Peeragogia/Convocare un gruppo

Indice del libro


Autori: Gigi Johnson, Joe Corneli e Fabrizio Terzi:

Dunque avete veramente intenzione di provare l'apprendimento tra pari? Forse avete già trovato qualcun altro che vi sosterrà in questo sforzo? Congratulazioni! Ora è tempo di focalizzare il vostro pensiero su – come convocherete un gruppo adatto di studio? Come concepirete l'esperienza di un allievo che farà prosperare il vostro progetto? In questo capitolo suggeriamo una gamma di domande che vi aiuteranno a rendere il vostro progetto più concreto per quanto riguarda i potenziali nuovi partecipanti. Non ci sono risposte buone o cattive – dipende dalla natura del vostro progetto e dal contesto. Provare a rispondere alle domande non è qualcosa che si fa soltanto una volta – in vari stadi del progetto, alcune o tutte quelle domande riceveranno nuovi significati e probabilmente nuove risposte.

"C'è una forza di attrazione che rende possibile l'aggregazione nei gruppi basati su di essa: il grado di interesse personale; l'abilità a migliorare ed incrementare la condivisione di ogni partecipante; la prospettiva del successo e del potenziale beneficio." – FABRIZIO TERZI

Chi siamo (noi)?

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Notate che ci sono molti gruppi che potrebbero non aver bisogno di essere "convocati" dal momento che esistono già. C'è una bella storia da parte di A. T. ARIYARATNE nella quale egli "riunisce" un gruppo naturale (ossia un villaggio) - ma in ogni caso, tenete a mente che all'inizio il grado di coscienza di gruppo necessaria affinché l'apprendimento da pari a pari abbia luogo non è fissa. Qui supponiamo che voi (chiunque voi siate!) siate proprio al punto di dare il via ad un progetto. Cosa dovreste fare? Vi suggeriamo di prendervi un momento di tempo per ponderare prima di tutto le domande che seguono!

Le 5 domande: con chi, che cosa, dove, quando, perché e come, e i SEI insiemi

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Coloro che prendono l'iniziativa dovrebbero chiedersi velocemente i tradizionali chi, che cosa, dove, quando, perché e come. (Simon Sinek suggerisce di iniziare con Perché, e del "Chi". Facendo in questo modo, vengono stabiliti i presupposti preliminari per la progettazione e la struttura. Tuttavia, nell'apprendimento tra pari è particolarmente importante mantenere un salutare grado di apertura, così che i membri del gruppo futuro possono anche formare le loro risposte su quelle domande. In particolare questo implica che la progettazione e la struttura del progetto (e del gruppo) possono cambiare nel tempo. Qui diamo uno sguardo alle 5 domande tradizionali con chi, che cosa, dove, quando, perché + i 6 insiemi che vi aiuteranno a focalizzare il pensiero sul progetto.

Prospettive per i partecipanti:

  • Percepite una iniziale "divisione del lavoro" che suggerirebbe la formazione di squadre o task force?
  • Quali sono alcuni dei ruoli che le persone probabilmente finiranno per assumere (per esempio un niovo arrivato, chi coinvolge, Chi osserva senza partecipare, Chi unisce, ecc.)?
  • Quanto è probabile che i partecipanti si adegueranno al progetto? Se vi aspettate che molti partecipanti abbandoneranno, come ciò influenzerà il gruppo e l'esito?
  • Pensate che i nuovi membri si uniranno al gruppo con il passar del tempo? Se sì, quali aspetti state sviluppando al fine di sostenere la loro integrazione nel flusso esistente?
  • Il progetto potrà funzionare se le persone "entrano ed escono"? Se sì, quali aspetti lo sostengono? Se no, come potranno stare concentrate le persone?

Natura del progetto:

  • Quali capacità sono richieste? Quali capacità cercate di costruire?
  • A quali tipi di cambiamento saranno sottoposti i partecipanti? Saranno indirizzati verso un nuovo settore? cambierà la loro opinione su qualcosa? Apprenderanno apprendendo?
  • Quale obiettivo "sociale" o "produttivo" (ecc.), se ci sono, il progetto intende ottenere?

Gestione del tempo

  • Cosa vi aspettate che il gruppo faccia, dal momento in cui si riunisce fino alla fine della sua durata, per produrre l'esito specifico che esisterà alla conclusione del suo ultimo incontro? (C. Gersick.) Notate che ciò che le persone VERAMENTE fanno potrebbe essere diverso da quello che immaginate alla partenza, quindi potrebbe verificarsi la necessità di rivedere questa domanda (e la vostra risposta) ulteriormente man mano che il progetto va avanti.
  • Tenendo a mente che almeno un periodo di inerzia è molto probabile (C.Gersick), quale/i evento/i prevedete che accada nel gruppo che rimetterà le cose insieme, stabilirà una nuova direzione, o in senso generale rimetterà le cose sulla giusta strada? Parlando più in generale, quali tipi di evenienze il vostro gruppo affronta? Come si interfaccia con il "mondo esterno"?
  • Quali preesistenti concetti o processi operativi potreste copiare nel vostro gruppo?
  • Quanto in termini di impegno temporale vi aspettate dai partecipanti? Questo tipo di impegno è realistico per i membri del vostro gruppo?
  • Cosa, semmai, potete fare per rendere la partecipazione “facile” nel senso che questa evenienza si verifichi nel flusso naturale di vita per i membri del gruppo?
  • E' necessario che tutti partecipino allo stesso modo? Come potrebbe svilupparsi una partecipazione non uguale dei partecipanti per tutto l’iter?

Pensare a ritroso:

  • Quali strutture sosterranno i partecipanti nel viaggio verso il o i risultati finali che voi (o loro) hanno immaginato? Quale contenuto potete usare per rimpolpare questa struttura?
  • In che punto la struttura può "essere flessibile" per adattarsi a fattori ignoti man mano che le cose vanno avanti?

Parametri di scelta degli strumenti/piattaforma

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  • Quali strumenti sono particolarmente adatti per questo gruppo? Considerate aspetti come l'esperienza del passato, il bisogno di centralizzazione (o decentralizzazione), prospettive culturali in relazione al lavoro di gruppo, la condivisione, e la leadership, ecc.
  • C'è un'intrinseca "attrazione" verso questo progetto per una data popolazione, o dovrete darvi un bel daffare per tenere alto il coinvolgimento delle persone? In quale modo la vostra risposta potrebbe influenzare la vostra scelta degli strumenti?
  • In quale modo assegnate una priorità a "inserimento facile", “vari utilizzi", e "plafond massimo per uno sviluppo sofisticato"?
  • A meno che non stiate lavorando con un gruppo esistente, o riutilizzando una modalità esistente, qui la partecipazione non è un'abitudine per nessuno.

Quale è l'"esca"?

  • In quale modo il gruppo gestirà i commenti in un modo costruttivo?
  • Perché i partecipanti potrebbero sentirsi motivati a LASCIARE un commento?
  • Quanto sono solidi i "contratti sociali" per questo gruppo? Quanto ampiamente sono validi? (Sono validi per ognuno allo stesso modo, oppure qualcuno è "più uguale di altri"?)
  • Che cosa devono sapere le persone alla partenza? Cosa potete studiare man mano che andate avanti? Chi decide?
  • Quanto sono ben accolte le "meta-discussioni"? Quali tipi di discussioni probabilmente non saranno ben accette? Avete attrezzature a disposizione per “gruppi di smistamento” o altre interazioni tra pari? (In alternativa, se il progetto è principalmente ripartito, avete delle strutture a disposizione perché ci si possa incontrare come gruppo?)

Un paio di domande in più

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Cicli di sviluppo del gruppo:

Le suddette domande mantengono la loro importanza per tutta la durata del progetto. Le persone possono andare e venire, i partecipanti possono proporre metodi fondamentalmente nuovi, le persone possono evolvere da chi osserva senza partecipare ad importanti creatori di contenuti o viceversa. Le domande che suggeriamo possono essere molto efficaci se il vostro gruppo le discute nel tempo, come parte del suo andamento, usando incontri online simultanei (per esempio, BIG BLUE BUTTON, ADOBE CONNECT, BLACKBOARD COLLABORATE), forum, documenti Google, wikis, e/o mail list. Gli incontri regolari sono un modo per stabilire un "centro vitale" per il gruppo. Pensando ad altri modi di strutturare le cose, notate che il "corpo" del sito internet peeragogy.org segue uno schema SIMILE AL MODELLO DI TUCKMAN (per esempio, Convocare un gruppo è simile al "forming", Organizzare un contesto di apprendimento è simile a "storming" e "norming", collaborare/assistere è simile al "performing", e l'apprezzamento è simile a "adjourning". Ma, detto questo, in generale siamo d'accordo con Gersick (e Engestrom) sul fatto che i gruppi non sempre seguono un modello lineare o ciclico! Ciò nonostante, possono esistere alcuni stadi o fasi particolari che volete che il vostro gruppo attraversi! Avete bisogno di alcune "pietre miliari", per esempio? Come riconoscerete il momento in cui avete raggiunto il "successo"? Ecc.

Caos o conflitto?

Per chiudere, vale la pena ricordarvi che è naturale che i gruppi sperimentino i conflitti, specialmente mentre crescono e attraversano altri punti di confine o tappe fondamentali... o magari più probabilmente, quando NON attraversano importanti tappe fondamentali in un modo puntuale (ah, così ricordate quelle pietre miliari dalla sezione precedente!). Nondimeno, ci sono strategie che possono essere usate per rendere questo conflitto produttivo, invece di semplicemente distruttivo. Considerate la gamma di possibilità espressa in questa citazione:

In questa ricerca, un approccio neutrale è portato fino all'estremo del conflitto al fine di esplorare il concetto apertamente ed in tal modo evitare errori. In generale il conflitto ha la capacità di risultare in determinazione, compiacenza, frammentazione e ritiri; e possibili esiti del conflitto nell'ambito dell'apprendimento possono essere appresi sul orientamento all'apprendimento degli studenti, partecipazione rivitalizzata: oppure caos. - Ozturk e Simsek, "Il conflitto nelle comunità di apprendimento virtuale nell'ambito di una pedagogia democratica: un paradosso o un sofismo?", dal verbale redatto alla conferenza sull'apprendimento in rete, 2012 Maastricht.