Teatro delle donne: attrici, registe, compagnie femminili/Attrici


Indice del libro


Laura Curino modifica

Laura Curino (n. 26 gennaio 1956 a Torino) è un'attrice, regista e drammaturga italiana, direttrice artistica del Teatro Giacosa di Ivrea dal 2015. Tra i fondatori del teatro di narrazione, insieme a Marco Paolini e Marco Baliani, interpreta spettacoli per la regia di Consuelo Barilari, Alessandro D'Alatri, Anna Di Francisca, Luca Micheletti, Cristina Pezzoli, Marco Rampoldi, Renato Sarti, Marco Sciaccaluga, Serena Sinigaglia e Gabriele Vacis e altri. Tra i riconoscimenti ricevuti: il Premio Ubu (1993), il Premio dell'Associazione Nazionale dei Critici di Teatro (1998) e il Premio Hystrio per la drammaturgia (2003).

Spettacoli teatrali (selezione) modifica

Attrice modifica

  • Signorine, regia di Gabriele Vacis (1982)
  • Elementi di struttura del Sentimento, regia di Gabriele Vacis, da "Le affinità elettive" di J.W. Goethe, Premio Ubu per il miglior spettacolo di ricerca della stagione (1985).
  • Stabat Mater Premio Città Urbino, Premio Fringe Festival di Edimburgo (1989).
  • Il sorriso di Daphne, regia di Alessandro D'Alatri, con Vittorio Franceschi, Laura Curino, Laura Gambarin, premio "Enrico Maria Salerno" 2004 per la Drammaturgia (2005).
  • La metamorfosi, dal racconto di Franz Kafka, testo e regia di Luca Micheletti (2014).
  • La solitudine del Premio Nobel la sera prima della cerimonia, di Massimiano Bucchi (2014).
  • Margherita Hack: una magnifica stella, testo e regia di Ivana Ferri (2015).
  • Il giardino dei ciliegi di Anton Pavlovič Čechov, regia di Corrado d'Elia.
  • Caterina, Artemisia, Ipazia e... le altre, con la regia di Consuelo Barilari (2019).

Regista modifica

  • Partita doppia, di e con Laura Curino (2017).
  • La lista. Salvare l'arte: il capolavoro di Pasquale Rotondi, di e con Laura Curino (2018).
  • Natasha ha preso il bus, di Sara Rossi Guidicelli, regia di Laura Curino (2018).
  • Giovinette, le calciatrici che sfidarono il Duce, tratto dal romanzo di Federica Seneghini e Marco Giani (2022).

Drammaturga modifica

  • Passione, monologo di Laura Curino, Roberto Tarasco, Gabriele Vacis, regia di Roberto Tarasco, Premio Milano '90 per la drammaturgia (1992).
  • L'età dell'oro, di Laura Curino e Michela Marelli, regia di Serena Sinigaglia (2002).
  • Una stanza tutta per me di Laura Curino e Michela Marelli, regia di Claudia Sorace (2004).
  • Le Designer, di Laura Curino, Michela Marelli, Luca Scarlini, Roberto Tarasco (2008).
  • Il senato delle donne, monologhi teatrali a cura di Laura Curino, Palazzo Madama Torino (2011).
  • Shakespeare, streghe, ribelli e altre passioni, di Laura Curino e Lucio Diana (2013).
  • La diva della scala, un progetto di Laura Curino e Alessandro Bigatti (2014).
  • Bella e fiera, di Laura Curino, regia di Emiliano Bronzino, produzione Piccolo Teatro di Milano (2015).

Maya Krishna Rao modifica

(IT)
« Razionalisti, artisti creativi, pensatori, dissidenti, attivisti hanno subito minacce e sono stati persino assassinati. In base a voci maligne attentamente orchestrate nel villaggio di Dadri, un fabbro è stato linciato e ucciso. Il governo non è riuscito a difendere i diritti dei cittadini in incidenti inquietanti come questi. [...] L'attuale governo ha fatto ben poco, nonostante i solleciti della società, per difendere il diritto delle persone a esprimere i propri pensieri e le proprie idee e ad amare il modo in cui sceglierebbero di farlo in un paese libero. »

(EN)
« Rationalists, creative artists, thinkers, dissenters, activists have faced threats and even been murdered. On a carefully-orchestrated malicious rumour in Dadri village, an ironsmith was lynched and killed. [...] The government has failed to speak up for the rights of the citizens in disturbing incidents such as these. The present government has in spite of reminders from society, done little to stand up for the right of people to express their thoughts and ideas and love the way they would choose to in a free country. »
([1])

 
Maya Krishna Rao alla conferenza stampa presso il "Rautenstrauch-Joest-Museum" di Colonia (2012)

Maya Krishna Rao (n. 1953 a New York) è un'artista teatrale indiana, cabarettista e attivista sociale, figlia di Bhanumathi Rao, danzatrice classica e attrice di teatro malayalam negli anni '60. In Hand Over Fist – perspectives on masculinities (con suoni e canzoni dal vivo, testo e azione, attraverso l'improvvisazione di scene divertenti, altre introspettive o inquietanti - con l'aiuto degli artisti multimediali Ashim Ghosh e Amitesh Grover - , Maya Krishna Rao riflette sul tema della mascolinità e su come questa influenza il nostro senso di identità, il lavoro, le relazioni ed i comportamenti. Conosciuta per in suoi spettacoli di strada che approfondiscono questioni sociali e politiche[2] come Om Swaha (una critica alla pratica della dote), Dafa No. 180 (riferito alla legge indiana sullo stupro), Ravanama, Heads Are Meant for Walking Into, nel 2010 ha ricevuto il Sangeet Natak Akademi Awar per il suo contributo al teatro indiano. Cinque anni dopo - in seguito agli eventi di Dadri del 2015, quando il 52enne Mohammed Akhlaq venne linciato dagli abitanti del suo villaggio perché sospettato di aver macellato un vitello durante la festa del sacrificio - Rao ha restituito il premio in segno di protesta per "l'aumento dell'intolleranza" in India e il disappunto per l'incapacità del governo di diffendere i diritti dei cittadini; la prima artista a rinunciarci, con il suo gesto Rao ha dato il via ad un crescente coro di proteste nella comunità letteraria, dove almeno altri 16 autori hanno restituito i Sahitya Akademi Awards[3]. Oltre allo spettacolo Walk del 2012, basata sullo stupro di gruppo avvenuto a Delhi del 2012[4] - dopo una pausa di quattro anni durante la quale insegna Theatre for Education and Social Transformation (TEST) in un programma di diploma post-laurea alla Shiv Nadar University di Delhi -, Krishna Rao ha ricevuto il plauso della critica per l'opera teatrale Quality Street del 2017, basata su un racconto della scrittrice nigeriana Chimamanda Adichie, la storia di una madre nigeriana e di sua figlia tornata negli Stati Uniti dopo la laurea[5]. In Ravanama Rao raccoglie racconti ispirati al folklore indiano,; un musicista, amato ma allo stesso tempo dannato dagli dei, interpreta il Kathakali, la danza che pratica da molti anni[6].

Lavori modifica

  • Dafa No. 180 (1979-1982)
  • Om Swaha
  • Khol Do (Take It Off)[7]
  • Heads Are Meant for Walking Into
  • Lady Macbeth Revisited
  • Ravanama
  • A Deep Fried Jam (2002)
  • Hand Over Fist – perspectives on masculinities (2007)[8]
  • Walk (2012)
  • The Hindu Lit for 2014 (2014)
  • Not in My Name (2017)
  • Quality Street, da un racconto di Chimamanda Adichie (2017)[4]
  • The Non-Stop Feel Good Show (2019)[9]
  • Loose Woman (2020)[10]
  • The name is Woman (2021)
  • Lockdown storie I e II (2021)

Manuela Kustermann modifica

Manuela Kustermann (n. 9 marzo 1946 a Roma) è un'attrice italiana, esponente con Pippo Di Marca, Memè Perlini, Gian Carlo Riccardi e Giuliano Vasilicò, della "scuola romana" del teatro d'avanguardia[11]. Nel 1963 debutta nella parte di Ofelia in Amleto di Carmelo Bene e dal 1968 partecipa al circolo "La Fede" di via Portuense 78 con la compagnia "Gruppo Space Re(v)action" con il quale mette in scena Escurial prova la scuola dei buffoni di M. de Ghelderode. Nel 1989, insieme a Giancarlo Nanni - suo compagno anche nella vita -, dà vita al colletivo La fabbrica dell'attore con il quale ristruttura il "Teatro Vascello" di Roma, un vecchio cinema che nel 2000 viene riconosciuto come "Teatro stabile d'innovazione". Nel 1991 Kustermann riceve la Maschera con lauro d'oro da parte dell'Istituto del Dramma Italiano e dal 2001 si occupa anche di regia. Nella sua carriera ha interpretato una vasta galleria di personaggi femminili del repertorio classico e moderno (Franziska di Frank Wedekind nel 1978, Casa di bambola di Henrik Ibsen nel 1980, Regina Kristina nel 1982, Vinzenz e l'amica degli uomini importanti di Robert Musil del 1991[11]) ed è stata diretta da Orazio Costa, Arnoldo Foà, Roberto Guicciardini, Mario Missiroli, Virgilio Sieni e altri.

Rita Mazza modifica

« A spezzare il mio silenzio è stato Il grido del gabbiano, l'autobiografia di Emmanuelle Laborit, prima attrice sorda a vincere il Premio Molière, proprio grazie al personaggio di Sarah. Quel libro mi ha cambiata. Prima credevo che un sordo non avesse possibilità nella società e tanto meno in teatro. In Italia non esistono compagnie professionali per sordi e le opportunità di lavoro sono poche. Così sono andata in Germania e in Francia, ho imparato le lingue dei segni di altri Paesi e sono cresciuta come attrice. Questa è la prima volta che lavoro nel mio Paese. »
([12])

Rita Mazza è un'attrice artista nativa segnante italiana che da diversi anni vive e lavora a Berlino, recitando e partecipando a conferenze e workshop sulla lingua dei segni LIS e la cultura segnante. Inizialmente in Italia, poi a Londra e successivamente in Germania, Mazza ha lavorato come attrice in spettacoli per persone segnanti e non. È stata Sarah nella pièce Figli di un Dio Minore di Mark Medoff prodotta della compagnia Artisti Associati e performer segnante in Esemplari Femminili di Fattoria Vittadini con Francesca Penzo e Tamar Grosz. Ha come lingua madre la LIS (Lingua dei Segni italiana), ma conosce fluentemente anche la DGS (Lingua dei Segni tedesca) e la LSF (Lingua dei Segni francese). Dopo aver lavorato anche al Festival Clin d'OEil a Reims, in Francia, Mazza è aprodata alla direzione artistica del Festival del Silenzio, un progetto della Fattoria Vittadini con sede alla Fabbrica del Vapore di Milano[13], che nel 2018 e 2021 ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica[14].

Lavori modifica

  • Il grido del gabbiano
  • Figli di un Dio minore[15]
  • Off kilter, con Ramesh Meyyappan
  • Esemplari femminili, con Francesca Penzo e Tamar Grosz

Stojanka Mutafova modifica

« Alla mia età non è del tutto normale avere così tanto lavoro, ma continuerò in questo modo finché posso. Il palco mi tiene in vita. Lì non percepisco la stanchezza. Starmene a casa per me significherebbe morire spiritualmente, e forse anche fisicamente. »
([16])
 
Stojanka Mutafova (2015)

Stojana-Marija Konstantinova Mutafova (nome d'arte in bulgaro: СтоянКа Мутафова?; n. 2 febbraio 1922 a Sofia – m. 6 dicembre 2019 a Sofia), è stata un'attrice bulgara considerata la «regina della commedia bulgara»[17], che con i suoi 94 anni, è stata candidata nel 2016 ad essere la più longeva attrice teatrale in attività.

Laureata in Filologia classica all'Università di Sofia, studiò recitazione in Bulgaria (alla Scuola di teatro statale e al Teatro Nazionale Ivan Vazov) e in Cecoslovacchia (al Dipartimento di Teatro dell'Accademia delle belle arti di Praga[18]. Esordì nel 1945 nel ruolo della serva in Le furberie di Scapino di Molière, continuando ad esibirsi nei teatri di Praga (dal 1946 al 1949) e con il Teatro Nazionale Ivan Vazoz (dal 1949 al 1956). Nel 1957 contribuì a fondare il Teatro di satira Aleko Konstantinov, dove rimase fino al 1991. Interpretò numerosi ruoli cinematografici (tra i più significativi: Spezialist po vsichko, Lyubimets 13 e Toplo[19]), nonché il ruolo di Baba Mariyka nella serie televisiva Stolichani v Poveche, tra il 2011 e il 2012. Ultranovantenne, nel 2016 era ancora impegnata in una tournée teatrale mondiale. A novembre di quell'anno, l'Istituto di cultura bulgara di Londra, con il supporto del Ministro della Cultura Vezhdi Rashidov, la candidò al Guinness World Records come la più longeva attrice teatrale in attività, dopo che l'attore russo Vladimir Zeldin era morto nel 2016 a 101 anni. Mutafova si esibì fino a pochi mesi prima della sua morte, avvenuta nella sua città natale nel 2019, all'età di 97 anni[17], dopo un intervento chirurgico alla cistifellea. Nella sua carriera ha interpretato oltre 100 ruoli teatrali[19].

Saviana Scalfi modifica

Saviana Scalfi (n. 3 ottobre 1938 a Milano - m. 17 novembre 2020 a Roma) è stata un'attrice e regista teatrale italiana: Insieme a Dacia Maraini ed altre scrittrici ed attrici, nel 1973 ha fondato il primo gruppo teatrale femminista italiano, il Teatro della Maddalena. Successivamente, nel 1978 ha dato vita al Collettivo teatrale Isabella Morra[20] che ha diretto fino al 2005. Durante un'audizione per lo spettacolo i "Giganti della montagna" di Luigi Pirandello al teatro Quirino di Roma, Scalfi incontrò Giorgio Strehler. Il regista ne fu entusiata e segnalò l'attrice a Raffaele Maiello al Piccolo Teatro di Milano, per la messa in scena nel 1967, di "Unter den linden" di Roberto Roversi. Scalfi venne scritturata per la parte di Eva Braun, mentre Gianrico Tedeschi interpretò Hitler. L'anno dopo, Strehler la chiamò nel gruppo del Teatro Azione dove, per 3 anni, Scalfi lavorò con Renato De Carmine, Giancarlo Dettori, Giustino Durano, Marisa Fabbri, Franco Graziosi, Milena Milena Vukotic e Milva[21]. Dato che nel teatro non esistevano parti femminili, oppure i personaggi femminili era poco significanti, non avevano spessore, Scalfi iniziò a ricercare testi per e scritti da donne; dopo la lettura della raccolta "Lasciami sola" (racconti al femminile di Patrizia Carrano, Luciana Di Lello e Dacia Maraini) seguì l'incontro e l'amicizia con Dacia Maraini, che conobbe attraverso Adele Cambria[21]. Dopo un'esperienza di teatro sociale a Centocelle e lo spettacolo "Viva l'Italia" del 1971, insieme a Adele Cambria, Lou Leone, Dacia Maraini e poche altre artiste, Scalfi dette vita al Teatro la Maddalena a Roma e nello stesso luogo venngono aperte la Libreria delle donne diretta da Anna Schiboni e la rivista «Effe». Dopo il lavoro fatto a Centocelle, al Teatro Officina di Viale Monza a Milano. Scalfi sperimentò nuovamente il confronto con il pubblico attraverso il dibattito post-spettacolo. In seguito a divergenze con Maraini sull'impiego o no di professioniste negli spettacoli, Scalfi abbandò il Teatro La Maddalena dopo tre anni dalla sua fondazione[21].

Kara Walker modifica

(IT)
« [...] la silhouette dice molto con pochissime informazioni, ma è anche ciò che fa lo stereotipo. »

(EN)
« [...]the silhouette says a lot with very little information, but that's also what the stereotype does. »
(Kara Walker[22])

 
Kara Walker (2013)
 
Silhouette di Lotte Reiniger (2020)

Kara Elizabeth Walker (n. 26 novembre 1969 a Stockton) è una scultrice e artista multimediale femminista statunitense, nota per affrontare nelle sue opere (sagome di carta, collage, disegni, video, ombre cinesi, luci, film e animazioni) il tema del razzismo e del sessismo nella storia degli Stati Uniti d'America. Si laureò presso l'Atlanta College of Art nel 1991 e nel 1994 conseguì un master alla Rhode Island School of Design dove iniziò a sperimentare - attraverso l'utilizzdo della silhouette - i temi della schiavitù, della violenza e della sessualità incontrai nei libri, film, cartoni animati[22].

Nel 1994, un murale di 15 metri - intitolato Gone, an Historical Romance of a Civil War as It Occurred Between the Dusky Thighs of One Negress and Her Heart e realizzato con sagome quasi a grandezza naturale ritagliate su carta nera e attaccate al muro, rappresentate in una serie di scene sconvolgenti ambientate nel sud degli Stati Uniti nel periodo della schiavitù - è stato presentato in una mostra per nuovi talenti al Drawing Center di New York[23]. Sia quell'opera sia la successiva serie di acquerelli Negress Notes (Brown Follies), hanno ricevuto critiche e suscitato l'indignazione da parte di artisti afroamericani, soprattutto i partecipanti al movimento per i diritti civili, che hanno deplorato l'uso di caricature razziste fatto dall'artista.

(IT)
« Stavo vedendo immagini che erano fin troppo familiari. Erano persone di colore in uno stato di disperazione di vita o di morte, e tutto ciò che era corporeo stava venendo a galla: acqua, escrementi, liquami. Era una reiscrizione di tutti gli stereotipi sul corpo nero. »

(EN)
« I was seeing images that were all too familiar. It was black people in a state of life-or-death desperation, and everything corporeal was coming to the surface: water, excrement, sewage. It was a re-inscription of all the stereotypes about the black body. »
([24])

Nel 2006 il Metropolitan Museum of Art di New York City ha presentato la sua mostra intitolata After the Deluge, parzialmente ispirato alle devastazioni provocate dall'uragano Katrina a New Orleans[22].

Lavori (selezione) modifica

  • Gone, an Historical Romance of a Civil War as It Occurred Between the Dusky Thighs of One Negress and Her Heart (1994)
  • Negress Notes (Brown Follies) (1996–97)
  • After the Deluge (2006)
  • My Complement, My Enemy, My Oppressor, My Love (2007)
  • Rise Up Ye Mighty Race! (2013)
  • A Subtlety, or the Marvelous Sugar Baby (2014)
  • A Subtlety, or the Marvelous Sugar Baby (2014)[25]
  • Fons Americanus (2019)

Note modifica

  1. PTI, Theatre artist Maya Krishna Rao returns Sangeet Natak Akademi, in Indian Express, 12 ottobre 2015.
  2. Theatre artist Maya Krishna Rao returns Sangeet Natak Akademi, in The Hindu, 12 ottobre 2015.
  3. Flying Solo: Maya Krishna Rao in conversation with Nimi Ravindran, su Drama School Mumbai.
  4. 4,0 4,1 Maya Krishna Rao, in The Hindu, 1º febbraio 2014.
  5. Swati Arora, Black, brown and in between, in The Hindu, 7 ottobre 2017.
  6. Ayesha Tabassum, Maya Krishna Rao brings Quality Street and Ravanama to Bengaluru, in The New Indian Express, 6 ottobre 2017.
  7. Raman Kumar, Being Lost and Becoming: Exploring the Performance of Pain and Empathy in Maya Rao's Khol Do (Take It Off), su Asian Theatre Journal, DOI:10.1353/atj.2022.0019.
  8. Theatre "hand OVER FIST" Perspectives on Masculinities: a multi media performance at National School of Drama - 10th & 11th December, 2007, su Delhi Events.
  9. Tracing minor gesture in Maya Krishna Rao's kathakali-influenced performance, su Women and performance.
  10. Maya Krishna Rao: Loose Woman, su India Art Fair.
  11. 11,0 11,1 Kùstermann, Manuela, su Enciclopedia Treccani.
  12. Rita Mazza, attrice sorda in un ruolo da Oscar, in Il Piccolo, 19 gennaio 2016.
  13. Antonietta Nembri, Eventi a Milano gli spettacoli da “ascoltare” con gli occhi, su Vita, 15 marzo 2018.
  14. Rinnovata la medaglia del Presidente della Repubblica, su Festival del silenzio, 6 maggio 2021.
  15. Figli di un Dio minore. Rita Mazza, attrice sorda: "In Italia poche opportunità di lavoro", su Redattore sociale, 27 novembre 2015.
  16. Stoyanka Mutafova: la più anziana attrice al mondo in attività, su Bulgaria-Italia, 9 gennaio 2017.
  17. 17,0 17,1 Angel Krasimirov e Mike Collett-White, Bulgarian Mutafova, one of world's oldest actresses, dies at 97, in Reuters, 6 dicembre 2019.
  18. Harris M. Lentz III, Obituaries in the Performing Arts, 2019, McFarland, Incorporated, Publishers, 2020, ISBN 9781476640594.
  19. 19,0 19,1 Legendary actress of Bulgarian theatre and screen Stoyanka Mutafova passes away aged 97, su BNR - Radio Bulgaria, 18 novembre 2016.
  20. Anna Bandettini, Addio a Saviana Scalfi, pioniera del teatro femminista, in La Repubblica, 19 novembre 2020.
  21. 21,0 21,1 21,2 Fava Francesca, Intervista a Scalfi Saviana ORMT-04A, su Collezione Ormete, 28 maggio 2014.
  22. 22,0 22,1 22,2 Amy Tikkanen, Kara Walker, su Encyclopedia Britannica.
  23. Holland Cotter, Art Review; A Nightmare View of Antebellum Life That Sets Off Sparks, in The New York Times, 9 maggio 2003.
  24. David D'Arcy, The Eyes of the Storm: Kara Walker on Hurricanes, Heroes and Villains, in Modern Painters, aprile 2006 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2008).
  25. Kara Walker: A Subtlety, or the Marvelous Sugar Baby (JPG), su Encyclopedia Britannica.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica