Storia della letteratura italiana/Edmondo De Amicis

Storia della letteratura italiana

Negli anni ottanta dell'Ottocento si colloca l'attività letteraria di Edmondo De Amicis, conosciuto per essere l'autore del romanzo Cuore, uno dei testi più popolari della letteratura italiana per ragazzi.

La vita

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Edmondo De Amicis

Nacque il 21 ottobre 1846 a Oneglia. Ancora duenne, si trasferì con la famiglia in Piemonte, dapprima a Cuneo, dove il piccolo Edmondo studiò alle scuole primarie, quindi a Torino, dove frequentò il liceo. Di famiglia benestante, il padre Francesco (1791-1863), d'origine genovese, copriva mansioni di regio banchiere di sali e tabacchi. La madre, Teresa Busseti, faceva parte dell'alta borghesia.

A sedici anni entrò al Collegio militare Candellero di Torino,[1] ma fu subito trasferito all'accademia militare di Modena, dove divenne ufficiale sottotenente. Nel 1866 partecipò alla battaglia di Custoza, assistendo alla sconfitta dei Sabaudi. Fu forse per questo motivo che crebbe in lui la decisione di lasciare l'esercito nel 1867, conservando, tuttavia, lo spirito patriottico tipico del periodo risorgimentale che leggiamo nelle sue opere, attraverso valori di disciplina militare come valido metodo educativo.

Divenne quindi giornalista militare, trasferendosi a Firenze per assumere la direzione de L'Italia militare, organo del Ministero di Guerra. Riassunse l'esperienza di questo periodo in una serie di bozzetti, raggruppati nella raccolta La vita militare (1868), pubblicata sull'omonimo giornale. L'anno seguente vi aggiunse il bozzetto-reportage L'esercito italiano durante il colera del 1867, che molti interpretarono come documento autobiografico, frutto di un'esperienza direttamente vissuta. Tuttavia, De Amicis non fece per nulla parte della spedizione in Sicilia, né affrontò alcuna epidemia di colera, come riportano erroneamente molti testi di letteratura e dizionari biografici. Si recò in Sicilia soltanto nel 1865, quando fece la sua prima guarnigione militare a Messina, ripartendo col suo reggimento nell'aprile del 1866 per partecipare alla guerra contro l'Austria. Sull'isola poi, tornerà soltanto nel 1906, su invito del poeta Mario Rapisardi. La bufala del De Amicis in Sicilia durante il colera fu smentita in maniera chiara e incontrovertibile da Piero Meli nel suo articolo Edmondo De Amicis e i fantasmi letterari del colera in Sicilia.[2]

Il ventiduenne Edmondo fu quindi assunto nel 1868 dal giornale la Nazione di Firenze.[3] Qui continuò come inviato militare, in Italia e all'estero, assistendo tra l'altro alla presa di Roma del 1870. In questo periodo le sue corrispondenze andarono anche a formare vari libri-diari di viaggio: Spagna (1872), Ricordi di Londra (1873), Olanda (1874), Marocco (1876), Costantinopoli (1878/1879), Ricordi di Parigi (1879).

Dopo questo periodo De Amicis si stanziò definitivamente in Piemonte. Dapprima a Pinerolo, nel periodo 1882-1884, dove scrisse Alle porte d'Italia, dedicato alla città e ai territori valligiani circostanti (un esempio per tutti, il capitolo de Le termopili valdesi, ambientato in zona Gheisa 'dla tana di Angrogna). Nel 1884, la stessa Pinerolo gli conferì la cittadinanza onoraria, con tanto di diploma datato 4 aprile.


Dal 1879, ma più permanentemente dal 1885, lo scrittore prese alloggio a Torino. Qui De Amicis terminò (ispirato dalla vita scolastica dei suoi figli Ugo e Furio) quella che fu considerata la sua più grande opera. Il 17 ottobre 1886 (il primo giorno di scuola di quell'anno), la casa editrice milanese Treves pubblicava per la prima volta il libro per ragazzi Cuore, una raccolta di episodi ambientati tra dei compagni di una classe elementare di Torino. Il romanzo ebbe subito grande successo, tanto che in pochi mesi si superarono quaranta diversi tipi di edizioni e decine di traduzioni in lingue straniere.

Il libro è di forte carattere educativo-pedagogico (insieme al successo italiano di soli tre anni prima, Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi) e fu molto apprezzato anche perché ricco di spunti morali attorno ai miti affettivi (da cui il titolo) e patriottici del recente Risorgimento. Tuttavia fu ampiamente criticato dai cattolici per l'assenza totale di tradizioni religiose (i bambini di Cuore non festeggiano nemmeno il Natale), specchio politico delle aspre controversie tra il Regno d'Italia e la Chiesa cattolica dopo la presa di Roma del 1870.

Nel 1889 De Amicis si avvicinò al socialismo, fino ad aderirvi totalmente nel 1896. Questo mutamento d'indirizzo è visibile nelle sue opere successive, in cui presta molta attenzione alle difficili condizioni delle fasce sociali più povere e vengono completamente superate le idee nazionalistiche che avevano animato Cuore. Amico di Filippo Turati, collaborò a giornali legati al Partito Socialista come la Critica sociale e La lotta di classe. La sua iniziazione in massoneria non è considerata certa da alcuni autori, ma altri lo danno come iniziato nella Loggia Concordia di Montevideo, presumibilmente all'Obbedienza della Gran Loggia dell'Uruguay.[4]

Dopo il successo di Cuore seguirono altri libri come Sull'oceano (1889), sulle condizioni dei poverissimi emigranti italiani e poi Il romanzo di un maestro (1890), Amore e ginnastica (1892), La maestrina degli operai (1895) e La carrozza di tutti (1899), ritratto della città di Torino vista da un tram. Inoltre scrisse per Il grido del popolo di Torino numerosi articoli d'ispirazione socialista, che furono poi raccolti nel libro Questione sociale (1894).

Gli ultimi anni furono rattristati sia dalla morte della madre Teresa, alla quale era molto legato, sia dai continui screzi con sua moglie Teresa Boassi, che aveva sposato nel 1875. Si scatenavano spesso tra i due delle accese litigate[5], che contribuirono probabilmente al suicidio del figlio maggiore Furio. Questi, si sparò nel 1898 con un colpo di pistola presso una panchina del parco del Valentino. L'altro figlio Ugo, si ritirò nella solitudine delle passeggiate in montagna. Non solo questi eventi funesti portarono lo scrittore a cambiar casa ma, qualche anno dopo, ad allontanarsi definitivamente dalla città sabauda.

Nel 1903, in occasione della sua elezione a socio dell'Accademia della Crusca[6], soggiornò brevemente nella sua città della giovinezza, Firenze. Nel 1906 quindi, tornò a Catania, a trovare il suo collega scrittore ed ex commilitone Mario Rapisardi, immaginando l'incontro come quello di:

« due vecchi soldati coperti di cicatrici, dopo una lunga guerra combattuta sotto la stessa bandiera. »
(Edmondo De Amicis)

Il ministro Vittorio Emanuele Orlando lo chiamò (insieme a Fogazzaro) a far parte del Consiglio Superiore dell'Istruzione. Le ultime sue opere furono L'idioma gentile (1905), quindi Ricordi d'un viaggio in Sicilia e Nuovi ritratti letterari e artistici (questi ultimi due poco prima di morire).

Dopo la Sicilia, De Amicis tornò nella sua natìa Liguria, dove morì improvvisamente per un'emorragia cerebrale l'11 marzo 1908, in una camera dell'hotel Regina di Bordighera, albergo scelto dallo scrittore perché vi abitò pochi anni prima il poeta George MacDonald, che proprio lì fondò il centro culturale letterario "Casa Coraggio".

  Per approfondire su Wikipedia, vedi la voce Cuore (romanzo).
 
 
La piccola vedetta lombarda in un'illustrazione del 1886

L'opera più importante e conosciuta di De Amicis è Cuore, un libro di lettura per ragazzi che ha avuto grande fortuna nel sistema educativo italiano durante l'età post-unitaria. La trama ruota interamente attorno al mondo della scuola, che viene descritto attraverso le pagine del diario di Enrico Bottini, un bambino di terza elementare proveniente da una famiglia borghese. Il libro si presenta quindi come un insieme di scene e bozzetti che hanno per protagonisti i compagni di classe di Enrico, che appartengono a diverse classi sociali. Alcuni di questi personaggi sono rimasti celebri: Garrone, il quattordicenne forte e generoso, che si comporta già come un uomo; Derossi, il migliore della classe oltre che il più bello e ammirato, sempre pronto ad aiutare i compagni nello studio; Nobis, l'aristocratico snob; il figlio del muratore, chiamato «muratorino»; Precossi, il figlio del fabbro; Crossi, il figlio dell'erbivendola; l'«infame» Franti, ragazzo svogliato e irrispettoso, che a metà del libro viene cacciato da scuola. In questo modo viene delineato il quadro della società torninese dell'età umbertina, nelle sue diverse componenti. Alla narrazione dei fatti, che percorre l'intero anno scolastico 1881-1882, vengono interposti messaggi ammonitori scritti dai genitori di Enrico e la trascrizione dei racconti edificati che il maestro fa leggere agli studenti ogni mese. Tra questi, alcuni sono diventati famosi, come La piccola vedetta lombarda e Il tamburino sardo.[7]

Il libro ha un evidente scopo educativo: formare la futura classe dirigente del nuovo stato unitario (rappresentata dal piccolo borghese Enrico) e trasmettere un sistema valori valido per tutte le classi sociali del regno. Tra questi principi morali ci sono il rispetto della famiglia, il patriottismo, il culto dell'esercito e per la recente stagione risorgimentale, il rispetto per le istituzioni e in particolare per la figura del re, la condanna dei comportamenti critici o irrispettosi dello stato vigente. A questo si aggiungono poi la fede nel progresso e l'esaltazione di virtù come la laboriosità, l'altruismo, la solidarietà tra le classi sociali.[7]

Grazie alla sua ampia diffusione divenne parte della formazione culturale di generazioni di ragazzi, fino agli anni cinquanta. Attraverso la scuola, De Amicis cercava infatti un comune terreno nazionale e offriva agli studenti di tutte le parti d'Italia una serie di valori civili laici elaborati dalla borghesia post-risorgimentale.[8]

  1. Risorgimento dimeticato: il cuore dell'Italia, in Unione Monarchica italiana. URL consultato il 22 settembre 2015.
  2. Piero Meli, Edmondo De Amicis e i fantasmi letterari del colera in Sicilia, in La Sicilia, 22 dicembre 2012.
  3. Il giornale dei ragazzini, in La Nazione, 18 gennaio 2009.
  4. Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori. Brevi biografie di Massoni famosi, Roma-Milano, Erasmo Edizioni-Mimesis, 2005, p. 93.
  5. Maria Santini, La scellerata e l'egocentrico: Teresa ed Edmondo De Amicis, su simonel.com. URL consultato il 22 settembre.
  6. Edmondo de Amicis, in Accademia della Crusca. URL consultato il 7 giugno 2009.
  7. 7,0 7,1 Guido Baldi, Silvia Russo, Mario Razetti e Giusepper Zaccaria, La Scapigliatura, il Verismo, il Decadentismo, in Moduli di letteratura, Torino, Paravia, 2002, p. 128.
  8. Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 2002, p. 819.

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