poco anche sui fianchi; il brandeggio era di 40°, alzo di 10; vi erano 2 serventi (uno per le cariche e l'altro per i proiettili), comandante, cannoniere, 2 piloti-mitraglieri, che disponevano di cambio con 6 marce avanti e altrettante indietro, sospensioni con 4 gruppi di due coppie di ruote per parte (il che dava oltre 200 punti d'ingrassaggio). Il Tortoise era un mezzo molto discutibile, per il costo, il peso e per la lentezza, che fuori strada era paragonabile ad un fante appiedato. La produzione ebbe luogo in piccole proporzioni, di sei mezzi complessivi. Oramai la guerra era finita. Eppure questo veicolo, molto difficile da muovere su lunghe distanze, era di tutto rispetto come mezzo da combattimento. Anche se restava relativamente vulnerabile alle mine, la sua corazza lo rendeva praticamente invulnerabile, e il cannone era molto potente e preciso, grazie alla stabilità di tiro dello scafo. Il mezzo inviato in Germania si dimostrò stabile, affidabile e con una marcia abbastanza comoda. Il cannone tirava senza problemi colpi sufficienti per perforare gli scafi dei Panther usati come bersagli, alle volte colpendo più volte lo stesso punto (e lo stesso foro). Si dimostrò superiore anche ai primi Centurion con il 17 Pdr, come del resto era nelle intenzioni. Non era quindi la potenza di fuoco il limite del Tortoise. Al dunque, si sarebbe dimostrato un mezzo molto efficace contro un nemico statico, purché si fosse fatta attenzione a bonificare il territorio delle mine.
Un altro settore da ricordare è quello delle blindo. In buona sostanza, complessivamente, gli inglesi ebbero un'eccezionale serie di autoblindo, che non aveva eguali in nessun'altra nazione belligerante. La fascia leggera la ricoprirono le Daimler, che vinsero una competizione contro le Morriss e le Alvis. Queste blindo erano della BSA Cycles Ltd, ed ebbero pochi problemi nell'affermarsi in quel concorso dei tardi anni '30, ottenendo una prima ordinazione per 172 veicoli chiamati Car, Scout, Mk I. Fu a questo punto che la minuscola blindo BSA venne presa in carico dalla Daimler e questa la migliorò con una corazza integrale per i due uomini d'equipaggio, prima limitata a quella anteriore. La cosa appesantì il mezzo e quindi si dovette potenziare il motore e le sospensioni. Così arrivò il Daimler Mk IA. Con un motore posteriore, struttura semplice e un mitragliatore Bren, era un veicolo certo poco prone a sostenere il combattimento, ma eccezionale come veicolo da esplorazione leggero, più protetto di una jeep e più piccolo e discreto delle grosse blindo. Con appena due soldati seduti a fianco, con un motore Daimler a 6 cilindri, a benzina, da 55 hp, era lungo 3,226 m, largo 1,715, alto 1,5 m, raggiungeva 89 kmh con 322 km di autonomia. Spesso il tetto ribaltabile non era usato e venne eliminato dall'Mk III. Migliaia di mezzi vennero prodotti dall'inizio alla fine della guerra, ed usati intensamente dappertutto, anche come mezzi per gli ufficiali. Questa vera e propria '500' corazzata venne anche copiata dagli Italiani, che fecero in tempo a realizzarne una copia, ma non a distribuirla alle truppe prima dell'Armistizio del settembre '43. Verrà usata dai Repubblichini, per molti aspetti era anche migliore dell'originale, cosa del resto comprensibile se si considera che arrivò diversi anni dopo. Ma la sua produzione fu irrilevante rispetto alla Daimler che poi darà origine anche a vari successori/derivati postbellici, di cui l'ultimo potrebbe essere considerato il Fox con cannone Rarden da 30 mm, versione ben armata del normale veicolo Ferret da esplorazione, ancora molto simile all'originale.
Le Daimler modello blindo erano mezzi ben più potenti, che erano mezzi medi, come del resto le Humber (spesso armate con le Besa da 15 mm, da circa 7 t). Le Daimler Mk I apparvero come ingrandimenti del piccolo Scout Car, ma pesavano il doppio, e si meritarono il nome di Wheeled Tank (carro su ruote), che inizialmente ebbe problemi di trasmissione e di carico sulle sospensioni. Ma vennero risolti entro l'aprile del '41. Con uno scafo allargato per ospitare la torretta del Tetrarch, ebbe da subito il cannone da 40 mm, come i carri inglesi coetanei. Spesso presenti i lancianebbiogeni, le 4 ruote erano tutte motrici ma l'idea di renderle tutte sterzanti venne abbandonata in quanto complessa e senza vantaggi pratici. I freni a disco idraulici Girling erano un notevole progresso per l'epoca, mentre la trasmissione era a giunto idraulico, non mancava al solito un secondo posto di pilotaggio rivolto all'indietro. Non mancarono pochi esemplari con l'obice da 76,2 mm per appoggio di fuoco, ma le blindo furono usate soprattutto per compiti di esplorazione. Il loro cannone da 40 mm era ben più potente di quello delle macchine dell'Asse, tanto che potevano ingaggiare i corazzati nemici come se fossero carri armati. Certo, c'erano dei limiti: il cannone da 20 mm era ben più rapido nel tiro ed era facile aggiustare il tiro, perforando la blindatura di un mezzo ruotato con una certa facilità (20-30 mm perforabili fino a circa 500 m) e questo a maggior ragione se si considera che le blindo erano triposto, quindi un'arma a caricamento automatico era molto utile per velocizzare gli ingaggi; ma se tra le blindo poteva esservi ancora 'partita', se c'era da ingaggiare i carri il pezzo da 40 mm e la sua perforazione di oltre 50 mm erano decisamente necessari. La Daimler Mk I pesava 7,5 t con corazze di circa 18 e oltre mm, motore da 95 hp, lunghezza 3,96 m, larghezza 2,44 e altezza 2,235. Raggiungeva 80,5 kmh e 330 km di autonomia e in generale aveva un ottimo rendimento meccanico. Finì quasi per eclissare le Humber, che pure erano apparse prima (o meglio, erano apparse prima le loro antenate Guy) e vennero prodotte in circa 5.400 esemplari, alcuni dei quali non con le mitragliatrici, ma con cannoni americani da 37 mm. Le Humber erano le più numerose di tutte le blindo inglesi, ma non le più riuscite e maneggevoli.
Per il supporto di fuoco vennero prodotte le macchine della AEC (Associated Engineering Company Ltd), Southwall, che normalmente costruiva autobus. L'autotelaio era quello del trattore d'artiglieria Matador modificato. Come i tipi medi, vennero costruite agli inizi del '41. Erano ampie internamente, e protette quasi come i carri Cruiser. A parte le solite mitragliatrici Besa cecoslovacche da 7,92 mm, tipiche dei corazzati inglesi, l'Mk I aveva il cannone da 40 mm e in generale la pesante torretta del Valentine Mk I. Dopo 120 esemplari seguirono, a seconda delle richieste dall'Africa del Nord, l'Mk II con cannone da 57 mm e poi l'Mk III con il pezzo da 75 mm derivato da quello M3 americano. Così venne usata per l'appoggio ai reggimenti autoblindo, dall'Africa fino in Italia. Essa era anche quadriposto. In tutto ne vennero prodotte 'solo' 629, ma pesavano già nel tipo Mk I 11 t, 12,7 nell'Mk III. Le dimensioni erano di 5,18 o (Mk III) 5,613 m, larghezza 2,7 m, altezza 2,55 o 2,69 m (Mk III). Velocità 66 kmh e autonomia di 402 km su strada, motore potenziato dai 105 hp dell'Mk I a 155 dell'Mk III. Stranamente queste potenti blindo non ebbero una carriera molto lunga, forse per la loro lentezza. I Belgi le ebbero nel periodo 1945-50. Una delle loro possibilità era passare nella marcia su strada da 4x4 a 4x2, ottimizzando la non enorme potenza disponibile, che nell'Mk III fu incrementata tanto da superare in prestazioni i primi tipi. Le blindo inglesi vennero largamente impiegate sull'Africa del Nord, scorrazzando per migliaia di km e colpendo spesso le retrovie nemiche, anche gli aeroporti. Erano mezzi fondamentali per l'Esercito Britannico.
Una tipica organizzazione del '44 era costituito da un reggimento (i Britannici erano tra i non molti eserciti a formare interi reggimenti con tali mezzi), con un comando e 4 gruppi operativi 'Sabre', e 650 uomini circa. In tutto 13 Damiler Mk I o Humber, 1 Daimler, 3 Staghound (un tipo americano), 4 Humber contraerei con 4 armi da 7,92 mm in torretta (poi ritirate per mancanza di necessità; le blindo inglesi comunque non avevano in genere armi antiaeree), e altri mezzi leggeri per il gruppo comando. Ciascun gruppo Sabre aveva un Daimler leggero e una blindo, più 3 Staghound per il comando di gruppo, e 5 compagnie su due Daimler da esplorazione e blindo Daimler col 40 mm, mentre ogni gruppo poteva disporre anche di un esploratore Daimler, 3 White ruotati, e una sezione con 2 semoventi o blindo AEC col '75 mm. In tutto dunque circa 68 veicoli, impegnati in azioni di copertura e di esplorazione per le forze da battaglia principali. In Normandia spesso le blindo Daimler vennero private della torretta, essendo poco utile il 40 mm, persino con l'adattatore Littlejohn per i colpi sottocalibrati[3].
Artiglierie
modificaI cannoni controcarri e da campagna britannici erano di prestazioni piuttosto elevate, specie considerando il calibro. Tra i pezzi meno noti c'erno i 138 mm per l'artiglieria pesante, capaci di circa 16,5 km di gittata, buone armi per l'artiglieria campale nonostante il calibro inconsueto (5,5 pollici).
Un altro tipo, ben più famoso e altrettanto longevo (servì per molti anni nel dopoguerra) fu il '25 libbre', arma da 87,6 mm nata negli ultimi anni '30 e importante per varie ragioni. Tale arma, con una storia che veniva dal primo dopoguerra, ebbe le sue caratteristiche determinate dal fatto che lo studio dell'Esercito indicava come necessario realizzare un pezzo che fosse provvisto di capacità analoghe a quelle di un obice e al contempo, con la gittata di un cannone. Il primo cannone-obice moderno nacque così, anche se non subito nella forma poi nota. Esistendo molti cannoni da 18 libbre, venne deciso di usarne gli affusti con la nuova b.d.f., il che comportò la nascita dell'Ordnance, Q.F. (Quick Firing, tiro rapido) 25 pdr Mk 1, e con quest'arma intermedia i britannici entrarono in guerra, perdendoli a Dunquerke. L'Mk 2 era invece dotato di un affusto moderno, dalla sagoma caratteristica alta e squadrata con il suo scudo frontale e la piattaforma girevole, che consentiva il tiro agevolmente per 360 gradi. Le ruote, come del resto già nell'Mk 1, erano grossi pneumatici tipici dei mezzi britannici, buoni per 'galleggiare' su ogni tipo di terreno (mentre i pezzi dell'Asse in genere avevano ruote di metallo stampato con cerchiatura in gomma, che se non altro presentavano il vantaggio che non rischiavano la foratura). L'alzo rimase piuttosto ridotto a 40 gradi, ma l'arma era provvista di cariche di lancio variabili, come un vero obice. In effetti, quest'arma è stata il primo cannone-obice, tipo che poi è diventato standard per l'artiglieria moderna. La sua forma definitiva fu raggiunta in seguito, a necessità di una richiesta posta dai reparti controcarri. Questi non riuscivano a tenere testa ai corazzati dell'Asse, vulnerabili a distanze inferiori a quelle necessarie. Allora vennero spezzettate le unità di artiglieria e mandate in prima linea a sparare contro i carri, grazie alla loro piattaforma girevole. Ma non avevano proiettili controcarri specifici, solo la normale HE da 11,34 kg. Presto apparve anche il tipo AP, molto più potente del pezzo da 40 mm, ma che impose l'adozione, per dissipare la carica di lancio potenziata, di un freno di bocca a doppia luce, che gli diede la sua forma finale. In seguito apparve anche l'Mk III con alzo aumentato per l'impiego in montagna. Il 25 libbre, spesso noto come '88' inglese, divenne anche il tipo fondamentale per l'artiglieria semovente inglese, con il Bishop su scafo Valentine, e il Sexton, su scafo RAM, per non dire degli adattamenti dell' M7 americano che sostituì gli obici da 105 con queste armi. Gli '88 si dimostrarono ottimi pezzi campali; in campo italiano gli unici che potevano rispondergli 'a tono' nel N.Africa erano i vecchi 105/28 mm di progettazione francese, e di gittata simile, ma certamente più vecchi concettualmente e meno efficienti. La combinazione di una lunga gittata e di una potente granata, una traiettoria curva (ma non proprio nel secondo arco, tranne che forse con l'Mk 3) e un peso ridotto rendevano quest'arma davvero eccellente, anche se non adatta per tutti i tipi di bersagli protetti. Ad El Alamein almeno 834 pezzi tirarono in dieci giorni quasi un milione e mezzo di granate (17.000 tonnellate di proiettili) e festeggiarono a modo loro la fine del travaglio che aveva inficiato l'artiglieria britannica durante gli ultimi tempi, travaglio imposto dalla scarsa efficacia dei pezzi da 40 e chiuso dall'arrivo dei 57 mm e di Montgomery, che riorganizzò gli artiglieri per ottenerne il massimo dell'efficienza. La trazione con i trattori 'Quad' che portavano anche un rimorchietto con circa 100 proiettili aumentava tale validità. Il pezzo da 25 libbre ha continuato fino praticamente ai nostri giorni il suo lavoro, anche se tagliato fuori dalla standardizzazione NATO sui calibri americani del 105 e 155 mm.
- calibro 87,6 mm, lunghezza b.d.f 2,4 m
- Peso: 1.800 kg sia in marcia che in movimento
- Direzione: 8 gradi, o su piattaforma, 360; alzo -5/+40°
- Prestazioni: granata da 11,34 kg HE a massima carica, 532 m.sec e 12.253 m di gittata
Questo per quello che riguarda l'artiglieria campale, e che venne integrato verso la fine della guerra da alcuni tipi di lanciarazzi dalla vita piuttosto effimera.
Le artiglierie controcarri erano decisamente 'calde' in termini di prestazioni. Il 'due libbre' Vickers aveva un proiettile da circa 1 kg sparato a 792 m.sec, perforando circa 53 mm d'acciaio a 455 m e con 30° di impatto. Ma era un'arma, per quanto interessante, piuttosto complicata e poco mobile. Il suo peso di 831,6 kg era molto più alto di quello dei cannoni dell'epoca e della stessa categoria. La ragione era che esso non era pensato tanto come arma offensiva, per accompagnare i fianchi dei reparti corazzati, ma piuttosto da posizioni difensive, e la sua alta sagoma lo rendeva molto evidente, anche per l'alto scudo squadrato. Interessante era peraltro l'affusto con brandeggio a 360 gradi: aveva una coda che si apriva in tre parti e le ruote si sollevavano da terra. Ma se questo era molto valido per le artiglieria più grosse, era uno spreco per il 40 mm, che di fatto non soddisfece mai del tutto, a parte che contro gli Italiani nel '40-41. Vennero provate tutte le soluzioni pratiche per trasformarlo in un'arma valida, sufficiente contro le corazze dei carri nemici, per esempio sparando colpi decalibrati con l'adattatore apposito, o mettendo il cannone su appositi autocarri (portees), molto usati in N.Africa. Ma al dunque, dovette essere abbandonato progressivamente dal '42, prima con il '25 libbre' e poi soprattutto con il sei libbre.
Questo era un cannone ad alte prestazioni, ma stavolta anche di calibro rilevante. Solo alla fine del '41 si trovò il modo di liberare le linee di produzione dal 2 libbre e rendere possibile l'assegnazione ai reparti dell'Ordnance, Q.F., 6 pdr. Presto si trovò anche il modo di adattarlo ai carri armati, rimpiazzando il predecessore anche lì. Avendo la capacità di perforare circa 70 mm a 1 km di distanza, era superiore al precedente cannone e almeno pari al similare 50 mm tedesco; ma nondimeno, con il suo affusto più semplice, pesava poco più del 2 libbre, circa 1.112 kg. La ragione era che si affidava, piuttosto che alla grossa piastra di rotazione (simile all'affusto del 25 libbre in versione ridotta) ad un tradizione tipo a doppia coda con ampio settore di tiro. Solo il carro Tiger fece sì che i colpi potenti e precisi (900 m.sec per proiettili da 2,85 kg)del '6 libbre' non fossero più sufficienti a surclassare le protezioni nemiche, almeno quelle frontali. I carri con il 57 mm, il Valentine e il Crusader III soprattutto, erano buoni mezzi ma non pari ai pochi Panzer IV con cannone lungo da 75/43 o 75/48 mm. Gli Americani usarono ampiamente il 57 mm; dopo avere avuto come arma standard il 37 mm ottenuto dal pezzo tedesco Pak 36, passarono così al modello britannico con un'arma accorciata da 50 a 43 calibri e chiamata M1. Il 6 libbre inglese, previsto come sostituto del 2 libbre fin dal 1938, venne usato dagli americani dopo il 1943, apparentemente prima erano soprattutto armati col '37 mm, usato ai tempi di Torch. Il sistema di brandeggio era a spalla, ma gli americani vollero introdurre i meno faticosi volantini, per poi tornare sui loro passi e ripassare all'affusto a spalla. I carri britannici di ultima generazione col '57 mm ebbero anche gli APDS (forse adottati anche dai reparti controcarri), capaci di velocità di circa 1.100 m.sec e prestazioni formidabili quanto a penetrazione di corazze, anche se solo dal 1944, e non c'è da stupirsi se spesso erano considerati superiori ai 75 mm statunitensi, dopotutto lunghi solo 37 calibri. Dal 57 mm si ricavò anche un 75 mm per alcuni tipi di carri, come i Cromwell, rialesando la b.d.f., e un tipo di cannone per paracadutisti ad affusto ridotto. I semoventi con il 57 mm avrebbero potuto, in teoria, essere migliori di quelli con il 40 mm (e con il 37 mm Bofors, cannoni ordinati alla Svezia e largamente usati in Africa del Nord; furono 11 di questi a fermare gli ultimi 30 carri M italiani: l'ultimo cannone rimasto efficiente, durante l'assalto dei carristi contro le linee britanniche che li chiudevano in trappola, distrusse gli ultimi 5 'M' con tiri a bruciapelo). Ma questi cannoni, basati su autocarri Bedford o Chevrolet con 96 proiettili l'uno, e una generosa protezione per l'arma e i serventi, pesavano parecchio e nell'insieme non diedero i risultati sperati. Un'eccezione fu il possente semovente ruotato Deacon, basato sul grosso trattore d'artiglieria AEC Matador (quello base anche per le autoblindo pesanti), che portava un telaio corazzato con piastre da 10 mm; ne vennero prodotti 175 nel 1942-43 e una batteria di 12 mezzi era usata assieme ad altre 3 con i 'portées' normali, sempre di dodici pezzi. I cannoni potevano anche essere usati sbarcati dai camion, almeno nei primi portee, ma la rapidità d'azione rendeva tale ipotesi meno interessante, anche se l'impiego dal veicolo li rendeva un facile bersaglio sulle piatte distese africane. I Deacon erano molto efficienti e differentemente dagli altri tipi non erano facili da mettere fuori uso. Ma pesavano parecchio e non avevano spazio che per 24 proiettili, così dopo le battaglie in Tunisia non continuarono a lungo a prestare servizio nel British Army.
Sorte diversa per i pezzi americani da 57 mm usati dai Sovietici a bordo di numerosi semicingolati, pure americani; già gli americani provarono tali mezzi con piastre d'acciaio spesse 20 mm e cannone da 75 mm campale, per poi convincersi che il più potente M 10 era certamente un mezzo controcarri superiore in ogni ambito (costo a parte). I Sovietici pensavano giustamente che anche un mezzo non del tutto soddisfacente (quanto a protezione) fosse comunque molto meglio di un cannone trainato, e così usarono largamente i 57 mm americani su tali installazioni. Curiosamente, i Sovietici avevano anche sviluppato i loro 57 mm, ottime armi con elevata capacità di perforazione, non inferiori ai tipi britannici con i quali si troveranno a convivere per molti anni.
Caratteristiche del 57 mm inglese:
- Dimensioni: calibro 57 mm, lunghezza b.d.f. 2,565 m, di cui 2.392 per la rigatura
- Peso: 1112 kg completo
- Alzo -5/+15 gradi, direzione 90 gradi
- Prestazioni: proiettile di 2.85 kg a 900 m.sec, perforazione corazza 69 mm a 915 m
Ma come i tedeschi si orientarono al 75 mm per le loro armi controcarri di terza generazione, così fecero gli Inglesi con il 17 libbre, un cannone davvero formidabile, antidoto anche ai supercarri tedeschi. Questi ultimi avevano anche armi di calibro maggiore per le loro azioni controcarri, i pezzi da 88/56 mm e poi anche da 88/71 mm, ma gli inglesi fallirono quasi totalmente lo schieramento degli analoghi cannoni da 94 mm contraerei, troppo pesanti per l'impiego campale.
Appena si capì come la guerra corazzata si stesse velocemente evolvendo, si vollero armi ancora più potenti del 57 mm e dal '41 ci si focalizzava sul pezzo da 3 pollici con proiettile di almeno 7,65 kg. Questo cannone venne prodotto dall'agosto 1942, ma solo a livello di prototipo, cosicché non ebbe modo di farsi valere ad El Alamein. Ma quando si seppe che i Tiger stavano per arrivare in Nord Africa, si pensò subito ad approntare la degna risposta rappresentata da questo pezzo controcarri. Però se le b.d.f. erano pronte, non così era per gli affusti. E quindi si ricorse all'affusto migliore disponibile, quello dell'87 mm. I primi 100 cannoni vennero spediti per via aerea, cosa non certo agevole, tanta era la fretta. Solo durante la campagna d'Italia cominciarono ad arrivare i veri '17 libbre', con gli affusti definitivi. Differentemente dai pezzi precedenti, e nonostante la sua massa, il cannone era munito di freno di bocca, lo scudo era ampio e con doppio strato di acciaio, peccato che pur essendo angolato non aveva il bordo superiore di altezza variabile, e quindi piuttosto facile da vedere. Erano necessari almeno 7 artiglieri, ma il congegno con un grosso cuneo a scorrimento verticale per chiudere la culatta poteva sopportare anche 10 colpi al minuto. Non mancheranno cannoni da carro armato (il Firefly, per esempio, aveva il 17 libbre, il Comet un cannone leggermente depotenziato ma da 77 mm, il Centurion iniziale il 17 libbre). Si pensava a sostituirlo con il 32 libbre da 94 mm, ma non avvenne perché si preferì il grosso cannone SR da 120 mm, pur sempre molto più leggero e maneggevole di questo cannone.
Il 17 libbre fu determinante a Medenine, dove fallì l'ultima offensiva di Rommel, 150 carri arrestati da 450 cannoni. Era il 6 marzo 1943 e finalmente i Tiger erano stati sconfitti, come del resto gli Inglesi dimostrarono la loro raggiunta esperienza nel costruire zone di distruzione dei carri armati. In seguito il cannone, ancora tenuto segreto, venne usato nelle ultime battaglie in Tunisia con tiri precisi per distruggere i capisaldi nemici uno per uno, come a Enfalville.
Pur con la sua potenza balistica, il 17 pdr non era peraltro perfetto. Era capace di perforare circa 130 mm a 900 m e con questo anche la corazza dei Tiger I, ma non era facile da muovere: per una leggera superiorità sul Pak 40 tedesco, pagava lo scotto di un peso di ben 2.923 kg, circa il doppio e soprattutto, troppo pesante per le azioni tipiche dell'artiglieria controcarri (sebbene la sua gittata lo rendesse capace di sparare molto più lontano dei cannoni precedenti). La lunghezza della b.d.f. era di 4,4425 m di cui 3,562 rigati, contro 2,0815/1,6723 del due libbre. Era grosso e pesante, per questo la soluzione del cannone trainato non convinse ancora a lungo. Ma fu utile per i carri armati e i corazzati in generale; l'Archer su scafo Valentine era munito di un cannone nell'unico modo che aveva di sistemarlo, rivolto all'indietro, con la canna sopra il motore e la culatta che rinculava a pochi centimetri dalla nuca del guidatore. Eppure, per quanto lento, l'Archer era efficace in quanto basso di sagoma, e capace di scappare subito dato che aveva il cannone rivolto all'indietro. L'M10 in versione Achilles era un altro utente di tale artiglieria, certamente superiore nell'insieme anche se più alto e vulnerabile; va anche ricordato il potente carro Challenger, costruito in 200 esemplari per ottenere, per la prima volta, un corazzato con tale cannone e nessun compromesso, anche se poi si dimostrò troppo lento e di sagoma piuttosto alta. Il 17 pdr è rimasto a lungo in servizio anche nel dopoguerra, e non solo nel British Army. Anch'esso ebbe, ma dopo il 40 e il 57 mm, colpi decalibrati, che portavano a circa 180-200 mm la corazza perforabile a un km. Sebbene contro corazze inclinate la superiorità si annullava quasi totalmente, era pur sempre un passo avanti sui colpi 'normali'. Infine, come arma per carri armati fu di vita piuttosto breve perché soppiantato da un progetto diverso, l'83 mm, basato sul pezzo da 88/71 mm tedesco e che offriva una granata HE più efficace oltre che prestazioni ancora maggiori come capacità perforanti[4].
Meno note sono senz'altro le armi contraerei britanniche. Nondimeno, a parte i Bofors e gli Oerlikon, nonché altri tipi utilizzati in maniera piuttosto artigianale o limitata, c'è da segnalare i cannoni Polsten, basati su di un tipo progettato in Polonia per semplificare l'Oerlikon, di cui aveva meno parti ma offriva le stesse prestazioni. Il 94 mm era il successore del vecchio 76 mm, e pur non avendo prestazioni eccezionali (pare che la velocità alla bocca e la gittata fossero sacrificate ad un proiettile di peso piuttosto congruo) era pur sempre un'arma moderna, anche se priva della mobilità tattica degli '88' tedeschi (e in parte, dei 90 mm italiani). Ma non era l'unico tipo, c'erano anche il 114 e il 133 mm, armi potenti ma oppresse dal loro stesso peso, non tanto del cannone ma del proiettile (che dopotutto è la vera arma), troppo pesante per il tiro rapido da parte dei serventi. In ogni caso fecero la loro parte per difendere lo spazio aereo britannico. A livello tattico parecchi furono i carri contraerei pensati, anche piuttosto elaborati, come i Crusader con due cannoni in torretta da 20 mm o uno solo, con torre aperta, da 40 mm Bofors.
Controcarri
modificaIl sistema PIAT era una curiosa arma controcarri che si poteva sia definire un lanciabombe che un lanciarazzi; era stata concepita già attorno al 1930, il che non è comune se si pensa che all'epoca i carri erano una presenza molto rara sul campo di battaglia; l'autore era tale Col.Blacker. Nel '37 venne seguita dall'Arbest, nel maggio del '39 venne però respinta a favore del mortaio da 51 mm ML 2; nel '40 ci si rese conto che il fucile Boys era troppo grosso e poco efficace, nonostante ce ne fosse uno per plotone. Allora venne riprogettato l'Arbest ma ulteriormente respinto nel '41, e ancora si misero in azione i tecnici per una testata più potente. Alla fine, nell'agosto del '42 l'arma venne autorizzata come PIAT, proiettore anticarro della fanteria (questo è quello che la sigla significa). Aveva un lanciatore caratterizzato da una enorme molla elicoidale che scattando tramite il grilletto azionava la carica del codolo del proiettile che rimandava indietro la molla riarmandola. Questo sistema incredibilmente complicato per lanciare un semplice razzo spesso falliva il colpo e il razzo non partiva. Nonostante la capacità di perforare 100 mm d'acciaio non si trattava di un'arma priva di difetti: sebbene il suo azionamento fosse assai silenzioso, e sollevasse poco fumo e terriccio, e fosse precisa al punto da dimostrarsi superiore al mortaio da 51 mm, era imprecisa oltre i 75 mm, aveva lunghi tempi per la ricarica che era molto pericolosa (rimandare indietro il mollone), e per giunta la spoletta era inaffidabile se stoccata a lungo. Insomma, si trattò di un sistema con pregi e difetti, ma che in verità non ebbe il successo dei sistemi tedeschi e americani analoghi: dopo la guerra si verificarono gravi incidenti durante l'addestramento (perché nel frattempo la spoletta aveva fatto tempo a degradarsi) e il PIAT venne rottamato.
Peso: 14,5 kg, lunghezza 991 mm, razzo da 1,12 kg di cui 304 gm di HE Nobel 808; v.iniziale 106,4 ms, massima gittata c.c. 100 m, penetrazione 100 m a breve distanza, 75 mm a 75 m (perché il proiettile aveva la tendenza a destabilizzarsi), massima gittata come arma di supporto: 685 m, precisione a 285 m: 9 m. Erano previsti proprio per questa ragione proiettili HE, ma non vennero realizzati. La Gran Bretagna tornerà nel settore armi c.c. di tipo nazionale solo con il LAW-80 decenni dopo.[5]