Grammatica contestuale/La comunicazione
Molteplici sono, come si è accennato, i tipi di comunicazione, ma noi ora ci interesseremo in prevalenza della comunicazione di tipo linguistico. Perché avvenga una comunicazione linguistica è indispensabile la presenza di una persona che parli o che scriva, innanzitutto, che sarà l'emittente (o anche detto mittente, o trasmittente), ossia la fonte stessa dell'atto linguistico, il creatore del messaggio con un grado più o meno alto di intenzionalità e di volontarietà, in quanto nei diversi tipi di letteratura possiamo rilevare in chi si fa autore la presenza più o meno vistosa di una personalità ispiratrice condizionante o di una qualche committenza umana o divina.
Questo rapporto fra una forza condizionante esterna, più o meno contestualmente valida, ed una scelta personale si realizza anche in ogni singolo atto di qualsiasi parlante o comunque autore di un messaggio. Quello che questa persona autore o editore scrivente oppure parlante dice o scrive, sarà il messaggio o discorso. La persona a cui il messaggio è destinato sarà il destinatario o ricevente.
Affinché vi sia comprensione, bisogna che la lingua usata di chi parla o scrive, o comunque trasmette, sia conosciuta da chi ascolta o legge. Si deve perciò usare un codice (il complesso di segnali, le parole di un linguaggio o d'una lingua) comune, condiviso.
La comunicazione, una volta per così dire attivata dalla emissione di un messaggio da parte del mittente, può essere ostacolata da vari fattori: rumori; scarsa attenzione del destinatario; una precisa volontà di non entrare in comunicazione da parte del destinatario.
Naturalmente la filosofia del linguaggio, più che la grammatica, studia ed esamina queste modalità che chiameremmo "glottosofiche" (trattasi di neologismo), poiché riguardano la conoscenza, la sapienza della comunicazione linguistica.
Ecco un piccolo schema riepilogativo di quanto esposto finora:
Termine | Definizione |
---|---|
Rumori | Ciò che ostacolano la comunicazione, come la lontananza, il chiasso nell'ambiente. |
Mittente | La persona che parla o scrive, autore del messaggio. |
Segnale | Il veicolo delle vibrazioni acustiche. |
Canale ricettore | L'apparato uditivo di chi ascolta. |
Messaggio | L'articolazione di significanti e significati. |
Codice | La lingua parlata, come sistema di simboli, nei quali ad ogni significante (suono o segno) corrisponde un significato, concetto o idea. |
Destinatario | La persona che riceve il messaggio e trasforma i significanti in significati, concetti o idea. |
Lo schema sopra presentato è riportato in un testo grammaticale di G. Barbieri, Le strutture della nostra lingua, La Nuova Italia, FI 1972, pag. 9.
Angelo Marchese in Didattica dell'Italiano e strutturalismo linguistico, dell'Editore Principato, Milano 1973, pagg. 23 segg., riporta il seguente schema, proposto da R. Jakobson, strutturalista, in Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, 1966, p. 185:
Ai fattori della comunicazione esposti qui sotto... |
...corrisponde la funzione del linguaggio esposta qui sotto |
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mittente | emotiva o espressiva |
contesto | informativa o referenziale |
messaggio | poetica |
canale | fàtica o di contatto |
codice | metalinguistica |
destinatario | conativa o imperativa |
La funzione centrale e principale di una lingua è quella di trasmettere informazioni, cioè di svolgere una funzione comunicativa. Gli uomini però possono comunicare anche per mezzo di altri segni linguistici: i gesti, le fumate degli indiani d'America, i tamtam delle tribù primitive, i cartelli della segnaletica stradale, le espressioni del volto e così via…
In linea di massima si può dire che qualsiasi segno a cui si attribuisca un significato comprensibile può entrare a far parte di un sistema di segni suscettibile di un ordinamento convenzionale formando quindi un codice, con un lessico ed una sintassi, delimitato ad un gruppo di individui. Quel gruppo che deliberatamente, arbitrariamente, ossia con un preciso atto basato sulla conoscenza e sulla convenienza, lo elegge, lo crea, lo forma e trasforma.
Un inguaribile economista potrebbe parlare di una sorta di "contratto informatico", o comunicativo, di tipo linguistico. È un contratto senza testo scritto né compromesso, paradossalmente da rispettare a cose fatte, con la creazione di codici lessicali e grammaticali che nascono quando il linguaggio è già divenuto lingua scritta, magari letteratura, e necessita di una sistematicità normativa. Questa, una volta affermate le sue regole e la natura dell’errore, sorgente in qualche caso dell'evoluzione linguistica ma anche limite, confine e fine delle competenze linguistiche, una volta stabilito il modo corretto dell'uso della lingua immancabilmente ne rappresenta anche in qualche modo un argine e freno alla ulteriore sempre imprevedibile trasformazione.